Questo è il blog del Gioco di Ruolo ad ambientazione WoD {©White Wolf Publishing, Inc. All rights reserved} Underworld of Rome [ UoR ]. Questi sono i racconti di chi vive il GdR di UoR, di chi gioca e fa giocare. Vampiri, Ghouls, Mannari, ESP, Maghi,...
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13 teste. Sommamente impuro.
Ho rapito dodici persone condannandole a morte, le teste senza vita sono disposte a cerchio fissando il nulla, prive del corpo che per anni è stato un compagno fedele. Pallidi, il poco sangue che è rimasto attaccato dalla decapitazione è diventato nero, bruciato dai nostri peccati. Comincia a scorrere l’odore di morte. Puttane, tassisti, ubriaconi, puttane. Non mi ci è voluto molto per pensare come rapire tredici persone, mi basta ricordare i miei studi di criminologia per sapere chi siano i bersagli più facili, soggetti che sono vittime dei serial killer, di rapine, di stupri. Scolpisco il mio corpo per cambiare i miei lineamenti, la mia voce: sono Yuri Zajcev, innamorato di mia moglie venuto a Roma come ingegnere minerario, ci divertiamo a fare robe a tre. Non è difficile caricarle in macchina. Stordirle. Legarle. Portarle al Verano. Non sono io, non sono le mie mani. Sono Aleksandr Ramos, un insegnante di origine origine ucraina che difende sua sorella da un mal intenzionato. Sono Ivan Serghejevich, pittore, aspetto mia moglie arrivi col suo taxi per andare in una casa in campagna che abbiamo preso in affitto. Lei fa il veterinario, ci siamo conosciuti in un pub a Londra cinque anni fa durante una jam session, non abbiamo figli ma ne vorremmo. Quanto il tassista carica la valigia lo stordisco. Uno dopo l’altro cadono tutti, uno prova a scappare, devo stare attento a non ucciderlo. Ma non sono stato io, è stato Serghejevich. Erano le sue mani grandi e sporche di pittura. La Bestia si eccita nella caccia, l’attesa aspettando che la mosca si impigli e si dimeni sapendo che ormai è finita, ma nonostante questo continua a disperarsi e a sperare. La Bestia si nutre della sua paura e io con lei. Io o Serghejevich? Non riesco a guardami allo specchio da notti, in casa li ho coperti tutti, all’hotel li evito quasi potessero risucchiarmi, non voglio vedermi. Il clan comanda, io eseguo, ma è la prima volta che manipolo la mia carne e la mia mente in questo modo; pezzetti di Ivan su Nikolaj, Yuri che se la ride, i confini si sono allentati e non so quanto ci metteranno a tornare alla loro forma iniziale. Ho scatenato tutto il mio lato sociopatico per immergermi in vite sociopatiche, cercando di rimanere me, per eseguire un ordine. L’ho fatto al meglio che potevo coi mezzi che avevo. Nemmeno una parola in risposta. Nemmeno un bravo. Smetto di pensarci, c’è silenzio, marmo nero e pietre secolari lisciate da tacchi e suole, da piedi squarciati e sangue dirompente. Ogni pietra, ogni frammento ha la tonalità delle urla che si son sentite nella cripta che ora ospita noi. Nuove urla, nuovo sangue. Il momento è solenne, il palco apparecchiato con cura, Lucilla e le commensali procedono nel rito affettando una volontaria, un coltellaccio ad aprire quello che per natura dovrebbe essere chiuso. Il corpo vomita l’intestino, le interiora si devastano invadendo l’aria, piove il sangue scendendo lungo le gambe e accumulandosi in terra. La cripta riecheggia nel silenzio, le torce sono le uniche che hanno il coraggio di borbottare qualcosa mentre Lucilla avanza, lei e le sue ancelle. Lucilla. È così particolare. Lucilla la Koldun. Potrei essere uno di loro. Sussurra qualcosa, punta di trapano che mi entra nelle tempie, sfonda carne e ossa fino ad arrivare all’inconscio, la urlano sempre più forte, anche dopo che pugnala la donna, anche dopo che la trascina in basso. C’è profumo di sangue caldo nell’aria, è così buono e invitante, diapason che accorda l’anima della Bestia. La mia Bestia. Comincio a trovare queste scene parzialmente eccitanti, sto cambiando, e non è merito di Yuri o Ivan, sono proprio io. Occhi bianchi come nubi osservano cieli morti, cortine di futuro e verità tuonano in risposta alle domande di Grace e Zoe battibeccando tra loro, ma è la mia domanda che le lascia mute. Mi guardano. Tutte. Silenzio. Lucilla urla fino a strapparsi la pelle, afferra la carne facendola a pezzi, le ossa luccicano di liquidi interni e di terrore, poi un bagliore. Cazzo. La pelle mi si incendia addosso, fuoco di forma sferica, il sospiro stesso di Dio che in tutta la sua grandezza mi condanna a morte per l’essere un dannato. La pelle esplode, si bruciano le terminazioni nervose fino a diventare carbone, sopra i 500 gradi non dovrei più sentire niente. È così che si sta soli nello spazio davanti al sole, il vuoto e il silenzio rotto solo dal rumore dell’incendio, la palla infuocata che lancia lingue lunghe centinaia di chilometri nel cosmo; comincio a vedere una macchia scura al centro della sfera, i miei nervi ottici cominciano ad abbandonarmi, tra poco ogni informazione proveniente dai miei sensi cesserà di esistere e io brucerò cadendo in un vuoto senza tempo. Senza suoni. Senza luce. Su le Mani Stigia, sto arrivando. Puzzo di maiale arrosto, ma non muoio. Non è Dio e non è il sole. La macchia prende forma e compare Lui in carne e ossa, lui nelle sue otto ali, un viso che somiglia a Leone, uno che sembra un bue, uno che non… Lucilla muore accartocciandosi sotto di lui, un ammasso fuso di ossa buttate in ordine sparso. È morta, così, in un attimo. Dragoni e Necho partono all’attacco, ma muoiono per un solo e semplice gesto della mano, esplosi, maciullati, non esistono più. Dio mio. Con alcuni di loro ho combattuto contro la PPI, con altri ho cenato, uno era un mio vicino di branda. Ci sta massacrando e io continuo a bruciare. Lucifero. Figlio della Perdizione. Piccolo corno. Sommamente impuro. Solo in quel momento Zoe sente l’irrefrenabile bisogno di essere colta dall’illuminazione: i nomi dei demoni non vanno detti nei riti. Grande sorellina, ma saperlo prima, tipo mentre discutevamo delle domande, sarebbe stato meglio. Così, eh. Sovrasta la cripta che gli sta stretta, Grace è volata via da qualche parte, Zoe continua a blaterare, io continuo a sapere di arrosto di natale. Satana parla. Parla con me. Sto parlando con Lucifero. Lulù per gli amici. Ci prende allegramente per il culo, chiede se ci sono trappole, la sua è una fine ironia, ma rispondo comunque «No, niente trappole». Ho appena confermato a Lulù che per lui non ci sono trappole. Cazzo, non ha senso. Però ho appena evocato Lucifero nella Cripta del Sabbat e gli sto parlando. Lo metterò nei buoni propositi del prossimo anno tra le cose da non fare. Il terrore ha preso forma dentro al mio corpo, l’inconscio ha il viso di Satana e mi esplode in petto; vorrei scappare, urlare, le lacrime di una vita a correre tutte assieme, a spintonarsi. Un silenzio per ogni dubbio inespresso, per ogni incubo che mi ha sopraffatto, il terrore che mi ha bloccato. È tutto. I sogni infranti. Gli incubi da bambino. I mostri nel buio. Le lacrime che mi son tenuto dentro per anni. La vergogna. La paura di essere abbandonato. Il terrore. L’eccitazione quando uccido. L’orrore di Stigia. Eva abbandonata immobile. Cassandra e Steph divorate da mastini. La prima persona che ho ucciso in frenesia. Lo zombie che mi ha morso il braccio. La prima vomitata quando ho scoperto dei vampiri. I miei sensi di colpa. Scolpiamo la carne con cura, ci esercitiamo per elevarci sugli uomini e sugli altri vampiri, trattandoli come fossero oggetti di passaggio, soprammobili., lui ha scolpito ogni granello andato in frantumi delle mie paure, ci gioca per il solo gusto di farlo. Forse lo farei pure io se avessi tutto quel potere. Sento che sto impazzendo. Vorrei proporgli un accordo, fare domande, schierarsi con noi, ma effettivamente non darei molto credito a uno che sa di kebabbo. E senza scalogno. Uno con tutto, scesciap e maiones? Lancia un terremoto su Roma, Lulù può scagliare terremoti, forse tempeste, nel tempo può muoversi avanti e indietro. Forse anche di lato. Un vento a raggelare le ossa e il sangue già morto, proviene dal centro della terra, forse profuma di zolfo. Penso che abbia aperto le porte degli inferi, tornerò nuovamente a Stigia da Yama che potrà tagliarmi le mani, cucirmi gli occhi, strapparmi la bocca, screpolarmi l’anima, invece si limita a minacciare di distruggere la Cripta. Cerchiamo di scappare, con Zoe sproniamo Grace ad alzarsi, ma è muta, immobile. Cadono i primi pezzi di pavimento, esco come posso con mia sorella, ma Grace sta dentro, sotto tonnellate di pietra secolare. I pavimenti, le pietre nere, non esistono più. Grace. Oh, Grace. Non so dopo quante ore sono tornato in Hotel, ustioni e polvere di cripta, chiedo del Voivoda ma non lo trovo, posso solo scrivere un rapporto con le ultime forze, aspettando che mi trucidi. Sento le sue urla, la disperazione per la morte della figlia, i proiettili dei miei fratelli che cercano di fermarlo. Un tempo i soldati, per essere puniti, venivano mandati in prima linea. Spero che lo faccia il prima possibile. Ho bisogno di morire.
#malkovich#grace#zoe#wod#World Of Darkness#underworldofrome#uor#vampire the masquerade#vampire#lucifero#lucifer#morningstar
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Oltre l’Averno - Lowgate Prison
I viaggiatori (Malkovich, Eva, Cassandra, Stephani)approdano alle rive del Dominio di Yama il quale presenta loro il proprio dominio con il nome de' "La prigione delle porte in basso", si sono lasciati indietro quello che chiunque appellerebbe con il nome "Fiume del Dolore" a buona ragione, data l'esperienza vissuta del passaggio con la soglia nell'Averno. Emergono senza un briciolo di gioia nella loro anima, il viaggio strapperebbe da chiunque quel sentimento, dati i volti urlanti di dolore nel fiume, è come se buona parte della morte si riversasse lì, ma Eva, più degli altri, è conscia che quello non è che un angolo di Stygia, che la storia non è finita lì, affatto. Yama, il guardiano, ha accanto a sé altre figure che i viaggiatori notano poi, figure inquietanti e spettrali tanto quanto il guardiano stesso: un uomo grassoccio privo di lineamenti in volto che tiene le catene fissate intorno alla gamba di Eva, la tira a sé e la maga non può che avanzare accostandosi al carceriere. Yama prende la parola: "Ricordate quanto vi ho detto a proposito delle leggi. Ogni peccato deve essere lavato. Alla violenza corrisponde violenza. La libertà deve essere guadagnata. Tutti rispondono a queste leggi. La maga ha scelto di scontare la pena al posto del vostro compagno, decidete se attendere la sua punizione o se continuare da soli il vostro viaggio, sono certo che sarete tentati di liberare alcuni dei miei prigionieri, ma non potrete... perché ogni colpa deve essere lavata. Sono certo che sarete tentati di agire con violenza di fronte all'arroganza di alcuni prigionieri, ma non potrete perché la violenza genera violenza e io non la voglio nel mio dominio, è questo un dominio di Purificazione, non di inettitudine. Forse sarete tentati di liberare la vostra compagna, ma la libertà deve essere guadagnata. Infrangere queste leggi equivale ad incorrere nella giustizia mia e degli altri Giudici." A quelle parole l'altra figura accanto a lui annuisce, si tratta di una donna alta circa due metri dal volto bellissimo, ma dal corpo marciscente avvolto anch'esso da una tunica come quella di Yama. Parla anche lei: "Non è qui colei che cercate, dovrete discendere nei tunnel sotterranei e trovare da voi una guida o un indizio per proseguire nel vostro viaggio. Potrete barattare i vostri averi con qualche carceriere, per un'arma o due, ma non potrete pretendere che nessuno vi segua, né cercare di riportare al mondo dei vivi qualche anima che voi possiate qui incontrare, sono le Leggi, i morti sono morti e i vivi sono vivi." Venite quindi accompagnati in direzione della prigione, l'imponente edificio di pietra, scorgete l'assenza di porte, ma ad ogni entrata ci sono guardie armate, più o meno bizzarre così come gli incontri appena fatti, i lamenti impestano l'aria come già avvertito prima dal fiume. Potrete mangiare quello che avete con voi, vi danno una stanza unica dove dormire, i bisogni dovrete farli arraggiandovi al di fuori della prigione. Eva infine viene circondata con le catene e costretta ad un dolore continuo, ancorata con tutto il corpo alla parete della vostra stanza, come concessione extra per lasciarvi decidere cosa fare. Solo per i bisogni e per mangiare le viene data la possibilità di muoversi e sempre con il suo carceriere appresso.
#uor#underworldofrome#wod#World Of Darkness#vampire the masquerade#arcana#averno#lowgate prison#stygia#stephani#eva#malkovich#cassandra#grace#fiume del dolore#Yama
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I tried to sell my soul last night Funny, he wouldn't even take a bite
“I’ve wasted time, I’ve wasted breath I think I’ve thought myself to death I was born without this fear Now only this seems clear I need to move, I need to fight I need to lose myself tonight”
Madre. Ho sempre ritenuto che scrivere un diario o lettere a qualcuno, sopratutto a un morto, fosse da idioti, fighetti e quel tipo di gente depressa quanto esibizionista; oggi mi rendo però conto del bisogno che ho di vedere nero su bianco ciò che sta succedendo e credo, sopratutto, di doverti dare delle spiegazioni di questi miei continui fallimenti. Ti chiedo quindi di perdonare la mia debolezza ma senza branco mi sento confusa; la perdita di tutti questi vampiri nel mondo mi rende debole e ci sono troppi umani.. Questo continuo stare a contatto con loro mi annebbia il cervello. Sono andata via per quasi un mese adesso, ho seguito i tuoi insegnamenti, queli che mi hai tramandato dal libro di Nod; mi sono purificata per una luna intera. Non è bastato. Sono migliorata, questo è certo: in quanto discipline ho appreso l'arte della mutazione ormai da qualche mese e in questo periodo quella della velocità. Mi sento vicina a te sempre di più adesso ma sappiamo entrambe che tu non saresti mai arrivata a tali bassezze, non ti saresti mescolata con gli umani così. Mi chiedo spesso cosa faresti di me adesso, amore mio. Perderti è stata la punizione eterna più grave che Caino potesse mandarmi. La solitudine delle campagne è severa. Senza di te come guida non sento nemmeno il peso di quanto mi sia servita. E’ vuoto. Per questo sono qui con una penna in mano. Degradante.
Dopo la tua morte ho giurato vendetta per ciò che ti è stato fatto e per il tradimento che è stato portato alla nostra famiglia per questo seguivo le tracce di Shane Russ, te lo ricordi? Era un Ravnos che venne a stare con noi per pochi anni credo che lui prima di tutti avesse capito con chi avevamo a che fare e sono convinta se ne sia andato per questo. Sono arrivata a Roma per vederlo e parlargli ma la città mi ha distratto. Qui il Sabbat non ha branchi è solo una grande potenza dove ognuno è diviso secondo le solite gerarchie ma questa sedentarietà li ha resi ottusi. Ho dovuto comunque inserirmi in questa società così solida, ho fatto delle prove. L'ho fatto, come parassita obbediente, flettendomi ai piedi di chi era sopra di me . Non valgono la metà di te, guardare te dal basso all'alto , guardarti i piedi, le cosce, il ventre e infine il volto, mi era molto, molto più facile. Le loro regole non le capisco. Sono così avidi di repressioni , vita chiusa in etichette, nomi del cazzo . Tutto così facile per loro da capire.. Chiamarli Sabbatici mi sembra quasi un insulto a ciò che ero abituata a vivere del Sabbat sulla mia pelle: le risse, il sangue, le cacce in gruppo e i giochi. Era davvero un’altra realtà e gli umani ci temevano come è naturale sia.
Mentre cercavo di farmi notare dai capi della città mi sono imbattuta in un mago; non sapevo avesse questa natura, all'inizio, credevo fosse un umano, uno di quelli davvero combattivi ed è stato amore a prima. Per portarlo a casa non ho guardato in faccia nessuno sparando a quei poliziotti idioti che si sono messi tra di noi ma, questo nuovo secolo e le sue videocamere, mi hanno fregata. Potevo lasciar correre e non mi sarebbe importato poi molto, avevo il mio giocattolo legato a un albero. Non ti puoi immaginare, madre, la mia faccia quando sono salita e l'uomo non c'era più. Alla fine questo grandissimo stronzo l'ha fatta franca e per non rischiare di essere bruciata viva dalle canaglie della PPI mi sono pure dovuta nascondere e chiedere aiuto a due vampiri più anziani a cui, per altro, devo un favore. Questo era il mio segnale “vattene via o segui la tua causa” e non perdere tempo giocando con le stronzate di una società che non è tua. Invece sono rimasta. Un Assassino mi dovrebbe aiutare con le figure più alte ad entrare ma non riesco a stargli dietro come dovrei: ha mille cose tra le mani e mi rendo conto che anche badare alla nuova arrivata che vuole far saltare in aria le fogne sia l'ultimo dei suoi problemi. In effetti dovrei vederlo. Ho trovato una Tzimisce tosta. Lei mi piace sinceramente e un po’ mi ricorda te: mi ha quasi mandato in Bestia e mi ha aperto la faccia in due con i nostri artigli, che nemmeno le appartengono. Ti confesso che ho assaggiato il suo sangue, solo una volta. Credevo potesse starci, se devo restare in questa fogna di città direi che lei è un'ottima alleata ma temo che il male che trasuda da questa terra le abbia corrotto l'animo: ho provato a farle capire il fascino del doppio legame, delle corse e di un po’ di puttanaio come si deve ma sembra avere perennemente un crocifisso dove dico io. Ha un Ghoul, una sventola mica male, una gatta morta che passa da un vampiro all'altro nemmeno fossimo scarpe alla moda. Me la sono fatta. Più volte. E’ stato divertente anche perchè in quanto Ghoul non me ne potevo nutrire e tu sai, amore mio, quanto io ami bere mentre fotto una donna. Mi sono sfidata da sola e ho vinto, non ho ceduto alla tentazione e devo dire che mandare in estasi qualcuno mentre stai trattenendo i canini lontani dal suo collo -o qualsiasi parte del suo corpo nudo davanti a te- è stato.. Diverso ma davvero fico. Avrei sperimentato di più ma la proprietaria si è inviperita non poco. E’ qui la chiusura di cui ti parlo, madre. Non hanno il senso di condivisione e gli schiavi sono si,schiavi, ma sono troppo legati al loro Domitor. Troppo. Non è stata questa grande perdita rinunciare alle lenzuola umide di una puttana, perchè quella li non è altro che questo, ma la stronzetta ha deciso di fottere con il mio nuovo giocattolo.
Questo umano è ciò che mi porta a scriverti. Ormai non è più umano perchè l'ho reso Ghoul, è il mio primo asservito e mi sta rendendo la vita così tanto fastidiosa che non credo ne farò altri. Forse un figlio ma più in la. Lui è un meccanico, una testa calda, un rivoluzionario. Non ero pronta a una progenie e per questo mi sono avvicinata a lui iniziando a conoscerlo, l'ho legato a me per la prima volta con il suo permesso per quanto sia talmente lento di testa che l'unica cosa che riusciva a ripetere è che non mi serve quel legame per avere la sua fiducia. E’ evidente che io avevo ragione e lui no. Si è innamorato di una Ghoul, Tzimisce. Mi piaceva lui, sul serio, gli ho spiegato cosa vuol dire avere un legame. lei era di un'altra, una come me, ma a lui non interessa. Non capisco se esserne affascinata o preferire il suono delle ossa nel suo collo torcersi e spezzarsi. D'altro canto non è che mi importi con chi va a letto ma sapevo che quell'unione mi si sarebbe rivoltata contro: credo che la futura Tzimisce ci stesse giocando solo per darmi noia e, per quanto il suo Domitor mi abbia assicurato di averle imposto il sigillo del silenzio sulle mie questioni, non credo proprio che lo sappia rispettare; ogni volta che quei due stanno assieme parte una chiamata o un messaggio dal mio babbeo personale con paranoie e domande sulla mia non vita e le scelte che ho preso, perchè e per come. Ti dirò, madre, credevo fosse più divertente.. Mi sono stufata di lui, di stargli dietro. Inoltre non credo che riuscirò a portarlo via da Roma, sopratutto ora che è innamorato, e potrebbe risultare un problema perchè stare qui mi sta cambiando dentro. Ho bisogno di ritrovare me stessa e non posso farlo con un umano attaccato al piede. E’ diventata una tortura badare a lui. Anche per questo me ne sono andata, per stare con me stessa, lontana. Da loro. Me ne sarei stata via da sola? Si. La mogliettina però mi ha scritto, preoccupata, per l'astinenza che stava per travolgerlo quindi sono tornata giusto una notte o due per vederlo e nutrirlo. Vorrei ammazzarlo. Rivedere la sua faccia mi ha dato il voltastomaco.. Non lo abbraccio solo perchè non voglio averlo addosso per l'eternità. Staccargli la testa dal collo, quello si, con un gesto netto. Quanto lo vorrei. Mi ha mandato un sms dicendomi che forse è meglio interrompere il legame. Un umano che dice a Me quello che vuole fare coi Miei affari. Sono stata troppo buona con lui, ammetto che [i]forse[/] mi ero affezionata a quel ragazzo cocciuto. Se provavo qualche compassione nei suoi confronti ora è finita. Devo finirla con lui anche se non so come. Non voglio tornare da altri vampiri e chiedere loro altri favori perchè sono tua figlia, il mio sangue è il tuo sangue e in quel Ghoul, quindi, ci sei anche tu, in parte. Devo risolverla da sola. Solo pensare a cosa potrei fargli, portarlo via e torcergli ogni piccolo pezzo di pelle e di anima, fino a fargli dimenticare di essere umano. E saremmo una davanti all'altro , due esseri senza più razza. Perchè cosa sono diventata, madre? Che cosa sono , madre? Ho paura della PPi, vedo limiti dove prima c'era solo sangue e deserto, sconfinati nel loro essere totalmente miei. Cosa hanno fatto di me. Mi sento debole e odio sentirmi debole e adesso scrivo anche come un umano farebbe. Quando mi ritroverò, madre, avrai la sua testa. Ho alternative? Devo riprendermi ciò che lui mi ha tolto, il mio dominio sotto al quale mi ha fatto sentire ancora meno potente. Deve imparare la lezione, deve capire che io comando e io decido e che lui è solo una mia pedina. Se le buone non sono servite ora passerò alle cattive: è arrivato il momento di far sentire in lui il tuo sangue, amore mio. Farò come tu hai fatto con me, gli insegnerò a prendere il suo posto e accettare il suo ruolo nell'unica maniera che sono sicura funzioni.
Una volta sistemata questa faccenda tornerò a cercare Shane. Lo chiamerò, ci vedremo e riprenderò da dove ho lasciato. Ti vendicherò, capirò cosa è successo e potrò andarmene da questa fogna infestata. Giuro su questa carta non più bianca che vivrò solo per capire cosa ti è successo, non mi fermerò più per umani interessanti e starò sottomessa ai miei simili solo per non avere rogne. Sarò sottomessa ai miei simili perchè te, amo più del mio orgoglio. Per il resto tu, madre mia, mio amore, mia eterna condanna, sarai lo scopo e la ragione di ogni mio giorno.
Per sempre tua, Camila.
#camila#uor#underworldofrome#wod#World Of Darkness#vampire the masquerade#vampire#gangrel#hywel#ghoul
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La memoria è Sangue
Primo passo è la conoscenza: La memoria è Sangue Il contatto con Lady Lucifuge viene perso nel sogno, ovviamente sussiste ancora nel mondo fuori dal sogno, ma dentro di esso si perdono le proprie identità, che non è un vero e proprio sogno, non del proprio subconscio, quanto più un viaggio a ritroso, nel tempo, così a ritroso che la mente, tornata allo stato di veglia, sarà spaesata per molte ore a venire. Link Polvere sulla bocca, brucia, ed il calore circonda tutto. Il corpo è così pesante, avverti il dolore della sconfitta che si tramuta in rabbia, e la rabbia è a sua volta sopraffatta dal timore per la voce tonante a poca distanza: "Addio campi felici, dove la gioia regna eternamente! E a voi salute, orrori, mondo infernale. Qui, almeno, saremo liberi." * Lentamente vengono messe a fuoco le immagini, è oscurità e lampi, bagliori ritmici a cui susseguono tonfi nel terreno che sollevano altra polvere ed altro calore. In quell'oscurità piccole creature sorgono da ripari non meglio identificati, forme che non realizzi, ma da quelle piccole creature proviene altra luce, a tratti blu a tratti verde, spesso iridescente, sembrano affacciarsi spinte dalla curiosità come scoiattoli alle prese con una pioggia di noci. Ma piovono angeli e di questo sei cosciente, in fondo sei caduto anche tu. Quell'idea ti balza alla mente, volti lo sguardo cercando le tue ali e non c'è nulla dello splendore che ricordavi, né il corpo, prima lucente, ora diffonde alcunché, è anzi deformato e si estende per metri (se non di più) come fossi una schifosissima biscia, ti ergi dal terreno sollevandoti sulle braccia e in quel movimento ritrovi la certezza di averle almeno, delle braccia. Magra consolazione. Link "Una cosa è certa, non sarà mai nostro compito quello di fare il bene, piuttosto nostro piacere unico sarà di fare il male, essendo ciò contrario all'alta volontà di Colui al quale ci opponiamo. E se anche la sua provvidenza si dovesse provare a trarre bene dal nostro male, ecco sarà compito nostro pervertire il fine di tale azione, e tentare ogni mezzo per ridurre al male il bene stesso." * Quelle tue ali sembrano aderire al terreno e rendersi inutili alla pesantezza che ti schiaccia, quasi come se la caduta non fosse ancora giunta al suo termine, eppure... eppure una scintilla di speranza, o disperazione, fa muovere i tuoi arti e fa levare, in un ennesimo sforzo, quelle ali che lanciano tutt'intorno pece, e questa nel toccare il bollente terreno prende fuoco. L'odore di zolfo allora si espande come un respiro dal terreno e ingloba in un'ulteriore nube malsana tutto quanto. Le fiamme si propagano e ti raggiungono, il tuo essere trema di orrore di fronte a quella visione, ma quando le fiamme risalgono aggrappandosi alle gocce di pece che cala viscida dalle tue ali, queste si infiammano e si vestono di nuove piume, non luce, non leggiadro vento, ma fuoco dirompente in lingue bramose di urlare qualcosa che ancora fatichi a mettere a fuoco. VENDETTA. Ed in quel frangente si dissipa la tristezza per i perduti giardini dell'Altissimo. Il Primo caduto ride sguaiatamente mentre le ali di tutti i caduti si accendono di fuoco ed illuminano la Nuova Terra. L'Inferno. Link ... "Chi siete?" - la voce docile e suadente di una di quelle creature, gli occhi (molteplici occhi) mettono a fuoco la figuretta della Musa - "Caduti" - rispondi. - "Quello l'ho visto anch'io, ma perché" - chiede lei. - "Perché il Padre ci ha negato la Gloria che come suoi figli, i primi, meritavamo di avere riconosciuta". - "E' quindi per guerra che cadete?" - chiede la musa. - "E' per disprezzo dell'Altissimo che cadiamo, sconfitti dalla sua Onnipotenza, seguendo un'altra luce noi reclameremo quella stessa Gloria che ora ci è stata negata" La musa rimane in silenzio poi sbuffa in una risata cristallina. - "A me sembra un capriccio, quale Gloria vorreste mai avere, sopra vostro Padre? L'unico modo per rivendicare il proprio posto nel mondo, è uccidere il padre" - la Musa sorride malefica ed il Principe, kilometri più avanti, a sentire quelle parole spicca il volo ed atterra di fronte ad essa. Gli altri caduti arretrano strisciando indietro al cospetto del Principe, e lei si volta sollevandosi, sospinta da chissà quale vento infernale, e lo fronteggia, ed in quello all'improvviso sei ispirato da un profondo rispetto, ma quella conversazione non ti riguarda più, tuttavia vi assisti. - "Esisto su questa Terra da prima della vostra Caduta, ora voi vorreste regnare, è questo che ho udito?", dice lei. Ed il Principe risponde snudando i denti, lunghe fila di avorio e marmo appuntito che avrebbero potuto sgretolare montagne con un solo morso. - "Vorresti forse reclamare questo posto?" E la Musa, (che viveva davvero da più tempo in quel mondo) scuote il capo - "No, ma avere il mio posto, senza essere spodestata" - e nel dire ciò cade la veste della pelle blu che la ricopre, è pelle di latte e capelli di tenebra, gli occhi di fuoco sostengono lo sguardo del Principe, sontuose ali si aprono dietro la sua schiena, unendosi ai suoi capelli in un'unica ombra fluttuante alle spalle del corpo perfetto che è desiderio incarnato. - "Ora ti riconosco. Ki-sikil-lil-la-ke. E' vero che sei tu ad essere qui dapprima di noi, ho assistito alla tua fuga e ti ho disprezzato, ma ora che ti vedo, non più ti disprezzo" - risponde il Principe, e non si leva un fiato che non appartenga a quei due, il mondo caduto dal Cielo assiste silente in attesa che qualcosa si realizzi ancora. - "Unisciti a me e ti darò altre armi contro il Creatore, che rispecchino la mia volontà e la tua. Avrai ciò che mancherebbe altrimenti al tuo Regno, o credi di poter minare la volontà degli uomini senza ciò che vedi ora di fronte a te?" - a quelle parole la Lilitu sfiora generosamente i seni sollevando fiera il mento, gli occhi infuocati tengono inchiodato il Caduto e tutti gli altri al loro posto, mentre l'Inferno prende lentamente forma in quel brulicare di condanne. Il Principe protende la mano verso la figura femminile e in quel gesto assume una forma più adatta alle sue dimensioni, e insieme ridiscendono piedi contro il terreno che si crepa zampillando lava. Lilitu si solleva aggrappandosi con gli artigli di rapace alle spalle del Caduto, la crepa nel terreno si apre facendoli sprofondare mentre consumano un'unione maledetta. A quella vista i peccati iniziano ad affiorare nella mente e nel corpo dei Caduti. L'Inferno prende lentamente forma in quel brulicare di peccati. Link Le grida estasiate della Demone e del Principe creano profonde gole nel terreno, da esse si propagano suoni suadenti che rimbombano nel terreno e si sollevano verso il cielo, tutti i Caduti assistono all'ascesa di innumerevoli creature incarnanti la Lussuria. Le mani artigliate si aggrappano ai bordi di quelle gole, si issano umide di piacere e salutano la nuova Notte accanto ai loro compagni, il nuovo Popolo, contrapposto a quello dei Cieli, che guarda con odio e invidia quello dei Mortali. - "Sottomettermi? Mai." - urla Lilitu e urlano le sue figlie in un'unica vibrante voce. Arretri osservandole mentre solcano elegantemente l'arida distesa rivendicata come propria terra. Emergono i due amanti in un odio rinnovato e tutti, ora, sollevano il volto verso l'alto. Guardano al lontano Paradiso, ormai perduto, e promettono guerra infinita al Padre ed al suo Creato. - "Così Caduti da fatale Altezza" * - mormori digrignando le zanne, pieno di rabbia. Ribolle il sangue, sollevi le mani di innumerevoli dita che affondano nella tua carne, fuoriesce sangue, anch'esso nero pece, petrolio, e si infiamma creando fiumi di lava mentre urli: "Livide Fiamme dunque risaliranno fino a bruciarti, Padre!" E' la tua promessa, e non solo la tua. Cori di blasfemie fanno sollevare porte e colonne, e L'inferno prende lentamente forma in quel brulicare di minacce. Link Ti svegli piangendo sangue, il corpo tremante, sfinita ed impaurita, non vuoi credere a quanto hai visto ma una parte di te non può negarlo. Lady Lucifuge lacrima sangue anche lei, ma il suo sguardo è ancora glaciale, remoto, come lontano di lì, tuttavia ti parla a voce spenta: "non avere fretta di trarre conclusioni, e ora dormi, beh... dormirai eccome, senza sogni, per molte ore". Qualcuno dei suoi ti serve una camomilla e asciuga il sangue dal volto e dalle mani in cui le unghie sono sprofondate, non sai quando, ma è successo. Si spegne la luce mentre ti lasci avvolgere dalle coperte auspicando al silenzio mentale, al riposo agognato, piangendo ancora, ma lacrime chiare, tremando come fossi una bambina, quei mostri, quegli orrori, sai esser veri. Ed il mito è solo una storia più lontana delle altre, è stato il tuo sangue a portare così vicino un tempo perso nel tempo, questo pensiero tuo malgrado ti scava dentro, riempiendoti di turbamento. ______________________________________ Note off game: * gli asterischi indicano citazioni a: "Paradiso Perduto" [ Milton ] Le illustrazioni sono di: Wayne Barlowe
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~ pagina 28, penna scarica Mi sta scoppiando la testa. Figli di Prometeo. Mostri morti fatti di pezzi di gente attaccati assieme. Ne ho visto uno fermare di peso un blindato e resistere a una raffica pesante. E io gli ho puntato la mia pistola contro. E non era manco solo. a-ah.. ah! Che ridere… Per me era come essere tornata nel pieno del Buio al lungomare, quando Giorno ha aperto in due quel cazzo di mostro a mani nude. Di mio mi sentivo praticamente con le gambe nella neve fino al ginocchio e nemmeno uno straccio di luce elettrica a illuminare la strada. Fanculo. Mi sono buttata a letto senza neanche levarmi le scarpe, con la pistola stretta sotto al cuscino e un paio di superalcolici. E comunque non ho dormito un cazzo. Se non avessi avuto quelle schede di memoria avrei archiviato la cosa come l'ennesimo incubo incasinato. Fanculo tutto. Nikolaj era davvero strano. Non mi piace, non mi piace per niente. È ancora troppo ibri… [cancellata la parola con una riga netta e profonda] ambiguo. Ibrido, co quel coso di mezzo alla storia… brrr. Ambiguo. Quella storia degli Urka, e come si comporta. Contrattare con un cazzo di…COSO che perde sangue giallo! GIALLO! Era ovvio che avesse visto stronzate anormali, ma mostrare così il culo no. E per le domande che mi ha fatto… Non lo so, penso potrebbe aver visto almeno un vampiro o due a questo punto. Mal di testa. Spero di aver raggranellato qualcosa di buono almeno. Devo trovare un hacker. Almeno son contenta che Bea almeno abbia preso bene la nostra chiacchierata. La birra, sicuramente per quella.
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Alla soglia di Stygia
L'ampia distesa di sanpietrini è un mare di pietra, immobile, che fa da fondamento al tempio che si innalza sopra alla sua testa. L'edera giallastra e friabile è morta, morta come tutto il resto, immobile e fredda come tutto il resto. Spire secche avvolgono il tempio in un abbraccio desolato e regna ancora il silenzio. Il buio è più profondo ancora, non c'è nulla se non la mole di quell'edificio antico. «Non puoi possedere nulla che sia legato alla vita, ma conduci il carro segnato e quindi non posso ripudiare il tuo diritto ad essere qui, al cospetto degli Dei.» La voce tuona, proviene da ogni anfratto, da ogni angolazione, forse soltanto dal suo stesso pensiero. Si mischia gradualmente al fluire continuo di acqua torbida, ma quello è solo rumore. Non c'è alcun corso d'acqua vicino o lontano. È quello il rumore che accompagna i suoi passi fino al tempio. O forse una canzone anche, adesso può sentirla, è un'eco lontanissima. Una vaga memoria che non si intreccia perfettamente con il presente, con quel limbo sospeso nel nulla. «But what is this, that I cant see, with ice cold hands taking hold of me.» Si ferma alla base del tempio. Cerca una via, cerca qualsiasi cosa a cui appigliarsi per tornare indietro. Poi i fari dell'auto si spengono, lo fanno improvvisamente: la batteria si è consumata. Ogni elemento, ogni dettaglio, è gettato nell'oscurità. Nonostante la visione notturna concessa da Proteiforme, un brivido gelido corre lungo la schiena della Tzimisce. Non c'è sicurezza, non ci sono appigli, nè possibilità alcuna di orientarsi. La Luna Rossa appare e scompare gettando solo flebili luci sul tempio, tutto il resto è custodito gelosamente. Non c'è nulla se non quel tempio: le due statue sono ancora immote e non recano nulla, nè una ragazza, nè una perla. Tutto si è fermato in quell'istante. Ed è sola, più sola di quanto mai sia stata, più di quanto abbia mai creduto di essere. Sola al punto che persino la lucidità mentale potrebbe abbandonarla a lungo andare, scegliere altri lidi più sicuri in cui rifugiarsi. «When God is gone and the Devil takes hold, who will have mercy on your soul?» Si stringe alla razionalità come ha sempre fatto e si volta verso l'Audi, ma lo fa lentamente adesso, con la cautela di chi deve passare inosservato. Di chi deve mantenersi invisibile. Perchè farlo, poi? È oramai un tutt'uno con quella desolazione. Il parabrezza è divelto, il cofano piegato sotto la mole della statua e della spada che questa reca: le ali sono ancora chiuse a custodire il suo corpo in un abbraccio che sembra, adesso, quasi protettivo. Doveva essere il combattente, è stata il sacrificio? No, non le sembra uno scambio equo, sembra che manchi qualcosa, un frammento importante; ma la mente rifugge la presenza di Fiona e Liam, non coglie, non c'è memoria sul momento della loro presenza in quel luogo. È come se quel mondo esistesse da sempre, quella solitudine fosse propria da sempre. Un tutt'uno con quella desolazione. Le mani si portano istintivamente all'altezza del cuore. Nulla. Non c'è nulla. Ma c'è stato, quello lo ricorda. C'era il calore, c'era la vita, c'era un battito tanto forte da contenere a stento ogni emozione mai provata. Ma ora non c'è più dolore. «No wealth, no ruin, no silver, no gold Nothing satisfies me but your soul.» Rialza gli occhi sulla macchina, un istante che sembra interminabile, e sa adesso quanto potrà costarle. La vernice bianca perlacea è vittima della ruggine e dell'incuria del tempo, grandi croste ocra si sono fatte strada sulla carrozzeria. I copertoni sono sgonfi, nient'altro che molli residui di ciò che un tempo era nuovo e possente. La statua stessa, sempre immobile al suo posto, è rimasta vegliare quel suo corpo martoriato e trafitto dalla spada. È tuttavia ora preda dell'edera secca tanto quanto il tempio, e tanto quanto la vettura; l'edera si è fatta strada crescendo come un parassita, eppure già morta, andando a ricoprire negli anni ogni ricordo. Ha impiegato anni a farlo, anni nei quali la Tzimisce è rimasta in attesa, anni trascorsi in un istante soltanto, poichè in fondo il tempo scorre, ma tavolta non ha peso. Nè ha significato. «Well I am Death, none can excel, I'll open the door to heaven or hell.» Lentamente, la pietra inizia a frantumarsi. Piccole crepe disegnano un mosaico sulle ali, che si disgregano in cenere sottile. Così come il tempio. Così come la macchina. Così come il suo corpo. Non può esistere coscienza lì dove regna il nulla. E la Luna Rossa è tutto ciò che rimane.
#grace#uor#underworldofrome#wod#World Of Darkness#stygia#Mage the Awakening#estefobe#nemesi#liam#fiona#redmoon#death
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[Gérard]: Specchiarsi sulla carta
27 Aprile, Roma. No. Non pretenderò ancora di avervi vicino per potervi raccontare quanto succede. Posso parlare di certe cose solo con me stesso. Il vecchio me stesso. Quell'adorabile fantoccio sociopatico che ha paura del buio. Della sua stessa ombra. Ciao, Gérard. Era da un po' che non ci si vedeva. Come stai ? Oh.. ti chiedi come sto io ? Bene, te lo dico.. Hai vissuto una vita agiata, hai avuto un'educazione impeccabile, hai dei modi altolocati, sei.. perfetto, sotto alcuni punti di vista. Sei un professionista del tuo campo, un bravo musicista, un ottimo amico.. Ecco.. magari l'ultima è una bugia. Ma si vede che sei anche un gran bravo bugiardo, ho ragione ? D'altronde, mi hai mentito per tutti questi anni. Hai mentito ai tuoi genitori. Ai NOSTRI genitori. Hai mentito ad Annette. Hai mentito a Zoe, Hywel, Grace, Martina. Ogni persona che incontri, ogni persona che ti rivolge la parola, ottiene solo menzogne. Chi sei, veramente ? E perché tutti continuano a fidarsi di te, raccontandoti la loro vita, le loro passioni, le loro indecenze con questo o con quello.. eppure continuano a mentirti sull'unica cosa che potrebbe darti pace ? Già. Perché io so cosa ti sta lentamente erodendo. È una chimera. Una consapevolezza taciuta. La tua innaturale curiosità. Quella maledetta curiosità. Sei un gatto che implora la morte, amico mio. Perché tutti tacciono su un'unica cosa ? Lo hai notato, no ? Ma certo, sei fin troppo intelligente per non notarlo. Zoe parla di spiriti, e fantasmi. Noi li abbiamo visti, sappiamo che esistono. E non siamo i soli. Ma c'è altro. E questo.. "altro" riguarda tutti quelli che conosci, probabilmente tutti i tuoi.. "amici". Tutti loro, ti nascondono qualcosa. Perché, ti domandi perché ogni notte. Ti tiene sveglio, assieme a quella vocina maledetta che ti dice che forse hai sbagliato qualcosa. Che non ci si può fidare, di te. O forse, semplicemente, che non te lo meriti. Affatto. Scommetto che fa male, vederti isolato da tutti, con mille domande e nessuna risposta. E la consapevolezza che le risposte porterebbero ad altre domande. E ad altre menzogne. E ad altro dolore. Ti starai chiedendo, caro Gérard, chi sono io, e come diavolo faccio a sapere tutto questo. Credevo lo avessi capito ormai. Io sono TE. La parte più nichilista, quella misantropa, disillusa, provata dal Cataclisma. Io sono il frutto vero ed unico del tuo dolore. Sono l'unico che soffre per lei, fra noi due. Sono il tuo opposto, il tuo Doppelgänger. La verità dietro la maschera che porti. Dietro le tue buone maniere, dietro la tua.. ostinata educazione, dietro le tue parole forbite. Ma solo io so che cosa sei in realtà. Anzi, lo sappiamo tutti e due, ma tu lo neghi, perché sei un ipocrita. Io invece l'ho accettato. Siamo entrambi un unico essere, ma diviso a metà. E quando ci riuniremo capirai davvero cosa vuol dire avvertire il dolore di una menzogna. Legge del contrappasso, sono sicuro che mi capisci. Fino ad allora, quando sentirai nella testa quel fastidioso ronzio che ti rende nervoso e cinico, se qualcuno continua a mentirti, obbligato o meno.. Sono io che ti saluto. Sono io che ti ricordo che cosa sei. Che cosa sono, io ? ... Io sono l'Altro. E nessuno saprà mai che esisto. Grazie a TE. -------------------------------------------------------------------------------------- (Questa pagina di diario viene tenuta custodita in cassaforte, essendo stata scritta e poi strappata, come in uno sfogo di rabbia. Probabilmente finirà incenerita molto presto. Probabilmente. O forse no.)
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6.
« I made you laugh, I made you cry. I made you open up your eyes. I helped you open out your wings, your legs, and many other things. Didn’t I? Am I the one who let you go? The one you hurt so much you cannot bear? You helped me love, you helped me live. I wish that I could say the same. But when you left, you left the blame. Didn’t you? Am I the greatest bastard that you met? The one you can’t forget? » Il Bosone di Higgs. The Goddamn Particle. O, come è stato erroneamente tradotto, la Particella di Dio. La spiegazione più semplice risiede nell'immaginare le particelle in un liquido denso. Ciò che prima poteva muoversi ad una certa velocità, pur mantenendo la stessa carica energetica, si muove più lentamente in maniera proporzionale al suo stato di immersione nel liquido. La frizione causata dal contatto tra la Massa A e il Liquido X crea un nuovo elemento, il quasi impossibile Bosone di Higgs. La particella che non c'era, e che improvvisamente esiste uscendo dal vuoto quantico per manifestarsi nella realtà. Se questo può spiegare ciò che viene generato dal proprio manufatto divino, può forse essere di aiuto anche nel mettere su un piano scientifico l'esistenza stessa delle divinità, che esistono e non esistono allo stesso tempo ed in spazi paralleli e legati tra di loro. La fede dell'uomo è lo sciroppo denso dentro il quale gli elementi più disparati di fenomeni e tradizioni altrimenti inspiegabili, prendono forma grazie alla frizione generata da una massa le cui dimensioni crescono in base alla forza di questa stessa fede, e tramite essa ciò che era perduto nel vuoto torna ad esistere. Diminuire la massa, intacca quell'esistenza. La Particella di Dio si fa nuovamente impossibile e sparisce dal piano fisico, per essere sostituita da quella, immutabile, dell'Uomo.
Spinge Letizia con sempre maggiore convinzione. L'unico rimorso che riesce a provare è quello per l'assoluta assenza dello stesso. Non le ha mentito. Non ha indorato la pillola. Non è stato di conforto. Ha proceduto con uno scambio equo. Un'informazione per un'informazione. Le ha messo tra le mani il minimo necessario per cominciare a respirare in maniera diversa e adesso deve solo monitorare che i polmoni della ragazza possano sopportarlo. L'averla fatta avvicinare ad Eva, col senno di poi, non può che essere un vantaggio, ma non ha intenzione di intromettersi nel rapporto tra la dottoranda e la caporedattrice. Ma si è accorto di come stia diventando più feroce, meno indulgente. Rigira tra le dita il sesterzio dal quale ha preso abitudine a non separarsi, lasciandolo passare poco sotto le nocche della mancina con movimenti lenti, bilanciandone il peso e la temperatura contro la pelle calda della mano. Chiude gli occhi per qualche momento, prima di interrompere bruscamente la danza ipnotica dell'arto, chiudendo nel pugno la moneta. Abbassa i piedi dalla scrivania, piantandoli sul pavimento e sollevandosi velocemente solo per sostituire il letto alla sedia, prendendo spazio sotto il lenzuolo leggero, chiamando a sé un sonno che sempre più di frequente tarda a sopraggiungere. - Vuole provare ad usare una parola per me? - Assente Riapre gli occhi, sbattendo le palpebre nella semioscurità della propria stanza. I pensieri corrono a fogli fatti di scapole, ad un sorriso accennato che gli rivolge la stessa accusa con dolcezza. Gonfia il petto di un sospiro pesante. Lo lascia andare via, l'addome forma un incavo sotto la gabbia toracica. Qualcosa rimane. Uno strascico. Un peso fantasma. La Particella di Dio.
« The higher I get, the lower I’ll sink I can’t drown my demons, they know how to swim. »
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26 marzo - 14,56
E’ un periodo, un momento, forse un mesetto. Và meglio, sto meglio. Tante cose stanno andando. Quando arriverà la tragedia? Perché arriverà, arriva sempre qualcosa che rovina ogni momento bello. Sarai tu? Da chi arriveranno le parole che faranno aprire la terra sotto ai miei piedi? O semplicemente le tragedie dell’animo umano iniziano a sembrarmi ridicole?
Sì, sono brava fingermi di ghiaccio, qualcosa però si è insinuato, ha iniziato a crepare le mie difese. Qualcosa, qualcuno. Scoprirmi dipendente, capire di essere legata a qualcuno, a Te, e amare, fino a voler morire, quel legame. Ecco cosa ha iniziato a sgretolarmi, scoprire il dolore del volere ad ogni costo. Irrazionale, senza logica, senza controllo, avere bisogno di te, non averne mai abbastanza delle tue parole. Fa male, mi piace. E il negarmi la tua presenza, è atroce, ma la giusta punizione per la mia cupidigia. Sono sempre stata e sempre sarò il giudice più impietoso di me stessa. Ecco chi sono, in realtà. Ho un nome, un cognome, una vita, passioni, interessi, ma resto un boia, sono la persona che mi porterà alla morte, sono quella che cerca la morte che si ripete ad ogni alba. E la voglio, voglio potermi disperare nella felicità della mia sofferenza.
Un mostro, dicono. Perché un mostro? Avere il potere di creare dove la natura non è arrivata, di modificare la perfezione per farla diventare più armoniosa, sentire una materia viva cambiare sotto alle mie dita, sentirne le fibre ribellarsi, sentirne ogni cellula gemere di dolore prima di quietarsi, in una nuova forma mai immaginata, tutto questo è mostruoso? Perché? Sciocco chi lo crede. Il poter mutare l’ordine stabilito, da chi? Chi lo ha definito? Ricercare un nuovo equilibrio, uscendo dal caos indotto e solo con le proprie mani, nessun aiuto, nessun mezzo. IO. Nulla tra me e la perfezione che la mia mente può sviluppare. Servirà tempo? Tantissimo, un tempo che nemmeno posso provare a comprendere. Sono paziente, più che altro cocciuta.
Zo’. E’ stato… Che si sia infranta quella distanza abissale tra me e te? Che sia stato fatto un passo per avvicinarci? Per la prima volta ti ho vista meno disinteressata. Ma allora, cosa continuo a cercare negli altri? Hywel, Gérard, May, Fiona. Cosa sono? Che mi servano solo per tenermi legata a quell’umanità che voglio far svanire, per poter arrivare a Te? Mi mancheranno, se mai ci riuscirò? Sì, probabilmente sì, come mi manca mio padre, come mi manca casa mia. Già, Hywel. Lui, che nemmeno nel vedermi così vicina a Richard ha battuto ciglio. Continuo questa cosa che ormai mi sa di farsa, di messa in scena per placare la mia paura di essere cambiata. Mi sto allontanando da lui, da quello che è, non posso più negarlo. Più che da lui, mi sto allontanando da quello che sono tutti. Alla festa per Gérard, palese. Non riesco più a trovare piacere nella leggerezza, nella spensieratezza. Non riesco più a trovare divertenti molte, molte cose. Gli altri festeggiavano, io mi arrovellavo su quale maschera avesse Richard in volto. Nemmeno May ha capito quanto poco mi interessino certe esternazioni di umanità, ultimamente.
In fondo, 60-70 anni di esistenza cosa sono, cosa possono portare, in confronto a centinaia e centinaia di anni di possibilità? Più mi spieghi il vostro mondo, più mi allontano dal mio, per disinteresse. Mi avevi avvertita, man mano il tuo sangue avrebbe influito sul mio modo di vedere la mia esistenza, sta accadendo, ad ogni sorso qualcosa cambia. Ad ogni scoperta su quello che siete, mi attirate verso la vostra natura. E non riesco a provare paura per quello che siete. Dannati, perché? Voglio saperlo, perché dannati. Per la condanna a risvegliarvi ogni notte con il bisogno di sangue? Per vedervi tra le mani delle persone che avete ucciso, magari non volendolo veramente? “Visione romanzata” l’hai definita. Purtroppo è ben altro, credo. La mia vita è la continua ricerca di un corpo da ricostruire, modellare, riparare. E sì, il sangue, le visceri, la materia umana è quello che desidero, ogni volta che mi sveglio. Il poter plasmare quel corpo che mi portano sul tavolo di acciaio, ricomporlo, modificarlo. Riportare l’equilibrio del suo sistema. Ma muoiono a volte, lì sul tavolo, mentre ho le mani nel loro torace. Lo sento quando sta per succedere, sotto alle dita sento come una vibrazione che non dovrebbe esserci, come se le cellule urlassero la loro fine. E’ in quel momento che vedo crollare, come se fosse sabbia, tutto il mio lavoro, tutto il mio impegno. Fallimento, irrimediabile. E mi infurio quando succede. A prima vista divorata dai sensi di colpa, in verità per aver fallito i nuovo. E non potrei mai volere il mio fallimento. Ancora non riesco a vedere la differenza tra quello che sono e quello che siete. Nemmeno quello che è successo ad Elena, quella notte, mi ha portato un minimo di compassione. Non ce l’ho, non l’ho mai avuta per nessuno. Nemmeno per quella donna che ho volutamente dato in pasto alla mente di Artus, che ho lasciato sfasciare forse in modo irrimediabile, che ho ingannato per una sera intera. Ma non c’è vergogna, in nessun modo, per quello che ho fatto. Lo rifarei mille volte, se servisse per proteggere coloro ai quali tengo. O solo per essere utile a te.
Sono stanca di portare la maschera della dottoressa premurosa, quella che vedono tutti. Le mie attenzioni, le mie preoccupazioni, non sono per chiunque, è difficile meritarsele, perché è impossibile uscirne, poi. Da lontano, perché ho ancora timore di quello che sono, perché loro sono diversi da me, non capirebbero, non ancora. Non potrebbero mai comprendere perché io, che ho avuto la possibilità di scappare, sono invece rimasta di fianco a te. L’unico che potrebbe capire, ma che non vuole farlo, è Richard. Richard, proprio lui, che ancora sta lì a guardarmi, a chiedersi se per me significa qualcosa. Non dimentico cosa ha fatto, mi ha usata per arrivare a te, mi ha messa in pericolo più volte, per i suoi tornaconti. Lo avrei fatto anche io, immediatamente. L’ho fatto anzi. L’averlo tra i piedi ha scatenato il tuo senso di possessione nei miei confronti, mi ha fatto vedere che comunque per te esisto, che mi vuoi. Ieri sera mi ha chiesto se do più valore a lui o ad Hywel. Sciocco. Ha visto, non ha compreso, perché altrimenti non mi avrebbe fatto quella domanda. Ho manipolato tutti, mostrando loro la faccia che volevano vedere di me, per piacere soprattutto, per quel sottile gusto di lasciare tutti nelle loro convinzioni sbagliate. Almeno tu, dimmi che hai capito cosa sono. Non ti far abbagliare da quello che vedi, non è quasi mai la realtà.
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Atlantide, la città sommersa.
L'universo è ghiaccio. I pianeti si creano quando per catastrofe blocchi di ghiaccio cadono nel sole, ma sono destinati a ricoprirsi di ghiaccio ancora. Tranne la Terra, per potere divino. Qui ha vita l’eterna lotta fra ghiaccio e fuoco. Solo un luogo è e sarà sempre completamente ghiacciato, Atlantide. Prima della sua scomparsa viveva un popolo all'avanguardia, “semi divino”, in possesso di un'energia alternativa molto potente. Oppure, più semplicemente, maghi. In tempi antichi ci fu una lotta fra maghi. Questa aprì un varco su un altro mondo e fece sprofondare Atlantide al suo interno.
Atlantide diventa una leggenda, così come altre diverse città “perdute”. Agarthi, Shambala. Atlantide sprofonda nell'oceano e finisce nell'Abisso. Agarthi è al centro della terra, Shambala è in Tibet/ Cina, sottoterra. Germania. Nazismo. Società della thule. Ritenevano di poter instaurare una comunicazione telepatica con i grandi maestri del passato che avevano cercato rifugio in una città sotterranea nella zona del Tibet.
Tra di loro c'era Himmler. Ossessionato dal ritrovare i superstiti della tragedia di Atlantide, dice i padri della razza ariana. Spinge delle spedizioni fino in Tibet. Dai libri di storia non risulta abbia trovato chi cercava, nè tantomeno Shambala.
Si stabilisce a Wewelsburg, Vestfalia, Germania. Un luogo pieno di energie “magiche”, così si dice, con una storia che potrebbe supportare l'ipotesi. Racconti su rituali e uno stregone da cui Himmler si faceva accompagnare.
Himmler, un pazzo nazista, o un mago imprudente? O magari entrambe le cose.
La mia idea (azzardata) è che le tre città siano in realtà la stessa. Non c'è possibilità di raggiungerla perché la versione corretta è quella che riguarda Atlantide, sprofondata nell'Abisso. I contatti telepatici saranno visioni di qualche genere o inganni delle creature che popolano l'Abisso, o il ghiaccio ha trattenuto qualche mente viva, o l'eco, o il ricordo. Poco importa. La società della thule e Himmler non volevano raggiungere i semi-dei ariani che si erano rifugiati a Shambala, ma i maghi di Atlantide. O forse volevano raggiungere i maghi di Atlantide che credevano si fossero rifugiati a Shambala. (Non credo potrò mai scoprirlo davvero.) Himmler ha tentato di evocare qualcuno da Atlantide, ha sbagliato, ha evocato qualcosa di uguale o simile a quella che chiamiamo Eden. — Credo abbia anche rimediato.— O che ci abbia provato, a probabile discapito di: Betzy Hitzinger, la sua amante. E’ un caso che sia diventata una Lasombra? Lasombra forse collegati all'Abisso – o forse solo simili (ombre, Lunga Notte, Lasombra ricopre la Terra e si ghiaccia)
Betzy cambia nome in Beatrice, partecipa a un Rituale per evocare una creatura dall'Abisso. Natasha, Maxime, …. (…. ) altre persone coinvolte? Rituale della famiglia Umbra, buoni propositi e cattiva organizzazione, esiti sfortunati. Si apre un portale dall'Abisso a qui, le ombre arrivano sulla terra, Eden entra nel corpo di una delle Umbra. Vengono dati (da chi?*) tre pugnali alle tre vampire, poi passano a Jack, Eva e Grace perché le vampire falliscono. I pugnali sono legati alla tradizione tibetana, non riesco a individuarne la vera origine. * Potrebbe essere molto interessante scoprirlo. Per risolvere il problema si decide di sigillare il pozzo di Villa Umbra, ritenuto il portale tra i due mondi. Il rituale ha successo, Eden riesce a fuggire e… c'è qualcosa che non quadra, Eva non me ne parla approfonditamente. Cos'è successo? Come hanno fatto? Beatrice si sacrifica? Eden dove va? Un'altra domanda preme fra le tante: ora Himmler è vivo? (e perché diamine?) Come fu con lui, al suo castello, ora vi si deve porre rimedio. Ma se il tutto è arrivato fin qui perché a Wewesbulrg si sono lasciati scappare un pezzetto (una delle mie ipotesi è che il rito Umbra sia stato un errore voluto) non devo farne scappare neanche mezza, ed evitare che certe informazioni si diffondano. Giacomo Benandanti. Si è avvicinato a Nadia “per via di quel che è”, per via della sua relazione con la storia di Eden, quale che sia. Le ha fatto ipnosi, pensavo potesse essere pericoloso ma non lo è stato, ho pensato fosse la figlia o la ghoul o la figlia della ghoul di Beatrice e roba così, fosse in comunicazione con le ombre per via del suo dono Medium che la mette in contatto con x persona coinvolta (forse Beatrice stessa) -> Ipotesi azzardata. Giacomo sa di Eden e sa di Himmler, ma come? ( –> scoprire a chi è connesso, presto fatto.) Giacomo si diverte a fare strani disegni con il sangue in un Locus. I Locus sono posti importanti per i lupi, i changeling, e i maghi. Gotchya. - Ipotesi per nulla azzardata ma verificherò prima di dirlo con certezza.
Cose da fare. . Incontrare Stephani e scoprire quanto più possibile del rito (credo Umbra) . Scoprire se le due gemelle sono contagiate dalle ombre. . Scoprire se lo è la ragazzina. . Visitare il pozzo di Villa Umbra. . Indagare su Himmler (tramite Eva) . Tenere d'occhio Giacomo. . Fare un tributo allo Spirito Lupo. . Fare un dipinto di Atlantide. In fondo non sono in tanti a dire di esserci stati. Non che io ci sia stata, era più una proiezione probabilmente più soft dell'Abisso. Metteva i brividi. Ma non esce di mente e un po’ la ricorda. Un dipinto se lo merita, è un po’ come se fosse la prima vittima del mondo di ciò che sto combattendo, anche se dal loro punto di vista da un giorno all'altro una città gli è piombata addosso. Non dev'essere piacevole. E’ un po’ come se ora si aprisse il cielo e cadesse qualcosa di alieno su Roma. Non per niente si parla di catastrofe. Anyway, un dipinto se lo merita. Si sa così poco degli abissi marini.
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[Jessie]: I ritratti neri
{Non sa per quanto è rimasta seduta, accucciata su se stessa nell'angolo di quella stanza. Il tempo non lo avverte. Non può sapere che ore sono o se fuori da quelle mura è alto il sole o permane la notte, non ci sono finestre. Ha provato a scacciare dalla mente quel momento in cui Giuly si è tagliata la mano, i suoi canini estratti e le immagini di quel sogno su Nadia che l'abbandona in un parco nel cuore della notte. E' stao un incubo, nulla più, ma non lo ha superato ed è a causa di questa brutta invenzione del suo cervello che il giorno prima si è tanto arrabbiata con la sua tata e sempre il suo sogno le ha cambiato l'umore portandola a rimanere particolarmente silenziosa con un moto di infantile odio nei confronti di Nadia proprio nelle ultime ore assieme. Ci aveva ripensato a quella sensazione di paura del buio attorno a se e la schiena della mezza demone che si allontana, sentendosi tremendamente in colpa per averla trattata così male. Quel fotogramma del suo sogno si era però sfocato, nei suoi pensieri, e sovrapposto con il ricordo della realtà: la sconosciuta che prende il suo polso con stretta forte e la porta via mentre la tata è intenta a tenersi la testa in un misto di orrore e terrore permettendo, agli occhi di una bimba di nove anni, di essere portata via. Questo le ha fatto tornare la rabbia dettata dalla paura e dal senso di abbandono.
Si lamenta a fior di labbra quando, tirando su la fronte dalle braccia a cui era appoggiata, si rende conto del male lungo collo e schiena: li ha tenuti in una pessima posizione troppo tempo. Non piange, non può. Non parla, le è stato imposto anche quel divieto. Non se ne va per lo stesso motivo e, anche potesse, non ne avrebbe modo. Strizza gli occhi e gli azzurri vanno a incontrare i propri, gemelli, nella superficie riflettente del primo dei tanti specchi che la circondano. Si copre gli occhi con le manine mentre le gambe si stendono e così la schiena. La luce la infastidisce, una luce artificiale attaccata in alto alla parete opposta. La sua immagine ripetuta praticamente all'infinito in uno spazio effettivamente vuoto le fa venire le vertigini. Una volta che gli occhi si sono abituati almeno al bagliore nella stanza, si accorge della causa del suo risveglio: la pancia le fa male, brontola, e così la vescica preme dentro di lei. Deve fare pipì. Si alza, molto lentamente. Si guarda attorno intimorita da Se stessa infinitamente ripetuta e va avvicinandosi a quel catino lasciato li dalla Vampira. Sa cosa deve fare ma rimane praticamente immobile. Tocca il catino e quando questo fa rumore sul pavimento lei si spaventa, vede un'ombra dietro di se -che altro non è che l'ennesimo suo riflesso- e corre all'angolo, spalle alla parete. Respira forte e con gli occhi controlla tutta la stanza; il labbro inferiore è completamente esposto e la bocca è marcata verso il basso in una delle smorfie più tristi che una bambina sia capace di fare. E' terrorizzata e non riesce a pensare di abbassarsi i pantaloncini e mettersi a fare pipì li. Eppure non piange. Si siede, di nuovo; cerca di pensare ad altro che non sia la pipì che sta trattenendo con non poco sforzo. Lo sguardo passa in rassegna il luogo in cui è stata rinchiusa. Un quaderno, un pastello nero e una tazza -di quelle da latte e cereali- con dentro un liquido trasparente che potrebbe benissimo essere acqua ma la bimba non si fida: questo è tutto ciò che ha e la fame comincia a farsi sentire. Stringe la pancia più forte possibile dondolandosi leggermente senza davvero rendersene conto. In un raptus di disperazione si allunga a prendere carta e pastello e inizia a disegnare quadrati, cerchi, rombi e altre figure geometriche per poi andare a colorarle all'interno. Ma nemmeno questo basta a calmarla. Gli occhi si fanno ora rossi, stanchi e gonfi di chi ha paura e trattiene le lacrime e gli urli. E le fitte alla pancia le fanno cacciare fuori dei lamenti strozzati e colmi di sofferenza. I disegni diventano lo sfogo delle sue emozioni: dopo le forme geometriche riempite è passata a dei tratti molto marcati e rapidi come sfogo di rabbia fino a che la solitudine e la tristezza non hanno preso il sopravvento. Un foglio è stato strappato e su di esso ha disegnato la sua mamma e il suo papà con lei nel mezzo. Una casa ad accoglierli e un grande cuore attorno. Il sole splende sullo sfondo. Sarebbe perfetto se non fosse tutto nero. Le labbra si inclinano maggiormente verso il basso e finisce con il mordersi l'interno della bocca e la lingua pur di non scoppiare in un fiume di lacrime. Eppure qualcosa di umido le sfiora la pelle, tra le sue piccole gambe, caldo scende dall'inguine fino alle cosce sporcando i jeans e creando una pozza per terra: la pipì.. Non è riuscita più a trattenerla e così ora c'è anche l'imbarazzo ad imposessarsi di lei. Stringe il foglio al petto spostandosi da dove ha sporcato e posizionandosi nell'altro angolo, quello praticamente sotto alla luce artificiale. Torna ad abbracciarsi lasciando vicino al cuore quella speranza disegnata in nero su bianco di una famiglia che spera di rivedere. Si sdraia di lato guardandosi negli occhi attraverso lo specchio che ha davanti a se fino a che il sonno non torna a placare i bisogni, ormai primari come sete e fame, del suo corpo già stanco e così piccolo.}
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[Hywel]: ...fanculo.
fanculo a quella casa [dice il gallese entrando in officina ancora un po' scosso dall'esperienza, sottobraccio l'involto contenenti gli strani fogli rinvenuti nella casa vicino al parchetto] e fanculo a quello stronzo di gwyllgi... e che era quella merda la dentro? [si volta verso Camila che lo segue] spero che ora almeno mi crederai che quel cazzo di gwyllgi esiste e non e' un fottuto randagio
[richiude la saracinesca per poi togliersi il giubbotto di pelle e salire al piano superiore dove stendera' i fogli sul tavolo per iniziare ad esaminarli] e dici che questa Cassandra e' in grado di capire questa roba? [mentre continua a guardare i strani simboli sulle pagine ingiallite cercando di capirci qualcosa.]
[E' stata una serata decisamente particolare per il meccanico, ma piu' che il cane, piu' che i macabri ritrovamenti fatti nella casa, a turbarlo di piu' e' stata quella strana sensazione di déjà-vu, come di aver gia' visto quelle cose, di aver gia' vissuto esperienze simili, per non parlare di quella voce supplichevole che continuava a ronzargli nella testa] fanculo mi sa che ho bisogno di farmi una bella dormita
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Lucifuge: primo passo è la Conoscenza
Lady Lucifuge e il suo addestramento Hunter:
- Conoscenza: ritrovare la memoria che appartiene al sangue. Il sangue demoniaco che scorre nelle nostre vene. Conoscenza è memoria della Guerra del Paradiso e della Caduta di Lucifero. Ci sono degli strascichi che possiamo recuperare. La memoria è sangue. Il nostro. Una notte con lei. Un viaggio nel ricordo che vive nel nostro sangue.
- Dominazione: i Lucifuge non si sottomettono ai Demoni. Li controllano e li dominano. Prima quelli piccoli, pian piano. Poi quelli di maggiore livello. Controllo.
- La Libreria del Diavolo: è la Bibbia dei Lucifuge. Difficile da reperire. Non è mai ferma in uno stesso punto, ma passa di mano in mano tra Lucifuge. Custodisce più segreti di un semplice libro di Demonologia. Protegge i misteri del nostro sangue. La conoscenza materiale di ogni goccia rossa che scorre nelle nostre vene.
Il primo passo è la Conoscenza. “Il tuo spirito si rafforzerà nella ricerca della conoscenza, oppure soccomberai.”
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cosa non si trova a Termini...
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4.
“Non sarei dovuto tornare.”
“Lo dici come se la decisione non fosse stata tua.”
Ginevra ha ragione. Gli occhi scorrono alla ragazza accovacciata sulla poltrona e lui si limita a sospirare, tornando a premere le dita contro le tempie prima di trascinarle verso le palpebre, strofinando i polpastrelli in piccoli movimenti circolari. Ha le mani fredde.
“Sei una calamita per i guai, professore.”
Jago sbuffa dalle narici in quella che potrebbe sembrare una risata, ma il divertimento non sfuma in alcuna maniera in quel suono breve, mentre la luce artificiale del salotto nel suo nuovo appartamento filtra anche attraverso gli occhi chiusi.
“Se non lo fossi, a quest'ora tu non saresti qua. O era qualcun altro ad aver cercato di uccidermi?” “EHI” Ginevra scioglie il nodo impossibile delle caviglie dal bracciolo della poltrona, raddrizzando la schiena e sollevando, solo per un attimo, gli occhi dallo schermo del suo tablet “Era un lavoro. E poi è storia vecchia, diamine se hai una memoria da elefante.”
Lui inarca un sopracciglio, lasciando scivolare entrambe le mani sulla superficie del tavolo e sui documenti che lo invadono quasi completamente. Osserva la bambola con scetticismo, prima che lei si metta a scuotere la testa come se fosse lui la persona poco ragionevole in questa storia, senza degnarsi di tornare a guardarlo in maniera diretta. Anche lui torna a calibrare l'attenzione su ciò che si affolla sul tavolo. Curricula, offerte di lavoro da un paio di istituti privati, bollette. Comincia a dividere in maniera distratta le buste, cerchiando con la penna alcune cifre da tenere a mente, cestinandone altre.
La sua vita a Roma si è arrestata quasi senza preavviso, repentinamente. E il suo ritorno nella capitale ha voluto rendergli la cortesia in eguale misura. Esplosioni, attacchi, un dio norreno che sembra aver fatto dello scopo della sua vita quello di tediarlo oltre ogni misura, ragazze cresciute troppo velocemente, uno squarcio nel tempo e l'evocazione di un angelo. Non uno qualsiasi. No. Michele. E la cosa dovrebbe sorprenderlo, probabilmente una parte di lui è realmente basita. Terrificata. Talmente terrificata da lasciare il posto all'uomo che parla con figure bibliche o leggendarie con la tranquillità di un attempato giocatore di poker, nonché la stessa vivacità. Ogni volta che si ritrova faccia a faccia con Loki, il primo istinto è quello di tentare di manipolarlo. Potrebbe essere niente di più che un'infantile ripicca, ma si conosce abbastanza da sapere che non si tratta solamente di quello. La consapevolezza che degli dei esistono e che camminano poggiando i piedi per terra, ormai, sembra essere storia vecchia. Lui non è un dio. Agisce come un umano, ragiona come un umano, e come un umano si ribella ai termini di un contratto che non ha firmato.
Non sarei dovuto tornare. Il pensiero lo assilla, affacciandosi nei momenti di quiete, come il ritornello di una pessima canzone.Riuscire a vedere così chiaramente la reale forma altrui, sembra averlo reso cieco alla propria. No, non è un dio. Le sue azioni sono umane.
Non si sente umano.
Non sarebbe dovuto tornare.
Il ciondolo che nasconde sotto i vestiti appare innocuo. Un giorno, forse, capirà il suo legame con quell'oggetto. Un giorno, forse, la risposta lo deluderà.
Non è un eroe. Se è un ruolo che deve avere in questa era dell'uomo, che sia uno che si è scelto volontariamente. Gli è precluso essere comparsa o coro. Un'antagonista non si percepisce in quanto tale. Quindi sarà Iago, se il mondo griderà Otello. Sarà Polifemo, se Nessuno si farà avanti.
« …quindi stasera sono Icaro. Niente minotauro? Che peccato. » « Puoi essere il Minotauro, Icaro. Puoi essere Circe e puoi essere Diana. Potresti essere chiunque. Per me sei… »
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Pagliacci (Drammalkovich)
«Recitar! Mentre preso dal delirio non so piu quel che dico e quel che faccio! Eppur, e d'uopo sforzati! Bah sei tu forse un uom? Ah! ah! ah! »
E’ la notte del 31 dicembre 2015 la guado negli occhi quando le mento, poi ci baciamo, le sue labbra calde riflettono quasi le intermittenze dell'albero di natale avvolte da decorazioni prevalentemente in vetro colorato.
Il tavolo apparecchiato, le candele coi calici a centrotavola, la tovaglia rossa e i piatti in plastica, profumo di mandarini, di tartine al salmone. È tutto così fragile. Non lo sappiamo ancora, ma sarà il nostro ultimo bacio.
Le ho mentito per tanto tempo, le ho mostrato una realtà che non esisteva e per ogni pennellata che davo a quel quadro da mostrarle perdevo un pezzo di me, fino ad arrivare al punto di non ritorno. Ho lasciato sola Nadia mentre preparava tartine al salmone senza darle una spiegazione, senza un bacio d'addio o una carezza. Non le ho mai detto la verità e non inizierò ora che sto praticamente andando a morte certa, mi chiudo la porta alle spalle, sta canticchiando qualcosa mentre la tv trasmette canzoni, non sa che sto andando via.
C'è tensione al briefing, sappiamo tutti quello che dobbiamo fare. C'è silenzio, non ci guardiamo negli occhi, ma concentrandoci riusciamo a sentire i rumori della battaglia, il cuore in gola, la paura che striscia nelle ossa fino a schiantarle, che si aggrappa dentro ad ogni cellula, ma si va avanti lo stesso. È questo quello che ci hanno insegnato
Ho spento il telefono da subito, non può nemmeno guardarsi allo specchio e io la lascio sola, ma devo farlo o non ci sarà più futuro per nessuno. Sono seduto sulla mia branda, comincio a prepararmi lentamente, ognuno cerca concentrazione come può, si chiude nel suo mondo per un'ultima volta rotta del mio capo pattuglia che ci da la carica.
«Siamo Dragoni!»
E’ la vestizione del cavaliere pronto alla pugna, indosso l'elmo e calo la celata. Si esce, verso le moto, verso i nostri destrieri.
«Tu se’ Pagliaccio! Vesti la giubba e la faccia infarina. La gente paga e rider vuole qua. E se Arlecchin t'invo la Columbina, ridi, Pagliaccio e ognun applaudira! »
L'odore del sangue mi rimane in bocca mischiandosi a quello della vodka, la sigaretta è lì che arde tra le mie dita piena di vitalità, non aspetta altro che arrivare alle mie labbra perché possa consumarla più velocemente, regalandomi in cambio una massiccia dose di nicotina e catrame, un velo nero sulla salute del mio futuro.
È un dolore che rimbomba, conosce ogni centimetro della carne del mio corpo, sono praticamente nudo mentre la modifica sotto i suoi ordini, come Poseidone col mare, non fa fatica ad innalzare una crespa, ad inserire una gola, a modellarmi come meglio creda. E sono suo. Prima la Vicissitudine, poi l'inchiostro a ribadire quello che è già stato detto, quello che è stato fatto. I morti che ho causato, la bandiera che ho abbracciato. La donna di cui mi sto innamorando. Sono tutti messaggi, marchi che mi imprime nella carne. E lo sa che la voglio, lo sa che è lei la causa di tutto, il punto di origine e di arrivo, lo sa che mi ha avvelenato e che ora ho lasciato tutto per seguirla, perché ho sempre fatto, fin da principio, quello che ha chiesto. Mi spinge a dirlo, a confessare qualcosa che ha già scrutato frugando tra le mie emozioni, lo fa fino ad abbracciarmi, fino a farmi urlare per il dolore dei morsi dei proiettili che ancora dilaniano la mia carne. La sua carne. Geme quando si muove più del dovuto, è scavata fino alle ossa, ma per quanto doloroso lo vedo che le piace, quella scintilla che risplende negli occhi e che non può controllare. Divampa in un incendio quando sono io a farla gemere, quando arrivo alle sue ossa, viscide, colme di sangue che mi ucciderebbe tanto sono rancido dopo il siero. Ci spingiamo fino al limite, fino quasi ad uccidermi, fino a quando non mi scaccia per evitare di staccarmi la testa.
È la notte del 4 gennaio 2016
Ci son riuscito alla fine, coltivare con solerzia l'arte del far avvizzire ciò che è bello, a farla rabbuiare. I silenzi son petali che cadono, il giallo che prende il sopravvento sul verde, la tristezza come malattia dell'anima, lei la vittima, Io il vettore. Un virus. Ci sono due modi perché una malattia possa finire, il virus muore, ma il corpo vive; il virus uccide il portatore e muore con lui.
C'è una clessidra nel mio cuore, ma per quanto mi possa piegare e contorcere continua a svuotarsi. Dove un tempo c'era rumore ora c'è il vuoto. Nemmeno quando abbiamo parlato per l'ultima volta le ho detto come stavano le cose, preferisco farle credere che sia sfumato tutto, preferisco farmi odiare, preferisco morire e lasciarla vivere che uccidere entrambi.
É il pomeriggio del 14 Febbraio 2016 quando ci lasciamo definitivamente.
«Tramuta in lazzi lo spasmo ed il pianto; in una smorfia il singhiozzo e ‘l dolor. Ah! Ridi Pagliaccio, sul tuo amore infranto! Ridi del duol che t'avvelena il cor! »
Non si torna indietro Dragone. È una strada solitaria quella che ho preso, fatta di frasi non dette, paure non raccontate, tutti quei frammenti che andranno perduti nel tempo, tutte le mie storie le terrò per me e nessuno le saprà mai, come se non fossero mai successe.
Damnatio Memoriae
La via dell'inferno è lastricata di buone intenzioni, Grace è l'intenzione più bella, invitante, profonda di tutte, mi ha messo davanti ad una scelta ma tutti e due sapevamo che una scelta, in realtà, non c'era. È la notte del 16 Febbraio 2016 quando mi consegno definitivamente a Lei, in tutti i modi possibile; la strada è finita, sono alle soglie del cancello, aspetto solo che lo apra.
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[May]: dovere, volere.
[E' uscita dall'ospedale senza farsi vedere... "troppo", o così ritiene, comunque il minimo possibile. Da quel punto di vista non poteva fare di più. Da poco salita su un autobus di una linea notturna che la porta nella periferia della città verso la campagna. Il viaggio è lungo. Troppo lungo. E lei è terribilmente stanca. Si accorge che non riesce a tenere la testa ferma, dondola seguendo i movimenti dell'autobus, o forse seguendo il vortice di pensieri liberi in testa e che non si fermano, non accennano a fermarsi, non ha la forza di imporsi su di loro e dirgli... ora basta, tacete. Non riesce. Le palpebre si abbassanno lentamente, si chiudono, riapre gli occhi con fatica e prende un gran respiro che poi butta fuori in un espirare quasi dolorante. E la mano sinistra scappa alla gola, a sistemarsi la sciarpa. Freddo, freddo. Che freddo. Quella stanza. Quella... dannata stanza, quella bellissima, incantata, eterea stanza. Un tonfo. Riapre gli occhi, la crapa appoggiata al finestrino. Guarda fuori, è ancora in città. E' ancora in città? Non arriverà mai a casa, mai. Sta tornando a casa dopo quello che è successo e sembra assurdo che un attimo prima fosse lì, e adesso qui, su un autobus quasi vuoto, senza che nessuno sospetti nulla. E' strano, una strana sensazione. Ti senti un po' come un eroe mascherato con doppia identità, qualche stronzata del genere. Con... principi etici da seguire, ma da scoprire, prima di poter seguire. Anche se poi scopri che ci eri andato già vicino, ma sentirsele dire certe cose... evidentemente serve. Non si può stare da soli, non si può fare da soli, c'è sempre bisogno di un aiuto. E lei di aiuti ne ha ricevuti, tanti le sembra, sembra... tanti. Ma ora il peso è solo suo. Tornare nel mondo materiale, è qui che ha cominciato (o ricominciato) a sentirlo quel peso, e tornare nel corpo, anche quello è un peso in un certo senso, ma è un peso che è stato tanto caro riabbracciare. Le è mancato. Sì sì, il mondo materiale le è mancato benché non è che abbia passato chi sa quanto tempo di là. O forse sì? Ma che ore sono? Con pesantezza infila la mano in tasca e tira fuori il telefono, guarda l'ora, tira indietro le orecchie. Non per l'ora, ma perché si stava dimenticando qualcosa che... era da fare, bè, al posto suo starebbe impazzendo ad ora. Chiamata in entrata all'Irraka. Si porta il telefonino all'orecchio, e pesa il braccio nel tenerlo sollevato] Jack? [esce strozzato, dà un colpo di tosse] Jack. [e poi non sa come proseguire] ... Sono viva. Sì beh, viva sono viva, se no non ti chiamavo. Ah, scusa... scusa per l'ora, ci ho... messo un po'. Dormivi? Oh io... vorrei tanto. [Un sospiro. Chiude gli occhi, li riapre] Ci sono... sai, ci sono... strani spiriti vicino alle ombre. Mi sento un po' come uno di quelli al momento, tipo... [sbuffa un sorriso] .... non lo so. [si leva il sorriso] Ti chiamo domani, okay? Ah sto bene eh, comunque... sto bene. Non un graffio. [Non si può certo dir ferita, solo piuttosto provata. E benché abbia cercato di chiudere la telefonata, riprende a parlare poco dopo, qualsiasi cosa Jack abbia replicato, nemmeno non avesse sentito] E' strano sai? Da qualche parte... sento ancora di aver sbagliato. Lo sapevo sul momento, mi son detta... se faccio così me ne pento, se faccio nell'altro modo me ne pento, e... ma io non mi pento, solo che lo volevo fare bene e invece non lo so, lo Spirito diceva che è così che fanno quelle, che si inisnuano nella mente e nello spirito e infatti sì, fanno così, in un modo che non è... nel senso che la mente sapeva, ma io non volevo. Capisci che dico, è forte eh come cosa, io non lo volevo più. Cioè lo volevo, lo volevo in realtà, ma forse era che lo volevo perché sapevo che dovevo ma non sapevo più se volevo. Cioè oddio no non è vero, certo che volevo, ahhh! [frustrato, portando una mano alla fronte a sorreggere la testa, gli occhi chiusi, una smorfia in faccia di fatica e concentrazione, ma soprattutto fatica] Poi è arrivata questa e mi ha detto... mi ha detto il senso della vita, più o meno. No non sto scherzando è successo, o... credo. No sì certo che è successo, era così assurdo che non poteva non essere vero, capisci no? Mi fa: "rinunciare a una caccia non vuol dire che perdi, vuol dire che la rimandi", mi ha detto così, e infatti io stavo... davvero per andarmene e dire che le avrei riprese un'altra volta, ma poi il senso della vita mi ha fatto... ... io poi le ombre le ho prese. E non è vero che stavo per andarmene, no [prende vigore il tono] l'ho solo pensato, non me ne sarei mai andata, mai. ... [si riabbassa] Però era una possibilità. Ma era una trappola. Sai che penso? Che quelle schifose cose siano una trappola, qualsiasi scelta si faccia. Non c'è verso di sfuggire, se non... --- non arrendersi, forse. E la tentazione a farlo c'è Jack, ti giuro che c'è. ... Jack, io.. [un sospiro] non mi dire nulla ti prego, ho bisogno di dormirci su, e tu avrai voglia di dormire e basta e... Ti chiamo domani okay? Se puoi rispondere, o chiamami tu se ti va, io starò a casa tanto. [Chiude gli occhi, intenzionata ora a chiudere anche la telefonata. Non sa nemmeno che ha detto, non sa nemmeno bene che pensa al momento in realtà, nonostante il discorso sul senso della vita che se all'istante è stato folgorante, è stato illuminante ... è stato ... è stato... ma cos'è stato? Le ha riacceso il cuore, davvero letteralmente, ridato il respiro, ridato la forza che cercava e che sapeva di avere. Lo Spirito del Lupo è forte. "Ma tu non sei un Lupo May, sei di più. Sei un Uratha." ... Non aveva mai pensato fosse una cosa su cui riflettere. E... si sente un po' stupida per questo, forse. Ma riflettere, riflettere ancora. L'ha fatto tanto prima, da quando ha ricevuto il compito. L'ha fatto per capire, l'ha fatto per riuscire, l'ha fatto per studiare e poi ancora, per capire, semplicemente perché non riusciva a farne a meno. E poi ancora l'ha fatto in quella stanza, spronata dallo Spirito del Phurbul a parole, dall'odore delle rose, da quella quiete che spinge alla riflessione. Solo che farlo non era affatto semplice, e adesso è stanca, ma i pensieri non si fermano. Il Phurbul le ha detto che quelli non erano dei cuccioli, di non farsi ingannare. E invece sì, pensa lei, quelli erano dei cuccioli inermi. E senza vergogna può dire che sarebbe rimasta volentieri in quella stanza ancora e ancora, a guardarli, a farsi opprimere dalla sensazione di essere nel fondo dell'oceano ghiacciato, perché... perché c'era un certo fascino in tutto quello. E' un demone, no? E' ovvio che ci fosse. Non doveva essere ovvio che lei ci cadesse però e sente il cuore un po' più debole. E poi c'è tutta quella tiritera su volere - dovere - potere, non voleva ma doveva e l'ha fatto perché doveva, anche se alla fine era tornata a volerlo. Ma al di là di questo, voleva perché doveva. Ed è strano, del tutto nuovo, non capiva, poi sì. Grazie a quella, quella del senso della vita sempre. Le ha detto: "Noi rispettiamo e serviamo l'equilibrio, per farlo si fa quanto si deve, e quanto si deve è quanto la nostra natura prevede." Un discorso che va ampliato a tutto e tutti, è per questo che male e bene sono concetti che cadono sotto una visione del genere, perché... perché non esistono e al tempo stesso sì, e servono entrambi. Se ognuno fa quanto deve perché è sua natura farlo (e di conseguenza vuole) allora farà il bene, che per qualcun altro sarà male. E così via, all'infinito. Semplice. Ma Eden no, non importa se sia male o se sia bene, perché quanto ha detto "quella" (... spirito lupo? Spirito saggio? Spirito d'incitazione?.. boh) è quanto già May sapeva, ma senza averlo collegato con questo quadro. Eden non fa quanto deve, fa solo quanto desidera. Porta squilibrio senza diritto e forse per questo ancora nessuno ha davvero provato a sconfiggerla, perché la controparte non esiste naturalmente. Ah no spe', e lei allora? Cerca di riaprire gli occhi a forza a quella domanda, ma si richiudono sotto il peso della stanchezza. Sono pensieri, e i pensieri corrono rapidi e liberi, alcuni pongono dubbi irrisolti, altri già risolti. C'è una risposta, sa che c'è, nel discorso sul senso della vita ma anche dentro di sé, ma... Si addormenta. Il telefono tenuto mollemente fra le mani da che ha chiuso con Jack. Si è anche dimenticata qual è la sua ricompensa. Non ci ha pensato minimamente. Lì nell'Hisil la "purezza" non l'ha sentita, non chiara come la volta precedente. Magari le tornerà in mente, può darsi di sì, probabile. Quello è qualcosa che vuole, o... che deve. Vuole. Ma ormai anche deve.]
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