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Sono tornata in questo inferno da soltanto venti giorni e sono già a pezzi.
Se sono fortunata, se sopravvivo, tornerò a casa tra otto mesi.
Vorrei farmi forza, ma dentro di me non c’è più niente. Tutti i piccoli spazi dove mi riparavo dal vento sono stati spazzati via.
Sia dentro di me sia fuori non c’è più un posto che posso chiamare casa.
Sono sola nel vento.
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E qui, dove il giorno è delle cicale e la notte dei grilli, la magia viene spezzata da una voce fastidiosa quanto il petulante abbaiare di un chihuahua. Parla, parla e parla, dall’alba a tarda notte. Ma lo fa gridando come se stesse vendendo del pesce a una bancarella.
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I nostri ritmi di vita sono assurdi e nocivi.
Non sono naturali, non siamo stati creati per vivere in questo modo e i risultati si vedono.
Un tempo erano rarissime le pubblicità di medicine, adesso ce ne sono un’infinità. Non è un buon segno aver bisogno di integratori, calmanti, analgesici.... Ok, tutte cose da banco, ma è l’aver bisogno di un aiuto per vivere ad essere folle.
Non sarebbe meglio togliere il piede dall’acceleratore e ritrovare il giusto ritmo di vita scelto per noi dalla natura?
Una cosa è certa: tra gli animali, noi siamo i più stupidi.
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Credo di trovarmi nello stesso luogo. Sospesa, in attesa di svanire.
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.... si addormentava, si svegliava, e si metteva a camminare...
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Facebook inizia seriamente ad annoiarmi. È un giocattolo vecchio e non è lo stesso di quando mi sono iscritta. Adesso non so dire cosa sia, sicuramente non un ritrovo virtuale.
Facebook è vecchio.
Instagram è troppo commerciale.
TikTok è la versione online del tendone dei fenomeni da baraccone.
Twitter non si è mai capito cosa fosse, ma è sempre stato meglio dei tre appena citati.
Tumblr resiste, anche se è solo una mia illusione. Tra collage di foto prese in giro, citazioni inflazionate e troieggiamenti a un passo da you porn, è ormai in declino.
Io resto qui, non per fedeltà ma per pigrizia. Non ho voglia di crearmi uno spazio tutto mio, anche perché non so quanto sia gestibile da tablet senza tirare giù santi ad ogni tap.
Ho voglia di qualcosa di nuovo, rivoluzionario, controtendenza... qualcosa di libero da persone fatte con lo stampino, libero dalla fame di popolarità.
Avrei già un nome per questo “qualcosa”: Pecora Nera.
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Non so dove sia ma di sicuro è in un posto tranquillo tra i boschi. Un sogno.
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Un altro giorno è passato. Mi domando se questo conto alla rovescia abbia senso. Riuscirò davvero a rivedere le montagne? Se sì, quando? Per quanto?
Tengo duro, stringo i denti e lascio scorrere i giorni, oggi uguale a ieri... un ciclo che sembra infinito.
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Una delle cose belle di Tumblr è avere ridotti al minimo i “suggeriti”.
Ogni tanto cade l’occhio e vengo travolta dal vuoto cosmico di idee e pensieri propri, il più delle volte è una carrellata di reblog.
Mi domando se è rimasto qualcosa di originale. Originale è inteso come qualcosa creato da chi ha aperto il blog, un pensiero, una foto, un disegno... In effetti, originale non è la parola giusta, ma il fatto di postare qualcosa nato da un proprio pensiero è qualcosa di estremamente raro e quindi, in un mondo di copia/incolla, è diventato originalità.
L’ossessione della visibilità genera mostruosità.
Io sono qui solo per scrivere quello che mi passa per la testa, blocco follower per levarmeli dai piedi perché, per una volta nella vita, vorrei passare inosservata. Per questo motivo l’unica persona che seguo è morta da quasi dieci anni.
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Una cosa che non capisco riguardo ai demoni: perché vogliono un’anima e non un corpo?
Sono creature che vengono da un’altra dimensione e non hanno una forma materiale, ovvero un corpo. Cosa se ne fanno di un’anima?
Se fossi un demone vorrei un corpo per esistere in questa dimensione.
Anche se desiderassero un corpo scoprirebbero in fretta quanta “manutenzione” serve a un corpo per funzionare. Una settimana e se ne tornerebbero nella loro dimensione per non fare più ritorno.
Invece di cazziarli in latino e innaffiarli con acqua benedetta, proviamo a parlare di colite e gastrite nervosa, carie, crampi mestruali... sparirebbero in un attimo.
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È inquietante il rapporto che hanno gli americani con gli stimolanti.
Guardando “Hai preso le pillole” su Netflix viene da pensare che siano tutti fatti. I documentari Netflix non hanno i requisiti per essere considerati veramente documentari. Questo in particolare sembra fatto sotto anfetamina.
Chissà quanto ci metteranno a convincerci di soffrire di disturbi dell’apprendimento e a riempirci di pillole.
Naaa, qui abbiamo il vino buono e un uso prolungato di quella robaccia danneggia il fegato. Tra anfetamine e vino, io scelgo il vino.
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