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andreasiobhan · 5 years
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☁️ ; 𝟏𝟗.𝟎𝟔.𝟐𝟎𝟏𝟗 / 𝑜𝑛𝑒 𝑦𝑒𝑎𝑟. ( https://www.youtube.com/watch?v=GlPlfCy1urI ) 𝑪𝒂𝒓𝒐 𝑯𝒐𝒘𝒂𝒓𝒅, Se il mio vocabolario fosse abbastanza vasto da poter mettere nero su bianco tutti i miei sentimenti nei tuoi confronti senza risultare ripetitiva, probabilmente a quest’ora ti avrei scritto più di mille lettere. Ho pensato, prima di iniziare questa dedica, che mi sarebbe piaciuto rinascere scrittrice, poetessa o musicista per poterti donare il mio cuore attraverso tante parole diverse, ma sempre pregne di significato e ricche di emozioni. Sono brava con i numeri e compenso la mia mancanza di parole con dei gesti simbolici che per mia fortuna tu sei sempre riuscito a captare e a custodire nel tuo cuore. Tuttavia questa volta ho deciso di fare un passo più lungo, di andare oltre i miei limiti, di spingermi al di fuori della mia “comfort zone”, perché in un anno sono accadute tante cose e ritengo opportuno renderle indelebili. Anche quando saremo vecchi e i nostri ricordi inizieranno a diventare sfocati e flebili – specialmente i miei –, avremo questo mio scritto che ci permetterà di rivivere i nostri primi momenti insieme. So già che mi terrai la mano in quel momento e che sarò io a leggere, perché tu sarai molto più anziano di me e riserverai ogni tua energia per potermi sorridere e sussurrare nell’orecchio che mi ami tanto e che non smetterai mai di farlo.
Mi sono innamorata di te fin dal primo istante. A volte temo di dirlo pubblicamente o di raccontarlo, anzi, penso proprio di non averlo mai detto sul serio prima d’ora. Poche persone credono davvero nell’amore a prima vista, il restante giudica fatti che non gli riguardano ed è la parte che più mi disturba e mi rende insicura, quindi per evitare di sentirmi in difetto o presa in giro, sto zitta e vivo la mia vita con te e basta. Tu mi dici sempre di fregarmene, perché le considerazioni altrui non sono importanti quanto ciò che penso io di me stessa, mi sproni ad essere ciò che sono anche al di fuori della nostra bolla e mi aiuti a respirare quando mi spingo troppo oltre e mi sento a disagio. Oggi voglio fare questo passo avanti anche per dimostrarti che ti ascolto e che il tuo aiuto è ciò che di più prezioso mi sia mai stato dato. Ti sei offerto di tendermi la mano fin dai primi giorni in cui ci siamo conosciuti. Non ti ho pregato o implorato - come ho fatto con altre persone in precedenza - di starmi accanto, di ascoltarmi, di darmi importanza. Non ti ho chiesto di aiutarmi, di considerarmi o di condividere con me delle opinioni ed esperienze. Hai deciso tu stesso di esserci, di rimanere. Ti sei seduto di fronte a me in una caffetteria alle tre di notte e mi hai osservato il viso come se ci fosse davvero qualcosa di bello da guardare. Mi hai chiesto di farti vedere il tatuaggio del sole che ho sul polso ed eri contento di poterlo vedere finalmente dal vivo. Mi hai rivolto uno sguardo dolce e sincero quella notte ed era solo la prima delle tante notti che eravamo in procinto di vivere insieme. È accaduta a poca distanza dal giorno in cui mi hai scritto, quindi mi sono subito ritenuta fuori di testa, pazza e infantile, perché non credevo fosse normale e possibile ritenerti giusto e perfetto per me senza conoscerti davvero. Eppure, tra tentennii e scetticismo, mi sembrava di aver già trovato la mia persona e non avevo alcun timore a chiederti di uscire alle tre di notte. Sebbene i primi tempi io sia rimasta in silenzio riguardo il nostro rapporto che volevo fuoriuscisse come semplice amicizia, voglio che tu sappia che non vi è mai stato un momento in cui io abbia pensato di vergognarmi di te. Il mio voler attuare un comportamento da ninja è sempre stato per custodire il più possibile il nostro rapporto, perché è personale, intimo, solo nostro da vivere e di nessun altro. Ogni mia insicurezza riguardante la differenza d’età o un’altra relazione da dover affrontare dopo innumerevoli disfatte, è svanita nel momento in cui mi hai guardata negli occhi o baciata con estrema cura. La stessa cura che hai avuto nel non mancare di dolcezza ogni qualvolta mi rivolgevi (e rivolgi) la parola, nell’evitare di posare le tue mani sul mio corpo troppo presto, aspettando pazientemente il momento giusto e, soprattutto, aspettando con garbo e rispetto il mio consenso. Hai avuto cura non solo della mia mente, della mia sanità, delle mie ansie e delle mie nuvole nere, ma anche del mio corpo. Hai saputo sfiorare ogni centimetro della mia pelle con morbidezza e mi hai sempre stretta al tuo corpo come per dirmi “Se stai qui, sei al sicuro, perché non ti farò mai del male e non permetterò neanche ad altri di fartelo”. Ho cambiato quattro appartamenti, ma te lo dico e te lo dirò sempre che le tue braccia ed il tuo calore corporeo sono la casa migliore in cui io mi sia mai trasferita. E non voglio andarmene né ora, né mai, perché sei l’amore della mia vita e in questo titolo non vi è solamente un semplice connotativo da fidanzati che si amano e si dedicano delle belle parole. Sei l’amore della mia vita perché rappresenti tutto ciò che per me risiede nel significato più profondo del termine “amore”. Rappresenti ogni mia vittoria, conquista e felicità. Rappresenti la difficoltà dell’andare d’accordo con un altro essere umano, perché per quanto siamo compatibili, i momenti di sconforto li viviamo anche io e te. E sappiamo entrambi che molto spesso siamo ad un passo dal distruggerci con parole forti che neanche pensiamo. Rappresenti la mia voglia di esistere, di fare, di esserci nel mondo. Rappresenti ogni viaggio che abbiamo intrapreso per vedere altre parti del mondo che hanno arricchito le nostre conoscenze con culture nuove, diverse, particolari e meravigliose. Rappresenti ogni mio sorriso, in quanto sento di avere più ricordi felici da quando ho conosciuto te rispetto a quando sono nata. Rappresenti la mia capacità di amare, quella che credevo di non avere e che non fosse intrinseca nel mio Io, quella che temevo di non poter mai conoscere perché ogni qualvolta mi avvicinavo ad una persona, questa tendeva a volare via lontano da me. Tu non sei volato via, ti sei avvicinato sempre di più fino a farmi percepire le tue braccia intorno al mio corpo anche quando per ben due volte ti hanno spedito in Afghanistan in missione. Ti ho sentito vicino anche in quei giorni e in quelle notti. È forse lì che ho pensato di amarti davvero con tutta me stessa, è lì che ti ho nominato “l’amore della mia vita” con estrema disinvoltura, perché per quanto tu possa dirmi che ti dispiaccia avermi addossato questa responsabilità di stare con un Tenente dell’esercito americano, io questa responsabilità non l’ho mai sentita. Ho sentito solo un nodo in gola e tante pugnalate allo stomaco perché il pensiero di non rivederti faceva più male di qualsiasi altra cosa, ma il nodo l’ho ingoiato e ho messo un’armatura per proteggere il mio stomaco: ho accettato il mio ruolo in quelle situazioni ed è sempre stato più importante sostenerti, supportarti e starti vicino anziché farti vedere le mie lacrime e farti sentire in colpa per qualcosa che in realtà tu non hai voluto. Ed io ti amo profondamente per questo tuo modo di essere. Ciò che ti rimane della tua professione è quella di volermi proteggere, tenere tutto sotto controllo ed impedire che la tua famiglia stia male. Metti da parte te stesso costantemente per far sì che io sia al primo posto, ma hai trovato una persona più testarda di te. Hai trovato una ragazza a cui importa sul serio di te e ti sei sentito spaesato all’inizio, forse ti senti spaesato anche ora, ma mi piace l’idea di essere quella ragazza, mi piace sconvolgerti i piani e sorprenderti quando mi impunto e ti obbligo a metterti al primo posto, perché io non potrei mai tollerare di vederti al secondo. Sei l’amore della mia vita per una miriade di ragioni oltre a ciò che ho già citato e sono certa che mi verranno in mente solo dopo averti dato il permesso di leggere ciò che sto scrivendo, ma abbiamo una lunga vita davanti e potrei scriverti un’altra lettera quando avrò trovato il modo di raggirare diversamente le parole rispetto a queste che sto usando al momento, così da non farti pensare “Ma scrivi sempre le stesse cose?”. In realtà non me lo diresti mai, saresti il mio primo fan anche se copiassi e incollassi tutto questo il prossimo anno, sarò sempre io quella ipercritica e fastidiosa, pronta a buttarsi giù per il minimo errore. Ma non è di certo questo ciò di cui voglio trattare oggi, perché la morale di questa lettera è la seguente: sei l’amore della mia vita, perché quando ci siamo conosciuti non mi hai derisa, mi hai ascoltata e mi hai promesso che mi avresti portata in mezzo all’oceano per poter osservare le balene da vicino. Hai aggiunto anche che se non le avessimo viste, io sarei stata ugualmente felice perché mi avresti portata nel loro habitat e avrei saputo di stare vicino a loro. Alla fine le balene le abbiamo viste, hai mantenuto questa promessa per ben due volte e non posso far altro, dunque, che associarti all’oceano, che per me è sinonimo di libertà.
Con tutta me stessa, Grazie.
𝑨𝒏𝒅𝒓𝒆𝒂.
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andreasiobhan · 5 years
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⤹    𝐀𝐍𝐗𝐈𝐄𝐓𝐘. ;  ‘ #𝑚𝑒𝑛𝑡𝑎𝑙ℎ𝑒𝑎𝑙𝑡ℎ ‚ 🌩
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Sorridi. Ti fotografano. Forse stai andando bene. Forse no. Sento i tuoi pensieri, so cosa ti stai chiedendo: "𝐼𝑙 𝑛𝑎𝑠𝑜 𝑠𝑒𝑚𝑏𝑟𝑎 𝑡𝑟𝑜𝑝𝑝𝑜 𝑔𝑟𝑎𝑛𝑑𝑒 𝑑𝑎 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑜 𝑙𝑎𝑡𝑜? 𝐼𝑙 𝑑𝑜𝑝𝑝𝑖𝑜 𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑠𝑖 𝑛𝑜𝑡𝑎 𝑡𝑟𝑜𝑝𝑝𝑜?" Dovresti provare a voltarti dall’altro lato. No, anzi, stai ferma, non farlo, rimani in questa posizione, meglio soffrire che rischiare di metterti in imbarazzo da sola. Cazzo, cazzo! Sono stati loro a chiederti di voltarti. Ti vogliono fotografare la schiena. Forse non solo quella. Senti la voce della tua manager rimbombare nella tua testa. “Stare in mezzo alle persone è il tuo lavoro”, però non vorresti essere qui in questo momento. “Quindi fai il tuo lavoro”, allora stringi i denti, ti volti, "fai il tuo lavoro", mostri la tua schiena, cerchi di sorridere un po’, speri finirà prima del previsto. Non sei mai stata in una situazione del genere, senti gli occhi puntati addosso, occhi che giudicano ogni passo ed espressione che fai. Pensi di essere abbastanza carina e presentabile? Lo so, volevi insistere e chiedere allo stilista di non farti indossare un abito così appariscente. Non l’hai fatto, sei stata accondiscendente, non hai fiatato. Che poi, sarebbe servito a qualcosa? Non credo, quindi fai il tuo lavoro e continua a farti fotografare. Finirà prima del previsto. Ecco, hai visto? Ora puoi andare, vai, scappa in bagno, è il luogo più sicuro per ora.
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andreasiobhan · 5 years
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⤹    𝐀𝐍𝐗𝐈𝐄𝐓𝐘. ; ‘ #𝑚𝑒𝑛𝑡𝑎𝑙ℎ𝑒𝑎𝑙𝑡ℎ ‚ 🌩
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𝑨𝒏𝒅𝒓𝒆𝒂: “ ( ... ) Sono pronta, dimmi tutto! ” 𝑳𝒂𝒖𝒓𝒆𝒏: “ Per iniziare.. Hai preso il caffè? ” 𝑨𝒏𝒅𝒓𝒆𝒂: “ Non ti lascerei mai senza, ecco a te! ” 𝑳𝒂𝒖𝒓𝒆𝒏: “ Oh, grande! Grazie, tesoro. ” 𝑨𝒏𝒅𝒓𝒆𝒂: “ Nessun problema. Allora? ” 𝑳𝒂𝒖𝒓𝒆𝒏: “ Dovrai partecipare ad un evento! ” 𝑨𝒏𝒅𝒓𝒆𝒂: “ Un evento? Che evento? ” 𝑳𝒂𝒖𝒓𝒆𝒏: “ I Jonas Brothers terranno una premiere del loro documentario questo venerdì, ti hanno invitata. ” 𝑨𝒏𝒅𝒓𝒆𝒂: “ ... ” 𝑳𝒂𝒖𝒓𝒆𝒏: “ Oh, è a Los Angeles! ” 𝑨𝒏𝒅𝒓𝒆𝒂: “ ... ” 𝑳𝒂𝒖𝒓𝒆𝒏: “ Beh? Cos'è quella faccia? Hai lavorato per loro nel video di Sucker, gli fa piacere averti come ospite. ” 𝑨𝒏𝒅𝒓𝒆𝒂: “ Sì, no, certo, certo. ” 𝑳𝒂𝒖𝒓𝒆𝒏: “ Quindi? ” 𝑨𝒏𝒅𝒓𝒆𝒂: “ Nulla.. Ci sarà.. Molta gente, immagino. Credo. ” 𝑳𝒂𝒖𝒓𝒆𝒏: “ E..? Non ti seguo, Andrea. ” 𝑨𝒏𝒅𝒓𝒆𝒂: “ Nulla, nulla. ” 𝑳𝒂𝒖𝒓𝒆𝒏: “ Mh? ” 𝑨𝒏𝒅𝒓𝒆𝒂: “ E se non volessi andare? ” 𝑳𝒂𝒖𝒓𝒆𝒏: “ Come, scusa? ” 𝑨𝒏𝒅𝒓𝒆𝒂: “ Non credo di voler andare.. Con tutta quella gente.. Io non.. Non credo sia una buona idea, ecco. ” 𝑳𝒂𝒖𝒓𝒆𝒏: “ E' il tuo lavoro stare in mezzo alle persone. ” 𝑨𝒏𝒅𝒓𝒆𝒂: “ Sì, lo so. ” 𝑳𝒂𝒖𝒓𝒆𝒏: “ Quindi fai il tuo lavoro. ” 𝑨𝒏𝒅𝒓𝒆𝒂: “ ... ” 𝑳𝒂𝒖𝒓𝒆𝒏: “ Ti passeranno a prendere alle otto di mattina, non fare tardi la sera prima o ti sentirai male tutto il giorno. ” 𝑨𝒏𝒅𝒓𝒆𝒂: “ O-okay, va bene. E' tutto o c'è altro? ” 𝑳𝒂𝒖𝒓𝒆𝒏: “ Ti annunceranno come ospite della VidCon di New York questo mese e sarà i primi di luglio. ” 𝑨𝒏𝒅𝒓𝒆𝒂: “ Oh, bene. ” 𝑳𝒂𝒖𝒓𝒆𝒏: “ Non vuoi andare neanche alla VidCon? ” 𝑨𝒏𝒅𝒓𝒆𝒂: “ No, no. Cioè, voglio andarci. Scusa, oggi sono un po' più stanca del solito. ” 𝑳𝒂𝒖𝒓𝒆𝒏: “ D'accordo, allora vai a riposare, per oggi è tutto. ” 𝑨𝒏𝒅𝒓𝒆𝒂: “ Perfetto, grazie. ” 𝑳𝒂𝒖𝒓𝒆𝒏: “ Ci vediamo venerdì, Los Angeles ci aspetta! ”
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andreasiobhan · 5 years
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⤹    𝐀𝐍𝐗𝐈𝐄𝐓𝐘. ; ‘ #𝑚𝑒𝑛𝑡𝑎𝑙ℎ𝑒𝑎𝑙𝑡ℎ ‚ 🌩
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Ti dicono che faresti meglio a parlare, che ti sentiresti meglio dopo uno sfogo o un pianto. Rispondi loro che hanno perfettamente ragione e che va tutto bene, hai una psichiatra che ti segue e la situazione è sotto controllo. Accenni un sorriso, fingi di aver capito ciò che intendono con quel “ti sentiresti meglio”, in realtà hai dimenticato com’è vivere senza tutta quest'ansia che ti perseguita. Fingi per evitare che ti pongano altre domande, ignori tutte le frasi che ti scrivono o dicono, sai che vogliono supportarti e che lo fanno perché ti vogliono bene, ma la tua mente è vuota. I tuoi occhi sono assenti. Le tue orecchie sembrano esser state riempite di quei batuffoli simili alle nuvole che un tempo utilizzavi per lavare via il trucco. Non senti o leggi niente, non presti attenzione a ciò che gli altri hanno da offrirti. Vuoi essere ascoltata, ma sei la prima a tacere o a non ascoltare. Ti senti in colpa, sai che allontanandoti darai un motivo in più agli altri per fare passi indietro e aumentare la distanza che tu stessa hai imposto e preteso. Sospiri, ti chiudi in casa, ti distrai con un telefilm, non funziona. Cucini, mangi, ti annoi. Ti metti sotto le coperte, dormi, fine.
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andreasiobhan · 5 years
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⤹  𝐓𝐇𝐄 𝐖𝐀𝐈𝐓𝐈𝐍𝐆. ; ‘ 𝑚𝑒𝑛 𝑖𝑛 𝑢𝑛𝑖𝑓𝑜𝑟𝑚 ‚ 🇺🇸
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“ You like men in uniform you say? Well do you like the sleepless nights? The constantly waking up to see if he wrote or called? The periods of days, weeks, months you don't see or talk to him? Loving from a distance? Putting all your care in a box? Sending kisses through the phone? Virtual hugs? Being alone at night? Crying as you're getting on a plane only to be separated once again? Homecomings? Deployments? If you can't answer any of these, you my friend have no clue what it is to love a man in uniform. 𝐒𝐡𝐞 𝐰𝐡𝐨 𝐰𝐚𝐢𝐭𝐬 𝐚𝐥𝐬𝐨 𝐬𝐞𝐫𝐯𝐞𝐬. “
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andreasiobhan · 5 years
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⤹ 𝐂𝐇𝐄𝐖𝐁𝐄. ;  ‘ 𝑑𝑢𝑏𝑙𝑖𝑛‚ ☘️
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“ 𝑶𝒉, 𝒉𝒆𝒚 𝒄𝒖𝒄𝒄𝒊𝒐𝒍𝒂.. 𝑵𝒐𝒏 𝒉𝒂𝒊 𝒎𝒂𝒏𝒈𝒊𝒂𝒕𝒐 𝒏𝒆𝒂𝒏𝒄𝒉𝒆 𝒔𝒕𝒂𝒔𝒆𝒓𝒂? “ Osservò la ciotola di Chewbe ancora piena di cibo, quello che le aveva dato per cena. Gli altri cani avevano inghiottito tutto e subito, per questo si trovavano già in salotto con il resto della famiglia. Bucky si era messo comodo sulle gambe di Margherita, Steve su quelle di papà Aidan. Sitka, invece, era sdraiato sul pavimento, vicino ai piedi di mamma Maire. Chewbe era in un angolo della cucina vicino alle ciotole. Il muso era poggiato a terra tra le zampe anteriori. Gli occhi osservavano la figura di Andrea che si era avvicinata per controllarla e accertarsi che stesse bene. Quella dolce creatura dal pelo rossiccio - un meraviglioso esemplare di Setter Irlandese - era piuttosto strana da giorni: non era iperattiva come al suo solito, non saltava sulle gambe delle persone e non aveva granché appetito. Andrea pensava fosse per via della nuova casa, per questo trasferimento temporaneo improvviso, ma a distanza di una settimana ancora non si era abituata, affatto. Non ne voleva sapere di fare le scale per raggiungere la stanza di Andrea e non voleva neanche uscire di casa. Rimaneva tutto il giorno in un angolo per conto suo, senza pretendere attenzioni, senza farsi sentire.
La bionda osservò il cane, guardò i suoi occhi e.. Erano semplicemente.. tristi. Chewbe non aveva voglia di fare nulla perché era triste. Non mangiava perché era triste. In quel preciso istante, realizzando cosa stesse accadendo, il cuore di Andrea fece come un tuffo e iniziò a sentirsi più pesante. Quegli occhi marroni affranti sembravano come darle mille cazzotti in pancia e infiniti colpi all’anima, perché sapeva di non poter riempire quell'immenso vuoto che stava provando il cane.
“ 𝑻𝒊 𝒎𝒂𝒏𝒄𝒂 𝒊𝒍 𝒕𝒖𝒐 𝒑𝒂𝒑𝒂̀, 𝒗𝒆𝒓𝒐? — Disse mettendosi seduta a terra e accarezzando piano il muso della sua cucciola. Howard aveva adottato Chewbe molto tempo prima che i due fidanzati si conoscessero, nonostante ora in casa avessero ben quattro i cani, Chewbe era sempre rimasta la cagnolina più fedele di sempre. Lo seguiva ovunque, era la prima a fargli le feste quando tornava da lavoro, lo coccolava con dei baci, si acciambellava su di lui o accanto a lui davanti alla tv e molto spesso si addormentava ai piedi del letto mettendosi sul lato di Howard. Non avendo ancora un bambino, Howard si comportava sul serio come un papà con Chewbe, per questo lei sentiva la sua mancanza. Le mancava il suo essere umano. — 𝑴𝒂𝒏𝒄𝒂 𝒂𝒏𝒄𝒉𝒆 𝒂 𝒎𝒆. — Continuò prendendo tra le sue braccia l’animale per poterlo coccolare. — 𝑳𝒐 𝒔𝒐 𝒄𝒉𝒆 𝒏𝒐𝒏 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒍𝒖𝒊, 𝒑𝒆𝒓𝒐̀ 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒔𝒆𝒎𝒑𝒓𝒆 𝒍𝒂 𝒕𝒖𝒂 𝒎𝒂𝒎𝒎𝒂 𝒆 𝒕𝒊 𝒇𝒂𝒓𝒐̀ 𝒍𝒆 𝒄𝒐𝒄𝒄𝒐𝒍𝒆 𝒇𝒊𝒏 𝒒𝒖𝒂𝒏𝒅𝒐 𝒏𝒐𝒏 𝒕𝒊 𝒔𝒆𝒏𝒕𝒊𝒓𝒂𝒊 𝒖𝒏 𝒑𝒐𝒄𝒉𝒊𝒏𝒐 𝒎𝒆𝒈𝒍𝒊𝒐. — Aggiunse portando il dorso di una mano su entrambe le guance per pulirle dalle lacrime che le stavano bagnando il viso. — 𝑷𝒂𝒑𝒂̀ 𝒕𝒐𝒓𝒏𝒂 𝒑𝒓𝒆𝒔𝒕𝒐, 𝒅’𝒂𝒄𝒄𝒐𝒓𝒅𝒐? 𝑫’𝒂𝒄𝒄𝒐𝒓𝒅𝒐. 𝑶𝒓𝒂 𝒓𝒊𝒎𝒂𝒏𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒒𝒖𝒊 𝒊𝒐 𝒆 𝒕𝒆 𝒆 𝒄𝒆𝒓𝒄𝒉𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒅𝒊 𝒓𝒊𝒔𝒐𝒍𝒗𝒆𝒓𝒆 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒂 𝒔𝒊𝒕𝒖𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒊𝒏𝒔𝒊𝒆𝒎𝒆. “
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andreasiobhan · 5 years
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⤹ #𝐡𝐨𝐰𝐫𝐞𝐚. 💭 ; 𝑜𝑛𝑒 𝑦𝑒𝑎𝑟 𝑎𝑔𝑜.
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𝐍𝐞𝐰 𝐘𝐨𝐫𝐤, 𝟏𝟐 𝐦𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝟐𝟎𝟏𝟖, 𝐨𝐫𝐞 𝟑:𝟒𝟑.
𝑨𝒏𝒅𝒓𝒆𝒂: [ … ] Ad un tratto si voltò e lo vide arrivare, così si staccò dal muretto, infilò il telefono nella tasca dei pantaloni e lo guardò con un sorrisetto tenero e con gli occhi super felici.
“ SEI ALTO SUL SERIO! – Esclamò non appena si ritrovarono vicini, non smettendo di sorridere. – La posso usare subito la carta ‘mi avevi detto che mi avresti abbracciata’ o è troppo? Dai che ho dimenticato com’è abbracciare una persona alta! ” Chiese con una scusa banale e sciocca pur di convincerlo e di guadagnarsi quell’abbraccio che stava aspettando da almeno due giorni.
𝑯𝒐𝒘𝒂𝒓𝒅: [ … ] Trattenne un sorrisetto non appena incontrò il suo sguardo e mise via il cellulare facendolo sparire nella tasca posteriore dei jeans; si coprì scherzosamente gli occhi con una mano per pochi attimi mentre continuava a tagliare le distanze e si lasciò sfuggire una breve risata alla sua esclamazione. Non le diede il tempo di finire la frase che portò subito le braccia attorno al suo corpo stringendola saldamente a sé. La scosse scherzosamente poco dopo fingendo un verso straziato.
“ Uuuh- no, no, no, è tutto sbagliato, Siobhááán! ”
Sciolse la presa sul suo corpo per poterla guardare in viso, era così bello poterla vedere dal vivo e poter associare la sua voce alle parole scritte scambiate fino a poco prima.
“ Dovevo apparire dietro di te con un "BOP!" – Continuò a parlare gesticolando un po' e simulando a perfezione quel suono con le labbra – ..e poi saltare di fronte a te! Ora è tutto rovinato. ”
𝑨𝒏𝒅𝒓𝒆𝒂: Sorrise abbracciandolo, non capendo come fosse possibile sentirsi /così/ bene tra le braccia di una persona conosciuta da poco, sentendosi nel posto giusto al momento giusto.
Si allontanò di poco dal suo corpo per poter ricambiare il suo sguardo e ridere per le sue parole.
“ Questo è un motivo per uscire un’altra volta. – Lo guardò con un sorrisetto e gli occhi furbi. – Hai un buon profumo, comunque. ” Ovviamente di tutte le cose che poteva dire riguardo l’abbraccio il suo cervello scelse quella più imbarazzante, così diventò leggermente rossa in viso e si maledì pensando che in quel momento lui potesse vederla sul serio.
𝑯𝒐𝒘𝒂𝒓𝒅: Il problema di quell'abbraccio è che l'avrebbe fatto durare molto più del dovuto e delle regole convenute dalla società - che poi chi diavolo se ne fregava delle regole in quel momento?? - ma non voleva spaventarla, in fondo si conoscevano da poco - anche se a lui non sembrava così. Per quanto potesse sembrare strano, Howard è sempre stato quello pronto a far ridere, a cercare di far star bene gli altri, nessuno si preoccupava mai abbastanza di fare lo stesso con lui - non che ci facesse caso, gli andava bene così - ma Andrea aveva stravolto questo aspetto dal momento stesso in cui è entrata nella sua vita. Era assurdo quanto stava bene quando quella ragazza gli parlava. La sentì ridere e il suo sguardo si posò sul viso di Andrea notando come gli occhi le si riempissero anch'essi di quel sorriso. Cambiarono espressione poco dopo, lasciando trasparire furbizia e lui si morse un labbro nell'inutile tentativo di trattenere un sorriso che si aprì maggiormente quando Andrea commentò il suo profumo. Notò come le sue guance diventarono più colorate e la cosa lo incuriosì ma non volle metterla a disagio perciò rilassò il viso e portò un braccio attorno alle sue spalle incamminandosi alla ricerca di un "posto magico aperto di notte".
“ Sapevo ti sarebbe piaciuto. Mi sono impegnato molto a cercare l'esatto estratto di biscotto alla nocciola. Non è facile, lo sai? Soprattutto quando hai la responsabilità di "faccia preferita". ”
Scherzò divertito spostando lo sguardo nuovamente su di lei, non riusciva proprio a non sorridere ogni volta che incontrava i suoi occhi. Lasciò sfuggire una leggera risata dalle sue labbra.
“ Anche tu hai un buon profumo – Disse con un tono più serio, per farle capire che non scherzava. – .. e hai un sorriso che, come sospettavo, è "inquietantemente" bello. ”
Le rivolse un sorriso più dolce citando proprio il termine di cui avevano parlato nei scorsi giorni.
“ Ci lanciamo all'avventura o tu che conosci meglio l'Upper East Side sai già dove condurci? ”
𝑨𝒏𝒅𝒓𝒆𝒂: “No, no.. Ti sbagli.. La mia faccia preferita.. La mia faccia preferita è quella del tuo amico, ecco, proprio lui! Non ho mai parlato di te, maaaai mai mai. – Mentiva sapendo di mentire. Quasi rise di se stessa, ma si limitò a sorridere dolcemente per il complimento. Ogni volta che gliene faceva uno era un colpo al cuore, nel senso più positivo possibile. Stranamente non era abituata a certe attenzioni. – Vaniglia. Ho tutto alla vaniglia, profumo, shampoo, bagnoschiuma.. Sono un po’ fissata. – Per colpa della timidezza non riusciva a guardarlo esattamente negli occhi quindi abbassò lo sguardo sulla strada. – Guarda che io a casa vorrei tornarci intera, – Si fermò facendo bloccare anche lui per potersi voltare e guardarlo seriamente, affrontando quella timidezza che poco prima l'aveva resa insicura. – non sciolta. Non puoi uscirtene con questi complimenti così, se no finisce che rimango sul serio attaccata a te come un koala. Poi voglio vedere come torni a casa! ”
Riprese a camminare e si guardò intorno pensando ad un posto dove andare. “ Ti guido verso il posto magico, sono la tua fatina della luce, è mio compito indirizzarti verso la felicità! ” Disse prendendo la strada per il locale che aveva in mente.
𝑯𝒐𝒘𝒂𝒓𝒅: “ Non lo faccio più, guarda. – Si portò due dita sulle labbra mimando la chiusura di una zip e gettò la chiave immaginaria alle sue spalle. – Era la bocca dei complimenti, serrata. Non c'è più pericolo. ” [ … ] “ Hey, ti rendi conto che ci sono buone probabilità che vedremo l'alba? ”
𝑨𝒏𝒅𝒓𝒆𝒂: “Ci credi che lo stavo giusto pensando? Volevo proprio dirti ‘GUARDEREMO L’ALBAAAAA, ANDIAMO SU UNA PANCHINAAAA’. Quindi dopo aver mangiato andiamo su una panchina, va bene? Ah, il posto è quello lì.” Affermò l’ultima frase indicando la caffetteria e lo prese sottobraccio per trascinarlo lì dentro.
Una volta seduti al tavolo si soffermò a guardarlo, con la luce artificiale del locale poteva vederlo meglio.
“Oddio, scusami.” Scosse la testa e distolse lo sguardo.
𝑯𝒐𝒘𝒂𝒓𝒅: “ Non credo di essere mai stato qu- Cosa? – La sentì scusarsi e le sorrise capendo un millisecondo dopo cosa stesse accadendo. – Siobhán, respira. – Disse con un tono di voce dolce. – Sono lo stesso Howard, presente? Quello che possiede due o tre nuvolette...? – Continuò giocosamente, guardandola con un sorriso che voleva infonderle calma e tranquillità. – È normale studiarci i lineamenti del viso dopo esserci solo scritti e visti per foto. Io lo sto facendo dall'inizio e non ho alcuna intenzione di scusarmi. ”
Cercò il suo sguardo inclinando appena il capo. Sì, aveva messo in chiaro la situazione, ma loro erano così, non è vero? Potevano parlare di cose serie, meno serie, buffe e addirittura astratte, volendo! E allora perché frenarsi ora che erano faccia a faccia? Dopo una breve pausa allungò una mano verso il suo viso e le toccò la punta del naso accompagnando un piccolo suono simpatico, come se avesse premuto un bottoncino. Trattenne una risata guardandola, Howard era così, tentava qualsiasi cosa e non se ne vergognava. Tornando con le braccia conserte spostò lo sguardo sul cameriere avvicinatosi per prendere le loro ordinazioni e sparire dietro il bancone subito dopo.
𝑨𝒏𝒅𝒓𝒆𝒂: Credeva di averlo fissato un po’ troppo, magari in maniera poco carina perché lo stava guardando per osservare e studiare i suoi lineamenti, le sue espressioni, i suoi occhi, lui semplicemente. Guardandolo si accorse che nelle fotografie veniva bene, ma non rendeva allo stesso modo come di persona e ovviamente da un’immagine ferma non poteva sentirsi così tanto completa come si sentiva in quel momento potendo vedere le sue facce buffe, il suo sorriso, gli occhi dolci e sinceri e sentire la sua risata.
Tuttavia continuava a pensare di averlo fissato troppo, poi Andrea aveva questi occhi celesti che potevano mettere in soggezione. Non aveva idea di cosa pensasse Howard a riguardo, ma sicuramente gli occhi così chiari non erano rassicuranti quanto quelli.. marroni. Howard aveva gli occhi scuri ed era la prima cosa la quale notò non appena si era seduto davanti a lei.
Alzò di nuovo lo sguardo su di lui quando le disse di respirare e lo trovò fin troppo dolce. Pensò che prima o poi si sarebbe dovuta abituare a quel modo di fare. Si sarebbe dovuta abituare, sì, anche se combatteva contro se stessa per non adagiarsi troppo per paura che poi le cose sarebbero finite male come tutte le precedenti relazioni o simili. Però Howard era diverso, sembrava importargli sul serio e poi, insomma, se uno esce per te alle tre di notte e gli sta bene passare la notte in bianco in tua compagnia dovrebbe pur significare qualcosa, no?
“ Vuoi sapere un fatto divertente? – Disse mettendo le braccia conserte sul tavolo e sporgendosi un po’ verso di lui. – Al momento mi hai fatto venire altre mille nuvolette in testa. Hanno tutte il cartellino con il tuo nome o con scritto “ananas”. – Sorrise teneramente, poi si inumidì le labbra e trattenne il labbro inferiore nella bocca, tra i denti. – Sei lo stesso Howard. – Ripeté trovando adorabile come lui si fosse premurato di rassicurarla per farla sentire a suo agio. E ci stava riuscendo. – Io sono la stessa Siobhan, solo che dal vivo sono più.. Come dire.. Imbarazzante.” Ridacchiò e con molta naturalezza rimase a guardare gli occhi di lui mettendo da parte il disagio iniziale.
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andreasiobhan · 5 years
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.              ❪  𝐚 𝐧 𝐝 𝐫 𝐞 𝐚  ❫  .              ⤿ 𝘥𝘶𝘣𝘭𝘪𝘯, 𝘪𝘳𝘦𝘭𝘢𝘯𝘥. .                  ☘️☘️
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andreasiobhan · 5 years
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⤹ 𝐏 𝐑 𝐀 𝐍 𝐊. ; ‘ 𝑑𝑢𝑏𝑙𝑖𝑛 ‚ 🎩☘️
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Si diede dei piccoli schiaffi sul viso per arrossare le guance, prese un bel respiro e fece il suo ingresso nella zona in cui solitamente i parenti aspettano i propri cari appena arrivati da un viaggio. Il volo era durato molte ore, pertanto il suo viso era visibilmente stanco e provato. Avvicinandosi ai suoi genitori iniziò a piangere e a guardarli con un’espressione piuttosto triste e affranta, facendo affievolire subito i loro enormi sorrisi.
𝑴𝒂𝒊𝒓𝒆: “Oh Dio! Amore, amore, che succede? Vieni qui, su, ci siamo noi qui, cosa è successo? Aidan, ci sono dei fazzoletti nella mia borsa, puoi prenderli, per cortesia?” 𝑨𝒊𝒅𝒂𝒏: (...) “No, no, no qui non ci sono, Riley, tu li hai?” 𝑴𝒂𝒓𝒈𝒉𝒆𝒓𝒊𝒕𝒂: “Andy, Andy.. – La piccola di casa dai capelli rossi e gli occhi verdi iniziò a tirare la maglia della cugi- sorella maggiore. – Stai bene? Andy?” 𝑹𝒊𝒍𝒆𝒚: “Eccoli, sono qui! Tieni, mamma.” 𝑴𝒂𝒊𝒓𝒆: “Allora? Tesoro? Che succede?” 𝑨𝒊𝒅𝒂𝒏: “.. Dov’è Howard? Non è con te?”
Andrea alzò gli occhi cerulei sul padre e lo guardò tristemente. 𝑨𝒏𝒅𝒓𝒆𝒂: “Howard.. Howard mi ha lasciata.” 𝑹𝒊𝒍𝒆𝒚: “Ma che stai dicendo..” 𝑴𝒂𝒊𝒓𝒆: “Cos’è suc- Aspetta, spostiamoci da qui, mettiamoci da una parte con calma..” 𝑨𝒏𝒅𝒓𝒆𝒂: “Mi ha lasciata, mi ha detto che non ce la faceva più già da mesi e ha continuato per provare a riparare le cose, ma ad un certo punto ha capito che non stava più bene con me ed è scoppiato. Mi ha detto che non gli stavo dando la vita che ha sempre desiderato, che ha trentaquattro anni e che vuole sposarsi, avere dei figli, avere una famiglia al completo e io tutto questo non sono pronta a darglielo, quindi non sono la donna per lui e non.. Non mi vuole, non mi vuole aspettare..” 𝑨𝒊𝒅𝒂𝒏: “Tesoro..” 𝑨𝒏𝒅𝒓𝒆𝒂: “Ha anche detto che io richiedo troppe attenzioni, che pretendo il mondo e che lui con me si sente sempre messo da parte, come se non valesse nulla.. Quindi mi ha detto che non sono mai stata in grado di farlo sentire amato e..” 𝑹𝒊𝒍𝒆𝒚: “Non ci credo, Andrea.. Non è vero, non lo direbbe mai..” 𝑨𝒏𝒅𝒓𝒆𝒂: “L’ha detto.. Ed io sono venuta qui per chiedervi se.. Se posso rimanere qui per un po', non riesco a stare a New York, non riesco ad affrontarlo per ora.. Dobbiamo dividere la casa e.. E.. Ho lasciato Bucky e Steve con Thomas, ha detto che verrà qui a trovarci e li porterà lui. Quindi.. Posso.. Posso rimanere con voi?” 𝑴𝒂𝒊𝒓𝒆: “Certo che puoi, che domande fai? Adesso andiamo a casa, ci sistemiamo, prendiamo una bella tazza di tè e ci tranquillizziamo un po’, va bene?” Andrea annuì tirando su con il naso. 𝑨𝒊𝒅𝒂𝒏: “Dà pure a me la valigia, la porto io!”
Andrea lasciò la valigia al padre, prese il telefono per inviare un messaggio e iniziò a camminare al fianco della madre verso l’uscita dell’aeroporto. Ad un tratto si bloccò, si pulì il viso e cambiò di colpo espressione in una più tranquilla e serena, come se non fosse successo nulla.
𝑨𝒏𝒅𝒓𝒆𝒂: “Hey? Dove andate? Guardate che scherzavo, Howard sta lì, aspettiamolo! – Disse con un sorriso furbo e divertito. – Perché mai dovrebbe lasciarmi?!?!?! Sono meravigliosa!!!” 𝑹𝒊𝒍𝒆𝒚: “SEI SOLO UNA STUPIDA!” Disse dando una spinta alla sorella, quest’ultima ridacchiò. 𝑨𝒏𝒅𝒓𝒆𝒂: “Gne gne gne, non ve la prendete con lui, è stata una mia idea, lui teme che gli farete del male e che lo caccerete dalla famiglia, non fatelo!” 𝑨𝒊𝒅𝒂𝒏: “No, tranquilla, cacciamo te e prendiamo lui.”
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andreasiobhan · 5 years
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⤹ 𝐓𝐇𝐎𝐔𝐆𝐇𝐓𝐒. ; ‘ 𝑙𝑜𝑛𝑒𝑙𝑖𝑛𝑒𝑠𝑠‚ 🥀
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‘  Non ricordo la prima volta in cui ho realizzato di sentirmi sola. Ciò che so è che ho provato una sensazione strana quando sono riuscita ad identificare quel sentimento che in fin dei conti mi ha sempre accompagnata durante la mia intera esistenza. Sono vittima di questa condizione fin da quando sono bambina: i miei genitori mi facevano sentire amata, ma i loro turni di lavoro mi permettevano di averli al mio fianco poche ore al giorno, talvolta li salutavo solo la sera prima di andare a dormire ed è stata la prima forma di abbandono che ho vissuto. Penso di aver sofferto molto la loro assenza e me ne rendo conto solo ora che sono cresciuta, come mi rendo conto del fatto che la morte di zia mi abbia devastata proprio per questo, perché è colei che si è presa cura di me quando altri non potevano, mi ha resa Donna che sono oggi e mi sono sentita abbandonata per la seconda volta quando se ne è andata. ( ... ) Ogni mia relazione è andata a finire male perché mi impegnavo per evitare di sentirmi sola, ma così facendo ho aumentato questo vuoto fino a sentirmi abbandonata per la terza, quarta e quinta volta. Ho strozzato, soffocato e tentato di ammazzare con le mie mani questa terribile sensazione, ma non se ne è mai andata via, non sono mai riuscita a sfuggirle e nascondermi. Ho provato a prenderla a pugni, poi ho pensato di dover intervenire con le parole, puntare su un approccio diplomatico anziché violento, perché si tratta di me stessa e dovrei trattarmi bene. Ma le parole non sono servite più di tanto, perché sono passati anni ed io mi ritrovo a Dublino, nel mio letto di quando ero adolescente, e mi sento sola e abbandonata, di nuovo.  ’
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andreasiobhan · 5 years
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𝐒𝐊𝐘𝐏𝐄 𝐂𝐀𝐋𝐋 w / Julia Zarkovskij.
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Andrea si trovava nel suo studio, dove era solita registrare i video per YouTube, quindi nello sfondo era possibile notare delle attrezzature per le luci, insieme ad un divanetto, dei cuscini colorati e varie piantine. ❛ Buongiorno! — Disse non appena Julia rispose alla video-chiamata. — Mi sente e mi vede? ❜
«Buongiorno, miss.», replicò appena la vide. Fortunatamente la connessione funzionava bene. Almeno per il momento. «La sento e la vedo benissimo. E lei? Mi sente e mi vede?»
❛ Sì, decisamente! — Esclamò con un sorriso mentre rimase comoda sulla propria sedia. — Mi perdoni per questa richiesta insolita, ho pensato fosse un ottimo modo per conversare e avere un contatto più stretto, quello visivo è importante in questi casi, no? — Prese un quaderno dalla scrivania dove la sera prima aveva appuntato delle frasi che le erano state dette da alcuni suoi amici e che riteneva opportuno condividere con Julia. — Volevo parlare un po’ con lei e renderla partecipe di un episodio avvenuto ieri sera con dei miei amici, posso? ❜
( ... )
❛ Okay, uhm, mi sembra come se stessi tornando nel passato per le sensazioni che sto vivendo in questo periodo, mi sento un po’ scombussolata e non so esattamente a cosa sia dovuto.. O forse lo so. Ogni volta che ricevo una sorta di delusione da parte di qualche amico o amica, finisco per ricordare tutto ciò che è accaduto da quando sono nata. Quindi niente, sono di nuovo da capo a dodici e mi sento piuttosto.. Sola e lontana dal mondo. — Disse abbassando spesso lo sguardo poiché quell’argomento la metteva a disagio e non riusciva ancora a dirlo ad alta voce. — Ieri parlavo con dei miei amici e una di loro è una psichiatra, è davvero molto carina e simpatica, mi sembra anche molto brava nel suo lavoro, specialmente perché lo ama così tanto che anche quando non è nel suo studio continua a lavorare. Beh, non ricordo bene come sia successo, so solo che abbiamo iniziato a parlare di come io sia una persona passiva che si lascia un po’.. Calpestare dagli altri. Passo il tempo a compiacere le persone per paura di.. Di non so.. Di farle rimanere male e di deluderle, quindi sto spesso in silenzio e mi faccio andare bene tutto fin quando poi non si arriva a momenti come questi in cui “scoppio” — Mimò le virgolette con le dita delle mani. — Non scoppio sul serio, però mi sento triste, come se mi mancasse qualcosa. E ogni volta che mi sento così ho solo voglia di scappare lontano, di trasferirmi altrove e stare lontana da New York, da tutte le persone che conosco, perché finisco per pensare che starei meglio da sola. — Pronunciò piano l’ultima frase come se se ne vergognasse. Sfogliò il quaderno e si soffermò sull’ultima pagina scritta. — Questa mia amica mi ha detto di disegnare due rette parallele, in una devo scrivere tutte le volte in cui io rimango male per qualcosa che ha fatto un mio amico, nell’altra devo scrivere quando penso che l’altra persona sia rimasta male per un mio comportamento. Ovviamente devo aggiungere più rette in base alle persone che conosco. — Si inumidì le labbra, successivamente posò lo sguardo sulla figura bionda con cui conversava tramite computer. — Forse ho un po’ paura di farlo. ❜
[ ... ] «Sei sensibile. Molto. L'ho capito, ma questa non deve essere una debolezza, bensì il tuo punto di forza. Può aiutarti a comprendere le persone, sai? Per quanto sia possibile, ovviamente, ma può farlo. Dunque, il mio consiglio è il seguente: devi temprarti, lavorare su te stessa, trasformare questa sensibilità in forza. E questo lo si può fare solo mettendo per iscritto ciò che provi. Francamente io consiglierei di tener un diario. Così da annotare pensieri, memorie, emozioni, sensazioni. Così facendo non terrai tutto dentro e non "esploderai". Anzi. E' un buon modo di sfogare ed il tuo animo sarà più leggero.», aggiunse, sorridendo con dolcezza ora. «E se la cosa può farti stare meglio possiamo stilare degli obiettivi che, di giorno in giorno, settimana in settimana, mese dopo mese, dovrai superare. Così facendo allontanerai quel senso di inadeguatezza e paura perché, rammenta, tu non sei inadeguata a nulla. Sei come sei perché fai parte del Mondo. Capisci che intendo dire?»
❛ Sì.. Mh-mh.. Oh, il diario, il diario! — Aprì un cassetto della scrivania bianca e tirò fuori tre piccoli quaderni con le copertine colorate e disegnate in vari modi. — Scrivo da quando sono qui a New York, anche se non riesco sempre a portare avanti il tutto.. Ero partita con l'intenzione di scrivere almeno una volta a settimana, ma a lungo andare ho perso la mano per via degli impegni e della stanchezza. Altre volte non avevo proprio voglia di mettere su carta i miei pensieri. [ ... ] Possiamo stilare degli obiettivi? Credo mi farebbe bene avere dei punti ben definiti, sono una persona piuttosto organizzata, mi aiuterebbe. ❜
«Sapere che li scrivevi già è ottimo. Allora faremo in modo da "obbligarti"», e fece il punto delle virgolette, «a scriverli ogni giorno. Uno degli obiettivi da me citati, appunto, sarà proprio il "mettere su carta le proprie emozioni e sensazioni giornaliere". Anche la cosa più banale. Scrivi qualsiasi cosa ti venga in mente. Sfoga la gioia, la rabbia, la felicità, lo stress, le paure, le incertezze, le ansie e poi, al nostro prossimo incontro, me li mostrerai. Così facendo vedremo se proseguire su tale linea oppure cambiare.», sorrise, facendo una lunga pausa. Ma non era finita qua. «Inoltre, vorrei chiederti un'altra cosa: qual è la tua più grande paura?»
Sul quaderno apparve il primo punto: 𝑂𝐵𝐼𝐸𝑇𝑇𝐼𝑉𝐼: 1. 𝑆𝑐𝑟𝑖𝑣𝑒𝑟𝑒 𝑜𝑔𝑛𝑖 𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑜 𝑢𝑛 𝑝𝑒𝑛𝑠𝑖𝑒𝑟𝑜 𝑠𝑢𝑙 𝑑𝑖𝑎𝑟𝑖𝑜; 2.
Dopo aver trascritto l'obiettivo tornò a guardare la dottoressa e rimase spiazzata da quella domanda. Non se l'aspettava e pensava, anzi, sperava, non le venisse posta. Deglutì nervosamente e sentì caldo tutto di colpo. ❛ Rimanere sola, ho paura che chiunque mi abbandoni. — Trattenne il labbro inferiore nella bocca e alzò gli occhi al cielo poiché lucidi, non intendeva piangere. Prese un respiro profondo e guardò la bionda. — Però immagino sia tutto nella mia testa. ❜
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andreasiobhan · 5 years
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⤹ 𝐅 𝐀 𝐓 𝐄. ; ‘ 𝑑𝑢𝑏𝑙𝑖𝑛‚ ☘️
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Si rannicchiò sotto le coperte, si strinse in quella maglia nera a mezze maniche un po’ troppo larga per lei e chiuse gli occhi. Le bruciavano, erano stanchi e aveva utilizzato fin troppo il computer quel giorno. Il letto era freddo, il cuscino non era comodo come quello di New York e non era più abituata a dormire sopra un materasso così largo da sola. Si sentiva piccola nonostante la sua altezza, si sentiva minuscola e si rannicchiava sempre di più come se volesse abbracciarsi da sola, perché non poteva sentire le braccia di Lui coccolarla e riscaldarla come ogni notte. Si ripeteva costantemente di essere capace di vivere anche da sola, non le serviva niente e nessuno. Lo ripeteva come un mantra e talvolta aggiungeva qualche frase come “Sei brava, ce l’hai sempre fatta, ne hai passate parecchie, passerai anche questa”. Nel frattempo sapeva di illudersi e di raccontare cazzate a se stessa e allora ad un certo punto prese un respiro, aprì gli occhi e fissò il buio davanti a sé. Era tutto nero, si era rannicchiata fino a ritrovarsi sotto le coperte. Era quello il suo destino? Preoccuparsi fino allo sfinimento sperando che l’unica persona da lei amata non morisse? Era quello che doveva fare? Perdere il sonno ogni notte, lasciare che lo stress e l’ansia la mangiassero viva? Era così che doveva andare? Rimanere ferma nella stanza della sua infanzia e adolescenza, mentre pregava la morte di non arrivare? “ 𝐷𝑖𝑜, 𝑡𝑖 𝑝𝑟𝑒𝑔𝑜, 𝑠𝑒 𝑒𝑠𝑖𝑠𝑡𝑖, 𝑛𝑜𝑛 𝑝𝑟𝑒𝑛𝑑𝑒𝑟𝑡𝑖 𝑙𝑢𝑖. ”, sussurrò.
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andreasiobhan · 5 years
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☀️ 𝐘𝐎𝐔𝐓𝐔𝐁𝐄 𝐂𝐇𝐀𝐍𝐍𝐄𝐋 ⋰ #𝟣𝟥: 𝖵𝗂𝖽𝖢𝗈𝗇, 𝖲𝗈𝖼𝗂𝖺𝗅 𝖭𝖾𝗍𝗐𝗈𝗋𝗄𝗌 𝖺𝗇𝖽 𝖺 𝖳𝗈𝗑𝗂𝖼 𝖫𝗂𝖿𝖾. ☀️
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‘ Heeeeeey, hey! Buongiorno, buon pomeriggio o buonasera, dipende dall’ora in cui state guardando questo video. –– Ho impiegato un bel po’ prima di girare qualcosa per svariate ragioni: ho avuto da fare con altri progetti di cui vi parlerò appena sarà tutto pronto, non avevo ispirazione e ho avuto momenti in cui non ero in vena di registrare. –– Oggi non è una bella giornata, il mio umore è altalenante e credo lo sarà ancora per un po’. Ho pensato a cosa fare per tirarmi su, per rimediare. –– Ho ripensato a tutti i consigli che solitamente do a voi su Instagram, nei commenti qui sotto o a voce.. Ho provato a scrivere, a disegnare, a cucinare e a fare tante altre cose per allontanare il malumore. –– Alla fine ho realizzato “Okay Andy, è arrivato il momento di fare questo dannatissimo video!”, perché la prima cosa che bisognerebbe fare quando si sta male è fare qualcosa che si ama. –– Quindi eccomi qui a parlare con voi, a condividere qualche pensiero avuto durante questo periodo di assenza. –– Nel quaderno in cui metto nero su bianco le mie idee per questo canale, ho scritto una miriade di argomenti da trattare. –– Avrei voluto fare un video riguardo la VidCon tenutasi a Londra a febbraio, eppure non ho fatto niente, anzi, ho cancellato tutto. –– Oggi invece ho ripreso quel quaderno, ho letto i vari argomenti da me pensati e ho trovato un punto in comune con tutti: la tossicità. –– Detto così sembra piuttosto strano e vago, ma andrò subito nel dettaglio. –– Partiamo dalla VidCon come avrei dovuto fare! Gli argomenti trattati durante quella convention sono stati molteplici, ma i più rilevanti credo siano stati i social network e come i ragazzi si relazionano ad essi. –– Si è parlato molto di quanto questi social stiano influenzando le nostre vite, come alcuni non facciano altro che farsi influenzare negativamente da queste piattaforme. –– E’ stato un argomento interessante in quanto tra i presenti non vi erano solo ragazzi giovani che usufruiscono di questi mezzi, ma anche noi che di YouTube e di altri social network ne facciamo la nostra vita, il nostro lavoro. –– Allora ascoltando tutti gli interventi ho pensato a quanto i social influenzino la mia, di vita. –– E’ stata una riflessione piuttosto lunga, si è protratta per mesi, ma non ho pensato solo a ciò che ho ascoltato alla VidCon, ho ascoltato anche il parere di amici e familiari. –– Conosco persone che spengono il proprio telefono dopo cena per poter interagire in famiglia senza interruzioni e distrazioni, per rendere i legami più saldi ed intensi. –– Conosco altre persone che i social network li usano una volta ogni due mesi se ricordano di averli e poi.. Beh, conosco me stessa. Passo gran parte del mio tempo su Instagram tra stories, foto e messaggi privati, su YouTube alla ricerca di ispirazione e sostegno da parte di altri youtuber, su Whatsapp eccecc. Insomma, sono un'internauta a tutti gli effetti. –– Ciò che mi ha fatto riflettere maggiormente credo sia stata la storia dei miei amici che spengono il telefono dopo cena. –– Ho pensato: e se anche io mi allontanassi un po’ da ogni piattaforma esistente, cosa accadrebbe? Mi sentirei meglio? La mia relazione ne gioverebbe? –– Ho smesso di leggere i commenti sotto le foto di Instagram e ho ridotto il tempo che riservavo per le risposte ai DM. Ho ridotto anche la lettura ai commenti sotto i miei video. –– Sono arrivata ad una semplice conclusione: il mondo virtuale diventa tossico nel momento in cui lo rendiamo sul serio la nostra vita, come se tutto dipendesse da esso. –– Mi sono allontanata da tutto ciò e ho realizzato che YouTube e Instagram non sono la mia vita, sono semplicemente il mio lavoro, sono due cose ben distinte, e come ogni lavoro bisogna prendersi delle pause per ricaricarsi ed essere pronti a dare il meglio di sé. –– Mi rendo conto che questa conclusione sia piuttosto.. Banale? Scontata? Ovvia? Ma credo che sia un qualcosa che viene dimenticato facilmente per chissà quale ragione, specialmente quando tutto questo diventa un lavoro. –– Ho smesso di leggere i commenti ai miei post perché di dieci commenti, se ne trovo nove positivi e uno negativo, finisco per focalizzarmi sull’unico negativo. –– Ed è estenuante passare intere giornate a pensare a quel commento negativo, a non dormire la notte perché mi sento quasi in colpa di esistere. –– Questo distacco ha avuto i suoi frutti e mi sento più serena, vivo con più tranquillità il tutto e ora non penso troppo prima di postare una mia foto. –– Fino a poco tempo fa temevo sempre che qualcuno mi insultasse per il mio naso o per il mio doppio mento.. Ora lascio correre, metto ciò che mi piace e poi chiudo l’applicazione. –– Se esco con il mio ragazzo, la mia famiglia o i miei amici lascio stare ogni messaggio, ogni applicazione, perché ciò che mi importa è stare insieme a loro e staccare la spina da questo mondo che potrebbe risultare davvero, davvero pesante. –– Perciò ho pensato che fare questo video potesse essere utile per coloro che come me si sono dimenticati molto spesso di respirare e di andare a prendere una boccata d’aria fresca. –– Ho pensato fosse utile parlarne per invitare tutti voi che mi seguite ad allontanarvi da qualsiasi cosa risulti tossica per la vostra salute fisica e mentale, a focalizzarvi su ciò che è più importante di un commento negativo da parte di uno sconosciuto o da un giudizio insensato da parte di qualcuno che non vi conosce sul serio. –– E vorrei concludere dicendo che tutte le frasi negative riguardo la tecnologia sono un mucchio di str- *BIIIIIP*, perché il mondo virtuale è meraviglioso se lo si sa usare con la testa. E mi azzardo a dire anche con il cuore. ’
𝘐𝘯𝘴𝘵𝘢𝘨𝘳𝘢𝘮 / 𝘛𝘸𝘪𝘵𝘵𝘦𝘳: @andreaokelly 𝘚𝘰𝘶𝘯𝘥𝘵𝘳𝘢𝘤𝘬: https://www.youtube.com/watch?v=qCUxlxthHwU
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andreasiobhan · 6 years
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—— 💇‍♀️ : 𝐈𝐍𝐓𝐄𝐑𝐕𝐈𝐄𝐖𝐒 / 𝟤𝟣.𝟢𝟥.𝟤𝟢𝟣𝟫. “ Andrea O'Kelly for @𝑾𝒆𝒍𝒍𝒂𝑯𝒂𝒊𝒓𝑼𝑺𝑨. “
𝑯𝒂𝒊 𝒕𝒊𝒏𝒕𝒐 𝒊 𝒕𝒖𝒐𝒊 𝒄𝒂𝒑𝒆𝒍𝒍𝒊 𝒓𝒐𝒔𝒔𝒊 𝒍'𝒂𝒏𝒏𝒐 𝒔𝒄𝒐𝒓𝒔𝒐 𝒆 𝒏𝒐𝒏 𝒔𝒆𝒊 𝒑𝒊𝒖̀ 𝒕𝒐𝒓𝒏𝒂𝒕𝒂 𝒊𝒏𝒅𝒊𝒆𝒕𝒓𝒐, 𝒄𝒐𝒎𝒆 𝒎𝒂𝒊? 𝑬 𝒑𝒆𝒓𝒄𝒉𝒆́ 𝒉𝒂𝒊 𝒔𝒄𝒆𝒍𝒕𝒐 𝒑𝒓𝒐𝒑𝒓𝒊𝒐 𝒊 𝒑𝒓𝒐𝒅𝒐𝒕𝒕𝒊 𝑾𝒆𝒍𝒍𝒂? Avevo già tinto i miei capelli un anno prima, sempre biondi, ma avevo utilizzato dei prodotti piuttosto.. Scarsi e i miei capelli ne hanno risentito parecchio, sembravano paglia! — Quando sono venuta a conoscenza dei prodotti della casa Wella ho voluto subito provarli, me ne parlavano bene e beh.. Ormai non ne posso fare a meno. I miei capelli sono più puliti, lucenti e sani. — Ho provato anche le tinte e con Sonya Dove ho voluto sperimentare questo "icy-blonde", mi sembra una tonalità più adatta a me e più divertente! Ho sempre adorato i miei capelli rossi, ma ad un certo punto ho sentito il bisogno di cambiare ed eccomi qui. Sebbene io abbia pensato di tornare al mio colore naturale un paio di volte, mi piaccio così e credo proprio che resterò bionda ancora per un bel po'.
𝑪𝒐𝒔𝒂 𝒏𝒆 𝒑𝒆𝒏𝒔𝒊 𝒅𝒆𝒍 𝒎𝒐𝒕𝒕𝒐 "𝒃𝒍𝒐𝒏𝒅𝒆𝒔 𝒉𝒂𝒗𝒆 𝒎𝒐𝒓𝒆 𝒇𝒖𝒏"? 𝑪𝒐𝒏𝒄𝒐𝒓𝒅𝒊? Oh sì! Quando avevo i capelli rossi mi sentivo limitata. Mi sentivo come se per rendere giustizia al mio colore naturale dovessi vestirmi in maniera più elegante, più classy. Con i capelli biondi mi sembra di potermi sbizzarrire di più. Oltretutto credo mi facciano sembrare più adulta e lo apprezzo parecchio.
𝑻𝒊𝒏𝒈𝒆𝒓𝒆𝒔𝒕𝒊 𝒊 𝒕𝒖𝒐𝒊 𝒄𝒂𝒑𝒆𝒍𝒍𝒊 𝒅𝒊 𝒖𝒏 𝒄𝒐𝒍𝒐𝒓𝒆 𝒑𝒂𝒓𝒕𝒊𝒄𝒐𝒍𝒂𝒓𝒆? Per San Patrizio li ho tinti di verde, quindi direi proprio di sì! Mi piacerebbe provare anche a portare i capelli rosa, ma so già che mi stancherei facilmente di questi colori, non sarei costante nel tingerli, mentre il biondo non mi annoia mai.
𝑭𝒂𝒓𝒆𝒔𝒕𝒊 𝒒𝒖𝒂𝒍𝒄𝒉𝒆 𝒑𝒂𝒛𝒛𝒊𝒂 𝒄𝒐𝒏 𝒊 𝒕𝒖𝒐𝒊 𝒄𝒂𝒑𝒆𝒍𝒍𝒊 𝒐𝒑𝒑𝒖𝒓𝒆 𝒔𝒆𝒊 𝒖𝒏𝒂 𝒅𝒊 𝒒𝒖𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒑𝒆𝒓𝒔𝒐𝒏𝒆 𝒄𝒉𝒆 𝒏𝒐𝒏 𝒐𝒔𝒆𝒓𝒆𝒃𝒃𝒆 𝒎𝒂𝒊 𝒇𝒂𝒓𝒆 𝒖𝒏 𝒄𝒂𝒎𝒃𝒊𝒐 𝒅𝒓𝒂𝒔𝒕𝒊𝒄𝒐 𝒂𝒍 𝒑𝒓𝒐𝒑𝒓𝒊𝒐 𝒍𝒐𝒐𝒌? Mi piacciono i capelli lunghi e li ho sempre avuti così, proprio per questo credo che sarebbe divertente provare a portarli più corti. Certo, per fare un taglio corto dovrò prima prepararmi psicologicamente, ma non escludo nulla! Sono una persona che vive il momento e non pensa troppo quando si tratta di queste cose, quindi un giorno potrei svegliarmi, chiamare il mio parrucchiere di fiducia e dirgli di tagliare tutto!
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andreasiobhan · 6 years
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⤹ 𝐓𝐇𝐎𝐔𝐆𝐇𝐓𝐒. ; ‘ ℎ𝑜𝑤𝑟𝑒𝑎 ‚ 🏡☁️
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‘  Ho ascoltato accidentalmente una discussione che stavano avendo un gruppo di persone sedute a pochi passi da me nella caffetteria. Non ho aperto le orecchie e ficcanasato in fatti altrui di proposito, erano sedute fin troppo vicine ed ero da sola, perciò non c’era nulla che potesse distrarmi da quella conversazione. Ho continuato a mangiare la mia colazione e a scrivere sulla mia agenda mentre loro parlavano, erano piuttosto infervorate e ognuna di loro pretendeva di avere ragione. Una diceva che per stare in una relazione bisogna saper fare e accettare dei sacrifici. Un’altra - forse quella che reagiva con più ritrosia - rispondeva che se si fanno sacrifici, allora la relazione è sbagliata e c’è qualcosa che non quadra. Non volevo ascoltarle sul serio, ma l’ho fatto e mi hanno indotta a pensare per tutta la giornata. Mi sono chiusa in me stessa per riflettere su chi delle due avesse ragione e chi torto. Ho pensato che di sacrifici ne ho dovuti fare parecchi in passato e che ogni mio sforzo è stato vano, proprio perché son stati “sforzi” e mai piaceri. Ho sempre agito per compiacere, mai per vero e proprio amore. Ho sempre sbagliato, i sacrifici fatti son sempre risultati inutili. Allora a questo punto della riflessione mi son detta che la seconda ragazza aveva ragione, perché una relazione non dovrebbe richiedere sacrifici, dovrebbe avvenire in maniera spontanea e naturale, con complicità e semplicità. Poi ho pensato a te. Ho riflettuto sul mio carattere di merda quando pretendo di avere ragione e ho riflettuto sulla nostra ultima lite, quella in cui sapevo di avere ragione e non ho abbassato la testa neanche per un momento. Non ho neppure pensato di farlo, perché ero fermamente convinta del fatto che non fosse compito mio chiedere scusa, ma tuo. Mi sono sentita impaurita, però. Vedo tutto come un grandissimo dramma, quindi anche quando una virgola è fuori posto credo che stia arrivando la fine del mondo. Durante la nostra discussione temevo che fosse arrivata l’apocalisse, perché ci urlavamo contro tutto il tempo, anche quando rimanevamo in silenzio. La sentivo ovunque la tua voce, fin dentro le ossa e mi ha fatto paura a tal punto da essere scoppiata in un pianto disperato e pieno di ansia. Avevo la mente annebbiata e tu hai deposto le armi per abbracciarmi, cullarmi e tranquillizzarmi. Abbiamo litigato per questioni religiose su cui non riusciremo mai a concordare, abbiamo due visioni talmente opposte che l’unica soluzione è quella di portare uno dei due a rinunciare al proprio credo in determinati momenti, come quello del battesimo di un possibile figlio. Ho iniziato a piangere come una dannata, mi faceva male la testa, mi bruciavano gli occhi e non riuscivo ad impedire alle lacrime di uscire e rigare il viso. Ho lottato contro me stessa tutto il tempo perché non volevo ridurmi in quel modo, non volevo sfogare la mia rabbia e paura in un pianto isterico, ma l’ho fatto e tra un singhiozzo e l’altro ti ho detto di voler diventare mamma, di volere un bambino e che non voglio rinunciare ad un evento così bello e grande solo perché non siamo in grado di far conciliare le nostre prospettive. In quel momento ho pianto più per la paura di non poter diventare madre che per tutta la discussione in generale. Volevo abbracciare il mio ventre, stringerlo forte e dirgli che prima o poi un essere umano lo avrebbe ospitato, riscaldato e curato. Volevo stringere il mio corpo e fargli sapere che doveva rilassarsi, doveva distendere i muscoli e calmarsi perché un bambino non si sarebbe trovato bene in un luogo così stressato. Volevo anche avvolgere i miei seni con delicatezza e far sapere loro che il compito più importante, il compito di nutrire e continuare a dare la vita al mio, o meglio, ai miei capolavori, lo avrebbero ricevuto. Mi sono sentita terribilmente vuota e strappata via dalla mia realtà quando abbiamo iniziato a scontrarci e a dirci cose che non avremmo dovuto dire. Ho sentito l’ossigeno diminuire, i polmoni soffocare, perché più mi atterrivi con una cattiveria, più mi sentivo lontana anni luce dal diventare quello che ho sempre desiderato. Più ti allontanavi, più mi allontanavo io. Ma quel pianto straziante era un po’ anche tuo, nonostante tu le lacrime non le mostri mai, perché non pensavi sul serio le parole che pronunciavi, perciò il giorno dopo ci siamo guardati con più dolcezza. Eravamo stravolti da noi stessi e dal nostro continuo voler innalzare muri anziché distruggerli. Eravamo talmente stanchi e provati che dopo quelle mie lacrime abbiamo ceduto entrambi. Abbiamo fatto un sacrificio a testa. Io ho sacrificato il mio credo, le mie idee, le mie tradizioni. Ho accettato il fatto che tu volessi i tuoi figli battezzati e ti ho assicurato che quando li avremo avranno il primo ed il secondo sacramento. Tu, dal canto tuo, ti sei preso la responsabilità di educare i bambini e di aprirli ad ogni singola religione come ti ho chiesto di fare, di lasciare loro libero arbitrio per quanto riguarda la cresima, che dovrebbe confermare o meno la loro cristianità. Abbiamo risolto in questo modo, abbiamo archiviato la discussione e ci siamo ripresi e ritrovati l’uno nelle braccia dell’altro. E alla fine, ascoltando la conversazione di quelle ragazze, ho capito semplicemente una cosa: nessuna relazione è perfetta, nessuna relazione è leggera e facile da gestire. Le relazioni sono difficili, intense e piene di ostacoli. Vanno curate nei minimi dettagli e vanno innaffiate come le piante per farle crescere. I sacrifici esistono, ma non per questo significa che una relazione vada male. Un rapporto va male per una miriade di motivi, il primo fra tutti credo sia il silenzio e non intendo solo quello che per definizione non emette alcun suono e rumore, intendo quel silenzio che si percepisce anche quando si parla. Quel silenzio che può essere associato ad una distanza di tipo emotiva e sentimentale. Tra me e te i silenzi non esistono, anche se non usiamo le parole sappiamo comunicare e sentirci, quindi va bene urlarsi contro, va bene litigare, va bene piangere, perché alla fine io ti sento.  ’
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andreasiobhan · 6 years
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⤹ 🥀 𝐏 𝐑 𝐎 𝐌 𝐏 𝐓 ; ‘ #𝑚𝑦𝑑𝑒𝑎𝑟𝑚𝑒𝑙𝑎𝑛𝑐ℎ𝑜𝑙𝑦 ‚
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‘  Ricordo che io e le mie amiche ci incontravamo sempre dopo scuola per studiare insieme in biblioteca o a casa di una di noi, ma quando usciva il sole - un evento più unico che raro -, correvamo in qualche parco e ci sdraiavamo sull’erba per farci baciare dai raggi caldi e luminosi.
𝑬𝒍𝒊𝒛𝒂𝒃𝒆𝒕𝒉 aveva, o meglio, ha i capelli rossi e gli occhi azzurri come me. Era la mia compagna di banco e mi prendeva sempre le matite e le penne perché le dimenticava a casa ogni singolo giorno. Ormai era diventata una routine e non ci facevo più caso, andavo a scuola con l’astuccio pieno zeppo di oggetti di cancelleria proprio perché così potevo prestarle qualunque cosa le servisse. 𝑺𝒂𝒐𝒊𝒓𝒔𝒆 abitava nella villetta di fronte la mia, era la ragazza con cui ogni mattina e ogni pomeriggio facevo il tragitto per andare e rientrare da scuola. In realtà con lei facevo qualsiasi tragitto, non solo quello casa - scuola. Quando chiedevo ai miei genitori se potevo uscire mi rispondevano “Viene anche Saoirse?” perché l’idea che io fossi in compagnia durante ogni mio spostamento li rendeva più tranquilli. Era la più divertente, forse un po' trasandata e particolare. Le piaceva colorare i suoi capelli biondi di rosa e passava il suo tempo a suonare la chitarra elettrica in una band dove si trovava anche il suo ragazzo, un batterista davvero bravo. Parlavamo spesso di musica, le chiedevo consigli e lei, nonostante fosse estremamente gelosa della «sua» musica, mi forniva liste lunghissime di canzoni da ascoltare. Passavo serate intere con le cuffiette nelle orecchie a capire per quale motivo le piacessero così tanto quei testi e quelle basi. Non ho mai capito quale delle tante canzoni fosse la sua preferita, perché quando le dicevo che mi piaceva un brano mi rispondeva "E' la mia canzone preferita!", ma adoravo questo fatto, adoravo come ogni singola nota significasse qualcosa di immenso per lei. Ora la seguo su tutti i social che ha creato, quando vedo i suoi post e i video in cui suona nella storica band, le auguro silenziosamente il meglio perché se lo merita sul serio. 𝑴𝒂𝒊𝒔𝒊𝒆 era la mia migliore amica. Ha molti centimetri in meno di me e questa cosa l'ho sempre adorata perché abbracciarla era bellissimo. Lei ha sempre scherzato sul suo essere così piccolina in confronto agli altri e so per certo che non ne abbia mai sofferto, anzi, lo rendeva il suo punto di forza, una sua qualità. Ci siamo conosciute a sei anni e non ci siamo mai separate, abbiamo affrontato tutte le scuole insieme, abbiamo condiviso tutte le nostre amicizie e dove andava una, andava l'altra. Era il mio punto di riferimento, la mia sicurezza, la mia roccia.
Facevamo tanti pigiama party noi quattro, eravamo un gruppetto speciale e molto unito, ci volevamo bene sul serio e ogni successo era condiviso, come ogni delusione e tristezza. Ci sono state tante incomprensioni e discussioni, ma riuscivamo a risolvere tutto perché il bene che ci volevamo superava qualsiasi cosa. Mi hanno perfino aiutata a far stare bene mia sorella quando era stata presa di mira da alcune bullette della sua classe. La portavamo in giro con noi, partecipava alle nostre uscite e ai nostri pigiama party perché era giusto che anche lei avesse delle amiche sincere e buone come le avevo io. A questo punto credo di invidiarla, perché Riley ha deciso di rimanere a Dublino, non ha seguito la mia scia, non ha voluto trasferirsi e andare via di casa perché non se la sentiva e proprio per questo continua ad uscire con Liz e Saoirse. Maisie invece si è trasferita a Londra per studiare recitazione, quindi anche lei si è distaccata un po' dal gruppo, ma perlomeno Londra è vicina a Dublino e fa ritorno a casa molto più spesso di me, perciò è più facile per lei mantenere i contatti con le altre. Tra me e loro, invece, c'è un oceano. Letteralmente.
Ricordo quando dissi di aver deciso di andare a studiare a New York. Scoppiai a piangere e loro fecero altrettanto, perché sapevamo perfettamente che le cose sarebbero cambiate tra di noi e che non avremmo dovuto dirci stronzate tipo “Saremo amiche per sempre”. Quello è stato il primo momento in cui ho realizzato quanto fosse difficile e soffocante vivere. Ho sempre ritenuto che l'amicizia fosse la cosa più importante, la ragione per cui tutti noi esistiamo. Avere qualcuno che non ti fa sentire sola è qualcosa di unico. C'è chi si circonda di tante persone per riempire una sorta di vuoto, una solitudine che in fin dei conti tutti quei conoscenti non potranno mai colmare, perciò quando si trova quel qualcuno in grado di farti sentire a casa è raro e speciale. E' vero. Le mie amiche di Dublino mi facevano sentire così, come se fossi sempre nel posto giusto al momento giusto. Non mi sentivo mai persa e spaesata, c'erano sempre loro. Sembravano il cuscino morbido su cui dormivo, il mio punto di riferimento in qualsiasi situazione. Ogni mio cuore spezzato lo riparavano loro con la loro dolcezza e saggezza da sedicenni. Erano sempre lì per me, erano la mia seconda famiglia, la mia seconda casa, ma tutti dobbiamo crescere prima o poi e io ho voluto osare. Ho azzardato a fare un passo un po' più lungo perché il mio futuro era importante e volevo il meglio per me stessa, perciò non ho esitato a fare domanda per entrare alla Cornell University di New York. Non ho esitato a programmare un cambio drastico, ero eccitata ed emozionata all'idea di dare questa svolta alla mia vita e di farla volare sempre più alto. Alla fine sono volata sul serio su un aereo per gli Stati Uniti, un volo così lungo non lo avevo mai fatto ed è stato pesante, deprimente e nauseante. Ho pianto come una dannata per le prime ore del volo pensando di aver abbracciato per troppo poco tempo le mie amiche. Ho pianto più per loro che per i miei genitori e mia sorella, perché sapevo che con quest'ultimi i rapporti non sarebbero mai mutati, mentre con le ragazze sì.
Non ne parlo mai, non credo di aver mai raccontato a nessuno di loro, perché mi mancano e le custodisco gelosamente nel mio cuore. I ricordi che ho con loro li voglio tenere solo per me, perché tenere per me questo fatto mi fa quasi credere di non aver perso le mie migliori amiche. Le ho perse per colpa.. della vita. Posso dare la colpa solo a lei, alla crescita che ognuno di noi deve fare, ai cambiamenti inevitabili e ai rapporti che si sciolgono semplicemente perché "è così che va". Mi sono piegata a questa apatia e indifferenza, perché lo sento tramite una video-chiamata con i miei genitori di star perdendo molto delle loro giornate, figuriamoci cosa accadrebbe se sentissi una di quelle ragazze. Non percepirei solo la distanza geografica, ma anche quella emozionale. Ed è difficile accettare tutto ciò a soli diciotto anni, è difficile ritrovarsi in un paese completamente diverso che ti fa sentire.. Piccola. A distanza di cinque anni ancora mi sento così. A volte penso a Maisie e vorrei essere come lei, vorrei potermi arrabbiare con chiunque mi faccia sentire piccola perché, diamine, sono grande. Vorrei essere come Saoirse che non si fa toccare da niente e da nessuno, che ama i cambiamenti e li sopporta meglio di chiunque altro. Lei è stata la prima ad avermi detto "Hai fatto bene a decidere di trasferirti, è la tua vita, è il tuo futuro, andrà tutto bene, sei stata coraggiosa e lo sarai anche una volta arrivata lì". Non gliel'ho mai detto che ho vissuto per i primi anni con l'insonnia, l'ansia, le paranoie e zero amici perché l'unico pensiero era quello di voler tornare a casa. Sarebbe bello essere come Elizabeth, una sorta di avvocato che mi spronava a parlare e a dire sempre quello che pensavo.
Mi piace pensare che anche loro guardino i miei video su YouTube e che mi ascoltino. Le immagino sedersi davanti al computer con un tazza di tè - Saoirse con una tazza di cioccolata calda - e ascoltare le mie parole, sentirsi orgogliose della persona che sono diventata esattamente come mi sento io quando leggo i loro post o vedo loro foto in cui sembrano particolarmente soddisfatte della propria vita. Spero stiano bene, che le loro carriere stiano andando alla grande e che le loro famiglie le supportino costantemente. Spero mi pensino ogni tanto e che come me sentano questo stesso senso di nostalgia per i tempi ormai andati. Mi auguro siano felici, anche senza di me, anche senza la nostra Dublino che un tempo ci abbracciava e teneva unite. ’
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andreasiobhan · 6 years
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