Tumgik
#awwww sono proprio loro
veronica-nardi · 4 years
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Haikyuu Quarta Stagione
“Non è divertente non provare cose nuove se sai che esistono”.
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E anche questa stagione è andata. E io sono sopravvissuta. Perché ogni volta rischio la morte per arresto cardiaco, e ogni volta miracolosamente sopravvivo.
Sinceramente avevo dimenticato quanto sia bello Haikyuu, quante cose belle abbia.
Amo questo cartone, amo i suoi personaggi, le evoluzioni, l’adrenalina, le squadre, le strategie di gioco.
Sono due le cose che non ho amato di questa stagione, e le dico subito così da togliermi i sassolini dalle scarpe: le pause di metà puntata, e i disegni. Prima durante le pause avevamo i personaggi che tiravano la palla e facevano gli idioti, ora ci hanno dato questi animaletti che simboleggiano i vari personaggi e sono sì carini, ma, vi prego, ridateci i personaggi! #petizione. E poi ci sono i disegni, e ammetto di aver impiegato oltre metà stagione per accorgermene, ma a un certo punto ho visto un salto talmente disegnato male che non ho potuto non notarlo. Tornate a fare i vecchi disegni! #petizioneparte2
Ora passiamo alle cose belle.
Il ritmo come sempre è davvero ottimo. Anzi forse hanno spinto un po’ sull’acceleratore nella prima parte, ma è comprensibile visto che va bene il ritiro, la preparazione e gli allenamenti, ma quello che volevo vedere erano i nazionali, quindi capisco che non si siano soffermati troppo sulle cose precedenti.
A proposito di cose precedenti, il ritiro io non me lo aspettavo. Quando ho finito di vedere la terza stagione, con la Karasuno che riesce a qualificarsi per i nazionali vincendo contro la Shiratorizawa, io pensavo che la quarta stagione iniziasse subito con loro che approdano ai nazionali, non mi aspettavo un ritiro, anzi due, e addirittura un’amichevole.
Ma tutto questo ha il suo perché, e mi è piaciuto.
Kageyama viene invitato al Ritiro giovanile nazionale, dove quindi si ritrova circondato da giovani brillanti nella pallavolo, mentre Tsukkishima viene chiamato per un ritiro delle matricole promettenti della prefettura, dove può allenarsi e fare pratica.
Mi sono chiesta perché non avessero invitato anche Nishinoya a questo secondo ritiro, perché è obiettivamente uno dei giocatori più bravi e “epici” della Karasuno. Ma la serie mi ricorda che Nishinoya non possiede esattamente un tale livello di maturità per poter essere invitato a un ritiro del genere, è troppo coglione in pratica, quindi si attacca. #legit
Hinata chiede se c’è un invito anche per lui da qualche parte, e con tutta la delicatezza del mondo Tsukkishima gli fa notare che lui è troppo pippa per poter essere chiamato a un ritiro di qualsiasi tipo. Il Ritiro giovanile nazionale poi, è fantascienza per lui.
Grazie Tsukki per la tua onestà sempiterna.
Tra l’altro Tsukki si fa notare anche per la sua profonda empatia e per il suo commovente senso di amicizia, visto che per tutto il ritiro non caga Hinata di pezza. Hinata che, siccome non è stato invitato, ha deciso di autoinvitarsi. Giustamente.
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Parliamo un attimo di questo.
Non sono dispiaciuta o infastidita che Hinata non sia stato chiamato, perché Hinata è ancora un giocatore molto scarso e poco versatile, ma trovo immaturo ed infantile che il vecchio allenatore della Shoratorizawa che l’abbia invitato non tanto per le sue capacità ancora scarse, ma, sostanzialmente, perché invidioso.
È da quando ha iniziato a giocare a pallavolo che a Hinata viene ripetuto che è scarso, che è troppo basso, che è una pippa, e a quanto pare non conosce nemmeno le basi fondamentali della pallavolo (Karasuno, magari una lezioncina fategliela), e che sa sì saltare ed è velocissimo, ma che senza Kageyama non ha utilità. E vedere che nonostante tutto Hinata non si arrende, non perde l’entusiasmo, e continua a pretendere di stare sul campo, di giocare, e di toccare anche lui la palla, deve riempire di non poca invidia il vecchio allenatore Tanji Washijō (mai saputo che si chiamava così, son dovuta andare a cercarlo lol), che da giovane si trovava nella stessa situazione di Hinata, perché anche lui basso, ma che al contrario del nostro piccoletto si è dato per vinto. Quindi per lui è inaccettabile che Hinata possa dimostrare che invece si può fare.
Un atteggiamento di questo tipo lo potrei accettare molto meglio da un coetaneo di Hinata, da un quindicenne, non da un uomo adulto di oltre settant’anni (sì, ho cercato anche l’età), e da cui ci si aspetterebbe una certa maturità e magari anche saggezza. Il problema non è la gelosia, perché quello è un sentimento umano, il problema è che quest’uomo dovrebbe avere la forza d’animo di passare oltre, riconoscere la determinazione di Hinata e incoraggiarlo.
La cosa bella è che, anche se l’allenatore lo fa rimanere solo come raccattapalle, Hinata non si scoraggia, rimane al ritiro, e osserva. E osservando, impara. Perché finora è sempre stato sul campo a esercitarsi, mentre adesso ha la possibilità di vedere come si muovono gli altri giocatori, e di vedere l’andamento di una partita da prospettive diverse.
Hinata è un personaggio semplicemente fantastico e ha tutta la mia stima. In continua evoluzione, dinamico, determinato, simpatico, scemo, ma pieno di sfumature geniali e sorprendenti (lo stesso Daichi afferma che a volte Hinata è ancora un vero e proprio mistero anche per loro). Per me rappresenta un raggio di sole in questa serie, che mi diverte e mi dà calore. Non è solo un personaggio che ti piace o che ami, ma a cui vuoi proprio bene.
In realtà questo vale per tutti i giocatori della Karasuno. Voglio bene a tutti, perché ognuno di loro impara a farsi voler bene.
Anche quello stronzo di Kageyama, che rimane sempre un po’ egocentrico e scontroso, come dimostra durante l’amichevole con la Dateko quando dice senza tanti complimenti a Nishinoya di essere tra i piedi.
Che momento trigghered è stato.
Trigghered per tutti (me compresa, perché Nishinoya non si tocca), ma non per lo stesso Nishinoya, che invece di infastidirsi e mandare Kageyama a quel paese, capisce subito cosa intende dire e agisce di conseguenza.
Ma il peggio esplode quando Kageyama si lascia andare a uno scoppio d’ira con Asahi perché non schiaccia le sue alzate, facendo riemergere per un momento quel Re Dispotico che era alle medie.
Kageyama è un personaggio estremamente umano, e lo amo per questo. Mentre Hinata si evolve più dal punto di vista del gioco ma rimanendo sempre la stessa persona, l’evoluzione di Kageyama, già un alzatore formidabile, è più psicologica e introspettiva. Ed è un percorso fatto di alti e bassi il suo, ci sono momenti in cui la vecchia personalità riemerge, perché si può sì cambiare, ma il suo carattere rimane quello, e la trovo una cosa molto realistica.
Uno dei momenti più belli di questa quarta stagione è quando Hinata incorona Kageyama Re del campo mettendogli un asciugamano piegato a mo’ di corona sulla testa. Asciugamano che Kageyama gli tira in faccia, perché questi due hanno un modo di dimostrarsi affetto tutto loro.
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Ma vediamo di arrivare alla ciccia, e parliamo dei nazionali.
Due partite hanno giocato in questa stagione. DUE. Se andiamo avanti così, io viva al finale di Hakyuu non ci arrivo, non credo che il mio cuore potrà reggere.
Vado di spoiler cattivi perché voglio finire in fretta questo commento. Denunciatemi.
Una buona parte di me sospettava che avrebbero vinto contro l’Inarizaki, perché mi sembrava strano che giocassero solamente due partite in questi nazionali dopo che hanno sudato tanto per arrivarci.
MA QUESTO NON MI HA IMPEDITO DI MANGIARMI LE DITA E PREGARE TUTTI I SANTI DURANTE TUTTA LA PARTITA.
Una delle cose bellissime di Haikyuu è che riesce sempre a mettere in campo personaggi nuovi e interessanti, senza mai risultare ripetitivo. E non è che a questi nuovi personaggi viene data più importanza e prendono il sopravvento, no, anche quelli che conosciamo già continuano ad essere esplorati e gli viene dedicato spazio.
E su questi ultimi Haikyuu mi ha regalato delle vere e proprie perle in questa quarta stagione.
Ma prima i personaggi nuovi, e ce ne sono quattro che mi sono piaciuti.
Abbiamo Kōrai Hoshiumi (nome che ho dovuto chiedere a @dilebe06 perché non sapevo dove e come cercarlo), da me soprannominato “Il Targaryen” perché ha i capelli platinati ed è mezzo pazzo: non poteva esserci soprannome migliore.
Un giocatore piccolo come Hinata, un ragazzo orgoglioso che se la lega al dito quando le altre persone rimangono scioccate di fronte alle sue abilità perché non sembra possibile che un piccoletto come lui possa essere così bravo. Hoshiumi rappresenta la rabbia contro i pregiudizi, e ha ragione.
Abbiamo poi i due gemelli Osamu e Atsumu Miya detti Amamiya, una coppia vincente e talentuosa che prova e mette in atto la veloce di Hinata e Kageyama perché... quale momento migliore di provare a fare una cosa del genere se non durante i nazionali? Tanto noi siamo i super brothers, possiamo fare tutto. Copioni!
Beh però, tanto di cappello a loro perché ci provano... e ci riescono.
Mi sono piaciuti molto entrambi (Atsumu mi ha dato feels di Oikawa, quindi capirai...), ma ho nel cuore Osamu perché deve sopportare quello stronzetto di suo fratello.
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Poi c’è il capitano della squadra, Shinsuke Kita, detto anche Shin, di cui mi sono subito innamorata perché se ti chiami Shin il mio cuore vola: un ragazzo freddo e logico nel dare le sue opinioni e per questo temuto dai suoi compagni di squadra, un giocatore non straordinario e non uno dei più bravi, ma è il cervello della squadra e ha fede nelle sue abilità, non in un modo arrogante, ma perché è sicuro di non sbagliare mai. Nonostante l’apparenza fredda tiene molto ai suoi compagni (la scena di Atsumu col raffreddore... awwww), è molto metodico e ripetitivo, e non va mai nel panico perché non c’è motivo di agitarsi per qualcosa che fai quotidianamente. Sei forse nervoso quando devi mangiare? Ecco, per lui vale lo stesso discorso con la pallavolo.
È uno di quei giocatori che non spicca durante una partita e che non rimane impresso per il suo talento, ma è uno di quelli grazie ai quali la squadra è unita, va avanti e vince.
E ora i vecchi personaggi, partendo dai membri della Karasuno.
Avrei davvero voluto abbracciare Tanaka in questa stagione. Sono molto contenta e grata che gli abbiano riservato uno spazio serio e introspettivo, e non abbiano continuato a dipingerlo sempre e solo come un idiota della squadra.
È vero che ce l'hanno sempre mostrato come un bravo giocatore sul campo, ma una cosa del genere ci voleva proprio.
Mi è dispiaciuto per lui nel sentirgli dire che si sente un mediocre in mezzo ai talenti della sua squadra: Asahi è l'asso ed è una bomba a schiacciare, Kageyama è un formidabile alzatore e con Hinata fanno la loro veloce, Nishinoya spacca nel ricevere, Tsukishima è ottimo nel murare ed è anche molto intelligente... lui in cosa è bravo?
La sua insicurezza e il suo senso di inadeguatezza li ho trovati molto umani e credibili.
Uno dei punti di forza della Karasuno è che non vieni mai lasciato da solo. In questo frangente Tanaka può contare sulle alzate incredibili di Kageyama, che anche se continua ad avere un carattere un po' di merda non è più il re dispotico di una volta e capisce di doversi adeguare ad ogni schiacciatore della squadra.
La schiacciata parallela di Tanaka è semplicemente incredibile, e mi ha fatta morire come tutti i compagni di squadra corrono verso di lui per festeggiare, e poi c'è quell'asociale annoiato di Tsukishima che si congratula a modo suo.
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Ma se ho amato Tanaka, come posso descrivere quello che ho provato per Nishinoya?
Non so se l’ho mai detto prima, ma io ho un debole per Nishinoya. È un bravo coglione, e io adoro i personaggi così. Mi piace un sacco il fatto che nella vita di tutti i giorni sia il più grande cretino sulla faccia della terra, per poi prendere molto seriamente la pallavolo nel momento in cui entra sul campo da gioco.
Capisco il discorso di non averlo invitato al ritiro perché non sembra avere una certa maturità - “l’incidente sexy” rimarrà per sempre uno dei momenti più esilaranti di Haikyuu - ma durante la partita contro l’Inarizaki Nishinoya si è completamente riscattato: ho adorato il suo approfondimento, la sua nostalgia, il suo racconto dell’infanzia, la sua serietà, il suo silenzio, i suoi palpabili nervi tesi per l’essere preso di mira, la sua ammissione di avere avuto paura. È sembrato quasi saggio.
E voi non lo avete invitato al ritiro perché dite che non è abbastanza maturo?
#giustiziapernishinoya
Nishinoya è quello che salva la palla con i salvataggi dell’ultimo secondo - salvataggi epici - e lo adoro per questo. Mi fa venire dei colpi tremendi, ma lo adoro. Ed è quello a cui piace provare cose nuove perché è questo il vero divertimento: ecco perché riceve la palla con un palleggio sulle dita piuttosto che con il solito bagher. Bello anche Kinoshita che lo incita a muoversi perché “se sei spaventato, fatti aiutare”.
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E io qui mi sono commossa.
Nishinoya ha rotto il ghiaccio, e da quel momento in poi sono stata con la lacrima facile.
Mi sono mangiata gli ultimi episodi perché Haikyuu è così: quando cominci una partita la devi finire, non esiste interromperla e continuare la visione il giorno dopo. Se aspettassi, non arriverei al giorno seguente.
Se Nishinoya mi ha commossa, Hinata ha proprio rotto la diga delle mie ghiandole lacrimali.
VOGLIAMO PARLARE DELLA SUA PRIMA RICEZIONE IN PARTITA???
Nishinoya è il mio eroe personale, ma il vero eroe di questa storia è Hinata, e questa quarta stagione è sulla sua evoluzione, sul suo riscatto, su come stia scoppiando come giocatore.
Adoro l’amore di Hinata per la pallavolo, fa venire voglia di giocare pure a me. Il suo entusiasmo è contagioso, e lo dimostra quando incoraggia quel ragazzo alto al ritiro facendogli capire che l’essere così alti è una vera fortuna. La cosa bella di quella scena è che Hinata lo incoraggia senza volerlo: l’ho detto che questo è uno scemo e un genio allo stesso tempo.
Ma sto tergiversando.
La sua prima ricezione in partita è bellissima: è il frutto della sua attenta osservazione, della sua voglia di provare qualcosa di diverso perché lui non è solo quello che fa la veloce, è il suo coraggio di mettersi in gioco. 
La sua buona riuscita lascia tutti di stucco, perché nessuno si sarebbe mai aspettato una cosa simile da Hinata - ora la finirete di sottovalutarlo?? - e volevo mandarli tutti a cagare quando perdono il punto e si buttano giù di morale. Immagino quanto possa essere frustrante, ma avete perso un punto, non la partita, e avete visto cosa ha fatto Hinata??? Vogliamo parlarne?!
Hinata non sta nella pelle dalla contentezza, ma siccome Kageyama è un grandissimo pezzo di stronzo - ma gli vogliamo bene per questo - afferma di non aver visto la ricezione, e io rido tantissimo.
Ma il mio momento preferito di questa partita, di questa quarta stagione, e in generale uno dei miei preferiti di tutta Haikyuu, è il punto finale.
Mentre guardavo la partita, siccome immaginavo la loro vittoria, mi sono chiesta come avrebbero vinto, chi e in che modo avrebbe segnato il punto decisivo, e speravo davvero che non si sarebbe conclusa con la classica alzata di Kageyama e conseguente schiacciata di Hinata, perché sarebbe stato troppo banale e anche ripetitivo.
Il modo in cui è finita è andata oltre le mie aspettative.
Hinata e Kageyama che murano la loro stessa veloce messa in atto dai fratelli Miya è qualcosa di poetico, bello, giusto e romantico tutto insieme.
I due hanno visto con i loro occhi come la loro specialità non sia poi così speciale, e che non è invincibile, quindi, invece che chiudersi nella rabbia e nella frustrazione come avrebbero potuto fare, hanno fatto tesoro di questa lezione e agito di conseguenza.
(Questi adolescenti sono più maturi di Tanji Washijō lol)
Come commenta Tsukishima, solo loro potevano murare quella veloce: questa è poesia.
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E sì, è anche romantica. Perché questi due scemi non si sono mica messi d’accordo, sono saltati per murare nello stesso momento, senza dirsi niente, con lo stesso obiettivo: scusate ma qui li devo proclamare anime gemelle.
Ho guardato tre stagioni di Haikyuu sapendo della ship di Hinata e Kageyama ma senza mai shipparli perché non ci sono mai riuscita, ma guardando quella scena e al suo significato, beh, il mio cuore vola.
Hinata e Kageyama si completano a vicenda: uno è solare e scarso, l’altro non sa socializzare in modo adeguato ed è formidabile; uno schiaccia e l’altro alza. Poco importa se passano l’80% del tempo ad insultarsi, tutti noi sappiamo che sono fatti l’uno per l’altro.
MI È PARTITA LA SHIP.
Ma andiamo avanti con le considerazioni veloci.
Mi sono piaciute molto alcune cose: come Asahi che cerca nella sua timidezza di incoraggiare Nishinoya come il compagno ha fatto con lui decine di volte in passato (Asahi sei sempre il mio cucciolone), o come Tsukishima che sa di potersi fidare di Hinata quando capisce di non riuscire a murare gli avversari.
Mi piace molto il personaggio di Sugawara, che non evolve e non è interessante, ma proprio per questo dà equilibrio alla serie, e si fa comunque notare per la sua arguzia e le sue capacità strategiche.
Carinissimi, e in un certo modo anche commoventi, i tre ragazzi del terzo anno: Sugawara, Asahi e Daichi. I più grandi, i più saggi, i più tranquilli. Le radici della squadra, il motivo per cui la Karasuno esiste ancora. Spesso mi dimentico che nel momento in cui dovessero perdere una partita, sarebbe la loro ultima con quella squadra, quindi immagino quanto ci debbano tenere e comunque non voglio pensare ai pianti che si faranno e che mi farò quando tutto sarà comunque finito.
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Apprezzo molto tutti quei personaggi di contorno, come l’allenatore o gli spettatori, che commentano le partite in diretta: i loro commenti sono sempre molti utili per seguire meglio l’andamento e per capire le azioni svolte.
Ci sono mille scene e momenti che mi hanno fatta piegare dalle risate, come i commenti dei ragazzi, il rapporto intriso di odio tra Tsukishima e Kageyama, Hinata che si dimentica di schiacciare perché troppo contento per il salto, Tanaka che “fraintende il fatto di aver frainteso” (lol tutta la vita), o il povero Tsukki che viene incastrato a fare da baby sitter per Hinata e Kageyama.
Haikyuu è un incredibile e ottimo mix tra risate e lacrime, perché a fine partita non puoi fare altro che piangere di gioia, e liberarti di tutta la tensione accumulata durante il match.
Ed è sempre bellissimo come questo anime riesca a farti amare anche le squadre avversarie, rendendole sfaccettate e tridimensionali invece che dipingerli come dei cattivi antipatici da sconfiggere. La trovo una cosa molto matura e un bel passo avanti rispetto ad altri cartoni.
Ultimissime cose.
Kenma, sei intelligente, machiavellico e hai un cervello incredibile, eppure non hai entusiasmo e voglia di giocare. Non sai quanta rabbia mi fai. Tsukkishima uguale (o dovrei dire, Fiaccoshima?)
Come faccia un coglione strambo, lunatico, esibizionista, eccentrico come Bokuto ad essere uno dei tre migliori giocatori del Giappone, Dio solo lo sa.
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Hinata, Kageyama, Nishinoya... tutti bellissimi, ma il vero re di Haikyuu per me rimarrà per sempre Oikawa, il cui cameo vale oro.
Voto: 8.4
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sandnerd · 6 years
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Tsurune Kazemai KouKou Kyudoubu - Ep 11
Aiuto ragazzi. Questo episodio è stato più cangiante di un camaleonte, si passa dalla riflessività delle scene di Masaki alla leggerezza riacquistata dai ragazzi dopo il discorso Seya, alla tenerezza per gli scambi tra i ragazzi e Masaki, all'incredulità finale. Aiuto. L'episodio comincia coi controfiocchi, possiamo goderci un pò di fanservice grazie a pettorali ed alle spalle di Masaki, che mentre continua a tirare frecce mezzo nudo ripensa a quali siano davvero i suoi motivi per insegnare (e praticare) il kyudo, ricordando anche le parole di Seya, di Morioka sensei e di suo nonno. Il gruppo di protagonisti si rafforza ogni giorno di più, e questo si riflette in una maggiore bravura e precisione anche nel kyudo; in particolare è chiaro a tutti il nuovo comportamento di Seya, che ultimamente aveva stupito con la sua scontrosità e che adesso torna ad essere il presidente calmo e gentile di sempre. Minato però si ritrova ad ascoltare una conversazione tra Masaki e Morioka sensei, nella quale il primo afferma che vuole scavare più a fondo nella storia di suo nonno, dato che ha deciso di insegnare solo per ripicca. Vorrei qui aprire una parentesi sulla parola "ripicca", poichè in realtà nell'anime viene detto "fukushu" che tradotto vuol dire "vendetta"; a volte non condivido le scelte fatte nelle traduzioni, quasi sempre almeno in italiano smorzano il senso delle parole e la scena non ha la stessa resa dell'originale, ma in questo caso sono d'accordo, dato che non siamo in un contesto in cui abbia senso una vendetta, il nonno non ha certo ammazzato il cane a Masaki o fatto chissà che. Ma torniamo a noi. Vuol dire che non farà più l'allenatore? non è chiaro, ma quello che agli allenamenti è super chiaro agli occhi di Seya, sempre attento ad ogni movimento di Minato, è che l'amico è eccessivamente concentrato sull'allenatore, e dai sarebbe il caso di togliergli gli occhi di dosso, capisco che è un gran bel maschione ma contieniti e soprattutto mettiti in fila che prima ci siamo tutte noi spettatrici. Seya, dopo un brevissimo richiamo a quello che è successo la scorsa puntata, e cioè che non è il caso di tenersi tutto dentro, e loro due lo sanno bene (awwww Seya che tenero), ascolta quello che Minato ha sentito, e cioè la storia della ripicca. In effetti Seya ha sempre pensato che Masaki, per quanto sempre sorridente ed allegro, dietro questa facciata tenga nascosto qualcosa che lo tormenta. Sarà per questo che Masaki a Seya non piace? può darsi. Minato tornando a casa riceve un messaggio di Shu, che gli dice di andare a trovare la loro maestra di kyudo, non si capisce bene perchè e soprattutto complimenti al tempismo di Shu, pare quasi che abbia la palla di cristallo, perchè Minato trova davanti la porta della maestra Saionji niente popò di meno che Masaki. L'allenatore aveva infatti trovato delle vecchie foto di suo nonno nel quale figurava insieme alla maestra e ad un altro, di nome Osone, ed insieme tutti e tre ai loro tempi erano stelle del kyudo. La maestra Saionji però indirizza Masaki dal terzo componente, poichè il nonno non si è mai confidato molto con lei. Minato nel frattempo sta ad ascoltare la storia del rapporto tra Masaki e suo nonno, un uomo che Masaki ha sempre visto come qualcuno che lo disprezzava. Ma la maestra apre un poco gli occhi dell'allenatore, dicendogli che di certo non lo disprezzava e che non esisteva solo la faccia che mostrava a lui quando lo allenava. Per maggiori informazioni rivolgersi ad Osone. Di ritorno Minato continua a lanciare occhiate preoccupate a Masaki, e dai sarebbe il caso di finirla, come ho già detto contieniti. I due si fermano ad una caffetteria, e Masaki spiega a Minato di come, quando ha cominciato a soffrire di hayake, suo nonno gli abbia detto che era per colpa del fatto che non si allenava abbastanza insieme ad altre cose non proprio gentili, per cui il giovane è andato via di casa e si è allenato per conto suo, guarendo, ma alla fine non ha fatto in tempo a vedere un'ultima volta suo nonno prima che morisse. Una parte di me è convinta che Osone gli dirà che l'ultimo pensiero del nonno è stato per Masaki, e lì l'allenatore troverà finalmente la tanto agognata pace interiore. Il giorno dopo Minato racconta tutto ai compagni di squadra, un altro segno che ci fa capire quanto i ragazzi ormai siano legati tra loro, e tutti insieme spronano l'allenatore ad andare a trovare Osone, poichè a pensare di avere sempre tempo si finisce per perdere le persone a noi più care senza aver detto loro quello che ci premeva dire, come è successo a Minato con sua madre (lacrimuccia qui prego). E così Masaki parte, lasciando i ragazzi nelle mani amorevoli delle loro compagne di squadra che a mio modo di vedere saranno anche peggio dell'allenatore. Arriva l'indomani, cioè il giorno del torneo, tutti sono pronti, preparati, si sono allenati, manca solo l'allenatore. Ecco appunto. Il botto finale. Arriva la notizia per bocca del negoziante di accessori per il tiro con l'arco che Masaki ha avuto un incidente d'auto. Zoom sulla faccia attonita di Minato e ci vediamo al prossimo episodio. Come ho già detto: aiuto. Vedo l'occasione perfetta per un altro senso di colpa stile Seya con la madre di Minato, ma spero non si arrivi a questo, anche perchè siamo a due puntate dalla fine. Aiuto!
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coeursandchoeurs · 5 years
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Nato nel 2005 a Brooklyn da un’idea di Matthew Morgan, il festival Afropunk è divenuto in breve tempo un punto di riferimento per la cultura nera alternativa. Un secondo festival ad Atlanta, un terzo a Johannesburg in Sud Africa e, da cinque ann, un quarto appuntamento a Paris, si sono  aggiunti all’edizione new yorkese con il duplice scopo di far conoscere a un pubblico sempre più vasto il meglio della musica soul, jazz, hip hop e r’n’b più recente e nello stesso tempo con l’intento di coinvolgere le singole comunità locali nella diffusione dei valori e della creatività dell’universo afro, sparpagliato in una diaspora planetaria.
L’edizione 2019 poteva vantare un cartellone di stelle di prima grandezza, con all’attivo album fra i migliori pubblicati in questo primo scorcio di anno. La presenza di Janelle Monae, Lizzo, Solange, Little Simz come headliners ci ha convinto a essere presenti almeno ad una delle due giornate del festival, trasferitosi quest’anno a Boulogne Billancourt, sul sito della Seine Musicale.
La giornata di sabato 13 luglio – alla quale non abbiamo purtroppo avuto modo di partecipare- predeva in lineup, fra gli altri, la nigeriana Tiwa Savage, il duo francese Ibeyi e la meravigliosa Janelle Monae, protagonista di una performarce acclamatissima, se dobbiamo dare credito al racconto entusiasta dei presenti.
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I went there for her, and i was served 🌹. @janellemonae I love you… #Bestbdgift #afropunkparis2019 #Afropunk #afropunkparis have I the right to say "merci petite " ? Le sang 💉 #janellemonae #iamattached
A post shared by Christophe Saint Carats (@iamchristophek) on Jul 14, 2019 at 1:37pm PDT
Archiviata purtroppo la prima giornata, veniamo al racconto di domenica.
Giunti alla Seine Musicale verso le 16, siamo stati immediatamente accolti da una moltitudine bella, allegra e colorata. Clima rilassato e sereno per un evento di cui la musica è indubbiamente stata la protagonista assoluta fuori e dentro la sala.
Primo concerto in programma, previsto sul palco blu (il grande palco è diviso in due settori, uno rosso e uno blu, sui quali si alternano i musicisti, ndr), è quello di Little Simz,  attrice e rapper britannica di origine nigeriana, con all’attivo tre album in studio, di cui l’ultimo in ordine di tempo, Grey Area, rientra facilmente nella lista del nostro best of del 2019.
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Vestita sobriamente con una tuta nera e una t-shirt bianca e con i capelli raccolti in una chignon rasta, la giovane britannica propone una setlist in cui il più recente lavoro fa la parte del leone ed è presente con pressochè tutte le tracce più note: Venom, Boss, Flowers, fino all’apoteosi, sulle note della bella Selfish, brano intonato a memoria da tutta la sala. Ma c’è spazio anche per God Bless Mary, traccia presente su A Curious Tale of Trials + Persons, sentito omaggio alla vicina di casa della simpatica rapper, prezioso sostegno dei tempi più bui.
Un veloce cambio di scena, scandito da graditissimi dj set che trasformano puntualmente il parterre in una pista da ballo (dj set che prevedono successi hip hop o r’n’b dagli anni 90 a nostri giorni) ed ecco che Maleek Berry guadagna il palco rosso. Come Little Simz artista inglese di origine nigeriana, Maleek, ci propone un set vivace e coloratissimo, dalle venature afropop mescolate a nuances di volta in volta rap o r’n’b. Fra i pezzi più apprezzati Flashy e Kontrol, con le loro cadenze ironiche e sensuali.
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Un brevissimo intermezzo musicale ed è ecco che viene il momento della bella IAM DDB acronimo dietro il quale si cela Diana De Brito, rapper britannica di stanza a Manchester, la regina indiscussa del nuovo urban jazz targato uk. Magnifica, vestita con pantaloni e top color pesca a far risaltare la pelle color avorio, Diana conquista il pubblico con alcuni dei pezzi più amati del suo repertorio recente e recentissimo. Fra questi, tracce estratte dal suo penultimo lavoro  Flightmode Vol. 4   come XoX o Moonlight e brani della sua più recente fatica Swervvvvv.5 (fra tutte ovviamente la programmatica Urban Jazz) ma non puo’ certo mancare Hoodrich Vol. 3  con il classico Shade.
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@iamddb "she kept it G !!! Awwww" #IAMDDB filmed by android 🤳🏾📲 #music #hiphop #paris #soulrnb #ukvibes🇬🇧 #festival #afropunk #musicevent #AfroPunkParis #shade #urbanjazz #beeech #manchester #bbcsound #more #drippy #kurrency #iamddbshade 🔊🎶
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Sono circa le 19 30 quando fa il suo ingresso in scena, accolta da una vera e propria ovazione, Lizzo.
Bustier corto blu petrolio e coda di cavallo, Lizzo è coadiuvata sul palco da 4 ballerine/coriste. La setlist è ricchissima e prevede un po’ tutti i pezzi più consciuti del suo Cuz I Love You album campione di incassi che l’ha resa una star di prima grandezza nel panorama musicale contemporaneo.
Ed è proprio la title track ad aprire le danze. Fra i momenti più spettacolari segnaliamo Boys, Phone, Soulmate, Truth Hurts e Good as Hell, per chiudere in bellezza sulle note di Juice.
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Lizzo @Afropunk
Lizzo @Afropunk
Dopo l’apoteosi Lizzo, decidiamo di visitare gli stand per goderci un poco l’atmosfera del festival.  Ci giungono  quindi solo a intermittenza gli echi delle esibizioni di Masego e Raphael Saadiq, nomi più o meno noti della scena nu soul; quest’ultimo è noto soprattutto per la sua attività di produttore di artisti prestigiosissimi (Solange, Stevie Wonder e TLC, fra tutti).
La giornata volge al termine, ma resta ancora il numero di centro ovvero Solange Knowles, sorella minore di Beyoncé. Reduce della pubblicazione di When I Get Home, album acclamato da critica e pubblico, è senz’altro l’artista più attesa della kermesse. Vestita di nero, i capelli lunghi lasciati morbidi sulle spalle, Solange è accompagnata in scena dalla band e dalle immancabili coriste.
Spettacolo sobrio e minimalista ma curatissimo, quello della più giovane delle sorelle Knowles prevede l’esecuzione di molte delle nuove canzoni e solo qualche successo del precedente disco, fra cui ovviamente Fabu e Cranes in The Sky. Fra i pezzi più emozionanti Down with The Clique, Almeda e la bellissima Stay Flo. C’è spazio anche per una breve sosta di Solange che si spinge fino alla transenna a salutare i fan delle prime file, felici dell’incontro ravvicinato, a suggello di un festival da ricordare tanto per la qualità della musica offerta che per l’atmosfera estremamente gradevole che non è mai venuta meno.
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Last night, Solange gave us the perfect end to Afropunk Paris 2019 🖤🖤🖤 This song. Those words. That voice. Smiled and sang our hearts out all the way through her beautiful headline set 🙌🏾 Here's to our front row gang, @drparsons_livefree 😉 #solange #solangeknowles #blackgirlmagic #afropunkparis #afropunkparis2019 #afropunk #paris #laseinemusicale #cranesinthesky #aseatatthetable #music #thisshitisforus #fubu
A post shared by Rachel Solomon (@irachelsolomon) on Jul 15, 2019 at 5:58am PDT
Prossima tappa di Afropunk : fine agosto a Brooklyn.
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  Musica e cultura africana in scena alla Seine Musicale, per la quinta edizione parigina di Afropunk. Stelle della scena musicale rap, soul, jazz, e r'n'b si sono dati appuntamento nella capitale francese, per quello che è divenuto un evento imprescindibile dell'estate musicale. Nato nel 2005 a Brooklyn da un'idea di Matthew Morgan, il festival Afropunk è divenuto in breve tempo un punto di riferimento per la cultura nera alternativa.
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