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ARTIGRAFICHE
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Il mondo odierno delle artigrafiche. Informazioni, novità, scambio di idee su questo strano ed affascinante mondo.
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artigrafiche · 2 years ago
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Anilox e densità di stampa
“Per aumentare o diminuire la densità dei pieni in stampa flexo basta cambiare il rullo anilox con uno di volume diverso e siamo apposto.”
FALSO!
Una delle pratiche più diffuse presso gli stampatori flexo é quella di cambiare il rullo anilox alla bisogna, sostituendolo con uno di portata maggiore o minore, allo scopo di modificare la densità dei pieni del lavoro in macchina. Questa pratica è una scelta suicida per lo stampatore ed irrispettosa verso tutta la filiera della gestione colore.
Quando il macchinista non riuscendo ad ottenere le giuste densità in stampa decide unilateralmente di cambiare il rullo anilox, sostituendolo con uno diverso da quanto precedentemente prestabilito, con questa sua scelta innesca inevitabilmente tutta una serie di problematiche a catena, problematiche dalle quali é poi impossibile uscirne senza dover necessariamente scendere a compromessi qualitativi nella resa cromatica del lavoro stampato. Da dove deriva questa pratica così diffusa? Sembra quasi banale dirlo, ma questa pratica nasce e si diffonde grazie alla sua “semplicità” d’attuazione. Per capire meglio quanto appena affermato, dovete sapere che in un sistema di stampa flessografico i fattori che influiscono maggiormente sulla densità dei colori pieni sono essenzialmente due, ossia:
la formulazione degli inchiostri
il rullo anilox in uso
ATTENZIONE, questi due fattori benché molto importanti NON sono gli unici in grado di influenzare le densità dei pieni ma, tenendo fermi gli altri componenti del pacchetto di stampa quali il biadesivo ed il cliché (con tutte le relative caratteristiche di retinatura e micro retinatura), inchiostri ed anilox sono le variabili su cui il macchinista ha la possibilità di agire con più semplicità durante l'avviamento del lavoro. Per fare di una storia lunga breve e capire meglio il problema, dobbiamo focalizzarci sul fatto che durante l'avviamento del lavoro l’atto di cambiare un rullo anilox comporta un fermo macchina di soli 5 minuti al massimo; mentre l’atto di riformulare gli inchiostri comporta invece un fermo macchina decisamente più lungo, articolato e complesso. Quindi, di fronte alla prospettiva di poter cambiare un rullo anilox in soli 5 minuti, oppure di dover:
fermare tutto
scaricare gli inchiostri
riformulare gli inchiostri
pulire la macchina da stampa
ricaricare i nuovi inchiostri
e solo dopo tutto questo lavoro poter ripartire in stampa… beh, voi cosa fareste?
Esatto: fareste anche voi la cosa sbagliata, ossia cambiereste anche voi il rullo anilox! Vediamo ora in dettaglio perché il cambio dell'anilox risulta essere una scelta di facile soluzione, ma nel contempo tecnicamente suicida ed irrispettosa verso gli altri. É suicida perché è vero che il cambio del rullo anilox cambia inevitabilmente il volume dell'inchiostro trasferito sul supporto stampato, ottenendo così il desiderato aumento della densità in stampa, MA contestualmente agisce anche sullo schiacciamento del punto (TVI). Nell'esempio qui sotto vediamo come passando da un anilox #420lpcm V3,8 ad un #320lpcm V5.0 si ottenga una maggiore densità del colore nei pieni (raggiungendo così lo scopo prefissato), ma contestualmente si ottenga anche un significativo aumento indesiderato del mezzotono (TVI).
Vedete come agendo sul rullo anilox si siano ottenute le densità dei pieni volute, ma si è agito anche involontariamente sullo schiacciamento del punto, portandolo fuori specifiche. La scelta del cambio anilox è accettabile solo ed esclusivamente se questa NON altera eccessivamente la cromia degli inchiostri base nè determina uno schiacciamento del punto fuori specifiche.
Certo, è sempre possibile decidere di procedere comunque alla tiratura del lavoro scendendo a compromessi ed accettando ∆E più ampi e/o una cromia del lavoro più distante rispetto a quanto desiderato ma, ovviamente, questa scelta va sempre concordata fra committente e stampatore.
La scelta del cambio anilox presa in modo unilaterale è irrispettosa verso gli altri attori della filiera colore perché tutto il lavoro svolto in prestampa ed in preparazione polimeri è stato fatto basandosi sui dati di ottimizzazione, fingerprint e caratterizzazione forniti loro in precedenza, che comprendono:
il colore Lab degli inchiostri
lo schiacciamenti del punto (TVI) della macchina da stampa
Questi dati vengono ottenuti per ogni specifica condizione di stampa. Nel momento stesso in cui il macchinista decide arbitrariamente di sostituire il rullo anilox prestabilito (allontanandosi così dalla condizione dichiarata in precedenza), decide anche nello stesso momento di alterare la condizione di stampa e di conseguenza di alterare i parametri di colore degli inchiostri e lo schiacciamento (TVI) prestabiliti. Quando la decisione del macchinista porta a stravolgimenti eccessivi della condizione di stampa, questa annichilisce inevitabilmente anche TUTTO il lavoro svolto da chi sta' prima di lui nella filiera del colore. La scelta del cambio anilox è accettabile solo ed esclusivamente se questa NON altera eccessivamente la cromia degli inchiostri né lo schiacciamento del punto desiderati.
Anche se potrebbe sembrare controintuitivo, la scelta migliore potrebbe essere invece quella di più difficile attuazione e che comporta il fermo macchina più lungo, ossia quella di mantenere inalterati i rulli anilox ed agire invece sulla formulazione degli inchiostri. Quando a parità di anilox non riuscite ad ottenere le densità in stampa desiderate, la domanda di base da porsi è sempre la stessa:
"In passato questi anilox mi hanno dato i pieni desiderati, perché oggi non dovrebbero essere in grado di riprodurre nuovamente gli stessi risultati? Quali variabili sono cambiate nella condizione di stampa?"
Se immaginiamo la qualità in stampa come il risultato ottenuto dalla sommatoria di diversi fattori, capite bene come cambiare il rullo anilox invece di semplificarvi il lavoro, aggiunga solamente una nuova variabile alla risoluzione del problema.
Nell'esempio qui sotto vediamo come mantenendo fermo il rullo anilox da #420lpcm V3,8 ed agendo invece sulla formulazione degli inchiostri, si riesca ad ottenere sia la densità del colore che lo schiacciamento del punto desiderati.
Agendo sulla formulazione degli inchiostri abbiamo riportato la condizione di stampa nelle specifiche dichiarate in precedenza, senza aver alterato lo schiacciamento in macchina (TVI).
Ultimo ma non meno importante aspetto: il cambio anilox indiscriminato é una pratica difficilmente accostabile alla stampa ECG (Expanded Color Gamut). Nelle separazioni colore fatte in esa/eptacromia la costanza dello schiacciamento (TVI) è un aspetto fondamentale per il raggiungimento della resa cromatica generale del lavoro. Nella stampa ECG infatti tutti i colori non sono mai formati da tinte piatte specifiche, questi derivano invece dalla sommatoria dei 6 o 7 colori di base usati nella ricetta colore scelta in prestampa. Capite bene quindi come anche lievi variazioni dello schiacciamento (TVI) si riflettano inevitabilmente in possibili stravolgimenti della cromia globale del lavoro.
Buona gestione del colore.
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artigrafiche · 2 years ago
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Murray-Davies o Color-Tonal-Value?
"Per fare un buon avviamento macchina basta avere un dot-gain del 15% / 18% e siamo apposto."
FALSO
Al giorno d’oggi misurare il dot-gain con la formula Murray-Davies e non usare CTV è come spostarsi in calesse invece che in automobile. Vediamo vantaggi e svantaggi di questi due metodi di misura dell'incremento del punto.
Murray-Davies
M-D fonda le sue basi nella valutazione delle pellicole fotografiche dei primi anni del novecento (1936).
M-D è una formula basata sulla densitometria e non sulla colorimetria.
M-D funziona bene SOLO per gli inchiostri CMYK, se usata con altri colori ci porta fuori strada.
M-D funziona bene SOLO entro uno specifico range di densità da 1.20 a 1.60 circa, al di fuori di queste ci porta fuori strada.
Quando lavoriamo in M-D i target possono variare moltissimo (dal 9% al 19%), tutto dipende dalla curva target usata in ogni specifica condizione di stampa. Ad ogni avviamento il macchinista deve fare molta attenzione e sapere con precisione quali siano gli schiacciamenti definiti da chi sta prima di lui nella catena del colore (grafici e prestampa) per poterli riprodurre correttamente in stampa. Questa alta variabilità del dot-gain porta ad un' alta insicurezza e fallacità dei risultati ottenuti in stampa.
CTV
CTV è una formula basata sulla colorimetria e non sulla densitometria.
CTV funziona con qualsiasi tinta, quindi anche quando lavoriamo con le tinte piatte o lavoriamo in ECG (Extended Gamut Printing).
CTV essendo una formula colorimetrica, funziona bene con qualunque densità d'inchiostro. 
Quando lavoriamo in CTV i target in stampa sono sempre lineari (50% = 50%) indipendentemente dal supporto stampato. Il macchinista deve solo verificare la linearità del dot-gain senza sapere quali target siano stati usati in prestampa. Questa linearità nella verifica del dot-gain garantisce una maggiore sicurezza dei risultati ottenuti in stampa.
Ultimo ma non meno importante CTV è una norma ISO (ISO 20654:2017).
Vi faccio un esempio pratico in prestampa.
Lavorando in M-D, durante il processo di ottimizzazione del sistema di stampa (le cosiddette curve) e durante la fase di profilazione ICC, il reparto prestampa deve usare curve target sempre diverse che variano in base alla condizione di stampa.
Questa estrema variabilità del sistema porta a facili incomprensioni ed errori fra reparto prestampa e stampatore.
Vi faccio ora un esempio pratico in sala stampa.
Lavorando in CTV, lo stampatore controlla lo schiacciamento senza doversi porre il problema della curva target, questa problematica semplicemente non esiste in quanto la curva target da usare sarà sempre e solo lineare (50% = 50%).
In ultimo, questo nuovo modo di leggere l'incremento di punto è disponibile già da 6 anni (fu pubblicata nel 2017). Tutti gli spettrofotometri oggi presenti sul mercato sono in gradi di usare sia la formula M-D che la formula CTV senza alcun problema.
Quindi cosa vogliamo fare? Vogliamo aspettare altri 6 anni prima di iniziare ad usare CTV in produzione? 😉
Buona misurazione dell'incremento di punto.
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artigrafiche · 2 years ago
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Densità o colorimetria?
"Per fare un buon avviamento macchina basta leggere le densità dei pieni e siamo apposto!"
 "FALSO !"  
  Al giorno d’oggi valutare solo le densità di stampa (e non la colorimetria), é come guidare con un occhio bendato. La densità vi dice la coprenza di un inchiostro ma NON vi dice quell’inchiostro di che colore é. I valori Lab invece vi dicono esattamente dove si trova nello spazio colore il colore del pigmento pieno (100%). C’è una bella differenza.
Nella foto seguente vediamo come a livello densitometrico (D) i diversi colori non siano molto dissimili fra loro, mentre leggendo gli stessi colori in colorimetria (Lab) capiamo al volo dove siamo posizionati nello spazio colore (cliccate sull'immagine per ingrandirla).
Vi faccio un esempio pratico. Se il Ciano che avete caricato in macchina é inquinato e vira fortemente al blu (come nell'esempio qui sopra), questo inchiostro sbagliato influirà negativamente su tutta la cromia del lavoro. Hai voglia poi a cercare di correggere lavorando solo di calamai…
Misurando la densità dei pieni potreste anche non accorgervi del problema dell’inchiostro in quanto la D non vi dice di che colore si tratta, ma vi indica solo la sua coprenza. Mentre se misurate in Lab saprete immediatamente quanto siete lontani o vicini al colore desiderato. In Offset agendo sui calamai il macchinista modifica principalmente il valore L del colore (e di riflesso anche a e b), ma nulla di più, non può fare miracoli. Se il colore in macchina ha dei valori ab troppo sbilanciati rispetto ai desiderata, si può sempre fermare, pulire tutto e riformulare l’inchiostro in modo corretto. Non sperate di fare miracoli e di correggere un inchiostro inquinato agendo solo sui calamai!
Se i pieni dei colori primari non rispecchiano i valori attesi per quella specifica condizione di stampa, ovviamente tutta la cromia risulterà falsata. Chi sta prima del macchinista nella catena del colore (i grafici e la prestampa) hanno preparato tutto ossia le curve, il profilo ICC, la prova colore etc, basandosi su dei valori Lab dei pieni, e quelli devono essere riprodotti in macchina da stampa; niente di più e niente di meno. Solo quando i valori Lab dei pieni sono ok possiamo allora poi verificare il registro, lo schiacciamento e tutto il resto.
La densità ovviamente é sempre comoda da usare per tenere sotto controllo la tiratura, quando si è certi che i valori Lab degli inchiostri sono in tolleranza.
Buon avviamento macchina.
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artigrafiche · 2 years ago
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Vent'anni di PDF/X (ed ancora non lo usiamo...)
In questa ultima parte di un articolo composto da quattro sezioni, Dov Isaac fa una disanima sul perché dopo circa 20 anni, ancora troviamo resistenze all'uso del formato PDF/X-4.
In breve, i 4 motivi principali che concorrono alla lenta accettazione del PDF/X-4:
"1. Educazione e, soprattutto, formazione continua L'istruzione è fondamentale per i creatori di contenuti, i fornitori di servizi di stampa e i fornitori di arti grafiche e prodotti di produzione di stampa. I comitati ISO possono sviluppare standard aggiornati incredibilmente utili, ma l'ignoranza dei fondamenti e dei progressi nello stato dell'arte per la grafica e la stampa da parte dei professionisti rende irrilevante la disponibilità e l'implementazione di tali standard.
2. Compiacimento In un settore altamente competitivo e in rapida evoluzione, l'atteggiamento luddista del "se non è rotto, non aggiustarlo" serve solo come scusa debole per continuare a utilizzare processi e procedure obsoleti a scapito sia dei clienti che dei fornitori di servizi in termini di tempo, costi e qualità. 3. Scarsa documentazione e/o supporto In concomitanza con impostazioni predefinite discutibili o persino tutorial "how-to" e "best practice", la scarsa documentazione esacerba i problemi di istruzione e compiacenza. Nei decenni precedenti si scherzava su RTfM, “leggi il bel manuale”. La creazione di contenuti per le arti grafiche, così come il software di controllo RIP/DFE, verrebbe fornita con la documentazione che spiega le impostazioni e le opzioni disponibili dei rispettivi prodotti. Tutorial e white paper che dettagliavano le migliori pratiche erano prontamente disponibili tramite download dai fornitori. Tale documentazione e tutorial sono stati nella migliore delle ipotesi seriamente ridotti principalmente a causa della riduzione dei costi e dell'errata percezione da parte di alcuni fornitori di non aver più bisogno di soddisfare l'industria della stampa.
4. Incolpare il cliente Se il cliente è responsabile della conversione di tutti i colori in quadricromia CMYK più coloranti spot, nonché dell'appiattimento della trasparenza che produce PDF/X-1a, se l'output stampato non soddisfa le aspettative del cliente, il fornitore di servizi di stampa può incolpare il cliente. Questo è uno dei fattori per cui i principali fornitori di servizi di stampa richiedono ai clienti di inviare solo file PDF/X-1a. Quale parte del "servizio" non comprendono tali fornitori di servizi di stampa? Il rimedio a questo tipo di problema è un'area in cui le associazioni di stampa nazionali e locali dovrebbero assumere un ruolo attivo."
Link all'articolo:
PARTE I: https://pdfa.org/twenty-years-of-pdf-x/
PARTE II: https://pdfa.org/twenty-years-of-pdf-x-part-ii/
PARTE III: https://pdfa.org/twenty-years-of-pdf-x-part-iii/
PARTE IV: https://pdfa.org/twenty-years-of-pdf-x-part-iv/
Buona lettura.
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artigrafiche · 2 years ago
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BBCG - Un nuovo modo per definire il vostro brand-color
Siete stufi di trovare differenze cromatiche nel vostro il brand-color per i prodotti stampati?
Cercate un nuovo metodo per indicare chiaramente e con precisione a tutti il vostro brand-color?
Brand colors: dobbiamo farlo meglio… e, si possiamo faro!
Da oggi esiste una nuova metodologia della definizione del colore, che lo specifica in maniera univoca e facilmente interpretabile da tutti gli attori della filiera del colore.
Potete scaricare la guida in italiano dal sito:
https://www.projectbbcg.guide/languages/
Buona definizione del colore.
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artigrafiche · 2 years ago
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Mezzo secolo di Pantone
È già mezzo secolo che tutti credono basti guardare un pezzettino di carta stampata per poi pretendere che quel colore venga riprodotto dagli stampatori esattamente così come loro se lo immaginavano, senza preoccuparsi del supporto di stampa, della tecnologia di stampa del retino usato in stampa etc etc etc; senza cioè preoccuparsi di nulla, solo perché nella scelta del colore avevano usato il “loro” pezzettino di carta stampata.
Finché tutti gli attori della filiera del colore non capiranno termini come “condizione di stampa”, “metamerismo”, “CxF”, “riproducibilità” e “tolleranze”… finché tutti gli stampatori non capiranno che il colore non si giudica “ad okkio” confrontando fra loro due pezzettini di carta, ma va invece accuratamente misurato usando parametri e tolleranze prestabilite, beh… fino a quel giorno continueremo ad assistere ad assurde “interpretazioni artistiche” sul banco macchina.
Pantone stessa oggi ribadisce che il vero colore di riferimento è solo quello digitale. Anche se vi ricordate? Ne avevamo già parlato qualche annetto fa... (http://artigrafiche.maurolussignoli.it/2011/11/la-mazzetta-pantone-non-e-piu-il.html)
La differenza fra il dato digitale e quello stampato può avere un ∆E₀₀ 2. Ne consegue quindi che la differenza fra due campioni stampati (due mazzette diverse) può essere di ∆E₀₀ 4.
La ricetta colore suggerita sulle mazzette è puramente indicativa, "[...] gli stampatori possono usare le loro ricette colore per ottenere tolleranze più piccole per un dato standard [...]". Possiamo quindi dire che... è il risultato stampato e misurato che conta, e non il seguire alla lettera la ricetta colore indicata sulla mazzetta.
https://www.printweek.com/news/article/pantone-explains-controversial-colour-changes?utm_term=Autofeed&utm_medium=Social&utm_source=Facebook&fbclid=IwAR25XjhtTDbufC0LN8dv8E0Vqa8riUQcJNUL_XT-_FQldO22Cy9A6d7wnmo#Echobox=1677540708
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artigrafiche · 2 years ago
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Flexo Calculator mobile 1.3.0
FlexoCalculator mobile 1.3.0 nuove funzionalità.
Sezione Distorsione:
Ora la distorsione prende in considerazione lo spessore del mylar. Il montaggio diretto supporta la modalità standard e twin. Ora il calcolo della circonferenza tiene conto anche del poliestere e dell'ammortizzante.
Aggiunto il supporto per la serie iPhone 14.
Aggiunto il supporto per iOS 16.x.
Link all' App Store:
https://itunes.apple.com/it/app/flexocalculator/id1325603568
Buon download.
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artigrafiche · 3 years ago
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Come si misura cromaticamente un foglio stampato?
youtube
Grazie a TAGA un interessante video formativo su come si misura e si valuta un foglio stampato su macchina offset, al fine di ottenere un profilo ICC personalizzato per una carta particolare.
Buona visione.
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artigrafiche · 3 years ago
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RGB o CMYK? Il flusso di lavoro ottimale dal monitor alla stampa
youtube
Dal Meetup "Arti grafiche, Stampa e Web" un interessante incontro sul corretto uso dei metodi colore RGB e CYMK.
Buona visione.
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artigrafiche · 3 years ago
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Il controllo della qualità nella gestione colore – Dov’è il responsabile qualità?
Partiamo innanzitutto dal definire cosa si intende per controllo della qualità.
Semplificando il concetto; in un processo industriale il controllo della qualità si occupa di verificare che le specifiche di un prodotto rientrino nei canoni tecnico/qualitativi, precedente prestabiliti nel contratto di fornitura, atti alla definizione stessa di quel prodotto.
“Per controllo si deve intendere: "quello connesso ad attività di verifica della conformità di un prodotto o processo." 
La definizione della norma ISO 8402 ed. 1994 del termine controllo della qualità era la seguente: "Tecniche ed attività a carattere operativo messe in atto per soddisfare i requisiti per la qualità".“
Il controllo della qualità implica tecniche a carattere operativo volte sia a tenere sotto controllo un processo sia ad eliminare le cause di prestazioni insoddisfacenti in tutte le fasi del cerchio della qualità al fine di conseguire una maggiore efficienza economica.
Il controllo della qualità fine a sé stesso non porta ad ottenere i risultati desiderati se non integrato in un processo più ampio denominato garanzia della qualità.
Ne risulta quindi che senza garanzia della qualità, non abbiamo nemmeno il controllo della qualità.
Allora domandiamoci ora cosa sia la garanzia della qualità.
“Per garanzia di qualità o assicurazione qualità si intende l'insieme delle attività volte a garantire il soddisfacimento degli obiettivi della qualità, […] In questo senso i controlli della qualità sono intesi come una o più attività tecniche per verificare e/o dimostrare che il prodotto e/o il servizio conseguano i requisiti tecnici richiesti dalle specifiche o dalle norme applicabili. 
I controlli della qualità sono parte integrante dell'assicurazione di qualità. Così come l'assicurazione della qualità, attraverso il piano della qualità, pianifica e documenta le azioni atte a verificare la gestione della qualità, analogamente il piano dei controlli della qualità, assicura che le sequenze, i controlli ed i collaudi previsti siano eseguiti secondo le modalità definite dal contratto, dalle norme e/o dalle specifiche tecniche applicabili.” 
E ... come possiamo tenere traccia di tutte queste azioni di controllo?
“Tutte queste attività sono solitamente registrate su qualunque tipo di supporto (cartaceo, elettronico, ecc.) a dimostrazione della corrispondenza tra ciò che era stato pianificato ed i risultati ottenuti.”
Ricordiamoci inoltre che l'assenza di una comprovata garanzia di qualità, può inficiare anche la normale liquidazione del contratto in essere.
“In molte situazioni contrattuali, la corretta e completa esecuzione dei controlli, il collaudo dei materiali e l'assenza di non conformità sono preliminari al pagamento delle opere e dei servizi associati. In tale situazione contrattuale, laddove sia stata rilevata una non conformità, si possono non pagare le opere o deprezzarne il valore.” 
Chi è deputato quindi a definire un piano atto al raggiungimento della garanzia di qualità? E chi è deputato ad eseguire i controlli della qualità?
“Il responsabile aziendale per l'assicurazione qualità viene normalmente chiamato RAQ (Responsabile Assicurazione Qualità) oppure RGQ (Responsabile Gestione Qualità), pianifica e monitora il processo di qualità nel suo complesso.”
Avendo chiarito questi concetti di base, possiamo ora tornare allo specifico del controllo della qualità nella gestione colore. Possiamo ora domandarci: chi è incaricato ad effettuare i controlli nella filiera produttiva di un prodotto stampato?
Partendo dall'assunto che il controllato non può anche essere il controllore, pena il decadimento stesso del concetto di assicurazione della qualità, non possiamo pensare che il responsabile della qualità colore sia la stessa figura (il macchinista) atta alla produzione del colore stesso. Certamente il macchinista è tenuto ad applicare tutte le procedure definite nel processo di controllo della qualità, necessarie a tenere sotto controllo il lavoro svolto, è tenuto inoltre a registrare il risultato di queste procedure su appositi registri cartacei o digitali, ma come già dicevamo il controllato non può essere anche il controllore. 
Senza una reale contro-verifica del colore prodotto durante la tiratura, chi ci garantisce che il prodotto finito rispecchi la qualità attesa / definita nel contratto di fornitura?
Riassumendo:
1-Non possiamo avere qualità senza aver prima stabilito in modo inequivocabile nel contratto di fornitura i parametri accettati dalle parti che andremo ad usare per valutare gli obiettivi di qualità del prodotto stampato.
2-Non possiamo dimostrare che il prodotto stampato rientri nei parametri qualitativi richiesti nel contratto di fornitura, se non abbiamo in azienda la figura professionale deputata all'attuazione e verifica della garanzia di qualità.
3-Non possiamo “contestare” alcunché sulla base del “gusto personale”. La contestazione di un prodotto può esserci solo a seguito delle evidenze che questo non rientri nei parametri di fornitura prestabiliti.
Chiudiamo infine questo (per alcuni noioso) post domandiamoci quindi: 
Nei contratti di fornitura odierni, dove sono le specifiche di fornitura che si rifanno alle numerose quanto dettagliate norme ISO create per le arti grafiche? Quanti stampatori conoscete che includono nei loro contratti tutti i necessari riferimenti alle norme necessarie per poter giudicare inequivocabilmente la qualità dei loro stessi prodotti stampati?
Dov’é questa importantissima figura della filiera del colore, ossia il RAQ, sia dagli studi grafici che dagli stampatori contemporanei? Quante agenzie e stampatori conoscete che abbiano già integrato in azienda un processo completo di garanzia della qualità? E, soprattutto, chi è deputato a contro-verificare che questa qualità venga applicata in tutta la filiera e mantenuta costante nel tempo?
L’assenza di un reale controllo della qualità nella gestione colore, lascia le agenzie grafiche in balia di eventuali alterazioni cromatiche dovute ad una non corretta gestione attuata da loro stesse oppure da altre figure della filiera.
L’assenza di un reale controllo della qualità nella gestione colore lascia gli stampatori stessi disarmati di fronte ad eventuali quanto possibili contestazioni basate esclusivamente su valutazioni “soggettive” mosse dal print-buyer. In caso di contestazioni infondate il RAQ è in grado di garantire su basi tecniche ed oggettive l’effettivo grado qualitativo ottenuto in un dato prodotto stampato e può inequivocabilmente certificare se/quanto questo rientri nelle specifiche del contratto di fornitura accettato e sottoscritto dal Print-buyer.
Buona gestione del colore.
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artigrafiche · 3 years ago
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Ritmo di apprendimento personalizzato con la formazione autoguidata su TAP
Ritmo di apprendimento personalizzato con la formazione autoguidata su TAP.
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https://www.miraclon.com/flexo-know-how/get-to-know-tiff-assembler-plus-software-4-3-at-your-own-pace/
Buona lettura.
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artigrafiche · 3 years ago
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Come gestire e conservare le lastre per migliorarne la durata e le prestazioni
Come gestire e conservare le lastre per migliorarne la durata e le prestazioni.
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https://www.miraclon.com/flexo-know-how/how-to-handle-and-store-your-plates-for-improved-plate-life-and-performance/
Buona lettura.
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artigrafiche · 3 years ago
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Mantenere l’uniformità delle lastre
Mantenere l’uniformità delle lastre.
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https://www.miraclon.com/flexo-know-how/maintaining-plate-consistency/
Buona lettura.
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artigrafiche · 3 years ago
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Pulizia delle lastre, un fattore chiave
Pulizia delle lastre, un fattore chiave.
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Buona lettura.
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artigrafiche · 3 years ago
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Per la corretta valutazione del colore, su quali strumenti fare affidamento
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Dal Meetup "Arti grafiche, Stampa e Web" un interessante incontro sulla gestione del colore fra grafici, agenzie e stampatori.
Buona visione.
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artigrafiche · 3 years ago
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Buone pratiche per rendere felice il tuo solvente
Buone pratiche per rendere felice il tuo solvente.
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https://www.miraclon.com/flexo-know-how/best-tips-for-keeping-your-solvent-happy/
Buona lettura.
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artigrafiche · 3 years ago
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Montare e smontare correttamente le lastre in macchina da stampa
Montare e smontare correttamente le lastre in macchina da stampa.
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https://www.miraclon.com/flexo-know-how/how-to-mount-and-demount-plates-properly/
Buona lettura.
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