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CFA Amalfi
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Procedevo con quel passo incerto che chiamano esperienza. (E. Dickinson)
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amalficfa · 7 years ago
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I luoghi del campo: Sant’Agata sui due Golfi
Nella parte più estrema della penisola di Sorrentina, Sant’Agata sui due Golfi, con un’altezza di 397 metri s.l.m., è in bilico tra il golfo di Napoli e quello di Salerno, abbracciando un territorio notoriamente apprezzato per la bellezza del suo panorama. “Vado per Sant’Agata”, dicevano i viandanti per indicare il passaggio che conduce da Massa Lubrense a Sorrento, segnato da una cappella con una statua della omonima santa, il nome è rimasto ad indicare l’intero paese ma con l’aggiunta di “sui due Golfi” a indicarne la sua bella posizione e per distinguerla da tanti altri luoghi che hanno il medesimo nome (Sant’Agata dei Goti). Affacciandosi da Sant’Agata, la prima cosa che conquista lo sguardo sono l’isola di Capri e gli isolotti dei Galli, di Isca e Vetara. Non mancano gli itinerari pedonali che, inerpicandosi tra limoneti e oliveti, permettono di ammirare vecchie torri saracene ed incredibili scorci panoramici mozzafiato. È probabile che l’antico borgo ospitasse il culto delle sirene, che secondo la leggenda regnano proprio nelle acque della penisola sorrentina. Oltre agli incantevoli panorami, la Chiesa di Santa Maria delle Grazie è particolarmente interessante: voluta dalla famiglia Casafestina intorno al 1500, è ancora oggi il centro di tutte le attività culturali e sociali della città, e il Monastero del Deserto costruito in cima all’omonima collina dai frati Carmelitani nel 1679. Il monastero, facilmente raggiungibile a piedi dal centro di Sant’Agata dei due Golfi, è un luogo di attrazione sia per coloro che desiderano godere del suo panorama mozzafiato, sia per chi vuole vivere una forte esperienza monastica. Nei pressi del monastero, in località Vadabillo, è stata scoperta una necropoli edificata dai coloni greci, contenente diversi sarcofagi di tufo e risalente al VI secolo a.C.. Alcuni dei reperti archeologici sono custoditi presso il museo archeologico Georges Vallet di Piano di Sorrento. Sant’Agata è anche un posto di mare e tanti sono i punti dove sfruttare questo elemento. Tra i più caratteristici c’è il fiordo naturale di Marina di Crapolla. Secondo un’antica leggenda, su questa spiaggia sbarcò l’apostolo Pietro per poi raggiungere Roma. Proprio a lui è dedicata una piccola chiesa, sorta sui resti del tempio di Apollo.
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amalficfa · 7 years ago
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I luoghi del campo: Nocelle
Nocelle è la frazione di Positano dove il silenzio è d’obbligo: da pochi anni è stata terminata la strada rotabile che la collega agli altri paesi, ma d’altronde essa si ferma alle porte del paese, che ancora resiste alla frenesia dei motori.
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amalficfa · 7 years ago
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I luoghi del campo: La Costiera Amalfitana
Spiagge luminose e canaloni selvaggi, anfratti ombrosi e rocce frastagliate, ciò sembra caratterizzare la Costiera Amalfitana. Tutto ciò arriva a noi da molto lontano. L’antica foresta mediterranea, scomparsa dalle pianure della Campania già in età romana, continuava a sopravvivere quasi intatta sulla costiera amalfitana nei primi secoli del Medioevo, scarsamente influenzata dalla presenza umana, ancora marginale. E in realtà, solo a quest’epoca risalgono le prime notizie di insediamenti di qualche rilievo sull’intero territorio che, escluso dagli itinerari indicati nelle mappe imperiali, dovette essere quasi del tutto spopolato almeno fino al IV secolo, forse con l’unica eccezione di alcune ville romane sparse lungo il litorale e nel retroterra. Fino allo sviluppo dei primi “castra” bizantini, la flora originaria poté sostanzialmente continuare ad evolvere indisturbata e a coprire col suo mantello protettivo e con la varietà delle sue specie la tormentata orografia di questi luoghi. Il paesaggio forestale era allora segnato dal dominio incontrastato delle querce sempreverdi, che sulle pendici costiere e fino alle basse montagne dovevano formare associazioni dense e compatte, in cui la prevalente e maestosa presenza del leccio era talora interrotta da aceri e roverelle, accompagnati da uno straordinario intreccio di arbusti e piante lianose, che si sviluppavano con vivace rigoglio sotto l’ombra profonda delle chiome più alte. A ciò si aggiungevano castagni e boscaglie di salici ed ontani, faggi (di cui resta il ricordo nel “fagitum” di qualche codice antico e l’evidente traccia toponomastica del Monte Faito nell’area sorrentina). Le selve ed i querceti, nel X secolo, coprivano il territorio della Costa giungendo in qualche caso fino al mare e tale vegetazione dovette costituire, fin dalle origini della storia di Amalfi, una delle risorse più importanti sia per il consumo interno dei centri costieri che per le loro attività mercantili; il taglio di querceti per farne materiale per barche appare documentato già nel 991 sul monte Falerzio, allora proprietà della Badia di Cava. Oltre alla forte esportazione del legname, interessata in qualche modo alla rigenerazione del bosco, si avviò la conquista di suolo coltivabile, come nella zona di Positano, Tramonti, Ravello, Maiori, soprattutto colture arboree e viticole. La conquista delle superfici scoscese è ottenuta mediante la creazione di ripiani orizzontali, che si dispongono a forma di gradoni lungo la linea di pendio e sono sostenuti da muri a secco ricavati direttamente dal pietrame del luogo. Tutto ciò è accompagnato da un’intensa opera di canalizzazione e di protezione dei manufatti (dal mondo arabo) per assicurare il corretto deflusso delle acque per l’irrigazione e per prevenire gli smottamenti del terreno. Da quest’opera imponente di modellamento del suolo uscirà trasformata l’intera visione dei rilievi collinari: la sistemazione a terrazze. Questo sistema permette all’espansione agricola di superare l’ostacolo costituito dalla natura impervia dei luoghi. Oggi il paesaggio è caratterizzato anche da pinete, il mirto, l’erica, il corbezzolo ed il lentisco. Antichissima è la storia di Sorrento, il cui nome deriverebbe dalla storia omerica delle Sirene ammaliatrici, umiliate da Ulisse e trasformate in scogli (Li Galli di fronte a Positano). Fondata forse dai Fenici, fu colonia greca e romana, con un territorio esteso dal fiume Sarno forse fino alla Punta della Campanella. Fu spesso ribelle a Roma, ma sempre dimora prediletta dei patrizi. Nel Medioevo alternò periodi di libertà vescovile e ducale alla dominazione dei Goti e dei Bizantini, ma lottò sempre vittoriosamente contro i Saraceni, finché fu conquistata dai Normanni e condivise le travagliate sorti del Regno di Napoli. Città fiera e aristocratica, fu spesso in lotta con i paesi vicini.
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amalficfa · 7 years ago
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I luoghi del campo: Napoli
Napoli sorge al centro dell'omonimo golfo, dominato dal massiccio vulcanico del Vesuvio e delimitato ad est dalla penisola sorrentina con Punta Campanella, ad ovest dal golfo di Pozzuoli con Capo Miseno, a settentrione dalle appendici dell'Appenino Campano. Napoli gode di un clima tipicamente mediterraneo, con inverni miti e piovosi e estati calde e secche, ma comunque rinfrescate dalla brezza marina che raramente manca sul suo golfo. Il sole splende mediamente per 250 giorni l'anno. Durante la seconda guerra mondiale Napoli vide, dopo l'8 settembre, la rivolta popolare contro l'occupante tedesco comunemente detta delle Quattro giornate di Napoli. La Napoli contemporanea è tra le più grandi e popolose metropoli italiane e mediterranee, conservando ancora la sua storica vocazione di centro culturale, scientifico ed universitario di livello internazionale, oltre che di grande città d'arte e primario polo turistico. Napoli è una delle città mondiali a maggior densità di risorse culturali e monumenti che ne testimoniano la sua evoluzione storico-artistica. Il centro storico, annoverato dall'UNESCO tra i patrimoni dell'umanità, è il risultato di sovrapposizioni di stili architettonici, a racchiudere circa 2.800 anni di storia e a testimonianza delle varie civiltà che vi hanno soggiornato: fattori che gli hanno donato un valore universale senza eguali. Su un territorio relativamente poco esteso sono presenti, tra gli altri, un grande numero di castelli, residenze reali, palazzi monumentali, chiese storiche e resti dell'età classica. L'eredità di questa storia millenaria si può comunque ammirare anche in tutta la città e nei suoi dintorni. Tuttavia, la scarsa valorizzazione e la mancanza di fondi per eventuali restauri, fa sì che parte di tale patrimonio versi in rovina o in stato di degrado (sono più di 160 le chiese che solo nel centro storico hanno gravi problemi strutturali, altrettanti i palazzi; ma anche fontane, obelischi, architetture antiche, ecc.). Per far fronte a questa emergenza, vari comitati cittadini stanno cercando di far intervenire l'UNESCO. Inoltre, malgrado il costante impegno delle associazioni per la tutela del patrimonio partenopeo, che puntualmente segnalano agli organi competenti le situazioni più critiche, i fenomeni di degrado coinvolgono anche diversi beni posti al di fuori del centro di Napoli.
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