cignobiancocignonero
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non c'è cigno bianco senza cigno nero
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cignobiancocignonero · 21 days ago
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LA SPALLA SINISTRA
La Spalla Sinistra
(poema del tenere, del silenzio e del gesto invisibile)
C’è la spalla che nessuno guarda.
Sta lì.
Sta ferma.
Lei non combatte e non attacca,
ma protegge e difende
È la spalla dello scudo.
Quella che si mette in mezzo,
che prende il colpo per te, che ti copre il cuore mentre crolli.
Nell’antico esercito spartano, fianco a fianco gli opliti, i famosi guerrieri non combattevano da soli.
Combattevano con lo scudo sul braccio sinistro, a proteggere il compagno alla loro sinistra. Quanta fiducia eh?
La sinistra è sempre stata considerata sbagliata.
Oscura. Minore.
Non si dà la mano sinistra, non si scrive con quella,
non si porge. Anzi, Si nasconde. “Che cosa sinistra” quando non capisci, non è chiaro.
Ma è proprio lì che sta la cura.
La parte che resta.
Quella con cui custodisci il tuo bambino mentre allatti.
Quella che contiene, che accoglie,
che si piega per tenere. Il femminile, tutto il suo stare.
È il braccio dell’amore silenzioso. Della madre che non dorme.
Della sorella che aspetta.
Del padre che non dice. Seduto al tavolo della cucina lui rimugina davanti alle bollette da pagare e si alliscia la barba rada con la
Sinistra
Lì c’è Demetra. Che nutre e nutre, senza mai chiedere nulla.
C’è Persefone, scesa nel buio timorosa e ora
è diventata Regina
C’è Estia,
che tiene acceso il fuoco per tutti.
La spalla sinistra non si lamenta,
ma quando tutti chiedono presenza, quando hai accanto un uomo troppo bambino, o una donna troppo distratta
lei pesa. Si congela. Si blocca.
Insomma si irrigidisce ecco, se ti chiedono troppo,
Oltre quello che umanamente può sopportare
Puoi sostenere.
E quando reggi cose che non ti appartengono,
E quando il corpo vuole andarsene ma tu resti.
Forse lo fai per amore.
Tornare soli fa paura lo so, fa paura.
Il dovere poi ti chiama, il senso di lui o di colpa.
Allora stringe. Tende. Il sovraspinoso piange e tira
Urla senza voce.
“Arrivo fino ai 90 gradi, micidiale il movimento di allacciare il reggiseno”
E dentro brucia.
Brucia come tutte le volte che hai dovuto stare zitta, o zitto, non fa distinzioni di genere.
Quando non ti sei potuto appoggiare a nessuno. Perché nessuno c’era da quella parte
Ne I tuoi genitori, né il tuo partner.
Quando hai trattenuto le lacrime perché “i maschi non piangono”.
E hai sorretto tua madre, tuo padre, la casa.
Hai lavato loro la schiena e cambiato loro le mutande o il pannolone.
E lei, la spalla sinistra, ha continuato a tenere.
Con forza e tenacia senza lasciar che accadesse
Ostinandoti ad andare avanti.
A portare su di te il sacco
Anche quando volevi mollare.
È lì che si incarna la tua fedeltà alla vita. Al ruolo o alla maschera.
L’ostinazione del mulo, del capricorno, dell’ariete, il fuoco del leone
È lì che giace silente la tua forza nascosta.
Quella che non hai mai chiamato forza,
perché era solo “normale”. Da sempre così,
cosa c’è di speciale?
Ma non è normale.
È sacra.
È sacra questa spalla che sostiene e non si lamenta. È sacro il gesto di chi resta,
che tiene,
che non si vede ma salva.
Se la studi ti diranno: “È solo un’articolazione, è mobilità, non c’è nulla di tutto questo.”
Io l’ho studiata e la vedo ogni giorno
La spalla sinistra è gesto d’amore.
È il luogo della tenerezza che accarezza la nuca dell’amante
È il braccio che abbraccia lo sposo invisibile.
E ogni volta che ti concedi riposo, che ti appoggi,
che dici “ho bisogno”,
la spalla sinistra respira.
Ogni volta che smetti di reggere tutto da sola,
lei si scioglie.
E dice Grazie.
Onora la spalla che ha sempre tenuto.
Benedici la parte di te che ha sempre detto sì.
“Io ci sono”
Onora la spalla sinistra.
È il tuo scudiero silenzioso con lo scudo.
Alessandro Catanzaro,
blog IL BOSCO FEMMINA
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cignobiancocignonero · 24 days ago
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Lo ammetto: mi sono rotto i coglioni di essere resiliente.
Di tenere duro.
Di resistere sempre, anche quando l’anima chiede tregua.
Di mettere insieme i pezzi con lo scotch emotivo e sorridere come se niente fosse.
C’è stato un tempo in cui mi sembrava una medaglia.
Ora sembra più una condanna a essere forte pure quando non vorresti.
Pure quando vorresti solo crollare e dire: “Ci pensi tu, per favore?”
Sì, la resilienza è bella, è nobile, fa scena nei post motivazionali.
Ma nessuno ti dice quanto pesa restare in piedi quando vorresti solo lasciarti cadere.
Quanto fa male farsi da sé ogni volta, con le mani tremanti e il cuore che batte come un tamburo stanco.
E allora oggi, non voglio più essere un eroe.
Vorrei una pausa. Una paralisi selettiva alla fatica.
Un miracolo, o magari solo un abbraccio che valga più di mille terapie.
Vorrei qualcuno che mi tenga stretto anche quando non dico niente.
Che non mi chieda com’è andata, ma mi guardi e dica: “Ce la facciamo insieme.”
Qualcuno che mi ricordi che non devo essere sempre io quello forte.
Che posso essere anche fragile. Incasinato. Umano.
E se amore significa anche questo —
essere un posto dove l’altro può smettere di lottare per un po’
— allora sì,
oggi scrivo questo per insegnarmi ad amare così.
Non come chi salva.
Ma come chi resta.
Come chi accoglie.
Come chi non ti chiede di essere resiliente… ma semplicemente vero.
Enrico Chelini
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cignobiancocignonero · 2 months ago
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La fine di una relazione è spesso il risultato dell'emergere di desideri e prospettive che escludono il partner. Le persone cambiano, e se non cambiano insieme il risultato è la rottura della relazione.
Chi lascia decide di percorrere una nuova strada, più consona ai propri desideri e prospettive attuali.
Spesso chi viene lasciato commette l'errore di sentirsi in difetto. Scartato. Non abbastanza.
È un errore, perché non è lui o lei ad essere 'meno'. È chi lascia a volere 'altro'. Non 'di più', le persone non sono paragonabili. Semplicemente altro.
Le strade si incrociano, le persone si incontrano, percorrono insieme la strada fin quando c'è sintonia d'intenti, poi può succedere che si separino.
Non è colpa di nessuno, e nessuno può dirsi di meno rispetto ad un altro.
È un processo naturale il cambiamento, ed è un diritto umano scegliere di cambiare strada.
"Dovrei chiedere scusa a me stessa per aver pensato di non essere abbastanza".
(A. Merini)
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cignobiancocignonero · 2 months ago
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Ciao… come stai?
Io vado avanti, come sempre.
In questo cammino che a volte mi sembra non mi appartenga davvero.
Tu invece? Sei felice?
Hai trovato la tua dimensione?
Già… che parola strana, dimensione.
Eppure dice tanto, racchiude tutto.
Sai, stamattina ho pensato a te.
Anzi no, non è vero:
la verità è che non hai mai smesso di abitare i miei pensieri.
Ti starai chiedendo perché questa lettera…
Non lo so nemmeno io.
La vita è imprevedibile,
e oggi ho sentito il bisogno di scriverti.
Forse non la leggerai mai.
Forse resterà chiusa in un cassetto,
oppure volerà via, come tutto ciò che non possiamo trattenere.
Ma volevo dirti quello che non ho mai avuto il coraggio di dire.
Farti quelle domande che ho sempre tenuto dentro.
Dirti che è stato bello amarti.
Sì, bello e folle.
Andare oltre l’impossibile,
oltre ogni logica,
oltre le apparenze.
Sentire il battito della tua anima mescolarsi alla mia.
Volare con te, anche solo per un attimo,
dimenticare tutto il resto.
Sai, ho capito che la vita è proprio questo: un attimo.
E anche se avrei voluto l’impossibile per sempre, oggi mi rimane il ricordo.
Quel “sempre” esiste ancora…
ma vive solo dentro me,
con il tuo nome inciso nell’anima.
Chiudo qui, non voglio piangere.
Voglio solo immaginarti accanto a me,
ancora per un momento.
E chissà… forse un altro “te” non ci sarà mai.
Perché due gocce d’acqua, in un mare infinito, non si incontrano due volte.
Tu eri quella goccia.
La mia.
Ciao, amore mio.
Alla prossima vita, forse.
E non dimenticare mai quanto ti ho amato.
Tua per sempre,
Io.
✍🏻 Susan Randall
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cignobiancocignonero · 3 months ago
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cignobiancocignonero · 3 months ago
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La ragazza fissa lo schermo come si guarda la pioggia scivolare sul vetro: senza aspettarsi nulla.
Altro che Cicerone: guarda TikTok.
Nel video, una mano smarrita nel tempo lancia bottiglie e barattoli giù da una scalinata...
Bottiglia di Coca-Cola: salta tre gradini, poi esplode in una nuvola di schiuma marrone.
Barattolo di pomodori pelati: rimbalza coriaceo, poi si apre in un rosso che sa di ferro arrugginito, di banchi incisi, di silenzi prima dell’intervallo.
Vasetto pieno di biglie: si frantuma. Le palline rimbalzano sui gradini, tintinnando come pensieri che non trovano pace.
La ragazza osserva tutto, immobile.
“Melany, ma cosa ti piace di questi video?”
Lei aspetta che anche l’ultima biglia si fermi. Poi alza due occhi che sembrano riemergere dal fondale di un oceano blu acciaio, profondissimo.
“Non lo so. Vedere qualcosa che si rompe mi fa stare bene.” La voce è calma, quasi un sussurro.
C’è chi trova sollievo nelle cose che restano,
e chi respira meglio tra i frammenti.
Perché, in fondo,
c’è una crepa in ogni cosa,
ed è lì che entra la luce.
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cignobiancocignonero · 3 months ago
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Dietro ad ogni persona forte,
c'è sempre una storia che
ha dato loro due scelte:
Annegare o imparare a nuotare!
-Dal web-
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cignobiancocignonero · 3 months ago
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BIANCANEVE – QUANDO IL CANDORE NASCONDE L’OMBRA
Mi hanno chiamata Regina Cattiva. Non per quello che ho fatto, ma per quello che si è voluto credere. Una donna che comanda, che si oppone, che non china il capo, è sempre più facile da trasformare in strega che in madre.
Eppure, io ero regina molto prima che Biancaneve diventasse leggenda. L’avevo accolta in casa mia come si accoglie una figlia. Non era mia, ma lo diventò. Rimasta vedova di un re che la amava più come trofeo che come compagno, mi ritrovai a crescere una bambina che era già adorata da tutti. Non per ciò che faceva, ma per come appariva: pelle candida, occhi lucidi, voce melodiosa. Era l’immagine vivente dell’innocenza.
Ma io… io vedevo anche altro.
Biancaneve imparò presto che bastava restare zitta e sorridere per ottenere quello che voleva. Bastava piangere a comando per far sembrare crudele chi le diceva “no”. Era intelligente, sì, ma la sua intelligenza era sottile, affilata, come un filo invisibile che taglia la carne senza lasciare segni.
Mi osservava. Mi studiava. E con il tempo cominciò a muoversi tra le stanze del palazzo con la grazia di chi sa che nessuno le dirà mai nulla. Rubava l’attenzione degli uomini, l’affetto dei servi, e persino i silenzi dei consiglieri. Un giorno la trovai intenta a leggere documenti riservati sul mio scrittoio. Non si scusò. Disse solo: “Voglio sapere come funziona il regno. Un giorno sarà mio.”
La sua ambizione mi colpì come uno schiaffo. Non per la frase in sé, ma per il modo in cui l’aveva pronunciata: senza emozione. Come un calcolo.
Cominciarono le dicerie. Che fossi gelosa. Che volessi rimanere “la più bella del reame”. Uno specchio venne tirato in ballo, come se bastasse un riflesso a giustificare odio. Ma non era bellezza ciò che temevo. Era il vuoto dietro quel viso perfetto. Il vuoto che inghiotte tutto.
Non l’ho mai voluta morta. Questo non lo crederò mai necessario. Ho solo chiesto al cacciatore di portarla via, di lasciarla vivere altrove, dove non avrebbe potuto manipolare il cuore del potere. Ma anche lì… lei vinse.
Si rifugiò in una casa nel bosco. Sette uomini, soli, isolati, di poche parole. E lei, giovane e fragile, si impose su di loro. Li addolcì, li domò, divenne la padrona senza mai alzare la voce. Aveva imparato a usare la sua immagine come una lama lucente.
Quando cercai di raggiungerla, mi travestii. Non per ingannarla, ma per vedere se poteva riconoscere chi le aveva dato tutto. Mi accolse con un sorriso. Mi lasciò parlare. Poi prese la mela dalle mie mani… e cadde. Ma il suo sguardo, un attimo prima di chiudersi, era quello di chi aveva deciso da sola cosa sarebbe successo. Come se sapesse che qualcuno l’avrebbe trovata. Che sarebbe stata “salvata”.
E così fu.
Il principe arrivò. La baciò. Lei si svegliò. E da quel giorno divenne la regina del popolo. La santa. L’innocente. La martire. Ma nessuno ha mai saputo cosa sussurrò all’orecchio del principe prima di baciarlo sulle labbra. Nessuno ha mai letto le lettere spedite ai nani nei mesi successivi, in cui chiedeva “fedeltà eterna”. Nessuno sa che fine ho fatto io.
Perché nella storia che si racconta, io muoio. Sola, maledetta, cancellata.
Ma sono ancora qui. Vivo in ogni donna che non accetta di essere silenziata. In ogni madre che cerca di proteggere ciò che ama, anche quando il mondo le dà torto.
La verità? Non è mai stata Biancaneve contro la Regina.
È sempre stata l’apparenza contro la coscienza.
E la coscienza, a volte, ha il volto di chi non ha paura di essere odiata.
Moreno Golia
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cignobiancocignonero · 3 months ago
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“Non è vero, come dicono molti, che si può seppellire il passato. Il passato si aggrappa con i suoi artigli al presente.”
— Khaled Hosseini, Il cacciatore di aquiloni
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cignobiancocignonero · 3 months ago
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Ma tu lo hai amato?"
"Oh, più di quanto credevo potessi mai fare in questa vita."
"E ti manca?"
"Mi mancherà sempre."
"Ma non lo cercherai più."
"Ma non lo cercherò più."
"E perché?"
"Perché avrebbe potuto farlo lui. Perché ogni tentativo che mi dicevo sarebbe stato l’ultimo era sempre il penultimo. Perché l’ho cercato, l’ho rincorso, l’ho aspettato, l’ho giustificato, l’ho odiato e alla fine l’ho perdonato per non avermi tenuto.
Perché l’amore è questo: tenersi sempre.
Non fuggire via.
Non staccarti in faccia mille chiamate.
È tenersi. E a un certo punto mi sono resa conto che più andavo in cerca di lui, più perdevo me. Più cercavo una soluzione per risolvere la questione in sospeso tra me e lui, più mi stavo perdendo la vita. Quindi mi sono detta: "basta". Ho fatto tutto quello che potevo fare, e se tutto non ho fatto, avrebbe potuto farlo anche lui.
L’amore è venirsi incontro.
Io da lui ci sono andata tante volte, non l’ho mai visto fermo ad aspettarmi da qualche parte. Quindi basta."
M. Boselli
👗💙💜🎩
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cignobiancocignonero · 3 months ago
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cignobiancocignonero · 4 months ago
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"Una donna con il Lupo nell'anima è quella che pur colpita duramente dalla vita non si arrende...
È quella che ferita a morte dalla menzogna impara ad andare avanti con la verità...
È quella che pur avendo perso chi non si sarebbe mai aspettata di perdere, si lecca le ferite e continua da sola...
È quella che dentro di sé sa benissimo di essere principessa ma impara ad essere guerriera, perché il vero fallimento è smettere di combattere!"
(Maria Luna Gitana)
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cignobiancocignonero · 4 months ago
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Imparate a non aspettare una telefonata, un messaggio, uno sguardo, un sorriso. Imparate a non aspettare qualcuno che ha rallentato il passo perché ha voluto perdervi.
Imparate a non aspettare chi si dimentica dove vi ha lasciato.
Si aspettano i treni, gli aerei, i bus.
Si aspettano i saldi, le ferie, l'uscita di un nuovo film.
Persino la pioggia, si aspetta.
Ma chi non vuole esserci no.
Perché sapete, ad aspettare chi ci ha dimenticato, si perde chi invece sta cercando solo noi.
Paola Delton
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cignobiancocignonero · 4 months ago
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Quando finisce un amore, non soffriamo tanto del congedo dell'altro, quanto del fatto che, congedandosi da noi, l'altro ci comunica che non siamo un granché.
In gioco non è tanto la relazione, quanto la nostra identità; l'amore è uno stato ove per il tempo in cui siamo innamorati, non affermiamo la nostra identità, ma la riceviamo dal riconoscimento dell'altro; e quando l'altro se ne va, restiamo senza identità.
Ma è nostra la colpa di esserci disimpegnati da noi stessi, di aver fatto dipendere la nostra identità dall'amore dell'altro.
E allora, dopo il congedo, il lavoro non è di cercare di recuperare la relazione dell'altro, ma di recuperare quel noi stessi che avevamo affidato all'altro, al suo amore, al suo apprezzamento.
Umberto Galimberti
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cignobiancocignonero · 4 months ago
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“Quando le persone ti lasciano, lasciale andare. Il tuo destino non è mai legato a chi se ne va, e questo non significa che siano persone cattive. Significa semplicemente che il loro ruolo nella tua storia è terminato.”
— Julia Roberts
A volte ci aggrappiamo a persone che hanno già compiuto il loro ruolo nella nostra vita, come se lasciarle andare fosse una sconfitta. Ma non lo è. È un atto di amore verso sé stessi.
Non tutti quelli che arrivano sono destinati a restare. Alcuni vengono per insegnarci delle lezioni, altri per condividere momenti, e alcuni solo per mostrarci chi siamo quando ci spezzano un po’.
Aggrapparsi a ciò che non c’è più ti lega solo al passato e ti impedisce di vedere tutto il nuovo che la vita ha in serbo per te.
Lasciar andare non significa che quella storia non sia stata importante, significa che ha già compiuto il suo scopo.
E sì, fa male. Fa male lasciare andare ricordi, promesse e futuri che avevi immaginato.
Ma fa ancora più male restare bloccati in un posto dove non cresci più.
Quando qualcuno se ne va, crea spazio per ciò che è davvero destinato a te: relazioni più sane, nuove opportunità, e la versione più forte di te stessa.
Non è abbandono, è accettazione. Non è una perdita, è evoluzione.
Quindi, quando qualcuno si allontana, non ti aggrappare. Ringrazia, lascia andare… e continua a camminare.
La tua storia non finisce qui.
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cignobiancocignonero · 4 months ago
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cignobiancocignonero · 4 months ago
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Arriva il momento
in cui decidi di lasciare andare.
Le persone in cui avevi riposto
sogni e speranze.
Che facciano le loro scelte.
Che prendano la loro strada.
Arriva il momento
di accettare i propri sbagli
di incontrare i propri demoni.
Ascoltare cosa vogliono.
Che cosa chiedono.
Di cosa hanno bisogno
per andare via.
Per non tornare più.
Arriva il momento
di accettare il dolore
e di trasformarlo non in rabbia
non in sete di vendetta.
Ma in sola verità.
In puro desiderio di dolcezza.
Arriva il momento
in cui dichiari pace al tuo cuore.
In cui dichiari finita la tua guerra.
Che non vuol dire rassegnarsi.
Ma dedicarsi finalmente
quel po’ di libertà
quel po’ di leggerezza.
È un piccolo miracolo
che ci rende finalmente vivi.
Finalmente liberi.
E che porta il nome, di consapevolezza.
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