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C’era una volta un povero viandante che aveva viaggiato per tutta la vita alla ricerca della sua meta: un luogo da chiamare casa, dove potesse finalmente sentirsi felice. In ogni terra che aveva attraversato, aveva incontrato persone di ogni genere che lo avevano arricchito. Aveva appreso usanze nuove, imparato a cucinare e a nutrirsi in modi diversi, a giocare e a costruire relazioni in forme inaspettate.
Con il tempo era diventato un saggio viandante, eppure la sua meta restava un mistero. Il tempo a disposizione cominciava a scarseggiare, e sentiva l’urgenza di trovare quel luogo da poter chiamare casa. Ma si sentiva bloccato. Ogni posto sembrava avere qualcosa che non andava: in alcuni faceva troppo caldo, in altri troppo freddo; altrove soffiava un vento incessante, o la terra era arida e inospitale.
Gli anni passarono, e l’uomo, ormai stanco, giunse alla fine del suo cammino. Si sedette all’ombra di una grande quercia, accanto a un piccolo ruscello. Lì, immerso nella quiete, ripensò a tutti i suoi viaggi, alle infinite strade percorse, e comprese qualcosa che fino ad allora gli era sfuggita: in ogni tappa del suo cammino aveva trovato accoglienza, amore e conoscenza.
Si rese conto che non era la meta la cosa importante, ma il viaggio vissuto. Tutto ciò che gli serviva per sentirsi realizzato era già dentro di lui. E in quel momento, finalmente, fu un viandante felice.
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C’era una volta un piccolo alito di vento che non amava il suo nome. Nonostante fosse altruista, buono e sincero, nessuno sembrava amarlo. Ogni giorno, da bravo venticello, soffiava sulle vite di coloro che gli erano attorno, delicatamente, quasi volesse sospingere ogni anima incontrata nella giusta direzione. Nonostante ciò, era invisibile agli occhi del vento maestro, e per questo soffriva molto.
Il piccolo venticello crebbe, fino a diventare una brezza. Con la sua nuova forza passava con fierezza attraverso pertugi, soffiava nelle strettoie e nei passaggi dimenticati, strideva nelle gole dove nessun altro vento osava avventurarsi. Ma anche allora, i suoi sforzi risultarono vani nel tentativo di ottenere l’amore del Maestrale. Negli anni aveva cambiato sé stesso, si era spinto oltre ogni limite, perdendo quasi tutte le forze interiori che lo avevano guidato fino a quel momento. Fino quasi a morire, soffocato dalla tristezza. Ogni tentativo sembrava inutile. Nessuno lo ascoltava.
Affrontò quindi il mare, vasto e dal blu infinito. Tra onde, increspature e cavallucci, la brezza si trasformò in burrasca. Scuoteva tutto intorno a sé: imbarcazioni, navi, pesci… ogni cosa veniva travolto dalla sua forza e dal suo impeto. Era passato da venticello a brezza, da brezza a burrasca, conquistando forza e velocità , percorrendo vasti territori, navigando tra acque dolci e salate. Ma ancora non veniva amato, né riconosciuto.
Un giorno, in un luogo lontano, incontrò una tribù di pellegrini alla ricerca del loro Ikigai, il cui leader era una donna di nome Cassandra. Ella era molto bella, di talento e amata da tutti, ma era cieca. Il venticello era ora diventato un uragano distruttore. Al suo passaggio inghiottiva ogni cosa per poi restituirla trasformata nella forma e nella sostanza ed era notato e temuto persino dal grande Maestrale. Ma Cassandra, pur senza vedere, riusciva a percepirne la vera natura. Sentiva il calore del vento sulla pelle, l’abbraccio delle sue spirali vorticose, la passione che lo spingeva a soffiare forte e fiero.
Ella decise di raggiungere il cuore dell’uragano. Penetrò la corteccia dura, fatta di tutto ciò che il vento aveva raccolto lungo il suo percorso. Si ferì nel cammino, ma i suoi sforzi furono ripagati: al centro tutto era calmo e sereno. Il tempo sembrava fermarsi, mentre tutto intorno a loro si muoveva velocemente, travolto dal vento incessante. Cassandra allora raggiunse l’occhio del ciclone. Stese le braccia verso l’alto e ne sfiorò il cuore. Nessuno prima di lei era riuscito a penetrare quel luogo segreto.
L’uragano cessò di soffiare, confuso da quella sensazione nuova, ma piacevole. «Come hai fatto?» chiese l’uragano. «Semplice» rispose lei, «l’essenziale è invisibile agli occhi. Se saprai ascoltare con il cuore, potrai raggiungere anche tu la felicità e donare pace e armonia ai viandanti che incontrerai>>.
Il vento si sentì trasformato. Capì che poteva dare di nuovo fiducia al mondo e mostrarsi per ciò che era. Comprese che avrebbe incontrato altri, come Cassandra, capaci di vedere con il cuore. Da allora decise di vivere secondo i propri principi, sfruttando i propri talenti. Iniziò ad Amare il suo nome come sé stesso. Venne annoverato nella Rosa dei Venti, e fu riconosciuto in tutto il mondo come Aliseo, un vento costante e affidabile che soffia a velocità moderata portando con sé un cielo limpido. Attraverso i suoi valori: la determinazione, l’empatia e l’innovazione e il suo talento, la creatività , oggi soffia con costanza nelle vite di coloro che, come lui, soffrivano cercando il proprio posto nel mondo, lo scopo per cui sono nati e che li renderà felici.
*Images AI generated
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