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progetti di illustrazione e dintorni
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cameradaria · 5 years ago
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Intervista a Daniel Torrent
Ciao Dani, Progetto Cameradaria ti da il benvenuto in questa intervista ai tempi del coronavirus. Allora come stai? Cosa fai per ora per passare il tempo in quarantena? Sto bene, grazie. Sono rimasto a casa da solo e sono abbastanza concentrato sul lavoro, illustro tutto il giorno. Anche se mi manca tempo per fare tutto quello che vorrei, come scrivere, dipingere, leggere... Parlaci dell’illustrazione che hai scelto per aprire l’intervista: perché tra tutte hai proposto proprio questa? Si tratta di una illustrazione dell’album “Viatge al poble de les trenta senyoretes” (Viaggio nel paese delle trenta signorine), su un racconto di Mercè Rodoreda, una delle più grandi scrittrici in lingua catalana. Il racconto è un gioiello, brevissimo, con una storia semplicissima, ma con un linguagio poetico e ritmico, ma è bello anche per quello che non dice la storia: sotto questa superficie placida e di grande bellezza un po’ decadente si percepisce un sottofondo più oscuro. Con l’illustrazione ho cercato di esprimere questa idea. Una scena apparentemente ordinata, equilibrata e bella, fatta di colori leggeri e allegri, ma che ha qualcosa di strano, diventa, ad un secondo sguardo più attento, un’immagine inquietante. Come Daniel Torrent è diventato Daniel Torrent l’illustratore? Qual è stato il percorso che hai attraversato? Qual era il tuo sogno quando eri piccolo? Volevi fare l’illustratore? Mi è sempre piaciuto molto disegnare, mia madre è scultrice, lei mi ha insegnato. Tuttavia io non ho pensato mai di fare l’illustratore. Da piccolo volevo fare il cameriere, poi il geologo. All’università ho studiato storia dell’arte, con un master in belle arti, e dopo regia di cinema. Ma ho visto che per essere regista ci volevano delle qualità che io non avevo, com quella di organizzare e comandare grandi gruppi di persone. Alla fine sono tornato alle origini, ho notato che il campo dove mi sentivo più a mio agio era il disegno, in fin dei conti creare degli albi illustrati è un po’ come girare un film da solo nel tuo studio. Da cosa prendi ispirazione per fare le tue illustrazioni? Anche se non ho lavorato come storico dell’arte è un campo che mi continua ad appassionare, e penso sia impossibile che questo non mi abbia influenzato al momento di cercare ispirazione. Mi rifaccio spesso alla pittura manierista, all’illustrazione di inizio del XX secolo, all’arte giapponese, al surrealismo pop. Anche al cinema e alla fotografia. Ma di solito l’ispirazione viene dalla mia esperienza, dai ricordi, da sensazioni ed ambienti vissuti. Qualcuno mi ha detto una cosa che ho apprezzato molto, diceva che le mie immagini non presentavano scene ma il ricordo di queste scene, e infatti quello del tempo e della memoria sono temi su cui io lavoro spesso. Guardando i tuoi disegni ho come avuto l’impressione che ci siano due Daniel in te: uno predilige il tratto pulito, infantile e colorato, l’altro predilige un tratto sporco, adulto e tenebroso. Uno il surrealismo e l’altro l’inquietante. In alcune tue illustrazioni compaiono anche delle bambole, citi Hans Bellmer? Forse la mia formazione come storico dell’arte fa che ci siano spesso citazioni nelle mie illustrazioni. A volte sono coscienti e mi servono per spiegare qualcosa, a volte escono involontariamente, come nel caso delle bambole di Bellmer. Anche questo mi rende molto cosciente dello stile, e delle connotazioni che comportano. Lavoro molto su questo, per ogni nuovo progetto creo lo stile adatto. Anche in certi libri uso la dialettica fra due stili diversi in modo narrativo, come in Aquí vivía yo, dove lo stile è molto piatto e strutturato finchè subentra il ricordo infantile, allora il disegno diventa molto piú spontaneo (molti mi hanno chiesto se avessi lavorato con disegni fatti da un bambino piccolo) segnando un simbolico passaggio verso il passato. Per me la ricerca dello stile è una delle parti più appassionanti del lavoro di illustratore, e anche se ogni progetto è diverso dall’altro, è vero che si possono dividere uno più colorato e cerebrale, e l’altro più gestuale e nervoso, quasi sempre a matita e prossimo al monocrome, il primo di solito lo uso nei libri infantili in quanto conferisce una certa serenità, l’altro più drammatico e oscuro è più adatto per la letteratura giovanile o adulta. Ma tu non ti occupi solo di fare albi illustrati, ti occupi anche di illustrazione per i magazines e le pubblicità, quali sono state le collaborazioni più belle? Forse una delle più belle è stata qua in Italia, per cinque anni ho fatto illustrazioni per cartelloni pubblicitari per una ditta di latte sarda. Sono diventato un esperto a disegnare mucche! Saltando, correndo, facendo yoga, cantando... Nei lavori che fai prediligi sempre delle prospettive molto interessanti, fotografiche. C’è qualche fotografo a cui ti ispiri o comunque che ti piace? Ci sono tanti fotografi che mi piacciono, ma nel concreto quando stavo lavorando su “Album per i giorni di pioggia” pubblicato in Italia da Corsare, avevo sul tavolo un libro di Henri Lartigue come ispirazione. Tratti spesso fiabe, leggende, storie, poemi, la tua illustrazione diventa così non solo bella da vedere, ma anche iconica. Quanto pensi che sia importante per le persone conoscere queste storie e perché? Io tendo a vedere queste narrazioni in chiave simbolica. Vengono spiegate ai bambini per dar loro strumenti per affrontare i conflitti della loro vita. Anche agli adulti servirebbe prendere spunto da queste storie: servono per capirci meglio. Spesso utilizzi la matita come strumento, ma non è l’unico, quali altri strumenti prediligi per la realizzazione delle tue illustrazioni? Uso molto anche i pastelli, gli acquerelli e le tempere.
Concludiamo con un classico: progetti per il futuro? Adesso sto lavorando su un progetto personale, con una storia scritta da me, e mi sto divertendo un sacco (anche la storia, come al solito, è un po’ malinconica), e dopo questo ho un paio di albi che mi stanno aspettando. Bene Dani, io ti ringrazio tanto per essere stato con noi oggi! Alla prossima! Se volete dare un’occhiata ai lavori di Dani fate click sul seguente link http://www.danitorrent.com/
Intervista di Rossella Azzara
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cameradaria · 5 years ago
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Intervista a Gabriele Cracolici
Ciao Gabriele, benvenuto in questa prima intervista per Progetto Cameradaria! Iniziamo con una domanda di riscaldamento che sarai stanco di sentire: è da tanto che disegni? Qual è stato il tuo percorso? Sì, come per tanti altri ho iniziato a disegnare quando ero bambino, guardando fumetti e cartoni animati. Il mio percorso artistico è stato abbastanza tortuoso. Ho deciso di approfondire i miei studi artistici relativamente tardi, iscrivendomi dapprima presso l’Accademia di Belle arti di Palermo dove ho studiato grafica e successivamente ho frequentato una triennale di illustrazione presso la scuola del Fumetto di Palermo…ed infine, eccoci qui! Hai già illustrato delle storie? E tra i lavori che hai svolto ce n'è uno che sia un po' il "cocco di mamma”? Mi sto cimentando adesso nella realizzazione di vere e proprie storie. Ho in cantiere un libro illustrato per l’infanzia a tema piratesco realizzato a quattro mani con Pier Giuseppe Giunta che ha scritto la storia e un progetto illustrato più personale che sto portando avanti in questi ultimi mesi. Sarà una storia illustrata per adulti che parlerà dell’importanza dell’identità e del concetto di... “nome”!  Speriamo di riuscire a mostrare qualcosa nei prossimi mesi!  Credo che il lavoro al quale sono più affezionato è “Cuordivetro”, una serie di sei illustrazioni “mute” che raccontano il senso della perdita nella sua accezione più ampia. E’ il lavoro che più di tutti mi ha fatto crescere a livello artistico ed anche il più intimo fatto finora (la tavola proposta fa parte di questo progetto!). Le tue illustrazioni sono spesso malinconiche, comunicano un collegamento col tempo, lo spazio e la memoria. Sembra che i tuoi personaggi siamo immersi in un’atmosfera di attesa, cosa attendono? Mi piace molto rappresentare degli archetipi, dei concetti più che personaggi con un background specifico per cui molto spesso essi non guardano verso lo spettatore oppure sono immersi/persi in ampi scenari. Non sono completamente protagonisti dell'illustrazione e certe volte sono solo ospiti dello spazio che abitano. Penso che la malinconia sia un canale estremamente universale che proietta in un momento altro, diverso. Come una finestra che ci permette di affacciarci su altri mondi rimanendo però dal “nostro” lato della stanza. Questo sbirciare attraverso la finestra fa sì che i personaggi siano presenti ma rivolti in attesa del futuro o forse immersi in un ricordo passato. Questa “attesa” contribuisce a trasmettere la malinconia. Forse non c’è un qualcosa da attendere ma il valore sta proprio nell’aspettare un qualcosa che in questo momento non c'è. C’è sempre un’atmosfera fluttuante nei tuoi disegni, hai preso spunto dall’ukiyo-e? Sicuramente sono molto influenzato dall’arte grafica e dalla cultura giapponese, per cui inconsciamente li riverso nei miei disegni. Ho sempre trovato molto interessante il loro immaginario e il loro modo di vedere le cose! Da cosa prendi ispirazione? Da tantissime cose, direi! Mi piace fare molte cose diverse quindi guardo veramente tanto spaziando tra le varie arti grafiche, in generale è essenziale guardare quello che è stato fatto senza pregiudizi o condizionamenti. Hai dei mentori? Qualche autore che ti ha segnato (di qualsiasi ambito: scrittura, pittura, scultura, fotografia, illustrazione… ecc)? Sì, tantissimi. L’immaginario visivo di Hopper, le pennellate di William Turner o le visioni surreali di Magritte fino ad arrivare ad autori manga e di fumetti occidentali o dell'animazione che mi hanno avvicinato al disegno. Per quanto riguarda l’illustrazione vera a propria direi Gianni de Conno, Lorenzo Mattotti e Shaun Tan o gli acquerelli di Gipi (Gian Alfonso Pacinotti) ma la lista sarebbe molto più lunga. Quali sono le regole che governano il tuo universo? Non so se seguo delle vere e proprie regole generali. Ho sicuramente dei temi ricorrenti, delle figure a me care e dei colori che sento più affini ma penso che ogni illustrazione sia un universo a sé che deve funzionare con le proprie regole e i propri linguaggi. Quanto è importante l’emotività nell’illustrazione? Penso che dipenda molto dall’intenzionalità e dal tipo di messaggio che si vuol mandare. Direi che è sempre importante all’interno di un proprio lavoro per cercare di farla arrivare a quante più persone possibile ma penso sia un approccio soggettivo. Come si svolge la tua routine? Eh, tasto dolente! In generale sono una persona che si annoia molto nel fare le stesse cose e questo si manifesta in molti modi all’interno della mia vita. Sono un po’ allergico al concetto di routine, motivo per cui preferisco approcciarmi in modo spesso diverso ai miei disegni, almeno per quanto riguarda i miei lavori personali. Quando invece si ha anche fare con una committenza, le regole cambiano o sono guai! C’è un aneddoto che ti ha insegnato profondamente qualcosa a livello illustrativo, o anche personale se vuoi, e che comunque influenza le tue illustrazioni? Sicuramente il primo approccio con una scuola professionale che ti catapulta nell’idea del “mestiere” e non più della sola passione. Se non si metabolizza la cosa può risultare uno scoglio molto duro. Ricordo la partecipazione al primo Bologna Children’s Book Fair, molto emozionante! In generale, attingo molto dalle mie esperienze e aneddoti per le mie illustrazioni e molte sono nate da un particolare stato d’animo che ho vissuto in un momento specifico. Bene Gabriele, noi ti ringraziamo per averci dedicato del tempo oggi, ti facciamo un grande in bocca al lupo per tutto! A presto! Grazie a voi per l’interessante intervista! A presto! Grazie per essere stati con noi, alla prossima illustrazione! Per ulteriori informazioni potete visionare i lavori di Gabriele Cracolici ai seguenti link https://www.behance.net/cracolicigabriele https://www.instagram.com/cracolicigabriele/?hl=it https://www.facebook.com/pg/GabrieleCracoliciArt/photos/?ref=page_internal Intervista di Rossella Azzara
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cameradaria · 6 years ago
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APPESA AL CHIODO, un workshop intensivo di fotografia analogica con il maestro Antonio Calabrese. “Nei confronti della fotografia ero colto da un desiderio ‘ontologico’: volevo sapere ad ogni costo che cos’era ‘in sé’, attraverso quale caratteristica essenziale essa si distingueva dalla comunità delle immagini.” Roland Barthes Il workshop ha l'obiettivo di fornire le nozioni base della fotografia analogica seguite da momenti di fotografia in studio e in plain-air. Programma: Sabato, 22 Marzo, 14.30 - 19.30: - ISO/diaframma/tempo - composizione - esercitazione Sabato, 29 Marzo, 9.30 - 13.30: - il bianco e nero - la pellicola (i formati), i vari tipi di macchine analogiche - revisione dei lavori - esercitazione e approfondimento Il corso si svolgerà presso lo Studio Fotografico Calabrese, in via Principe di Paternò, 72/A a Palermo.
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cameradaria · 6 years ago
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cameradaria · 6 years ago
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Dopo una piccola introduzione al mondo dell'illustrazione rivolta a un pubblico adulto, Marco Cazzato ci guiderà nella realizzazione di un manifesto. Con una serie di esempi, dai primi del '900 ad oggi, analizzeremo le caratteristiche principali che compongono il manifesto, per poi dedicarci alla realizzazione pratica del nostro lavoro. Seguiremo quindi l'iter classico, dall'idea, alle bozze fino al definitivo. Giorni e orari: - venerdì dalle 14.00 alle 20.00 - sabato dalle 10.00 alle 14.00
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cameradaria · 6 years ago
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Aperitivi illustrati-Maggio 2018
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cameradaria · 6 years ago
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Matite & Grafite Realizzare una tavola per un contest - Workshop con Alessandra Manfredi Illustrations / Alessandra Manfredi / Cameradaria 🗓️ 17/18 Marzo 2018 - Sabato 17 Marzo dalle 14:30 alle 18:30 - Domenica 18 Marzo dalle 10:00 alle 17:00 Alessandra Manfredi,  illustratrice d'indole e professione, ama il colore del cielo e la grafite. Insieme a lei spazieremo tra le tante possibilità di uso della matita e capiremo come approcciarci ai concorsi per illustratori. Durante il corso, di 10 ore, realizzeremo una tavola per una selezione di Illustrati (Logos Edizioni). Tutti i lavori potranno essere poi inviati per la pubblicazione sulla pagina facebook di Illustrati e, quelli che saranno selezionati, verranno pubblicati sulla rivista. Materiali: - matite grafite (almeno in 3 gradazioni: HB, 2B, 5B) - carta (Canson, Favini o Fabriano) da circa 200 grammi, liscia e ruvida/satinata - matite colorate - gomma, temperamatite - portfolio (bastano anche tre disegni a matita che avete fatto nell'ultimo anno, scegliete quelli che vi piacciono e che vi rappresentano di più)
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cameradaria · 6 years ago
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27 e 28 gennaio 2018 - Workshop di illustrazione digitale con Alessandra Santelli
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cameradaria · 6 years ago
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7 e 8 ottobre 2017 - Workshop di illustrazione con Giulia Pintus.
10 ore intense di disegno con Giulia Pintus, illustratrice editoriale e di mondi onirici, contornate da alberi di ulivo, cieli azzurri e nuvole bianche. ************************************************************************ Programma: 7 ottobre, dalle 10.00 alle 17.00 (1 ora di pausa pranzo) - esercizi e tecniche di attivazione dell'emisfero destro, stimolo del pensiero divergente e dell'intelligenza creativa. - esercizi grafici sul tratto, la linea e le sue potenzialità liriche e narrative. - disegno dal vero: esercizi di attivazione e osservazione dalla percezione globale al dettaglio. 8 ottobre, dalle 10.00 alle 14.00: - disegno dal vero con modella, elementi di anatomia e di tridimensionalità. - corpo in movimento, tempo veloce. - come si inventa un personaggio. - spunti e consigli.
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cameradaria · 6 years ago
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Nell’Ottobre 2017, in una camera di tufo e cementine, ululava il vento e nasceva Cameradaria.Cameradaria è un progetto volante con i piedi in Sicilia; propone workshops di illustrazione a mano e in digitale e laboratori creativi.
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