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Ogni volta che litigate con l'amante non perdete tempo a mettere “single” come status su Facebook. Anche io litigo con i miei, ma non metto “orfano” ogni volta.
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‹ Dicono che durante la nostra vita abbiamo due grandi amori. Uno con il quale ti sposerai o vivrai per sempre, può essere il padre o la madre dei tuoi figli: con questa persona otterrai la massima comprensione per stare il resto della tua vita insieme. E dicono che c’è un secondo grande amore, una persona che perderai per sempre. Qualcuno con cui sei nato collegato, così collegato, che le forze della chimica scappano dalla ragione e ti impediranno sempre di raggiungere un finale felice. Fino a che un giorno smetterai di provarci, ti arrenderai e cercherai un’altra persona che finirai per incontrare. Però ti assicuro che non passerà una sola notte senza aver bisogno di un altro suo bacio, o anche di discutere una volta in più. Tutti sanno di chi sto parlando, perché mentre stai leggendo queste righe, il suo nome ti è venuto in mente. Ti libererai di lui o di lei e smetterai di soffrire, finirai per incontrare la pace, però ti assicuro che non passerà un giorno in cui non desidererai che sia qui per disturbarti. Perché a volte si libera più energia discutendo con chi ami, che facendo l’amore con qualcuno che apprezzi. ›
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aaron & his mum. ––– 29th november 2O16.
‹ Sai che giorno è oggi? › ‹ Non ne ho idea. Mi sono perso qualcosa? › ‹ Miranda non la ricordi più? › ‹ Mi stupisce che tu la ricordi. › ‹ Come posso non ricordarmela? Sono quindici anni che in questo giorno, passi di qui. › ‹ L'ho fatto. › ‹ Ti voglio bene, figliolo. Lei ti protegge da lassù, sai? › ‹ Mi chiedo come possa non essere già stufa di parare il culo ad uno come me. › ‹ Perché –– nonostante le cazzate che fai –– sei fondamentalmente un uomo buono. › ‹ Quella donna ci rende ancora tutti fottutamente sentimentali. Ogni volta che vado là, poi torno qua, perché mi ricordo di quando passava le giornate a gironzolare per casa con libri e patatine come se questa fosse casa sua. E quindi vengo un po' qua, perché ogni angolo appartiene ad un ricordo lei riguardante. Mi manca, forse non avrei commesso tutti quegli sbagli con lei al mio fianco. ›
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aaron & sister at home ––– 2nd february 2O17.
Osservando i vestiti sparsi in giro per la stanza, Aaron si rese conto che la sorella aveva ragione: disordinato era, disordinato sarebbe stato, sempre.
‹ Cos'è che dice la mamma sul disordine? › ‹ Dice che per evitarlo basta mettere le cose al loro posto subito dopo averle usate ’ urlò la sorella dalla cucina, dando prova del tono squillante che ––– per sfortuna del fratello ––– le era stato dato. ‹ Allora penso sia già troppo tardi › ‹ Chissà come mai non mi stupisce. ›
Smosse la chioma passandoci una mano attraverso, e sbuffò in preda ad una confusione totale. Non aveva la pallida idea di quale fosse l'abbigliamento adatto alla serata che lui stesso aveva organizzato. In lontananza, ovattato dalle mura che dividevano i vari spazi dell'appartamento, sentì il suono familiare dell'anta del frigorifero chiudersi e alzò gli occhi al cielo.
‹ Possibile che sei sempre attaccata al mio frigo? › ‹ Possibile tu sia così insopportabile… sempre? › rispose ancora, ma la voce gli apparse improvvisamente più distinta, più forte. Si voltò verso la porta della stanza e lei era appoggiata con una spalla allo stipite di questa, con le braccia incrociata e l'espressione soddisfatta di chi aveva capito tutto, ed era pronta a renderlo noto. ‹ Disse quella che è in casa mia. › ‹ A quanto pare stasera sarò l'unica, però. › ‹ Tu hai una casa, mamma pure. Non ti è concesso star qui solo perché ho la televisione più bella. ›
Si mise a girare per la stanza ad osservare i capi scartati, a piedi nudi nonostante i rimproveri della madre. Sorrise, senza essere visto, pure lui aveva quel brutto vizio.
‹ Non sai cosa mettere stasera? › ‹ Da cosa lo hai capito? › ‹ Dalla tua espressione sconsolata › a quel punto lui, senza risponderle, si lasciò cadere sul bordo del letto, aspettando un suo consiglio. ‹ Dov'è che vai stasera? › ‹ Vado a vedere la partita. › ‹ Ecco perché ti sei fatto la doccia. Sono sicura, poi, che apprezzeranno la scelta del dopobarba. › ‹ Dio, ma perché non taci? › ‹ Allora non lo vuoi un consiglio. ›
‹ Spara. › ‹ Il maglione grigio e i pantaloni neri. Qualsiasi sia l'occasione sono sicura che lei apprezzerà. ›
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juliet & aaron. ––– Chicago; 16th december 2O15.
‹ Hayden? Di cos'hai bis – come è sparita, cazzo. Arrivo subito. ›
‹ Devo andare, Juliet. Però vorrei rimanessi qui; non aprire a nessuno per alcun motivo, se qualcuno bussa alla porta chiamami immediatamente e rispondimi ogni volta che ti chiamerò, lo farò all’incirca ogni ora per sapere che stai bene. Se ti addormenti dimmelo, non chiamerò. ›
‹ Mi dirai cos'è successo, okay? Non chiuderò occhio finché non sarai di nuovo accanto a me, finché non saprò con sicurezza che tu stia bene e che tutto fili liscio come l'olio. Non aprirò a nessuno, starò in totale silenzio e spegnerò le luci qualora il bussare di qualcuno dovesse farsi insistente. Ti chiamerò solo se necessario, non voglio in alcun modo essere d'intralcio, a patto che tu ogni ora mi confermi che tornerai senza alcun graffio. Adesso vai, e sta' attento. Non esitare a chiamarmi per qualsiasi cosa. Ah, dimenticavo una cosa. Ti amo. ›
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‹ Non posso farlo da solo, devi essere l'uomo che sta accanto a me. [ ... ] È così che funziona nei Marines, ci guardiamo le spalle a vicenda. Nei Marines non pensi mai a te stesso, ma all'uomo che ti sta accanto. ›
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‹ Twinkle twinkle little star, I want to hit you with a car. ›
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‹ You teach your rules and thanks to you I’ll graduate a sinner. ›
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aaron & michael ––– welcome, damasco / 23rd march 2O16.
‹ Cosa ci fai tu qui? › ‹ Ti sorprende, davvero? › ‹ No, purtroppo non mi sorprende affatto, ma questo non significa che mi stia bene. › ‹ Aaron, è trascorso quasi un anno. ›
‹ Hai perso il diritto di chiamarmi per nome un anno fa, quando hai mandato a morire i miei uomini. › ‹ Ti ricordo che non c’eri. › ‹ La nostra missione era finita, loro non dovevano più fare niente. Era un mese che ci lavoravamo su e avevamo ottenuto il miglior risultato possibile, ma tu no, tu volevi di più. Tu volevi poter tornare in America e dire di essere stato un gran leader e aver preso ottime decisioni, e invece ti porterai nell’animo la morte di dieci uomini innocenti e il mio rancore. E ti giuro, Michael, che non passerà mai. › ‹ Sono qui per dirti qual è la missione. › ‹ Parti dal spiegarmi perché siamo a Damasco, in piena capitale. › ‹ Perché la cellula terroristica di cui ti hanno parlato si trova qui, non in una zona abbandonata. › ‹ Persone innocenti potrebbero ferirsi. › ‹ Nessuno qui è innocente, Aaron. › ‹ La finisci? › ‹ Tenente Barnes. › ‹ I bambini? Le donne? Gli uomini che nulla ne possono? Loro cosa sono se non innocenti? › ‹ La missione potrebbe richiedere delle morti innocenti, ma è da portare a termine. › ‹ Non me ne frega niente della missione, Michael, sotto il mio comando non morirà neanche una persona innocente. Neanche una, è chiaro questo? › ‹ Le vedi le luci fuori dalla finestra, Tenente? Questa non è l’America, questa non è la terra che tutti sognano, questa è guerra e in guerra anche le persone innocenti ne risentono. › ‹ Non me ne frega un cazzo, Michael. Non sotto il mio comando, ora me ne vado. ›
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aaronthomasbarnes. ––– damasco / 25th march 2O16.
‘ Quando avevo sette anni, mia mamma mi disse vai e fatti degli amici o resterai solo.’
Aveva raccolto le proprie cose e se ne era andato, lasciando dietro sé ciò che aveva perso o distrutto, ma tenendosi caro ogni ricordo. In alcune situazioni potevano trasformarsi in ancore capaci di farti tornare a casa tutto intero. Per un uomo come lui, quello era l’unico modo per diventare migliore, per non commettere sempre gli stessi sbagli e, –– sopratutto, –– per sopravvivere. Scorse oltre le spalle il bagaglio di ciò che era, di come era cambiato nel corso degli anni e di ciò che voleva essere e per un attimo sentì il calore familiare di casa, ma gli occhi tornarono ad osservare il panorama posto di fronte e notò con amaro gelo che nulla era cambiato. Era ancora all’inferno. Con rancore si era reso conto in quelle poche ore trascorse dall’inizio della missione che non era lo stesso uomo che dieci anni or sono aveva firmato la domanda d’ammissione all’Accademia Militare e che con orgoglio e determinazione aveva superato tutte le prove fisiche doverose per dimostrare la propria idoneità. Ciò che aveva visto; ciò che aveva dovuto fare e sopportare; le persone perse durante il tragitto; le cicatrici lungo tutto il corpo, avevano cambiato il suo modo di osservare il suo ruolo. Dopo trent’anni passati a sentirsi un soldato, quel ruolo gli stava stretto, o perlomeno lo soffocava quando si trattava di far del male a persone innocenti. Aaron non avrebbe accettato di far del male ad anche un solo bambino, o una donna, o un uomo privo di malevoli intenzioni; piuttosto avrebbe reso meno al proprio desiderio di vivere, ma solo così sarebbe morto con la coscienza intatta. Che l’America lo uccida pure, se far del male a chi non lo merita vuole.
‘ Quando avevo sette anni, mia mamma mi disse vai e fatti degli amici o resterai solo;
( . . . )
quando avevo undici anni, mio padre mi disse, vai e trovati una moglie o resterai solo;
( . . . )
quando avevo vent’anni la mia storia venne raccontata prima del sole del mattino, quando non c’è vita;
( . . . )
presto avremmo trent’anni, sto ancora imparando riguardo la vita;
( . . . )
presto avrò 60 anni, mio padre arrivò a 61 ricordi la vita e poi essa diventa migliore. Ho fatto così felice un uomo quando scrissi una lettera, una volta;
( . . . )
presto avrò 60 anni, penserò che il mondo sia freddo oppure avrò un sacco di bambini che potranno abbracciarmi? ’
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aaron & adel. ––– Damasco; 12nd april 2O16.
‹ Non ci posso credere che è finita così, capisci? › ‹ Tutto ciò che è stato fatto era da fare, Aaron. Qui nessuno, tra tutti noi, avrebbe agito diversamente. › ‹ Tu avresti saputo gestire tutto molto meglio. › ‹ Non è vero, non per niente eri tu a capitanare la squadra; e non io. Ora andiamo a casa, è arrivato il momento di lasciarci alle spalle tutto quello che è successo qui. ›
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aaron & michael. ––– new mission ( four / part two ); 11st april 2O16.
Aaron premette il grilletto, il colpo andò a segno con impareggiabile precisione. Il colpo fu sordo ed esplose nelle sue orecchie, tant’è che per un momento si sentì come sanguinare le orecchie. Distolse lo sguardo dal corpo esanime di Michael, accasciato tra la sabbia, e digrignò la mascella. Quello, era certo, sarebbe stata un’altra ferita di cui avrebbe ricordato la cicatrice a vita; che lo avrebbe cambiato ancora. Un frammento della sua anima sembrò polverizzarsi in quel preciso istante in cui la vita di Michael si spense e la polvere scivolò all’interno bruciando organi interni ed ossa.Il braccio cadde pesante lungo il fianco, come se all’improvviso tutta la sua forza gli fosse stata estratta dal corpo. Era scivolata via, era morto anche lui, insieme a Michael. Perché nonostante i mille errori che aveva commesso in vita, nonostante il fatto che avesse compiuto un gesto tanto estremo nella speranza di salvarne tante altre, ciò non cambiava il significato del proprio gesto.
Cadde sulle ginocchia sulla terra spoglia, alzando una nuvola di polvere attorno a sé, e poi sospirò profondamente ––– cercava di mantenere la calma, ma era difficile, era veramente complicato. Maledì mentalmente il giorno in cui lo vennero a chiamare per quella missione, e al contempo ringraziò di aver commissionato ad Adel il resto della missione; sapeva che lui avrebbe portato a compimento tutto con il massimo del risultato.
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aaron & michael. ––– new mission ( four ); 11 April 2O16.
‹ Che cazzo ci fai qui, Michael? Perché ti ho dovuto inseguire fino a qui? › ‹ Aaron, non pensavo saresti stato così veloce. › ‹ Io ti giuro che ti spacco la faccia. › ‹ Non mi interessano le tue parole. Ho una missione da portare a termine, e lo farò a qualunque costo. › ‹ No, no, no. Così non è giusto, cazzo, no! Tu non hai nessuna missione da portare a termine, non tu, non comandi più niente, capito? E’ la mia missione e tu stai deliberatamente disobbedendo ai miei ordini, cazzo. › ‹ Non mi interessa. Ti sei rammollito nel tempo, forse sarà che stai diventando vecchio, non lo so, ma una volta avevi ben presente cosa significasse la parola “missione”. › ‹ Sai cosa tu non hai ben presente? Il significato di una vita umana, la misericordia, la pace, l’innocenza! Sono tutti termini che non ti sfiorano neanche, vero? › ‹ Siamo in guerra, Aaron, basta con queste stronzate! › ‹ NON SONO STRONZATE, MICHAEL. E’ l’unica cosa capace di renderci umani in mezzo a tutto ciò. › ‹ Tenente Barnes, non posso ascoltarla. › ‹ Michael, te lo giuro, su ciò che di più caro ho in vita, che non ti permetterò di uccidere tutte quelle persone innocenti. Non te lo permetterò! › ‹ Cosa pensi di fare con quell’arma, mh? Non sarai mai in grado di uccidermi ed io non rinuncerò alla mia missione finché sarò in vita. › ‹ Ma perché dici sempre così? › ‹ Perché è vero. › ‹ Ritirati, soldato. Ritirati ora. › ‹ Non posso. › ‹ Cazzo. ›
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aaronthomasbarnes. ––– new mission ( three ); 11st april 2O16.
Aveva imparato ad odiare il suo stesso lavoro perché non era più in grado di gestire la rabbia che esso gli causava; e in quel momento per Aaron pareva impossibile ragionare lucidamente. Michael aveva preso quattro dei suoi uomini e aveva attuato quello stesso piano che qualche ora prima lui aveva catalogato come “off–limits”.Ciò che era certo era che dovevano muoversi, e in fretta, per poter raggiungere gli altri uomini della sua squadra e avere una qualsivoglia possibilità di fermare quella esecuzione prima che essa inizi.
All’esterno l’ambiente era ben più scarno di quanto non lo fosse all’interno della base operativa, l’aria era calda e polverosa, la sabbia sembrava essere intrisa nell’ossigeno e poteva dolere agli occhi e al respiro, grattando lungo la carotide e bruciando dentro i polmoni; faceva inoltre talmente tanto caldo –– in pieno giorno –– che Aaron incominciò a sudare subito dopo qualche secondo dalla loro uscita. Seguendo lo schema che avevano meticolosamente studiato si avvicinarono alla nuova sede della cella terroristica che da settimane cercavano di sconfiggere. In quei pochi giorni di osservazione aveva notato come la zona sembrava semi-deserta tutto attorno a loro, gli edifici erano marchiati da vecchi segni di guerra, mai più curati da quel momento erano rimasti disabitati. Persino l’ambulatorio in cui erano nascosti pareva privo delle norme igieniche necessarie a qualsiasi dottore, anche il più povero. Lasciarono le vetture a qualche isolato di distanza, così da non attirare l’attenzione, e poi proseguirono a piedi.Il percorso era pre-stabilito e nessuno sembrava compiere alcun passo falso, difatti così facendo riuscirono ben presto a circondare l’edificio nei suoi punti ciechi.
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