allmadamevrath-blog
allmadamevrath-blog
Madame Vrath
3K posts
Don't wanna be here? Send us removal request.
allmadamevrath-blog · 6 years ago
Link
Metallica
4 notes · View notes
allmadamevrath-blog · 6 years ago
Link
Naomi Campbell.
0 notes
allmadamevrath-blog · 6 years ago
Link
Santa Maria del Priorato. Roma. Giovanni Battista Piranesi
0 notes
allmadamevrath-blog · 6 years ago
Link
Antropologia e Archeologia.
0 notes
allmadamevrath-blog · 6 years ago
Link
Donna Giraffa. Antropologia
1 note · View note
allmadamevrath-blog · 6 years ago
Link
Ginnastica ritmica. Cerchio
0 notes
allmadamevrath-blog · 6 years ago
Link
Michael York. Tebaldo. Romeo and Juliet. Franco Zeffirelli.
0 notes
allmadamevrath-blog · 6 years ago
Link
Olivia Hussey. Giulietta Capuleti. Romeo and Juliet. Franco Zeffirelli.
0 notes
allmadamevrath-blog · 6 years ago
Link
Inferno. Divina Commedia. Dante Alighieri.
0 notes
allmadamevrath-blog · 6 years ago
Link
Castello Visconteo Sforzesco. Vigevano. Lombardia.
0 notes
allmadamevrath-blog · 6 years ago
Link
Etna. Sicilia. Eruzione vulcanica.
0 notes
allmadamevrath-blog · 6 years ago
Photo
Tumblr media
Sunny autumn day, 1897, Isaac Levitan
Medium: oil,cardboard
10 notes · View notes
allmadamevrath-blog · 6 years ago
Text
La solitudine del cittadino globale. Incerca dello spazio pubblico. Sicurezza insicura
Tumblr media
La solitudine del cittadino globale
In cerca dello spazio pubblico
Sicurezza insicura
Negli Stati Uniti, un impiegato su tre lavora nella stessa impresa, con le stesse mansioni, da meno di un anno. Vent'anni fa, in Gran Bretagna, l'80 per cento delle occupazioni apparteneva, in teoria, al genere "40/40", e godeva della protezione di una fitta rete di diritti sindacali e indennità sociali. Oggi, di una fitta rete di diritti sindacali e indennità sociali. Oggi, non più del 30 per cento dei posti di lavoro rientra in questa categoria, e la percentuale continua a scendere rapidamente. L'economista francese Jean-Paul Fitoussi ha dichiarato che il volume globale di lavoro disponibile sa diminuenedo: non "macroeconomico" ma strutturale, direttamente connesso al passaggio del controllo sui fattori economici decisivi dalle istituzioni rappresentative di governo al libero gioco delle forze di mercato. Pertanto la strategia espansinistica tradizionale adottata dallo stato non può fare molto per combattere questa tendenza. Se i ministri delle finanze sono ancora un "male necessario", i ministri dell'economia sono sempre più simili a cimeli, o l'espressione di una nostalgia puramente formale per una sovranità statale un tempo salda, ma che oggi sta scomparendo rapidamente. Nel saggio sulla nuova "società informatica", Manuel Castells sostiene che mentre il capitale "fluisce" liberamente, la politica resta irrimediabilmente locale. Per l'incapacità delle istituzioni politiche attuali di rallentare i movimenti del capitale, il potere è sempre più estraneo alla politica: un fatto che spiega al tempo stesso l'aumento dell'apatia politica, il disinteresse progressivo dell'eletteorato per tutto ciò che è "politico", e la perdita della speranza che la salvezza possa venire dai palazzi del governo, chiunque possano essere loro attuali o futuri occupanti. Quello che viene fatto e può essere fatto nei palazzi del goveerno incide sempre meno sulle questioni con cui gli individui sono alle prese nella loro vita quotidiana. Hans Peter Martin e Harald Schumann, esperti di economia dello "Spiegel", ritengono che, se la tendeza attuale rimarrà invariata, il 20 per cento della forza lavoro globale sarà sufficiente "a far funzionare l'economia", il che renderà "economicamente in esubero" il restante 80 per cento della popolazione mondiale in età lavorativa. Si potrebbe pensare ai modi per invertire, bloccare o almeno rallentare la tendenza, ma la questione più importante, non è più cosa deve essere fatto, ma chi ha il potere di determinazione per farlo. Dietro l'insicurezza crescente c'è l'assenza  di un'istituzione potente ed efficace che potrebbe, se solo lo volesse fermamente, rendere meno insicura la loro condizione. Cinquant'anni fa, ai tempi di Bretton Woods, gli addetti ai lavori parlavano di regole universali e della loro applicazione universale: di qualcosa che noi dovremmo fare e che alla fine faremo, oggi parlano di globalizzazione: qualcosa che ci capita per ragioni sulle quali possiamo soltanto avanzare delle ipotesi, magari arrivare a conoscere, ma che non possiamo controllare. L'insicurezza delle condizioni di vita, insieme con l'assenza di un'istituzione cui rivlgersi con fiducia, un'istituzione capace di mitigare quell'insicurezza o perlomeno di ascoltare le richieste di maggiore sicurezza, arrecano un danno profondo alla politica della vita. Il consiglio di Jean-Paul Sartre, costruire e poi seguire le projet, suona falso: né saggio né particolarmente allettante. L'ingrato lavoro di costruirsi un'dentità sembra immenso e drdtinato a non finire mai, ma oggi deve comportare la capacità del costruttore di ricercarlo in qualcosa di diverso da quello che doveva essere. La fatia di costruirsi un'identità non è, ne dovrebbe essere, tutto considerato, un processo cumulativo: piuttosto sembra un succedersi si nuovi inizi, ed è guidata dalla capacità di dimenticare più che da quella di apprendere e memorizzare. Qualunque cosa sia stata acquisita o costruita è temporanea. Il punto è che riporre tutta la propria fiducia in una regola o direttiva qualsiasi non sembra più ragionevole: molto presto potrebbe rivelarsi un errore fatale, data la mutevolezza evidentemente endemica di tutte le regole e direttive proposte. "La composizione del posto di lavoro è in continuo mutamento": così Kenneth J. Gergen riassume la situazione. "Plasticità" è il noome che attribuisce a questo aspetto del vivere contemporaneo: osservando i cambiamenti che avvengono sotto i suoi occhi nel proprio posto di lavoro, "l'individuo subisce la sfida di una serie sempre più varia di richieste comportamentali". In questo tipo di ambiente non serve tanto l'individuo autodiretto.  Una persona simile è limitata, provinciale, rigida. Noi oggi celebriamo la versatilità. Occorre dinamismo, la rete è vasta, gli impegni molteplici, le aspettative infinite, le opportunità ampie, e il tempo è un bene raro.
Diventa sempre più difficile ricordare con precisione a quale principio fondamentale dobbiamo restare fedeli. L'ideale dellautenticità si sta sfilacciando; il significato della sincerità scivola lentamente nelll'indeterminatezza. La personalità eclettica è un camaleonte sociale, prende constantemente in prestito frammenti di identità da qualsiasi fonte disponibile e li combina in modo tale da renderli utili o desiderabili in una data situazione. La vita diviene un negozio di dolciumi dove appagare i propri appetiti crescenti. Anche in una vita plasmata sul modello di un negozio di dolciumi, l'effetto principalde della "plasticità", non sarebbe il sapore dolce di quei dolciumi, ma il senso di insicurezza, cosi' acuto da rendere insonni. Sono poche le persone che nominerebbero un negozio di dolciumi se si chiedesse loro dove vorrebbero dimorare stabilmente. La vita di coloro che sono all'interno del negozio, passata a scegliere, succhiare e trangugiare dolciumi, è probabilmente punteggiata da attacchi di nausea e dolori di stomaco, anche se non si curano di un'altra vita vissuta da quelli che, avendo le tasche vuote, guardano avidamente i compratori attraverso la vetrina del negozio. Dopo tutto è solo una porta rotante, è il diverso contenuto del portafoglio a separare il primo gruppo dal secondo. Niklas Luhmann: data la molteplicità dei ruoli che svolgiamo e i due contesti in cui li svolgiamo, ciascuno di noi è ovunque "parzialmente doslocato". Date le molteplici opportunità in concorrenza tra loro e data una cacofonia delle voci che ci invitano a seguirle, siamo tutti, ovunque e sempre, "parzialmente deprivati". Il fatto di trovarsi attualmente da una parte o dall'altra della vetrina determian il grado, e non la presenza, di deprivazione. Qualunque sia la nostra posizione attuale, sembriamo deprivati nel momento in cui la nostra condizione viene misurata in base alle possibilità, evidentemente infinite, che piovono da ogni parte: possibilità invadenti, tentatrici, seducenti e soprattutto non sperimentate. John Seel sostiene che due proposizioni - "L'io è indeterminato, qualunque io è possibile" e "Il processo di autocreazione non finisce mai" - sono tra gli assiomi principali presenti in tutti gli studi relativi ai problemi dell'identità postmoderna.
E' possibile osservare la sua logica nei modi in cui si persegue la comprensione di sé e si rendono manifesti i tratti della propria personalità: nell'abbigliamento degli adolescenti, sorta di cartelloni semoventi che pubblicizzano la linea dell'ultimo stilista o un gruppo rock: nel boom della chirurgia estetica, dei tatuaggi e del body piercing; nell'ingresso del genere sulla scena politica; nelle popolarità delle chat rooms virtuali e del cybersesso; negli immensi privilegi connessi alle top models; nella necessità di dare un'impronta manageriale agli affari e alla politica; e nella aprtecipazione costante degli "esperti" ai talk-show che si susseguono per tutta la giornata alla TV. Tutto ciò che riguarda la sessualità, l'individualità e il corpo muta radicalmente sotto l'effetto galvanizzante di queste concezioni emergenti dell'io.
L'elenco dei sintomi proposto sopra comunica l'immagine di una somma di sollecitazioni costanti ad abbandonare le vecchie vie per imboccarne di nuove e inesplorate; di un'identità sempre inseguita e mai raggiunta di cacciatori di identità tenecemente attaccati a piccoli segni di affermazione della propria personalità, per essere indotti, persuasi o costretti dalla velocità sbalorditiva della loro svalutazione pubblica ad abbandonarli e rimpiazzarli; ci trasmette l'immagine di uomini e donne sempre alla ricerca di qualcosa che non troveranno mai; quasi sicuri che, qualunque cosa abbiano trovato, il fatto di averla trovata non li farà smettere di cercare ancora. Non si può dare per scontato il valore durevole di una cosa ottenuta; ne si può, dare per scontato il valore di una cosa che si sia stimolati ad acquisire o che procuri apprezzamento per il fatto di averla acquisita. Quando ci si sente dire che tutto è a disposizione di tutti, l'insicurezza endemica è l'unico acquisto non deteriorabile. Al cuore della politica di vita troviamo un desiderio forte e inestinguibile di insicurezza, ma agire in base a quel desiderio rende maggiormente insicuri, e sempre più profondamente insicuri. Nel tentativo di sfuggire all'insicurezza non si può più ricorrere al vecchio stratagemma della conformità della vox populi, giacché non si può più contare sulla inoppugnabilità delle sue asserzioni, e giacché non uno dei suoi verdetti è stato esente da dubbi e contestazioni una volta emesso. Quanto all'altra tradizionale via di fuga, quella che consiste nell'aggregazione di tutti coloro che pensano allo stesso modo, che sono compartecipi e coinvolti, pronti a soddisfare in ogni circostanza, qualunque cosa accada, anche questa via è ormai quasi del tutto impraticabile. La vita insicura viene vissuta in compagnia di persone insicure. Indifferenza e irritazione sono tendenzialmente caratteristiche comuni, ma condividere l'irritazione non trasforma le singole vittime in una comunità. Il nosgtro genere di insicureza non è il materiale di cui sono fatte le cause comuni, le posizioni unitarie e l'azione solidale. Tanto le avversità quanto le opportunità sembrano scegliere le loro vittime in una comunità. Il nostro genere di insicurezza non è il materiale di cui sono fatte le cause comuni, le posizioni unitarie e l'azione solidale. Tanto le avversità quanto le opportunità sembrano scegliere le loro vittime o i loro beneficiari a caso, una regolarità imposta normativamente potrebbe anche essere svantaggiosa quando si presenta l'opportunità, e pressoché inefficiente quando si sfugge all'avversità. Se gli individui fossero davvero entusiasti di seguire i preceti della scelta razionale, preferirebbero, tenersi alla alrga da compagnie e associazioni da cui è vietato dissociarsi. Trasformerebbero i loro interessi costituiti in "dispositivi flessibili", in vincoli destinati a durare finché servono. La loro razionalità li ammonirebbe a non coltivare il desiderio di una comunità sicura e dureviole. Con le loro scelte razionali diventerebbero complici involontari e fiduciosi proprio della costruzione di quell'insicurezza del mondo reale che fa del rifiuto di punti fermi una questione di scelta razionale. L'insicurezza ha raggiunto un livello tale da poter vantare tra i suoi servitori fedeli e affidabili le facoltà razionali degli individui dotati della capacità di valutare.
0 notes
allmadamevrath-blog · 6 years ago
Link
0 notes
allmadamevrath-blog · 6 years ago
Link
Milano.
0 notes
allmadamevrath-blog · 6 years ago
Link
Villa dei Misteri. Pompei.
0 notes
allmadamevrath-blog · 6 years ago
Link
Pattinaggio sincronizzato 
0 notes