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Art Circus
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Perspectives and Perceptions
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artcircus-blog · 8 years ago
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Equilibrio in prestito
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L’equilibrio è l’unica cosa, l’unico gioco che ci permette di essere vivi. Quando è stata l’ultima volta che vi siete sentiti così? Non è forse quando qualcosa non è andato secondo i piani? O quando una vostra abitudine è caduta, precipitata e voi vi siete trovati davanti ad una strada non battuta? Cadere è come scegliere la strada più difficile solo per poi rialzarsi…il brivido non è paura di farsi male ma sapere che quello è il rischio e tu lo stai accettando, impaziente di provare la tua resistenza, la tua soglia, il tuo limite. 
Oh, quante volte ne abbiamo discusso con George, lui non riusciva a cogliere l’essenza del movimento, del gesto, non riusciva a percepire un mondo senza immaginarlo per un momento perfettamente immobile. Ed allora ha bisogna di suddividerlo, di sezionare il movimento per permettere ad ogni frammento di un minuto, di un secondo, di poter essere assolutamente immobile, un istante congelato in un turbinio di sensazioni, mentre lui, Maestro d’orchestra, costruisce la sequenza sonora perfetta. Tutto all’interno di un solo, piccolissimo ed effimero momento, è quella cosa strana che i posteri chiameranno fisica delle particelle e fisica relativistica, applicata alla pittura, un segmento per il tutto.
Il piede deve essere fermo, saldo, una radice che ti deve permettere di volare, tutt’uno con il cavallo, con il sogno con il movimento, che io so qualcuno teorizzerà come paradigma estetico ed artistico, quel pittore futuro, strano, fissato con le forme e con il loro movimento… io non ho avuto la fortuna di vederlo o di conoscerlo, ma so che saremmo andati d’accordo. Il cambiamento è l’unica costante e l’unica reazione possibilità è la morbidezza: un’onda contro uno scoglio si rompe, la sabbia invece l’accarezza senza mai annullare sé stessa o la sabbia. Quante parole... vi starò ubriacando di parole, frasi, non detti… il respiro è l’unica cosa più forte della volontà, come il silenzioso battito del cuore.
Il saltimbanco mi chiama, è il mio turno…osservate il dettaglio…solo così il resto, l’insieme vi apparirà nitido.
Se mi cercate, guardate bene il silenzio, il rumore assordante degli applausi ve lo nasconderà. Il punto è il solo vero ed unico protagonista.
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artcircus-blog · 8 years ago
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VERDE ACQUA DI LETE – HISTORY FACT
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Baudelaire e il Fiume Lete sono un connubio inscindibile, non solo perché Charles è il poeta dell’oblio, con una scrittura simbolista, ma anche perché è un topos che ricorre nei suoi scritti ed è citato ne “I Fiori del Male”.
La sua scrittura si dibatte costantemente tra lo spleen e l’ ideàl, tra l’orrore per la realtà esterna che cambia, siamo in piena industrializzazione, e l’estasi per le possibilità che si aprono per animi che sanno scendere, forse, a quei compromessi tanto odiati dallo scrittore. La sua è una città febbrile, a tratti dolorante, che non riesce più a riconoscere il vero sguardo da una pallida imitazione, ed è qui che il ruolo del poeta prende forma: il letterato, l’intellettuale è il sacerdote di un antico rito che spalanca le porte dell’ideale, di un mondo perfetto che esiste e palpita solo nel sogno. L’oblio, la dimenticanza, il perdersi completamente è l’unica verità che l’uomo può percepire.
Nei sui scritti troviamo un forte rifiuto dei valori di realismo e positivismo, lasciando spazio invece all’irrazionale ed alla malinconia, mette letteralmente il suo cuore a nudo per il lettore; leggere Baudelaire equivale a compiere una discesa nel mondo ideale ed onirico in cui trovare riparo dalle delusioni del reale.
Solo l’amore è capace di salvare l’uomo, ma quale tipo d’amore? Per Baudelaire anche l’amore è doppio: da una parte l’amore sublime, una vera e propria ricerca mistica dell’amore puro ed ideale; dall’altra quello carnale, lascivo e diabolico, che porta ad un baratro sospeso sull’autodistruzione. La donna è così simbolo del peccato ma anche oggetto di culto, un diavolo sotto forma di Venere, che imprigiona la mente del dandy senza lasciargli alcuno scampo. Il sentimento diviene così un’operazione chirurgica, un atto razionale che viene compiuto da essere irrazionali incapaci di comprenderlo pienamente. L’amore è un crimine in cui l’unica certezza è l’esistenza di un complice, non vi è assoluzione ma solo abbandono e dolore.
La sua opera più famosa è “I Fiori del Male” (Les Fleures du Mal), pubblicati la prima volta il 25 giugno 1857 e già dopo pochi giorni classificati come osceni, rei di oltraggio alla morale pubblica e religiosa; Baudelaire ed il suo editore furono costretti ad un processo pubblico ed al pagamento di una multa di circa 300 franchi. E’ un viaggio immaginario, ed a tratti immaginifico, nella vita che prende qui le fattezze di un inferno sconosciuto e viscido ed il poeta può, in quanto essere superiore, elevarsi sopra al mondo comune ed aprire le sue sensazioni e le sue percezioni per cogliere le corrispondenze tra oggetti, uomo e natura, attraverso i sensi.
Questo continuo richiamo ai sensi, ai piaceri della vita, spesso offuscati da atmosfere surreali o sostanze stupefacenti, insieme al lirismo malinconico, ha contribuito alla creazione dell’immagine del poeta maledetto, chiuso su se stesso, quasi ripiegato, intendo a sprofondare nel suo mondo interiore fatto di sofferenza, guai e visioni ineffabili, un vero bohémien antiborghese amante della notte, dei suoi piaceri e dell’assenzio, inseparabile compagno.
Nel 1887-1888 Rodin, affascinato dalla scrittura e dai temi di Baudelaire e grazie ad una commissione di Paul Gallimard, decise di disegnare 27 illustrazioni per I Fiori del Male, seguendo la tecnica ad inchiostro che aveva utilizzato per illustrare la Commedia dantesca.
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artcircus-blog · 8 years ago
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Verde acqua di Lete
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Sedetevi, non abbiate paura, la mia fama forse mi precede ma non temente, qui al circo siete al sicuro, siete protetti, come se ognuno di voi fosse in una dimensione altra e distante…. Avete mai ascoltato il vostro cuore, insieme col vostro respiro? Fatelo ora, appoggiate le vostre mani sul vostro cuore, ascoltatelo, mettetelo a nudo, io l’ho fatto così tante volte che non sono più sicuro che sia solo mio o anche di qualcuno altro, magari di voi Signora? O forse tu, monello, lo hai nascosto nella tasca insieme alle perle che rubato alla baronessa entrando?
Percepitelo come un pianoforte, accarezzate i tasti, lasciate la purezza fuori dai vostri gesti, sporcatevi, cadete, le vostre membra non sono fatte per stare su un piedistallo ma per lottare nel fango, per cedere e rialzarsi, per soccombere e lottare cinicamente: la verità si farà sempre pagare per venire alla luce, ed il prezzo sarà troppo alto per ognuno di noi. Io il mio l’ho pagato in anticipo ed ho perso tutte le ricevute, rimango immobile, sommerso dall’unico fiume che mi abbia mai lambito le vesti, il caro e dolce Lete.
Non mi guardi così Signore, non sono folle, non ancora, ma ho visto troppo di questo mondo per non raccontarlo così come appare senza veli, senza perfezione, così esteticamente imperfetto da togliere i fiato. Se il poeta deve cadere e perdere l’aureola, così l’uomo deve tuffarsi nell’unico mistero che non può risolvere: la sua anima, un pozzo che si chiude in alto e si riapre solo per trovare nuovi appigli e nuove visioni, tutta la vostra vita è solo una visione, ubriaca, paradisiaca, stravolta.
E quello che crediamo amore è solo il perfezionamento di una contorta forma di prostituzione, ma sto già dicendo troppo… il pubblico inizia a rumoreggiare…. Eppure credo che a tutti voi sia successo di essere rapiti dalla malinconia, di affogare in acque così limpide da non riconoscere più il vostro riflesso, di essere come tutti gli esseri umani degli ingrati infermi. Tutti siamo sani finché un semplice pensiero non inizia a scavare le nostri menti, e quando la speranza si affievolisce l’angoscia vince, conquistando le migliori menti che esistano, qualcuno che verrà dopo di me dirà che ha veduto queste menti strisciare per terra…. Credetegli, siete ancora in tempo.
Ora devo congedarmi da voi… il mio demone personale tra poco si sveglierà ed esigerà il suo tributo. Vi lascio con qualche verso e se mi doveste cercare, chiedete di Charles ed un bicchiere d’assenzio vi risponderà nel più soave dei modi.
 “Non scrissi, o lettore innocente,
pacifico e buon cittadino,
per te questo mio saturnino
volume, carnale e dolente.
 Se ancora non hai del sapiente
Don Satana appreso il latino,
non farti dal mio sibillino
delirio turbare la mente!
 Ma leggimi e sappimi amare,
se osi nel gorgo profondo
discendere senza tremare.
 O triste fratello errabondo
che cerchi il tuo cielo diletto,
compiangimi, o sii maledetto! “
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artcircus-blog · 8 years ago
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Chop Suey
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1929, interno.
Ascoltare, sorridere, annuire: sono ormai 25 minuti che continua a parlare e la mia mente è gia lontana, o meglio qui vicina: mi chiedo perchè la coppia dietro di me stia così in silenzio, lui immerso in un’ombra melanconica e lei in una luce di fredda consapevole perfezione; mi soffermo sulla sensazione che lui sia improvvisamente impotente in questo pomeriggio, luminoso ma distaccato dal mondo. E’ vero, noi donne siamo riuscite ad ottenere più diritti di quelli che potevamo pensare anche solo 10 anni fa: l’emancipazione a livello sociale, ora possiamo anche essere segretarie, impiegate, senza dover necessariamente nascondere la nostra forza; la vittoria delle lotte per il voto ha poi spostato maggiormente l’attenzione sulla necessità di avere diritti chiari e precisi, che però fatichiamo ancora ad avere e chissà per quanti anni ancora dovremmo lottare. 
Guardo il volto davanti al mio, mentre trattengo le mani in grembo, non così sicura di voler fare un gesto di avvicinamento o di comprensione. Lei parla ed io penso alla sensazione di leggiadra evasione che ho provato oggi mentre truccavo le mie labbra di rosso, sperando che lui le notasse, quel suo sorriso storto e l’occhiata semi nascosta mentre entrava in sala riunioni mi hanno lasciata stordita e accaldata come spesso accade con lui. Vorrei, oh come vorrei, e mentre mi rendo conto di aver stretto le caviglie, due occhi mi fissano interrogativi, devo essermi persa qualcosa, qualche commento. Mi scuso, forse sono un po’ distratta oggi, le sussurro a metà voce. Lei mi sorride, si sporge un po’ più avanti sul tavolino e riprende a parlarmi dei suoi sogni con staccionata bianca, bambini e di come lui probabilmente le chiederà di sposarlo entro maggio. Forse è per questo che dicono che Aprile è il mese più crudele.
E se fossi lei?
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artcircus-blog · 8 years ago
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Il circo arriva in città
“E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te”
Guardare, osservare, percepire.
Il tendone del circo sta iniziando a montarsi, a riempire di colori quel posto scarno, un po’ brullo, che ognuno di noi ha e che a volte ha solo bisogno di una nuova parola; ecco perché ArtCircus è nato, o meglio sta prendendo forma, colore e contenuti.
Se Shakespeare diceva che tutta la vita è un palcoscenico, noi vorremmo non solo calcare quella scena ma anche raccontarvi come l’arte respira la nostra vita quotidiana: vorremmo guardare quell’abisso intricato di quadri, architetture, parole, immagini e cercare di capire qualcosa, perlomeno di noi, lasciando che l’abisso, o il sublime kantiano, aderisca ai nostri passi sporchi di fango.
L’idea è nata quasi come scommessa, come sfida: un circo che parli di arte, senza clown ma con i buffoni ed i matti tipici del teatro, elisabettiano e non; ci muoveremo tra rubriche, consigli, racconti, semplici frasi o immagini, non sempre c’è bisogno di grandi narrazioni, ma tutti noi abbiamo bisogno di storie e favole, a volte saremo noi a raccontarle, altre volte saranno le opere d’arte a parlare. 
Al circo tutto può succedere, dovete solo seguire il nostro “baloon”
Le intenzioni sono le migliori, fidatevi, non temete questo circo strano e polveroso che è arrivato in città. 
Dateci un’occasione o perlomeno una sbirciatina.
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