«Vorrei capire.»
«Cosa?»
«Tutto, tutto questo.» Accennai intorno.
«Capirai quando avrai dimenticato quello che capivi prima.»
- Italo Calvino, “L’origine degli uccelli”
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“Lei era un angelo in cerca di caos, lui un demone in cerca di pace.”
— Facebook (via findmeplease)
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Gennaio è il mese degli inizi. Può essere carico di energia e fervore. Molte persone quando c’è un inizio prendono la rincorsa. Ma ogni inizio implica anche che prima deve esserci stata una fine. E io non sono brava nel porre punti di fine, sono sempre stata da punti di sospensione. E alla fine gennaio per me risulta sempre un lungo mese alla ricerca di idee… un attesa per capire la mia strada.
Mi prometto di comprare un diario. Appuntare pensieri e parole e condividerle lì, e vedere se prendono ordine.
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Resta con i pensieri spettinati
resta in te, sempre.
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“La vita, Monique, è molto più complessa di tutte le possibili definizioni; ogni immagine semplificata rischia sempre di essere volgare. La vita è qualcosa di più della poesia; è qualcosa di più della fisiologia e persino della morale, in cui ho creduto per tanto tempo. È tutto ciò e molto di più ancora: è la vita. È il nostro solo bene e la nostra sola maledizione. Noi viviamo, Monique; ognuno di noi ha la sua vita particolare, unica, determinata da tutto il passato, sul quale non abbiamo alcun potere, e che determinerà a sua volta, per poco che sia, tutto il futuro. La nostra vita. La vita che appartiene a noi soli, che non si ripeterà una seconda volta e che non siamo certi di comprendere del tutto. E ciò che sto dicendo della vita intera lo potrei dire di ogni momento di una vita. Gli altri vedono la nostra presenza, i nostri gesti, e come le parole si formano sulle nostre labbra; soli, noi vediamo la nostra vita. Questo è strano: la vediamo; stupiamo che sia così, e non possiamo cambiarla. Anche quando la giudichiamo, le apparteniamo ancora; la nostra approvazione o il nostro biasimo ne fanno parte; è sempre lei che riflette se stessa. Poiché non c’è null’altro; il mondo, per ognuno di noi, non esiste se non in quanto confina con la nostra vita.”
— Marguerite Yourcenar, Alexis o il trattato della lotta vana
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-Sai perché si gioca a "m'ama non m'ama" con i petali delle margherite?
-No perché?
-Perchè i petali delle margherite vogliono insegnarci che non è importante capire se ti ama o non ti ama... Quello che conta è che a forza di dipendere dall'incertezza dell'amore di qualcun'altro, i tuoi petali finiscono. Passare una vita a chiederci se qualcuno ci ama o non ci ama non fa altro che annullare noi stessi distruggendo i nostri petali.
-Quindi non dovrei più raccogliere margherite?
-Raccoglile, ma magari i petali strappiamoli insieme...
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Sono una sognatrice
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dietro oltre le spalle
ho seppellito il mio passato
e sul dorso delle mani mi specchio
mi semino di presente
senza guardare al futuro
sono in giro nel rigo breve tra le scapole e cieca
di fronte a domani misuro a spanne
la vastità di questo ora
.
…
qualcuno non visto
rapì la notte facendosi suo
tempio remoto recinto dei segni
in cui anche dio è colui che ode
e ascoltando vede ogni tentazione
l'albero radice del riscatto
è un passo che non sarà rivelato
se non nell'attimo sospeso
dove la distanza sarà uno zero
seme di un loto in cui tutto sarà
senza confutazione e
senza dover essere
nemmeno l'inizio
di qualsiasi traduzione
.
ti mancherà
te lo assicuro
cento mille e mille altre volte
ti mancherà senza mancarti
senza riuscire mai a perdonarti
senza ciò che è giusto per rimanere dentro lo stesso corpo
perché è la stessa cavità che ti ospita ma non ti riconosci non ti vedi quale eri
e non esiste perdono
non c’è altro dono che quest’osso
che ti buca di domande il cervello
e il sangue rimescola senza leggerne il libro
un viaggio dentro ciò che vivente muore
un continuo monologante suono
di cui percepisci il suolo un colloquiare insonne di reliquie
tra dormienti e moribondi
che mai si liberano del peso di se’ stessi
selvatichezza del rovo che continuo e rigo e rogo
sono febbre del tuo corpo e cenere l’attimo dopo
un’infernale atomica catastrofe
le cui strofe hanno odore di putredine
ma
è tra quei resti che si riformula
la sequenza originale
a ferita mai suturata che sanguina
mentre stolti noi ci consumiamo
l’uno con l’altro
f.f.- A L A T O
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Sei sempre stato per me come il miglior cocktail.
Ti piace, lo sorseggi piano, e ne vuoi di più... scende bene, dolce a tratti … e ti farà girare la testa.
Ma il giorno dopo però niente farfalle nello stomaco, ma gastrite.
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“I ragazzi che si amano si baciano in piedi Contro le porte della notte E i passanti che passano li segnano a dito Ma i ragazzi che si amano Non ci sono per nessuno Ed è la loro ombra soltanto Che trema nella notte Stimolando la rabbia dei passanti La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno Essi sono altrove molto più lontano della notte Molto più in alto del giorno Nell'abbagliante splendore del loro primo amore.”
— Jacques Prévert ,“I ragazzi che si amano”
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“Le sussurrai che non era affatto debole, era straordinariamente fragile e potente come tutte le persone forti e profonde.”
— Margaret Mazzantini. (via vogliochediventifortee)
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“Il tempo cambia tutto tranne gli sguardi. Chi si è piaciuto una volta, si piacerà sempre”.
Pasquale Listone
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Mi ha amato, forse. Ma lo ha fatto nel suo modo lento, pacato , come misurandomi ogni giorno al microscopio, senza mai accorgersi che io amo per attimi, la brevità di un fiore, l’ombra che cade improvvisa.
- Stefano Tofani, L'ombelico di Adamo
(Antoni Arissa photo)
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Woody Allen, “Crimes and Misdemeanors” (1989).
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