bee-ingquinn
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With love, ℬ
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fairy [noun] an imaginary creature in the form of a very small (often winged) human, with magical powers.
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bee-ingquinn · 19 days ago
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— Robert Frost, "Acquainted with the Night" from The Poetry of Robert Frost, edited by Edward Connery Lathem (via lunamonchtuna)
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bee-ingquinn · 1 month ago
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A. Sbuffa una risata a quella battuta sulla piovra mentre scuote la testa, stringendosi nelle spalle nel ribattere « Al massimo qualche Plimpli » e poi rifilarle un’occhiatina e un sorrisetto sghembo « Anche se in compagnia in barca è sempre meglio, sai » ah sì?
B. « Allora dovrai affrettarti a trovare qualcuno che ti faccia compagnia » fa notare, prima di distogliere lo sguardo con nonchalance in favore dello stesso zaino da cui a poco andrà a prendere il fazzoletto. « Anche se ho sentito che ad alcune piacciono gli inviti diretti! »
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A. Solo dopo averne finito uno, mentre con finta nonchalance fa per assaggiare un altro dolcetto mentre lo sguardo scorre tra i contenitori, le domanda senza alcun preavviso « Ci vieni allora con me in barca quando è pronta? » sollevando soltanto ora lo sguardo a cercare il suo e un sorriso speranzoso.
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bee-ingquinn · 2 months ago
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Katherine Mansfield, from a letter to John Murry, featured in The Letters of John Middleton Murry and Katherine Mansfield
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bee-ingquinn · 2 months ago
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B  « Voi » comincia, leccandosi le labbra oggi prive di trucco « tornate a scuola? Cioè… siamo tutte maggiorenni ormai, no? »
L « Certo che ci torno. » decisamente convinto. « Tu no? »
N « SSSSSH!!! » esclama, facendo cenno con la mano di abbassare la voce « I miei non sanno e non devono sapere niente!!! » esclama, più a bassa voce, guardandosi intorno come per assicurarsi che effettivamente non ci fossero i genitori in giro «...comunque si, certo che ci torno! E’ l’ultimo anno che gramo, voglio finirlo!!! » sbuffa sonoramente. « Ma se i miei lo scoprono sono capaci di obbligarmi a non tornare e… » assottiglia lo sguardo, stringendo i pugni «E gramo no!» lo sbatte sul tavolo quel pugno « A costo di scappare di casa io a scuola ci torno, non possono impedirmelo!! »
B « Io l'anno non lo perdo » che dovrebbe essere già una risposta ma il misto di ansia e fastidio che percepisce da questa mattina, dal momento in cui la lettera è arrivata a casa sua, trabocca nel proseguire. « Non potrebbero impedirmelo neanche se volessero! Ho diciassette anni ormai e se voglio farmi ancora tre mesi nella stessa stanza con un assassino, lo faccio! » 
L « Potete venire da me, domani » lo sguardo passa da Blythe a Neera e viceversa, soffermandosi in particolare sulla Tassorosso « così partiamo insieme e non c'è rischio che qualcuno dei vostri genitori vi obblighi a fare niente contro la vostra volontà » il tono è deciso e seppur non sembra voler accogliere obiezioni, rimane pur sempre una proposta che possono decidere liberamente di rifiutare. « Nelle Highlands, nella roulotte incantata di mio padre » le informa, finendo con lo sguardo su B, come a volerla rassicurare, con quel dettaglio.
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21 aprile, pomeriggio. Highlands, roulotte incantata di Cailaen Campbell.
« Ascoltate, ragazze. Lo so che là fuori è un casino. E non parlo solo di Hogwarts, o di quella dannata lettera. Parlo del mondo intero. È pieno di cose che fanno paura, di gente che dice che non si può, che è meglio fermarsi, che bisogna avere paura. Ma sapete cosa vi dico? Io vi guardo, e non vedo paura. Vedo tre streghe in gamba. Vedo coraggio. Vedo testardaggine, quella bella, quella che ti fa rialzare quando tutti ti vogliono a terra. La paura ce l’abbiamo tutti, sapete? Anche io. Anche Silente ce l'aveva, e chi vi dice il contrario mente. Ma il coraggio... il coraggio non è non avere paura. Il coraggio è sapere che qualcosa fa paura — e andare avanti lo stesso. Se il vostro cuore vi dice di tornare... allora è lì che dovete andare. E io... io sarò sempre qui per sostenervi, qualsiasi cosa succeda. Sempre. » Si schiarisce la voce, si sfrega gli occhi in modo goffo, come se volesse scacciare un granello di polvere inesistente. « Accidenti, deve essere entrata un po' di cenere dal camino...» Ride, ma la voce gli trema un po'. Poi si raddrizza sulla sedia e sorride loro, largo, con tutto il cuore. « Adesso basta facce tristi. Mettete via quei musi lunghi: domani ci si alza presto per andare a King's Cross e adesso è l'ora di una bella tazza di tè caldo! Su, servitevi pure. »
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bee-ingquinn · 2 months ago
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Glannagilliagh, County Kerry, Irlanda.
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bee-ingquinn · 2 months ago
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G. « Uuh! Siete state in Franciaaa? » domanda con tutto l’interesse del caso. [...] « Bè.. almeno siete state bene, no? Ciè.. che avete fatto? » domanda allungandosi un po’ verso di lei col busto per sentire meglio tutte le varie storie.
B. E' un sorriso spontaneo e felice quello che le contagia i lineamenti nel raccontare cos'hanno fatto. « Più che altro abbiamo poltrito da fare schifo, però abbiamo anche girato un sacco Parigi. Tipo la Torre Eiffel era ASSOLUTAMENTE da visitare, pure il Centre Pompidou che ci stava un saaacco di roba tipo cinema eccetera! » poi « E mangiato un botto! Ho portato dei dolcetti che poi ti devo far troppo assaggiare! » trilla allegra, proseguendo subito dopo « Siamo pure uscite di sera nel Quartiere latino, ma i miei non volevano che andassimo nei locali notturni. [...] Però la parte più bella è stata la giornata a Giverny! » si riprende quasi subito, poggiando i gomiti sul tavolino e il mento sui palmi aperti. « E' bellissima, c'era un sacco di verde eee sai che ci ha vissuto un famosissimo pittore babbano? »
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bee-ingquinn · 2 months ago
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bee-ingquinn · 4 months ago
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Puoi bruciare un po' di più.
B. « Ieri Shu mi ha dato una mano per quel falò che ti dicevo. » quello per darsi una closure sulla questione breakup e tutto ciò che la contorna, ma a giudicare dalla rabbia che inizia a montarle dentro, non sembra aver funzionato granchè. « E’ andata un po’ così. » che a sentire il tono, sembra più un’introduzione che un commento a sè. [...] L’elettricità della propria magia la percepisce nel solleticarla sotto la pelle, scegliendo di incanalarla attraverso il catalizzatore; lo stesso che viene alzato assieme alla mandritta, impiegato in quella saetta disegnata a cui segue un « Concùssio. » sibilato, neanche davanti a lei ci fosse chi l’ha ferita al posto di quell’oggetto senza vita. E poco importa dove andrebbe a segno l’incanto, in caso di successo. A lei basta sfogare quello che ha dentro. 
E. Domanderebbe pure come è andata, ma la verità è che sente benissimo le emozioni altrui come risposta. Se poi Blythe le usa anche per infliggere quell'incanto al manichino, lui non può fare a meno di ascoltare come se fossero chissà quale ninna nanna piacevole. Una melodia che lo culla perché la conosce bene; perché è violenta il giusto da lasciargli il senso di adrenalina di chi non dovrebbe sentire il thrill, eppure lo sente eccome. [...] Si dà una spintarella verso Blythe solo alla fine, quando cerca di raggiungerla con calma per TENTARE di darle un piccolo abbraccio. Dal lato, dal dietro, non cambia molto. Magari non di fronte, che così evita di mettersi in linea con la bacchetta. Sarebbe una stretta, nel caso, anche abbastanza morbida, come morbido è il tono con cui le soffia un « Mh. E' okay. Puoi bruciare un po' di più. » che ha senso forse solo nella sua testa, e benché l'idea di quell'abbraccio sia di ovvio conforto, è inevitabile come anche lui lo cerchi in maniera decisamente diversa, quando PROVA ad invadere le emozioni altrui di nuovo; a cercare il fondo di quella rabbia e tutti i sentimenti a lei appresso. Non ha timore di quanto soffocante possa essere, come se la mera sensazione fosse quanto di più soddisfacente c'è nella vita.
B. Il tocco del Prefetto è quanto più di simile ci sia ad un balsamo, ad un unguento da versare sull’ustione che si porta dietro da troppo tempo ormai - si lascia andare all’indietro, appoggiandosi completamente ma soprattutto con il capo alla figura dell’amico, un sospiro che le abbandona le labbra nell’osservare il manichino e gli eventuali danni. La mano libera che va a posarsi sul braccio altrui corrispondente. [... ] Ammicca, tentando poi di sollevarsi quanto basta sulle punte per avvolgere un braccio attorno al collo dell’amico - col chiaro intento di stampargli un bacio appiccicoso di lucidalabbra dritto dritto su una guancia.
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bee-ingquinn · 4 months ago
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bee-ingquinn · 4 months ago
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sveta.yashchenko__
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bee-ingquinn · 4 months ago
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H. « Ad ogni modo, se posso permettermi, il vostro tocco si vede » fa un occhiolino ad entrambe, per poi mormorare un « Non so davvero come ringraziarvi del vostro meraviglioso lavoro. A parte far sapere a tutti quelli che conosco che ci sono delle giovani tessimanti che promettono davvero molto, molto bene » mormora, sorridendo dolcemente.
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bee-ingquinn · 4 months ago
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B. « Ho rotto con Lionel. » ammette in un sussurro, seguito da un altro. « E anche con Cheryl. » sollevando poi lo sguardo stanco sull’amico. « Sono stanca dei Purosangue, Shu. Della loro società di merda che rovina pure gli altri. E sono stanca… di tutto. » persino del cibo a quanto pare, vista l’esitazione con cui porta un boccone alle labbra per poi masticarlo piano.
S. La adocchia di sbieco al fine di non voler risultare eccessivamente invadente, ritrovandosi a flettere un sopracciglio nell'istante in cui viene a sapere della rottura tra Blythe e Lio. « Meglio ora che poi. Tanto sarebbe avvenuto per forza. » [...] « Bisogna solo scendere a patti con il fatto che non possiamo rimanere il primo posto di qualcuno per sempre, niente lo è mai davvero. » e se torna ad premere su determinati aspetti, consapevole di quanto possano essere dolorosi, è solo per portare avanti una terapia d'urto poco ortodossa.
B. « E come si fa a scenderci a patti, Shu? Come ti abitui? » gli domanda, alzando lo sguardo per cercare quello dell’amico che, ahimè, ci è già passato. « Okay che io sono qua e lui là, ma… al momento mi sembra di non riuscire in nulla. » sospira lievemente, poggiando i gomiti sul tavolo per fornire un supporto alla propria fronte. [...] « Mi sento un sacco patetica » rivela, le parole in contrasto col tono più leggero che sta usando.
S. « Con il fuoco. » in che senso? « recupera tutte le sue cose e bruciale. Ricomincia da zero, Lionel è morto. » avanza di qualche passo con l'intento di aggirare il tavolo per guadagnare la stessa panca su cui è seduta la settimina, provando a sedersi al suo fianco senza tuttavia toccarla in qualche modo. « B, mi dispiace vederti così e non so come si faccia a far star bene una persona... » si guarda intorno neanche potessero gli elfi domestici dargli qualche indicazione « però, si insomma, dai vieni qua. » allarga ambedue le braccia invitandola a stringerglisi addosso per trovare un pelo di conforto. Qualora ciò dovesse avvenire, sarebbe un abbraccio rigido, tipico di chi con il contatto fisico non imparerà mai a farci i conti davvero. « Patetica è la situazione, non tu. » precisa con un sussurro basso.
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bee-ingquinn · 1 year ago
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Saying you got a hold on me, you always have You got a hold on me, I understand
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bee-ingquinn · 2 years ago
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PiPo
1. Pozioni FischioSpezzante (+2) 2. Fiore banshee (+1) 3. Infuso Fiacco 4. Fagiolo soporoforoso 5. Decotto Tiramisù 6. Radici rabarbaro 7. Pozione Bellapelle 8. Ortiche secche 9. Soluzione Tinteggiante (+1) 10. Pianta genio 11. Pozione Refrigerante 12. Salice bianco (+3) 13. Pozione Purificante 14. Grinzafico 15. Doxycida 16. Tranello del Diavolo 17. Filtro Ombreggiante 18. Carciofo riccio 19. Pozione Drizzacapelli (+1) 20. Fagioli engorgianti 21. Pozione del Guardone 22. Belladonna 23. Pozione del Canto Continuo 24. Stridiosporo (+1) 25. Pozione AguzzaIngegno 26. Bubotubero 27. Pozione dell`Amicizia 28. Giana 29. Pozione della DisIllusione 30. Verbena 31. Bevanda Ammutolente 32. Allosteria (+3) 33. Pozione Tartagliante (+1) 34. Agrimonia (+1) 35. Intruglio Sfocato 36. Vedinotte 37. Pozione Invecchiante 38. Fiore di loto 39. Pozione per Dimenticare 40. Genziana di Ghamrod 41. Pozione Ringiovanente 42. Sesamo magico 43. Pozione Cambiapersonalità 44. Salice piangente (+1) 45. Pozione Rigenerante 46. Acetosa di bosco 47. Antidoto Mentale 48. Semi di fuoco 49. Pozione occhi di gatto 50. Eufrasia 51. Bevanda della Pace 52. Elleboro 53. Soluzione Corroborante (+1) 54. Aeroso 55. Distillato sviante 56. Coclearia 57. Elisir dell'Euforia 58. Footleaf (+1) 59. Distillato del Sogno Condiviso 60. Obscurus Florens 61. Pozione del fuoco incessante 62. Pugnacio 63. Pozione della chiaroveggenza 64. Bacio della notte 65. Pozione Ipnotizzante 66. Oblìo Rosa 67. Pozione cura ferite 68. Dittamo 69. Antidoto Generico 70. Bardana 71. Fluido Esplosivo 72. Quedatenunca (+3) 73. Pozione del controllo Creature (+3) 74. Cefalofago (+1) 75. Veleno Camuffato (+1) 76. Mandragora (+1) 77. Pozione per l'Invisibilità 78. Erba fondente 79. Pozione per la resistenza al fuoco (+2) 80. Funghi arroventosi 81. Filtro delle Quattro Essenze 82. Lisedia
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bee-ingquinn · 3 years ago
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december 10th - Hogsmeade
«Cannocchiale del diciottesimo secolo» il ministeriale legge di nuovo dalla pergamena, per quanto le folte sopracciglia tremolino un po' adocchiando altri partecipanti come Iris ed Elizabeth «Sono tre galeoni, per quello» che, abbassando il volume di mezzo tono, diventano tuttavia «Due se attira altri compratori» il Ministero perdonerà, basterà rivalutare il prezzo d'acquisto della casa. (...) «Non abbiamo» tempo per «un perito, madamigella. Ma posso dirle per certo che questo è lo stemma di famiglia, da appunti personali della defunta» sulla cui dipartita l'uomo non si intromette, non confermano né smentendo eventuali delitti o suicidi. Singolare, considerando come poco prima non si è risparmiato dall'appellare la defunta in modo assai colorito. «Beh beh beh» è tuttavia il duplice richiamo di Elizabeth ed Iris alla famiglia Featherstone a cavare all'uomo qualche parola, infine «Antica abbastanza, purosangue no di certo» e figuriamoci «Una vena di follia ha abbracciato diversi esponenti, da quel che si dic...il tavolo ottagonale? Subito, signore» il dovere chiama, ecco perché ad Iris è permesso di scattare la sua foto così come a Blythe di osservare meglio gli anelli - qualora voglia provarli - e decidere le sorti di quel cannocchiale che ha puntato sin dall'inizio, dopo i recenti appunti ricevuti.
« Prendo uno di questi due, occhio al colore che se non mi sta bene rivoglio i soldi, eee » andrebbe a riprendere il cannocchiale, sempre che sia ancora lì « questo! » mentre apre la borsetta per ficcarci dentro la mano destra in modo da poter scavare per il borsellino pieno. Questa è follia, altro che quella dei Featherstone.
Una lista interminabile lunga centimetri e centimetri di pergamena su cui finirà anche il nome di Blythe, una volta che la quintina avrà scelto tra una lacrima di rubino contornata da piccoli richiami dorati di simboli celtici o un topazio di forma esagonale al cui interno sembrano muoversi piccolissimi granelli di sabbia scura, in contrasto con l'argento dell'anello. Il cannocchiale, del resto, viene segnato controvoglia dal mago, una volta che l'ultimo desiderio di carpirne i segreti sfuma nella decisione di Blythe.
______________________________________________________________ Possiede un cannocchiale del diciottesimo secolo perfettamente funzionante con i numeri del Quadrato della Luna incisi sull'oculare (...) ed un knot ring dorato con un rubino incastonato che, alla luce del sole, risplende più del dovuto.
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bee-ingquinn · 3 years ago
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La lascia avvicinare mentre, come sempre, i cinque sensi consegnano al mondo le risposte su cui il neo sestino non ha voce in capitolo, come accade per il brivido di piacere scaturito sotto il suo tocco, e che ora gli risale la pelle nivea, fino ad arrivare alle spalle, finché la mancina si muove quasi istintiva, determinata a catturarne l’artefice e, dunque, richiudere dolcemente le dita intorno al suo polso. […] le eviterebbe solo di fuggire dalla propria portata e, in più, guadagnerebbe per se stesso un nuovo fulcro su cui concentrare l’interesse. L’attenzione difatti scenderebbe lì, sul punto di incontro tra i loro corpi: palmo della mano e giuntura sottile. Bellissimo, suggestivo e perfetto. « Chi, io? » La voce risulta giocosa alle proprie stesse orecchie, seguita però dal balzo che il pomo d’Adamo compie lungo la gola, rivelando l’effetto di una deglutizione che, purtroppo, è fisicamente impossibile nascondere.
Non si ribella alla presa, abbandonandosi invece per quanto possibile senza un supporto alle sue spalle, tanto da dedicare alla distesa d’acqua davanti a loro uno sguardo meno approfondito di quanto volesse fare all’inizio. Complice anche la battuta del verde-argento che la porta a voltarsi verso di lui, un accenno di divertimento sulla punta della lingua. « Sei a caccia di complimenti perché hai sentito la mia mancanza, o solo per il tuo ego? » e che abbia notato o meno il movimento del pomo d’Adamo non è ben chiaro. Lo sguardo passa comunque, neutro, sulla gola del più grande per poi scendere sul petto esposto e soffermarsi lì. E in un altro momento forse l’avrebbe fatta ridere di gusto come lui salga a studiarle l’acconciatura, mentre il proprio interesse è per il novello tatuaggio che gli decora la pelle. Ma c’è un’esitazione palpabile nell’aria attorno a lei, […] i lineamenti che si tingono di palese indecisione, prima che l’istinto decida di prendere il sopravvento. Ancora trattenuta dalla mano di lui, si avvicina di qualche passo verso la sua figura. Quanto basta per arrivargli davanti. « Credo… no, non “credo” » scuote appena la testa, senza smettere di guardarlo « Ti devo delle scuse e basta » e intanto la mano sinistra andrebbe a sollevarsi, proseguendo verso quella del più grande con l’intento di sfiorare delicatamente la sua pelle.
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« E perché non tutte e due? » La leggerezza dell’accento e del tono cozzano con l’attenzione tuttora ancorata in basso, finché il guizzo del pomo d’Adamo, fatto il suo affondo sulla gola, non ripete alcuno show off, neanche dopo aver infilato fra le parole un’ammissione implicita. Ego e mancanza sembrano un giusto compromesso, dopotutto. Il focus indugia ancora un istante sui raccordi delle ciocche e, nella ricerca di un’altra distrazione da offrire nell’aria densa di salsedine, si ritrova invece a guardare lei, di nuovo, e a prendere coscienza di uno spazio inframezzo che si riduce. Comunque non è quello a farlo rimanere in apnea, inconsapevolmente, è il rimorso che si vede restituire adamantino, privo di filtri. E dopo di questo, quando le narici rilasciano il fiato, è il turno dello sguardo, il quale ruba una frazione di secondo per saettare sul paesaggio alle spalle della figlia di Tosca. « Sì, beh » incespica brevemente […] « non fa niente, scuse accettate. » Talmente lapidario che non ha bisogno di extra per far passare il messaggio principale, ovvero che non pare avere intenzione di esporre le motivazioni dietro l’indisposizione di giorni prima, o dietro un silenzio perdurato altrettanto. Ora, se solo Blythe glielo permettesse, sarebbe la destra a prendere iniziativa e sollevarsi alla ricerca dichiarata della nuca di lei, nel punto in cui può sentire sotto il palmo l’attaccatura inferiore della capigliatura, il busto che per forza di cose si stende più vicino, senza tuttavia affievolire i centimetri che spaziano tra l’uno e l’altro viso. « Però non farlo più. » Non è un ordine, glielo sta chiedendo. Di non ignorarlo.
Ed è spontaneo il sorriso dolce che coinvolge il resto dei lineamenti, portandola a sollevare la mano libera verso i capelli per spostare una ciocca dietro l’orecchio – neanche questo le potesse impedire di sciogliersi sul posto. « Anche tu mi sei mancato » soffia morbidamente, prima che l’esitazione prenda il sopravvento. È questo che la porta ad avvicinarsi e a non demordere, neanche quando lo vede prendere distanze emotive davanti ai suoi occhi. Lei, i suoi, li tiene ben fissi sul viso altrui senza perdersi nessun cambiamento – nemmeno il minimo – del suo ragazzo. E offrendogli, forse inconsapevolmente, lo spettacolo di chi arriccia appena le labbra con dispiacere nel vedersi rispondere in quel modo ma senza rifiutare le scuse. Annuisce debolmente, complice anche il sentirsi infilare nel frattempo la mano tra i capelli sulla nuca. E’ impossibile trattenersi dal tremolio in cui s’impegnano le ciglia, o il modo in cui le labbra si schiudono appena, facendole perdere per un battito il focus. Si schiarisce la voce, tornando ad osservare il LaLaurie con aria più seria del normale – se vogliamo ignorare quel pentimento presente sul volto. « Te lo prometto » rimane ancora qualche secondo ad osservarlo, facendo saettare gli occhi anche su quella piccola ruga in fronte prima di muoversi. Lentamente, se lui glielo permettesse, allungherebbe il viso in direzione del suo petto. Muovendo anche qualche passo in avanti fin dove necessario per posare un bacio delicato lì dove il tatuaggio ricopre la pelle. « Per quello che ho detto » oh no « Non mi pento di averlo fatto. Ma per “come” l’ho fatto. » sussurra contro il petto altrui, nascondendosi volontariamente alla vista del più grande alla bell’è meglio. Palesemente piena di vergogna.
Evita di aggiungere alcunché, non c’è bisogno di altro, solo di raddrizzare un poco la linea della spina dorsale per consentirle di accoccolarglisi contro il petto in quello che scambia erroneamente per un lieto fine. Perché se in risposta al bacio — quello deposto sul torace — i polpastrelli affievoliscono la presa sul retro del suo collo, sgusciando leggeri più in basso, in un tratteggio candido del percorso delle vertebre, fin dove può riconoscere le grinze del copri–costume, è altrettanto vero che un crescente nervosismo giunge a cristallizzare la curva delle spalle larghe del purosangue già sul nascere dell’ammissione finale. « … » Si protende in un silenzio insistente, fino a che per primo non schiarisce la voce, inclinando il capo verso il basso per osservarla, accartocciata dalla vergogna, contro di sé. È una delle rare volte in cui la lingua non sa bene che cosa articolare, o meglio: le cose da dire sono molte, ma per un qualche motivo nessuna sembra adatta alla versione del tutto nuova che la quintina sta offrendo al mondo. Di solito non è lei a richiudersi in una conchiglia, semmai è l’ariete che cerca di crepare il guscio, e le abitudini, i ruoli per qualcuno sono duri a morire. « … Blythe? » Gli costa uno sforzo non da poco, anche se a conti fatti il tono non è più forte di un mormorio. La mancina intanto continua ad essere una presenza costante, con il dorso delle falangi che, posizione permettendo, tentano di solleticarle una porzione del viso esposta, sempre che ci sia. Uno zigomo, la curva della mandibola, una tempia. Va bene qualsiasi cosa, basta che possa ridestarla in qualche modo.
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Sospira delicatamente nel sentire la mano scendere lungo la schiena, ricambiando il contatto con un altro bacio casto contro il petto altrui, stavolta mirando dove sta il cuore. Esattamente dove sorge ancora una volta il suo tatuaggio, ora per forza di cose nascosto alla vista di entrambi. « Sto bene, darling » sussurra in risposta a quel richiamo, mentre la mano libera salirebbe lungo il petto del ragazzo e, passando per la spalla, andare a posarsi contro la sua mascella proprio mentre arriva quel tocco familiare contro il suo viso. Lo stesso che va a rialzare subito dopo, ricercando gli occhi altrui. « Ultimamente mi sento… un po’ insicura » confessa, sospirando appena prima di continuare, abbassando lo sguardo sul tatuaggio del LaLaurie. « Credo da dopo la cosa con la Beaufoy » aggiunge, facendo passare un paio di secondi di silenzio da parte sua prima di continuare. « E ho pensato che forse, se conoscessi un po’ di francese… magari non mi sarei sentita messa da parte » come legarsi al dito le cose, parte millesima. Almeno però riporta gli occhi sul viso del neo-sestino, ricercandone ancora una volta lo sguardo mentre il pollice dell’altra mano donerebbe una carezza contro la sua guancia ad accompagnare il sorriso dolce che gli rivolge. « Tu mi faresti da insegnante? » un’altra carezza, stavolta a causa dell’indice che sfiora l’interno del polso altrui. Lì dove il battito viene celato dalla pelle.
« Non sembra » che lei stia bene. L’unica cosa che lo tradisce sono i lineamenti in perenne cambiamento, resi più tirati dal sopraggiungere di una scintilla di smarrimento. « … Francese? » Ripete, come stordito, mentre nel frattempo la mancina accostata al viso della quindicenne rimane ferma a mezz’aria, con il dorso delle giunture ad un soffio dalla sua guancia. « Io– » esita, riformulando in un ben più semplice « beh, sì, se è quello che vuoi. » Adesso riesce finalmente a raccogliere un briciolo di equilibrio emotivo, chissà se grazie alle carezze che ha potuto registrare nel frattempo, fatto sta che la segue, adagiando la mano sinistra al lato del suo capo, con lo spazio fra il pollice e la lunghezza del resto delle dita che prova ad incastrarlesi sotto l’orecchio, relegando dunque le punte di queste ultime tra le ciocche altrui, il profilo dell’opponibile adagiato contro la sporgenza dello zigomo. « Però, nel senso » le pupille si slanciano per un attimo in qualcosa di simile ad un eye–roll, ma di diversa utilità; la tipica fuga nel vuoto che serve alle persone per trovare al volo una risposta, prima di tornare a posarsi sull’oggetto delle proprie attenzioni, Blythe « non voglio che tu ti senta così. » Messa da parte, insicura. « Non voglio farti sentire così. » Affonda gli incisivi nella parete interna del labbro inferiore, incerto su dove andare a parare di preciso. « Cioè, se vuoi imparare il francese perché ti va o per qualsiasi altro motivo okay, ma non hai bisogno di queste cose per piacermi, non sarei qui altrimenti », se davvero non provasse qualcosa.
Si mordicchia il labbro tra una pausa e l’altra, l’ansia che non avrebbe bisogno neanche di un’ipotetica Merlino’s accesa per rivelare come quella confessione la faccia sentire. Questo però non le impedisce di annuire un paio di volte con foga davanti allo smarrimento del LaLaurie, trovandosi poco dopo a sorridere non solo per il contatto della mano maschile contro il lato del suo capo – adagiandosi d’istinto contro quella piacevole presenza con espressione lievemente persa – ma anche per via dell’accettare altrui. […] E per il tempo di due battiti, non c’è altro da fare se non rimanere ad osservarlo prima di tornare a sorridere lievemente. « Non ho mai pensato che tu l’abbia fatto apposta » un soffio delicato, facile da soffocare sotto il rumore delle onde non fosse per la vicinanza tra i loro corpi.
Per gli occhi scuri ovviamente vale lo stesso, non si sono scostati altrove nemmeno per un secondo. « A proposito » così, riaffiorando dal nulla « ti va di restare assieme stanotte? » Non è la prima volta che condividono il letto, eppure qualcosa, forse l’esperienza relativa al fine settimana precedente, la lontananza di quella volta, lo spinge ad avanzare una domanda priva di filtri.
« Mi piacerebbe un sacco. Anche per le altre sere, se per te va bene » non riesce a soffocare il sorriso dopo quella proposta di dormire assieme, nemmeno quando la mano contro la guancia si avvicina alle labbra altrui cosicché il pollice possa tentare di donare una carezza a quello inferiore. « Potrei anche avere qualcosa da mostrarti » ma non sembra intenzionata ad approfondire per adesso. Perfettamente e finalmente in pace, tra le braccia del neo-sestino.
E chissà se quell’altra può sentire le pieghe del sorriso che si increspa direttamente sotto il polpastrello, o il fiato che il purosangue utilizza per risponderle: « Anche tutte » le sere.
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bee-ingquinn · 3 years ago
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Lezioni extra
« E poi, devo insegnarti il Codice Morse o no? »
« Mh–mh. »
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« Dovresti davvero memorizzare prima i suoni corrispondenti ad ogni lettera, solo che su carta… » [ … ] « Un modo per unire le due cose… e farti memorizzare sia come scriverlo che come “suonarlo” ci sarebbe » si alza con calma, puntando entrambi i palmi sul banco, dandosi la spinta. O coraggio, quello che normalmente servirebbe per avvicinarsi ad una persona ed allungarsi verso di lei. Una gamba che andrebbe ad occupare idealmente lo spazio tra le ginocchia altrui, mentre la mano destra si dirige sicura verso il mento del quintino. Il busto allungato verso la sua figura, gli occhi che saettano brevemente tra le labbra del Serpeverde e gli occhi. E se ancora non si fosse allontanato, sarebbero proprio le sue a schiudersi in un quasi sussurro « Ma dipende da quanto te la senti di imparare »
Si rivede spettatore dei profili in movimento dell'altra, mentre si tira all'inpiedi e si avvicina, incastrandosi con una gamba tra le proprie, il busto sporto, ma senza alcun contatto diretto, ad eccezione dei polpastrelli appigliati sul mento, dai quali non si sottrae. Non fugge, non tenta nemmeno di rinchiudersi in un guscio, tutt'altro: Il capo infatti si inclina di qualche grado all'indietro, in modo tale da riuscire ad incatenare lo sguardo al suo, privo di sogghigni o altri accenni malandrini. « Secondo te? » È limpido, o almeno lo è in una maniera in cui può riuscire a dimostrarlo lui, finché inspira leggermente dalle narici, muovendo con cautela la destra per provare a farla scivolare dietro il collo della Quinn, delicatamente. Movimenti lenti, misurati, sono quelli con cui avanza il tentativo, forse per costruire in quel modo una risposta.
Di sicuro non quanto agire in conseguenza alla propria decisione, trovandosi a godere della pelle altrui sotto la presa delle proprie dita e, poco dopo, della reazione che si snoda sotto i suoi occhi con una prontezza che la porta a sgranare leggermente gli occhi. E a provocarle un saltello nel petto, ad altezza del cuore, accompagnando il brividino che le attraversa la schiena nel sentire la mano altrui dietro il proprio collo. Come può non sorridere felice davanti ad un’accettazione così palese, dietro il mordicchiarsi ora il labbro inferiore nel contemplare i lineamenti del verde-argento? [ … ] « Nel gergo ufficiale del codice, i punti sono chiamati “dits” » sussurra, gli occhi già sulle labbra altrui « Le linee invece sono chiamate “dahs” » e qui, senza alcun apparente filo logico, la mano sinistra salirebbe per andare a posarsi contro lo schienale della sedia alle spalle del Serpeverde. Permettendole così di avvicinarsi ancora di più con il proprio corpo ed approfittare dell’inclinazione del viso altrui, impostata dallo stesso. A quella distanza, ormai la destra non ha più motivo di tenere la presa sul mento del ragazzo, trovandosi invece a scendere contro la sua mascella proprio mentre il viso della più piccola si fa vicino, fino a posare le labbra contro quelle del francese in un contatto lieve. Un bacio fugace della durata di appena un secondo, prima che si stacchi di giusto qualche millimetro. La giusta distanza per sussurrare un « Dit » e chissà se Lionel avrà tempo di capire la “lezione”, considerando come la Tassorosso torna subito dopo sulle sue labbra. Stavolta si soffermerebbe su di esse, imprimendovi un bacio che ha tutto l’intento di rivelarsi fin da subito più intenso del primo. Più lungo, più lento. Per imprimere la reale differenza tra dits e dahs ma soprattutto, a giudicare dal sospiro mozzato che il Serpeverde potrà sentir provenire dalla Quinn assieme al suo corpo che si rilassa grazie a quel contatto, per permetterle di godersi quel bacio per tutta la sua durata.
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È piuttosto un invito ciò che arriva, un modo per restituirle il contatto sotto forma della mano che viene fatta arrancare fino alla pelle altrui, trattenendola nel limbo di quella vicinanza attraverso la presa delicata che le deposita sul retro della gola, risalendo poi pian piano, fin quando con la punta delle dita non arriva a distinguere il formicolio provocato dai capelli, là dove ne incontra l’attaccatura, lasciando che questi gli sfiorino indisturbati persino le nocche. Nel contempo, neanche le pupille scure si lasciano intimorire dal riflesso immediato che spinge il cuore ad accelerare la sua maratona e a frullargli nel petto come le ali di un uccellino in gabbia, impigliandosi sul volto di lei, per leggerne l’allegria e un labiale che, così come le informazioni offerte ad alta voce, purtroppo vengono carpite soltanto in parte. Parla chiaro il respiro tremante catturato a tradimento attraverso i denti, finché la lascia avanzare ancora, giocare con i polpastrelli sul proprio volto e infine azzerare lo spazio rimasto per accaparrarsi un bacio così effimero, che nel sentir venire meno il tepore delle labbra della Quinn, gli viene spontaneo scattare poco in avanti col collo, quasi a doverla seguire ad occhi chiusi, sebbene si arresti prima di far accadere alcunché di concreto, sollevando un filo le palpebre, giusto per intravederla tra la ragnatela scura e sfocata delle ciglia. Anzi, ne approfitta per scrutarla ancora una volta, memorizzare tutti i dettagli che con l’accostamento dei loro visi divengono visibili e infine accogliere l’infrangersi di quella nuova effusione lenta con anche il braccio sinistro che va a cingerle morbido un fianco e la mancina a palmo aperto pronta a posarsi sulla schiena della più giovane, offrendole una sorta di sostegno per tutto il tempo che snocciola nel mentre. Perché è lì che resta, a godersi la sensazione, la prossimità e la carezza del respiro di lei contro le gote. Ed è solo quando sente il fiato accorciarsi che va a staccarsi a rilento, pungolato dagli strascichi del tepore altrui che sembrano essergli rimasti addosso, certamente più blandi di pochi secondi prima, forse il motivo per cui si ritrova a contrarre la bocca col solo effetto collaterale di trasformarla in una linea sottile, fintantoché riacquista ossigeno a sufficienza per buttar fuori un « Dah, giusto? »
Complice il bacio che va a prolungarsi e la voglia che si percepisce sulla pelle della Quinn di stargli ancora più vicino, il fiato si accorcia ed è con la stessa esitazione mostrata poco prima dal quintino che si stacca dalle sue labbra con un mugolio spezzato. Ci vorranno più dei soliti due secondi scarsi a farla rispondere, una volta riaperti gli occhi quanto basta per poterlo osservare da sotto le ciglia. « Sì » è infatti l’unica parola che riesce a dire, abbassando lo sguardo sulle labbra di lui mentre si lecca velocemente le proprie come a voler raccogliere le ultime tracce del sapore altrui. [ … ]  « La A… » inizia, andando a raddrizzare la schiena senza però mollare la presa sulla spalla di lui. Anzi, la userebbe come lieve appiglio nel suo andare a sollevare prima la gamba destra e poi la sinistra per sistemarle ai lati di quelle di Lionel – con il chiaro obiettivo di volerglisi sedere in grembo. E chissà, magari se le fosse concesso sarebbe proprio quello che farebbe nel suo ignorare la problematica della gonna, d’altronde non c’è malizia nel suo desiderio di stargli più vicino. « è un dit e una dah » gli comunica in un sussurro mentre si sistema, andando a riappoggiare la mano destra stavolta contro la guancia altrui se le fosse permesso. « Quindi…? » è un sorriso lieve, quasi insinuante, quello che sale a curvarle le labbra mentre avvicina il proprio viso al suo fino a quasi togliere ad un altro contatto un soffio. E a lui la prossima mossa.
Non c’è niente di tutto ciò, se non l’impazienza di aggrapparsi alla sensazione di quel bacio, a lei, tenendola vicina a sé, la risposta inconscia del corpo che si tende e si rilassa di nuovo al tocco estraneo sulla spalla e, nel momento in cui ristabilisce giusto quel pugno di centimetri per riprender fiato, conservare a filo delle labbra il tepore che gli è appena stato tolto, premendole l’una contro l’altra, in una linea ritta e sottile. Non osa nemmeno forzare il dialogo, limitandosi a guardarla attraverso le palpebre semi sollevate e, sciolto l’incastro delle loro ginocchia, accostare le cosce per offrirle una seduta di fortuna confortevole, perché è esattamente così che lascia trasparire il proprio benestare, oltre che affievolendo la presa sul suo corpo. Le concede infatti piena libertà di movimento, affinché possa sistemarglisi sulle gambe come meglio crede, prima di ricercare la curva del fianco di lei con le falangi della destra, affidandosi alla texture della stoffa che riconosce al tatto. E si presta pure al trattamento inverso, ritrovandosi ad abbassare le palpebre per la durata di una frazione di secondo quando la pelle della tassorosso incontra la propria, casta, all’altezza di una guancia. « E quindi pensavo » [ … ] « dovresti farmi ripetere l’esercizio, o no? » L’attenzione volubile riprende possesso dei profili della bocca della Quinn, una tappa breve, considerato che dopo il battito di ciglia con cui inumidisce le pupille proverebbe a ristabilire il contatto visivo diretto. « Giusto per essere sicuri che io abbia capito. » L’epilogo potrebbe essere dei più elementari, dopotutto non ha avuto riguardi nel rivelare la mano di carte, ora che riprovando ad azzerare le distanze ricerca già la replica di un’effusione, nonostante questa incominci dapprima con un semplicissimo sfiorarsi, lieve e delicato, per saggiarla pianissimo e sentirsi prudere la pelle da un sorriso velato, prima di provare a dischiudere appena le labbra per approfondire il bacio.
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