Tumgik
cthulhu10 · 1 year
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Sono stesa sul letto, più comoda che posso, poggiata a tanti cuscini, con le gambe aperte e lui disteso in mezzo, con la faccia che affonda tra le labbra della figa bagnata. Le sue mani si stringono alle mie cosce, le dita affondano nella carne e la sua lingua sfrega il clitoride. “Tieniti bene aperta, mostrati” mi dice e io ubbidisco: con le mani allargo meglio per offrirgli la mia figa, per permettergli di raggiungere meglio il clitoride esposto. Vorrei dirgli di infilarmi due dita nel culo, ma non credo sia il caso. È ancora largo, è appena stato usato e abusato abbondantemente, cerco di tenerlo stretto più che posso per non perdere la sborra che mi ha svuotato dentro qualche minuto fa. Mi ha sbattuto il cazzo nel culo con una tale forza che ora ho il buco gonfio e largo… e provo un leggero fastidio. Vorrei essere io ad infilarci le dita dentro adesso, ma preferisco aspettare: dopo ne voglio ancora, voglio di nuovo essere fottuta in quel modo! Quindi per adesso una pausa ci sta bene, mi lascio leccare con calma, la sua bocca si stringe attorno al clitoride, me lo succhia, ci struscia il naso e va avanti. So bene che non riuscirò mai a venire così, ma è piacevolissimo! Lascia scivolare due dita nella figa aperta, continuando a leccarmi, e io sussulto. Muove le dita veloce, in maniera ritmica, cercando di affondarle più che può. Io gemo e mugolo di piacere, muovo i fianchi assecondando i movimenti della sua mano. Lui, con le mani, mi allarga bene, come a volermi guardare dentro. “Guarda come sei aperta adesso!” mi dice, “Hai il culo rotto e la figa aperta, che implora di essere fottuta…” “Fottimi allora…” gli dico io. “Non ancora” dice perentorio. Io lo imploro, pensando che implorarlo per essere scopata basti… Lui invece, mi chiede di passargli il lubrificante e io, ancora, ubbidisco: lo lascia colare abbondante sulla figa e ci passa le dita. Le affonda, tre dita di colpo. E poi quattro. È una sensazione che conosco bene e che mi piace da impazzire. Lo so che dovrei tenere il culo un po’ a riposo, ma quanto ci starebbero bene adesso un po’ di dita anche nel culo, a toccare quelle che mi si muovono nella figa? Non faccio in tempo a chiederlo, perché lui stringe le dita e aggiunge anche il pollice… e affonda. La mano mi sprofonda nella figa spalancata. “Come stai? Ti faccio male?” mi chiede dolcemente. Io sono eccitata in modo incredibile, sono lontana dall'orgasmo eppure mi sento come se potessi esplodere da un momento all'altro. “Continua, ti prego…” sussurro, e lui affonda la mano ancora di più, fino a riuscire a sfiorare la cervice. Sfila la mano e, di nuovo, ci lascia scivolare del lubrificante, prima di sprofondare dentro di nuovo. Questa volta, arriva ancora più a fondo e le dita muovono la cervice, quasi giocandoci. Io grido di stupore, di fastidio e di piacere insieme, è una sensazione stranissima, come se mi si stesse muovendo tutto dentro. La sborra mi cola via dal culo, ma non mi interessa: l'odore pungente però mi raggiunge subito, eccitandomi ancora di più. “Che troia che sei…” mi dice, insieme a tanti altri dolcissimi insulti che suonano come complimenti alle mie orecchie eccitate. “Tieni, esageriamo un po'” mi dice, e io non capisco bene come si possa esagerare più di così, finché non vedo che mi porge un vibratore. Mentre lo accendo, lui sfila la mano, chiude le dita, le stringe più che può, aggiunge altro lubrificante e le infila ancora tutte dentro, con la mano quasi chiusa a pugno. Il vibratore acceso raggiunge il clitoride proprio mentre lui ricomincia a spingere: più di così non entra, ma quel movimento mi fa venire praticamente di colpo. Godo sulla sua mano, tremo, urlo, mentre lui, ancora non soddisfatto, sfila via il pugno di colpo e si prepara ad affondarlo di nuovo, questa volta più veloce… 
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cthulhu10 · 1 year
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“Sei pronta per la sborra?” Ho la testa schiacciata contro il materasso, il culo in aria. D. è in piedi sul letto, sopra di me, che mi martella quell'enorme cazzo nel culo con tutta la forza che ha. “Si…” sussurro. La voglio davvero tantissimo. Mi fa impazzire il modo in cui viene, voglio sentirlo mentre si svuota le palle dentro di me. “Non ho sentito bene, dillo meglio.” “Si, la voglio! Dammela tutta!” Il culo ormai ha ceduto completamente, non oppone resistenza a quei colpi così forti, è aperto, un buco che non aspetta altro che essere riempito. Quando sta per venire, sento il suo cazzo gonfiarsi ancora di più, al punto da allargarmi ancora, e ogni volta mi meraviglio di come sia possibile. Sorrido, schiacciata ancora di più, da colpi sempre più forti che si susseguono fino allo schizzo caldissimo che mi riempie, accompagnato da un suo verso quasi animalesco. Si spinge dentro di me così forte da farmi pensare che da un momento all'altro mi avrebbe fatto sprofondare anche le palle nel culo e mi sembra quasi di esplodere: io lo adoro, adoro il modo in cui mi viene dentro. Riprende un attimo fiato e poi mi sfila il cazzo dal culo lentamente. Lo vedo allontanarsi un attimo per andare in bagno, ma io non mi muovo. Resto immobile, stesa a letto a pancia in giù: se mi spostassi adesso, sicuramente mi colerebbe via tutta la sborra dal culo e non voglio. Voglio tenermela dentro. Aspetto qualche minuto, il tempo necessario perché io torni in grado di stringere il culo quanto basta per non perderla e poi corro sotto la doccia: devo prepararmi, altrimenti faremo tardi. Sotto l'acqua ogni tanto mi accarezzo il buco che si stringe sempre di più: potrei riuscire a tenermela nel culo anche tutto il giorno? È stranamente eccitante. Poco tempo dopo, siamo in tram, andando verso il ristorante. Non riesco a fare a meno di sorridere: ad ogni scossone del mezzo, sento il culo fremere, quasi come se fosse un formicolio. Serve per farmi ricordare in ogni momento quanto forte io l'abbia preso in culo oggi, quanto era largo fino a poco fa, quante dita riusciva a farci entrare, quanto mi sia divertita a fare la troia. E ogni volta, mi torna in mente la sborra che stringo nel culo. Il pranzo procede tranquillo, finché, appena prima di andare, D. mi dice “Prima di andare, tu hai qualcosa da fare.” Lo guardo e non ricordo; lui ricambia, deluso, il mio sguardo smarrito. Poi mi torna in mente: mentre scopavamo stamattina, mi aveva chiesto di portare con me un piccolo plug e di indossarlo in bagno prima di uscire. L'ho completamente rimosso, ma come ho fatto?! Confesso la mia mancanza e lui, senza scomporsi, dice “Non importa, a casa ti toccheranno venti frustate”… ma lo dice a voce abbastanza alta da farsi sentire dai tavoli accanto, cosa che aumenta il mio imbarazzo e la mia eccitazione. Fingo nonchalance uscendo dal ristorante, mentre lui si avvicina mi sussurra all'orecchio, chiedendomi quale frustino avrebbe dovuto usare su di me. Magari il flogger, che mi lascia il culo così rosso… Una volta non si divertiva così tanto a frustarmi, ma da qualche mese ha iniziato ad appassionarsi all'effetto dei frustini, al loro suono, alla voce tremante delle donne che contano il numero dei colpi. (Chissà come mai.) Il modo in cui quasi freme dalla voglia di farmi il culo viola, mi fa venire voglia.
Tornati a casa, infatti, il suo primo e unico pensiero sono quelle frustate che merito per aver dimenticato i suoi ordini. Mi spoglio, giusto un po’ preoccupata. È già la seconda volta che le prendo oggi: la prima volta è stata questa mattina, venti frustate per aver ingoiato la sborra di un mio amico ieri, senza il suo permesso. Ma se lui mi ha infilato il cazzo in bocca, tenendomi la testa ferma, cosa avrei dovuto fare? A nulla sono valse le mie rimostranze, e a colpi di flogger e di paddle mi ha lasciato dei segni abbastanza forti da meritare qualche foto… e ora, di nuovo, altre venti. “Conta” mi ordina, e parte il primo colpo col paddle. “Uno…” Il secondo colpo mi colpisce più in basso, quasi sulla coscia e una scarica di dolore mi fa pentire della mia dimenticanza. “Due” e subito dopo il terzo, più gentile, quasi al centro, tra culo e figa. Beh, lì mi piace molto: se potesse colpirmi sempre lì, resterei tutto il giorno col culo in aria. I colpi si susseguono, alternando quelli più cattivi a quelli che iniziano ad avere pietà della pelle arrossata. “Dieci” dico io, quasi sussurrando. Una volta finito, mi dice di stendermi e mi raggiunge a letto, ad abbracciarmi. D. crede sempre che i suoi baci siano una coccola dopo avermi maltrattata… ma lungi dal consolarmi e calmarmi, mi fanno venire sempre tanta voglia, soprattutto se ho il suo cazzo letteralmente a portata di mano. Lo tocco, lo accarezzo, diventa pian piano più duro mentre continuiamo a baciarci. Ormai del dolore al culo non ne ho alcun ricordo e ho di nuovo voglia di cazzo. Cerco di contenere la voglia che ho di riprendere ancora il suo cazzo in bocca, perché so che a breve dovrà andare via… e se lo riprendo adesso, non vorrò lasciarlo andare. “Ma guardati, hai ancora voglia…” mi dice. Probabilmente lo aveva notato dal fatto che avessi iniziato ad affondare due dita nella figa? Magari dal rumore acquoso che producevano mentre mi masturbavo, o dal cazzo che continuavo a stringere nell'altra mano, mentre mi baciava? “In posizione”, mi ordina prendendosi il cazzo in mano e aspettando appena che io mi girassi, per affondarmelo in figa e colpirmi forte. Le sue mani mi afferrano il culo, un dito si avvicina al buco e lui si stupisce di quanto sia di nuovo così stretto da non riuscire quasi ad entrare. All'improvviso, mi ricordo di avere ancora la sua sborra nel culo: come ho fatto a scordarlo? Ogni colpo di cazzo adesso non fa che ricordarmelo, ogni spinta così a fondo da farmi sentire le palle sbattermi addosso. Mi sta scopando mentre ho ancora il culo pieno di sborra. È una delle cose più eccitanti a cui riesca a pensare adesso! Godo velocemente, di un orgasmo che è più mentale che fisico, che mi fa fremere, tremare, urlare, ma non mi fa passare la voglia di cazzo. Ne vorrei ancora… ma D. deve proprio andare in ufficio adesso.
Mentre lo accompagno alla porta, mi accorgo che sono così bagnata da avere le cosce zuppe. Il culo è ancora stretto, ma adesso è proprio ora di far uscire la sborra. Lo saluto con un bacio, vado a prendere un vibratore e poi ad inginocchiarmi a terra nella doccia. Due dita mi aprono il culo, lo allargano, quanto basta perché spingendo io lasci scivolare fuori la sborra che conservava. L'altra mano sotto, per non rischiare di perderne nemmeno una goccia. Come volevo, la sborra mi cola in mano: la osservo, ne sento l'odore pungente. La lascio scivolare verso le dita e di nuovo me la spingo nel culo. Questa volta le dita scivolano meglio, usando la sborra come se fosse un lubrificante: accendo il vibratore e lo porto al clitoride, mentre mi scopo il culo così, a fondo e con calma, spalmando e spingendo dentro tutta la sborra che posso. Quanto vorrei adesso che lui fosse qui, davanti a me, a guardarmi col cazzo in mano, pronto a scoparmi la gola: devo assolutamente rifarlo con lui!
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cthulhu10 · 1 year
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Sono già un paio d'ore che passiamo a scopare, leccarci, frugare in anfratti bagnati. Sono venuta un paio di volte e a nessuno dei due la cosa sembra bastare. A quattro zampe sul letto, lui mi scopa lentamente, facendomi sentire tutto il suo cazzo, largo e duro.
Mi fa venire voglia di continuare all'infinito! Sono stanca, distrutta, ma godo di ogni colpo di cazzo e non riesco a smettere. Ogni tanto lui mi chiede di tirarmi su, di mettermi bene a pecora, ma reggo pochissimo: nell'arco di poco le braccia cedono e mi ritrovo con la faccia sul materasso. L'unica cosa che stoicamente resiste, sono i miei fianchi che continuano a sbattersi contro di lui, per prendere il cazzo fino in fondo. Continuo ad assecondare i suoi movimenti, per prenderne ancora, anche se non ce la faccio più. Quasi non ne ho più il controllo: sono come posseduta dalla voglia di quel cazzo.
"Sai come si chiama una che fa così?" continua a chiedermi lui.
"Una troia" sussurro io...
"Non ho sentito, ripetimelo meglio."
"Una grandissima troia."
Un colpo di cazzo più violento strappa un grido di piacere. Mi sembra di essere sul limite dell'orgasmo da troppo tempo, ma non riesco a venire: probabilmente sono troppo stanca. Magari dovrei prendere un vibratore... però non voglio farlo smettere per andarlo a prendere. Però lo voglio... Ok, adesso glielo dico.
"Vai a prendere uno dei tuoi giocattoli" mi dice lui, quasi leggendomi nel pensiero.
Mi precipito a prendere il vibratore, ma lui invece che aspettarmi in ginocchio sul letto, si stende, col cazzo in mano. Però così non vale... io volevo il vibratore e il suo cazzo a martellarmi! Accendo il vibratore e resto in ginocchio sul letto, con le gambe aperte, a mostrarmi mentre lo posiziono al clitoride. Non importa, inizierò così e poi finiremo a fare quello che voglio. Lui allunga la mano verso la mia figa e affonda due dita dentro. Poi tre. Movimenti veloci e precisi, che sanno esattamente dove andare. È impressionante sentire come sembra sempre intuire dove andare per farmi provare tanto piacere. Giusto un paio di minuti e questa combo micidiale fa il suo effetto: godo di colpo, tremo, urlo, mi lascio travolgere da un orgasmo che evidentemente era molto più vicino di quanto avrei creduto. Continuo a scoparmi sulla sua mano, finché gli ultimi spasmi non si placano, finché non restano solo le gambe tremanti che non mi reggono più, e mi accascio sul letto accanto a lui.
"Però non volevo venire così. Volevo il cazzo..." dico io, fingendo di lamentarmi, mentre il clitoride ancora mi pulsa ipersensibile.
"E va bene, allora adesso lo rifacciamo col cazzo" mi risponde, come se fosse la cosa più ovvia.
Sono ancora più stanca adesso... ma ne voglio ancora.
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cthulhu10 · 1 year
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pompini da diciottenni
Da quanto tempo non passiamo un po’ di tempo a fare due chiacchiere? Una mattinata senza impegni, rubata alla routine!
“Sembra quasi di essere tornati diciottenni!” mi dice lui felice di accogliermi a casa come facevamo spesso quella che ormai sembra una vita fa.
“Quante ne abbiamo combinate a 18 anni… già è tanto che non ci hanno arrestati.”
“Per atti osceni in luogo pubblico? Ce lo saremmo meritato!”
Seduti sul divano, ridiamo ricordando scopate in macchina in luoghi tutt'altro che appartati, pompini nei cantieri, le coperte sempre nel cofano nell'auto nel caso in cui ci fossimo fermati su un prato o sulla spiaggia. Adoravo fermarmi a fargli pompini in spiaggia! Quei pompini al volo tra una chiacchiera e l'altra sembravano quasi naturali, come se facessero parte integrante del dialogo.
“Ti ricordi quella volta al giardino botanico? Ma come ci è saltato in mente!”
“Effettivamente una follia… ma perché, quella volta sugli scogli? Quando ci siamo fatti beccare da quel gruppo di ragazzine?”
“Se avessi avuto allora la faccia tosta che ho adesso, avrei chiesto se qualcuna voleva partecipare, invece di starsene lì a guardare senza fare nulla.”
“Ma va, non l'avresti mai fatto! Al massimo oggi ti piacerebbe avere un po’ di pubblico!”
“Si, ma oggi i telefonini hanno le videocamere. Ci saremmo trovati su Pornhub due minuti dopo.”
La conversazione va avanti ridendo e scherzando, finché non si alza per offrirmi da bere e noto un lampante rigonfiamento nei pantaloni della tuta.
“Ehm… credo che lui abbia voglia di un revival.”
“Lo dico sempre che è rimasto fermo ai 18 anni lui. Pensa sempre ai pompini, è fissato!” e va verso la cucina, come se niente fosse. Quando torna con le bibite, il rigonfiamento è ancora più evidente. Versandomi da bere si avvicina al mio viso con nonchalance, puntandomi l’erezione dritta verso il naso… direi che l'intenzione è chiara. 
“Credo che il tuo cazzo mi stia chiedendo un pompino.”
“Tu dici? Beh, se lo ha chiesto lui, dovremmo accontentarlo” e nel dirlo, abbassa di colpo pantaloni e mutande. Il cazzo già eretto e duro, il pube depilato. Inizio a pensare che il tutto fosse preparato, ma mi sto divertendo e voglio vedere fin dove vuole arrivare. Questo divano è basso, quindi l'altezza è assolutamente perfetta: credo che al momento dell'acquisto abbia pensato proprio all'altezza migliore per farsi fare un pompino comodo. Apro la bocca e succhio, come quando avevo 18 anni. Avida, affamata, più a fondo che posso: oggi raramente inizio subito così forte. Anche un pompino preferisco godermelo con calma, leccarlo, giocarci, arrivare alle palle con la lingua, prima di affondarlo in gola. Ma me lo ricordo bene com'erano quei pompini al volo e voglio che se lo ricordi anche lui. Con due dita abbasso un po’ la direzione del cazzo, in modo che ad ogni affondo si strofini contro la lingua. Succhio più che posso, affondo in gola, sento i suoi muscoli tremare leggermente sotto la mano con la quale mi reggo alla sua coscia. 
“Siediti” gli ordino, mentre mi inginocchio ai piedi della poltrona. Ubbidisce e mi lascia fare: riprendo a succhiare ancora più a fondo, mentre lui sembra quasi confuso. Un momento mi prega di fare più forte, di mangiarglielo, di succhiargli via tutto e un momento dopo mi chiede di rallentare, perché non vuole venire subito. Ma non ho intenzione di ascoltarlo, non rallento. Mi sfilo appena il cazzo di bocca per dirgli di avvisarmi quando sta per venire e riprendo. Cola saliva fino alle palle che accarezzo con la mano, i capelli mi ricadono sul viso, ma li ignoro, continuo a succhiare finché non lo sento dire con un filo di voce “Eccola”… e a quel punto prendo fiato respirando dal naso e mi pianto il cazzo fino in gola. Trattengo il fiato, mentre lui sborra dritto in gola e fa versi di piacere che quasi somigliano a latrati. Ecco cos'è, un animale che gode di me. E mi ricordo ancora perché adoravo fargli pompini a 18 anni: il suo modo così istintivo e animalesco di godere di me mi ha sempre eccitato. Finisco di ingoiare la sborra che mi era rimasta in bocca e respiro, mentre con la mano ancora gli accarezzo il cazzo rimasto duro. Piano piano, respiri profondi, mentre lui si accascia sulla poltrona ridendo della forza dell'orgasmo, alternato ai ricordi delle sborrate violente che si faceva con me, dicendo che forse erano 15 anni che non sborrava così…
…e mentre ancora sta parlando, riprendo il cazzo in bocca.
“No” cerca di interrompermi un po’ sconvolto, “cosa fai?”
“Faccio quello che facevamo a 18 anni: non smetto.”
“Ma non ho più 18 anni, non so se ce la faccio subito dopo…” cerca di dire, ma io fingo di non ascoltarlo e succhio più a fondo. Nonostante quello che dice lui, il suo cazzo sembra collaborare. Torna duro in pochi minuti e continuo a succhiarlo come se non mi avesse mai sborrato in gola. Lui sembra stupito dal suo stesso vigore e decide di approfittarne.
“Ah si? Allora questa volta faccio quello che dico io” mi dice prendendomi per le braccia, facendomi alzare da terra e stendere sul divano. Testa sul bracciolo, che sporge verso l'esterno: so già quello che vuole fare, anche se non era proprio una delle cose che facevamo da diciottenni. Apro la bocca, tiro la lingua di fuori e aspetto. Il suo cazzo mi sbatte in gola di colpo, scopandomi violento come quando mi scopa il culo. Mi lascia appena il tempo per riprendere fiato, sbattendomi il cazzo contro la faccia, strofinandomi le palle sulla lingua, e poi di nuovo il cazzo in gola, come se fossi solo un buco a sua disposizione. Mi stringe il seno tra le mani, usandolo quasi come appoggio per tirarsi verso di me, sempre più a fondo mentre le palle si schiacciano contro il mio naso. Questa volta non respiro da troppo, fa male… Lo spingo via con entrambe le mani e lui, ridendo, mi chiede se può continuare. Sembra quasi un bambino che chiede un altro giro sulla giostra. Viene da ridere anche a me adesso. “Va bene, solo un secondo”, rispondo mettendomi un attimo seduta sul divano, mentre si stringe il cazzo, pronto a ricominciare. “Però devi ammettere che era più facile farti i pompini a 18 anni. Almeno respiravo quando volevo!”
Ride lui, mentre sale con i piedi sulla seduta del divano e di nuovo mi conficca il cazzo in gola spingendomi con tutto il suo peso contro la spalliera…
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cthulhu10 · 1 year
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_ ricordi
Mi allontano dalle mie amiche per qualche minuto, per una tappa al bagno; non mi va di essere accompagnata come le donne dei cliché, preferisco che continuino a vagare tra gli stand della fiera. Sono passati anni dall'ultima volta che ho avuto accesso a questo padiglione del polo fieristico, non viene usato quasi mai… non ricordavo che qui i bagni fossero così larghi e moderni. No, non lo ricordavo per niente… eppure ho una sensazione di familiarità con questo posto, che mi porta una leggera eccitazione. Ci sono già stata qui, sicuramente. In quel bagno in fondo, almeno una volta. Ma perché me lo ricordo così bene? E perché ho la sensazione di aver avuto le mani nelle mutande per quasi tutto il tempo? Entro proprio nel cubicolo che solletica la mia memoria, sperando di ricordare altro. Poggiata alla parete del bagno, sento un brulicare di voci alle mie spalle e questo mi eccita un po’. Si, ero qui; il cuore mi batte stranamente più veloce. Ero proprio qui e non ero da sola. C'era qualcuno con me, che mi accarezzava e stringeva il seno, che portava le mani al mio culo. Ma chi era? Perché la mia memoria è così pessima? Mi sembra di ricordarne solo degli sprazzi, come se fosse un sogno lontano. Quasi inizio a pensare di averlo solo sognato, un sogno erotico estremamente vivido… Istintivamente una mano raggiunge le mutande, si fa strada tra la stoffa, si insinua nella carne umida. Saranno passati almeno 15 anni dall'ultima volta che sono stata qui? Mi ricordo di questa fuga in bagno, in preda ad una voglia che non poteva attendere nemmeno il tempo necessario per tornare a casa. Ricordo il cazzo durissimo, lui che mi girava quasi di forza e mi spingeva contro la parete. Ricordo che stringevo il suo cazzo in mano e me lo puntavo verso il culo, pregandolo di spingere, di darmelo tutto. Il cazzo che mi viola, il culo che oppone inutilmente resistenza, i miei fianchi che spingono verso di lui per prenderlo tutto. Il cazzo che arriva a fondo e non fa più male, la figa che implora la sua parte, ma le concedo al massimo due dita che sfregano velocemente il clitoride, cercando di raggiungere l'orgasmo il prima possibile. Un tentativo vano, lui ha troppa voglia, non riesce a resistere e probabilmente la situazione non è delle migliori per pretendere una parità di trattamento. Lo lascio svuotarsi le palle nel mio culo, mi godo il gonfiarsi e il pulsare dell'asta, la sborra che mi riempie, la sensazione di calore. Una sveltina violenta, che mi ha lasciato il culo largo e pieno di sborra. Ricordo che, ridendo imbarazzato, lui è uscito dal bagno e ha raggiunto gli amici, ignari del motivo della nostra sparizione… E che con nonchalance io abbia ripreso a masturbarmi così come mi ero interrotta prima, a gambe aperte, come se fossi pronta a prendere un altro cazzo da un momento all'altro, venuto qui appositamente per terminare il lavoro lasciato a metà. Ovviamente, il cazzo agognato non sarebbe arrivato mai, ma era eccitante immaginarlo e masturbarmi più forte, per venire così, colando sborra dal culo. Ricordo la sborra che colava sul pavimento scuro, lasciando una piccola pozza… e quanto più forte continuassi a toccarmi per godere di più. Il pavimento scuro? Eh si, lo ricordo bene… ma questo sotto di me adesso è bianco. Guardandomi attorno noto che forse il bagno non era proprio questo. Il ripercorrere così nei dettagli questo ricordo perduto mentre mi masturbo, mi ha fatto perdere un po’ il filo. Quindi non è possibile che fosse lui qui con me quella volta, sto ricordando male. Che memoria di merda che ho. Ma chi era? Non è una cosa che ho fatto così spesso da non riuscire a ricordare chi mi abbia scopato in un bagno! Magari era un sogno davvero? O forse era E. Era un festival dello street food, ci siamo viste con altre sue amiche e dopo aver flirtato un po’ per messaggi per qualche settimana, vederci di persona è stato emozionante. Ricordo le dita che si sfioravano, gli sguardi maliziosi di chi nasconde un segreto. Si, perché nessuna delle sue amiche conosceva questo lato di E., la sua voglia di trasgressione ben nascosta dalla timidezza, la voglia di figa così incontenibile da rischiare anche di farsi scoprire. I suoi ricci castani le coprivano un viso che arrossiva mentre mi accarezzava le cosce sotto il tavolo. E io, che indossavo pantaloncini corti abbastanza larghi, aprivo le gambe per facilitarle ogni carezza, per fare in modo che potesse raggiungere anche gli slip, ormai bagnati. Ricordo che non perdevo occasione per abbracciarla e strusciarle le tette addosso, per fargliele sentire sulla schiena, attorno alle braccia; alle sue amiche sarò sembrata sicuramente una persona fin troppo affettuosa. E ricordo di averle chiesto di accompagnarmi in bagno, proprio come le donne dei cliché. E. entra nel bagno insieme a me: nonostante ci sperassi, la cosa riesce a cogliermi di sorpresa: non ci credevo. Mi sfila la maglietta, si stupisce del fatto che non porti il reggiseno, avvolge le mani attorno al mio seno, lo lecca, lo stringe. Io le accarezzo i capelli: quella era la prima volta che una donna mi toccava in quel modo. Le sue mani si infilano nei miei pantaloncini e raggiungono la figa, e io la lascio fare, non voglio assolutamente interromperla. Già pregustavo il mio turno di infilare le mani nei suoi slip, che mi aveva mostrato in foto prima di uscire di casa: avevano un cuore disegnato proprio sul culo, e io avevo una voglia incredibile di spingere le dita proprio al centro di quel cuoricino e trovare il suo buco. Volevo spingerle finché non mi avesse implorato di infilarle le dita nel culo, farla girare, sfilarle gli slip, allargarle le chiappe e leccarle il culo. Purtroppo però prima del mio turbo, ci pensarono altre persone ad interromperci: probabilmente erano le stesse che adesso stanno parlottando fuori al mio bagno, chiedendosi come mai io ci stia mettendo così tanto… Solo che quella volta erano le sue amiche, venute a cercarci. “Scusate, non mi sono sentita molto bene” disse lei mentendo spudoratamente, e dicendolo affonda due dita nella mia figa facendomi sussultare. Si porta le dita alla bocca e poi si ricompone. Io faccio altrettanto, ma non prima di averle energicamente strizzato entrambe le chiappe con le mani. Le sussurro all'orecchio che se l'era cavata appena in tempo, perché le avrei scopato il culo in quel momento. Lei sorride e apre la porta del bagno. “Non mi sento bene, abbiate pazienza” dico io adesso, mentendo spudoratamente. Continuo a masturbarmi in silenzio, trattenendo i gemiti, pensando al suo culo tra le mie mani e a tutto quello che le avrei fatto.
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cthulhu10 · 1 year
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“No, aspetta, non voglio venire così” mi dice di colpo, mentre ero intenta a succhiare e leccare. Mi sfila il cazzo di bocca e mi ordina di mettermi sul letto, col culo in aria. L'idea mi piace, anche se non pensavo proprio si sarebbe arrivati a questo. Magari un po’ ci speravo, in effetti: ho proprio voglia di prenderlo in culo. Ci siamo sentiti ieri sera per puro caso, dopo quasi due anni; abbiamo deciso di vederci oggi, per completare i racconti di quello che era successo nelle nostre vite. Mi ha confessato che non faceva sesso da tantissimo tempo, per un motivo o per l'altro. “Che fine hanno fatto le due ragazze che frequentavi quando ci siamo sentiti l'ultima volta?” gli ho chiesto. “Beh, con una è finita di merda, con l'altra invece raramente qualche messaggio ce lo scambiamo ancora.” “Chiedile di vedervi.” “Ma no, non ci vediamo da otto mesi, non ci sentiamo da sei. Sbuco dal nulla e le chiedo ‘Ehy, ti va di scopare’?” “Dille 'Ciao, da quanto tempo non ci sentiamo, è davvero un peccato che non ci sentiamo più spesso, avrei proprio bisogno di parlarti, ho un sacco di cose da raccontarti.’ Insomma, usa la stessa scusa che hai usato per far venire me qui.” “Si capiva che era una scusa?” mi chiede sinceramente imbarazzato. “Non proprio, ma il sospetto ce l'avevo. Dai su, prendi il telefono e scrivile.” Lui ubbidisce, le scrive. Lei risponde quasi subito e gli dice di si, che sarà da lui appena avrà finito di lavorare. “Beh dai, non può andare meglio di così!” gli dico entusiasta. “Si, può andare meglio.” Non faccio in tempo a chiedergli “come” che si alza in piedi e sbottona i pantaloni. Gli prendo il cazzo in mano e lo tiro verso di me, iniziando a succhiarlo. Il suo cazzo non è particolarmente lungo, ma è larghissimo, abbastanza da far fatica a tenerlo tutto in bocca. Durissimo, quasi di pietra, lo stringo in mano pensando a come un cazzo del genere potrebbe spaccarmi il culo. Le palle sono gonfie e sensibilissime, lecco anche quelle, senza smettere di stringere il cazzo. “No, aspetta, non voglio venire così” mi dice di colpo. Inumidisco due dita con la saliva e me le porto al culo, mentre mi metto in posizione a quattro zampe. Le infilo nel culo per allargarlo un po’, ma anche per fargli capire chiaramente che era lì che lo volevo. Mi punta il cazzo al culo e spinge. Dopo pochi colpi, il culo cede e lo lascia sprofondare tutto dentro. Mi scopa fortissimo e veloce, ma dopo tre o quattro minuti si ferma, resta completamente immobile, stringendomi forte i fianchi. “Va tutto bene?” gli chiedo. “Mi dispiace, non ce la faccio più…” mi dice gemendo e riprendendo a scoparmi. Pochi altri colpi e sento il cazzo pulsarmi nel culo e i primi fiotti di sborra. Non ero nemmeno vicina all'orgasmo, ma pazienza, me lo aveva detto che non scopava da sei mesi, lo avevo messo in conto. Sempre continuando a stringermi i fianchi, lui continua a spingere e a venire. La sensazione è strana, come se stesse continuando ancora a sborrare, come se quelle palle gonfie mi stessero riversando nel culo un quantitativo di sborra che non avevo mai provato. “Ma da quanto tempo non venivi?” gli ho chiesto. “Non me lo ricordo…” mi risponde. Una sensazione strana, come di un peso nella pancia, si fa più netta quando mi sfila il cazzo dal culo e si allontana. Ha l'aria esausta, come se quella sborrata avesse portato via ogni energia, e il cazzo che gli ciondola in mezzo alle gambe sembra ancora più stanco di lui. Le palle, meno tese, mi danno l'idea di avere l'aria soddisfatta. “Mi hai inondato il culo di sborra? Sono piena che quasi dà fastidio…” gli dico ridendo. “Si, qualche volta mi capita…” risponde, ridendo con me, “ma non sempre, sei stata fortunata. Oggi sono venuto davvero più del solito! Stenditi adesso, pancia in giù. Se fai un solo movimento, col culo così aperto, colerai sborra fino ai piedi” mi dice, mentre mi prende un cuscino da poggiarmi sotto la pancia e mi aiuta a stendermi, in modo da tenere il culo in alto. Lui intanto va a lavarsi, raccomandandomi di non muovermi.
È una situazione ben strana, magari avrebbe avuto più senso tapparmi il culo con un plug e poi raggiungere il bagno… e magari infilarmi sotto la doccia, stappare il plug e osservare con calma tutta la sborra che mi colava lungo le gambe, mentre mi masturbavo. Guardare la piccola pozza di sborra formarsi ai miei piedi. O magari chiedergli di mettersi alle mie spalle mentre mi chinavo, e di raccoglierla con le mani direttamente dal mio culo, per poi spalmarmela in faccia e addosso. Insomma, qualcosa di più osceno che potesse giustificare al mio cervello quella massiccia dose di sborra nel culo. Così mi sembra quasi sprecata, pensavo. Ma intanto, a furia di pensare a queste cose, la figa, già umida, ha iniziato a colare, bagnando finanche il cuscino su cui ero poggiata. “Lo sapevo che ti saresti eccitata così” mi dice lui, appena tornato dal bagno, vedendomi in quello stato. “L'idea di restare così piena, col culo in aria, a disposizione, doveva farti questo effetto.” A disposizione? Ecco, non ci avevo pensato. Come ho fatto a non pensare che volesse continuare? Non riesco a guardarlo bene adesso, è sul letto alle mie spalle, in ginocchio in mezzo alle mie gambe: quando provo girarmi mi ordina di restare giù. In mano ha qualcosa, ma non sono riuscita a vedere cosa. La risposta alla mia domanda arriva dopo qualche secondo, insieme ad un forte ronzio: un vibratore si fa lentamente strada nella figa umida, affondando più che può. Da quello che sento è sottile, ha due motori, entrambi accesi alla massima potenza, uno a fondo dentro di me e l'altro sul clitoride. Lo muove lentamente, con piccoli affondi e movimenti circolari. Gemo e lo lascio fare, aprendo meglio le gambe e mettendomi comoda per godermi la mia parte. Mi lascio scopare la figa a lungo, mentre lui con due dita mi penetra il culo, quasi più concentrato a non far colare via la sborra e a godersi i contorni del buco che già prima era aperto, ma adesso continua a cedere sempre di più, quasi lo stesse implorando di affondare le dita di più, sempre più a fondo, fino a toccare la sua sborra che mi riempie! Vorrei che mi frugasse con le dita nel culo, come se volesse raccoglierla da dentro di me! Solo al pensiero, sento l'orgasmo avvicinarsi. “Non ti ho scopato il culo abbastanza prima” mi dice, un attimo prima di affondare la punta di un dildo morbido nel mio buco spalancato, “ora vedremo di rimediare. Tanto per fortuna lo so che ti piace farti scopare quando sei piena di sborra, così potrai perdonarmi.” Il dildo penetra lentamente, è più sottile del suo cazzo, quindi non fa fatica ad entrare, ma è molto più lungo. Entrambi i movimenti, quello del vibratore e del dildo,sono lenti come un massaggio dall'interno, incredibilmente eccitanti… ma io voglio venire adesso. “Non devi farti perdonare,” gli dico io, “ma se vuoi farmi un bel servizio, sbattimelo nel culo più forte.” “Sei sicura? E se poi schizza via la sborra?” “FOTTIMI” gli dico quasi urlando, al limite di un orgasmo che non sarebbe mai arrivato, se avesse continuato così piano. E lui ubbidisce. Entrambi i giocattoli ora mi penetrano e mi fottono con violenza, si sfilano completamente e poi mi si conficcano nella carne, sempre più forte. Urlo e gemo, godendomi la sensazione magnifica di essere piena ovunque. I miei umori e la sborra schizzano fuori bagnandomi tutta, tra le contrazioni del mio orgasmo e i colpi dei giocattoli. Appena l'orgasmo si calma, lui mi infila quattro dita di una mano nel culo e altrettante nella figa, sguazzando nel bagnato e divertendosi a sentire le sue dita muoversi dentro di me. Io sono così stanca che non riesco più a muovermi; lui invece, sembra essersi ripreso. Sale sopra di me e di nuovo ho il suo cazzo nel culo: questa volta si spinge dentro di me con tutta la sua forza. Il suo telefono squilla: è la sua amica che lo chiama. Lui le risponde senza nemmeno togliermi il cazzo dal culo. Mi meraviglia la sua tranquillità nello scoparmi e parlare al telefono: chiacchierano come se io non fossi lì, come se lui non mi stesse scopando ancora, con colpi sempre più forti. Cerco di trattenere i gemiti, dovuti all'ipersensibilità. Quando finisce di parlare, mi dice che la sua amica ha finito di lavorare e tra poco sarà lì. “Allora questa scopata devi farla con lei” gli dico. Non mi dispiace cedere il testimone, per questa volta, sono davvero parecchio stanca e ho bisogno di una pausa. “Sicura?” mi chiede, quasi altrettanto sollevato. “Assolutamente si. Ma la prossima volta dovremo approfondire la tua capacità di scopare e chiacchierare al telefono. Sono curiosa di vedere fino a che punto riesci a mantenere questa stessa nonchalance” gli dico sfilando il suo cazzo dal mio culo esausto, cercando di impedire al resto della sborra di scivolare via, mentre mi alzo. “Va bene. E qualche volta mi piacerebbe farti tornare a casa mentre coli sborra. Sai, riempirti - magari riuscirò ancora a sborrarti così tanto - e poi infilarti subito le mutande, sapendo che ad ogni passo la mia sborra ti schizzerà fuori, facendoti sentire ancora più troia.” “Arriverei a casa con la voglia di masturbarmi.” “E magari mi chiameresti per dirmelo, mentre io sto scopando lei.” Prendo gli slip e li indosso, senza andare a lavarmi. Già sono sporca del mio e del suo orgasmo, sento gli odori pungenti addosso, e ad ogni movimento sento altra sborra scivolarmi via e mi piace da morire. “Ci sentiamo più tardi” gli dico, andando via.
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cthulhu10 · 2 years
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Una serata eccessiva pt. 1
Il viaggio in auto proseguiva piacevolmente. La coppia dei nostri amici era davanti a noi. Marco al volante e la sua ragazza Silvia vicino a lui. Questi primi giorni di autunno erano strani con temperature che variavano parecchio dal pomeriggio alla sera e diciamo che il vestito che avevi scelto quella sera non era del tutto appropriato alla temperatura anche se decisamente apprezzato per chi come me poteva guardarti senza nascondere uno sguardo insistito.
Poche ore prima davanti allo specchio me lo chiedesti. Dici che é troppo per una cena con amici? Dici alzando le braccia incrociandole dietro alla nuca.
Il vestito aderiva perfettamente al tuo corpo e guardandoti nella posa in cui ti eri posizionata faceva vedere chiaramente il tuo seno prosperoso disegnare un’ampia curva verso il lembo di stoffa. Lo spacco sulla schiena era vertiginoso e finiva dove partiva una lunga gonna che copriva le tue belle gambe.
Mi avvicinai, con un bacio sul collo. “Sì, é decisamente troppo” lo dissi cingendoti da dietro e infilando una mano sul seno sotto al vestito. Ti inarchi sospirando. “Non c’é tempo ora, io devo finire ancora” la mano avanza sul capezzolo duro mentre l’altra mano sotto la gonna faceva risalire il tessuto all’altezza del sedere. Ti pieghi sulla console del bagno. É un invito.
Tiro completamente su il vestito e ti faccio sentire chiaramente la mia zip che lentamente si apre.
Prendo i tuoi slip e li abbasso fino alle caviglie. Le scavalchi evitando che si impiglino tra i tacchi che avevi scelto per la cena. “Ecco adesso sei eccessiva” Lecco il tuo tatuaggio sulla coscia e risalgo fermandomi al punto giusto. Mi piazzo dietro di te, sono duro e ho voglia.
Bzzz. Messaggio da Silvia. “Siamo in anticipo, 3 minuti e siamo li”
Scoppiamo a ridere non senza un filo di nervosismo. Non erano mai stati in orario e quella sera addirittura erano in anticipo.
Ti rialzi e ci ricomponiamo. Ti giri verso di me e dici “scusa! Dovrai soffrire un po’ stasera” ti inginocchi. Mi guardi negli occhi e baci il mio cazzo. Lo infili tutto in bocca e poi lo fai uscire di nuovo, lecchi le palle, succhi bene la punta. Lo massaggi mentre ti rialzi e continui in una lenta sega mentre ti avvicini al mio orecchio. “Riesci a sopportare questo per una serata intera?”
Io: “probabilmente no”. Continui la sega sempre più lenta mentre con l’altra mano i tiri su le mutande. “Cerca di tenere duro non te ne pentirai” fai entrare il cazzo a fatica nei pantaloni e richiudi la zip. “Ora aspettami di la devo finire di prepararmi, ok?”
Dopo 5 minuti eccoti ancora più splendida di prima. “Dai, andiamo, sono qui fuori” arrivati alla porta mi dici “scusami, devo aver dimenticato la luce accesa in bagno. Ci pensi tu? Io intanto vado dai ragazzi così non aspettano oltre”
“Ci penso io” avanzo verso la camera da letto buia. Un filo di luce esce dal bagno; in effetti avevi dimenticato la luce
Apro la porta e vedo i tuoi slip neri sul pavimento. Accanto hai messo un post it con su scritto “STASERA, VOGLIO ESSERE ECCESSIVA”.
Spengo la luce, sorridendo.
In auto non hai mai smesso di tenere la tua mano sulla mia gamba accarezzando con le dita il tessuto dei pantaloni. Tutto questo mentre parlavi con la tua amica con una discreta nonchalance. Io dopo quel post it ero rimasto piuttosto taciturno. Saperti li vicino a me così desiderabile, saperti eccitata anche se cercavi di nasconderlo e nuda sotto quel vestito leggero mi stava facendo letteralmente impazzire. Ti rivolgi a me “non é così?”. Non avevo ascoltato una sola parola di ciò che vi stavate dicendo. “Scusa devo essermi distratto, dicevate?”
“Vedi Silvia, sono tutti così! Si distraggono sempre!” La tua mano scende sui pantaloni esplorando il mio interno coscia. “Dicevamo che il posto dove andremo questa sera é uno dei nostri preferiti”
Oltre ad una cucina sopraffina il ristorante offriva la possibilità di cenare fra piccoli paraventi che separavano i tavoli isolandoli relativamente dalla sala. Si sentivano le voci ma a parte questo all’interno non si vedeva nulla. A parte i camerieri nessuno entrava in quello spazio. Era l’ideale per una cena romantica.
Rispondo “sì decisamente, vedrete che bello. Elegante, ottima cucina e..” tocchi il mio cazzo duro. É così da quando ho chiuso la porta del bagno. Prenderei la tua testa e me la porterei in mezzo alle gambe molto volentieri. “..e - schiarisco la voce - abbiamo prenotato in queste loro stanze all’interno della sala dove..” ti avvicini a me e mi appoggi la testa sulle spalle, togli la mano sinistra dal cazzo e la porti davanti alla tua bocca appoggiandoti sulla tua gamba mentre la mano destra si allunga su di me. “.. puoi cenare come se fossi in un ambiente separato a lume di candele. La sala poi é tutta affrescata..” la tua mano mi massaggia le palle e risale, stringe il cazzo. Mi stai masturbando durante una conversazione e io non so come sto facendo a mettere in fila delle parole con un senso logico. Mi interrompi “sugli affreschi riprendo io dato che sono appassionata, ok? Sorridi e mi baci delicatamente mentre sotto continui il tuo lavoro sempre più velocemente. Voglio venire. Lo desidero. Vorrei sborrare fra quei seni, fra le tue labbra, nelle tue mani, nel tuo culo o nella tua figa, non importa. Vorrei venire ora. Questa é la verità. Penso questo mentre allungo la mia mano dietro di te e sfioro la tua schiena. Tu rallenti distratta dal mio movimento penso. In realtà siamo quasi arrivati. Ci prepariamo per scendere e ti avvicini “questa sera, eccessiva, ti piace?”
Sorrido. Sarà una cena molto lunga, penso.
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cthulhu10 · 2 years
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cthulhu10 · 2 years
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“Allora, come sta andando?” mi chiede al telefono G., curioso di sapere i dettagli di quest'ultimo paio di giorni trascorsi insieme ad un nuovo amico, ospite a casa mia mentre è in città per una riunione. “Potrebbe andare meglio, ma dai, non mi posso lamentare troppo.” “Non mi piace questa frase, spiegami.” “Non mi va di essere sempre quella pignola che cerca i difetti nelle relazioni, voglio concentrarmi sulle cose belle: è dolce, mi fa ridere tanto, è disponibile…” “Si, ma a letto?” mi interroga. “…e poi sa cucinare bene!” “Non glissare la domanda.” “Non lo so.” “Cosa è successo?” “Le prime volte che ci siamo visti era entusiasta, adesso siamo insieme da giorni e abbiamo combinato poco e niente. Si, ha un cazzo enorme, dà una soddisfazione immensa quando me lo sbatte dentro e mi sembra di non riuscire a contenerlo tutto… però mi sembra un po’ pigro. Non ha voluto nemmeno scoparmi il culo.” “COSA?!” Il suo tono di voce è sinceramente sconcertato. Lo capisco, lo sono anche io. “Pensa che stamattina mi sono svegliata presto e sono andata a farmi una doccia, mi sono preparata un po’ il culo perché ultimamente è davvero stretto e so che è difficile con un cazzo così grosso. Mi sono portata sotto la doccia un dildo con la ventosa e l'ho attaccato alle mattonelle: me lo sono infilato in culo e mi sono lavata così, restando impalata al muro.” “Cazzo, mi sta venendo duro.” “Allora ti risparmio i dettagli, ma diciamo solo che alla fine della doccia ero pulitissima, dentro e fuori, col culo meno stretto e la figa fradicia. Praticamente ero pronta ad una maratona di sesso selvaggio!” “Che ti avrei fatto, nemmeno hai idea…” “Sono tornata a letto e ho iniziato a svegliarlo, a strusciarmi contro di lui col culo. Appena si è svegliato e mi ha fatto sentire l'erezione puntata addosso gli ho detto chiaramente ‘Lo voglio nel culo, scopami il culo, aprimi’… e altre amenità di questo genere.” “Ah…” sento rumori che ormai riesco ad identificare bene: sono fruscii di stoffa, G. evidentemente si è preso il cazzo in mano mentre racconto. Sa benissimo che la cosa non mi disturba affatto, ma ormai sono partita nel mio racconto e voglio continuare a sfogarmi. “Ha iniziato a toccarmi, il cazzo mi puntava dritto contro il buco del culo. Ho pensato solo 'Si, ci siamo!’ ed ero già eccitatissima, ha premuto un poco… e poi si è fermato. Praticamente quasi non ha spinto. E ha detto che non ci entrava. Eh, ok, non avevo una voragine al posto del culo, non so a quali donne sia abituato lui, ma ti assicuro che con un minimo di impegno ci sarebbe entrato.” “No, non dirmelo…” “Si… ha dato la colpa al cazzo che non ne aveva voglia e mi ha scopato la figa, che tanto era già così bagnata che è entrato senza alcuno sforzo. Ci sono rimasta così male che non sono nemmeno riuscita a venire.” “Ma no, dai! Uno così non se lo merita il culo!” e io rido della sua spontaneità, mentre continua ad inveire contro il mio amico. “Ma ti ha lasciata così?” “Si, è dovuto andare al lavoro.” “Se una mi facesse capire di avere il culo pronto per qualsiasi cosa, me la prenderei di ferie e ci giocherei fino a distruggerlo! Se era troppo stretto, avrebbe dovuto infilarci le dita dentro e iniziare ad allargartelo mentre ti scopava la figa! Sono le basi, dai! E poi, mica se ne puoi andare così, senza farti venire. Insomma, è un pessimo ospite!” E io rido ancora, mi fa piacere sentirmi capita e gran parte della frustrazione si dissolve. “Si, hai ragione, avrebbe dovuto. E invece ora mi tocca rimediare coi vibratori.” “Aspettami.” “Come?” “Aspettami, vengo a farti il culo prima di andare al lavoro. Gli faccio vedere io come si tratta una donna!” “Non credo che potrà vederlo…” “È una questione di principio. Sto arrivando… aspettami!” e chiude la conversazione. Avrei dovuto dirgli di no? Forse. Ma ho voglia e non ne posso più. Ho omesso di raccontargli che la situazione non era andata meglio anche nei giorni scorsi, e che si era comportato in modo abbastanza egoista, nonostante le mie esplicite richieste. Non gli è importato molto del mio piacere finora, ha fatto solo quello che gli andava, senza complicarsi troppo la vita. Adesso sarò io a comportarmi da egoista.
Sul comodino accanto al letto preparo qualche giocattolo e il lubrificante. Ci impiega pochissimi minuti ad arrivare qui, abita molto vicino. Quando vado ad aprigli la porta, mi saluta abbracciandomi e poi, mi mette una mano dritta sul culo. Con un dito percorre il solco tra le chiappe e poi si insinua dritto nel buco. “Volevo fargli compagnia da subito, visto che non è stato ancora usato” mi dice. Mi sembra giusto e non controbatto. Mi poggio contro la porta, mi sollevo sulle punte e inarco la schiena, porgendogli il culo, lasciando che cerchi di infilare ancora un secondo dito. Poi mi tira una sculacciata forte e mi dice “Vai a stenderti sul letto a pancia in giù”. Lui mi segue, iniziando a spogliarsi. Mi stendo come ha chiesto, prendo un cuscino e me lo porto sotto la pancia, in modo da lasciargli il culo a disposizione. Una volta nudo, afferra una manciata di giocattoli, mi apre le gambe e si mette in ginocchio dietro di me. Lascia scivolare il lubrificante sul mio culo e sulla figa, massaggiando in profondità con le dita. Avvicina l'apertura della boccetta dritta al mio buco del culo e spreme dentro: sento le gocce fredde scivolare a fondo. Un vibratore acceso punta dritto sul mio clitoride, con una mano lo aiuto a restare ben fermo al suo posto. E subito dopo, arrivano le dita. Prima due, vanno a fondo, girano, si muovono, allargano; poi tre, spingendo fino alle nocche. “Non so ancora se voglio sborrarti dentro adesso, e poi continuare ad allargarti il culo già pieno di sborra, oppure se voglio farlo dopo, fottendoti il culo già largo. Quello che è sicuro è che voglio fartici entrare questo…” mi dice, mentre mi penetra la figa con un dildo largo e lungo, il più grosso tra quelli a disposizione. È largo ancora più del cazzo del mio amico, mi riempie tutta, si prende tutto lo spazio a disposizione, letteralmente schiacciando le dita di G. in un passaggio troppo stretto. Ero già molto bagnata di mio, ma grazie al lubrificante il dildo scivola perfettamente e mi scopa forte, a fondo. Tra il vibratore, l'enorme cazzo finto e le dita nel culo, mi sento davvero sul limite… ansimo e gemo, ma G. incalza: “Cosa ne pensi? La vuoi ora la sborra o dopo, per concludere i giochi?” “Adesso!” quasi gli grido. “Sborrami nel culo, riempimelo tutto!” Ho una voglia di sborra incontenibile e non vedo l’ora di giocarci un po’. G. ancora stringe in mano la base del dildo affondato nella mia figa, e completamente incurante dello stretto, mi punta il cazzo sul culo e spinge. Il mio culo sarebbe ormai largo abbastanza per accogliere il suo cazzo, ma non c'è spazio: sono ancora tutta piena dal dildo. Ma questo a G. non interessa: lui mi vuole piena fino ad esplodere e spinge ancora, finché i miei buchi non gli cedono lo spazio che gli serve per scoparmi. Non resisto più: vengo di colpo, grido e godo al punto che tra le mie contrazioni e il dildo completamente bagnato, faccio cadere via il giocattolo. G., ormai con le mani entrambe libere, si afferra ai miei fianchi e mi scopa fortissimo, fino a liberarsi completamente dentro di me. Il cazzo ancora mi pulsa nel culo e mi svuota dentro fiotti di sborra caldissima in un getto che sembra non finire mai. “Forse avrei dovuto dirtelo prima…” mi dice, sfilandomi lentamente il cazzo dal culo, “…non venivo da diversi giorni. Sei letteralmente piena di sborra, se non lo tappiamo il tuo culo traboccherà da un momento all'altro.” “Prendi quello grosso” gli ordino. Non se lo fa ripetere. Afferra il dildo che fino a poco prima mi riempiva la figa e lo lascia lentamente scivolare nel culo. Ci entra a fatica, ma affonda quanto basta da tapparmi come si deve, il tempo necessario per farci riprendere fiato. “Tra poco devo andare” mi dice G. “Intanto dimmi, stai meglio?” “Oh si, molto meglio.” “Se me ne vado adesso, il tuo amico non si accorgerà di niente. Se invece adesso mi lasci fare, ti lascerò col culo in una condizione indegna: non potrà non capire che ti sei fatta scardinare il culo in sua assenza.” Il cuore mi batte ancora forte per l'orgasmo appena raggiunto, l'idea di essere così colma di sborra mi fa impazzire, non resisto. “Distruggimi” gli dico. G. mi sfila di colpo il dildo dal culo, facendo schizzare gocce di sborra e poi di nuovo me lo conficca dentro. Ad ogni colpo la sborra mi cola via dal culo, raggiungendomi la figa: con una mano la raccolgo e mi ci masturbo più forte che posso. Lui non se lo meritava il mio culo, ma io decisamente mi merito di godere così.
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cthulhu10 · 2 years
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Finisco qui e andiamo
Le ho detto di passare in ufficio perché stasera avrei fatto tardi. Dovevamo uscire ma la giornata è stata piena di imprevisti e adesso sono qui ben oltre l’orario di lavoro a finire questo progetto da consegnare tra 2 giorni ma ad uscire con lei non ho voluto rinunciare, così sta arrivando qui dove lavoro. Si chiama “ottimizzare i tempi” una cosa che impari a fare quando lavori in una gabbia di matti come questa. 
Suona al citofono, le apro la porta. Sento l’ascensore che arriva al piano, ha messo i tacchi, immagino si sarà messa in tiro. 
Entra dalla porta d’ingresso dello studio che ho lasciato aperta per lei prima di tornare alla mia scrivania. Viene a passi decisi nel mio ufficio, sento il suo sguardo su di me, poi poggia il cappotto e la borsa sulla sedia di fronte a me. 
«Scusami per doverti far aspettare ma ho quasi finito.»
Mi sorride. «Non preoccuparti, aspetto» dice senza sedersi, piazzandosi dritta davanti a me. Gira intorno al tavolo e si mette alle mie spalle sulla destra. Il mouse vola guidato dalla mia mano mentre con l’altra schiaccio tasti più velocemente che posso, ma lei si muove e inevitabilmente con la coda dell’occhio la seguo, mi distraggo. Mi era sembrata un po’ scocciata al telefono ma poi era sembrata comprensiva. Possibile che invece abbia nascosto il suo nervosismo? Mi dice spesso che lavoro troppo e che la trascuro. Ha ragione, in cuor mio lo so. 
Inizia ad aprire cassetti, mi fermo e le chiedo: «Che stai facendo?»
«Mi annoio, cercavo qualcosa da fare.»
«E che pensi di trovare nei cassetti a parte appunti, documenti di vario tipo, cancelleria e fogli vari? Vuoi metterti a disegnare?»
«Sarebbe un’idea»
La guardo sorpreso, lei sorride sorniona, mi ha sempre stregato quel suo  modo di sorridere e, c’è da giurarci, lei lo sa. 
Si appoggia alla scrivania in una posa di sfida, la minigonna troppo “mini” che le esalta le gambe, la camicia sbottonata nei primi due bottoni sotto la quale si vede il suo meraviglioso seno prosperoso. Ci rifletto mentre lo guardo e lei, come se volesse farmi un dispetto, se lo copre incrociando le braccia e sorride di nuovo. 
Ritorno a guardare lo schermo, mi manca davvero pochissimo, voglio andarmene, prenderla sottobraccio e uscire da lì e seguire il programma della nostra serata. 
Sospira. Lo fa rumorosamente: vuole attirare la mia attenzione, è evidente. Si sfila una scarpa, se la rimette, si mette dietro di me poggiando le sue mani sulle mie spalle, sento il suo profumo inebriante. Diventa difficile stare concentrati con e sue mani addosso. Mi stringe i trapezi... o sono i deltoidi? Comincio a distrarmi. 
«Che stai facendo?» Le chiedo. 
«Nulla»
«Sì, come no...»
Non la vedo ma sono sicuro che sta sorridendo come un animale predatore che sente vicina la sua preda. Appoggia il suo seno sulla mia nuca, le dico di piantarla perché rischio di sbagliare. Provo a concentrarmi ma diventa sempre più difficile: la stronza sa che sono vicinissimo a cedere, ma devo finire e mi manca davvero poco. 
Mi sussurra all’orecchio: «Sei proprio concentrato» e mi sale un brivido lungo la schiena prima che inizia a baciarmi sul collo. 
«Dai basta, altrimenti rischiamo di non andarcene più.» Si ferma, come se avesse capito, ma mi sbaglio: passa dall’altro lato della scrivania e ricomincia. Stavolta mi tocca la mano, poi con un dito mi sfiora il viso. Le afferro un polso la guardo dritto negli occhi scuri e le dico: «Basta così, davvero»
«Perché? Sennò che fai?»
Salvo il lavoro, mi alzo e le afferro anche l’altro polso. Prova a dimenarsi ma non ce la fa, ora sono io a tenerla. Mi sfida. 
La giro, le prendo i polsi e glieli porto dietro la schiena, mi sembra di sentire un gridolino uscirle dalla bocca. Tengo i suoi polsi nella mia mano sinistra, facile quando hai le mani più grandi, le metto l’altra mia mano sul sedere e stringo. Stringo fortissimo. 
«Tu ora devi essere punita»
«E perché?»
«Perché da quando sei entrata in questo ufficio che non fai che provocarmi»
«Non ho fatto nulla» dice con quell’aria da ingenua che non convince nessuno.
«Ah no?» La avvicino a me per farle sentire la mia erezione sul suo culo. 
«E questa rigidità secondo te come mi è venuta?»
«Perché sei un porco, non c’entro nulla io»
Mi fa sempre impazzire quando mi chiama porco e lo sa, sa bene come provocarmi, conosce i miei punti deboli, come la camicia sbottonata quel tanto che basta per farmi vedere lo spacco in mezzo ai suoi seni. 
È leggermente piegata in avanti sulla mia scrivania, sembra dimenarsi come se volesse liberarsi ma in realtà si struscia su di me per sentire meglio la mia erezione. Lo so che sta giocando a fare la vittima. E lo so che le piace e so che impazzisce a sentirmi dominarla. 
Le alzo la gonna, ha il tanga. 
«Guarda guarda...» dico.
«Che c’è?»
Inizio a sculacciarla, sobbalza. Continuo sempre più forte su entrambe le natiche a mano aperta. Lancia dei gridolini e io continuo finche diventano più forti. Mi fermo, le accarezzo la fica. È fradicia. Lei mi guarda da sopra la spalla sorniona. 
Mi slaccio la cintura e inizio ad accarezzarmi il cazzo da sopra i boxer. Lei mi guarda e apre leggermente la bocca.
È un attimo. Le afferro i capelli dalla base del collo e la porto verso di me, la metto in ginocchio. Mi guarda e sorride, mi aspetta, aspetta che lo tiri fuori. Sta premendo già da un po’ sui miei vestiti e anche i boxer non lo trattengono più. Un po’ del glande si vede da sotto l’elastico. 
Mi abbasso i boxer. «Mi piacerebbe schiaffeggiarti con questo»
«Fallo» quasi mi implora e io lo faccio. 
«Tira fuori la lingua» lei ubbidisce e inizio a sbatterlo sulla sua bocca aperta. Non si aiuta con le mani, vuole lasciar fare a me. Non smette di fissarmi neppure quando glielo metto in bocca. Tutto. Fino in fondo. 
Mi muovo veloce, le tengo la testa, la sento mugolare ma non mi fermo. Sento la sua saliva che cola fuori dalla bocca, la faccio respirare. La tiro su e tenendole sempre i capelli le tiro indietro la testa e la bacio forte. Sento il suo sapore mischiato al mio, mi piace da pazzi. 
Le tolgo la giacca, quasi gliela strappo sarebbe meglio dire, le apro la camicia e le tiro fuori le tette che stringo fortissimo. Scendo con la bocca sul collo e poi giù di nuovo sulle tette che continuo a stimolare pizzicandole i capezzoli. Le succhio famelico, affamato, assetato di lei. Sento la sua mano che mi tiene la testa mentre geme e io le stringo i capezzoli tra i denti e passo la lingua velocemente su di essi. La sento sobbalzare e stringermi più forte. 
Ne ha avuto abbastanza, ora è il momento di scoparla. 
Mi ha capito, si sbottona la minigonna e la lascia cadere sul pavimento. Si gira e si prepara ad accogliermi. Le sposto le mutandine anzi quella specie di filo interdentale che ha in mezzo al culo e le appoggio la cappella alla sua fica. È liscia, si depila sempre completamente, mi cerca. Lo tengo dritto in mano, eccola la trovo, la sento calda, bagnata e spingo.
Il primo ingresso mi piace sempre perché senti un sussulto da parte di lei come se fosse inatteso e poi si rilassa, la sua carne cede e mi accoglie dentro. Le alzo la gamba e poi la tengo per i fianchi, la tiro verso di me, spingo forte, geme sempre più forte.
«Troia! È da quando sei entrata che volevi ti prendessi così. Non vedevi l’ora, vero? Non potevi più aspettare»
Mi avvicino al suo orecchio e mentre le afferro le tette senza smettere di sbatterla.
«Sei mia, lo sai sì? Te lo devo ricordare, però»
Mi afferra la testa, so che adora la mia voce, le piace sentirmi parlare mentre la scopo. Mi afferra anche l’altra mano per mettermela sul seno, rischiamo di cadere in avanti. Sai quanti danni faremmo, penso divertito.
«Fottimi. Fammi vedere quanto sei porco»
«È colpa tua se divento così porco. Fai uscire la parte peggiore di me»
«A me... non... sembra... la... pe... ggi... ore» poi non dice più nulla, solo sospiri, gemiti e urletti.
Le afferro le natiche mentre sono dentro di lei, le stringo forte, affondo le dita.
«Vieni... » mi sussurra, «Vienimi dentro»
Mi piacerebbe continuare per ore ma non ce la farei e poi dobbiamo uscire.
Mi muovo ancora più veloce, lei geme sempre più forte finché vengo.
Esplodo in un orgasmo intenso, quasi cado addosso a lei, gemo fortissimo, mi tiene la testa, mentre continuo a muovermi più lentamente. La mia erezione resiste un po’ prima che lei si giri e si metta in ginocchio. 
«Guarda qui che roba... devo dargli una pulita»
«Aspetta, fammi sedere» dico io quasi sospirando.
Mi guarda divertita e me lo prende in bocca di nuovo per prendere tutte le gocce di sborra che ho ancora sul glande. 
«Vieni qui» le dico, «Fatti baciare» e le bacio le labbra per poter sentire ancora quel suo sapore mischiato al mio. 
«Mi fai impazzire quando lo fai»
«Faccio cosa?»
«Lo sai: quando mi baci dopo che ho preso la tua sborra in bocca»
«Me lo dici sempre»
«Perché è vero. Non lo fanno molti uomini»
Sorrido e inizio a rivestirmi non prima di averla baciata di nuovo. 
La guardo fare altrettanto e resto incantato. 
«Dove hai detto che andiamo stasera?»
Prendo il mio cappotto, mi avvicino a lei e le sussurro: «Sarei tentato di portarti a casa e scoparti come se non ci fosse un domani»
Usciamo, la città ci accoglie con freddo e umidità. Le prendo la mano e raggiungiamo l’auto.
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cthulhu10 · 2 years
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per conto terzi _ parte 1
Erano un paio d'anni che non sentivo il mio amico S., da quando si è trasferito per lavoro, ma abbiamo mantenuto un buon rapporto. Stamattina abbiamo passato qualche ora a raccontarci le ultime novità, e lui mi parlava delle ragazze che frequenta: al momento sono tre, tutte con velleità e gusti molto diversi tra loro. B. è una signora sulla 50ina, neo-divorziata che sta riscoprendo il piacere di scopare ovunque, le sveltine in macchina, l'esibizionismo: adora farsi vedere online e lui si diverte a metterla in mostra. Mi fa davvero piacere, questa è una cosa che io non gli avevo mai concesso. “Le piace anche essere guardata dal vivo?” gli chiedo. L'idea di poterli guardare scopare mi eccita da morire. “Se vuoi la prossima volta le chiedo di accendere la cam solo per te.” “Mi piacerebbe. Le scopi il culo?” “Come se scopassi il tuo.” Poi riprende a raccontarmi del culo della sua B. Un culo morbido, che si arrende facilmente ai suoi colpi. Mi racconta di quando le ha scopato il culo mentre le teneva un dildo nella figa, per poi sfilarli entrambi di colpo. Lei si è allargata le chiappe con le mani, mostrandogli i suoi buchi da troia così larghi e implorandolo di dargliene ancora. E lui non ha resistito. Ha affondato il dildo e il cazzo nel suo culo insieme, facendola urlare di sorpresa, di dolore e piacere insieme. J., la più piccola, sembra sia instancabile. Mi racconta di lei e dell'entusiasmo dei suoi poco più che vent'anni, della sua smania di cazzo, del volerne sempre di più. Mi racconta di come lo succhia, della sborra di cui si riempie la bocca e poi si lascia colare dalla lingua sul seno. Di come ama raccoglierla con le mani, portarsela alla figa zuppa e masturbarsi mischiando la sborra ai suoi umori. Oddio, sai quanto amo farlo. La sola immagine mi manda su di giri. Mi tocco e sento che anche i pantaloni sono umidi. “Mi piaceva quando lo facevi con me…” mi dice, come se intuisse i miei pensieri. “Bastava vederti affondare la sborra dentro la figa bagnata che mi tornava il cazzo di marmo.” “E ti veniva voglia di sbattermelo in culo.” “Così da lasciarti piena di sborra ovunque…” Poi c'è M., che gode come ogni troia meriterebbe: S. mi racconta che lei si scopa sul suo cazzo come se da questo dipendesse la sua vita, che gode in un modo egoista, che lo fa impazzire. E gode sempre, una volta, due volte, tre… quasi continuamente. E trema, cola, i muscoli si contraggono fino a farle male, ma vuole godere ancora e continua a scoparlo senza tregua. Lui, con l'indole del dominante così aggressivo, che si lascia scopare così da una donna. Vorrei davvero vederlo. Purtroppo però, lei non si lascia scopare il culo. Il mio amico confida che sia questione di poco, che cambierà idea. Si eccita da morire a guardare i porno anal con lui, però ha ancora timore della sua irruenza. Si, la capisco. Quando si lasciava prendere dall'entusiasmo, S. poteva far male anche con un rapporto vaginale. Con un rapporto anale ed un culo inesperto, può far paura. Ma la verità è che adesso, a furia di sentir questi racconti adesso ho bisogno di prendere un vibratore. Mi farei scopare il culo a morte, qui ed ora. Poi continua a parlarmi della sua figa, larga e liquida, che sembra sempre essere sul punto di mangiarselo. E di come gli piace affondare le dita dentro, vederle sparire tutte. “Basta adesso. Io ho così tanta voglia che mi sento male e se non vuoi continuare a raccontarmi cose mentre mi masturbo, farai bene a smettere di raccontare.” “Ho bisogno di un favore da te” mi dice serio. Una risposta che davvero non mi aspettavo. “Dimmi…” “M. è dalle tue parti adesso, ci resterà ancora un paio di giorni. Vorrei che tu andassi da lei e facessi le mie veci.” “Scusa, cosa?!” “Vai e scopala per me.” “Perché?” “È eccitata, me lo sta dicendo da ieri. Si masturba in ogni momento libero, in ogni posto della stanza d'albergo, con qualsiasi cosa. Voglio regalarle un po’ di compagnia, ma voglio il controllo della cosa.” “Cosa vuoi che le faccia?” “Hai ancora lo strap on?” “Si.” “Portalo da lei. Lei ha un dildo con la ventosa, molto largo. Montalo allo strap on e scopala con quello, da dietro. Mettila a pecora e sbattiglielo dentro più forte che puoi. Usa i suoi vibratori, se te lo chiede, ma infilale un dito in culo, se lo fai.” “Cioè, non posso usare i vibratori, senza metterle un dito in culo?” “Esatto. Voglio che si abitui all'idea, che associ la stimolazione anale al piacere.” “Poi, cosa altro?” “Puoi legarla o bendarla, se lo desideri. Puoi schiaffeggiarle il culo, le piace molto. Non voglio che le lecchi la figa. Non fare foto. Tu puoi scopare lei quanto vuoi e quanto vuole, ma lei non può scopare te. Però puoi masturbarti.” “Capisco. Oltre a questo, non ho margine di azione? Un pochino di improvvisazione?” “Si, lei conosce le regole. Se hai dubbi, chiedilo a lei.” “Quando devo andare?” “Anche adesso.”
E quindi eccomi qui, fuori da questa stanza d'albergo. Ora che ci penso a mente fredda, quello stronzo ha sfruttato ogni mio punto debole per eccitarmi e convincermi a venire qui: per questo lo adoravo. Sono ancora eccitata, bagnata, quasi emozionata. Mi ha dato una piccola serie di indicazioni, entrando anche nel dettaglio di cosa le piace e cosa no, di dove posso prendermi qualche licenza e di dove ubbidire ciecamente alle cose che mi ha detto di fare. Mi sento preparata, ho studiato la mia parte, non vedo l'ora di iniziare! Nello zainetto ho un borsello con dentro lo strap on, ancora legato al mio dildo, lubrificante, un piccolo flogger e un paio di vibratori per me. M. mi apre la porta con indosso un vestito arancione leggero, a piedi nudi. Ora che ci penso, non avevo neanche visto una sua foto. Ha gli occhi chiari, i capelli castani legati in una treccia. Mi sorride come se mi conoscesse da una vita, mi prende per mano per invitarmi ad entrare velocemente. Il suo vestito evidenzia le sue forme giunoniche: il seno enorme non è imbrigliato dal reggiseno, i capezzoli turgidi si vedono dalle pieghe della stoffa. Il culo e le cosce sono grosse, sode e muscolose. Sono certa che non indossi neanche le mutande. Mi piace da morire. Mi guardo attorno e scruto la stanza, cercando di immaginare tutti i modi in cui si è masturbata, tutti gli oggetti che ha usato. Di quanti orgasmi si sarà inzuppato quel letto? Mentre inizio a spogliarmi, cerchiamo di rompere l'imbarazzo: le dico onestamente che per me è la prima volta che scopo una ragazza per conto terzi. Per lei no, è un gioco che hanno già fatto, anche se raramente. Meglio così. Le chiedo di raccontarmi com'è andata. “Dipende. L'ultima volta è stata con un uomo, che non rispettava bene le regole. Voleva fare solo di testa sua. S. dice che le donne sono più brave in questo, per questo preferisce mandarmi ragazze.” Indosso lo strap on e le dico di mettersi in posizione. Mette sul letto, già disfatto, i suoi giocattoli, tra i quali prendo il dildo che S. aveva scelto per lei, e va subito a quattro zampe sul letto, testa bassa, culo in aria. Le apro di più le gambe per guardarla meglio: la figa si sta già schiudendo umida, era leggermente gonfia e il clitoride era duro. Si doveva essere masturbata da poco, prima che arrivassi, la troia. Già la adoro. Stringo tra le mani il dildo che indosso: è davvero grosso, ho bisogno di due mani per tenerlo tutto. Non è molto lungo, ma è largo davvero, probabilmente ha una forma un po’ tozza, è strano a vedersi.   S. mi ha detto di sbatterglielo tutto dentro di colpo, niente preliminari… ma io ho davvero paura di una dimensione simile. Non infrango le regole se prendo un po’ di lubrificante… solo qualche goccia, da mettere attorno a questo enorme dildo. Lo spalmo come se mi stessi facendo una sega, mentre lei mi aspetta in silenzio, a gambe aperte. Riesco quasi a sentire la sua voglia: contrae i muscoli pelvici, vedo la figa aprirsi e chiudersi ritmicamente, come se volesse mangiarmi. Oddio, che voglia di infilarci dentro le dita. Due, tre, quattro dita? Quante ne entrerebbero tutte insieme? Magari ben lubrificate, a muoversi dentro veloci, col vibratore sul clitoride, finché non mi gode addosso… Ma non posso, le regole sono regole: devo iniziare così. Mi posiziono dietro di lei e di colpo le sbatto il dildo dentro, così forte che perde l'equilibrio e cade a pancia in giù sul letto. Ho così tanta voglia che sento il cuore sbattermi anche dentro la figa. La scopo forte, schiacciandola contro il letto, il dildo enorme le sparisce dentro completamente e lei geme. Più geme forte, più spingo forte, a fondo, lei ansima, ci è vicinissima. Infilo una mano tra la mia figa e lo strap on, riuscendo ad infilarmi due dita dentro e allo stesso tempo riuscendo a farle sprofondare il dildo nella sua di ancora un paio di centimetri. Inarca la schiena e gode, grida e trema e io non smetto di masturbarmi e di spingerglielo più a fondo, finché le grida non si placano. A quel punto, sfilo il dildo dalla figa, che si mostra aperta, fradicia, ancora cola umori che inzuppano le lenzuola. Adesso posso giocarci, finalmente! Prima di iniziare, tolgo lo strap on e prendo un vibratore per me. Me lo infilo dentro a fondo in un sol colpo e lo stringo tra le gambe. Lei è ancora stesa sul letto, a riprendersi dall'orgasmo: non voglio farla rimettere a quattro zampe, meglio farla stare più comoda. Le ordino di mettere un cuscino sotto la pancia, in modo da tenere il culo alto per me. M. prende tutti i cuscini che ha sul letto, ne fa un mucchio e si stende in modo da offrirsi a me. Si mette comoda, sorride. “S. ti ha detto tutto, quindi? Già sai cosa sto per fare?” “Si,” mi risponde onesta, “adesso devi vedere quanto è larga la mia figa.” È molto bagnata, ma è anche ipersensibile. Si sente da ogni brivido che la percorre mentre lascio scorrere il primo dito tra le labbra e raggiungo il clitoride. Metto qualche goccia di lubrificante sulle dita e continuo, per non darle fastidio. Le affondo dentro due dita, poi tre. E giro la mano. Lei geme e sembra spingersi leggermente verso di me con i fianchi. “E dimmi, quanto è grande la tua figa?” le chiedo, un po’ per continuare a farla parlare, un po’ per sapere fin dove posso spingermi. “Abbastanza da farne entrare ancora.” Colgo l'invito e lascio scivolare dentro quattro dita; il quinto, il pollice, preme sul clitoride. Lei si spinge sempre più forte contro di me, come se volesse scoparsi sulla mia stessa mano. Continuo a giocarci con calma, lascio scivolare le dita in fondo e le muovo quasi ondeggiando, mentre con l'altra mano un po’ le stringo le chiappe, un po’ mi spingo più a fondo il vibratore che non riesce sempre a restare fermo nella mia figa per quanto è bagnata. “Ti prego, il vibratore, ti prego” mi dice gemendo, e non posso fare altro che accontentarla. Le offro il suo vibratore già acceso. Purtroppo sono costretta a lasciar andare il mio vibratore, per intingere un dito nella sua figa fradicia e infilarglielo nel culo, come avevo promesso a S. Lei si porta il vibratore al clitoride e lo preme forte. Si muove coi fianchi forte, sulla mia mano e sul vibratore, lasciando scivolare il dito nel culo senza alcuna fatica. “Riesci a sentirlo?” le dico “guarda, col dito che ho nel culo riesco a toccare le dita nella tua figa!” “Più in fondo!” mi ordina di colpo, e io ubbidisco. Spingo il dito nel culo fino in fondo. Stringo tutte le dita della mano con cui le frugavo nella figa e spingo anche lì. Lei si spinge contro di me, letteralmente si scopa contro la mia mano e gode, si bagna, si spinge sempre più in fondo. Non riesco a crederci, ma la mia mano le è scivolata quasi completamente dentro la figa. Non posso resistere adesso. Sfilo il dito dal culo e prendo altro lubrificante, lo spruzzo in maniera scomposta, sporcando ovunque, mentre lei continua a spingersi contro di me. Sfilo appena la mano, la muovo, piego le dita e le dico “Se la vuoi tutta, spingi adesso”. Lei quasi trasale, ma non si fa pregare. Con un solo colpo si spinge contro di me, conficcandosi tutta la mano dentro, godendo così forte da stringermela e rendendomi impossibile qualsiasi movimento. Io afferro il mio vibratore e mi scopo, più forte che posso, godendo di questo spettacolo che non mi era mai capitato. Lei smette di godere e io non riesco ancora a smettere. Resto ferma con la mano dentro di lei, a fottermi, a mischiare i miei umori ai suoi su quel letto, e lei mi lascia fare, sorridendo con aria soddisfatta ed esausta, finché non ne ho avuto abbastanza anche io.  Chissà se questo faceva parte delle regole oppure no. È stanca adesso, vuole andare a riposarsi e fare la doccia. “Sicura?” le chiedo, rivestendomi, “Quasi non ti ho toccato il culo! Avevo voglia di stare un po’ di tempo solo con i vibratori e le dita nel tuo culo… E poi mi ero portata dietro un flogger, hai mai provato ad usarlo?” “Se torni domani, cambiamo un po’ le regole” mi dice, accompagnandomi alla porta. “A domani.”
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cthulhu10 · 2 years
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per conto terzi _ parte 2
S. mi chiama mentre sono già per strada per raggiungere la sua M. “Mi ha raccontato che vi siete divertite molto” mi dice, “e che oggi farete il bis, senza il mio permesso.” “Ricordati che ti ho fatto un favore ieri, me lo hai chiesto tu. Sono rimasta nella parte al meglio che ho potuto. E, se ti fidi di me, oggi te ne farò un altro.” “Cosa hai in mente?” “Devi fidarti. Prometto che domani te la faccio tornare a casa più vogliosa di come è partita!” Con non poche promesse di resoconti estremamente dettagliati da parte di entrambe, e qualche messaggio audio in diretta, S. mi concede il permesso di fare ciò che voglio, appena in tempo per il mio arrivo davanti alla porta della stanza di M. M. stavolta mi apre la porta completamente nuda. I giocattoli sono già sul letto. Mi spoglio e la raggiungo più velocemente che posso, dicendole che S. ci aveva lasciate libere di giocare come meglio credevamo, ma in cambio chiedeva a lei alcuni messaggi audio mentre scopavamo. “Per favore, stenditi a letto, pancia in giù. Piega una gamba e sollevala”, le dico indossando lo strap on con il mio dildo, molto più piccolo rispetto al suo che avevamo usato ieri, “cerca di metterti il più comoda possibile.” Lei mi ubbidisce e intanto prendo il lubrificante. Glielo lascio colare sul culo e sulla figa, massaggiandola per bene. Le accendo il vibratore glielo porgo. “Ricominciamo da dove avremmo dovuto iniziare ieri. Vibratore al massimo e dita nel culo” e mentre glielo comunico, le massaggio il buco con l'indice, cercando di violarlo pianissimo. Lentamente, senza nessuna fretta, assecondando i suoi movimenti, lo lascio scivolare dentro. Quando stringe i muscoli, sfilo il dito per non farle male, poi lo infilo ancora. Lei stringe e io glielo tolgo, ma poi lo infilo sempre un pochino più a fondo, fino alla nocca. “Dimmelo se ti faccio male: non è assolutamente quello che voglio.” “E cosa vuoi?” “Farti godere con la figa e il culo insieme.” Appena finita la frase, istintivamente lei si spinge contro di me, le piace, si vede! Sfilo il dito e di nuovo, abbondo di lubrificante. Lascio scivolare questa volta due dita dentro: la sento più contratta, ma di nuovo sfilo entrambe e di nuovo le spingo dentro, ogni volta un pochino di più, fino a metà dita. Poi, ruoto lentamente le dita, allargo un po’ muovo le dita mentre lei continua a scoparsi col vibratore, fino a venire. Appena inizia a godere, coi fianchi si spinge sempre più a fondo, fino a lasciar entrare completamente le due dita nel culo. “Ti sei fatta male?” le chiedo, e lei fa no con la testa. Con le mani, le apro le chiappe e lascio dischiudere leggermente il suo buco “Sai che è davvero bello? Leggermente gonfio, appena appena aperto. Sembra fatto proprio per essere scopato…” e lei ride di questo complimento insolito, senza lasciare tregua alla sua figa lucida e gonfia, ancora tormentata dal vibratore con cui si scopa. 
Le porgo il mio telefono: le ho preparato una cartella di porno già selezionati per lei, tutti rigorosamente anal. Le dico di sceglierne uno e guardarlo un po’, mentre io, dietro di lei, riprendo a massaggiarle il culo col lubrificante, facendone scivolare qualche goccia all'interno e spalmandolo leggermente a fondo. Il vibratore resta al suo posto, nella sua figa fradicia. Lei se lo tiene fermo appena, quasi distrattamente, mentre guarda un cazzo enorme che viola un culo ancora troppo stretto. Una smorfia di dolore che si trasforma istantaneamente in piacere, le mani che aprono chiappe mostrando culi che diventano voragini. La punta del dildo che indosso poggia dritta contro il suo buco, ancora leggermente schiuso. Lei si ritrae, ma io la afferro per i fianchi, puntandolo di nuovo. “Scopati il culo, usami!” le dico. “Non l'ho mai fatto…” mi dice, e il suo tono di voce tradisce un po’ di preoccupazione. “Per questo devi farlo tu. Coi tuoi tempi, affonda quanto vuoi!” Lei ancora non si muove. “Vuoi provare a farlo con me?” le chiedo, porgendole un plug. “Vuoi farlo prima tu a me? Così vedi bene, da vicino, come in un porno. E poi vediamo se ti va di farti scopare il culo, sapendo che anche il mio è pieno.” Non so se l'ho convinta per la seconda parte, ma sicuramente la prima idea le piace tantissimo: afferra il plug e viene dietro di me. Dopotutto, anche io ho voglia di farmi scopare il culo adesso, mi fa proprio piacere! Sfilo lo strap on, le porgo il lubrificante e le dico di andare piano. Anche il mio culo è stretto, ma lei è delicata. Il cellulare coi porno lo tengo in mano io, e intanto le parlo “Sai, prendere un cazzo in culo è diverso dal prendere un plug, la sensazione della carne che ti viola e ti si conficca nelle viscere è impagabile. Per quanto sia bello…” mi si bloccano le parole in gola e gemo, il plug si fa strada dentro di me e lei spinge, sempre delicata. Allungo una mano e mi raggiungo la figa, la masturbo piano, mentre lei continua a tirarlo fuori e spingerlo dentro, sempre senza arrivare fino in fondo. Non supera mai la parte più larga del plug, come se avesse paura di farmi male. “Per quanto sia bello quello che stai facendo - è fidati, che è proprio bello-, il cazzo nel culo è una cosa meravigliosa. Sentirlo pulsare, sentirlo gonfiarsi ancora di più prima di sborrare…” Inarco la schiena e mi spingo leggermente verso di lei, assecondando i suoi movimenti. “Spingi, più forte, ti prego!” le ordino e lei spinge. Il plug si conficca fino in fondo, lasciando esposta solo la base. Mi masturbo più forte e più veloce. “Non smettere, mantieni la base e spingi ancora!”, lei ubbidisce e io vengo così, sotto i suoi colpi sempre più a fondo, mentre in un gemito mi risponde “…lo voglio anche io!”
Non faccio nemmeno in tempo a riprendermi dal mio orgasmo, che lei mi ha già dato lo strap on, si è messa in posizione e si sta spalmando da sola il lubrificante sul culo. Mi viene da ridere, ma è davvero adorabile col suo entusiasmo! La punta del dildo è di nuovo sul suo culo, lubrificato a dovere, e il suo vibratore è di nuovo acceso. Fa movimenti brevissimi avanti e indietro, ancora non si fida abbastanza, ma nell'arco di pochissimo la punta è già scivolata tutta dentro. La sfilo tutta e la infilo di nuovo, facendo attenzione a non affondare più di quanto avesse fatto lei prima. Poi le chiedo di spingere, e lei, piano piano, lo fa. È uno spettacolo, un culo che per la prima volta si apre attorno ad un cazzo. Col vibratore, si masturba sempre più forte e intanto si scopa lentamente. Sta quasi per venire, quando con un colpo che mi lascia esterrefatta, si conficca il dildo praticamente fino in fondo. “Guarda che è entrato quasi tutto!” le dico entusiasta, “ti sta piacendo?” “Si, mi piace un sacco! Ne voglio ancora” e a quel punto, salgo sopra di lei, iniziando a scoparla con calma, ma a fondo. Lei geme e gode di un piacere che è mentale prima ancora che fisico. Si sta facendo fottere il culo come una brava troia, lo sa, e basta questo a farla impazzire! M. prende il mio cellulare e manda un messaggio audio a S. “Domani mi impalo col tuo cazzo nel culo, non mi arrendo finché non lo prendo tutto!” gli dice gemendo, mentre continua a prendere a fondo il mio cazzo finto. Lo sapevo che me ne sarebbe stato grato.  
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cthulhu10 · 2 years
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L'amica di mia figlia
La sua reazione è stata del tutto inaspettata.
«Ehi, tesoro», dissi, lasciando cadere la borsa davanti alla porta.
"In cucina!" mia moglie ha chiamato.
Ho guardato il tavolo vuoto.
«Dov'è Amanda?» Ho chiesto.
“Ho mandato nostra figlia a comprare cibo da asporto. Non posso prendermi la briga di cucinare stasera», disse.
"Allora, finalmente è uscita di casa?" Scherzavo.
Amanda era all'università , ma trascorreva più tempo a casa che altrove.
«Tornerà presto. Dipende dal traffico», sospirò.
L'ho afferrata per la vita e l'ho tirata a me.
«Qualche minuto è tutto ciò di cui ho bisogno», le sussurrai all'orecchio.
Le afferrai il culo, sentendo il contorno delle sue mutandine attraverso i leggings.
"Che ne dici di proprio qui sul tavolo?" Ho detto.
Mi ha spinto via.
«Non possiamo», sussurrò.
"Cosa intendi?" chiesi, il mio cazzo già teso nei pantaloni della tuta.
«Amanda ha un amica a casa. Lara, penso. È di sopra, nella stanza di Amanda», disse mia moglie.
«Non scenderà», dissi, tirandola di nuovo a sé.
"Inoltre, devi fare la doccia", ha aggiunto.
Mia moglie aveva un debole per la pulizia. Vuole fare sesso solo poco dopo la doccia.
"Mi rattristi, cara moglie", ho scherzato.
Mi ha dato un bacio sulla guancia.
"Non preoccuparti. Mi farò perdonare stasera.
Corsi di sopra per farmi una doccia prima che Amanda tornasse a casa.
Bzzzzzz…
La porta della camera di Amanda era semiaperta. Il ronzio si fece più forte.
"Hmmm", gemette qualcuno.
Ho sbirciato dentro. L'amica di Amanda, Lara, era sul letto, con le gambe spalancate. Le sue mani tenevano qualcosa tra le sue cosce.
"Cazzo, scusa", ho pronunciato.
Lara balzò in piedi, lasciando cadere il giocattolo luccicante sul pavimento. Continuò a vibrare, a ronzare sul tappeto. Si tirò giù la gonna e mi fissò con grandi occhi.
«Non sapevo che ci fosse qualcuno di sopra», balbettò.
I capezzoli e le areole scure di Lara brillavano attraverso il suo top bianco aderente.
«Sono il padre di Amanda. Scusa, probabilmente non è il momento», dissi, indietreggiando dalla porta.
«No, per favore», disse.
Il giocattolo ha continuato a vibrare sul pavimento.
"Lasciami", disse.
Ho annuito con la testa. Si chinò per spegnerlo. Le sue tette senza reggiseno ondeggiavano dentro la sua parte superiore.
"Bel giocattolo", dissi. Mi pentii all'istante della mia stupida osservazione. Il vibratore era piuttosto sottile. Più piccolo di quelli ho mai visto. «Scusa, non sono sicuro del motivo per cui l'ho detto», dissi.
"È carino", ha detto.
"Carino?"
«Che stai inciampando nelle tue parole», continuò.
"Beh, è ​​stato un piacere conoscerti..." dissi.
"Te ne vai già?" lei chiese.
Lara aprì le gambe e si tirò su la gonna.
"Non indosso mutandine", ha detto.
Ho guardato a lato del letto. Le sue mutandine stropicciate sporgevano a metà.
"Meglio che me ne vada prima che succeda qualcosa qui", dissi.
Potevo sentire il mio cazzo diventare ancora più duro di prima. I miei occhi si spostarono sulle sue gambe lisce. Potevo vedere un accenno della sua figa tra le sue cosce morbide.
«Andiamo, signore», disse.
Lara sollevò la parte superiore quel tanto che bastava perché le sue tette cadessero. I suoi capezzoli erano spessi e duri, sporgenti dai suoi grossi monticelli setosi.
"Non vuoi scoparti una figa giovane e stretta?" lei chiese.
"Merda, questo non è appropriato, Lara", dissi.
"Dovrai venirmi dentro il sedere così non rimarrò incinta", disse.
La mia erezione era visibile, anche dentro la tuta attillata. Gli occhi di Lara si spostarono sul mio inguine. Lei sorrise.
"Devo andare a fare la doccia", dissi.
"Non mi dispiace che tu mi metta quel cazzo di sporco lavoro", fece il broncio.
“Lara...” dissi, con voce tremante.
Il cuore mi rimbombava nel petto. La mia testa mi diceva di voltarmi e andarmene.
“Lavori sodo tutto il giorno. Ti meriti di tornare a casa e infilare quel cazzo in una bella figa bagnata ", ha detto.
Lara scivolò giù dal letto e strisciò fino a dove mi trovavo io.
"Vediamo con cosa stiamo lavorando", ha detto.
Mi guardò dalle ginocchia mentre mi slacciava i pantaloni.
“Non dovremmo…” dissi, afferrandole la mano.
«Rilassati», disse.
"Cazzo," gemetti mentre tirava fuori la mia erezione palpitante.
“Ah, caspita. È molto più grande del mio vibratore,” disse, continuando a fissare la mia erezione.
Ha tirato fuori la lingua e l'ha premuta contro la mia punta. Lara mantenne il contatto visivo con me mentre faceva scorrere la lingua su e giù lungo la mia asta.
"Cazzo", borbottai mentre avvolgeva le labbra intorno alla mia punta che perdeva.
Ho guardato la sua testa muoversi in avanti mentre la mia lunghezza scompariva in profondità nella sua bocca. La mia punta ha colpito la parte posteriore della sua gola. Tirò indietro la testa finché il mio cazzo bagnato non le uscì dalla bocca con un tonfo.
"Buonissimo", disse, leccandosi le labbra.
Lara si alzò, i suoi seni premuti contro il mio petto. Potevo sentire il suo profumo mentre si chinava in avanti e mi leccava le labbra. Il mio cazzo premette contro la parte anteriore della sua gonna.
Contro il mio miglior giudizio, le afferrai le tette, affondandoci le dita dentro.
"Così va meglio", sorrise.
Ho spostato i miei pollici sui suoi capezzoli, premendoli da un lato e guardandoli saltare indietro. Lara gemette.
"Posso assaggiare la tua figa?"
Le parole sono appena volate fuori dalla mia bocca. Era come se qualcos'altro avesse preso il sopravvento.
"Mi piacerebbe che tu assaggiassi la mia figa", disse.
La guardai mentre ricadeva sul letto e allargava le gambe. Si passò le mani su e giù per le cosce interne.
«Tutta sua, signore», disse.
Mi inginocchiai e abbassai il viso tra le sue gambe. Il profumo della sua eccitazione mi colpì mentre arricciavo la lingua tra le sue labbra gonfie.
“È così bello,” piagnucolò, premendo la sua figa umida sul mio viso.
Il gusto di Lara era divino. Mia moglie non mi ha mai permesso di leccarla. Premetti la lingua nell'apertura di Lara, permettendo a un nuovo rivolo di umidità di entrare nella mia bocca.
"Fottimi," implorò, tirandomi i capelli.
Mi sono arrampicato tra le sue gambe. Non si poteva tornare indietro. Stavo per scopare l'amica di mia figlia mentre mia moglie era seduta al piano di sotto.
"Sei sicura?" Ho chiesto.
Lei annuì con la testa, le tette che le oscillavano sul petto.
Ho afferrato il mio cazzo e ho fatto scorrere la punta su e giù per la sua fessura bagnata fradicia.
«Non prendermi in giro», disse.
Mi premetti contro di lei, sentendo la sua figa che mi afferrava.
"Eh!" gridò, affondando le dita nelle mie braccia.
Mi sono adagiato dentro di lei, sentendo il suo canale stretto e umido che abbracciava la mia asta. Un attimo dopo ero fino alle palle nella sua fica giovanile.
"Scopami forte", sussurrò.
Tirai fuori il mio cazzo, le sue labbra si aprirono allo stesso tempo. Mi speronai di nuovo dentro di lei. Lara piagnucolò. Il suo petto procace oscillava su e giù mentre iniziavo a picchiarla forte.
"Ehm, ehm, ehm!" Lara piagnucolò.
La sua faccia si contorse, alternandosi tra ansimare e mordersi il labbro mentre le devastavo la figa. Un attimo dopo iniziò a tremare. I suoi occhi rotearono nella parte posteriore della sua testa mentre il suo corpo si contorceva. La sua figa pulsava attorno al mio cazzo duro mentre raggiungeva l'orgasmo, cercando di non urlare. Lei piagnucolò ancora ed ancora per qualche secondo,finché la sua stretta sulle mie braccia si ammorbidì.
"È stato così bello", sorrise.
Tirai fuori il mio cazzo palpitante.
"Puoi mettermelo nel sedere adesso", sorrise.
Lara si girò e appoggiò il culo in aria. La sua umidità aveva già fatto brillare la sua stretta apertura. Le afferrai le chiappe e le aprii. Lara piagnucolò mentre infilavo la mia punta nella sua stretta apertura.
"Cazzo, è così stretto", gemette contro il cuscino.
Affondai le dita nei suoi fianchi mentre spingevo in avanti a denti stretti. La mia erezione venosa è scomparsa in profondità nel suo culo. Potevo sentirla stringere, stringere la mia asta da tutti i lati nel suo stretto canale.
"Fottimi", ha detto.
Mi sono tirato fuori e mi sono rimesso dentro. Lei ha piagnucolato di nuovo. Era la prima volta che facevo sesso anale. Spinsi il corpo di Lara sul letto. Mi sono aggrappato alla sua vita mentre iniziavo a scoparla forte, sbattendo il mio bacino contro le sue chiappe più e più volte.
Più forte , più forte , più forte!  gridò.
Ho sentito il suo culo contrarsi forte intorno a me mentre raggiungeva di nuovo l'orgasmo. Mi si sono strette le palle. Il momento successivo ho sentito un piacere intenso mentre esplodevo, mandando risme di sperma in profondità nel suo culo. L'ho scopata forte e in profondità, il suo culo rimbalzava contro ogni feroce spinta.
Alla fine, mi sono tirato fuori. Lara sollevò di nuovo il sedere in aria e allargò le ginocchia. La guardai mentre schiudeva le labbra della figa.
"Hmmm", gemette.
Ho visto il mio sperma fuoriuscire dal suo culo, correndo giù nella sua fica spalancata.
"Cosa stai facendo?" chiesi, il mio cazzo continuava a contrarsi.
Si girò sulla schiena.
"Mi piace quando sono inzuppata dappertutto", sorrise.
Lara saltò giù dal letto, raccolse le mutandine e me le lanciò.
"Segati con questi stasera", disse.
Proprio in quel momento la porta d'ingresso si aprì al piano di sotto.
"Ho del cibo, è ora di mangiare!" 
Era mia figlia che è salita per chiamare Lara...
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cthulhu10 · 2 years
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Sei sopra di me con il vestito ancora addosso. Spingi forte contro di me mentre i tuoi sospiri si fanno sempre più forti. Io mi godo la scena e ti lecco il seno mentre mi sobbalza davanti. Ti torturo il capezzolo con i denti mentre continui a saltare sul mio cazzo. Inizi a sfiorarmi le palle mentre ti impunti con sempre più forza. “Voglio che vieni dentro. Voglio sentirmi piena” mi dici.
Stringi le palle. “Sborra, veniamo insieme - mi inciti - lo voglio tutta dentro di me, sfondami”
Veniamo insieme. Io in silenzio mi svuoto le palle dentro di te come mi hai chiesto e tu godi, tanto, urlando il tuo piacere in modo osceno.
“Sei fantastica - ti dico - Aspettami, torno subito”. Sorridi e annuisci. Tu non puoi immaginarlo ma ho ancora molta voglia di te e del tuo corpo. Guardo il mio cazzo ancora bagnato di te ed é ancora di marmo.
Esco dal bagno. Ti sei tolta il vestito e sei rimasta nuda a letto. Mi avvicino e inizio a baciarti.
“Mi hai fatto godere proprio tanto prima sai? Non ti é bastato?” Mi dici mentre con la mano accarezzi le palle e il cazzo ancora duro.
Prendo un cuscino e lo appoggio di traverso sul letto. Ne prendo un’altro e lo appoggio sopra.
“No mi manca ancora un pezzo” dico e ti indico i cuscini.
Ti posizioni e io ti tiro un po’ su. Ora hai il culo bello esposto come volevo io. Ti bacio la schiena dandoti piccoli morsi di tanto in tanto; intanto con la mano ti tocco la figa ancora bagnata da prima. Te la lecco un po’. Lo so che non ti piace ma ne ho voglia. La mia lingua continua sul tuo culo. “Lo voglio” - ti dico mentre ti lecco il culo un po’ più in profondità.
Non dici una parola ti giri leggermente verso di me sorridendo maliziosa e ti sposti indietro. Mi prendi la mano e mi avvicini. Pensavo volessi dirmi qualcosa quando prendi la mia mano e te la infili in bocca, la lecchi lasciando un po’ della tua saliva sopra l’indice e il dito medio.
Bagno la punta del cazzo con la tua saliva mentre un dito alla volta lavoro il tuo culo umido.
Parli: “prendilo”
Punto il cazzo e faccio entrare tutta la cappella. Forse ho esagerato, ti sento stringere le lenzuola e lamentarti con un “cazzo, se é grosso. Ne voglio di più.” Ti giri e con uno sguardo mi inciti a prenderlo tutto.
Indietreggio leggermente, lo sento cedere e richiudersi al mio passaggio e poi entro di nuovo entrando con metà cazzo. Ti scappa un urlo. Esco di nuovo e te lo spingo tutto fino alle palle. “Quanto é stretto, ora te lo allargo un po’, domani mi sa che quando ti vedranno arrivare a lavoro ti chiederanno se hai preso una storta”
Ridi mentre ricomincio a spingere e a prendere il ritmo “sì una storta molto grossa senza dubbio”
Ti scopo così per diversi minuti quando all’improvviso vieni violentemente urlando tutto il tuo piacere
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cthulhu10 · 2 years
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i just had to share this wtaf.
why is he so????
why???
bro needs to stop i’m actually gonna combust
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cthulhu10 · 2 years
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cthulhu10 · 2 years
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Tardo pomeriggio di luglio. La giornata era trascorsa così fra il nostro sudore, i nostri sospiri e il nostro piacere. Non riuscivamo a staccarci, non smettevamo di unirci, ogni volta in modo leggermente diverso ma sempre con un epilogo simile.
Mi risvegliai prima di te e ti osservai. Eri quasi completamente a pancia in giù con la vestaglietta sollevata sulla schiena che ti lasciava il culo nudo a mia completa disposizione. Mi alzai dal letto e continuai l’osservazione; un seno saltava fuori dalla vestaglia. Era grande, prosperoso eh sì, l’avevo già usato per godere almeno un paio di volte quel giorno. Il pensiero del mio cazzo fra quelle tette, del mio sperma che per metà le bagna e per l’altra metà va a finire sulla tua faccia, lo fa ritornare duro.
Vado in bagno a sciacquarmi il viso ma quella voglia non era passata.
Mi siedo a fianco a te e ti scosto i capelli. Ho voglia e ti sveglierò lo so ma non credo tu ti lamenterai. Inizio a baciarti il collo mentre con le mani accarezzo il seno rimasto al suo posto nella vestaglia. Non dai segni di risveglio se non fosse per il capezzolo che inizia a indurirsi sotto le mie dita. Intanto la mia lingua esplora la tua schiena e il tuo collo tracciando linee che puntano verso il basso. Ti sento sospirare ma non sei ancora completamente sveglia.
Continuò a giocare con il seno e il mio cazzo é già di marmo. Scendo ancora con la lingua e arrivo al solco del tuo sedere. Scendo fino ad arrivare a pochi centimetri dal buco. La mia mano nel mentre si era spostata sulla tua figa già bagnata. Il mio massaggio evidentemente stava facendo effetto. Mi sposto sul tuo corpo puntando il cazzo al tuo buco. L’intenzione era di fartelo sentire per bene. Volevo farti sentire la mia voglia ancora non soddisfatta. Prendi fiato e sospiri mentre lo appoggio e spingo un poco, e mentre il mio cazzo cerca di forzare il tuo culo, ti porto le due dita bagnate dei tuoi stessi umori nella tua bocca. Quella stessa bocca che mi aveva accolto varie volte quel giorno. E così col cazzo puntato in culo e due dita in bocca continuo il mio gioco.
Ti sento succhiare, te le sento prenderle tutte e due e portartele in gola come fosse il mio cazzo.
Sei sveglia allora. Sento il culo allargarsi, ti sento pronta per prenderlo. Ma io resisto dallo spingere. Voglio farti godere di più prima. Mi sposto ancora e torno giù. Voglio restituirti un piacere. Inizio a leccare il tuo ano ad ampie leccate, scendo giù verso la vagina e ne raccolgo gli umori per poi tornare su e scavo con la lingua. Intanto ti masturbo con un dito, lievemente davanti mentre il tuo respiro si fa più grosso, affannoso. Sotto la mia lingua sento che ti apri, ti rilassi. Il mio pollice va nel tuo culo ed incontra l’altro dito nella tua figa. Le due pareti si toccano mentre ti sento diventare impaziente e iniziare a godere davvero parecchio. Sospiri sempre più forte e allora decido di farlo accadere in un secondo. La cappella entra tutta nel culo in un colpo solo. Era grossa ma ti avevo preparata per bene. I tuoi sospiri si interrompono, ho paura di averti fatto male. Mi piego sulle gambe e do un’altra spinta. Sento ogni centimetro del tuo culo, lo penetro tutto in un colpo. Sento le palle sbattere. Sono tutto dentro. Inspiri profondamente e urli. “Scopalo così. Forte. Mi piace. Oddio quanto cazzo é grosso”
Perdo ogni freno. E lo faccio. Spingo senza remora, senza sentire il dolore che io stesso sento mentre ti scopo così. Esco quasi totalmente per poi rientrare fino in fondo. Le palle ti sbattono sul culo mentre continuo a scoparlo così forte. Il mio fiato inizia a diventare corto mentre ti sento godere. Sono passati pochi minuti e ti sento squassata sotto i miei colpi, urli, mi inciti: “sfondami così, sto continuando a venire, scopami il culo più forte, riempimi!”
Sento arrivare lo sperma. Risale le palle sollecitate dal continuo attrito con il tuo sedere, spingo se possibile più forte, sento che la cappella si ingrossa. La mia mano destra intanto senza che io me ne rendessi conto ti riempie la bocca e ti tira verso me mentre l’altra maltratta il seno uscito dalla vestaglia.
Godi nuovamente mentre sborro dentro e urli di nuovo. “Svuotati tutto dentro, cazzo se é grosso” cerchi con le dita le mie palle. Vuoi ogni goccia e a me sembra di non finire più. Rimango dentro e continuo a spingere, vorrei godere ancora lì dentro, non mi basterebbe mai. Mi dici “sono qui per tutta la sera ancora, abbiamo tempo”
Mi convinci. Esco nonostante quella voglia di unirmi a te ancora per molte volte ancora.
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