#Uchu Majin Daikengo
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Un altro articolo sui cartoni animati giapponesi pubblicato da Amanti dei libri.
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His sideburns are misbehaving and it’s making him irate.
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Vortice di luce fra le stelle VIII
Daikengo il guardiano dello spazio
La vicenda raccontata in Daikengo, il guardiano dello spazio (Uchu majin Daikengo, per i puristi), serie di 26 episodi, ha i connotati dello sceneggiato, per così dire. Gli episodi sono collegati tra loro e lo schema tipico è rispettato: assistiamo, anche se non sempre, allo scontro con un mostro diverso. I toni sono drammatici, sebbene non raggiungano punte da tragedia greca, grazie anche alla presenza di siparietti comici finalizzati ad allentare la tensione. Il robottone è un trasformabile ibrido, composto da tre navicelle indipendenti: la navetta-testa (navicella), la navetta centrale (automobile) e la navetta-gambe (carro armato). Unite, formano il Razzo Cosmico (o Base Daikengo), un’astronave capace di trasformarsi in robot al comando di Genio Cosmico Daikengo. Questo comporta una squadra di quattro membri, che vedremo poi, uno solo dei quali ha un ruolo attivo durante i combattimenti. Le armi sono poche: nemmeno una dozzina. Le preferenze del pilota sembrano andare alle Spade Incrociate. Non somigliano per niente a quelle che si vedono in questi anime: ricordano, infatti, due spade da scherma. Possono essere impiegate singolarmente oppure unite in un bastone da battaglia. Quando Daikengo raggiunge la potenza massima, la visiera si apre rivelando una bocca con due dentoni da vampiro. Da essa parte talvolta una fiamma che incendia le spade, rendendole micidiali. L’ambientazione è aliena: lo scenario si allarga a una dimensione cosmica. La Terra compare in tre soli episodi: il settimo, il diciassettesimo e il ventiduesimo. Siamo sul pianeta Emperius, governato da Re Empel e da sua moglie, la Regina Elisa. I due regnanti hanno tre figli, ciascuno dei quali con una personalità ben definita. Primo viene Samson, guerriero valoroso e maturo. Dopo di lui, Ryger, il protagonista. Il coraggio non gli manca, ma agisce spesso senza riflettere, affidandosi unicamente all’istinto. Per ultimo, Yuga, il più giovane dei tre. Il loro regno è minacciato dai Magellani, il cui capo, Magellano il Grande, ha l’aspetto d’uno scimmione. Per conquistare l’universo si avvale della collaborazione di Lady Baracross, una morettina con frusta vestita da vamp, tanto crudele quanto bella. Comanda lei le forze d’invasione, ricevendo gli ordini personalmente dal suo superiore attraverso un monitor. Il suo assistente è Roboleon, un androide grosso e tozzo che indossa un cappello di foggia napoleonica, malvagio ma idiota al tempo stesso. Da un robot ci si aspetterebbero freddezza e logica, mentre lui è un’altra macchina che si comporta come un essere umano, mostrando sentimenti e imperfezioni. A lui si devono parecchi momenti comici. Irresistibili soprattutto i duetti con Lady Baracross, della quale è cotto perso. Per lei farebbe qualunque cosa. Una carezza o una moina della donna lo mandano di volata nel pallone. A renderlo spassoso è anche il doppiaggio del grande Gastone Moschin, che nell’edizione italiana presta la voce a lui e a Magellano. I mostri che lancia contro Daikengo, nella maggior parte dei casi sono animali fossili o scheletri di dinosauri. Non in tutti gli episodi, però, assistiamo ad uno scontro robotico. Gli eventi precipitano già nel primo episodio. Sul pianeta Lama, Roboleon uccide il Principe Samson. Dopo di che, punta dritto verso Emperius. Re Empel è pronto a contrastare i Magellani con il Dio-Demone cosmico Daikengo. Al momento, il robottone è inattivo. Per poterlo utilizzare occorre attendere il passaggio della Stella del Guardiano, una cometa che passa vicino al pianeta ogni 950 anni. La sua energia “risveglierà” il robottone. Il pilota dovrebbe essere Yuga, ma Ryger sale di nascosto sull’automa. Non appena la Stella è passata, il principe si lancia contro il nemico, sbaragliandolo. Roboleon si rende subito conto della potenza di Daikengo, così propone un baratto: il robot in cambio della pace. Re Empel accetta, consigliato in questo senso dal Ministro Dulles, uomo mellifluo, ma sleale. Costui, infatti, ha raggiunto un accordo con i Magellani, i quali gli hanno promesso il trono di Emperius quale compenso per i suoi servigi. Ryger rifiuta lo scambio. Il padre, che si fida del proprio consigliere, lo dichiara un traditore e ordina di ucciderlo. Al giovane non resta che abbandonare il pianeta. La Via del Guerriero comporta, si sa, sacrifici e privazioni. La sua è una scelta dettata anche dalla generosità che deve sempre albergare nel cuore di un samurai: se ne va per non coinvolgere nel conflitto la popolazione. Il suo viaggio, però, non è del tutto solitario. Al suo fianco troviamo Cleo, la bionda figlia di Dulles. Anche lei, come molti altri personaggi, prova una profonda vergogna per il comportamento indegno del genitore. L’unico modo per riscattarlo è aiutare Ryger. Non si capisce bene, ma sembra innamorata di lui. Pilota la navetta centrale di cui si compone Daikengo. La navetta-gambe è, invece, affidata a due buffi robottini di nome Anike (basso e tozzo) e Otoke (alto e magro). La loro presenza contribuisce ad alleggerire la tensione con qualche scenetta divertente. È ovvio che la navetta-testa spetta al protagonista. A partire dal terzo episodio, il quartetto riceve l’aiuto di Bryman, valoroso e misterioso cavaliere dello spazio. Guida una specie di cavallo-robot. È un ottimo arciere e un abile spadaccino. Non succedono grandi cose, nel corso della vicenda. Dulles viene smascherato, ma alla fine dell’episodio numero 12 si redime sacrificando la propria vita per salvare quella di Ryger. Uno dei tanti malvagi che comprendono i propri errori, insomma. La sua morte segna anche la riconciliazione tra Ryger e il padre, che comprende le sue ragioni. C’è spazio anche per un bel “riconoscimento finale”: Bryman, infatti, non è altro che il principe Samson, creduto morto. È stato trovato in fin di vita da Guter, anziano scienziato contrario alla politica di Magellano il Grande, che lo ha trasformato in cyborg. Il vecchio muore nell’episodio 25. La rivelazione non viene dichiarata in maniera esplicita. Al contrario: non lo sentiremo mai ammettere la propria identità. Però il fratello non è un cretino e ci arriva da solo. Il Gran Finale vede la morte di Magellano e di Roboleon. E qui apriamo una breve parentesi. Perché anche l’androide viene coinvolto nel meccanismo teatrale dell’agnizione: riconosce, infatti, Samson, che pensava d’avere ucciso. La sua reazione è di puro terrore: in fondo, non è coraggioso come vuol far credere. Ryger non combatte più da solo: l’Alleanza Galattica gli riconosce il merito di essersi battuto per la pace e decide per un’azione unitaria contro il nemico. Contrariamente a quanto avviene di solito, il comandante delle forze d’invasione, Lady Baracross, si salva: fugge, e promette vendetta tremenda vendetta. Tornata la pace, Ryger prende una decisione inaspettata. Dato che, in pratica, il fratello maggiore è fuori gioco, l’erede legittimo al trono diventerebbe lui. Ma il ragazzo rinuncia in favore del giovane Yuga. Preferisce viaggiare nel cosmo a bordo di Daikengo, per proseguire la sua battaglia contro il Male, con l’aiuto di Bryman/Samson. Un’altra storia di maturazione spirituale raggiunta attraverso scelte delicate, ma coerenti. Ryger compie una serie di rinunce dolorose ed estreme, respingendo ogni tipo di compromesso. A differenza di molti suoi “colleghi”, conduce una vita nomade, senza una base d’appoggio. La sua casa è Daikengo. Che non subisce mai danni seri. Ed è logico. Come potrebbe mai ripararlo? L’esilio gli costa, ma sa che quella è la strada giusta per crescere. Impara a mitigare la propria impulsività, a ragionare prima di decidere. In questo lo aiuta anche il fratello cyborg, che non manca di guidarlo con i suoi consigli. Nell’episodio numero 21 gli dice: Il valore di un uomo si vede da ciò che egli sacrifica di se stesso agli altri. Ma un uomo di valore deve anche saper valutare quali sono i piccoli e i grandi interessi. In altre parole: il singolo individuo non conta, di fronte al bene comune. Alla fine, si dichiara fiero del fratello. Il finale è volutamente aperto: bisogna essere sempre vigili e attenti, per non farsi cogliere impreparati. Il vero guerriero è pronto a fronteggiare qualunque situazione che possa presentarsi. Non finisce mai di lottare. Né di imparare.
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