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#amuleti magici
scritturacreativa-85 · 3 months
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Legami d'Argento
Era un pomeriggio di primavera quando Clara si trovò nell’attico polveroso della casa di sua nonna, alla ricerca di qualche vecchio ricordo da tenere con sé. La luce filtrava attraverso le piccole finestre, illuminando la polvere che danzava nell’aria. Tra vecchi bauli e scatole dimenticate, Clara trovò una piccola scatola di legno intarsiata. “Chissà cosa c’è dentro,” mormorò tra sé e sé,…
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neroegiallo · 2 years
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Il Lunedì Onirico
Il Fetish
Capitolo I
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“Perché il fetish? 
Perché ci sto sotto con le parole; perché amo fare ricerche; perché questo termine, nella sua accezione puramente contemporanea, è connesso ad ambientazioni in sintonia con una grossa fetta della mia anima.
La parola italiana che traduce il termine Fetish è “Feticcio”, un oggetto; in latino il suo significato è “fittizio, artificioso”. 
Questa parola porta con sé una storia, di tradizioni e superstizione, fino a diventare, nel linguaggio corrente, il sinonimo di pratiche sessuali.
Il termine è stato coniato qualche secolo fa, per descrivere gli oggetti che le tribù africane usavano come amuleti e talismani o nei loro rituali voodoo.
Un oggetto al quale si attribuivano poteri magici e soprannaturali; spesso erano usati per causare danno a persone, conferendo loro caratteristiche umane.
Come siamo arrivati al feticismo? Perché riporre un significato strettamente sessuale a una pratica tribale?
Per istinto, mi viene da rispondere con un classico: le culture occidentali, contaminate dal cristianesimo, hanno demonizzato tutto ciò che fosse tradizione popolare, culto, prima del suo avvento, creando il connubio demonio - sesso; il sesso ti separa da Dio.
Adorare un oggetto come fosse Dio.. mi viene da sorridere pensando ai cattolici che ADORANO oggetti come le croci o le reliquie, in maniera estatica. Lo possiamo definire un feticismo?
Quello che è stato demonizzato non è il solo sesso ma la pulsione primordiale dalla quale scaturisce il sesso, che ne è una delle sue molteplici espressioni.
La creatività e non la riproduzione ma anche la paura, in termini di energia, pulsione appunto, hanno origine “lì sotto” e da lì si diffondono.
Nelle tradizioni orientali, “quel punto” viene associato al primo chakra; la spinta creativa, il radicamento e l’eros.
Perché la paura ha origine in quel luogo, dove si diffonde l’amore, la spinta creativa per eccellenza? 
Perché la paura e l’amore sono la stessa cosa, vista da lati opposti; sono entrambe le facce della stessa medaglia.. come dio e il suo antagonista (non il diavolo, ne satana “il maligno” ma “quella cosa” che risiede al centro del lago ghiacciato, dove la materia si condensa - che secondo alcune antiche tradizioni è il principio femmineo di dio, curioso - ).
Mi oppongo a una definizione legata a significati fuorvianti; ci sono oggetti che mi suscitano una tale emozione, che riproduce quella sensazione lì ma che non è finalizzata al sesso e, per me sono dei veri feticci.
Le scatole; le rotoballe (devono essere rotonde, quelle a forma di parallelepipedo non mi entusiasmano come quelle tonde) e le pale eoliche.
Quando mi trovo davanti a questi oggetti, inizio a pulsare laggiù; io le chiamo le sfregole.
Vivo la vista dell’oggetto in questione, come qualcosa di paradisiaco, di divino, estasi pura.
Come sono arrivata a considerare le sfregole per quello che sono, è una storia altrettanto lunga e la racconterò la volta successiva; le sfregole oggi sono divertenti e suscitano in me euforia e curiosità.
Per uno di questi oggetti, sono risalita alle dinamiche mentali per le quali mi emoziono così tanto; per gli altri due oggetti, non ancora.
Le scatole suggestionano il mio subconscio con il linguaggio simbolico: rendere ordinate le apparenze, sottraendo alla vista il caos. E’ una forma di controllo, che lascia una scappatoia.
Ha generato un gran conflitto, ai suoi tempi: la sensazione di non mettere mai veramente in ordine, nascondendosi, facendo finta. 
Con infinita pazienza, sto imparando a sistemare anche i contenuti delle scatole, riponendo ogni cosa al posto che merita; è più semplice fare ordine in comparti di dimensioni minori, se davanti agli occhi hai lo spazio sgombero dalla confusione totale.”
Le rotoballe e le pale eoliche restano un mistero.
Mi vuoi aiutare? Secondo te che significato simbolico possono avere?
E tu, hai dei feticismi? Quali sono?
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personal-reporter · 11 months
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Il misterioso mondo dei legamenti d’amore: un’indagine esoterica
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Nel vasto panorama dell’occultismo e dell’esoterismo, una pratica che suscita un interesse considerevole è quella dei legamenti d’amore. Si tratta di una forma di magia che mira ad influenzare i sentimenti amorosi di una persona nei confronti di un’altra. Questi legamenti, spesso circondati da un alone di mistero, hanno affascinato l’immaginario collettivo per secoli. Continua a leggere e scoprirai cosa sono i legamenti d’amore e come tali pratiche possono essere utilizzate dagli operatori esoterici. Cosa sono i legamenti d’amore? I legamenti d’amore hanno l’obiettivo di influenzare positivamente i sentimenti amorosi di una persona, rendendo più forte o più profondo il loro amore per qualcun altro. Queste pratiche sono spesso utilizzate quando una persona desidera attirare l’attenzione o l’affetto di qualcun altro o quando si cerca di ristabilire una relazione che è in crisi. Esistono molte varianti di legamenti d’amore, alcune delle quali coinvolgono rituali magici, incantesimi, amuleti o pozioni. La storia dei legamenti d’amore I legamenti d’amore hanno radici profonde nella storia umana. Pratiche simili possono essere rintracciate in molte culture antiche, da quelle mesopotamiche a quelle greche e romane. L’idea alla base di questi rituali è quella di utilizzare il potere delle parole, degli oggetti sacri o dei gesti simbolici per influenzare i sentimenti e l’atteggiamento di una persona nei confronti di un’altra. Il ruolo dell’intenzione e della fede Un aspetto chiave dei legamenti d’amore è l’intenzione. Chi pratica un rituale d’amore deve farlo con sincerità e fede nel suo potere. Questo impegno personale può avere un impatto significativo sulle relazioni amorose. Chi è l’operatore esoterico? Un operatore esoterico è un professionista che pratica l’esoterismo, un insieme di conoscenze e pratiche che riguardano argomenti spirituali, mistici e occulti. Questi praticanti, noti come esoteristi o operatori delle arti occulte, si dedicano ad una vasta gamma di discipline e tradizioni, molte delle quali hanno radici antiche. Gli operatori esoterici possono essere coinvolti in diverse attività, tra cui: Stregoneria: sono spesso associati a pratiche legate alla natura, alle erbe e agli incantesimi. Essi lavorano con l’energia naturale e cercano di influenzare gli eventi utilizzando rituali e incantesimi Magia: i maghi si concentrano sulla pratica della magia, che può essere divisa in diverse categorie, tra cui magia bianca (positiva), magia nera (negativa) e magia rossa (positiva, che coinvolge i legamenti d’amore) Astrologia: gli astrologi studiano ed interpretano i movimenti dei pianeti e delle stelle per ottenere informazioni sul destino e la personalità delle persone Cartomanzia e divinazione: la cartomanzia implica la lettura dei tarocchi per ottenere rivelazioni sul futuro o sulle situazioni personali. La divinazione può includere anche la lettura delle rune, la cristallomanzia (lettura delle pietre) e altre pratiche simili Alchimia: gli alchimisti cercano di raggiungere la perfezione spirituale attraverso processi mistici o simbolici Guarigione energetica: questi operatori lavorano con l’energia vitale per promuovere la guarigione fisica, mentale o spirituale Gli operatori esoterici come possono utilizzare i legamenti d’amore? Gli operatori esoterici utilizzano i legamenti d’amore per aiutare le persone a raggiungere i propri obiettivi amorosi. Ecco alcune pratiche comuni associate a questi operatori: Rituali magici: gli operatori esoterici spesso conducono rituali magici che coinvolgono l’utilizzo di candele, incensi, simboli magici e invocazioni Incantesimi: gli incantesimi sono una parte centrale di molte pratiche di legamenti d’amore. Questi possono essere recitati verbalmente o scritti su pergamene speciali Amuleti e talismani: gli operatori esoterici possono creare amuleti o talismani speciali che vengono indossati o conservati dalla persona che desidera attirare l’amore. Questi oggetti sono carichi di energia positiva e intenzioni amorose Pozioni: alcuni operatori utilizzano pozioni o elisir a base di erbe e ingredienti magici per suscitare l’amore o l’attrazione tra le due persone. Queste pozioni sono preparate con cura e consumate secondo le istruzioni dell’operatore Lavoro energetico: gli operatori esoterici lavorano con l’energia spirituale o psichica per influenzare i sentimenti amorosi di una persona Conclusione E’ importante ricordare che gli operatori esoterici possono appartenere a varie tradizioni o sviluppare le proprie pratiche personali in base alle loro convinzioni ed esperienze. L’esoterismo è un campo molto diversificato e non esiste un’unica definizione o un’unica pratica esoterica universale. Gli operatori esoterici possono avere diversi livelli di credenza nelle loro pratiche, dall’approccio completamente spirituale ad una visione più simbolica o psicologica delle loro attività. Read the full article
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scienza-magia · 2 years
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Amuleti e talismani nella magia
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La magia greca quella romana nonché quella ermetica e gnostica del periodo tardo antico utilizzarono strumenti quali amuleti e talismani per fare magia. La parola amuleto deriva dal latino “amuleto” che Plinio utilizza per indicare un oggetto che allontana le malattie , una sostanza curativa e che perciò agisce sia direttamente che indirettamente. In questa parola c’è un senso profilattico curativo e magico poiché per molto tempo maleficio equivalse a malattia . In effetti è impossibile separare il magico dalla profilassi curativa nella mentalità primitiva e antica . Infatti il destino la malattia il medico e il mago appartengono nella mentalità antica tutta allo stesso piano e la morte è un maleficio. Il primitivo contro le influenze malefiche ricorreva agli amuleti . Tuttavia occorre fare una differenza tra gli amuleti propriamente detti la cui funzione è quella di proteggere contro la sfortuna o di allontanare un’influenza malvagia dagli incantesimi . In genere si attribuisce alla parola amuleto un significato molto elastico . L’amuleto ha lo scopo di offrire una difesa contro le energie negative ed è un aiuto positivo per raggiungere uno scopo determinato o per essere felici in generale . Il talismano e l’amuleto allo stato più elevato della sua evoluzione , un amuleto specializzato nell’ottenere precisi effetti magici protettivi perché caricato da un rituale . L’azione benefica del talismano è diretta verso uno scopo preciso poiché secondo un giusto rituale sono state convogliate in quell’oggetto delle energie non più impersonali bensì personali in un qualche modo coscienti e sono state dirette verso uno scopo preciso. Gli amuleti spesso anche i talismani non sono che tentacoli passivi polarizzatori fluidici accumulatori secondari che agiscono secondo il principio della similitudine e dell’analogia . Ma come funziona un amuleto? Due sono le teorie dominanti : quella delle vibrazioni o onde di forma e quella delle energie cosmiche decisamente più antica. Ogni cosa che si trova nel nostro pianeta secondo il pensiero magico emette vibrazioni altrimenti dette “ onde di forma” . Secondo il pensiero magico persone parole colori e forme emettono vibrazioni o dette altrimenti “ onde di forma”. Queste onde specifiche e diverse a seconda delle forme fisiche dalle quali sono emesse interagiscono in modo differente con l’ambiente circostante . Alcune forme metalli cristalli e pietre dure emettono vibrazioni particolarmente benefiche che secondo il pensiero magico influenzano positivamente noi e il mondo che ci circonda . Secondo questa teoria tutti gli oggetti , suoni materiali e forme bidimensionali o tridimensionali che emettono vibrazioni armoniche devono essere considerati amuleti. L’altra e più antica corrente di pensiero parte dal presupposto che esiste un “Anima Mundi “ energia primordiale e universale dalla quale nasce continuamente la vita che pervade l’universo. Tale vita da universale si fa particolare dando origine a oggetti animali persone pianeti costellazioni  galassie e via dicendo. Tale energia universale diventa particolare per diversi gradi prima di giungere alle forme tangibili di cui facciamo esperienza e che  dà origine a “ energie cosmiche “ che regolano e influenzano ogni cosa. Così come l’Anima Mundi si fa sempre più particolare così le forze cosmiche diventano sempre più locali. Gli amuleti sono i supporti tangibili di queste forze cosmiche ragion per cui non tutte le forme i materiali si prestano a essere diffusori e apportatori di energie positive per un determinato scopo o in un determinato ambito . La principale differenza tra amuleti e talismani è che non tutti gli oggetti o le forme possono essere amuleti mentre qualsiasi oggetto può diventare attraverso la consacrazione un talismano. Attraverso la consacrazione nel talismano sono concentrate quelle energie superiori che in seguito sprigioneranno le vibrazioni capaci di influenzare positivamente persone e ambienti . Ovviamente se il talismano è creato a partire da un amuleto risulterà molto più potente di un qualsiasi altro oggetto consacrato allo stesso scopo . Le scuole magiche tradizionali consigliano che un talismano debba essere creato dalla persona che ha intenzione di usarlo . Si dice anche che la persona che crea il talismano deve essere esperta nel simbolismo delle forze elementali e planetarie . Alcuni noti talismani medievali presentavano segni e simboli geomantici in relazione ai simboli dei pianeti anche se frequentemente usati nella divinazione geomantica e nell’alchimia . Altre caratteristiche con associazioni magiche come colori profumi modelli e figure cabalistiche possono essere integrate nelle creazioni di un talismano oltre al simbolismo planetario scelto. Tuttavia questi devono essere usati in armonia con la forza elementare o planetaria scelta in modo da amplificare la potenza del talismano . È anche possibile aggiungere un tocco personale al talismano incorporando un verso un’iscrizione o un motivo che è particolarmente significativo per il creatore del talismano . Queste iscrizioni possono essere sigilli ( emblemi magici ) sonetti ma anch’essi devono essere in armonia con lo scopo originale del talismano . Detto ciò riteniamo concluso il nostro discorso sui talismani e gli amuleti nel pensiero magico. Prof. Giovanni Pellegrino Read the full article
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magichecose · 4 years
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La vera Magia non è superstizione nè ignoranza, piuttosto un sapere  antico, una scienza, oggi misconosciuta e profanata nel suo intrinseco significato. La conoscenza è alla base di ogni atto magico e tale principio ci ha spinto a creare un sito, una sorta di oasi del tempo, dove riscoperte  antiche credenze e tradizioni, quanto magico ha ritrovato la sua giusta dimensione, in un continuo quanto rispettoso atto di canalizzazione. Dunque chi si approssima al presente blog, sappia che si troverà in un luogo ameno di cantilene e ritmi andati, di atti compiuti in un parallelo invisibile aventi effetto nel  reale, in un dialogo mai interrotto fra corporeo e incorporeo: mente e anima. Un unico piano di azione perdurato, indistinto, che conduce alla creazione dell’intangibile eterno.
R. A.
^C.^ Con questo sito ci riproponiamo di approfondire il tema della Magia bianca in generale, partendo dalla sua storia attraverso i secoli, sino ad arrivare ai nostri giorni, ove a quanto pare, essa continua a influenzare le umane vicende. Proporremo autentici incantesimi, estrapolati da testi "magici" del 1600-700, spiegheremo la funzione di determinati amuleti o talismani, il senso della loro creazione e ritualizzazione ...  Insomma, se vorrete accompagnarci in questo viaggio fantastico ma non troppo, nella parte meno esplorata della psiche umana saremo lieti di portarvi con noi, magicamente, a ritroso nel tempo, alla riscoperta di mitici Incantesimi e Amuleti.
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In Biblioteca puoi scoprire autori e opere che non conoscevi o di cui avevi sentito parlare ma che ancora non avevi avuto modo di leggere. Ed è per questo che abbiamo deciso di dedicare un angolo alla scoperta di questi "tesori nascosti".
Oggi l'opera prescelta è " Le superstizioni degli abruzzesi " di Emiliano Giancristofaro.
L’etimologia del termine “folklore” deriva dall'unione di due parole di antica origine sassone : “folk” popolo e “lore” sapere, sapere del popolo. Lo studio e l’interpretazione delle tradizioni popolari in Abruzzo sono iniziati ad opera di studiosi che ne avevano intuito l’importanza molto tempo prima della famosa definizione del folklore da parte di Gramsci: “non una bizzarria, una stranezza, una cosa ridicola ma una cosa molto seria”. Uno dei padri delle tradizioni popolari si deve ritenere il medico siciliano Giuseppe Pitrè che iniziò il lavoro di raccolta, studio ed interpretazione del folclore con la creazione della Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane. Egli uscì dai confini della sua isola per relazionarsi con altri studiosi tra cui l’eminente antropologo Gennaro Finamore che per primo sistemò organicamente la cultura popolare abruzzese; anch'egli medico, proprio dall'esercizio della sua professione ebbe il primo impulso a raccogliere i documenti della vita popolare della nostra regione. Suo contemporaneo e altro studioso del folclore abruzzese fu Antonio De Nino che si dedicò agli studi demiologici e linguistici contenuti nella sua raccolta “Tradizioni popolari abruzzesi” che fu definita 'letteraria' in contrapposizione a quella a carattere invece 'scientifico' di Finamore.
Dalle ricerche e dagli studi compiuti da questi padri del folklore e delle tradizioni popolari è venuta alla luce tutta una serie di documenti riguardanti i riti magici, le superstizioni e le terapie naturali dei tempi passati. Tante erano le pratiche attuate allo scopo di scongiurare gli eventi e tutelarli da ogni soprannaturale influsso negativo. Tali condotte riguardavano tutti gli aspetti e le tappe della vita umana secondo un ritmo cadenzato del tempo: la nascita, il fidanzamento, il matrimonio, la morte.
Ma in questo saggio Emiliano Giancristofaro si interroga nello specifico sul concetto stesso e sulle origini della superstizione e nonché sulle sua caratteristiche. Al di là della derivazione etimologica del termine "superstitio", sopravvivenza, con cui il Cristianesimo indicava il residuo del paganesimo, il ricorso alla superstizione si configura come un meccanismo rassicurante in epoche attraversate da malessere e disagio. Non si tratta dunque di amenità o mere curiosità circoscrivibili all'area regionale o meridionale: esse “circolano” ovunque e le loro forme locali assumono maggiore significato proprio nel confronto con quelle delle altre zone culturali, nazionali ed europee.
In questo volume, pertanto, l’autore ha ricostruito le superstizioni più diffuse tra gli abruzzesi, in una breve elencazione che toccherà i temi più comuni del mondo magico, dal malocchio (o l’invidia) che detiene il primato, ai rimedi magici tradizionali ancora attivi, agli amuleti, alle credenze sui sogni e sugli animali, sul sale e sull'olio versati, sul pane, sulla luna, su fantasmi e personaggi portatori di poteri magici, su oggetti e cerimoniali contro gli influssi stregoneschi.
Emiliano Giancristofaro (1938–2022) è stato un etnologo e saggista italiano, studioso del folklore abruzzese. Negli anni sessanta fu tra i fondatori della prima sezione abruzzese di Italia Nostra (di cui divenne presidente regionale dal 1994 al 2003). Assieme a Beniamino Rosati e altri intellettuali locali, condusse l'opposizione popolare all'insediamento dell'industria petrolchimica in Val di Sangro e la battaglia per la salvaguardia dell’Abbazia di San Giovanni in Venere. Dal 1963 al 2000 ha diretto la Rivista Abruzzese, fondata nel 1948 da Francesco Verlengia, con scopo di valorizzare con la ricerca gli studi abruzzesi. Tra il 1972 e il 1994 è stato anche direttore editoriale della casa editrice Rocco Carabba, della cui rinascita era stato promotore. Ha curato, con Ireneo Bellotta, gli “Scritti rari” di Alfonso Maria Di Nola, usciti in due volumi per la collana «Quaderni di Rivista Abruzzese» (Lanciano 2000-2004). Nel 1972 ha diretto l'emittente TV locale Telemax. Nel 2005, assieme a Sergio Marchionne (Fiat) e Renato Rossi (Sixty), ha ottenuto il riconoscimento speciale di "Fedeltà al Lavoro e al Progresso" dalla Camera di Commercio di Chieti. È stato Deputato di Storia Patria negli Abruzzi a L'Aquila, sostituendo il lancianese Corrado Marciani (1899-1972). Dagli anni ottanta fino ai primi 2000 ha realizzato diverse puntate del rotocalco "Le storie del silenzio", per l'emittente TVQ di Pescara, in cui presentava varie inchieste sulle varie tradizioni popolari abruzzesi, con interviste e riprese dei riti sacri. Inoltre Giancristofaro registrò anche dei cd con delle canzoni popolari di contadine e racconti, il tutto estrapolato dai nastri delle inchieste del "Mangiafavole", per conto della sede Rai di Pescara. Tutto il materiale è stato consegnato dallo stesso Giancristofaro alla biblioteca comunale di Lanciano. Risiedeva a Lanciano, nella casa di via Fagiani, sede della redazione della Rivista Abruzzese, la cui gestione, dal 1994, è passata nelle mani dei figli Enrico e Lia. È morto il 15 giugno 2022 nell'ospedale di Lanciano, all'età di 84 anni.
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libroazzurro · 3 years
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È PIÙ SACRO VEDERE CHE CREDERE – IL DISPREZZO DI PLATONE
 Il carattere solare, razionalistico, ragionieristico del re fu preminente nell’Egitto antico. La perfetta regolazione del Nilo e delle acque, del loro senso per l’anima; l’assoluta regolazione della produzione e distribuzione delle merci, la sottrazione di queste dalla sfera del desiderio e dei bisogni umani; la terminale regolazione dei rapporti sociali conseguita per mezzo dell’eliminazione di quelli umani, era segno di una spiritualizzazione tale che Platone, rompendo l’abitudine degli aristocratici greci a un certo tipo di ammirazione per il totalitarismo egiziaco, non mancò di esprimere il suo disprezzo per l’idea di Stato che derivava da questa spiritualizzazione.
 Nell’immagine, Stele di Ra-Horakhty-N 3795, opera in legno e pittura realizzata da artista sconosciuto intorno al 900 a. C. circa, conservata presso il Dipartimento di Antichità Egizie del Museo del Louvre di Parigi. (foto di Rama, Licenza Cc-by-sa-2.0-fr, tramite Wikimedia Commons). Nell’antico Egitto si riteneva che i faraoni fossero re dalla natura divina: erano associati al dio Ra, di cui si dicevano figli. Nella religiosità quotidiana, il sommo sacerdote si prendeva cura delle statue delle divinità custodite nel tempio e, nei giorni delle festività ad esse dedicate, solo la famiglia del faraone poteva innalzare inni e offrire sacrifici agli dei. La popolazione era esclusa da tutto questo: aveva il divieto di accedere ai templi, e non partecipava ai culti ufficiali (mentre in Grecia, al contrario, era preciso dovere dei cittadini prendere parte ai riti religiosi pubblici). Questa religione dei faraoni e dei sacerdoti appariva alla popolazione dell’antico Egitto molto misteriosa. Col tempo, e sempre di più, la religiosità popolare sviluppò una sensibilità molto diversa da quella ufficiale, meno spirituale, fatta soprattutto di elementi magici e superstiziosi, di amuleti, esorcismi e incantesimi.
 Testo di Pier Paolo Di Mino.
Ricerca iconografica di Veronica Leffe.
 https://www.libroazzurro.it/index.php/note/e-piu-sacro-vedere-che-credere/386
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garudaerboristeria · 4 years
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Buongiorno a tutti! Oggi sul mio almanacco la pianta del giorno è lo ZENZERO! In erboristeria lo zenzero lo potete trovare in mille salse 😂😂è presente in alcuni integratori, si trova in polvere ma anche tisana, puro o assieme ad altre piante! Generalmente lo zenzero viene usato come digestivo ed è tra i più efficaci rimedi antinausea, antivertigine e per l’alitosi. Con lo zenzero si possono trattare disturbi come il mal d’auto, mal di mare o la nausea mattutina...ma anche una bella abbuffata! Anche l’olio essenziale di zenzero è un ottimo antinausea, ma inalato o in un olio da massaggio ha proprietà tonificanti, antivirali e afrodisiache! In antichità lo zenzero era considerato sacro e veniva usato dagli antichi sacerdoti e sacerdotesse per invocare il potere del fuoco. Il fumo della radice bruciata si adoperava anche per consacrare strumenti rituali, caricare amuleti e rompere gli incantesimi malvagi. L’infuso (o la radice fresca) veniva sorseggiato per stimolare l’immaginazione e far avverare i desideri 😃😃😃 Bruciato nel braciere assieme alla cannella era un potente catalizzatore bei riti magici! Avete visto quante belle proprietà ha lo zenzero? Quindi...non ci costa nulla, quando beviamo una tisanina di zenzero per digerire, esprimere un desiderio...no!?!😉 #erboristeria #naturopatia #amoreperlanatura #benesserenaturale #benessere #salute #laviadellanatura #sanlorenzoalmare #imperia #valledelsanlorenzo #rivieraligurediponente #rivieradeifiori #garudaerboristeria #rimedinaturali #liguria #instagram #facebook #erboristafelice #integratorialimentari #tisane #consiglierboristici #cosmeticanaturale #2020 (presso San Lorenzo al Mare) https://www.instagram.com/p/CCqCR16hkRi/?igshid=3kcfb6jz0cb
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forgottenbones · 7 years
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Il futuro è incerto, ma per fortuna da fine dicembre potrete trovare in tutti gli store Donguri Kyowakoku dei magici amuleti nascosti nei Senza-Volto, i misteriosi personaggi del film "La città incantata" dello Studio @Ghibli_Italiahttps://t.co/rN06WxyjzT pic.twitter.com/Ik1QB7sKO5
— NipPop (@NipPopOfficial) 20 dicembre 2017
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goticoabruzzese · 7 years
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In queste illustrazioni realizzate dall'artista abruzzese Basilio Cascella (Pescara, 1860 - Roma, 1950) le donne indossano uno dei gioielli più famosi tra i tanti della tradizione orafa abruzzese, ovvero i cosiddetti "sciaquajje". Si tratta di orecchini a forma di falce di luna arricchiti con pendenti oscillanti, così chiamati perché, mentre la donna sciacquava i panni, producevano un suono caratteristico. Essi avevano pure una funzione apotropaica, in quanto erano utilizzati come amuleti per scacciare - sciacquare via, appunto - il malocchio e gli influssi magici maligni. #goticoabruzzese #abruzzo #cascella #tradizioni #folklore
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blackrednew · 6 years
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Crystal Dreams
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Molto è cambiato da quando ho deciso di aprire questo spazio, ormai tre anni fa. All’inizio doveva essere un blog dedicato al mio progetto da cui prende appunto il nome, “Crystal Dreams, simboli e cristalli“, illustrazioni con corrispondenze tra cristalli, minerali, pietre, elementi naturali e simboli, una serie di “amuleti magici” grazie ai quali andare a scoprire significati nascosti di…
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fashioncurrentnews · 6 years
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Vacanze in Grecia: 8 jewelry designer da conoscere prima di partire
Il blu del Mar Egeo, le casette colorate di Mykonos, la città di Fira, a Santorini, da raggiungere in groppa agli asinelli sono solo alcune immagini che fanno capolino se pensiamo a una vacanza in Grecia.
Vi sono poi l’occhio di Allah, i serpenti stilizzati simbolo di vita e di salute, le gemme opache dagli incantevoli colori, come il turchese e il lapislazzuli, a rendere unici gioielli decisamente particolari che potrete scovare durante le vostre vacanze in Grecia.
Per gli appassionati del gioiello contemporaneo e per chi ama l’estro artistico abbiamo scovato 8 jewelry designer da conoscere prima di partire.
Anna Kitsou La peculiarità dei gioielli realizzati da questa designer è il materiale utilizzato: la ceramica. Anna Kitsou afferma che nelle sue creazioni è “la materia a guidarla, materia che una volta indossata assume il calore del corpo”. Oltre alla ceramica Anna si serve anche di argilla, cotone e argento. A ispirarla nelle sue produzioni vi è l’arte greca e l’arte islamica. I suoi monili spaziano da collane dalle forme ancestrali a girocolli gioiosi, colorati e dalle pietre squadrate. Lo studio di Anna è ad Atene, Τombazi 6 street, Chalandri.
Elena Kougianou I suoi gioielli magici si ispirano ai colori ipnotizzanti delle pietre provenienti dall’India. I monili della designer paiono oggetti astrali grazie alla bellezza delle gemme e all’intreccio dei fili in metallo. Tra le gemme predilette: madreperla, turchese, lapislazzuli, ma anche le particolarissime pietre della luna e quarzo titanio. Fra le forme favorite la conchiglia e l’occhio di Allah, amuleto che protegge dalle energie negative. I metalli sono intrecciati tra loro a formare pizzi, la polsiera con madreperla, avvolgente e voluminosa, si contraddistingue per le forme sinuose, barocche. I monili di Elena Kougianou si possono acquistare nell’atelier Utopia 26 Skoufa street, Kolonaki 10673, Atene.
Fotini Psarouli I monili di Fotini Psarouli sono interamente realizzati a mano. “L’ispirazione”, spiega la designer, “trae origine da uno spunto che può essere colto in ogni dove. L’idea si trasforma in schizzo e infine in gioiello”. Proprio per questo le collezioni della designer sono così differenti l’una dall’altra: dal pendente con diamanti neri e perle agli orecchini a forma di gorgiera. Scoviamo monili dal gusto antico e al contempo magici grazie alle incantevoli pietre utilizzate, collier che paiono amuleti, e gioielli unici per gli accostamenti di toni e colori, dall’oro rosa ai diamanti bianchi o grigi agli zaffiri blu o rosa. Fotini utilizza anche le perle, bianche o nere, a donare un effetto lunare ai suoi orecchini e anelli dal design decisamente contemporaneo. I suoi monili si possono acquistare ad Atene, Voukourestiou 35, 10673.
Ileana Makri – Yenix World by Eugenie Niarchos  Ad Atene, negli atelier Ileana Makri Store e Katramopoulos, vi ritroverete in un “pianeta mistico” con gioielli moderni, futuristici, non convenzionali. “Surya Necklace” è un collier a forma di sole (surya in India e in Nepal è il termine che indica il sole), arricchito da gemme che creano continui giochi di luce. Il pendente ha una variante con un’incantevole opale. “Arcina ring”, arcina nella mitologia hindu sta a indicare il bagliore del sole che sorge, è un anello punteggiato da una magnifica cornalina arancione. La collezione Oseanix si contraddistingue per le incantevoli gemme colore, taglio cabochon. Gli orecchini “Lady V Rainbow” a forma di conchiglia sono un omaggio alla Venere di Botticelli, mentre gli orecchini “Moonshell” sono un mix caleidoscopico di colori e forme astrali. I riferimenti precisi degli ateliers sono: Ileana Makri Store, 13-15 Patriarchou Ioakeim Street, 10674, Atene e Katramopoulos 14, Kriezotou Street 10671, Atene.
Lito Lito presenta collezioni di gioielli che sembrano oggetti d’arte. “Infinite” è ricca di forme geometriche, a formare un fantasioso mosaico, “Hive” si articola in un susseguirsi di forme circolari, “The cut” è celebre per la morbidezza e sinuosità delle forme che avvolgono con grazia i polsi, mentre “Treasure Box” si compone di incantevoli gemme colore, a creare un arcobaleno di sfumature e gradazioni cromatiche. Troverete negozi ad Atene, Chalkidiki, Mykons, Porto Heli, Tessalonica.
Nikos Koulis I gioielli del designer Nikos Koulis sono di alto valore estetico grazie al design particolarmente contemporaneo e alla bellezza delle gemme, tra cui turchesi, lapislazzuli e perle provenienti da Tahiti. Scoviamo preziosi orecchini asimmetrici, collane e cocker estrosi con turchesi e lapis, gioielli art déco, anelli che vanno a coprire l’intero dito e monili a forma di serpente. La collezione Fontana, indossata da Rihanna, è particolarmente celebre. Spicca una sinuosa collana con diamanti, le cui forme curvilinee terminano in un’estrosa perla nera. Lo showroom di Nikos, ove potrete trovare tutte le sue creazioni, è ad Atene, 19 Voukourestiou str., 10671.
Yannis Sergakis I gioielli di Yannis Sergakis sono vere e proprie opere d’arte per la perfezione e l’equilibrio delle forme. Sono monili essenziali che si ispirano all’eleganza dell’antica Grecia, come mostrano l’anello e il bracciale in oro bianco con diamanti. La collezione Crochets si contraddistingue per le forme minimali: gli orecchini in oro rosa con diamanti bianchi ricordano per la loro forma allungata alcune opere orafe di Salvador Dalì, gli anelli sono estremamente particolari, aperti su un lato, doppi o a forma di piccoli diademi. L’incantevole collezione Charnières blu è dedicata al Mar Egeo ed è punteggiata da zaffiri blu che donano ai monili particolare lucentezza. Lo showroom è ad Atene, 7 Karagiorgi Servias Str.
di Gloria Guerinoni
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pionchan-blog-blog · 4 years
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Adolescente con poteri magici della luce
Adolescente con poteri magici della luce
La storia parla di un ragazzo che scopre di avere dentro di sé dei poteri magici, e scopre anche che lui deve opporsi all’oscurità che potrebbe colpire il mondo. Per fare ciò deve tipo attaccare alla sua cintura degli amuleti che gli conferiscono maggiori poteri.
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scienza-magia · 2 years
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Considerazioni sulla tradizione magica egiziana
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In questo articolo ci interesseremo degli elementi principali della tradizione magica egiziana . Al contrario di quanto si pensava nel mondo classico i testi scoperti nell’era moderna dimostrano che la magia egiziana era un’arte estremamente evoluta. Nella religione egizia Heka era la deificazione della magia essendo il suo nome abitualmente tradotto con magia o forza soprannaturale. Secondo i testi egiziani Heka esisteva “ prima della nascita della dualità” . Il termine Heka è usato anche per la pratica dei riti magici . Heka nella religione egiziana era colui che attivava il Ka , l’aspetto dell’anima che incorporava la personalità. Gli egiziani erano convinti che la magia agisse attivando la potenza dell’anima . Heka agiva insieme ad Hu il principio della parola divina sia nel mondo mortale che in quello divino . Heka essendo uno che attivava il Ka veniva anche definito figlio di Atum creatore delle cose in generale . La magia per gli antichi egiziani permeava ogni cosa nella creazione e come tale tutte le cose nella creazione possedevano Heka in una certa misura . Ogni antico egizio a suo modo era un mago e prendeva parte al potere che gli dei avevano dato agli uomini di agire sul mondo reale. La comprensione dell’Heka dava la possibilità al sacerdote / mago di compiere i riti magici . Di conseguenza egli più Heka acquisiva maggiore era la capacità di compiere riti magici. La magia in Egitto a differenza di quella occidentale non veniva divisa in magia nera e magia bianca  ma in una “magia inferiore” e in una “ magia superiore”. La magia inferiore era la magia del mondo fisico della salute , del danaro e della fortuna mentre la “magia superiore” era associata allo spirito. Per gli antichi egizi la magia era stata donata dalla divinità agli uomini per respingere le avversità. Di conseguenza essa era un modo per combattere in maniera efficace il destino avverso. Diversi erano i tipi di magia utilizzati dagli antichi egizi : magia scritta ,magia delle parole , magia simpatica ,magia con amuleti. Per quanto riguarda la magia scritta dobbiamo dire che essa era molto utilizzata sulle pergamene e i testi sacri e sulle mura delle case. A sua volta la magia delle parole era basata sul principio secondo il quale la parola nell’antico Egitto era considerata sacra e creatrice. Infatti nel Libro dei Morti stava scritto : “ che i tuoi pensieri siano i grandi incantesimi magici che escono dalla tua bocca “. Nell’antico Egitto la formula magica era l’arma più potente del mago . Di conseguenza la sua corretta pronuncia era essenziale per l’efficacia del rito magico. Non dobbiamo dimenticare che secondo gli antichi egiziani l’intero universo era costituito da vibrazioni cosicchè le vibrazioni davano luogo ad effetti . Esse potevano assumere la modalità del comando o della preghiera al Neter . Esso era per gli egiziani un aspetto di Dio. In tal senso l’Heka di cui abbiamo parlato in precedenza era l’energia latente in certe parole di potenza e in certi gesti rituali . I sacerdoti egiziani erano pertanto considerati potentissimi signori della Parola . La magia del nome era di fondamentale importanza nell’antico Egitto dal momento che era considerata di fondamentale importanza conoscere il nome segreto dell’essere . Infatti il nome segreto racchiudeva l’essenza dell’essere cosicché conoscerlo significava averne il dominio . Per quanto riguarda la magia simpatica dobbiamo dire che era quella per cui  celebrando un rito magico su una parte appartenente ad una persona o una cosa si determinò un effetto che dalla parte si trasferiva all’intera persona o cosa . Ciò avveniva anche se la persona o cosa erano assenti e distanti dall’evento magico . A tale scopo  venivano usate immagini contenenti qualcosa della vittima del rito magico . Per fare un esempio concreto questo tipo di magia fu usato contro il re Ramses III da un gruppo di sacerdoti e cortigiani . Questi cospiratori entrarono in possesso di un libro di magia distruttiva della biblioteca reale e lo utilizzarono per fare pozioni incantesimi scritti e figurine di cera con cui danneggiarono il re e le sue guardie del corpo. Si riteneva che le figurine magiche potessero essere più efficaci se contenevano qualcosa della vittima designata come capelli unghie etc. I cospiratori furono poi processati per stregoneria e condannati a morte . Gli amuleti nella magia egiziana erano molto utilizzati come protezione dagli attacchi magici . Per gli egiziani antichi l’alba era il momento più favorevole per effettuare riti magici. Le attività magiche venivano utilizzate per protezione guarigioni e maledizioni. Per la protezione venivano utilizzati esclusivamente amuleti mentre la magia a scopo medico era considerata non tanto come alternativa alla medicina bensì una terapia complementare . I sacerdoti nell’antico Egitto erano tutti guaritori . Medicina e guaritori erano considerati rami della magia tanto che i sacerdoti di Heka svolgevano anche questi compiti. Per quanto riguarda l’uso delle maledizioni esso era limitato . Ad esempio venivano maledette le tombe dei faraoni allo scopo di scoraggiare i ladri a profanare quei luoghi . Inoltre venivano utilizzati i testi di esecrazione che erano frasi con le quali nell’antico Egitto si cercava di allontanare danneggiare o eliminare i nemici . I testi di esecrazione si utilizzavano anche per colpire i concittadini che erano diventati dannosi o pericolosi . Tali testi abitualmente venivano scritti su vetri o su cocci di argilla o ceramica . Più che atti religiosi essi erano atti di magia che avrebbero dovuto produrre il loro effetto automaticamente L’antico Egitto è la fonte più ricca di questi testi di esecrazione che diventavano più numerosi nei momenti di crisi nei rapporti con le nazioni vicine . Ma queste attività magiche erano presenti anche in altre culture . Come molte cose dell’antichità anche la magia egizia andò incontro a un processo di degenerazione nel corso del passare del tempo . Detto ciò riteniamo concluso il nostro discorso sulla magia egiziana. Prof. Giovanni Pellegrino         Read the full article
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ilikeshoppingit · 6 years
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IL FATTORE FORTUNA: Contro la sfiga in modo scientifico
Lo scienziato dell'ottimismo svela i quattro principi per "imparare" a essere fortunati
Richard Wiseman è uno psicologo dell'Università inglese dell'Hertfordshire che ottiene spesso gli onori della cronaca per alcune sue ricerche sui presunti fenomeni paranormali.
Wiseman ama utilizzare grandi numeri di soggetti nei suoi test (a volte anche con esperimenti on-line su internet), per ottenere risultati statisticamente inattaccabili.
Wiseman ha deciso di dedicarsi alla più elusiva delle credenze. La fortuna, la superstizione e il fato sono spesso percepite come forze misteriose che si tenta di dominare adottando comportamenti magici e scaramantici. Indossiamo amuleti e corni per attirare la buona sorte, evitiamo di rovesciare il sale per non allontanarla. Alcuni ci credono, altri ci ridono.
Eppure, considerando l'esistenza dei nostri conoscenti, sembra proprio vero che alcune persone siano sempre baciate dal destino, mentre altre sono tormentate dai rovesci della malasorte. Wiseman è uno studioso sperimentale, e non è persona da perdersi in disquisizioni su concetti vaghi e indefiniti come "caso" e "destino". Invece, riprese e proseguì una serie di esperimenti di laboratorio a dir poco singolari, compiuti da lui e altri ricercatori nel corso degli anni.
In uno di questi, si induceva un gatto nero ad attraversare la strada di un gruppo di soggetti, mentre per un altro gruppo se ne usava uno bianco, verificando poi se uno dei gruppi aveva più fortuna al gioco (statisticamente, nessuna differenza).
Analogamente, alcuni soggetti portavano ciondoli portafortuna comperati in un centro New Age (nessuna differenza con coloro che ne erano privi). Si rompevano specchi, si passava sotto scale, si rovesciava del sale: nessuno di questi comportamenti superstiziosi influenza la dea bendata.
Utilizzando 400 persone, dai 18 agli 84 anni, una metà dei quali si riteneva molto fortunata e l'altra metà molto sfortunata, Wiseman decise allora di capire se non è il modo in cui noi affrontiamo e reagiamo alle esperienze della vita a renderci fortunati o meno. Ad esempio, non sarà che chi è nato con la camicia sa cogliere le occasioni favorevoli quando gli si presentano, mentre altri se le fanno banalmente sfuggire, tutti tesi solo a ciò che hanno in mente?
Ecco allora un esperimento: fece sfogliare una rivista ai soggetti, dicendo di contare quante fotografie vi comparivano. Ebbene, la maggioranza del gruppo degli "sfortunati" contò le immagini e restituì la rivista mediamente dopo due minuti. Invece la maggioranza dei "fortunati" si accorse che a pagina due una nota diceva chiaramente "Non contate oltre: questa rivista contiene 43 immagini", e che un'altra nota a metà della rivista - grande quanto la pagina - offriva "250 sterline se riferite di avere visto questa pagina".
E ancora: non sarà che gli sfortunati vedono "il bicchiere mezzo vuoto", mentre i fortunati "mezzo pieno"? Wiseman chiese ai soggetti di immaginare di essere stati testimoni di una rapina a mano armata, durante la quale sarebbero stati lievemente feriti a un braccio. I commenti degli "sfortunati" a questo episodio immaginario erano tutti negativi ("proprio a me doveva capitare, potevo rimetterci la vita"); invece, i "fortunati" sapevano ragionare in modo controfattuale, vedendo anche in questa circostanza un lato buono ("me la sono cavata bene, ho avuto solo un graffio... e forse verrò anche intervistato dalla TV").
Sfruttare le occasioni favorevoli; cambiare le proprie abitudini; ascoltare di più il proprio intuito; pensare che le cose sarebbero potute andare peggio, anziché lamentarsi perché non sono andate meglio; guardare con ottimismo il futuro. Sono tutti fattori importanti che Wiseman ha individuato nei "baciati dal destino". Su queste ricerche Wiseman ha scritto un libro col titolo:
Il fattore fortuna 
e ha spiegato agli "sfortunati" perché essi erano tali.
I risultati sono stati incredibili: l'ottanta per cento di questi strani studenti ha cambiato il proprio atteggiamento e ora ritengono che il destino sorrida loro. Insomma è dimostrato scientificamente che avevano ragione gli antichi: faber est suae quisque fortunae.
Ognuno è artefice del proprio destino.
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Nuovo post su http://www.fondazioneterradotranto.it/2018/12/22/fascinazione-i-riti-i-simboli-le-guaritrici-le-affascinatrici-e-le-vittime/
Fascinazione: i riti, i simboli, le guaritrici, le affascinatrici e le vittime
di Gianfranco Mele
  “L’ occhio manifesta molte cose magiche, poiché incontrandosi un uomo con l’altro, pupilla con pupilla, la luce più possente dell’uno abbaglia e abbatte l’altro che non può sostenerla”
(T. Campanella, Del senso delle cose e della magia, pag. 284)
  Johanne Christiano, Tractaus de fascinatione, Nuremberg, 1675
  Nell’ambito di un seminario-ricerca universitario di antropologia, a metà anni ’80 mi fu assegnata una ricerca sulle tradizioni magico-popolari a Sava e in particolare sull’usanza de “lu ‘nfascinu” (una forma di “maleficio” – anche involontario – lanciato principalmente per mezzo dello sguardo). Intervistai in quella occasione 25 donne savesi di estrazione contadina, che erano entrate in contatto con questa esperienza: in particolare, mi occupai sia di raccogliere informazioni da chi aveva avuto in famiglia un caso di ‘nfascinu, che di intervistare donne guaritrici e donne ritenute ammaliatrici. Sinteticamente, gli elementi che emergevano erano i seguenti:
  soggetti maggiormente colpiti dal fascinum: bambini/e e fanciulli/e
modalità di trasmissione: sguardo, parole (anche complimenti), gesti, contatto fisico (carezze, toccamenti)
sintomatologia: mal di testa, vomito, sonnolenza, pesantezza delle palpebre, perdita delle forze, pallore, febbre, intontimento, spossatezza, dolori diffusi.
aggravamento dei sintomi non accompagnato da “cure”: morte
tipologia del “male”: maleficio (anche e spesso involontario)
riti preventivi: amuleti (“cornetti” appesi al collo), immagini sacre, sacchettini appesi con una spilla agli indumenti e contenenti piombo, immagini sacre, acini di sale
riti esplorativi (diagnostici): rituali relativamente complessi con utilizzo di orazioni segrete, formule, preghiere, piattino con acqua e olio;[1] utilizzo della lingua (segno della croce per 3 volte) sulla fronte del bambino per “saggiare” se è affascinato o meno
rituali riparatori: formule, gesti, orazioni segrete o preghiere o segni della croce ripetuti per 3 volte. Il rito del “piattino con acqua e olio” ha in genere una funzione esplorativa ma si protrae sino alla fase riparatoria (è in un certo senso parte integrante anche della “cura” e viene ripetuto per verificare se il soggetto è guarito)
persone deputate a guarire: donne, in genere anziane, che hanno appreso la pratica per via “segreta o iniziatica (spesso tramandata di generazione in generazione a “eredi” prescelti e/o considerati predestinati, attraverso – in ogni caso – una vera e propria iniziazione).In altra occasione in cui ho descritto alcuni dei risultati della suddetta ricerca, ho evidenziato alcuni elementi comuni tra i rituali di guarigione connessi al fascinum tipici della nostra cultura contadina, e elementi che rimandano al mito di Demetra – nutrice, guaritrice e protettrice degli infanti, e dispensatrice di rimedi magici. [2]
Il rituale esplorativo con l’utilizzo di una bacinella in cui si versano gocce d’olio, è un tipico esempio di Lecanomanzia (dal gr. λεκανομαντεία, comp. di λεκάνη «bacino» e μαντεία «divinazione»).
L’utilizzo del piattino con acqua e olio a scopo divinatorio e diagnostico è un classico: si lasciano cadere 3 gocce di olio in un piattino colmo d’acqua e si osserva il “comportamento” delle gocce al fine di individuare se il soggetto è stato “affascinato”, e anche se l’ “affascinatore” sia stato un uomo o una donna.
Vittime dell’affascino possono essere tutti, ma in particolare donne gravide e bambini in quanto sia particolarmente vulnerabili che più frequentemente bersagli di attenzioni e complimenti. L’ arte dell’affascino si esercita difatti attraverso sguardi e parole (in particolare complimenti alla bellezza). Il bacio o lo sputo sono rituali preventivi istantanei atti a scongiurare l’effetto dell’affascino (esercitato anche involontariamente), cosicchè se viene rivolto un complimento a una donna o a un bambino/a si può istantaneamente rimediare con uno dei suddetti gesti riparatori onde evitare di “infascinare”.
Ma il bacio è anche veicolo di affascino. Camilla Rubino è accusata dal Tribunale del Santo Officio di Oria, nel 1722, di praticare la fascinazione; in particolare, è accusata di aver affascinato con i complimenti e di aver rafforzato l’ “affascino” con i baci, dati alla sua vittima con la scusa di doverli utilizzare a fini preventivi:“ li voleva dare tre baggi per non essere affascinata, ed infatti accostatasi la baggiò trè volte in faccia e all’istesso tempo detta Anna Maria s’intese come tre chiodi e punture acutissime sul cuore, uno però era più amaro degli altri […] e dall’ora in poi li sopravvenne inquietudine e perdì affatto l’appetito non potendo gustare altro se non qualche poco d’acqua e in tanto stava qualche poco quieta se la metteva un vaso d’acqua avanti agli occhi e trattenutasi così per lo spazio di dodici giorni circa, doppo aver sola fatta fare dalla di sua madre molta preghiera, andò di nuovo detta Camilla in casa d’essa Anna Maria, e ribaggiàtala trè volte in faccia subito si sentì all’istesso levare quelle tre punture dal cuore […] li sopravvenne l’appetito, ed incominciò a rifarsi, vero bensì li restò l’ utero gonfio in tre parti che poi a poco a poco li sgonfiò”. [3]
Nell’ambito delle credenze sulla fascinazione, l’acqua riveste un ruolo molto importante. La sua presenza è difatti multifunzionale: è parte integrante del rituale di “sfascinazione”, sia nella sua parte esplorativa che in quella riparatoria. La bacinella d’acqua è utilizzata per capire se il soggetto è “infascinatu” (attraverso il rito dell’olio versato in acqua) sia nell’ambito del successivo e consequenziale procedimento di sfascinazione. Inoltre, l’acqua è l’unico alimento che il “malato” riesce ad ingerire, ed ha per di più la funzione di acquietarlo se posta dinanzi ai suoi occhi.
Vi sono varianti del rituale, nelle quali l’acqua è comunque presente: Maria Rosaria Corvino è ritenuta vittima di una qualche malìa, così sua madre Anna Corvino chiede aiuto congiunto a fra’ Matteo, padre cappuccino, e alla masciàra Maddalena Montagna. La masciàra compie un rito che consiste nello spargimento di “3 acini di sale, un poco di incenso benedetto e un poco di palma benedetta”, e, successivamente
“havendo fatto prendere un poco d’acqua dentro un piatto li fece bagnare la faccia alla rovescia per qualche fascino” [4]
La vittima della fascinazione trae dunque giovamento dall’ acqua, dal contatto o dall’ingestione o dalla vista dell’acqua, esattamente come la tarantàta: nei rituali domiciliari del tarantismo sono poste delle bacinelle d’acqua a tal scopo nell’ambiente ove si svolgono il ballo e il rito terapeutico, e inoltre, secondo alcune testimonianze, sino almeno al 1700 le tarantate svolgono le loro danze, oltre che nei pressi di crocicchi, in luoghi vicini a fonti d’acqua[5] o addirittura vengono portare a far bagni nel mare (tipico degli antichi rituali tarantini).[6]
La presenza e il ruolo fondamentale dell’acqua sono inoltre noti anche nell’ambito del rito galatinese, nel quale alla cristianizzazione del rituale attraverso l’intercessione di San Paolo sono affiancati elementi preesistenti (e anch’essi cristianizzati) quali appunto l’ acqua risanatrice del noto pozzo di S. Paolo presente all’esterno della Cappella omonima. Un’altra particolarità in comune tra il rituale galatinese del tarantismo e il rituale della fascinazione è la presenza dello sputo risanatore (secondo il Vallone, che a sua volta riprende da alcuni scritti dell’ Arcudi, l’acqua del pozzo di Galatina sarebbe stata contaminata, nella leggenda, dalle proprietà medicinali della saliva delle sorelle Francesca e Polisena Farina, dette anche le Bellevicine:[7] del resto, le credenze sullo sputo risanatore sono antichissime e ne fa menzione Plinio, così come sono presenti nei Vangeli di Giovanni e Marco che narrano di Gesù che guarisce un cieco e un sordomuto con lo sputo, e lo stesso Arcudi narra delle genti dei popoli dei Marsi e degli Psilli che guariscono tramite la saliva).
Nella fascinazione lo sputo o la saliva è utile sia a livello di riparazione contestuale ai possibili effetti di fascinazione causati dai complimenti, che a livello riparatorio ad uno stadio di fascinazione avanzata (una variante del rituale riparatorio consiste nel leccare la fronte del soggetto “affascinato” da parte di una guaritrice esperta che accompagna a questo gesto orazioni e altre ritualità).
Nella fascinazione lo sputo o la saliva è utile sia a livello di riparazione contestuale ai possibili effetti di fascinazione causati dai complimenti, che a livello riparatorio ad uno stadio di fascinazione avanzata (una variante del rituale riparatorio consiste nel leccare la fronte del soggetto “affascinato” da parte di una guaritrice esperta che accompagna a questo gesto orazioni e altre ritualità).
Altro elemento in comune tra fascinazione e tarantismo è la possessione, da intendersi nel caso del tarantismo come possessione da parte del ragno, e nella fascinazione come una sorta di dominazione[8] esercitata dalla persona che ha causato la “malattia”.[9]
Rilievo marmoreo contro il fascino, da: G. Lafaye, Fascinum, in: Daremberg, Saglio, Dictionnaire des Antiquités Grecques et Romaines II, Parigi, 1896
  Il principale veicolo di fascinazione è lo sguardo (gli occhi, l’ “ogu malo” come si dice in Sardegna, ovvero il “malocchio”).
Le principali o le più frequenti vittime sono i bambini. La donna “strega” invidiosa delle altrui gravidanze e della altrui prole ha un precursore mitico nella figura di Lamia regina della Libia. Lamia fu rivale in amore di Era: Zeus difatti se ne invaghì e mise al mondo dei figli per mezzo suo. Ma Era, rabbiosa di gelosia, uccise tutti i figli che Lamia ebbe da Zeus, e condannò inoltre Lamia a non chiudere mai gli occhi. In conseguenza di questo episodio, schiacciata dal dolore, Lamia iniziò ad essere gelosa di tutti i nascituri e a far morire così per invidia i figli di tutte le altre femmine. Sembra che li divorasse succhiandone il sangue o che li trucidasse, e inoltre, questa figura è collegata agli occhi stregati. Zeus, per compassione e nel tentativo di placarla, le diede il dono degli occhi movibili, che Lamia poteva perciò mettere e togliere a suo piacimento. Questa capacità di rimuovere gli occhi permise a Lamia di accedere ad una percezione particolare, sia da un punto di vista profetico che, probabilmente, della forza magica e magnetica degli occhi stessi.   
Della fascinazione in ambito salentino parla anche Michele Greco nella sua ricerca dei primi del ‘900:
“… molte mamme attribuiscono il dimagrimento e il malessere dei loro bimbi a qualche masciàra (fattucchiera) invidiosa…”[10]
Ravenna, chiesa di S. Giovanni Evangelista: frammento di mosaico raffigurante Lamia (XIII sec.)
  Tuttavia, sebbene i soggetti più a rischio siano ritenuti i bambini e le belle donne, chiunque può essere vittima della fascinazione.
La masciàra Giustina Quaranta, denunciata e processata a Oria nel 1742 (e incarcerata nel gennaio dell’anno successivo), era temutissima per le sue arti magiche, e per la sua capacità di ammaliare con gli occhi:  difatti, secondo l’accusa di   Carmina De Tomaso lei stessa vanta questo potere, nel momento in cui una delle sue vittime gli fa presente di essersi rivolta ad un sacerdote: “altercatasi la detta Giustina con mio padre à riflesso che diceva alla medesima che detto mio padre era stato da Monsignor ill.mo, detta Giustina soggiungeva, che Monsignor non l’avrebbe fatto cosa alcuna che li bastava l’animo incantarlo con l’occhi...” [11]
L’inquisitore descrive le capacità di Giustina di provocare infermità con parole, sguardo e “toccamenti” (e, allo stesso modo, di “sanare”): “ I testimoni che hanno deposto e testificato che essa costituita si avesse servita di cosa superstiziosa, e che con parole, colla sua vista, i suoi toccamenti avesse fatto ammalare, e rispettivamente sanare alcune persone, anzi che con sua bocca essa costituita abbia detto di aver fatto morire più persone…” [12]
Mosaico romano da Antiochia, Casa del Malocchio
  Nell’antica Roma esisteva una divinità, Cunina, espressamente deputata a proteggere i bambini dal Fascinum.[13]
A livello preventivo si indossavano amuleti di forma fallica, e questa consuetudine era così diffusa che l’ amuletum stesso iniziò ad essere denominato fascinum, e addirittura il fallo stesso era indicato, a volte, con lo stesso termine.[14]
Amuleto fallico gallo-romano, Museo di Saint Remi
  [1] Le varianti del rituale sono numerose. In altra sede mi riservo di descriverle compiutamente.
[2]    Gianfranco Mele,   I sacri rituali di guarigione: Demetra, la “papagna” e “lu ‘nfascinu”. Echi di antichi culti sopravvissuti nella tradizione contadina della Provincia di Taranto e del Salento, Terre del Mesochorum – storia, archeologia e tradizioni nell’area ionico tarantina, Archeoclub Carosino, sito web, aprile 2015
[3]    Atti Curia di Oria, Denuncia di Giuseppe Rizzo contro Camilla Rubino di Latiano, perchè definita maga, Anno 1722, cit. da Maria Antonietta Epifani in “Stregatura”, Besa Editrice, 2001, pp. 57-58
[4]    Atti Curia di Oria, Sortilegi e stregonerie ai tempi di Monsignor Labanchi, Denuncia di Anna Corvino in data 14 febbraio 1741 contro fra’ Matteo cappuccino acusato di credere nelle stregonerie, f. 1
[5]            Giuseppe Gigli, Il ballo della tarantola. In “Superstizioni, pregiudizi, credenze e fiabe popolari in Terra d’Otranto” Firenze 1893
[6]    Cfr.Giovanni Battista Gagliardo, Descrizione topografica di Taranto, pp. 64-65, Napoli, 1811
[7]    Giancarlo Vallone, Le donne guaritrici nella terra del rimorso. Dal ballo risanatore allo sputo medicinale, Congedo Editore, 2004
[8]          Scrive Ernesto De Martino in “Sud e magia”: “Il tema fondamentale della bassa magia cerimoniale lucana è la fascinazione (in dialetto: fascinatura o affascino). Con questo termine si indica una condizione psichica di impedimento e di inibizione, e al tempo stesso un senso di dominazione, un essere agito da una forza altrettanto potente quanto occulta, che lascia senza margine l’autonomia della persona, la sua capacità di decisione e di scelta. Col termine affascino si designa anche la forza ostile che circola nell’aria, e che insidia inibendo o costringendo. L’immagine del legamento, e del fascinato come “legato”, si riflette nel termine sinonimo di attaccatura talora impiegato per designare la fascinazione: in particolare l’ attaccatura di sangue è un legame rappresentato simbolicamente come sangue che non fluisce liberamente nelle vene. Cefalgia, sonnolenza, spossatezza, rilassamento, ipocondria accompagnano spesso la fascinazione: ma l’esperienza di una forza indominabile e funesta resta il tratto caratteristico. La fascinazione comporta un agente fascinatore e una vittima, e quando l’agente è configurato in forma umana, la fascinazione si determina come malocchio, cioè come influenza maligna che procede dallo sguardo invidioso (onde il malocchio è anche chiamato invidia), con varie sfumature che vanno dalla influenza piú o meno involontaria alla fattura deliberatamente ordita con un cerimoniale definito, e che può essere – ed è allora particolarmente temibile – fattura a morte. L’esperienza di dominazione può spingersi sino al punto che una personalità aberrante, e in contrasto con le norme accettate dalla comunità, invade piú o meno completamente il comportamento: il soggetto non sarà piú allora semplicemente un fascinato, ma uno spiritato, cioè un posseduto o un ossesso, da esorcizzare. “
[9]    Vedi anche M.A. Epifani, op. cit., pag. 58
[10]  Michele Greco, Superstizioni medicamenti popolari tarantismo, manoscritto, 1912, ried. a stampa Filo Editore, 2001, pag. 85
[11]  Atti Curia di Oria, Sortilegi e stregonerie ai tempi di monsignor Labanchi, Denuncia in data 5 luglio 1742 di Carmina De Tomaso contro Giustina Quaranta accusata di essere strega, ff. 1-2
[12]  Atti Curia di Oria, Sortilegi e stregonerie ai tempi di monsignor Labanchi, Denuncia in data 5 luglio 1742 di Carmina De Tomaso contro Giustina Quaranta accusata di essere strega, f. 29
[13]  Carla Corti, Diana Neri, Pierangelo Pancaldi, Forme ed attestazioni di religiosità del mondo antico nell’ Emilia centrale, Aspasia Edizioni, 2001, pp. 73-74
[14]  Ibidem, pag. 72
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