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cuoreainiezione · 18 days
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Sempre ansieme
Quando l'ansia prende il sopravvento l'unica cosa che riesco a fare è sparire, diventare una goccia di umano in un fiume di umani. Perdere ogni riferimento della persona che sono quando c'è luce, non esisto, la folla è la carne, sono uno di quei pesciolini che si fa forza insieme a mille altri pesciolini in un banco di miei simili indifferenti. Non voglio essere notato, il che è strano dato che ho dedicato la mia intera esistenza all'essere notato ma quando l'ansia sale e si mette al timone a comandare vince la corrente e andiamo dove capita. Sono finito ad una mostra di arte transmediale contemporanea e stavo messo così male che ho pure capito le opere. Cioè ho parlato con l'artista e gli ho posto delle domande e lui ha detto "Hai proprio compreso il mio lavoro non serve che io ti risponda" e io ho pensato che cazzo di paraculo dai, siamo tutti bravi a fare così. Però davvero i suoi video strani di esseri tridimensionali generati al computer mi hanno fatto sentire meglio. Ne avevo bisogno. I bar attorno alla galleria d'arte erano pieni di altri pesciolini e nessuno mi ha degnato di una parola se non l'artista che probabilmente sperava di vendermi una sua opera. L'ansia mi ha fatto fare un altro paio di migliaia di passi inaspettati e i piedi iniziano a fare male. Qualche settimana fa ero dentro al tubo della risonanza magnetica e io odio fare la risonanza magnetica perché penso sempre che troveranno qualcosa di nuovo nel mio cervello e che non saranno i resti di altrettante lampadine frantumate al suolo in un cimitero di idee geniali mancate, ma qualcosa di grave. O di nuovo. Odio le novità, basta una novità e vado in ansia. Mentre ero nel tubo e con gli occhi fissavo le mie dita e le facevo giocare ho pensato che se esiste una vita dopo la morte ecco, io spero non sia così. Spero che morire non voglia dire rendersi conto di essere in uno spazio piccolissimo e incapace di muoversi. Immagino di venire seppellito e di sentire ancora quello che accade attorno a me, qualcuno piange, qualcun altro mi rinfaccia i soldi che gli devo, poi prendono i chiodi, fissano la bara, mi calano nella fossa e poco alla volta, infarinatura di terra dopo infarinatura, resto lì, mente e anima attive, nel buio del nulla, finché i vermi non decidono di ricondizionarmi e immettermi nel mercato del concime. Nel bus ascoltavo i discorsi degli altri e immaginavo chi sarebbe andato a casa con chi, ho formato coppie casuali solo per non costringerli alla solitudine nelle mura domestiche. Ho pensato al male che ti ho fatto. In stanza mi aspetta la larva umanoide informe come sempre, questa volta però ha parlato, ha emesso un suono simile a un lamento, "Allora?" ha detto e una colata di bava gli è scesa dalla bocca priva di labbra. Ha aperto un locale a luci rosse sotto casa, qua a Vienna la prostituzione è legale, ha un nome impronunciabile e mi sono chiesto se posso fare come quando vado a mangiare il gelato ma non posso chiedere più di una pallina (due palline qua sfiorano i cinque euro) "Che mi puoi fare assaggiare cannella e granella di zolfo?" stessa cosa con le lavoratrici del locale a luci rosse "Posso assaggiare quella che sembra avere meno autostima?". Io non ho esperienza di locali a luci rosse, solo una volta ho assistito a uno spogliarello e mi sono addormentato davanti alla povera addetta ai lavori di smantellamento lingerie. Ero molto ubriaco, non era colpa sua. Sarei curioso di entrare e chiedere come funziona, è tipo prendere o lasciare o uno può scegliere? Ecco io sceglierei di finire annullato anche lì, perché l'ansia vince sempre e voglio diventare carta da parati, una di quelle figure appena abbozzate negli sfondi dei quadri impressionisti che non capisci se è un albero o un palo della luce o un uomo pieno di ansia.
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cuoreainiezione · 3 months
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cuoreainiezione · 3 months
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Gian Lorenzo Bernini (Italian, 1598-1680) L'Enlèvement de Proserpine (ou Perséphone), Marble, 1621-22 Galerie Borghese, Rome
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cuoreainiezione · 3 months
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“L'eccellenza si raggiunge attraverso il particolare, che è questione di “un pochino” di più o “un pochino” di meno”
— L. Tolstoj
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cuoreainiezione · 3 months
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Che tipo di disciplina è, il diritto? Chi lo studia dovrebbe fare tirocinio, oltre che in carcere, negli ospedali, accanto ad anziani dementi, a chi è in stato vegetativo, anche nelle sale operatorie: chi studia il diritto dovrebbe conoscere il corpo per bene, anatomia e lungodegenza, dovrebbe essere costretto ai gesti e agli odori, senza vestire la vita di carta. Le scelte del diritto ricadono sui corpi: e allora, studiatevelo, il corpo.
Stefano Serri - Bradipismi (dieci racconti lenti)
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cuoreainiezione · 3 months
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cuoreainiezione · 3 months
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cuoreainiezione · 4 months
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I ragazzi delle scuole imparano chi fu Muzio Scevola o Orazio Coclite, ma non sanno chi furono i fratelli Cervi. Non sanno chi fu quel giovanetto della Lunigiana che, crocifisso ad una pianta perché non voleva rivelare i nomi dei compagni, rispose: «Li conoscerete quando verranno a vendicarmi», e altro non disse. Non sanno chi fu quel vecchio contadino che, vedendo dal suo campo i tedeschi che si preparavano a fucilare un gruppo di giovani partigiani trovati nascosti in un fienile, lasciò la sua vanga tra le zolle e si fece avanti dicendo: «Sono io che li ho nascosti (e non era vero), fucilate me che sono vecchio e lasciate la vita a questi ragazzi». Non sanno come si chiama colui che, imprigionato, temendo di non resistere alle torture, si tagliò con una lametta da rasoio le corde vocali per non parlare. E non parlò. Non sanno come si chiama quell'adolescente che, condannato alla fucilazione, si rivolse all'improvviso verso uno dei soldati tedeschi che stavano per fucilarlo, lo baciò sorridente dicendogli: «Muoio anche per te… viva la Germania libera!».
Tutto questo i ragazzi non lo sanno: o forse imparano, su ignobili testi di storia messi in giro da vecchi arnesi tornati in cattedra, esaltazione del fascismo ed oltraggi alla Resistenza.”
Piero Calamandrei
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cuoreainiezione · 4 months
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“Forse mi stancherà la tua grammatica, esser lì a bramare il rombo del verbo o la soffice carne della pura vocale nei mattini in cui inciampo nel tuo paesaggio di nomi implacabili. E può darsi ch’io rimpicciolisca quello stesso torace in cui una volta cercavo rifugio, che rosicchi l’inflessibile nervo delle norme ancestrali, che tenga il broncio, torni immatura ti dica ’fanculo, arrangiati, tanto per rompere le simmetrie della tua famiglia il tuo nobile DNA. Forse un giorno vorrò solo di più del tuo lascito di punti e virgole – qualcosa di più definitivo, di più silenzioso. Ma anche se giro pagina per prima, sappi che sono stropicciata, sporca, confusa, come te, e allo stesso modo innamorata.”
— Arundhathi Subramaniam, Lingua d’amante
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cuoreainiezione · 4 months
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cuoreainiezione · 4 months
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cuoreainiezione · 4 months
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Siamo esseri vibrazionali inseriti in una realtà vibrazionale. Tutto si influenza a vicenda. Attiriamo a noi tutto ciò che si trova sulla stessa frequenza vibratoria. Il corpo fisico accoglie tutto ciò che entra in risonanza con la sua energia . Quando si ha paura di ammalarsi non si fa altro che sintonizzarsi sulla malattia stessa e si predispone l’organismo ad accogliere-attivare il parassita/malessere.
La paura debilita, l’amore guarisce.
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cuoreainiezione · 4 months
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Amo i gesti imprecisi, uno che inciampa, l’altro che fa urtare il bicchiere, quello che non ricorda, chi è distratto, la sentinella che non sa arrestare il battito breve delle palpebre, mi stanno a cuore perché vedo in loro il tremore, il tintinnio familiare del meccanismo rotto. L’oggetto intatto tace, non ha voce ma solo movimento. Qui invece ha ceduto il congegno, il gioco delle parti, un pezzo si separa, si annuncia. Dentro qualcosa balla.
(Valerio Magrelli, Nature e venature)
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cuoreainiezione · 4 months
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[come ogni anno]
Quando mi dissero della morte dei figli, risposi: dopo un raccolto ne viene un altro. Ma il raccolto non viene da sé, bisogna coltivare e faticare, perché non vada a male. Avevo cresciuto sette figli, adesso bisognava tirar su undici nipoti. Dovevano prendere ognuno il posto dei padri, e bisognava insegnare tutto da capo (...). Erano piccoli ma io gli insegnai lo stesso.
(Alcide Cervi, I miei sette figli)
I fratelli Cervi furono torturati e poi fucilati dai fascisti il 28 dicembre 1943 nel poligono di tiro di Reggio Emilia.
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cuoreainiezione · 7 months
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NON TEMO IL PATRIARCATO IN SE' MA IL PATRIARCATO IN ME
Quando ricevo un ask anonimo di cui non è possibile estrapolare il genere della persona che mi scrive, dentro di me parto dal presupposto che sia una ragazza.
Potrei addurre a mia giustificazione il fatto che 8 persone su 10 che mi scrivono appartengono al genere femminile (poi arriviamo anche a questo) ma la realtà è un'altra.
Al netto che il variegato ramo della mia famiglia è composto ad alta percentuale di figlie di eva e che ho passato 25 anni a proteggere e a cercare di far crescere serene due figlie femmine, il fatto è che si accetta istintivamente e culturalmente che sia il sesso debole ad aver bisogno e quindi a chiedere aiuto, mentre i veri uomini ce la fanno da soli e non piagnucolano come delle femminucce.
Guardate quanti stereotipi di genere nell'ultima frase e se forse in giro se ne sente usare sempre meno, alla fine il preconcetto rimane radicato, più o meno apertamente negli uomini ma istintivamente anche e soprattutto nelle donne.
Per ciò che mi riguarda, ho peccato spesso (e succede ancora) di paternalismo ma mi dico che è un riflesso condizionato dell'essere stato una presenza rassicurante e spesso risolvente nella vita delle mie figlie, per cui il mio primo istinto diventa quello di trattare l'interlocutore come se avesse sempre bisogno del mio aiuto.
E bene o male, alla fine, chi ha bisogno del mio 'aiuto' - o meglio, mi scrive per parlare di sé - nella maggior parte dei casi è una persona di sesso femminile (non me ne vogliano le persone binarie o trans ma cerchino di capire il senso di quanto vado dicendo).
Perché i maschi si vergognano.
Non tutti ma abbastanza da rendere asimmetrica le richieste.
Chiamatela maschilità tossica, virilità forzata, machismo o mascolinità egemone ma il risultato è sempre quello.
Uomini fragili perché costretti a essere sempre all'altezza di certe aspettative culturali e sociali, ai quali non è permesso chiedere aiuto per il proprio malessere.
Però non voglio fare un torto a tutti quei figli di adamo che mi scrivono e che davvero non sono pochi, comunque.
Il malessere non ha genere, semmai si declina in contesti e con azioni differenti ma alla fine - al di là che gli effetti devastanti siano più evidenti sulle donne - se faccio fatica io per primo ad aprirmi e a rigettare certi bias patriarcali, figuriamoci se posso chiederlo a uomini decisamente meno fortunati di me.
Perché fino a oggi è dipeso molto dalla fortuna... di avere avuto un padre e una madre amorevoli nel modo giusto, amici e coetanei di un certo tipo, ambienti di studio e di lavoro predisponenti a una certa visione della società.
Fino a oggi fortuna...
Domani vediamo dove ci avrà portato questa nuova sensibilità sociale, spero non effimera e di pancia come dentro di me sento il timore.
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cuoreainiezione · 7 months
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cuoreainiezione · 7 months
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