Tumgik
agoraphvbia · 2 years
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mi dovevi uccidere
con la pistola in mano
sulla tempia fredda
che affonda, è fuoco
dovevi spingere più forte
farla andare a fondo
affonda
le tue unghie sulla mia carne
c'è chi grida basta
chi grida, e basta
non ti basta?
voglio finire
tracciare il confine
smarginare gli emarginati
pensieri miei
dio se ci sei ascolta
spingi il grilletto
elimina e sopprimi
quelli che mi abitano dentro
che sporcano e spaccano e sputano
strisciano e stridono i timpani
un colpo e stan zitti tutti
se esisti, spara 
che qui non dormo
muoio
voglio morire?
stare in anima
oblio
con le luci che tremano
sto a terra
m'hai ammazzato?
ancora son vivo
eppure marcisco
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agoraphvbia · 2 years
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m'hai detto una volta
e di questo mi ricordo bene
«vorrei fare come fa la pioggia»
prendesti fiato «cadere»
eri leggera a pronunciare le parole
come se il mondo non t'avesse fatto male
come se la notte non cancellasse il sole
non ti ho guardata dritto in volto per timore
mi vergognavo, avevo preso a tremare
tutto un fremito non sapevo continuare
poi ho messo gli occhi sopra i tuoi.
per la prima volta non ti sono riuscito a vedere
eri scissa, ti lasciavi consumare
colsi un sorriso, mi si contrasse il cuore
«t'ho spaventato, dico forse male?»
«no» la mia voce rispose
ma starò zitto se mi chiederai di argomentare
perché vederti era specchiarmi e non vedere
eri un riflesso impossibile da identificare
quindi sorrisi anch'io, e rimasi ad ascoltare
ogni cosa che dici, anche per me vale uguale
«dai è tardi, è ora di tornare»
ti direi che siamo uguali
ma non te lo saprei spiegare
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agoraphvbia · 2 years
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s’è acceso e si spegne
ma te ne sei accorto
di come è facile perdersi
quando non ci si viene incontro?
prima era fretta di palpiti
adesso sto stesa, mi annoio
il telefono lo lascio spento
ti ho dedicato mille parole
ho aspettato che ti riconoscessi
che mi dicessi «ho capito»
ma se mi giro nemmeno ti vedo
forse non ci sei mai stato
eppure mi facevi agitare
seppur non sapessi spiegare il modo
stavo bene e male
ma sempre piena, dicevo sì
e volevo dirlo veramente
ti chiederei di cercarmi
appena finisci di leggermi
ma siamo entrambi complessi
e finiremmo per attorcigliarci
meglio scivolare via
senza interruzioni né nodi
s’è acceso e si spegne
tu lasciami bruciare ancora
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agoraphvbia · 2 years
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nessuno se ne accorge, me ne sono accorta
di quando la gente
seduta sui sedili,
sulle scalinate delle piazze
nell’angolo del bar
si guarda e non riesce a vedere nulla
nemmeno i colori
chissà cosa ci abita, in quelle menti
da quale dolore si lasciano consumare
di che morte si lasciano morire
nessuno se ne accorge, è così
perché lui era là,
in mezzo al tavolo
che teneva in mano due bottiglie mezze vuote
e faceva finta di ridere
ma gli occhi erano pieni di lei
della sua noncuranza
del suo interessarsi agli altri
e rideva, ridevano tutti con lui
rideva di se stesso
degli altri
dell’ironia della situazione
ma non si è accorto nessuno che il veleno
gli corrodeva le vene,
le membra,
ogni cellula che lo compone.
si lasciava ammazzare dalla fine
di una storia mai iniziata
ma che nella sua testa aveva già una fine
un posto in libreria
moriva, lentamente, insieme alla luna
che si spegneva dietro le nubi
e non se ne accorgeva nessuno
se non io
se non lui
che non si è accorto che io, invece,
me ne sono accorta
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agoraphvbia · 2 years
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sottrazioni
«sei dimagrita»
è constatazione, la tua, fredda obiettività
ma l'euforia mi si arrotola attorno
ringrazio
«ma come hai fatto?»
«mah sai avrò camminato molto»
penso ai miei piedi nudi sopra la bilancia
e i numeri sempre più piccoli
la mia felicità stava lì, appesa all'ago
ti vedo vedermi e mi compiaccio
quando ti soffermi sulle mie forme nuove
tocco le mie cosce come se
me le avessero regalate da poco
percepisco il vuoto tra la mia pelle e i vestiti
sorrido soddisfatta
«stai bene proprio!»
annuisco, raggiante
«continua così, che brava»
ringrazio
a casa sto di fronte allo specchio
e misuro la carne aggrappata alle mie ossa
sto bene, proprio
ma starò meglio fra un paio di taglie
perché il valore si misura in perdita
ed è inversamente proporzionale alla felicità
«continua così»
la tua voce rimbomba tra le volte della mia mente
ogni tanto si confonde con la mia
tanto che non so se hai mai detto qualcosa
se hai notato i miei polsi farsi sottili
e la mia pelle trasparente
«continua così»
ringrazio
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agoraphvbia · 2 years
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sta di fatto che sbaglio
anche se taccio
se ti lascio spazio
do tempo al tempo
anche se dico il giusto
leggerai cose che non ho scritto
altre che non ho detto
sentirai rumore dove c'è silenzio
attesa dove non ti aspetto
fiducia dove c'è sospetto
calma dove esplode il petto
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agoraphvbia · 2 years
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scrivo tanto perché è il mezzo con cui mi affermo
perché se non mi registro
le parole si dimezzano
io perdo margine, la mia figura svilisce
invalido i miei spazi e i miei silenzi
torno ad essere marcia
le briciole avanzate dopo la torta
scrivo perché senza le parole sono meno di nulla
una finestra senza vetri e senza riflesso
sminuisco il mio significato senza conoscerlo
mi cerco dove ho trovato solo guerra e martirio
credendo che il mio valore stia lì
tra il nero del vuoto e il vermiglio del sangue
come macchia che si dilata
avveleno i fiori e le piante, ciò che tocco svanisce
imbruttisce
quindi scrivo per salvare un battito
una pulsazione che si coglie a fatica
perché sotto la sporcizia e le ferite
la vita riverbera flebile, si allarga affannata
eppure qui la penna si intinge
e io mi ritrovo a parlare di me, diversa
vista con occhi che non mi appartengono
vissuta attraverso pensieri che non sono i miei
a sperare che un giorno le parole che scrivo
le scriverai tu
ridisegnando quello che io cerco di cancellare
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agoraphvbia · 2 years
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sei innamoratx?
della mia vita
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agoraphvbia · 2 years
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paralisi
Paralisi è quando mi tocchi
quando la tua pelle madida inventa il mio contorno
come se io fossi marmo, e tu scalpello d'autore
tremano, le tue mani, mentre navighi il mio corpo
cerchi approdo tra le onde in cui ci affanniamo
risaliamo a galla, ma il fondale ci strappa alla luce
quando il sole perisce tu ti rivesti
reggi il mio ventre arido e discinto
cogli frutti che il mio corpo fece appassire
mentre dilati gli spazi, deformi tempo e figure
io rincorro la tua ombra che mi sfugge, inconsapevole
che i miei tratti, al tuo tatto, si storpiano e cristallizzano
se torni, restituiscimi al valzer dei vivi
ora che hai fatto del mio corpo scultura
e toccandomi, è stata paralisi.
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agoraphvbia · 2 years
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non riesco a sfuggire dalla banalità.
le cose che scrivo, le cose che vivo, quelle che sento e che sogno hanno tutte lo stesso sapore e le stesse parole che ruotano. mi rileggo e penso, io non mi conosco più. ho perso i riflessi che ondulavano la mia poesia.
spesso mi chiedo se, continuando a cercare, mi ritroverò. e mi interrogo, passano delle ore in cui una raffica di domande mi sommerge fino ai capelli, e non so se mi va di salire a galla e vedermi riflessa su uno specchio che rivela una verità da cui io sono in perpetua fuga.
il fatto è che io so cos’è cambiato, ma mi va di credere che in profondità ci sia un forziere blindato a celare una via alternativa, una sentenza diversa, meno terrificante di quella che giace sulla superfice. gli abissi però non nascondono niente.
ho spento i miei sensi, mi fingo cieca e navigo nel buio. vado contro dei ricordi che mi graffiano la carne, e se la memoria non mi inganna, torno sempre dove le lame sono più affilate, e mentre il mio ventre si lacera io mi faccio trascendere da una macchia nera, spengo tutto il resto e vivo nel riverbero del mio cuore che lotta per continuare a battere. arrivo fino al punto in cui devo smettere, faccio un passo indietro e rammendo il mio petto, un filo impalpabile su uno strappo invisibile. ciò che rimane sono i miei occhi gonfi, ma quello passerà.
è cambiato questo. questa vigliaccheria che mi interrompe, una chiusura brusca, insoddisfacente. quale scopo ha farsi male se poi dagli squarci non sanguina poesia? se i quesiti vengono taciuti e io mi ritrovo, in qualche modo, a dover parafrasare quell’inspiegabile disordine che provo, ma che non riesco nemmeno a conoscere fino in fondo?
mi stacco dalla lama prima che si faccia letale, ma poi, con un buco nel petto colmato solo da un vuoto incolmabile, mi chiedo se ne valga davvero la pena, di provare tutta questa sofferenza se rimango poi inesaudita e scomposta. forse è meglio adagiarsi sul fondo che lottare contro la gravità per rimanere aggrappata a mezz’aria.
non nego che la luce, quando attraversa la nebbia in cui vagabondo, rende le cose più belle, rubate da un sogno di bimbo. i colori schizzano sulle mie mani, e mi sembra di essere meno vecchia, meno stanca, meno brutta. eppure il nero rimane sempre, in agguato, mi cammina attorno, si nasconde sotto gli armadi, dietro un palazzo, scivola sulle ombre degli altri. io sono sempre macchiata, e seppur paia che le chiazze vadano sbiadendo, lo sporco rimane sempre lì, appena sotto la superficie. tu non lo vedresti, perchè ho vestiti chiari a coprire la vergogna che marcisce dentro di me. e se in un giorno di sole mi dimentico delle mie croci, incrocio il mio sguardo sulle vetrine di un negozio, sullo schermo di un televisore, sul vetro verdastro di una bottiglia, e piombo di nuovo in me stessa, nel nero, a ferirmi solo per riuscire a sentire qualcosa. e se mi guardi bene, vedi i miei occhi farsi appannati; sono io che, contro la mia volontà, anelo alla superfice e riemergo, ferita, con un buco in pancia e un rivolo di nulla che gocciola sul pavimento. sono calma, se mi vedi, davvero. piatta. ma che ne sai tu di che cosa succede appena dietro lo schermo del mio volto. chissà cosa penseresti se solo mi vedessi con le mani sporche di sangue mentre tento di cucire una ferita che tanto so che riaprirò con le stesse. avresti tanta paura quanta ne ho io quando mi guardo? proveresti lo stesso orrore?
mentre mi costruisco mi giuro di non sfidarmi mai più, mi giuro che starò meglio e che assistere al mio patetico teatrino valga la pena. mi aspetto qualcosa di grande, un nuovo colore, spero di sentire di nuovo le cose. e puntualmente non accade. e tutto questo schifo che mi porto dentro non trova nemmeno i mezzi per registrarsi, e io non ho parole per aiutarlo, perchè non ho sentito abbastanza quando mi sono lasciata cadere, l’impatto non è arrivato. e qui torno da dove sono partita, risalgo la spirale che mi fa sua prigioniera. e ripesco dalla memoria gli aggettivi con cui mi distruggevo una volta, ma ora paiono vuoti tutti, suonano falsi tutti, sono banali tutti.
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agoraphvbia · 2 years
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e allora affrettati
sbiadisci il mio ricordo
dissolvi il mio contorno
scostati, parti, allontanati
tu lasciami precipitare, molla la presa
ma non sussurrare di amarmi
se hai scavalcato il mio corpo morente
senza posarci sopra un fiore
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agoraphvbia · 3 years
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l’assolo della crisalide
Duecentodue gradini, Ginevra è sulla cima
a salire lassù in alto è stata proprio la prima
Ma un segreto tanto oscuro cela quel suo cuore puro
 misura ogni suo passo, in bilico sul muro
Incide con un gesso il suo nome sul cemento
asciuga le sue lacrime, una scivola sul mento
«io sono Ginevra e finalmente, dopo anni,
mi dichiaro a tutto il mondo, riposa in pace Giovanni»
E con la rabbia che si tiene dentro al petto stretta stretta
grida «mamma, soltanto da bambina mi sento perfetta»
Ma la voce di Ginevra lassù in alto non si sente
e lei non ha il coraggio di parlarne con la gente
Si ripromette sempre che rivelerà se stessa
ma domani è un giorno nuovo, lei scorda la promessa
sorride e guarda il cielo
è sempre pronto a confortarla coi colori del tramonto
Ma da quella lunga scala
Il sole cala, la notte lo pugnala
la luce si dirada 
il buio si fa strada
“non riesco a respirare
mamma voglio andare a casa”
ma nel silenzio della notte del giudizio
non tutte le fini coincidono ad un inizio
le crisalidi spezzate nella notte non si rigenerano
piangono e si disperano, non saranno mai ciò che sperano
E anche tu Ginevra, tu non volerai
Rimarrai un bambino e così ci morirai
risorgono gli spettri, infestano il presente
lo sguardo di ginevra si allonana
si fa assente
le parole che riaffiorano non la sfiorano
la divorano
e mentre chiede al giorno di darle le parole
la luna cancella per sempre il ricordo del sole
la consapevolezza nel suo sguardo si fa chiara
per lei nessun vestito, nè tacchi, nè mascara
in bilico sul muro non si sente più al sicuro
e se immagina un futuro è tutto buio, tutto scuro
e lei l’ha già capito, è una bambina intelligente
non si fa illusioni, al contrario della gente
ginevra questa volta non ha scelta,
anche lei spicca il volo
un grido straziato si leva
il suo ultimo assolo
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agoraphvbia · 4 years
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mi serve qualcuno che mi faccia sentire bene come solo l’alcol riesce
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agoraphvbia · 4 years
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ho letto un libro e ho avuto l’impressione di averlo scritto io, perché le parole, i punti, le virgole sembravano raccontare quello che io custodisco dentro. quei segreti che mi sono sempre detta di tenere nascosti, perché tanto non esistono parole o modi per esporli alla luce. in un solo libro, io ho imparato quelle lezioni che la scuola non ti insegna, che nemmeno i nonni riescono a spiegare, perché finché una cosa non la vivi tu, per conto tuo, da solo, non la comprenderai mai. nemmeno se ti viene raccontata. eppure così, con un giro di parole, una figura retorica qua e là, un punto e virgola, ho sentito una forza crescermi dentro e ribaltare tutto il senso che ho dato alla mia esistenza. i miei principi sconvolti, i miei ritmi sballati, le mie convinzioni annullate. è stato come essere investiti da un vuoto così vasto e così profondo da schiacciare tutti gli organi per avere spazio di crescere. e mi sono sentita piena, gonfia di una conoscenza, di un’esperienza nuova, mai vissuta ma contemporaneamente sempre stata mia. e ho capito tante cose, della vita, del mondo, di me. ho riscoperto i miei sogni, compreso come coltivarli per farli fruttare. tutto, in un libro. in una rilegatura che tiene insieme un po’ di carta. la copertina non è nemmeno così bella.
quando dicevo agli altri che esiste un libro scritto per ciascuno di noi, sì, lo credevo più o meno. era più un modo per incoraggiare a sfogliare le pagine dei volumi esposti in libreria. era il mio modesto modo di suscitare curiosità. ora, mentre ascolto il ricordo delle parole, quello strato superficiale a cui mi appoggiavo con quella frase banale, si è spezzato. ci credo davvero, ora, a quello che dicevo. che esiste un libro per tutti, e il mio l’ho trovato.
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agoraphvbia · 4 years
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tremo
sotto gli occhi tuoi
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agoraphvbia · 4 years
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mi da fastidio vedermi allo specchio
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agoraphvbia · 4 years
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nella testa solo scarabocchi
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