deep-oblivion
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"Il tempo non ritorna se non nel freddo dolore della memoria" E. 38y
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La solitudine non farà mai male quanto una presenza tossica
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Non sono mai stato così solo nella mia vita, mi sento come se tutti vivessero in un mondo completamente separato che non potrò mai raggiungere.
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Bisognerebbe saper aggiustare anziché scappare
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Se davvero la sofferenza impartisse lezioni, il mondo sarebbe popolato da soli saggi. E invece il dolore non ha nulla da insegnare a chi non trova il coraggio e la forza di starlo ad ascoltare.
Sigmund Freud
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a volte mi sento fuori posto in mezzo a questa generazione di copie. tutti uguali, tutte uguali. facce rifatte, corpi scolpiti in serie, vestiti fotocopiati da un profilo Instagram all’altro, gioielli identici, sguardi vuoti nascosti dietro filtri perfetti. c’è qualcosa che mi fa paura in tutto questo. Non perché sia “diverso”, ma perché non c’è più spazio per esserlo. mi manca l’ingenuità. mi manca la verità nelle cose, quella voglia sincera di vivere senza dover dimostrare nulla a nessuno. oggi sembra che l’unico scopo sia apparire, essere invidiati, rientrare in uno standard che non lascia spazio a difetti, emozioni fuori posto o sogni non allineati con la massa. mi fa paura questa rincorsa a una vita perfetta, che perfetta non è. perché dietro ogni sorriso patinato vedo solo l’ansia di piacere, di essere approvati, di non essere lasciati indietro. ma a forza di essere tutti uguali, non si rischia di non essere più nessuno? io ho voglia di cose vere. di una risata che scoppia per caso, di una giornata storta raccontata senza vergogna, di uno sguardo che non segue le mode. voglio la libertà di essere autentica, anche se fa meno “like”, anche se non è trendy. perché alla fine, in questo mondo di copie, l’unica vera rivoluzione è restare se stessi.
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Curatevi l'intelligenza emotiva.
Avete persone davanti, non fogli di carta.
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Guardo la mia cagnolina, Kira, che si affaccia all' entrata della mia camera e mi fissa con quegli occhi così innocenti, nel mezzo di una crisi di pianto. Credo possa percepire il mio stato d'animo, probabilmente più di tanti esseri umani. Lei per me, affettivamente parlando, è qualcosa che va al di là di ogni spiegazione. Quando è arrivata, per caso (o forse no), avevo perso mio padre da neanche un mese ed ho sempre avuto la convinzione che fosse stato lui a mandarla da me, per aiutarmi ad andare avanti in quel periodo veramente cupo. Ho sempre amato i cani, non ne avevo mai avuto uno prima di lei ed ho sempre pensato che da loro, noi umani abbiamo davvero tanto da imparare e lei, me ne sta dando sempre più conferma. Spesso penso che se gli esseri umani sapessero amare come sanno fare loro, vivremmo in un mondo libero dalla cattiveria.
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Io non capisco davvero cosa ho fatto di male per meritarmi di vivere dei momenti così angoscianti. Sono cresciuto in una famiglia nella quale non sono mai mancate le discussioni, le intromissioni di vari parenti e le malelingue, ed io li, in mezzo a due fuochi a prendermi tutti i colpi, ad assorbire tutto come una spugna. Se dovessi raffigurarmi, lo farei con il me ragazzino, con le mani sul volto a coprire le lacrime, con il solo ed unico desiderio di avere una famiglia unita, consapevole che ciò non sarebbe mai accaduto. Non sono mai stato un tipo esigente, non mi è mai importato di beni materiali, del lusso o tutto ciò che concerne il denaro. Tutto ciò che avrei voluto, sarebbe stata una famiglia unita, nella quale regnasse armonia. Solo questo. Sono veramente stanco di stare male, di provare ansia e questo senso di angoscia che mi lascia senza respiro.
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Gli occhi sono in grado di dire parole, spesso anche più profonde.
- romyy999
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Letteralmente io e la mia ansia 😅
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Se hai l'opportunità di essere una brava persona per qualcuno, fallo senza pensarci due volte. La vita ha già troppi idioti e egoisti
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Viviamo in una società che si dice evoluta, ma continua a premiare chi finge invece di chi sente. Una società che parla di libertà ma che punisce chi si discosta dal copione. Se sei uomo, il copione è chiaro: non cedere, non piangere, non parlare troppo, non aver bisogno. Devi essere saldo, produttivo, funzionale. Devi sapere dove stai andando, reggere tutto, proteggere, provvedere. Ma se provi a essere altro (sensibile, incerto, emotivo) diventi scomodo. Non affidabile. Non desiderabile. Un uomo che mostra la sua fragilità viene visto come debole, e un uomo debole come inadeguato alla vita adulta, alla costruzione di un focolare, alla gestione di una relazione, alla paternità. Eppure gli uomini soffrono. Profondamente. Ma non possono dirlo. O meglio: possono, ma spesso non vengono ascoltati. Anzi, vengono allontanati, ignorati, ridicolizzati, sminuiti, perchè guardare a quel dolore è scomodo. I numeri non mentono: oltre il 75% dei suicidi nel mondo riguarda uomini. Meno dell’1% dei figli vive con il padre dopo una separazione, nonostante l’affido condiviso. Gli uomini accedono molto meno delle donne alla terapia. E chi tra loro è povero, solo o separato, spesso scompare del tutto dallo spazio sociale. In una cultura che ha giustamente insegnato alle donne ad autodeterminarsi, l’uomo non ha avuto la stessa opportunità di ridefinirsi. Gli è stato tolto il vecchio ruolo, ma non è stato educato ad abitare un’identità nuova. E così resta sospeso. Non può più dominare, ma non sa ancora sentire. E se l’unica identità possibile era il controllo, allora l’indipendenza altrui, soprattutto quella delle donne, non viene vissuta come una libertà, ma come una perdita, un rifiuto, uno svuotamento. È qui che nascono certi meccanismi malati: se non posso più essere amato per il potere, e non vengo scelto per la mia emotività, rischio di trasformare il dolore in dominio, la fragilità in rabbia, il rifiuto in punizione. Non per vocazione, ma per disorientamento. Non per istinto, ma per disperazione. Ed è per questo che parlare della sofferenza maschile non è un atto di debolezza: è prevenzione. È giustizia. È cultura. Un uomo che sa piangere non farà male. Un uomo che sa sentire non ha bisogno di controllare. Un uomo che ha voce non ha bisogno di alzare le mani. Abbiamo bisogno di nuovi modelli. Di uomini che non siano contenitori di aspettative impossibili, ma esseri umani completi. Abbiamo bisogno di società che non educhino al silenzio, ma all’ascolto. Che non dicano “ce la devi fare” ma “non devi farcela da solo”. Perché il dolore non riconosciuto genera solitudine. E la solitudine, quando è abbastanza lunga, può diventare pericolosa, toglie umanità e il diritto ad essere umani.
Non è una guerra tra dolori. È una rivoluzione della coscienza. Nessuno può essere davvero libero finché metà dell’umanità ha paura di dire: “Sto male.”
Una società giusta non include tutti, semplicemente non esclude nessuno.
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Non mi fido di chi non riesce a cogliere la profondità di un animo gentile, di chi non sa neppure riconoscerlo fra tanti gusci vuoti. Non ho spazio per chi non va oltre e si ferma in superficie
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Sapete quale atteggiamento non riesco a sopportare? Quello di chi tende a minimizzare.
Non lo sopporto nemmeno quando è in buona fede. Quelli che ti dicono: "I veri problemi sono altri."
Davvero? E allora spiegami: di quali problemi parliamo? Perché se una cosa è importante per te, lo diventa automaticamente anche per me — se ti considero una persona amica. Entro in empatia, non delegittimo ciò che provi, anche se a me, razionalmente, può sembrare una sciocchezza.
E questo non significa compiacere l’altro. Significa comprendere che, nel momento in cui ti sfoghi, della mia razionalità te ne fai poco. Quello che ti serve è una spalla su cui appoggiarti, qualcuno che ti ascolti davvero. Ci sarà tempo, più avanti, per ridimensionare, per razionalizzare. Ma i tempi giusti, nei rapporti umani, sono tutto.
A volte mi chiedo se chi si professa empatico lo sia davvero, o se invece il problema sono io — se sto solo facendo i capricci.
Continuo a credere che il mio modo di vedere le cose non sia poi così difficile da capire. Ma sono stanca, e inizio a perdere le speranze.
Forse sarebbe più semplice ammettere che sto esagerando? Che ciò che mi fa male è solo una sciocchezza? Vivrò meglio se inizierò a credere che in fondo sono sempre state tutte solo sciocchezze?
Aurora De Pace
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Non c'è niente di più crudele che ignorare i propri bisogni per aiutare qualcuno e poi non ricevere la minima considerazione indietro. Non parlo di gratitudine, parlo del rispetto del mio tempo e della mia presenza. Il mio tempo è prezioso come il tuo: spiegami, perché io posso sprecarlo a causa della tua superficialità e non poter nemmeno sentirmi tradita per questo?
Aurora De Pace
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Io credo che nessuno sia perfetto.
Credo che ognuno di noi ha i suoi problemi, di vario tipo .
Ma se si pensa che solo gli altri abbiano problemi allora ...
Chi non ha il coraggio di sedersi su quella poltrona e farsi analizzare forse....
Dovrebbe guardare di più a se stesso che agli altri...

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Chi tradisce una mano tesa non merita che gli venga tesa di nuovo.
Fare del bene non porta sempre alla riconoscenza.
E chi ha fatto dell’ingratitudine la propria natura, non cambierà mai.
Qualunque cosa tu faccia.
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