#ariblogging
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yloiseconeillants · 3 months ago
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A little mischief in the garden for @iron-sparrow. Happy birthday!!
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violetstarr24 · 2 years ago
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hate when im doing a hearing test and my tinnitus copies the beeping noises. bITCH STOP SABOTAGING ME
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ari-jay · 1 year ago
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HAPPY NEW YEAR, EVERYONE!
I know I've been a little quiet on Tumblr these past few weeks, but I wanted to wish you(the collective you) a colorful and bright new year!
Someone else wanted to say hello, and meet all of you as well!
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"Hello, You! Happy New Year! Hahaha!"
He's so adorable! The little dancing peanut has arrived at my home safe and sound! Here are a few other photos of his silly endeavors!
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yloiseconeillants · 18 days ago
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anyway middle-aged ariadne is soooo pretty. i'd have to like. get into the body normals i think to do anything wrinkly with her skin that's not on her face, but i'm very happy with the c+ work, particularly re: her chin and jowls. more c+ stuff under the cut (her tits are out, as usual)
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ari-jay · 1 year ago
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Hey! AriJay Here!
First off, I'd like to take this time to thank all my followers and mutuals for the continued support on not only the WH:ONOTW fan project but also for dealing with my on and off of Tumblr as of late. I'm gonna try to be more active on here as well as my other Social Media accounts.
Speaking of, I have a TikTok account now! If you would like to follow me there for more Neck of the Woods updates and artwork, give me a follow there!
Speaking of Neck of the Woods content, you're probably wondering, "Ari! What is in store for Jenny and the rest of the tenants?"
Well, I have a lot of ideas in the works for the silly puppets. From illustrations to collaborations with other WH fan characters, even explore different WH AUs. Maybe sprinkle in a few dark secrets along the way. 2024 is definitely going to be an awesome year! I can feel it!
If you'd like to support me financially(and only if you can spare some loose change on ya), please consider buying me a Ko-Fi! Even if you follow me on there, it's a huge help as well!
Finally, I leave you all with a sneak peek at some refs of the characters I'm working on!
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That's all for now, my love's! Thank you so much again for all the love and support! Remember, I appreciate each and every one of you.
Stay Weird and Wonderful! <3
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yloiseconeillants · 5 months ago
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FEBHYURARY 2025 :: Day 7 ~ Sleep
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ari-jay · 2 years ago
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I'm keeping the pink one!
@maddiethehatter2192 @oneandonlylostgirl @sheriffopossum @justmwahstruly @macaron-jester @bloomynmoon @nosignalart @soda-sparkss @mysticalwolf @sara-bell101
Reblog to put one of these in your mutuals’ pocket when they’re not looking
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ari-jay · 2 years ago
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Guys! I'm still on the hello neighbor page. I'm crying tears of joy right now! We're back! We're back home! Welcome Home, Neighbors!
🌈☀️🌸🦋🎨❤️🧡💛💚💙💜🎨🦋🌸☀️🌈
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yloiseconeillants · 6 months ago
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aritravel · 2 years ago
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Caotica e colorata: gli aggettivi che, di primo acchito, mi vengono per descrivere Termini, stazione storica e centrale di Roma. Un luogo mistico in cui si incontrano coincidenze di metro e moltitudini di persone, in cui perdersi e ritrovarsi. 
Era un normale giorno di dicembre, poco precedente al Natale, quando mi sono recata a Termini con la metro. Mi sono infilata nella schiera di gente ammassata, camminando affiancata da donne e uomini frettolosi, impazienti di arrivare chissà dove. La loro meta è un’altra, ma devono passare da qui, centro nevralgico degli spostamenti romani.
Esco a riveder le stelle, anche se in realtà è pieno giorno e il sole splende alto nel cielo azzurro. Insomma, risorgo dalle tenebre della metro giungendo al primo piano della stazione. Cerco il mio binario affannosamente; sono in orario ma preferisco sempre arrivare in anticipo. Oggi ho fatto tardi, per cui sono giusta in tempo per prendere il mio treno. Destinazione: Venezia Santa Lucia. 
Prendo posto sul vagone e il convoglio parte appena un minuto dopo. Odio non assaporare il gusto dell’attesa della partenza, ma è andata così. Guardo fuori dal finestrino e osservo il paesaggio che cambia, il tempo che muta. Mi affascina sempre questo spettacolo unico al mondo, composto da mari, monti, colline viste da un finestrino. Mi specchio in galleria, quando il finestrino può solo restituire la mia immagine nel buio profondo. 
Il viaggio passa in un soffio, accompagnato dalla mia musica del cuore sparata nelle cuffiette. Scendo dal treno e mi ritrovo in un clima molto diverso da quello di Termini: qualche grado e tanta gente in meno. Decisamente meno caos. 
Cammino fino a trovarmi davanti la distesa del Canal Grande, uno spettacolo che non stanca mai. Venezia è una città incredibile, unica al mondo con le sue mille particolarità. Le stradine in cui perdersi, i canali che lambiscono i portoni e le strade, le gondole. Il silenzio, anche in piena stagione turistica, dovuto all’assenza di macchine… un fascino irripetibile. Credo che chi nasca e cresca in laguna, abbia un temperamento profondamente diverso da chi nasce e cresce in qualunque altro posto. Un po’ come gli isolani e le isolane.
Cammino con le cuffie nelle orecchie senza una meta precisa: sono venuta qui per rilassarmi e passeggiare. Volevo allontanarmi dalla pressione di Roma, dalle mille cose da fare. Quale giorno migliore di una domenica prima di Natale, quale città migliore di Venezia? 
Dopo un po’ spengo la musica e ascolto il rumore dei passi, il vociare delle persone che mi circondano osservo chi fa aperitivo, chi fa foto (e ne faccio a mia volta) e, camminando, arrivo a piazza San Marco. Oggi non c’è acqua alta, per fortuna, così posso passeggiarci in mezzo… e perdermi nella mia immaginazione: tempi passati, uomini e donne avvolti da vestiti improbabili per i nostri giorni e quasi sicuramente scomodi. Provo a focalizzarmi sui discorsi della gente dell’epoca, a sentire gli odori (aiuto!). È sempre emozionante camminare dove hanno camminato un numero incalcolabile di persone nei secoli passati. 
Dopo un po’, provata dal lungo camminare, entro in un bàcaro - la tipica osteria veneziana - e chiedo uno spritz, rigorosamente col select. Il bicchiere colmo di liquido rosso mi viene servito al banco e lo sorseggio guardando dalla grande vetrata al lato del mio posto a sedere. Mi godo la sensazione dell’alcol che mi sale in testa, regalandomi una piacevole sensazione di leggerezza. Pago ed esco, cammino un altro po’ e vedo già il cielo imbrunirsi: l’azzurro splendente di appena un’ora prima sta lentamente mischiandosi con colori ben più forti e decisi. Rimetto su le cuffiette e ascolto musica che mi fa andare in una dimensione diversa, in cui tutti i problemi sono ben lontani da me. La gente sembra felice e leggera, e credo di sembrarlo anche io.
Mi avvio di nuovo verso la stazione e l’aria fresca e frizzante mi fa passare il rossore che sento alle guance. Ho ancora un’ora prima che parta il treno, e ormai sono a pochi minuti dalla stazione, quindi mi fermo in un negozio e, senza pensarci troppo, compro un braccialetto con scritto Venezia come ricordo di questa giornata all by myself.
Senza fretta raggiungo il mio binario, aspetto seduta sulla panchina l’arrivo puntuale del treno su cui salgo cercando il mio posto. Il viaggio di ritorno è silenzioso e rilassante. Ho passato un’intera giornata senza aprir bocca, senza pensare alle cose da fare. 
Non so spiegare quanto mi sia servita.
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ari-jay · 2 years ago
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Where is your supplier? I'll buy all your snackies!
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✨🎃 HALLOWEEN SNACKS 🎃✨
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yloiseconeillants · 5 months ago
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FEBHYURARY 2025 ~ Day 5 :: Color
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wake me up when the blue bells are ringing
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aritravel · 2 years ago
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Una volta sono rimasta chiusa in aereo. Lo so, le persone normalmente rimangono chiuse in ascensore. Io no: in aereo. 
È successo ormai diversi anni fa, al ritorno da una vacanza. Non è importante quale fosse la destinazione, e non lo dico come frase motivazionale: non è realmente importante ai fini del racconto. 
Io e altri trenta passeggeri eravamo seduti ai nostri posti (il mio era centrale, affianco al finestrino per puro caso) in attesa delle istruzioni degli steward e delle hostess, con la cintura già allacciata e i vari dispositivi messi in modalità aereo. Io ero rilassata e attrezzata con la mia serie scaricata sul cellulare da guardare durante il volo, un libro di supporto nel caso mi fossi stancata di guardare lo schermo, la mascherina per gli occhi se mi fosse venuto sonno.
Stavo tornando a casa dopo una di quelle vacanze che tutto sono meno che… vacanze! 20.000 passi al giorno di media, quasi tutta la giornata fuori casa. Una vacanza per cui serve una vacanza, in pratica.
Ad un certo punto si sparge la voce che non saremmo partiti prima di 30/45 minuti.  A me personalmente viene riferita dalla mia vicina di sedile a cui faccio spallucce e dico: “Nel frattempo inizio a guardare la mia serie, se sai altro aggiornami per favore”. Annuisce e io metto le cuffie e inizio a guardare. Ai titoli di coda tolgo le cuffie per capire se ci siano novità circa la partenza, ma ancora nulla. 
Io e la mia vicina iniziamo a familiarizzare. Siamo più o meno coetanee e ci raccontiamo del viaggio, dei posti visitati e, da buone italiane in territorio straniero, scherziamo sulle cose che ci sono mancate del nostro Paese in questi pochi giorni… soprattutto il cibo, naturalmente! 
Poi, quando le chiacchiere si sono esaurite da un po’, le chiedo di farmi passare per sgranchirmi le gambe. Passeggio nel corridoio dell’aereo e scambio qualche parola con la gente, quasi tutti italiani tra l’altro. La voce è unanime: siamo seccati dalla situazione. Ormai è passata un’ora e mezza e di decollare pare non se ne parli affatto. Il motivo sembrerebbe essere il maltempo, ma non capiamo perché non ci facciano almeno uscire fuori. Siamo stipati in questa scatola con le ali senza poter uscire a prendere una boccata d’aria: una situazione abbastanza alienante. Mi risiedo e provo a leggere. Quando risorgo dalla lettura, guardo l’orario e mi accorgo che sono passate quasi tre ore. “Incredibile!”, penso. La mia vicina non c’è, credo anche lei abbia deciso di sgranchirsi le gambe. 
Mi alzo anche io e vado verso il fondo dell’aereo, dove ci sono i bagni. Mentre cammino incrocio lo sguardo stanco di un signore anziano. Mi sorride e io ricambio, in qualche modo sono portata a fermarmi. In un inglese stentato mi dice che sente molta agitazione in quell’aereo. Annuisco e gli dico che in effetti siamo tutti agitati… qualche turista vuole iniziare la sua vacanza, qualcun altro come me vuole solo tornare a casa. Allora lui sorride e mi dice che quello è il suo primo volo: sta andando a trovare i figli, emigrati in Italia da ormai vent’anni, che non vede mai se non quando loro tornano a casa. Sua moglie è morta da qualche mese e lui si è deciso a superare la paura di volare che li accomunava, prima di raggiungerla. Quel disguido non lo fa demordere, anzi, crede gli dia coraggio. 
Ho come un’epifania e sento che quell’attesa serve a qualcosa: è fatta per questo simpatico vecchietto che non parla una parola d’italiano e vuole volare per la prima volta. E se un signore che sembra così saggio la pensa così, forse un fondo di verità c’è.
Perché vi ho raccontato questa storia? Non ne ho idea. Mi piaceva il pensiero di condividere un minuscolo spaccato di un mio viaggio con voi. In realtà non vi ho detto assolutamente nulla di quel viaggio, magari lo farò un’altra volta, ma vi ho anche detto tutto… la parte più importante.
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yloiseconeillants · 5 months ago
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Build a wall, it will only surround you Walls were only built to fall, my friend They'll never shelter anyone you've been
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ice-cream-writes-stuff · 1 year ago
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aritravel · 2 years ago
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Ho sempre amato viaggiare. Fin da quando non arrivavo a vedere dentro al lavandino della cucina, la mia più grande passione è stata la scoperta delle popolazioni. Fin da quando la parola “antropologia” mi era oscura, sono stata innamorata della diversità tra le culture. L’ho sempre considerata una enorme ricchezza, questa diversità. La grandezza del nostro mondo, che poi è un puntino nell’universo, mi ha affascinata fin dagli albori della mia esistenza. Sicuramente e ovviamente, a questo hanno contribuito i miei genitori: grandi amanti dei viaggi, nati con lo zaino in spalla, cresciuti come cittadini del mondo quando ancora la globalizzazione era solo una teoria. Si sono conosciuti proprio così, viaggiando. In un treno diretto a Parigi, lui da solo e lei con due amiche. Quattro chiacchiere, qualche risata e non si sono mollati più. È stato amore a prima vista. Ad appena vent’anni, hanno vissuto un’intensa storia d’amore culminata nel matrimonio. Una cerimonia semplice, pochi amici (tra cui le due amiche testimoni della nascita di quell’amore) e i parenti più stretti. Hanno risparmiato per regalarsi un sogno: un mese in camper sulla Route 66. Ancora ne parlano come se fosse successo un giorno fa e non fossero passati quasi quarant’anni! Hanno passato i primi anni da sposati a viaggiare ogni volta che ne avevano l’occasione, sempre in posti diversi e sempre con lo stesso entusiasmo: il mondo era loro. 
Nel ’90 nasce mio fratello, avvenimento che fa calmare un po’ la frenesia di quei due giovani così impazienti di vedere ogni centimetro del globo, ma che non li ferma del tutto: spesso raccontano di come, in quel periodo con mio fratello che ancora non camminava senza inciampare nei suoi stessi piedi, andassero in giro per l’Italia alla ricerca di aree per camper nei posti più belli. Poi nasco io, a cinque anni di distanza da mio fratello, e i viaggi in giro per la penisola continuano. Nei primi anni di vita posso dire di aver visto praticamente tutto il Bel Paese, dalla punta estrema alla vetta più alta… la cosa che ricordo meglio, è il divertimento e la curiosità che provavo nei confronti di quelle persone con modi di parlare così diversi dal mio. Quando spiegai ai miei genitori la mia perplessità su queste differenze, mi insegnarono cosa sono i dialetti e ne rimasi affascinata, tanto da provare ad impararne alcuni negli anni a venire. Ma soprattutto mi interessavano (e interessano tutt’ora) provenienze ed etimologie delle parole, specie nei diversi dialetti… ma di questo ne parleremo più avanti. 
Tornando ai viaggi, quando sono stata abbastanza grande i miei hanno deciso fosse arrivato il momento di cambiare totalmente destinazione, andare al di fuori dei confini nazionali. Addirittura al di fuori dei confini continentali! Prossima tappa: negli Stati Uniti… wow! Sapevamo già del loro viaggio di nozze e sognavamo il momento in cui avremmo visto anche noi questo luogo mitologico, tanto decantato nei loro racconti. 
Il motivo di quel viaggio, in realtà, non era di piacere: mio padre doveva assistere a una conferenza di lavoro in pieno agosto (americani!) e così ne avremmo approfittato per visitare tutti e quattro New York. Mi ci sono voluti diversi anni per realizzare che quel posto in cui siamo andati una mattina di agosto ad aspettare che papà finisse, visitando intanto le aree aperte al pubblico, era una delle torri gemelle. Era l’agosto del 2001, appena un mese prima dell’attentato più conosciuto. Avevo sei anni ma ho dovuto aspettarne più di venti per rendermi conto che, nella mia famiglia, troppo spesso ci troviamo nel luogo sbagliato… in quel caso, per fortuna, fu almeno il momento ad essere giusto.
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