Tumgik
batichigo · 6 years
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Lui la aspettava al tavolino. Aveva una giacca di pelle, come quella che lei aveva visto nella foto che le aveva mandato… Anni prima. Quella foto che aveva stretto sul cuore per tante notti sperando di riuscire in qualche modo ad averlo lì con lei, così. Aveva una giacca di pelle e i capelli biondi disordinati, come sempre. Aveva un caffè davanti a lui, ma non lo guardava. Guardava in basso, pensieroso. Ebbe una gran voglia di stringerlo forte a sé. Invece sospirò, fece un passo verso di lui in quel bar affollato. Si tolse gli occhiali da sole, si sistemò con una mano i capelli lunghi. Lo raggiunse, in piedi davanti al tavolino. “Ciao…” Non sapeva come proseguire. Chiamarlo con il suo nome? Chiamarlo con un tristissimo “ciao carissimo!”, come due vecchi amici che si rivedono dopo anni che sembrano secoli? Oppure chiamarlo come le veniva naturale, “ciao amore”? Lasciò il ciao in sospeso. Lui alzò lo sguardo e la vide. Era bellissima, come ricordava e forse anche di più. Rimase a bocca aperta. “Ciao…” Come chiamarla? Col suo nome? Con un triste “ciao cara” che suonava altamente impersonale? O come l'aveva sempre chiamata, “ciao bimba”? “Ciao.” Ci fu un attimo di silenzio imbarazzante. Trovarsi di fronte al grande amore di una vita non era facile. “Siediti.” “Oh, sì, certo.” Si sedette e lo guardò. Era bello come sempre, le sue mani nervose che l'avevano fatta sentire al sicuro così tante volte, il suo modo di guardarsi intorno, il suo essere perfetto senza nemmeno sforzarsi. “Vuoi qualcosa da bere?” Sembrava imbarazzato. Lei scosse la testa. “No, non resto molto.” “Già. Certo.” Intorno a loro le persone parlavano e ridevano, una coppia di giovani innamorati si stringeva le mani, una donna anziana da sola guardava davanti a lei senza vedere niente in particolare, un gruppo di amici faceva un brindisi. E in mezzo a tutti, loro due. Due persone che si erano amate fino a ferirsi. Due persone che condividevano ricordi ed emozioni, che si erano prese cura l'uno dell'altra e che avevano finito per lacerarsi il cuore. “Allora ti sposi” le disse. “Sì.” “Sono contento per te.” “Anche io, grazie.” Tornò il silenzio fra le loro labbra che si erano cercate tante volte, anni prima. “Lo ami?” le chiese a bruciapelo. Non aveva idea di dove sarebbe andata a finire quella conversazione. Lei si irrigidì: “Non sono affari tuoi.” “Sai che voglio che tu stia bene.” “Perdonami, ma ho difficoltà a crederlo.” Spostò i suoi capelli su una spalla e si morse il labbro. E l'unico pensiero di lui, in quel momento, era quanto avrebbe voluto baciarla. “Sai che è così.” “Sai che resterò della mia idea.” Testarda come sempre. Questo non lo disse. “Voglio che tu sia felice.” Lei fece un sorriso che nascondeva tutta la tristezza dei tempi passati. “Se avessi voluto la mia felicità, non te ne saresti andato. E invece lo hai fatto.” A quelle parole lui si appoggiò allo schienale della sedia. “Sai che eri troppo per me.” “Sì, una delle tante cazzate che mi hai detto per non farmi soffrire spiattellandomi in faccia la verità.” “E qual era questa verità?” “Che non mi hai mai amato. E lo sappiamo entrambi. Non importa, è acqua passata.” “Non potevamo funzionare insieme.” “Infatti.” Il caffè davanti a lui era ormai freddo, ma non ci fece caso. Era occupato a godersi quel silenzio pieno di parole non dette e di amore mai dato e andato a male. La guardò: i suoi capelli mossi, quegli occhi in cui si era riflesso tante volte, quelle mani piccole che aveva stretto e baciato. Gli fece un male cane ammettere che non era più sua. “Sai che ti dico?” Si stupì del suo tono di voce deciso, ma lei lo guardava aspettando che continuasse. “Che abbiamo fatto un sacco di casino, io e te. Che ci siamo mandati a fanculo così tante volte che ho perso il conto. Che me ne sono andato, sono tornato e mai rimasto, che mi sono comportato da coglione. Che hai pianto per me e non lo meritavi. E adesso il tuo nuovo amore posso solo immaginarlo, gentile, dolce, che ti tratta come la cosa più rara e preziosa del mondo, che controlla se stai bene quando magari ti addormenti prima del solito. Che ti riempie di belle parole e non ti dice mai che sei una rompicoglioni assillante, e credimi, se non sei cambiata in questi ultimi anni, posso garantirti che a volte lo sei. Ma ti dico anche che non ti ama. O meglio, magari ti ama ma ti ama senza il coraggio di farlo. Non conoscerà mai i tuoi baci più veri, i tuoi abbracci più sentiti. Scommetto che non gli fai mai appoggiare la testa sul tuo seno perché se lo dovesse fare ti sentiresti a disagio, perché solo io lo facevo. Scommetto che non gli permetti di accarezzarti i capelli perché ti dà fastidio, così dici. Ma quando lo facevo io non ti tiravi indietro e ti addormentavi su di me. Scommetto che non ti fai mordere le labbra perché non ti piacciono i morsi, gli dici. Ma io lo facevo e ti tenevo stretta e tu non ti ribellavi mai. Ti ricordi? Ti scioglievi quando ti tenevo così. Scommetto che quando fai l'amore con lui, a volte piangi. E ti dici, gli dici, che non sai il perché. Sarà l'emozione. E invece non vuoi ammetterlo ma stai pensando a me, a quando non ti lasciavo nemmeno il tempo di toglierti i vestiti. Scommetto che non gli permetti di baciare quel neo che hai sul fianco, un po’ nascosto, perché quando si avvicina gli dici che non ti va. E in realtà lo allontani solo perché quella è la zona più mia di te e vuoi che rimanga tale. Scommetto che devi convincerti ogni giorno di essere felice così. Scommetto che ogni sera ti accorgi di non esserlo ma fai finta di niente. Ti dici che passerà, che passerò. E mi ritrovi dappertutto, ma non in lui.” Nessuno dei due fiatò per un po’. Poi lei si schiarì la voce. “Devo andare, adesso.” Si alzò e lui la seguì. “Pago e ti accompagno alla macchina.” “Va bene.” Uscirono tenendo la distanza di sicurezza necessaria per non far scoccare la loro solita scintilla. Ma alla macchina, lui le sfiorò la mano e lei ebbe il loro solito brivido. Si girò e lo guardò con le lacrime agli occhi. Aveva i suoi soliti occhi azzurri, quelli in cui si era persa milioni di volte senza voler ritrovarsi. Sentì il suo sguardo bruciare sulla pelle. Voleva piangere mentre lui le accarezzava la guancia e avvicinava le labbra alle sue. Non riusciva a muoversi, riusciva solo a tremare. “Lasciami…” “Non posso.” “Devi.” “Non andare da lui. Torna da me.” “Non posso. Tu non mi hai mai tenuto con te, lo sai. Non l'hai mai fatto.” “Tu mi ami?” Lo guardò. Gli passò una mano tra i capelli, dio, quanto le mancavano. “Devo andare.” “Non vuoi andare.” “Cosa ci faccio qui, io, adesso, con te?” Lui la strinse e lei si lasciò stringere come anni prima. “Torni a essere quello che sei sempre stata. Torni a essere il mio amore. E se questo è uno sbaglio, allora ti prego, non correggiamo niente.”
Miriana Cimbro, lezionidivoloperprincipianti (via lezionidivoloperprincipianti)
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batichigo · 6 years
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L’insicurezza è una brutta bestia, bisogna tenerla lontana, distante, bisogna sconfiggerla con le proprie mani, con le proprie forze, bisogna ammazzarla. L’insicurezza è quella che ti fotte, ma in tutto, proprio in tutto, nella scoperta della bellezza nei rapporti con la gente, e sai che c’è? È proprio un mostro che va via e poi ritorna anche quando credi, in qualche modo, nelle tue capacità perché non è insicurezza credere di non essere buona a niente, non è insicurezza odiarsi e basta, è insicurezza sapere di valere qualcosa ma non abbastanza, è insicurezza quel limite che sta tra il fare e il ragionare che sta tra “lo posso fare” e “no, che non posso, mi mangeranno, mi uccideranno, anche solo le mie stesse paure”. È insicurezza la mancanza di coraggio quando non credi di potercela fare a superare gli orrori dello specchio, e fa male già per il semplice fatto che potresti, e potresti tanto, ma resti in uno stupido insopportabile limbo; “Lo faccio?”. L’insicurezza è una brutta bestia, non si traduce in inconsapevolezza, tu sai che vali, sai che puoi, sai chi sei ma non è mai abbastanza e non te ne liberi mai e fai tutto quello che puoi, ma è un casino farcela perché l’insicurezza è la più brutta bestia che esista, non le importa che vivi di bellezza, si mangia tutta la bellezza ed è così irrazionale che non la puoi spiegare, ha radici profonde, le stesse delle tue paure non basta che ti convincano che sei bellissima, non basta sentirti dire che sei perfetta perché è questa l’insicurezza: come sei sei, non sarai mai abbastanza, non sarai mai all’altezza.
Marzia Sicignano (via maledettadaunangelo)
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batichigo · 6 years
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Mentre aspetto la mia brioche decido di accendere il cellulare.
Apro Instagram e nella home, per puro caso, mi imbatto in una sua foto.
Sono passati mesi dall’ultima volta che le ho parlato.
Ha i capelli più lunghi e la carnagione più scura, ma resta sempre lei.
Una lacrima calda mi sfugge e scende, fino a morire sulle labbra, bagnandole di sale.
Seduto di fianco a me, il mio ragazzo smette di bere il cappuccino e mi accarezza la guancia, le dita profumano di caffè.
I suoi occhi scuri implorano chiarimenti.
Gli mostro lo schermo luminoso; lui abbassa lo sguardo, corrucciandolo in un'espressione confusa, poi torna a incastrare i suoi occhi nei miei.
Riguardo la fotografia, per poi fissare un punto indefinito aldilà delle grandi vetrate del bar.
D'improvviso mi sento soffocare; lo spazio sembra ridursi, i rumori diventano ovattati e ogni persona mi provoca grande irritazione e dolore allo stesso tempo.
Vorrei uscire. Ho bisogno d'uscire.
Ci spostiamo fuori, in un tavolo con tante bustine di zucchero colorate e un mazzolino di fiori al centro.
Eppure, continuo a sentirmi come se stessi sprofondando in un baratro.
“Chi era, quella ragazza in foto?” Mi chiede lui, stringendomi forte le mani nelle sue, dandomi l'impressione di fonderle assieme.
“Lei era… era… era la mia migliore amica” ogni parola mi lascia in bocca l'amaro.
La mia voce strozzata, pronta a spezzarsi, é nascosta dal vocio altisonante e dalle risate squillanti dei clienti.
“Lei era la mia migliore amica” ripeto.
Nonostante tutte le ferite, continua ad essere questa frase associata al suo volto quella più profonda, impossibile da cicatrizzare.
É così difficile parlare senza scoppiare a piangere, trovare le parole per formare una frase… mi provoca uno sforzo immane “Lei era… era… era la canzone che speri sempre di ascoltare quando accendi la radio. Era la giusta dose di zucchero nel caffè. Era il mio "oggi potevo stare a casa ma sono venuta comunque a scuola solo per poter passare 10 minuti con lei”.“
Inghiotto un po’ di ossigeno "Lei era il libro giusto lasciato nella scaffalatura sbagliata… era la prima risata dopo ore di pianti, quel genere di risata che ti apre il cuore per riempirlo con pensieri come "ci sono ancora persone che ti amano esattamente così come sei”.“
Mi siedo meglio sulla sedia, prendo un fazzoletto e inizio a strapparlo in tanti piccoli pezzi.
"Lei era le chiamate di due ore la sera. Restavamo a chiacchierare fino a quando la voce non ci si impastava, il numero di sbadigli superava il numero di parole che riuscivamo a dire, e gli occhi non diventavano due fessure. Era gli abbracci la mattina, così stretti da darti la forza per affrontare tutta la giornata, coi rispettivi profumi che si mischiavano e le braccia che si intrecciavano.
Era i weekend passati in camera, con fuori la pioggia e il vento freddo che spogliava gli alberi, mentre dentro i film in streaming e la cioccolata calda fra le mani.
Era i 68 audio per parlare del ragazzo carino che aveva salutato, le ingiustizie dei professori e l'ansia per le verifiche.”
Mi sento come se mi stessi crepando in mille parti “era tutti i vestiti più buffi e ridicolo provati in camerino solo per scoppiare a ridere assieme. Era le parole sussurrate, gli sguardi d'intesa, le corse sulla sabbia bollente per gettarci in mare, le foto mosse .”
Mi sento così piccola, così piccola e fragile e stupida e rotta “Lei mi faceva sentire come se fossi importante. Come se le mie idee e le mie teorie, anche quelle più assurde e complicate, avessero un senso. Come se fossi abbastanza coraggiosa per affrontare ciascuna delle mie paure, e abbastanza forte per realizzare ogni mio sogno.”
Mi tremano le labbra. Tutto è sfocato. Ogni parola ha il sapore di sale. I capelli si sono appiccicati alle mie guance calde. “Lei era quel genere di persona che ti fa sentire amata. Che ti fa sentire come se anche tu potessi essere la costante nella vita di qualcuno. Il "qualunque cosa accada, io continuo a scegliere te”, il “tu non sei come gli altri. Nel mio cuore, per te, ci sarà sempre un posto”. “
Stringo forte fra le dita tutti i pezzetti di fazzoletto che ho strappato "Come fai a dimenticare qualcuno che ti ha dato così tanto da ricordare? Che ti ha fatto sentire come nessun altro prima ti aveva mai fatto sentire? Io certe emozioni non so cancellarle. Certe frasi non so dimenticarle.”
Premo una mano sul mio petto “Tutte le cose che abbiamo fatto assieme sono incastrate qui, e non immagini quanto male mi fanno”.
Breve pausa.
“E… e adesso chi é lei?” Chiede lui, con la voce che é un sussurro.
“Ora… ora lei è quella ragazza che quando mi incrocia per strada, cambia direzione e abbassa lo sguardo. È quella che non chiede più di me a nessuno. É quella che lascia sempre il sedile di fianco al mio vuoto, sul bus. È la notifica di whatshapp che non accende più lo schermo ”
Quando si sta male, respirare é davvero complicato. “É quella che ha smesso di frequentare i nostri posti. Quella con un sorriso più luminoso quando sta con gli atri. Quella che nel gruppo saluta tutti, eccetto me. Quella che non pronuncia mai il mio nome. ”
Mi sento scossa da tremiti davvero forti. Ho paura di sciogliermi nel mio dolore.
“Lo sai, tutti vogliamo lasciare un'impronta di noi stessi nella vita degli altri. Tutti vogliamo influenzare la vita di chi amiamo. Tutti vogliamo imprimergli un ricordo indelebile. Una sensazione che provano solo con noi, e nessun altro” continuo, il mio sguardo vaga verso il cielo, lo stesso che guardavamo assieme, che fotografavamo assieme.
“E fa male. No. Distrugge. Distrugge sapere che ha cancellato il mio numero. Che non ha più alcuna foto di noi… che semplicemente mi ha spazzato via dalla sua vita come se fossi polvere.”
Lui mi abbraccia forte ed io mi perdo fra le sue braccia, fra il suo profumo e il torpore del suo corpo. “Io vorrei… vorrei solo…. vorrei solo che quando gli altri le chiedono di me, lei non abbassasse lo sguardo e cambiasse argomento. Vorrei solo che dicesse "era la mia migliore amica” con in bocca lo stesso sapore di lacrime e amaro che ho io.“
Non mi accorgo che davanti a me é arrivata la brioche, ma so già che non la mangerò in quanto il mio stomaco si é attorcigliato.
Lui continua ad inghiottire i miei occhi nei suoi "Vedi, è per questo che sono diventata così fredda e apatica, che stringo nel mio petto tutte le mie emozioni, senza lasciarne trapelare alcuna… non vorrei che altri mi demolissero allo stesso modo che ha fatto lei”.
Un sorriso gli vela le labbra e gli addolcisce l'espressione “Non devi; solo perché qualcuno ti ha spezzato, anche se quel qualcuno era davvero importante per te, non significa che lo faranno tutti.”
Mi incornicia il volto bollente di lacrime con le sue mani fresche, e con un sussurro riesco a dire “Dicono che se dai amore alle persone, indietro ti tornerà solo amore. Non é vero. A me indietro sono tornati solo lividi, cicatrici, rimpianti e sensi di colpa. Sono stata solo ferita. Illusa. Presa in giro. Sostituita.”
Lui scuote la testa. Avvicina il suo volto al mio, tanto da far sfiorare la punta dei nostri nasi “L'amore che dai a qualcuno non deve per forza tornare indietro da quel qualcuno. A volte può tornarti indietro da qualcun altro. ”
Adesso, a sfiorarsi sono le nostre labbra.
Chiudo gli occhi, per concentrarmi solo sulle sue parole, sul suo respiro che asciuga le mie guance, sulle sue dita allacciate alle mie “io ti amo, e credimi; sono convinto che quando dai troppo amore a qualcuno, fino a polverizzarti, arriverà sempre qualcun altro che ti amerà così tanto da ricostruire ogni particella di te, da riempire ogni tua crepa…. se solo tu glielo permetterai.
Devi trovare il coraggio di non chiuderti in te stessa per finirti di distruggere da sola”
-Alessia Alpi, scritta da me.
-Volevoimparareavolare on Tumblr
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batichigo · 9 years
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batichigo · 9 years
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Reblogga esprimendo un desiderio. Magari funziona.
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batichigo · 9 years
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Mi fece sentire tutto quello che non ero mai stata.
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batichigo · 10 years
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batichigo · 10 years
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I want you to remember that I said that
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batichigo · 10 years
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Ragazze e ragazzi, questa è per voi.
Quando la vedrete sulla dash, esprimete un desiderio e rebloggate.
Io l’ho fatto due volte, e si è avverato.
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batichigo · 10 years
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Non importa cosa sei,a loro importa solo cosa sembri.
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batichigo · 10 years
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Non è che se scrivi una frase poetica sotto la tua foto da troia pari meno troia.
Informazioni di servizio. (via hocredutointeetumihairottadentro)
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batichigo · 10 years
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Mentre lui le insegnava a fare l’amore, lei gli insegnava ad amare.
Fabrizio De Andrè. (via siamomiglioriamici)
Rebloggo un milione di volte.
(via staremoinsieme-persempre)
Rebloggo sempre.
(via vuoiessereilmionulla)
Piccole felicità nel trovare i post vecchi scritti ancora con il vecchio nome. :’)
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batichigo · 10 years
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Can i cut my fat off?
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batichigo · 10 years
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"Stringimi forte."
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batichigo · 10 years
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batichigo · 10 years
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Sei tutte le tonalità del mare.
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batichigo · 10 years
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"Io ti amo sotto tutti i punti di vista"
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