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erfigh · 4 years ago
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parker-ax · 6 years ago
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Sim, eu sei.. Estou mais do que atrasada nessa postagem, sorry... Mas, antes tarde do que nunca. Então lá vai! Seguem as leituras de Abril: 💖O Código Da Vinci Dan Brown Editora Sextante 475 páginas 💖Uma Chance para Recomeçar Lisa Kleypas Editora Novo Conceito 174 páginas 💖Lady Sophia's Lover - The Bow Street Runners 2 Lisa Kleypas 384 páginas 💖Estrelas da Sorte - Os Guardiões Luvro 1 Nora Roberts Editora Arqueiro 279 páginas #2019bookchallenge #bookchallenge2019 #danbrown #robertlangdon #davinciscode #lisakleypas #bowstreetrunners #noraroberts #corfu #starsoffortune #avonbooks #editoraarqueiro #editorasextante #booklover #bookholic https://www.instagram.com/p/ByWmB4CjzWg/?igshid=cd8punqcpri4
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alexanderaster · 6 years ago
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#Apologia del Fancazzismo Analisi degli stilemi ricorrenti nei romanzi di Dan Brown.
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In questi giorni sto leggendo Origin, ultimo libro di Dan Brown pubblicato nell'ottobre 2017. In passato ho avuto modo di leggere altri libri dello stesso autore: Angeli e demoni, il Codice da Vinci e Inferno. Avevo grandi aspettative su quest'ultimo libro, speravo mi sorprendesse come i precedenti ma comprendo di star maturando, e che Dan Brown per quanto bravo si rivolge a un pubblico sempre più ampio. I suoi libri stanno diventando tremendamente commerciali e non basta più uscire qualche curiosità da intellettuale di secondo livello per stupire il lettore. Dal 2003 a oggi mi sento di poter dire che Brown è un autore statico. Incapace di evolversi e di cambiare stile nelle sue opere. In più 15 anni gli stilemi tipici dei suoi romanzi sono rimasti invariati e ,dopo il grande successo del Codice da Vinci, tutti seguono gli stessi punti fondamentali. Gli stessi elementi, che sembrano esser diventati imprescindibili, attorno ai quali l'autore costruisce il suo teatrino e che ora andremo ad analizzare. Ne ho identificati sinteticamente quattro:
I. L'intellettuale geniale che custodisce o ha intenzione di rendere pubblica un'informazione sconvolgente sul mondo in cui viviamo, in grado di far tremare le fondamenta delle nostre più ferree convinzioni.
II. La morte dell'intellettuale per mano sua o di un sicario inviato da qualche società segreta che agisce nell'ombra e che spesso ha legami con organizzazioni religiose come la chiesa di Roma.
III. Il professor Langdon, che naturalmente si trova immischiato in questo vortice di eventi scatenati dalla morte del genio di turno e senza la cui presenza, il romanzo non avrebbe senso di esistere.
IIII. Il personaggio femminile, non necessariamente buono, che come una sorta di guida (paragonabile alla Beatrice dantesca) conduce il professor Langdon attraverso le vicende frenetiche del romanzo.
Dal primo punto traspare questa convinzione megalomane di Brown di essere un portatore di verità assolute oscure al resto del mondo. Una specie di profeta che vuole rendere pubbliche le sue scoperte rendendole accessibili al lettore medio, celandole sotto l'intreccio delle sue storie. Questa fu la chiave del suo romanzo di maggior successo, il Codice da Vinci. Dan Brown spalancò questa enorme finestra sul mondo del simbolismo cristiano e sulla storiografia templare, contornando il tutto con lezioni di storia dell'arte medievale e rinascimentale. Il Codice è a tutti gli effetti un opera riuscita pienamente, e lo aggiungerei alla lista dei libri più famosi e venduti del nostro tempo, nonché un romanzo moderno di straordinario valore narrativo. Ma questo stile e queste scelte espressive sono giustificabili solo in quel libro. Dove tutto ruota attorno alla figura di Leonardo da Vinci e altri intellettuali rinascimentali. Già nel libro successivo, "Inferno", ci fa strano sentire la stessa tiritera del professore con le sue lezioncine gratuite di storia dell'arte, talvolta non strettamente necessarie ai fini della narrazione. Ma in Inferno non ce ne lamentiamo più di tanto, anzi, le digressioni di questo tipo aggiungono un qualcosa in più all'intera storia. Sono ancora sopportabili. Ma con Origin la questione si fa troppo marcata. È evidente che Brown ha cercato di cavalcare troppo a lungo l'onda di successo genrata dal Codice da Vinci, riproponendocela sotto maschere e nomi diversi che alla lunga stancano. La semantica è pressoché identica in ogni libro, Brown è incapace di cambiare genere o stile. Quando deve creare un nuovo libro comincia ad abbozzare una storia farcita di brevi digressioni da accademico, rimescolando il tutto attorno ai quattro punti fondamentali sopracitati. Un pizzico di sale e puf... nuovo romanzo con lo stesso sapore dei precedenti. Origin in particolare mi ha colpito per questa sua mancanza di originalità, nulla mi è sembrato particolarmente sorprendente. Lo stesso Codice da Vinci altro non è che una reinterpretazione romanzata del Pendolo di Foucault di Umberto Eco. E per questo motivo sono state mosse numerose inchieste sul presunto plagio di Brown. A questo riguardo in un'intervista Eco dice:
«Sono stato costretto a leggerlo, perché tutti mi facevano domande in proposito. Le rispondo che Dan Brown è uno dei personaggi del mio romanzo Il pendolo di Foucault, in cui si parla di gente che incomincia a credere nel ciarpame occultista.
(intervistatore) Ma sembra che lei stesso sia interessato alla cabala, all'alchimia e ad altre pratiche occulte di cui parla nel suo libro.
No, nel pendolo di Foucault ho rappresentato quel tipo di persone in maniera grottesca. Ecco perché Dan Brown è una delle mie creature.»
(intervista di Deborah Solomon, La Repubblica, 25 novembre 2007)
Tuttavia il suo romanzo ebbe una risonanza ben maggiore rispetto a quello di Eco e suscitò un acceso di battito che fece dell'opera un argomento di scandalo. Anche perché molte delle informazioni svelate nel corso del libro ci vengono fornite dall'autore come assolutamente veritiere in quanto oggetto di studi di molti accademici e studiosi. A questo proposito consiglio la lettura del libro "Inchiesta al Codice da Vinci" di F. Lenoir e M.F. Etchegoin che assieme ad altri critici e studiosi molto affermati mettono in luce le bufale partorite da Dan Brown e che lui stesso spaccia per vere. Questo esile libriccino di critica demolisce sapientemente la caterva di falsità ed errori presenti nell'opera di Brown, riuscendo a presentarci un panorama più ampio e chiaro sulla vicenda. 
Riguardo a Origin mi sento di dire che è un libro che mi è piaciuto e che valuterei, come gli altri, positivamente (3/5). Dan Brown è un autore con molti difetti, ma che comunque merita la mia stima. Nonostante lo stile sempre uguale e le storie alquanto simili tra loro Dan Brown è un romanziere eccezionale, con abilità espressive uniche e che riesce a rendere fluida e scorrevole qualunque storia esca dalla sua penna. A dispetto del numero infinito di citazioni storiche, di date e di eventi non c'è un solo momento in cui la narrazione risulti pesante. Rende fruibili al grande pubblico una quantità di informazioni che difficilmente il lettore medio andrebbe a cercare per conto suo. Non stupisce più dopo un po', ma incuriosisce. Le sue storie riescono a dare la spinta per approfondire meglio determinati argomenti che l'autore, per ragioni editoriali, non può trattare ampiamente. Regala pillole di cultura, piccole curiosità che stimolano alla ricerca incessante. In questo mi sento di dire che è un grande, e come per J.K. Rowling, raccomanderei i suoi romanzi a un pubblico giovane, di adolescenti, ciò non vuol dire che le sue storie non siano adatte anche a lettori di altre fasce d'età, ma che è importante dare ai giovani, specialmente della mia generazione, un incoraggiamento ad approcciarsi alla cultura e allo studio in modo diverso, dinamico e stimolante. La mia opinione è quella che le opere di Dan Brown vadano prese con la leggerezza che meritano, senza lasciarsi influenzare dalla sua teatralità nel rivelarci determinate cose, poiché potrebbero essere non vere o peggio imprecise storicamente. Sono romanzi che vanno presi per quello che sono e niente di più. Nient'altro che storie prive di fondamenti, che ben riescono nel loro intento di affascinare e di intrattenere.
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