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Quel pomeriggio
Un giorno con un livello di alcool sufficiente per non essere in grado di scrivere in maniera decente su una testiera , mi sono messo ad esprimere i miei pensieri.
Era un problema serio riuscire a mettere su “carta” ciò che il mio cervello elaborava dopo un pomeriggio passato ea ingurgitare bevande di vario tipo con i miei amici d’infanzia in un bar di paese (sempre rimasto fulcro della nosta vita da adolescenti) gestito ora da cinesi.
Ora dopo ore di bagordi mi sono messo alla tastiera sperando di vomitare tutto quello che avevo dentro.
Bene, che scrivo?...
Il piacere viscerale di rivedere i vecchi amici dell’infanzia è indescrivibile.Siamo cresciuti assieme, le prime bevute, le prime sigarette,le prime canne e le ragazze sono state tutte vissute assieme a loro e questo è difficile da cancellare.
Si parla di vita di tutti i giorni, di lavoro e di difficoltà.A volte si parla di figli ma la mente scivola inevitabilmente ai ricordi del passato. Oppure si cerca di fantasticare di feste che si potrebbero organizzare,con la convinzione che una presunta festa ci regali i momenti belli e privi di paletti come all’età del “tutto è possibile”.
Nostalgia,rimpianto chi lo sa, l’unica cosa che resta è la gioia di condividere questo sentimento con persone autentiche, che non hanno più interesse a pavoneggiarsi o a soddisfare il proprio ego
Con molta probabilità questo scritto resterà incompiuto, non ma solo uno spaccato di vita vissuta con amici che per gran parte della loro vita hanno vissuto con te.
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“Cos'è tutto questo accanimento per il ‘tardi’? Sei arrivato tardi, ormai è tardi, sono in ritardo, l'ho capito tardi. Nessuno che si preoccupi mai del ‘presto’. Arrivare in anticipo, bruciare le tappe, volere tutto e subito, anticiparsi il lavoro, le paure, la vita intera.
‘Presto’ ha la stessa connotazione del 'tardi’. Sei fuori tempo, comunque. Esiste un solo tempo giusto: questo momento. Il tuo presente, e la tua voglia di viverlo davvero, con fiducia, energia, e consapevolezza piena. Il passato è alle spalle, il futuro è desiderio e guida, il presente è queste tue mani aperte, il tuo respiro, e la tua capacità di andare.
Coraggio.”
Oscar Travino, Sette secondi
(sette secondi è’ il tempo di un respiro completo e profondo. Inspirazione, pausa, espirazione. Un respiro)
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Giorno 1
Oggi mi son deciso.Ho preso in mano il PC e ho deciso di scrivere.
Non ho ancora idea di cosa ho voglia di scrivere ma sento che la confusione he affolla la mia mente deve trovare forma.
Da circa un anno ho intrapresa la pratica di consapevolezza(meditazione).Al’inizio è stata molto dura perche la mia mente,abituata a parlare in continuazione non mi dava tregua tuttavia con la pratica costante sto raccogliendo i frutti.
Difficilmente ora sono schiavo de miei pensieri e anzi riesco ,con lucidità a distinguere quelli “buoni” da quelli “molesti”. Il vantaggio enorme di praticare è il tempo che dedico al silenzio.
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L’inganno delle religioni
Estratto dal libro “Conosci te stesso” , inserisco questo messaggio, estremamente “duro”, che però diventa illuminante se inserito nel contesto di tutto l'insegnamento. Infatti non lo ritengo una condanna delle religioni, ma una necessaria presa di consapevolezza dei movimenti dell'io, il quale si appoggia a queste, non tanto in funzione di una verità cercata, ma di una speranza di sopravvivenza che viene promessa. Accettare questo è molto difficile; ma se ci si riesce, ci si pone a un nuovo livello di ricerca, con nuovi interrogativi, che diversamente, non si sarebbero mai potuti formulare. E’ una nuova maturità, che non ci fa diventare più bravi o più buoni, ma sicuramente più maturi per accogliere nuove proposte di verità. Così si impara.
L'inganno delle religioni
“Le religioni e il misticismo in genere si fondano su tre postulati: l'esistenza di un ente supremo, la sopravvivenza dell'anima alla morte del corpo, l'influenza della condotta tenuta nella vita umana sulla vita dopo la morte.
Senza pudori e preconcetti, guardiamo in faccia la realtà.
Dio è una invenzione dell'uomo per poter vantare una natura divina; è un illusorio paravento creato dall'io per mascherare la propria ignoranza e l'incapacità di spiegare la vita.
Che cos'è la sopravvivenza? Una menzogna dell'io, un rimedio che l'io inventa per fugare l'incubo della morte. Chi può fare a meno di credere o perlomeno sperare di sopravvivere, o non ama la vita, o è un gran coraggioso, o vive nel presente.
Guardiamo in faccia la realtà. Quanti credono solo perché la fede è di conforto alle delusioni della vita! Quando un uomo soffre, la fede in una vita di felicità e di pienezza oltre la morte è un consolante rifugio.
La sofferenza, anziché denunciare gli errori commessi, è vista come un mezzo di elevazione con il quale Iddio mostra la sua predilezione per certe creature. Quando l'uomo soffre, si volge sempre a qualcuno che valorizzi la sua sofferenza. Dirgli: “Tu hai errato e questa è la conseguenza del tuo errore” significa inasprirlo; dirgli invece: “La tua sofferenza è voluta da dio acciocché tu sia grande nel regno dei cieli” significa confortare l'individuo, accarezzare la sua ambizione, alimentare il suo io.
Ma credere per essere confortati è espandere il proprio io.
I tre postulati sui quali si fondano le religioni sono tre verità; ma l'uomo li accetta perché bene si adattano agli ambiziosi sogni dell'io.
Nessuna verità è mai stata rivelata da dio all'uomo. Chi crede questo, vanta un privilegio in realtà inesistente, e chiunque si ancora ad un privilegio, asseconda l'espansione del suo io.
Vive nella realtà solo chi ha dimenticato l'io e i suoi processi espansionistici.
Si può conoscere e credere la verità, ma se è l'io che l'ha accettata non si è diversi dagli atei e si vive nell'illusione.
Così, la fede o il misticismo che si fondano sulla ricerca di conforto, o che comunque sono adottati dall'io per la propria espansione, sono illusori.
Le religioni sono depositarie della moralità dei popoli, ma la vera morale è inconciliabile con gli interessi personali.
La legge umana vieta e punisce certe azioni, né si potrebbe pretendere di più: non potrebbe fare il processo alle intenzioni. Ma noi proprio questo dobbiamo fare! L'uomo si conosce dalle intenzioni: se l'intenzione è egoistica, l'individuo è egoista anche se è intento a compiere un'opera altamente umanitaria.
Queste parole vi demoralizzano perché siete ancora mossi dall'io. Il vostro io vorrebbe conoscere la via per il miglioramento e continuare così nell'espansione. Ma ogni cammino che l'io prenda in esame per poter dire “sono nel vero” è un vicolo cieco. La realtà è irraggiungibile dall'io. L'io è separatività, la realtà è comunione. Queste parole non hanno il potere di cancellare l'insistenza dell'io. Ascoltandole suscitano l'interrogativo: “Che cosa debbo fare? ” La risposta è: “Niente. Conosci te stesso!”.
Abituarsi a riconoscere la lunga mano dell'io, deporre l'intenzione di accrescersi. Può darsi che un giorno, pur restando attivo l'individuo, si abbia una passività dell'io. Quel giorno cesseranno le lotte ed i conflitti: la fede non sarà più un sogno ma la realtà dell'individuo, la verità del Tutto.”
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Il problema è che quando osserviamo gli eventi della vita, cerchiamo dei significati e delle ragioni dividendo il mondo in base ai nostri interessi e non in base alla sua natura intrinseca. Questo spesso vanifica il risultato che è sempre parziale e tanto effimero quanto la sua comprensione in uno schema chiuso nel pregiudizio. Per questo l'esito non è quasi mai quello che si poteva supporre con un nostro ragionamento. Questo non vuol dire che non bisogna credere a niente. Al contrario, una ferma credenza può fissare un momento di comprensione, ma deve avere quell'elasticità di movimento che la possa fare trasformare ed evolvere verso una verità che non potrà mai essere quella supposta nel giudizio dell'istante precedente. “La scoperta” sta proprio in questo meccanismo, che richiede fede, ma anche apertura al possibile.
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Le librerie sono piene di libri sugli angeli, un grande affare sicuramente, di questi libri se ne vendono molti. è una moda del momento? ma chi sono questi angeli che si intromettono in tutte le faccende umane? Può un essere di altissima evoluzione interessarsi di tutte le nostre umane faccende, dei nostri dubbi, del nostro percorso qui sulla terra? Non è l'inconscio, anche in buona fede, di chi canalizza?
Non è un discorso semplice. Personalmente non credo a un mondo spirituale che si manifesti a qualcuno e si neghi ad altri. Il trascendente è una scoperta intima; non viene da noi, ma siamo noi che ci apriamo a lui. Sappiamo che tutto ciò che si conosce è sempre interpretato e capito in virtù di tutte le pulsioni inconsce che lo colorano e gli danno il significato di qualche verità. Tutto quello che NON si conosce (cioè che è fuori da ogni possibilità di percezione, ma che entra nell'ambito della nostra sensibilità) è costretto ad essere riportato a qualche schema mentale che possa renderlo accettabile e codificabile nella logica che si è costruita con la nostra credenza e con la nostra fede.
Una volta riportai l'esempio di quello che è successo in un'università americana, nella facoltà di psicologia (se non sbaglio), in cui hanno fatto un'esperimento con gli ignari studenti di quella sessione. Ad un certo punto della lezione, improvvisamente, entra in aula un individuo che raggiunge il docente, gli punta una “banana” alla testa e si fa consegnare dei documenti che erano sulla cattedra. Quindi esce e si dilegua. Prima che gli studenti si rendessero conto di quello che era successo, il professore ha chiesto loro di descrivere dettagliatamente quello che avevano visto. Ebbene, la maggior parte di loro ha dichiarato di aver visto un individuo che ha puntato una “pistola” alla testa del professore e si è fatto consegnare dei documenti. Questo, mi sembra, dimostri bene che la nostra mente ha difficoltà ad accettare di visualizzare cose che non rientrino in ciò che già conosce, in schemi usuali di pensiero. Non è accettabile che un individuo armato di “banana” possa minacciare il professore. Allora la mente rifiuta la cosa e coglie dai suoi ricordi una “pistola” sostituendola alla banana in modo che faccia rientrare l'evento “inusuale” nella normalità.
Per quanto riguarda certe figurazioni angeliche o simili, è la stessa cosa anche se ad un livello diverso di sensibilità: l'individuo intuisce una presenza, la sente ad un livello profondo, e riveste il trascendente con quello che i suoi ricordi e la sua fede gli suggeriscono come “simile” o può adeguato ai sentimenti provati. E’ una realtà che, per qualche attimo, si apre a quell'individuo, sia attraverso qualche canalizzazione, sia con un suo momento di intuizione profonda.
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La mia anima ha fretta
Ho contato i miei anni e ho scoperto che ho meno tempo per vivere da qui in poi rispetto a quello che ho vissuto fino ad ora. Mi sento come quel bambino che ha vinto un pacchetto di dolci: i primi li ha mangiati con piacere, ma quando ha compreso che ne erano rimasti pochi ha cominciato a gustarli intensamente. Non ho più tempo per riunioni interminabili dove vengono discussi statuti, regole, procedure e regolamenti interni, sapendo che nulla sarà raggiunto. Non ho più tempo per sostenere le persone assurde che, nonostante la loro età cronologica, non sono cresciute. Il mio tempo è troppo breve: voglio l’essenza, la mia anima ha fretta. Non ho più molti dolci nel pacchetto.
Voglio vivere accanto a persone umane, molto umane, che sappiano ridere dei propri errori e che non siano gonfiate dai propri trionfi e che si assumano le proprie responsabilità. Così si difende la dignità umana mettendosi dalla parte della verità e dell'onestà.
È l’essenziale che fa valer la pena di vivere. Voglio circondarmi di persone che sanno come toccare i cuori, di persone a cui i duri colpi della vita hanno insegnato a crescere con tocchi soavi dell’anima.
Sì, sono di fretta, ho fretta di vivere con l’intensità che solo la maturità sa dare. Non intendo sprecare nessuno dei dolci rimasti. Sono sicuro che saranno squisiti, molto più di quelli mangiati finora. Il mio obiettivo è quello di raggiungere la fine soddisfatto e in pace con i miei cari e la mia coscienza.
Abbiamo due vite e la seconda inizia quando ti rendi conto che ne hai solo una.
Mario de Andrade (San Paolo 1893-1945) Poeta, romanziere, saggista e musicologo. Uno dei fondatori del modernismo brasiliano.
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