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Nulla di quello che è successo è colpa tua. (Sala Comune, sera, 5 settembre, III° anno)
[…]
C | «Gus? Che succede?» gli occhi azzurri non si sposterebbero più dal volto dell’altro in attesa di qualche parola, un cenno, qualsiasi cosa «Guarda che puoi raccontarmi tutto, eh.»
A | Prima o poi deve dirlo a qualcuno, seppur fingere (male) di stare bene e tenersi tutto dentro sia stata l’opzione favorita per più tempo del dovuto. «P-Paul.»
[…]
A | «Durante l’estate ci siamo trovati. L’ho incontrato al Ghirigoro» prosegue «e poi ci siamo visti a casa sua, due volte.» sempre più demoralizzato «gli ho detto che mi piaceva, però lui…era…strano?» come altro potrebbe spiegarlo, senza andare a parlare di dettagli ai quali non vuole accennare? «io…ci ho messo troppo tempo. Ed ora…ora gli piace qualcun altro.» riferendosi ovviamente a Ben, come se dovesse farsene una ragione, peccato ci sia quella lacrima che va rigargli il volto, la quale viene scostata velocemente con il palmo della mano, pensando forse che così può nascondergliela. «Io…» la frase viene lasciata in sospeso, spezzata «non lo so, che ca» voletto «mi succede.»
C | «Gus.» - «Nulla di quello che è successo è colpa tua.» - «La gente è strana, non hai fatto nulla di sbagliato. Senti, facciamo qualcosa di divertente. Mh?»

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l’importante è che tu stia bene (Gelateria Fortebraccio, 3 agosto 2076)
[…]
A | «Però!» ed ora il tono è più entusiasta, mentre un dito viene alzato «mi è arrivata anche un’altra lettera, dalla scuola!»
C | «Un altra lettera?!» gli occhi e la bocca si spalancano un poco, un altra lettera da Hogwarts… Quella la ricevono quelli che vengono appuntati con delle cariche scolastiche! «CHE TI HANNO SCRITTO?»
A | «hai davanti a te il nuovo Capitano Tassorosso!» e lo dice come se si stesse vantando di ciò, ma il tono divertito mostra come in realtà sia tutta una scenetta

C | salta in piedi «OH MERLINO!» gli occhi che paiono scintillare «Che thunder! Wow Angus! Che bello! Complimenti!» esclama tutto molto velocemente
A | «non lo so perché hanno scelto me, però..» con una scrollata di spalle, tutte le sue insicurezze vanno a disegnare un’espressione preoccupata «spero di…essere all'altezza. Ele era la migliore»
C | «Hanno fatto benissimo!» a scegliere lui «Sono certissima sarai bravissimo!»
A | Ma vabbè, passiamo alle cose più importanti «tu invece, cosa volevi raccontarmi?»
C | Fissa gli occhi azzurri in quelli di Angus e allarga il sorriso. «Parto dalla cosa più importante.» un cenno del capo mentre trova la determinazione «Non so bene come dirtelo in realtà… Ecco, Gus. Io non sono una ragazza, non lo sono e non lo voglio diventare.» scrolla appena le spalle mentre cerca le parole che aveva pensato di usare ma che non vengono in mente «Ormai è da tempo che l’ho capito però ecco, ha iniziato ad essere un problema nell’ultimo anno… Sai, tutta la questione del crescere.» una smorfia mentre perde l’allegria per un momento, poi torna a sollevare lo sguardo e a rivolgere un sorriso al bff «Però, ecco.»
A | si fa un poco serio, mantenendo un’espressione rassicurante. Aggrotta leggermente le sopracciglia solo al sentire le prime parole, non riuscendo a nascondere la sua confusione iniziale, seppur ciò duri giusto un paio di secondi, prima di tornare ad ascoltare il resto delle parole. E’ incuriosito da tutto ciò, e non può proprio trattenersi «Beh, l’importante è che tu stia bene così» non è sicuro delle sue stesse parole, e a conferma di ciò ci aggiunge un «no?» Lui non l’ha mai giudicata per il suo aspetto e non si è nemmeno fatto mai troppe domande in merito. «Non dovrebbe essere un problema per nessuno» e potrà sembrare infantile, ma tant’è «nemmeno per te.» ed ora va a ricordarsi quell'attacco di panico, e quel discorso accennato riguardo al crescere.
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Fuga (» cucine, 13 giugno 2076, II°anno)
A: «Scusa, io… non volevo succedesse questo.» - «Tu puoi- puoi tornare là.»
C: «Sto qui. Ti faccio compagnia.»
A: «Andiamo da un`altra parte, dove /lui/ non può trovarci. Ti va?»
[…]
C: «Vuoi parlarne?»
A: «non so» - «io non so cosa dire»
C: «Gus.» lo richiama per farlo voltare «Gus?» – «Va tutto bene» mormora in sua direzione poi, allungando una mano verso di lui, per appoggiarla su una delle mani dell’altro, per stringerla, magari quella libera al momento. «Non devi parlarne se non vuoi. Possiamo parlare di altro, così non ci pensi.»
- «Grazie»
- «Figurati, sei il mio migliore amico, lo sai. Sono qui quando hai bisogno…»
- «Non avrei dovuto lasciarlo lì così - di nuovo» «Non posso evitarlo per sempre. Dormiamo nella stessa stanza, siamo nella stessa classe…» - «Non so cosa fare, cosa dirgli»
- Nemmeno lei sa cosa dire o cosa fare, soprattutto ora e soprattutto con lui. Che ne può sapere lei di sentimenti? Di amore? Ma di certo sa cosa significa non sapere come comportarsi di fronte a una situazione difficile. Un sorriso triste quello che rivolge all’amico. «Secondo me… ecco, prima dovresti capire tu… Cioè, insomma, se non sai tu…» - «digli che hai bisogno di tempo… così… così…» - «insomma così non pensa che lo ignori ma che ci stai pensando, ecco.» e mentre dice tutto ciò tiene gli occhi ben lontani da Angus, spostandoli di oggetto in oggetto, in piatto, in elfo perché di guardare lui non ne ha assolutamente intenzione. Sul viso è ora visibile un’espressione di sconforto e confusione. Il cuore non ha mai smesso di battere forte e lo sente nelle tempie e non sa come interpretarlo, così come non comprende quell’improvviso desiderio di non essere così vicino ad Angus.
- «Mh, grazie» - «Penso glielo scriverò» […]
- Accetta quel ringraziamento con un cenno del capo, veloce, non ci può fare nulla. Non ci riesce a sollevare gli occhi, o il volto. Un altro cenno del capo a quel “penso glielo scriverò”. Non sente gli occhi di Angus che si puntano su di lei, sente però la sua mano venire stretta e questo le fa posare gli occhi sulle loro mani. Quel contatto le piace e allo stesso tempo non le piace, in confusione da sensazioni contrastanti, vorrebbe abbracciarlo ma anche scomparire lontano e non vederlo più.
- «Chloe, tu…come stai?»
- «B-be…» forza Chloe, è solo una parola, be-ne, sto be-ne, anche se non è vero lo puoi comunque dire. «be-…» la parola le si strozza in gola. Chloe ritira la propria mano da quella di Angus, ci prova perlomeno, e poi porta entrambe le mani sopra la testa, creando così una specie di protezione a riccio mentre continua a respirare velocemente e non risponde oltre.
[…]
Con gli occhi chiusi e il corpo a farsi piccolo piccolo, Chloe tenta inutilmente di governare le proprie emozioni. Confusione, paura, ansia. Sta pure tremando e le sembra di non respirare. Quelle braccia che la vanno a stringere le percepisce ed in un certo senso la aiutano un po’. Le parole arrivano, piano, in ritardo, ma arrivano. Cerca di rallentare il respiro, si sta tranquillizzando. Chloe spinge il proprio corpo in avanti, come a volersi sentire ancora più al sicuro tra le braccia del suo amico. E in un paio di minuti il respiro tramuta in singulti perché piano piano Chloe inizia a piangere anche se ha cercato tanto di evitarlo. Il pianto è quasi impercettibile all’udito se non fosse per quei sussulti di tanto in tanto.
Che schifo che è l’adolescenza, eh?
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Festa Tassorosso (Sala Comune, 13 giugno 2076, II° anno)
E: La sala comune è stata abbellita ed addobbata per l’occasione. Ogni concasato ha contribuito. Un grosso striscione “Go Hufflepuff” penzola sopra il caminetto, appeso in parte al quadro con Tosca Tassorosso che sta ovviamente partecipando anche lei alla festicciola. Altri striscioni con triangoli pendenti neri e gialli riempiono il resto delle pareti, insieme a qualche bandiera che si sventola in modo autonomo ed incantato. Il grammofono nell’angolo scricchiola e suona l’ultimo album degli Hobgoblins, diffondendo un soft punk armonico nella grande stanza. Volume non troppo alto, comunque, in modo da favorire la chiacchiera e i festeggiamenti, anche se alcuni studenti più grandi stanno ballando, occupando una zona angolare della sala comune, vicino alla porta tonda che conduce ai dormitori maschili. […]
Paul: «Sonòrus!»
«ANGUS!» «Io… non lo so se quello che provo per te sia amore… quello di cui tutti parlano e che tutti sperano…»
[…] «Di una cosa sono certo… che nel mio piccolo, tutto ciò che provo quando ti vedo, quando incrocio il tuo sguardo, quando vedo il tuo sorriso… il calore che sento, l’attrazione che provo, lo scombussolamento dei sensi…» […]
«Ma io, credo di amarti!»
Angus: non ha difficoltà a sentire il suo nome pronunciato forte e chiaro, e sa benissimo - anche prima di girarsi verso l’altro quartino, indicato dalla DOCENTE - chi ha parlato. Rimane immobile e in un attimo il suo viso diventa bianco come un lenzuolo, occhi sbarrati. Sente CHLOE che gli va addosso e decide di tenersela vicino, come fosse uno scudo, andando ad appoggiarle una mano sulla spalla. Fa qualche passo indietro tenendo sempre la mano stretta su CHLOE, senza fare nessuna attenzione a chi o cosa stia dietro. […] E quando PAUL si avvia al finire tutto quel discorso ANGUS avvicina la mano alla bacchetta - la destra, mentre la sinistra è ancora, salvo imprevisti, sulla spalla della SECONDINA - sulla propria bacchetta, e prima di puntare la punta di questa in alto incrocia lo sguardo di PAUL. E` molto confuso, gli occhi lucidi e il corpo che trema tutto.
«Fùmos»
molto chiaro, da gran fifone, così da poter sparire velocemente e con una corsa avviarsi verso l’uscita della stanza (incantesimo riuscito o meno) ma non prima di aver detto a CHLOE un «esco, puoi venire se ti va» sussurrato e molto veloce.

Chloe: […] fa il suo arrivo PAUL, a cui Chloe sorride in un primo momento ma quando questi inizia a parlare non sorride più. Continua a spostare lo sguardo tra PAUL e ANGUS, Angus e Paul. Cosa diavolo sta succedendo? Non può evitare di sentire tutto. Ma cosa sta dicendo, Paul? Gli occhi cercano quelli dell’amico ANGUS, come a cercare una risposta che probabilmente non troverà. Amore? Paul e Angus? Angus? Cosa? Chloe fa un passo indietro, finendo in parte addosso ad ANGUS stesso e divenendo il suo scudo. Improvvisamente vorrebbe trovarsi da tutt’altra parte. La mano del QUARTINO però la tiene lì dov’è. Vorrebbe farsi piccola piccola, scomparire. Lei, si sente in mezzo ad una situazione da cui vorrebbe scomparire.[…]
Quel “Fumos” cade a fagiolo perché Chloe annuirebbe quasi robotica e seguirebbe il portiere via, lontano da questa situazione, lo seguirebbe ovunque stia dirigendosi, lontano da Paul.
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Non ci sono più! (Sala Comune » Dormitorio Maschile IV anno, 9 maggio 2076, II° anno)
C: Come tutte le volte che ha allenamento, ha dovuto lasciare Athos, Porthos e Aramis in Sala Comune, in quel piccolo angolo dove ha trovato la zona ideale per creargli un piccolo habitat. «Andiamo a vedere come stanno!» ad Angus prima di correre verso gechi e poi bloccarsi «AAAAAAAAAAAAAAAH» un grido le sfugge, alquanto acuto data la giovane età
«NON CI SONO PIU! NON CI SONO!»
gli occhi sgranati mentre Chloe inizia a cercare a destra e sinistra, sotto le ciotole e sotto i cuscini e sotto le poltrone e dietro alle librerie e sulle tende, correndo di qua e di là in preda al panico. «NON CI SONO PIU’» di nuovo prima di bloccarsi al centro della Sala Comune, bianca in volto e sull’orlo del pianto, labbro che trema e occhi azzurri aperti grandi grandi che fissano il vuoto. «Non ci sono più…» sussurrato.
A: «Va bene» Non fa in tempo a poggiare gli occhi sulla zona dove la compagna ha creato l`habitat che sente l`urlo «che succ-?» spaventandosi e alzando il tono di poco, per finire a rispondersi da solo quando nota l`assenza dei tre animaletti. «Stai tranquilla, sicuramente sono qui da qualche parte!» cerca di rassicurarla e nel mentre si abbassa per appoggiare a terra la scopa, vicino ad uno dei divanetti, senza pensare due volte ad aiutarla nella ricerca. Si impegna molto, e anche quando l`altra sette di cercare lui continua, immaginando l`importanza che questi hanno per la ragazzina.
Purtroppo, non si trovano da nessuna parte e evidentement preoccupato si avvicina a Chloe. In difficoltà, non sa come comportarsi, decide quindi di starsene zitto per il momento e circondarla con le sue braccia, abbassandosi un pochino. Sperando che la secondina ricambi l`abbraccio, non si staccherà fino a quando non sarà l`altro a farlo.
«Tranquilla! Possiamo andare in giro a chiedere se qualcuno li ha visti! Ci stai?»
C: E non lo vede il fin troppo buono Angus farsi in quattro pure lui per cercare i tre gechi, non lo vede perché gli occhi piano piano si annebbiano con un velo di lacrime che però non cadono. Quando sente le braccia del quartino circondarla lei nasconde il viso nel petto dell’amico e si lascia stringere, cercando così di calmarsi.
Alla proposta sposta un po’ il viso verso l’alto, mostrandosi e guardando dal basso quello di Angus. Annuisce piano. «Sì.» accenna un sorriso mentre fa un passetto indietro e si asciugherebbe il volto con la manica, sozza ma vabbè.
A: «Intanto…» - «se vuoi in camera ho delle ciambelle super buone e dei biscotti al cioccolato!» ha praticamente una riserva di cibo, grazie elfi «Il babbo dice che il cioccolato ti risolleva l`umore, sai?» E così cercherebbe di convincerla al seguirlo nel suo dormitorio. «Così recuperiamo le forze che abbiamo perso durante l`allenamento! E poi a stomaco pieno si ragiona meglio e…» ora il suo parlare nessuno riuscirà più a fermarlo «dopo andremo a cercare i tuoi animaletti» però non si muove da lì, preferisce aspettare che la ragazzina lo assecondi, e nel mentre «e poi c`è Snitch. Sai, il mio gatto. Quando sto giù accarezzarlo mi fa sempre stare meglio.»
C: L’abbraccio la aiuta a tranquillizzarsi e le parole le ridanno un po’ di brillantezza negli occhi. Tira su con il naso. Gli occhietti azzurri di Chloe rimangono fissi sul volto dell’amico, l’angolo delle labbra si solleva ancora un poco di più. E’ più tranquilla, la presenza e le parole di Angus hanno davvero avuto un buon effetto su di lei. Un piccolo cenno per dire che e ciambelle e la cioccolata sembrano una buona idea e che le andrebbe, sì. «Sì. Sì, mi va.»
A: «Benvenuta! – Quello è il mio letto» Il suo letto è rifatto alla buona e sopra ad esso c'è uno kneazle bianco, che nonostante sembri un normale gatto ad occhio più attento si può notare che è più grosso, con orecchie più grandi del normale e la coda particolarmente pelosa. «Siediti pure lì!» Mentre lui si china a terra e recupera uno scatolone da sotto il letto. Si alza e aprendolo mostra a Chloe tutta la sua riserva: varia molto, ci sono delle piccole scatoline con biscotti, delle ciambelle impilate con la glassa di vari colori, caramelle di tutti i tipi e anche qualche pezzo di torta che però sembrano più vecchi. «Prendi tutto quello che vuoi.»
C: «Wow» un sussurro lieve al guardarsi attorno. Quando Angus le indica il proprio letto lei punta subito lo sguardo su quello facendo pure qualche passo in quella direzione. Ormai si è per il momento quasi dimenticata di perché si trova in questo magico posto pieno di meraviglie su cui sposta lo sguardo velocemente, da un oggetto all’altro, da un poster all’altro. «Snitch!» quando gli occhi raggiungono il gatto, per lei è un gatto, bianco sul letto. I passi si fanno più veloci mentre corre verso il micio. Allunga una manina in sua direzione, piano, per non spaventarlo, magari aspettando una reazione positiva dallo stesso prima di iniziare ad accarezzarlo. Gli occhi poi seguono i movimenti di Angus, che si rialza con uno scatolone in mano e quando lo apre «Wow!» ma è una cassa del tesoro, quella!
«Grazie Angus! Tu sei il più thunder di tutto tutto il castello.»
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« Ma quelli....cosa sono? L'anno scorso non c'erano animali a trascinare le carrozze. Sapete che animali sono? »
Un cavallo alato, il cui corpo pare ricoperto di strane membrane, il tutto di una tonalità scura che ancor si riesce a distinguere viste le ultime luci del tramonto.
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«Angus, un Mittens si è mangiato sua madre. Sarebbe morto se tu non lo avessi preso: è ancora troppo piccolo per sopravvivere da solo» [...] «Ora. Tu lo sai che averlo è illegale sì?» [...] «chi è lo kneazle più carino di tutti? Sei tu, Snitch! Sì che sei tu»
« COSA?! Uno kneazle? Come è possibile.. Io - io non lo sapevo »
«Oh bhe... l`ho capito quando l`ho visto, sai... dalle orecchie e dalla coda... e col fatto che è un cucciole e quindi è sproporzionato era un po`più evidente, ma io l`ho studiato lo scorso anno...Vabbè, comunque è illegale avere kneazle non domestici e anche per quelli serve un attestato perché crescendo potrebbe diventare molto aggressivo e potrebbe essere pericoloso. È classificato XXX. Ma è solo un cucciolo, lo si può addomesticare»
« So che è illegale. M-mio padre lavora all'Ufficio Regolamentazione e Registro degli Animali Fantastici Addomesticabili. E' il capo-ufficio »
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Poi sembra come la scena di una vecchia polaroid magica: un modello di macchina babbana che dire logoro è poco. Si vede che un tempo la cromatura doveva essere di un pallido e tenue turchese che con il tempo è diventato un misto tra bianco ed un po’ di ruggine. Si capisce che non è una macchina babbana perché all’interno, dove c’è un volante stramanente ancora intatto, non c’è alcun autista, eppure si sta muovendo! I fanali anteriori funzionano - sebbene uno dei due solo per metà - quelli dietro siano, invece, completamente andati. I sedili bucati, un po’ consumati nella pelle nera che li componeva chissà quanti decenni fa. Due ruote sgonfissime fanno andare avanti questo catorcio un po’ a tentoni, come zoppo. Dalla marmitta - praticamente inesistente anche quella - esce del fumo bianco che accompagna la macchina e che si presenta ai ragazzi con una suonata di clacson “BEEP-BEEP!!”.
« STIAMO VOLANDO » .
Il motore si è fatto silenzioso, la macchina non corre troppo velocemente e sovrasta dall’alto tutto quello che è Hogwarts: il lago nero in tutta la sua grandezza, Hogsmeade poco più in là dove si vedono le luci dei locali accese, immerso ancora in quella poca neve che sta abbandonando la Scozia, per ora. Così come il castello, grande ed imponente.


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Una volta buttata giù la fialetta di liquido, tutti, docenti compresi, cadono in una sorta di trance appoggiati su quei cuscini mentre le loro coscienze volano verso altri lidi… o limbi, ad essere precisi. [...]

Un attimo prima sono in aula e un attimo dopo quello che li circonda è infinito e immenso… BIANCO! Una distesa di bianco, sopra di loro, sotto di loro, dovunque si girino effettivamente c’è solo quello come se fosse un mondo tutto da costruire. I viaggiatori potranno vantare un corpo decisamente fisico, vestito e con tutto quello che avevano quando hanno assunto la Pozione in aula. La differenza sostanziale sta nel fatto che levitano all’altezza di un passo da quello che può essere un terreno bianco, galleggiano un po’ come i fantasmi che si vedono a Hogwarts. [...] Ma il Non Essere non è solo quella grande distesa di bianco perché disseminati ovunque ci sono vari e più oggetti, di tutti i tipi, usi e costumi. Alcuni in singolo, altri ammucchiati e accatastati, altri in compatte colonne altissime che pare passato Wall-e a sistemarli. Oggetti comuni: divani, calici, armadi, scope, lattine, teiere, tabacchiere (potevano mai mancare?!), lampioni, idranti, cabine telefoniche e addirittura oggetti immensi come statue del calibro della fontana dei magici fratelli, insomma in pratica qualunque cosa possa esistere nel mondo. La particolarità che a prima vista potranno notare tutti è quella sorta di bagliore colorato che copre ogni oggetto, come una patina traslucida e trasparente. Ogni oggetto ha un proprio colore quindi abbiamo scope che si differenziano non solo per il modello, ma una può essere verde, l’altra gialla, una blu e chissà quante rosse - nelle varie sfumature - e davvero potremmo riempire una pagina solo per descrivere ogni singolo oggetto e ogni singola sfumatura di quell’alone che li ricopre. In pratica è tutto un arcobaleno.
Butta giù tutto il liquido in un sorso e a quel prurito va a grattarsi il pancino. « WAAAA » e guarda come distende le braccia - la bacchetta ancora in mano, per fortuna - « PROF STO VOLANDO » e si mette pure a battere le ali. Ovviamente l'entusiasmo glielo si legge negli occhi, senza contare quel mega-sorriso stampato in faccia.
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Si è preparato alla perfezione per questo bellissimo giorno tanto atteso, tirando fuori un vestito da Leprecauno di vecchia data che gli sta alla perfezione. E' un vestito usato ma non per questo meno bello, probabilmente passato di generazione in generazione nella sua famiglia, e che lui porta con immensa fierezza. Grazie al cilindro verde può coprire i suoi capelli che nonostante sia festa non ha comunque avuto la decenza di pettinare, o almeno, ci ha provato ma senza troppi risultati. Indossa un giacchino verde scuro con dei bottoncini gialli, aperto a mostrare un altro giacchino verde chiaro. I pantaloni che gli fasciano le gambette sono del medesimo colore verde della giacca e sono rette da una cintura marrone, mentre i calzini che arrivano fino a metà polpaccio sono a strisce bianche e verdi. Oltre al cappello come accessorio indossa un fiocchetto giallo legato al collo, mentre delle scarpe non c'è traccia, visto che è da tutta la serata che fa avanti e indietro dalla pista al buffet, ma tranquilli, lui non ha ancora bevuto. La finta barba c'era all'inizio ma anche questa è stata abbandonata, e sulle guance sono belle presenti due bandiere irlandesi. Balla, salta, urla e applaude alle note dei RUNE! SPOOR

« Ade ma tu bevi? » E si gira verso Alika e Aodh « voi bevete??? Gus mi ha detto di non farlo » e porta la mano a grattarsi il capino “però io voglio assaggiare. E poi se lo fate voi posso faro anche io, vero? » [...] Ed eccolo che si avvicina al tavolo, prende un boccale di birra e per la prima volta nella sua vita beve alcool. Praticamente si beve tutto il boccale in un sorso e finito questo lo appoggia sul tavolo dove lo ha trovato, vuoto. « E' BUONISSIMOOOOOOO! Ade assaggiaaaa!!! »
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Do one thing, every day, that scares you
«La notte c`è il silenzio, il buio e non c`è altro e allora i pensieri arrivano, tanti pensieri, e se poi chiudo gli occhi allora vengono delle immagini e…a me la notte non piace, signorina».
«A me piace un sacco invece» la notte «Vogliamo confrontare i punti di vista?»
«Davvero? Lei non dorme la notte? O forse la trova bella perché dorme e a lei piace dormire» piccole intuizioni, basate su «agli altri piace dormire, di solito» fa pure una piccola smorfia e scuote il capino.
«Sì beh, in effetti di solito la notte dormo ma… non è per questo che mi piace» rivela con un sorrisetto. «Di recente, per esempio, quando non riesco a dormire mi alzo e sto sveglia finché non mi viene sonno. Per questo dico che mi piace la notte. Ti… sei mai affacciato alla torre dell`orologio in una giornata serena, quando iniziano a spuntare le stelle? È davvero un bel panorama, illuminato tutto della luce bianca della luna e, anche se è buio, non fa paura. Tutte le cose che conosci continuano a restare lì solo… che assumono colori diversi. E anche i colori più cupi vengono risaltati dalle luci e… solo col buio si possono accendere le luci» gli ricorda saggiamente. «Potresti provare a tenere accesa una candela e guardare cosa succede ai colori. Così ogni volta che riapri gli occhi saprai esattamente dove sei e forse ti spaventerai un po` meno» azzarda «anche lasciare le tende aperte aiuta a fare entrare sempre un po` di luce».
«Una candela…» e ci pensa sù, annuendo. «Io andrò. Però lei ha mai visto il sole nascere la mattina. Al lago nero? Anche quello è un bel panorama, e tutto il buio sparisce e diventa tutto più colorato, acceso». Lei gli offre un nuovo punto di vista e lui fa altrettanto.
Lo ascolta parlare e, inaspettatamente, si illumina al pensiero del sole nascente, che le strappa un sorriso. «Quando il sole c`è, vuoi dire» ironizza sul tempo tetro di questa buffa primavera in quel di Hogwarts, ma alla fine apprezza il suggerimento. «Sai, di solito mi piace dormire le mattine in cui non lavoro, ma… se dici che lo spettacolo vale la pena… prometto di fare un salto al lago all`alba, se tu prometti di dare un`occhiata al panorama notturno… senza violare il coprifuoco» aggiunge eloquente.
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