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AMBIENTE & COMUNITA'_il forum
256 posts
il blog del Forum per le politiche su "Ambiente e Comunità" del Partito Democratico in provincia di Avellino - da ottobre 2013 a luglio 2015
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ambientecomunita · 10 years ago
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Non si chiude, si congela e si accende altro fuoco!
di Mario Pagliaro*
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Ho iniziato e continuato l’impegno in Segreteria provinciale, quale responsabile “Ambiente e Comunità”, con lo stesso entusiasmo che sempre ho speso in politica da oltre venticinque anni. Troppi, l’entusiasmo e gli anni. Evidentemente, però, non riesco a trasformarmi in un dinosauro e nemmeno, ho mai avuto bisogno di essere cullato.
Per questo, proprio perché tengo a coltivare speranze e non illusioni, adesso, questa esperienza in seno alla Segreteria provinciale del PD irpino, ritengo giusto finisca. Sarebbe sterile farsi coinvolgere da una speranza politica venuta meno.
Questo blog, i suoi social, la web-radio, l’ebook con le linee per una politica ambientale in Irpinia maturate in questi 21 mesi di attività, resteranno congelati qui, nella disponibilità di tutti ad usare quanto è stato fatto. Per questo, non sento il bisogno di recriminare o scadere in lamentazioni. Non sarebbe giusto verso me stesso e, soprattutto, verso i tantissimi che mi hanno dato lo spazio politico per aggiungere altri 21 mesi interessanti alla mia vita. In questo tempo, ho fatto esattamente quello che credevo giusto un “partito serio” dovesse fare, rispetto a “problemi seri”. Non trasformarli in emergenze, non risolverli nei comunicati stampa, ancor meno, “filosofeggiarli” in spazi per tifoserie. Ricondurli, invece, nel perimetro di una visione ampia. Innanzitutto, per comprenderli (prenderli con sé), poi, condividerli, quindi, cercare di avviarli alla soluzione. Anche questa, non affidandola all'abitudine degli interventi messianici ma rendendola obiettivo comune.
In questi mesi, il Forum provinciale del PD, “Ambiente e Comunità, ha cercato di essere luogo di analisi organica dei fattori di crisi (emergenze ambientali, dinamiche demografiche, produttive, culturali) e di proposta (politica, culturale, per gli amministratori, negli enti, con la gente), promuovendo azioni in grado di anticipare i processi critici e preservare, in Irpinia, gli equilibri tra le Comunità che la animano e l’Ambiente che ne contiene la vita. Così, ci siamo impegnati all'interno e fuori del Partito, per l'innesco di processi culturali “altri”, su di un aspetto della politica che si continua a voler relegare in ambiti pittoreschi perché appaia secondario, se confrontato con la gestione del potere. Invece, abbiamo voluto dimostrare quanto l’Ambiente resti il tema fondamentale per la programmazione e l'esercizio dei poteri.
L’ho fatto con l’Ambiente ma è un caso, non sono un“ambientalista”, si sarebbe potuto fare con altro, l’invariante necessaria è la sensazione di essere in una comunità. Contraddittoria, sgangherata, ma potenziale. Motivata dalla voglia di cambiare, rispetto a quanto già conosciuto e di scommettere su quello che è “altro”.
Mi proponevo, sinceramente, anche di iniziare a trasmettere la stessa nausea che, da sempre, provo io davanti allo spettro della “partitocrazia”, l’abitudine a gestire la politica per l’acquisizione di “poteri per il potere”. Dalla Segreteria, stretto nei doveri che il mio ruolo imponeva, ho visto la mia speranza allontanarsi nel tempo. In questi giorni, però, ha girato l’angolo, definitivamente oscurata dalla ennesima volontà di ritorno al passato, in nome di singoli futuri. Per questo, mi preme di rincorrerla e assicurarmi che non lasci il PD irpino, di nuovo.
Perché questo possa essere, è necessario abbandonare i ruoli della necessaria mediazione, prima di scoprirli della pragmatica restaurazione e continuare a muoversi tra i circoli e le comunità senza essere limitati dai retropensieri o accerchiati dalle liturgie. Contribuendo al PD con la solita dose di chiarezza e metodo che, ad un certo punto, sembrava anche poter diventare patrimonio comune.
In queste occasioni, ti accorgi, così, che l’entusiasmo vive di empatia. Una categoria elastica che, pur se inclusiva e tollerante, si perderebbe definitivamente, nella costrizione di scoprirsi affianco...o dietro (avanti sarebbe molto difficile) lo spettro di un passato che non è stato mio nemmeno quando era presente. Così, se la scelta è tra un De Mita e l’entusiasmo, scelgo il mio eterno “altro” e giro l’angolo verso il PD.
Non si chiude, si congela e si accende fuoco altrove. Grazie a tutti.
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ambientecomunita · 10 years ago
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Linee 2013/2015 - ebook
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Tutta l’azione del Forum “Ambiente e Comunità”, è stata volta alla identificazione di un metodo di azione politica che caratterizzasse il Partito Democratico irpino, rispetto all'approssimazione e/o all’emergenzialità che regna sui temi ambientali e delle comunità.
Cliccando i link di seguito è possibile scaricare l’ebook con i punti e le linee di metodo maturate attraverso l'azione del Forum con i circoli PD, i comitati e le comunità, nel periodo ottobre 2013/aprile 2015 e che si consegnano quale patrimonio acquisito del Partito Democratico in provincia di Avellino. “Territori”, “Tutela ambientale”, “Energia”, “Materie seconde”, “Turismo”, ...
Clicca x scaricare: Linee per una politica ambientale in Irpinia
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ambientecomunita · 10 years ago
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Via libera a legge è svolta storica Con l’approvazione della legge sui reati ambientali la nostra legislazione si avvicina finalmente alle più avanzate in Europa. Possiamo davvero dire che è una svolta epocale. Entro fine mese ci sarà l'approvazione definitiva del Senato.
“L’introduzione nel nostro ordinamento dei delitti ambientali ha una portata storica”. Lo ha dichiarato in Aula Chiara Braga, deputata e responsabile Ambiente del Partito Democratico, durante le dichiarazione di voto sul ddl sugli ecoreati.
“Questo ddl – ha spiegato Braga – frutto di un lavoro parlamentare comune, introduce nel codice penale fattispecie di delitti quali l’inquinamento ambientale e il disastro ambientale. E con essi il raddoppio dei termini di prescrizione. Si tratta di un messaggio culturale forte e inequivocabile: affermare con forza che l’uso criminale dei beni comuni non è più possibile”.
“Ma questa legge – ha proseguito la deputata democratica - ci offre anche il primo disegno di un sistema complessivo di tutela. Siamo convinti di aver fatto un lavoro equilibrato e soprattutto coerente con l’obiettivo che questa legge si era dato. Questo, anche sopprimendo l’articolo che nel passaggio al Senato aveva introdotto in maniera improvvisata e forse strumentale il reato di ispezione dei fondali marini attraverso la tecnica dell’airgun, modifica che ha sottratto argomenti pretestuosi di critica alla norma e creato le condizioni per avere presto una buona ed efficace legge”.
“Abbiamo preso atto con fiducia delle parole del Governo di portare a definitiva approvazione al Senato questa legge già nelle prossime settimane. Consegniamo quindi al Senato e al Governo un impegno forte e vincolante, lo stesso che come Pd abbiamo messo in questi mesi. Chiediamo agli altri gruppi di fare altrettanto, lavorando nelle prossime settimane al Senato perché l’approvazione di questa legge sia un risultato di cui tutto il Parlamento, tutto il Paese, possa andare fiero”, ha concluso Chiara Braga.
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ambientecomunita · 10 years ago
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di Beniamino Palmieri Il “caso delle Saure”, a Caposele, è molto più dell'ennesimo tentativo di scempio ambientale perpetrato a danno di una delle aree più affascinanti dell'Irpinia. Insieme a questo, è soprattutto il nuovo manifesto di un metodo sbagliato di intendere lo sviluppo delle aree interne....
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ambientecomunita · 10 years ago
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ambientecomunita · 10 years ago
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#AcquaBeneComune nel bene e nel male solo #Irpinia in aula #regioneCampania #èarrivatocaldorino (presso Consiglio Regionale della Campania)
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ambientecomunita · 10 years ago
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Caldoro e il nuovo blitz sull’acqua
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Andato male nello scorso Consiglio Regionale, la Regione Caldoro-Foglia-De MIta ci riprova, e sempre col metodo del Blitz.
Fallito il modello consociativo, Caldoro, anche oggi, rischia che nn si raggiunga  il numero legale in Consiglio Regionale. Così, ancora una volta, la sua lobby elettorale dei “padroni dell’acqua” resterebbe insoddisfatta, E considerato il clima che tira in casa centrodestra campano, dopo i vari “bluff elettorali” scoperti dei suoi rappresentanti regionali, perdere anche l’appoggio delle lobby dopo quello della gente, è cosa da non poter rischiare.
Così, nell'ultima ora, in caso si dovesse vedere confermata la previsione della mancanza di numero legale e arginare i numerosi emendamenti presentati dal Partito Democratico ad ostacolo di una scandalosa ed inefficiente politica delle acque in Campania, il “nostro” Governatore, pur di regalare l’acqua irpina, ai suoi grandi elettori, potrebbe porre “la fiducia” al voto, blindando di fatto, anche le voci critiche della sua maggioranza, all’interno del patto consociativo di annientamento delle aree interne.
Nascondendosi dietro "Sblocca Italia" che, esclusivamente, impone l'ottimizzazione degli ambiti, per arginare gli sprechi diffusi e obbligare le Regioni ad interessarsi della efficienza dei servizi e nn delle poltrone. Il Buon (è un eufemismo) Caldoro con la sua giunta, vuole a tutti costi cogliere l'ennesima occasione per interpretare il servizio pubblico secondo i desiderata delle lobby elettorali sue e dei suoi, primi tra tutti i consiglieri irpini del centro destra.
Il PD, quello irpino in primis, è l'alternativa ai ladri di informazione e di territorio, e lo dimostrano anche le posizioni dei tecnici e dei comitati stessi. Il nefasto disegno di "riordino delle acque" è solo l'ennesima, nefasto tentativo di riordino delle esigenze elettorali del centro destra campano. Esclusivamente quello!
Per questo, grato ai rappresentanti del PD in Regione, per la netta opposizione che stanno muovendo contro l’ennesima arroganza della Giunta Caldoro-Foglia-De Mita, parteciperò al presidio dei comitati, in appoggio all'impegno dei consiglieri PD ed in riconoscenza dell’impegno civico dimostrato dai Comitati.
Mario Pagliaro resp. “Ambiente e Comunità” Segreteria. Prov. PD-Avellino
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ambientecomunita · 10 years ago
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ambientecomunita · 10 years ago
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NO ALLA LEGGE CALDORO
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“Dalla vittoria referendaria del 2011, alla odierna delibera del comune diNapoli che mette in sicurezza l'ABC, la sensibilità dei cittadini per i temi dell’ambiente e la mobilitazione dei territori per la gestione pubblica dell’acqua sono fortemente cresciute.
Ma nonostante la chiara e larga volontà dei cittadini di sottrarre l’acqua al profitto considerandola un bene essenziale primario da garantire a tutti, i tentativi di privatizzazione e di speculazione sull’acqua, messi in piedi dalle multinazionali dell’acqua, non si sono fermati.
La Regione Campania, con i vari provvedimenti adottati ( e non adottati ) in questi anni, si è fatta strumento di questo disegno.
Prima, evitando di adottare l’apposita normativa regionale di riordino del settore,  ha determinato un ingiustificato prolungamento del commissariamento ben oltre i 6 mesi previsti dalla legge; consentendo quindi il mantenimento della fallimentare gestione Gori.
Poi, con delibera di Giunta n. 812 del 30 dicembre 2014, di attuazione dell’art. 7 dello Sbloccaitalia, istituisce l'EIATO (Ente Idrico Ambito Territoriale Ottimale), una struttura in cui tutti i poteri sono concentrati in poche mani.
Nella stessa ottica di esproprio delle competenze dei comuni e di mortificazione degli spazi di democrazia e partecipazione, il disegno di legge di Romano, approvato in VII Commissione, prevede l’ATO unico regionale, con un organo di 12 componenti, che dovrebbero prendere decisioni sul servizio idrico di tutta la regione.
Tra l'altro in tale disegno di legge si modificano i confini delle gestioni esistenti favorendo ancora una volta la GORI s.p.a. a cui vengono attribuiti altri 24 comuni tra provincia di Napoli, Avellino, Caserta e Cava de' Tirreni (vai a https://drive.google.com/file/d/0B_DAVmGN2HAhcGNSb29qOFR6TTA/view ).  
I comitati continuano ad opporsi al disegno scellerato di privatizzazione dell'acqua e chiedono a gran voce una legge che rispetti la democrazia e promuova la partecipazione dei cittadini, che rispetti il risultato referendario, attivando la gestione pubblica dell’acqua.  
Mercoledì 11 marzo, alle ore 11:00, il Consiglio Regionale della Campania, su richiesta ei comitati, si riunirà per la discussione sul tema del Servizio Idrico Integrato. Abbiamo proposto l'approvazione di una Mozione che costringa Caldoro e la sua Giunta a modificare la normativa esistente in favore della ripubblicizzazione. Si dice acqua, si legge democrazia.”
Coordinamento Campano per l'acqua pubblica “Rete Civica ATO 3″
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Scarica l’analisi del geologo Sabino Aquino pubblicata il 7/12/2014 sul Mattino
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ambientecomunita · 10 years ago
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Ecomostri tra Dubai e Caposele
di Gerardo Ceres 
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"Caro Direttore, è noto a tutti che in questi giorni si vanno rinfocolando le polemiche sui lavori, a Caposele, della galleria Pavoncelli.
C’è da premettere, innanzitutto, che ho sempre considerato necessario che si realizzasse il raddoppio della vecchia galleria Pavoncelli, realizzata più di cento anni fa e danneggiata seriamente col terremoto del 1980. Partecipai, sì, alle proteste del 1992, unendomi a coloro che temettero che con la rottura di una vena, all’imbocco della galleria, si prefigurasse la captazione di volumi aggiuntivi d’acqua. Chiarito dai geologi, nominati pariteticamente, che quell’acqua apparteneva al sistema idrico delle sorgenti della Sanità, ho sempre ripetuto che quella galleria, in molti tratti autentico colabrodo, andasse sostituita da una nuova, denominata da allora “Pavoncelli bis”.
Confesso che ho nel tempo ritenuto eccessivi, talora anche strumentali, gli allarmismi sullo stravolgimento dell’ecosistema pre-esistente. Forte di una cultura politica che considera urtante il “no a tutto”, ho sempre giudicato necessarie le opere di modernizzazione delle infrastrutture strategiche di rete: acquedotti, strade ferrate, linee di trasporto dell’energia e delle comunicazioni. Ovviamente queste opere devono assicurare, sempre, un equilibrio certo dal punto di vista della sostenibilità ambientale e paesaggistica.
Per molti versi, questa sensibilità non pare appartenere ai responsabili del Commissariato delegato per la realizzazione del raddoppio della galleria Pavoncelli. Nel senso che allorquando si sono manifestati sversamenti nel fiume Sele di liquame non meglio identificato, la trasparenza nello spiegare cosa fosse successo non è stata un punto di forza; a maggior ragione se, contestualmente, si registrava una morìa di trote. Così come non è stata per niente spiegata la fuoriuscita di gas durante la fase di scavo della galleria.
Poi accade che in un’area protetta e per i caposelesi di alto valore simbolico ed identitario, dalla sera alla mattina,nel mezzo del parco delle Saure, si ergano sei pilastri alti dieci metri. Si scopre che in quel luogo verrà costruito un capannone che coprirà il pozzo di connessione, nel tratto iniziale, tra la vecchia e la nuova galleria. Nessuno pare saperne nulla, tutti cascano dalle nuvole. Si scopre che nel documento di Valutazione dell’impatto ambientale, quest’opera accessoria viene “considerata di modeste dimensioni” e quindi derubricata a cosa innocua e non impattante. Alla luce dei fatti, il manufatto in questione sarebbe “di modeste dimensioni” se costruito a Dubai o Shanghai, ma non a Caposele e non in quel luogo, a cinquanta metri dall’anfiteatro naturale delle sorgenti, dal campanile della Sanità e dalle caratteristiche e suggestive cantine scavate nella roccia calcare sovrastante le sorgenti. Uno sfregio vero e proprio che condiziona lo sky-line dell’angolo che costituisce “l’identità secolare dei silari”.
L’ing. Sabatelli, Commissario delegato per la realizzazione della Pavoncelli, forte dei suoi poteri attribuitigli dalla legge, se ne convinca: questo sfregio non sarà permesso. Se ne convincano anche gli amministratori di Caposele che, ad esser buoni, sono stati raggirati dall’ipotesi progettuale. A quest’ultimi chiediamo di esercitare, finalmente, tutti i loro poteri di tutela del paesaggio, senza barattarli per “qualche” posticino di lavoro, promesso e mai sufficiente rispetto alle aspettative.
Ai cittadini di Caposele, ed io tra questi, il compito di esercitare la disobbedienza civile, attraverso il sabotaggio (nell’accezione non violenta) di questo inaccettabile sfregio al paesaggio di Caposele e alla dignità di una comunità che trasferisce il suo bene più prezioso – l’acqua – per dissetare tre/quarti della popolazione pugliese. E che si abbia almeno rispetto."
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(lettera al Direttore di OttoPagine, del 7/3/2015) * (autore de “La Seletudine”)
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ambientecomunita · 10 years ago
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Il gassificatore e le priorità
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Fa bene l'assessore Ruberto, nella sua funzione di amministratore del Capoluogo, ad ascoltare tutti e a rendersi informato di tutte le posizioni esistenti sulle politiche di gestione e smaltimento dei rifiuti. Fa male chi, in questo, semplificando per scandalismo o populismo, ci vede la conseguente apertura alla realizzazione di "inceneritori" ad Avellino.
Questa, infatti, sarebbe una conseguenza illogica, non per timori "NiMBY" o facile demagogia "ambientalista" ma, semplicemente, per le posizioni nette e condivise assunte dal Partito Democratico con i suoi amministratori, in sede di conferenza programmatica, poi di stesura delle linee guida sull'ATO rifiuti e anche col programma elettorale di Paolo Foti alle scorse elezioni provinciali.  
Quando si parla di ciclo "chiuso" dei rifiuti, lo abbiamo scritto e ripetuto, l'onestà intellettuale impone di considerare utili tutti gli strumenti esistenti, dal "sacchetto biodegradabile" al "trattamento termico di rifiuti ai fini dello smaltimento". La coerenza politica dichiarata, però, di voler, finalmente, porre un limite alla realizzazione di nuove iniziative ad alta irreversibilità ambientale, impone molto di più, ovvero, considerare il "trattamento termico dei rifiuti" l'ultimo step da considerare, in un sistema composto da priorità precise. Una scala di valori in cui (lo abbiamo "stra-specificato") i posti di assoluto valore e priorità sono quelli della gestione trasparente, della riduzione della creazione di rifiuti e di una raccolta differenziata spinta, i cui successi raggiunti si misurino con i volumi effettivamente conferiti e non, furbescamente, con quelli banalmente raccolti.
Facendo precedere, con concretezza, questi punti, la costruzione di un termovalorizzatore/gassificatore, diventa, semplicemente inutile, anti-economica. Al punto che l'intero fabbisogno regionale, futuro e pregresso, potrebbe essere ridotto all'impianto già esistente o, al massimo, a quello già in progetto nel salernitano.
Da tutto questo, nasce l'illogicità dei timori avanzati. Sarebbe addirittura incredibile, oggi, giunti finalmente ad una nuova gestione dei rifiuti, non più subordinata alle nefaste convinzioni personali del centrodestra provinciale e regionale ma ad un "ATO rifiuti" nuova, guidata da una persona capace e responsabile, che ci fossero amministrazioni locali, soprattutto riferibili al Partito Democratico, che avviassero in solitaria, avventure che condizionerebbero negativamente l'intera programmazione provinciale in materia di smaltimento dei rifiuti. Perché di questo si tratta.
La criticità di tali impianti, non risiede nel potenziale capaci ma nelle soglie di convenienza economica. Quelle di un impianto di "trattamento termico dei rifiuti", infatti, sono molto poco elastiche. Questi, per funzionare, hanno costante e necessario "bisogno" di continui apporti di rifiuti. Attuando, invece, l'auspicata, diminuzione della produzione di rifiuti, si andrebbe alla "crisi industriale". Con tutto quanto ne consegue: crisi occupazionale, mancanza di convenienza alla manutenzione, al mantenimento delle garanzie ambientali. In sintesi, nel nome di potenziali privatizzazione degli utili si attiverebbero tali criticità sociali, la cui unica soluzione sarebbe solo la ricerca spasmodica di nuovi rifiuti con cui alimentare il "Moloch". Consapevoli che (come successo a Taranto con l'Ilva) una volta avviate iniziative ad alto impatto sociale, diventa impossibile tornare indietro e restano solo possibilità di precari compromessi. Nel nostro caso, sarebbe lo stop alla differenziata, al compostaggio, al riuso, il via all''importazione di rifiuti extra-provinciali.
Uno scenario che, oggettivamente, non si sposa affatto con le logiche universalmente riconosciute come le uniche concretamente capaci di gestire i nostri rifiuti con impatti ambientali bassi, redditività oneste e processi virtuosi, appunto, la riduzione della creazione di rifiuti, il riciclo, il riuso. Tutti processi, ad impatto "quasi zero" e con impianti ad alta "reversibilità ambientale".
Sopratutto, i timori paventati, sono uno scenario illogico, anche rispetto al costruttivo approccio dimostrato, dall'amministrazione Foti, nel difficile percorso intrapreso a soluzione delle emergenze pregresse, ricevute in eredità.
Mario Pagliaro resp. "Ambiente e Comunità" Segreteria prov. PD - Avellino
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ambientecomunita · 10 years ago
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Anche in Provincia il PD è NoTriv
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Il consiglio provinciale di Avellino ha deliberato, il 19 febbraio, il proprio no alle ricerche petrolifere in Irpinia.
Accogliendo le richieste dei Comitati NoTriv e dando seguito alle azioni del Forum "Ambiente e Comunità" della Segreteria provinciale, il gruppo del Partito Democratico in Provincia, composto da Stefano Farina, Caterina Lengua, Enrico Montanaro e Luigi Tuccia, ha espresso la propria posizione con il seguente documento:
Clicca per il download del documento del Gruppo PD alla Provincia
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ambientecomunita · 10 years ago
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UN FRONTE CONTRO LE TRIVELLE
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«Le trivellazioni petrolifere potrebbero devastare la valle del Taurasi». La denuncia è dell’imprenditore irpino Piero Mastroberardino, produttore di vini che si posizionano tra i primi dieci in Italia. Con lui numerosi imprenditori del settore agroalimentare campano, in difesa di una provincia che ha fatto della viticoltura e del vino Docg i pilastri della propria economia.... leggi su Il Sole 24 Ore
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ambientecomunita · 10 years ago
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Trivelle e "libero mercato"
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Il "libero mercato" è una di quelle coperte che a turno piace tirare da una parte o da un'altra. Demonizzato o rivendicato, di sicuro, in Italia, mai realizzato come metodo.
Se mai ci fosse stata una volontà di libertà, le categorie di impresa avrebbero dovuto accettare che alla convenienza economica reale ci si arriva solo imputando, nei propri business plan, anche e sopratutto, i costi/benefici sociali.
Al netto dei  pochi che hanno voluto e vogliono seguire coraggiosamente questa logica virtuosa, in quanto singoli, invece, la politica economica italiana, come sistema, ha sempre storicamente guardato al consociativismo delle responsabilità. Tendendo alla privatizzazione degli utili e alla socializzazione delle perdite. Una delle ragioni per cui, esplosa la bolla che si coltivava dagli anni '50 e che troppi si ostinano a chiamare "boom economico", oggi siamo in una acuta crisi di produttività e con poche alternative da percorrere per uscirne.
Certamente, la strada della conservazione degli status quo non può essere nella rosa delle alternative e le trivellazioni petrolifere in Alta Irpinia, invece, sono esattamente la ferma volontà di continuare senza incertezze, sulla solita, sterile, diseconomica strada percorsa fino ad oggi. Lo testimonia la storia ed il presente di chi le ha proposte, lo dimostrano le approssimate ragioni di chi prova ad uscire dalle manovre silenziose con equilibrismi tattici.
Superata la comprensibile fase di incertezza iniziale, ogni posizione testimoniata dai Comitati "No-Triv" è sempre stata pubblica, partecipata e sopratutto basata su dati tecnico-scientifici oggettivi. A differenza delle manovre delle ditte concessionarie e dei politici sostenuti dalle loro lobby elettorali. Da più di un anno, poi, il Partito Democratico provinciale ha proposto, attraverso dati delle Camere di Commercio, dell'Istat e di fonti ufficiali, una chiave di lettura basata sulla comprovata mancanza di qualsiasi convenienza economica, diretta o indotta per i territori, dall'eventuale avvio di operazioni petrolifere in Irpinia. Abbiamo contato il numero dei posti di lavoro possibili, analizzato le mortificanti tipologie di contratto e di stipendio di quei pochi realizzabili. Abbiamo anche sfatato la demagogica idea di una convenienza economica proveniente dalle mitiche "royalty". In Italia, in cinque anni, è stata divisa tra i comuni italiani "trivellati" una media di 740 mila euro/anno. Una inezia che non ha reso giustizia degli enormi costi sociali che i territori hanno dovuto subire. E che, in prospettiva, non può giustificare, in Irpinia, la distruzione certa degli oltre 90 milioni/anno prodotti nel solo settore dei vini DOC. Un settore, con un trend positivo del 427% (sic), che dovrebbe essere sacrificato all'idea di una ennesima colonizzazione economica delle nostre comunità.
Abbiamo reso pubblici i nostri studi, li abbiamo messi on line, eppure, a periodi alterni, tocca leggere di chi reputa "che il 'No' a prescindere non sia una soluzione".
L'ambiente non è la "cartolina" che si porta dai weekend passati altrove, come una "Valutazione di Impatto Ambientale" non è una categoria estetica e, sicuramente, la capacità di "fare impresa" non è la patente per capire l'Economia. Lo dimostrano gli ultimi trent'anni di finanziamenti alle imprese, di premialità fiscali. Incentivi concessi per un sempre sperato sviluppo, tutti andati a vuoto. Tranne per pochi "unicum" che, proprio in quanto tali, non possono essere portati ad esempio di un sistema virtuoso che mai lo è stato.
L'Irpinia è sempre stata fintroppo "appetibile" agli interessi sbagliati, i finanziamenti non sono stati "carenti", invece, è sempre stato assente il "Mercato", quello "libero", quello al lordo dei costi/benefici sociali e al netto delle rendite di posizione.
La somma di parole d'effetto, pur se declamate da pulpiti "autorevoli" non basta a fare un programma. Per capirci, a "loro signori delle trivelle" non serve "l'efficientamento della banda larga", come pure, gli è assolutamente indifferente "il capitale umano di altissimo livello" autoctono. A loro, da sempre, occorre solo annettere nuove occasioni di rendita, attraverso le quali contrattare potere, per acquisire denaro. Se la politica non si occupa di evitare questo, cosa dovrebbe fare? Elargire altri finanziamenti "a pioggia"? Ma non si è sempre detto: "piove, governo ladro"?
Mario Pagliaro resp. "Ambiente e Comunità" Segreteria Provinciale Partito Democratico
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ambientecomunita · 10 years ago
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Le "nostre" aree industriali
Di seguito, gli indirizzi di azione della Segreteria Provinciale PD, per la riorganizzazione delle aree A.S.I., così come formulati nei Forum “Sviluppo” e “Ambiente e Comunità”
Rielaborazione dello strumento di pianificazione (c.d. Piano Regolatore ASI) nel segno della sburocratizzazione e dello snellimento delle procedure ponendo però la giusta attenzione ai principi di ecologia industriale e del paesaggio, puntando al riuso.L’individuazione delle ragioni delle modificazioni/trasferimenti/mortalità aziendali nel tempo, deve diventare parametro di analisi acquisito nelle nuove progettazioni/rimodulazioni.E’ necessario uscire dall’ottica “generalista”, che tanto poco ha dato in termini di continuità produttiva ed occupazionale, costruendo, invece, una “vocazione” specifica.Serve strutturare l’accoglienza/creazione di quelle iniziative imprenditoriali, e/o manifatturiere, che siano omogenee alla vocazioni territoriali. Per quanto sopra, in Irpinia, in generale, sarebbe auspicabile una rielaborazione dei P.U.C. e PRG ASI, non per ri-vedere in senso semplicistico il dimensionamento e/o la perimetrazione delle aree produttive esistenti ma per definire politiche e azioni volte a ottimizzarle, attraverso logiche di riuso (prima che di ampliamento) e di omogeneità alle vocazioni territoriali. Questo per attrarre imprese “sane”, innovative, ambientalmentesostenibili e capaci di promuovere occupazione qualificata, produttività e competitività nel lungo periodo.
Riorganizzazione dell’assetto e della funzione attuale del Consorzio ASI,piuttosto che come mero collocatore e gestore di immobili, come organismo deputato alla promozione di Politiche industriali a medio-lungo termine.
Rilancio delle aree industriali (con particolare riferimento a Pianodardine e Solofra) attraverso anche lo snellimento delle procedure di assegnazione e di modifica dei lotti;
Conversione delle aree ASI periferiche in Energy Factory, insediandovi o integrando attività connesse alla produzione di energia (Fotovoltaico, centrali a biomasse, centrali di cogenerazione e trigenerazione per le attività industriali limitrofe).
Incentivazione dell’Industria di filiera e ad alto contenuto di innovazione.
Sviluppo della Ricerca dell’Industria in campo Agroalimentare.
Promozione della ricerca in campo ambientale e nelle nuove tecnologie per l’energia. • Incentivazione alla creazione di Spin-off dalle Università del Sannio e di Salerno. • Realizzazione in chiave “sostenibile” della Piattaforma Logistica in Valle Ufita,che consente di intercettare flussi di merci sul Corridoio transeuropeo VIII.
Istituzione di Zone Franche Urbane/Zone Economiche Speciali per l’Irpinia allo scopo di favorire l’attrazione di investimenti esterni (nazionali ed esteri), attraverso forme di fiscalità di vantaggio; Tale favor, al fine di evitare indebiti e “già visti” episodi di distorsione del mercato, anche attraverso speculazioni, deve essere limitato a quelle tipologie aziendali che palesemente si inseriscono all’interno di filiere produttive già ampiamente consolidate in provincia, che dimostrino trend aziendali positivi e siano già Segreteria del Partito Democratico della Provincia di Avellino – Politiche per la crescita: Sviluppo Industriale pag.8 di 8 organiche alle vocazioni territoriali oggetto di programmazione regionale. Il tutto, in un’ottica di integrazione e completamento e non di sovrapposizione o di “privatizzazione degli utili e socializzazione delle perdite”.
Promozione di progettualità per l’istituzionedi corsie preferenziali di accesso al Fondo Italiano di Investimenti per le PMI, al FondoStrategico Italianoe al credito all’export per le imprese meridionali delle aree interne;
Valorizzazione dell’impresa artigianale attraverso facilitazioni di accesso al credito e mediante la promozione di accordi scuola-artigiano per la formazione on site;
Promozione di progettualità per l’istituzione di “Contratti di rete”;
Promozione di progettualità per l’accesso alle politiche di sostegno alle esportazioni tramite il piano SUD dell’Agenzia Governativa ICE;
Promozione di politiche di impulso verso il “Ciclo industriale chiuso” che creino le condizioni per un’eco-efficienza del sistema produttivo locale, puntando alla configurazione di insediamenti produttivi organici alle previsioni nazionali per le “Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate” (APEA), considerando, cioè, il sistema industriale come parte di “un ciclo chiuso dove, in analogia con quanto avviene in natura (in cui non esiste il concetto di rifiuto), tutti i prodotti di un processo produttivo (scarti compresi) rappresentano materie prime di un altro processo, secondo una logica virtuosa di interdipendenza imprenditoriale attraverso sistemi di “pianificazione ambientale” e strumenti di progettazione ecologica” ed evitando di seguire una logica di edificio industriale quale mero “mezzo di produzione” (costruito unicamente nel rispetto di requisiti di funzionalità ed efficienza del processo produttivo) e destinato a cicli produttivi medio/brevi. […]
CLICCA E SCARICA L’INTERO DOCUMENTO
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ambientecomunita · 10 years ago
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ATO, memorie di una "materia seconda"
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L’Ato “rifiuti” è uno strumento, non la soluzione e come ogni strumento, assorbe intelligenza da chi lo usa.
In più, è uno strumento neanche scelto, ma imposto dalla “nuova” legge regionale sulla “gestione rifiuti”, la 5/2014. Una legge farraginosa, come tutte le cose partorite dal centrodestra campano e, soprattutto, l’ennesimo strumento che le strategie lobbistiche di Caldoro cercavano di affidare, ancora, alle logiche dell’inerzia. Ultima opportunità per giungere al commissariamento della Regione “Napolicentrica” sugli enti provinciali, superando la “provincializzazione dei rifiuti” e ri-definire la destinazione d’uso delle aree interne quali garage della Campania, opposte al “salotto buono” napoletano.
Per questo, da oltre un anno, la Segreteria provinciale PD, unica forza politica a comprendere i reali obiettivi del Governatore di Napoli, ha iniziato a discutere ed incontrare amministratori, circoli, esperti, nella responsabilità di dover comprendere lo strumento e rispondere agli obblighi di legge con metodo. Non solo giocando “in difesa”, evitando commissariamenti ma, soprattutto, iniziando, dopo decenni di assenza di dibattito, ad avviare la costruzione di una logica, di una visione sulla “gestione della raccolta e smaltimento dei rifiuti “ in Irpinia e non della rinnovata salvaguardia degli status quo.
Il compito della politica è l’orientamento delle azioni amministrative, non della loro gestione, quindi, parlare della costituzione formale dell’ATO “Rifiuti” in provincia di Avellino non poteva significare scegliere la forma di governance territoriale del nuovo ente, né definire la scelta del modello organizzativo e di gestione dei servizi. Un compito scientifico, attuabile esclusivamente attraverso un progetto di piano industriale. Ruolo per tecnici specializzati, non per semplici “conoscitori” o “utilizzatori” dei problemi.
Questo, però, per un partito che, dal 25%, è volato al 40% grazie all’apporto nuovo di persone, amministratori e dirigenti che nulla hanno conosciuto della passata abitudine al “non detto”, non può bastare. Fare politica, oggi, deve significare raggiungere sintesi condivise e poi “dire”, rendere chiaro, cosa si crede giusto e cosa no. E “fare”. “Fare”!
Molti, continuano a ritenere la Conferenza Programmatica un evento, nella difficoltà di riconoscere, invece, che è stata solo la “cerimonia di chiusura” di una “olimpiade” durata oltre un anno, in cui si sono raccolti pensieri tra e con il PD. Quelli degli iscritti, dei circoli, dei simpatizzanti. Degli elettori, insomma. Non solo degli eletti.
Soltanto il Piano del Fabbisogno e, quindi, il Piano Industriale potranno far emergere il modello organizzativo e gestionale che meglio garantirà, a scala di sistema, la soddisfazione dei principi di Economia, Efficacia ed Efficienza, ma dopo aver sintetizzato tante e utili posizioni oggettive, il Partito Democratico ha ritenuto di poter avanzare una visione di sintesi verso cui tendere. Era necessario farlo, perché era necessario fermare alcuni concetti da troppo sottovalutati
ll termine “rifiuto” è improprio o meglio, sintomatico di un approccio non scientifico della questione. Serve sdoganare il tema dall’accezione culturale di “danno” a quella di “risorsa”. Semanticamente, sarebbe più giusto iniziarlo a definire “materia seconda”.
E’ necessario abbandonare l’analisi localistica della gestione della “materia seconda”. Anche i presunti vantaggi acquisiti nelle piccola comunità, sono nulli se non inseriti in un’analisi a scala territoriale “macro”. Sul tema dei “rifiuti” il salto di scala, anche geografico, è molto più immediato di quel che si pensa. Il dramma delle “terre dei fuochi” non è certo dovuto ai “rifiuti” prodotti su quei territori,  ma da sostanze inquinanti provenienti anche da Austria, Germania, Italia settentrionale. Così, non sembra verosimile poter credere che la riduzione della “tassa dei rifiuti” nel proprio comune, sia il limite di visione da tenere per un amministratore.
Lo stesso, deve accadere anche per i cittadini. Occorre aumentare la consapevolezza delle comunità locali verso visioni di sistema e non meramente localistiche. Lo si faccia attraverso premialità che si traducano in un’effettiva diminuzione dei costi del servizio per le comunità virtuose o anche diffondendo cultura e non demagogia nelle scuole, ma serve attivare una strategia strutturale, non più occasionale, di superamento della diffusa cultura di rifiuto del “rifiuto”.
E’ necessario organizzare i servizi e la gestione della materia seconda verso un “Ciclo chiuso” ed in un’ottica di “filiera corta”, con la consapevolezza di tutti gli strumenti necessari a renderli tali. “Ciclo chiuso”, significa considerare tutti gli strumenti esistenti, dal sacchetto biodegradabile al termo-valorizzatore. “Filiera corta”, che i rifiuti prodotti nel territorio devono essere smaltiti nello stesso territorio. E un approccio diverso da quelli più populisti, crea timore. Nessuno vuole, giustamente, un termo-valorizzatore “nel proprio giardino” ma allora, non serve demonizzare o nascondere la testa nella sabbia, o delegare ad altri territori le nostre ignavie. Occorre coerenza e attivarsi, ma veramente, perché i processi che stanno a valle del ciclo siano resi superflui o minimi, dalla concretizzazione di quelli a monte.
In coerenza a questo approccio, è necessario incentivare la diminuzione dei livelli complessivi di produzione di “materie seconde”, unico fattore in grado di portare alla conseguente diminuzione dei costi di gestione e smaltimento. Obbiettivo da perseguire con la realizzazione di “centri di riuso” e, soprattutto, puntando ad una raccolta differenziata “spinta” nell’ordine del 70-80% . Anche su questo, però, occorre superare le solite approssimazioni accumulate. Esiste una enorme differenza, anche in Irpinia, tra i rifiuti “differenziati” raccolti e quelli “effettivamente avviati a recupero”. Troppo spesso la percentuale di impurità presente nella differenziata raccolta è tale che diventa impossibile l’avvio al recupero rendendo necessario, invece, avviare i rifiuti differenziati alle discariche. Con aumento dei costi a carico delle comunità. Quanti cittadini questo lo sanno? Basterebbe, invece, riconoscere la positività dei risultati raggiunti sulla base dei rifiuti differenziati “effettivamente avviati a recupero” e non più su quelli solo “raccolti”, per invertire la percezione delle responsabilità.
Non solo. Sul tema della differenziata e del suo recupero, per velocizzare l’ottimizzazione dei processi, serve aggiungere, alla educazione dei cittadini, anche la creazione di una virtuosa concorrenza. Il modello di servizio verso cui tendere deve prevedere la distinzione dei ruoli tra chi attua la raccolta differenziata e chi gestisce il loro recupero, specie se in termini di tecnologia complessa, attraverso i termo-valorizzatori. Il modello (quello attuale) per cui lo stesso soggetto gestisce entrambe le fasi, determina, naturalmente, uno scarso impegno a favorire la fase di raccolta differenziata. Questa, infatti, si dimostra molto meno redditizia dello smaltimento in discarica o nei termo-valorizzatori, per i quali le tariffe di conferimento, gli incentivi statali ed i “certificati verdi” creano forti vantaggi a chi li ha in uso. Da qui, le strampalate teorie del centrodestra irpino e regionale, per cui, una raccolta differenziata oltre il 30% (l’Europa obbliga al 65%) sarebbe, addirittura, antieconomica. Perché? Perché costringerebbe i gestori al controllo della qualità della raccolta, alla costruzione di impianti di compostaggio, di selezione, di trattamento. Tutto molto meno conveniente delle rendite di posizione, acquisite negli anni di azione basata esclusivamente sulla raccolta e sulla mancata definizione di idonei impianti di recupero. Soprattutto, molto meno conveniente della privatizzazione degli utili e socializzazione delle perdite attuabile attraverso gli appalti e la gestione dei nuovi termo-valorizzatori e/o mega-discariche che ci indicheranno quale unica soluzione in grado di risolvere le nuove e antiche emergenze accumulate dai modelli autoreferenziali “a gestore unico”. Dalla lettura superficiale della norma regionale, potrebbe sembrare obbligatoria una gestione unificata del ciclo, semplicemente perche individua nell'ATO l'unico soggetto titolato all'individuazione del gestore (e non gli STO). Questo, peró, non limita l'ATO ad individuare più soggetti, ognuno competente alla gestione di parti differenti del ciclo. Una proposta di “buon senso”, quindi, quella della diversificazione dei ruoli, contemplata anche all’art. 11 della nuova legge regionale ma soprattutto, auspicata dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato che ad agosto e a novembre ha chiaramente espresso “preoccupazione” per il favor che esiste verso i servizi “integrati” e l’assenza di sana concorrenza che ne deriva. Anche perchè, "una gestione non (necessariamente) integrata delle differenti fasi della filiera ambientale consentirebbe di valorizzare le caratteristiche industriali di ciascuna di esse, rendendo possibile la realizzazione della concorrenza nel mercato, per lo meno nelle fasi del trattamento e del recupero (oltre che dello smaltimento). Modalità efficienti di gestione delle fasi a valle della raccolta potrebbero tra l’altro arrecare beneficio anche in termini di riduzione del costo del servizio in monopolio da parte degli utenti/cittadini, dal momento che il gestore del servizio di raccolta potrebbe “pagare” le fasi in concorrenza al prezzo più basso."
La promozione dell’industria legata allo sfruttamento energetico delle “materie seconde”, completa il ciclo produttivo in maniera virtuosa. Dai rifiuti si può trarre energia a costo zero ed ecocompatibile. Servirebbe, anche per questo, che chi gestisce i rifiuti non possa pensare di trarre vantaggi alti anche solo dalla raccolta “tale e quale”, ma in un’ottica di impresa virtuosa, abbia utili a diversificare i servizi al cittadino
Il modello di gestione deve conservare l’intero ATO provinciale come riferimento pubblico, pensando alle esigenze dell’intera comunità irpina e differenziandosi tra STO e STO solo per aspetti di dettaglio che tengano conto delle specificità territoriali. L’organizzazione sul territorio va attuata per aree omogenee, sulla base dell’economicità della raccolta e della condivisione degli impianti esistenti o da realizzarsi, a scala territoriale ATO, in quanto, serve legare la scelta dei modelli e dei flussi di raccolta differenziata all’impiantistica di recupero effettivamente disponibile e alle condizioni logistiche;
Serve attuare concreti “processi partecipati” nella scelta, attuazione e gestione dei “piani industriali di gestione, raccolta smaltimento”, avendo ben presente che l’Irpinia è composta essenzialmente da “piccoli comuni” i quali, per i meccanismi previsti dalla L.R. 5/2014, potrebbero rischiare di essere sotto-rappresentati.
L’impiantistica, è determinante nella chiusura del ciclo di “raccolta e smaltimento dei rifiuti”, uno dei gap che soffriamo in Irpinia è appunto, la mancanza di strutture idonee ad accompagnare piani industriali a larga visione. Dovendo, però, immaginare nuove implementazioni, occorre considerare prima la condivisione in rete e la ottimizzazione degli impianti di smaltimento esistenti, quindi, analizzare la creazione di nuovi. La progettazione di questi, poi, deve sempre partire da quelli a più alto grado di “reversibilità ambientale”, per arrivare, se necessario e sempre analizzando il rapporto “costi sociali/benefici sociali”, a quelli maggiormente impattanti ma, comunque, necessari. Sicuramente è auspicabile, quindi, nell’ottica di un processo trasparente, rispettare la priorità delle fasi del ciclo, attraverso la realizzazione, prima delle strutture funzionali ad una forte recupero del differenziato. 
Il servizio di conferimento, può essere affidato dall’intero ATO a uno o più soggetti pubblici o privati, in quanto tale servizio richiede organizzazione adeguata per assicurare completezza, trasparenza ed economie di scala.
Il servizio di costruzione e gestione degli impianti di recupero/smaltimento deve essere esclusivamente in capo all’ATO che lo affida a una società pubblica o privata.
Serve garantire elasticità nell’applicazione dei “piani industriali di smaltimento” attraverso feedback/monitoraggi continui e attuati da terzi;
Viviamo una realtà territoriale in cui, anche sui “rifiuti”, si giocano troppi interessi e troppi di questi illegali. Non possiamo nascondercelo, ma nemmeno immaginare di rinchiuderci in recinti sempre più stretti con la motivazione di doverci difendere, di poter prevenire l’illegalità attraverso i bizantinismi o le formule salvifiche. L’ATO provinciale nell’affidamento dei servizi, sia al pubblico che al privato, deve considerare fondamentale assicurare il controllo, imparziale e costante e le garanzie di trasparenza.
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ambientecomunita · 10 years ago
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