bridging - Tumblr blog

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02

la domenica delle palme nelle mani degli altri.

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le e-mail

Ti restano come tracce che tali non sono di discorsi che tali non sono.

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dentro

Piango per te bagno solitario grotta progettata senza grazia cubatura necessaria e senza nome la tendina della porta prega che mi chieda chi l'ha confezionata il lavello è stato scelto da altri non ci sono indicazioni E' solo uno schivare la follia.

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Inconnu

Reggi il mio sguardo o lo lasci cadere?

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22nd century

Il ns welfare è il tempo libero.

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dmn t scrv 1 msg

Se domani gelato tardo pomeriggio insieme? Verrà la luna più piena che c'è. Magari oggi potevi non cascare sul braccio. Magari le radiografie costassero di meno. La concorrenza nei servizi è così romantica. Ti fa vivere meglio le scelte di ogni giorno.

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visto da vicino

sembri mio cugino ma con più carne e muscoli nelle spalle la tua fronte si addormenta sulle pagine di anatomia le tue tempie sono come pareti delle dolomoti che custodiscono la stanchezza capita mi metto il burrocacao e quindi anche lei si mette il burrocacao oddio come flirtano bene le persone in primavera se faccio una mossa resto a vedere come va a finire osservo il metatarso di una ragazza, la lucertola tatuata sopra, mi ricordo come si fa la mia testa si tende come fosse armata di cavi che la tengono su E' tutto come se fossi rivestito di piccoli sacchetti in cui si infilano spontaneamente pezzi di altre persone Lei gioca con la collana, l'iphone ancora lavora.

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dritto alla nuca

Di notte quando è quasi primavera il vento scende tra gli alberi in cerca di aquiloni e coperte da sollevare. I bambini se ne accorgeranno il mattino dopo mentre ai senzatetto si incastra nel ventricolo come una bolla di catarro. Non so quindi se accelerare perchè vedo qualcuno che barcolla venendomi incontro o invece restare a ricordarmi per l'ennesima volta com'è quando arriva la primavera.

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bozza

siamo welfare free e spingiamo nelle casse io non sono uomo e tu non sei donna esisto a gratis non siamo un modello di business, credimi siamo esposti alle polveri sottili che sollevi andando in centro a fare un giro io non sono di qui, tu non arrivi da là io posso dormire con sconosciuti ma non mi parlare nell'orecchio che sento l'odore della flebo abbiamo visto tutti come siamo inveccchiati e siamo corsi a crearci una tradizione, abbiamo scritto un libro e abbiamo saputo chi c'era in quella foto ma mancava il suono della guerra altrui mi viene da piangere pensando ai morti amore mio ho scritto e riscritto lettere ma poi ero sempre dentro ad una fossa

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incontri

ho usato un tuo assorbente come segnalibro del romanzo che ho comprato l'altra sera. L'edicola stava per chiudere, le macchine scorrevano per i viali veloci come container decisi a imbarcarsi prima di una tempesta, io pensavo a te e non ci pensavo, controllavo gli oggetti che tenevo in tasca, compilavo liste, abbozzavo pensieri e contavo i soldi da darti indietro. Era la solita sera indecisa tra la cura del corpo, faccende arretrate e bisogno di sollievo. Camminare può richiedere più attenzione del previsto a me. Ho quindi evitato di inciampare in una gamba di donna solo saltando all'improvviso su un lato, scusandomi con parole veloci e alte, che mi sentisse e considerasse chiuso l'increscioso episodio senza il rischio di replicare cortesemente. E infatti ha solo sorriso e mentre proseguiva verso l'edicola ha detto 'grazie', e io allora ho ripreso a camminare turbato di esser stato liquidato con quella spontanea nonchalanche da una sconosciuta che stavo per investire camminando. L'ho sorpassata, ho infilato la testa nell'edicola e ho chiesto di riviste che non ricordavo se avevo già comprato. Si affianca lei, sorridendo alla parete di riviste alle spalle dell'edicolante che un po' confuso le passa dei giornali, io allora mentre lei apre la borsa per prendere i soldi dal portafoglio, apro la giacca per prendere il portafoglio con una mano sola, mi sbilancio di proposito su un lato, la urto un poco facendole scivolare il portafoglio dalle mani alle remote profondità della borsa, mi scuso stirando le labbra, allungo dieci euro all'edicolante stanco di questa inattesa deriva antropologica del suo lavoro e mi giro di scatto sull'altro piede brandendo una copia di un romanzo da tempo cercato mai letto ma improvvisamente apparso a metà strada tra la finestrella dell'edicolante e le mie mani.

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2002 (?)

E’ mi è capitato spesso quell’estate di addormentarmi in cima ai palazzi del quartiere cinese. Arrivavo verso le 5, passando in mezzo a macchine ferme nella canicola, brani dell’opera che invadevano le strade e poi rientravano nei loro antri jvc. I migliori erano quelli abbandonati, spesso con gli interni pieni di cartelli e scritte stinte in caratteri del ventennio. Poche rampe piene di cartoni e sacchetti che puzzavano di colla e mi piazzavo sugli attici deserti. Terrazzi sconfinati, antenne condominiali mai gratificate di palinsesti, gatti persi negli anni, forse il posto migliore per addormentarsi che ricordi. Erano pochi minuti per montare il cavalletto e tirare fuori una radiolina verde, metallica con cui ripercorrevo le colline del Vermont nascoste in pagine e pagine di De Lillo. La valigetta dove miss pentax riposava smaniando scatti era, dopo alcuni giorni, gialla come ogni buon cuscino da motel e non mi accorgevo dell’affronto che le facevo, steso su un fianco sognante, sbavicchiando sulle cinte e i gancetti, cullato dalla voce del marvin gaye di turno, dai colori dei tropici che mi portava la multivalvolina verde.

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Famiglie altrui

La pausa del padre di solito è pochi minuti dopo che lei ha lasciato l'asilo. Funziona così, si siedono ai tavolini, lui e la madre in silenzio fanno fare merenda alla figlia, le controllano i vestiti e le puliscono le labbra nel caso sbrodolasse il succo di frutta. Che non avanza mai, e quindi poi possono buttarlo nel cestino che lui svuoterà prima dell'arrivo dei pendolari della sera; loro lo guardano innamorati chiedendosi in che lingua le avesse chiesto di sposarla. Non sanno che è successo nella piazzola dei taxi, in attesa del furgone con i parenti in visita per vedere il mare. Lui lo vede ogni settimana che c'è il cielo terso. Deve pulire il serbatoio dell'acqua dagli uccelli morti e allora se ne sta sù appollaiato pensando a sua figlia regina delle Giulie e alla moglie che niente. Fino alle elementari hanno fatto merenda tutti e tre insieme, poi lui ha cambiato lavoro (ma respirava meglio), lei ha iniziato ad andare in giro in bicicletta e sua moglie ha preso molti impegni ma era felice.

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tracce

Sono seduto e aspetto che finisci di parlare. Siccome non ho capito dove vuoi andare a parare ti ascolto in silenzio e seguo il movimento delle tue mani. Quello che mi sfugge è perchè mi senta ancora forte e sicuro, indifferente alle conseguenze. Fiero delle tracce che ho lasciato per terra e sui vestiti. La cosa che mi ha fatto ridere è stato il tuo ingresso nella stanza, ci annunciavi con entusiasmo il prossimo viaggio fuori città, eri commosso ma subito ti sei spento di fronte alla scena che invadeva la stanza, tante singole figure allineate lungo le pareti come se fossero un fondale programmato di fretta, e in mezzo io e tutto il resto. Quindi - dici - la cosa si interrompe qui. Non ci vedremo più - aggiungi -, annuisco e ti seguo mano nella mano fino alla porta, le scale, l'automobile, le iniziative intraprese e quella leggera frattura nel parlare tra di noi che non è mai andata via.

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call the police when not in town

Io sono solo un cittadino di tanti paesi. Paesi con il mare e paesi con una memoria storica potenzialmente infinita. Ma se metti una bomba a mano nello zaino del fattorino non posso intervenire perchè non gioco con i poteri forti. Non ho deleghe per la sicurezza nè per l'amore. Se dici che in pochi minuti tutto sarà risolto io brucio dentro e non riesco ad ammazzare il tempo tra il pensiero e l'azione che non c'è. Ho abbandonato il cinismo ma ci era rimasto incagliato un pezzo di me, come la carne nei camion che scivola congelata sulle gambe del portantino. Sono nato sotto i migliori auspici e ora il mio futuro sembra un algoritmo.

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importunare

Se non sai in che valle ti trovi, diciamo che è notte e non vuoi avere paura, come fai a dire che ci devono essere minuti per guardarti negli occhi? Se hai promesso di aspettare il treno alla stazione, perchè stai molestando il ferroviere perchè le panchine sono scomode? Se hai detto cammino lungo i condomini, perchè non riesci ad ascoltare il rumore dei tuoi passi ma solo l'assordante brusio delle cene fatte in casa da sconosciuti? Se vuoi esprimere solidarietà perchè non la disegni? Se vuoi che sia bello perchè non ti applichi? Se spontaneo succede.

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marzo 11 #1

Ho ritrovato la tua lettera ieri. Mi sono lavato la faccia, ho messo i mocassini , quindi ho aperto la busta. Ne hai prese tante e diverse senza sapere perchè. Testa dura sei. Ho passato la notte sulla sedia cercando di non addormentarmi, ti guardavo, ripensavo agli ultimi minuti prima di bussare alla tua porta, perchè avevo paura stessi leggendo e non volevo disturbare. Non so come ho imparato a farci l'abitudine, dico prendere i calzini e i documenti, inghiottire la saliva che puzza e costringermi a sorridere mentre spiego che ci sarò io, lì, tutto il tempo necessario ad imparare a conoscere gente che piange, trema o piscia. Non pensavo che con te sarebbe stata la prima volta, e invece anni dopo accendendo la macchina e salutando Paolo che mi guardava fermo in pantaloni e canottiera, ci ho visto me, circondata da chi era venuto prima e chi era venuto dopo, in mezzo come una spugna, che provavo a ricordarmi quando avevo sentito la prima volta che ci sono anche zingari felici, e non solo controfigure di storie brutte. Impari presto a farci l abitudine quando gli altri scoloriscono, e tu fai le facce buffe mentre ti ringraziano per la tua bontà. C'è voluto un po' ma mi sono abituata. Accompagnando le persone tra borse, fotografie e abbracci goffi, in ritardo perchè c'era poco tempo. Prova a far ridere uno che non lo vuole più fare perchè il cuore gli è rimasto sulle spiagge dell'adriatico e poi se lo sono rapito le raffinerie. Il nipote prende la sedie a rotelle del nonno e fa una corsa nel corridoio, 'nonno ha un gran controllo e guarda come corre veloce', il nonno tossisce e si ricorda di quando si nascondeva dai tedeschi sorridendo nei canneti, 'però - pensa - guardali lì che fanno'. Io poi alla fine bestemmiavo, stavo alla finestra a guardare la valle e i suoi dirupi, non importava la stagione, ero sempre in ciabatte e mi esercitavo a dire le parole più versatili, quelle meno scivolose, meno equivocabili e sempre buone per tutti. Quando sono tornata quell'anno con il bus, dopo 15 ore di viaggio e superati i campi ho rivisto la piscina in cui mi esercitavo da piccola ho poi sentito la tua barba, ho toccato la testa di Ivan e le mani di Sara, ecco mi si era scolorito qualcosa, avevo un amore generico, perso tra mani secche e golfini azzurri.

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french wave

She started cutting logs. Sweating under the sun. Ok, keep them under control as long as they lay on the grass. Challenges ended as jokes. It wasn't made to be a matter of willing. What can you see? Signing for more. Sleeping for more. I've heard storms buzzing over my hair. My brain looks like a commercial hub.