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A room all to yourself, a room by Gian Paolo Caliman
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exvotomaexdata · 1 year ago
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Gli Incontri, I luoghi e i bagni delle case non ristrutturate.
Era il 2005, il mio primo anno a Roma,ricordi di quella sera?
Al phag off incontrai te e il tuo compagno, quella era la sera dopo il concerto di Peaches al Circolo degli Artisti.
Dopo la serata andammo a casa mia, la mia casa in Via delle Acacee, aveva quel bagno con le mattonelle verdi di fine anni 70, la grossa vasca da bagno con il porta sapone nero incastonato nel muro.
Ci spogliammo e la grande vasca ci accolse tutti e tre.
Mi ricordo di come eravate attenti entrambi ad insaponarmi, vogliosi entrambi di quello che poi è accaduto dopo, quanto mi ha fatto arrapare quel momento, impetuoso.
Nel contempo non si usciva mai da quello schema di cui il perimetro era quella grossa vasca verde.
Poi il mio letto.
Un perimetro molto più ampio, dove dormimmo stanchi dopo tutto, quasi a l’alba.
Ricordo la colazione il giorno dopo, era pomeriggio in realtà, lui era scesa a comprarla, furtivamente tu hai rotto gli schemi baciandomi nel sonno e io no sono stato al gioco, anche se voglioso, facevo finta di dormire.
Oggi ti ho visto al binario 16 di Milano Centrale, tu palesemente con un altro.
Mi hai sorriso e dato la mano con un mezzo bacio sulla guancia, abbiamo tentato di raccontarci le nostre vite in pochi minuti.
Mi hai presentato al tuo compagno, ho risposto con la mano e dicendo solo il mio nome,io ho pensato nella mia testa che era meglio quello del 2005, e mi sono sforzato inutilmente di ricordarmi il nome.
Credo che entrambi abbiamo pensato alle mattonelle verdi della mia vecchia casa di Roma.
Ti ho salutato, e tu con un sorriso beffardo e molto erotico, mi hai chiesto: ‘’sei ancora in quella casa a Roma, con quel bagno gigante?’’
Si,entrambi pensavamo a quelle mattonelle verdi.
Ore 17,40 ricordando case con bagni bellissimi che forse manco esisteranno piu.
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exvotomaexdata · 1 year ago
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Ad Antinoo
Una corona di riccioli
Bellezza assoluta, sublime si muove in alto sulla fronte sembra infinita sembra esplodere sembra voler carpire chi ti guarda sedurlo, imbrigliarlo, avvinghiarlo per sempre.
Un solo, bellissimo ricciolo scende giù, giù dritto verso il naso, perfetto nella sua forza nella sua potenza simbolica, nel suo taglio netto che divide il volto con simmetria perturbante.
Da questi riccioli tu mandi uno sguardo che è enigma
Profondo, assorto, malinconico, assente?
Capace di scuotere la psiche di chi ti guarda, per sempre.
Nulla però eguaglia, per capacità di seduzione
Le tue labbra carnose, che accennano solo un sorriso,
che si potrebbero baciare all'infinito
non si arriverebbe mai a sazietà, si vorrebbe baciarle tutta la vita e oltre
E il tuo Adriano non può che scrivere queste poche parole, solo per capire La tua bellezza
La bellezza dei tuoi riccioli bagnati.
Ore 10:25, cose che non vengono da se e ne tantomeno comprese.
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exvotomaexdata · 2 years ago
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Cara Monica
Oggi mi sono svegliato prima dell’alba con i denti stretti. A volte restano serrati fino a quando non pronuncio le prime parole, cosa che, considerando quanto tempo rimarrai ancora a letto, non avverrà per molte ore ancora. Fuori pioviccica, una di quelle strane piogge tropicali che fa sembrare tutto uguale. La prima volta che ci hanno accompagnato qui, nel punto in cui volevamo costruire la cupola, c’era una grande tempesta. I ragazzi che ci guidavano, ci mostrarono la frana sulla costa. Le rocce avevano bloccato il passaggio. Ricordo di averti guardata e di aver pensato «Oddio, una frana. Questo non è un buon segno». Ma noi dicevamo sempre che quando le cose crollavano, le avremmo scavalcate, nulla ci aveva mai impedito di arrivare dove volevamo andare. Guardavo quei massi di granito rosa franati e pensavo ai tuoi piedi.«Sproporzionati», diceva tua madre. Lunghi ed eccessivi come il resto di te. Troppo alta, il seno troppo piatto, il naso da maschio, non eri il giusto tipo di ragazza, secondo lei. Mi avevi raccontato che ti prendeva in giro per come i piedoni ti spuntavano da sotto le camicie da notte quando eri bambina e ricordo di aver pensato: ma di cosa sta parlando? Io amo i suoi strani piedi, lunghi e ossuti. Adoro il modo in cui si inarcano. Mi fanno pensare a un tempio greco. E quindi cara Monica sono tornato a quelle rocce rosa che erano crollate sul sentiero di casa e ho chiesto che il granito venisse tagliato a lastre piane e lisce. Sarebbero diventati i gradini della nostra cupola. Volevo guardare i tuoi grandi piedi nudi salire e scendere, sabbiosi, sporchi. E per un po’ l’ho fatto e sono stato molto fortunato. Ma eccoci qui, oggi. La frana è sparita. Hanno messo il resto delle rocce in grandi sacchi di plastica e le hanno portate via. È tutto più tranquillo e le tempeste che abbiamo combattuto quando siamo arrivati sembrano essere scomparse. Ricordi quanto eravamo eccitati all’idea di mostrare la nostra forza contro le calamità naturali? Quelle vere, ma anche quelle della nostra vita lavorativa insieme, le opportunità, le prove, le ondate di fortuna e quelle di terrore. Le sfide sono sempre seducenti per me. Il pensiero di riuscire a far accadere qualsiasi cosa, uscire vincenti da qualunque avventura contro ogni previsione. Come quella notte a Cannes, quando ci hanno fischiato alla fine della proiezione più importante della nostra vita. Li sentivamo ridere e urlare dopo L’Avventura e abbiamo pensato che tutti i nostri sforzi e sacrifici, tutto ciò che avevamo costruito insieme equivaleva a un’impresa ridicola, amatoriale. Ricordi come ci sentivamo quando siamo usciti dalla sala? Abbiamo camminato un po’ in silenzio, disperati, poi tu hai sorriso e hai detto: «Chi se ne importa di loro. Ci siamo noi». Con quelle parole hai fatto un incantesimo, hai sbloccato qualcosa nell’aria. Non abbiamo quasi dormito la notte. Mi sono svegliato prima dell’alba con la stessa mascella serrata di oggi, tinto da un sentimento di sventura. Poi, non appena ti sei alzata, ore dopo come al solito, è arrivata la lettera. Rossellini aveva scritto che il nostro era stato il film più bello che fosse mai stato presentato a un festival e 37 persone di cinema avevano firmato, d’accordo con lui. Forse avevi quel grande naso perché dovevi essere una strega. Abbiamo vinto il premio della giuria. Ma oggi mentre ti guardo dormire nel letto accanto a me, in questa casa che ho costruito per te, penso che la magia di quella notte a Cannes sia qualcosa che appartiene in maniera inequivocabile solo al tuo modo di essere, qualcosa che non ti lascio esprimere da troppo tempo. In questa cupola che sembra sorgere direttamente dalla terra sopra il mare, sorridi nel sonno, ridacchi addirittura, e ovviamente russi. Lo fai nel sonno perché nella vita non ti è più concesso. Non che i film siano vita reale, ma lo sono per noi. E così mentre dormi ti ritagli il tuo spazio, luminoso ed elettrico come te. E poi ci sono io, con i miei umori silenziosi e lunatici, che ho costruito questa casa perché le cupole sono coperture, nascoste e mistiche.
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Ho scelto per noi mezza sfera di cemento sollevata da terra, gonfiata dalla pressione dell’aria – semplice, circolare, radicata, ma abbastanza transitoria da non dover mai dire le parole «per sempre». Non ho mai voluto intrappolarti. Volevo che ci sentissimo liberi. A Roma io vivo al piano di sotto, tu di sopra. Salgo su da te, scendi giù da me. Siamo collegati da una scala a chiocciola, sempre in questo movimento circolare che ci parla del tempo che passa e noi che non vogliamo congelare nulla. Questo è il nostro modo. La prima volta che abbiamo dormito qui abbiamo detto che il nostro amore sarebbe potuto durare «almeno altri venti anni». Venti anni, poco meno di un quarto di secolo era tutto ciò che chiedevamo. Ricordo che quella sera avevi bevuto del whisky e avevamo fatto l’amore e poi all’improvviso, gli uccelli avevano cominciato a cinguettare e le stelle erano scomparse. Non so se era perché avevamo bevuto, perché eravamo storditi dal rumore del mare, degli animali che strepitavano fuori dalla finestra, i conigli che correvano veloci tra i cespugli e tutte quelle presenze a cui non eravamo abituati, ma entrambi **abbiamo sentito che finalmente eravamo arrivati nel luogo dove **appartenevamo. Eri andata fuori a fare pipì perché il bagno non funzionava ancora, e io ti ho guardata dalla porta ad arco mentre ti spostavi nella parte più buia delle rocce per non farti vedere. Ti ho chiesto perché ti nascondevi, non avevi nulla di cui vergognarti. Tu allora hai riso e ti sei seduta nella fascia di luce che ti illuminava dal salone. Quando hai finito, hai fatto una buffa mossa e poi ti sei alzata. Penso fossi ancora un po’ ubriaca perché quando sei rientrata dentro, barcollavi come una funambola su una corda tesa, cercando di rimanere in equilibrio. Avevi le braccia sollevate e sei quasi caduta. Ti avevo detto guarda quanto sei bella quando sei in bilico e non sai cosa stai facendo. Quello è stato il nostro momento più felice. Ora però lo sai benissimo cosa stai facendo. Lo sai perché ho passato troppi tanti anni a dirtelo. Ti ho detto di non sorridere, di comportarti come se ti facessero male i capelli, gli occhi, la gola, la bocca. Ti ho detto di stare arroccata nel tuo mondo, chiusa in te stessa e arrabbiata. Ma più ti dico quello che devi fare, più vedo nei tuoi occhi che mi implori di tornare in bilico con le braccia alzate. Alla fine di quella corda c’è un luogo dove ti è concesso ridere senza dover dormire. Ora so con certezza, mentre passo le dita sulle particelle luminose di polvere che si depositano sulle vecchie lastre di granito, che questa è l’ultima volta che ti vedrò ridere nel sonno perché voglio che tu rida nella vita, da sveglia. Mentre il sole inizia a sorgere e bevo la mia terza tazza di caffè pensando a cosa diavolo farò di me dopo tutto questo, penso che non torneremo più in questa casa, né quest’estate né mai. E forse non ne abbiamo nemmeno più bisogno. Tu sei la mia cupola, il mio tetto, sei ciò che si chiude sopra la mia testa, quello che si apre dentro di me e in basso.
Quindi non preoccuparti, starò bene. Ci sono le uova in frigo. So che ti svegli affamata.
Con amore Tuo Michele.
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exvotomaexdata · 2 years ago
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Procrastinare
Solitamente nelle intenzioni siamo più forti come un eremi nella sabbia, eppure affondiamo e non amiamo lavarci i piedi.
Il mare è sempre una linea sottile, per chi sa nuotare.
Avevamo in mente di nuotare, di fare il bagno di notte, il bagno in particolare di notte è per chi non ama farsi vedere, che bello non farsi vedere, anche quando non importa a nessuno. A me non importa, non importa mai, eppure il bagno e nuotare di notte lo faccio con una maestria frenetica che non mi intimorisce.
tu ami nuotare di notte?
poi raccogliamo i nostri vestiti, oppure ci rivestiamo in macchina, guardandoci e ridendo.
G.
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exvotomaexdata · 2 years ago
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Procrastinazione
Stamattina in treno una ragazzina leggeva Piccole Donne, ammirando lo stupore e la tenacia con cui sfogliava quelle pagine, avevo voglia di afferrarla per un braccio e avvertirla che tra qualche tempo brevissimo sarà anche lei una predestinata, una di quelle che dentro il cappotto si nasconderà il cuore morso, le lacrime saranno già scese davanti a chi non le merita vederle scendere, Tu mi ricorderai (mi ricorderai) Su Viale Regina Margherita Tieniti stretto alla tua vita se hai il coraggio. Ma il coraggio mia cara non l’avra mai.
e sarà una di quelle a cui piace la verità, ma si interrogherà come mai non piaccia a l’altro.
Se ogni proposito è frainteso, com'è che fate voi adulti? A me che amo le vastità non resta che fare a pugni Ma fare a pugni costa fatica, rovina i vestiti migliori Sarà questo il prezzo dell'adattamento? Che come vedi non sono esperto di questa civiltà Me ne resto in disparte, perché questa è la parte che preferisco.
La letteratura non dovrebbe mai avvisarci, eppure arriva sempre forte, anche dopo tre decenni, senza senso, ci risveglia, mi risveglia, anche a chi guarda un semplice titolo come me, i libri quando si leggono in pubblico dovrebbero risultare anonimi.
PS: Ma quanto è erotica la voce di Cosmo nei cori di Kamasutra con Paola e Chiara, la classica voce che vorrei ascoltare sussurrata al mio orecchio, perchè fra le mie gambe, sulla tua pelle, gioco sublime sotto le stelle no?
G
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exvotomaexdata · 2 years ago
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Il Treno
Che mezzo meraviglioso
Ti ricordi quando ci chiudevamo nel cesso!?
Eravamo quasi a Latina
Rossi in faccia dopo ci sedevamo al nostro posto
E guardavamo fuori il finestrino
È il Circeo quello laggiù!?
Ulisse è ripartito?! E i suoi compagni di viaggio!?
G.
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exvotomaexdata · 2 years ago
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«Un giovinetto in disparte ascoltava… con un'attenzione pensosa e distratta al tempo stesso, e io pensai subito a un pastore nel cuore della foresta, vagamente in ascolto del grido misterioso di un uccello… Improvvisamente, nel sentirsi osservato, il ragazzo si confuse, arrossì… Si abbozzò, comunque, un'intimità.»
Memorie di Adriano, Marguerite Yourcenar
Che spreco, il tempo buttato.
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exvotomaexdata · 2 years ago
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Io ti incontro e mi ricordo di te.
Chi sei tu?
Tu mi uccidi, tu mi fai del bene.
Come avrei potuto sapere che questa città
era fatta per il mio amore?
Come avrei potuto sapere che il tuo corpo si adatta al mio?
Tu mi piaci!
Che avvenimento.
Tu mi piaci!
Che languore all'improvviso, che dolcezza.
Tu non puoi sapere.
Tu mi uccidi, tu mi fai del bene.
Tu mi uccidi, tu mi fai del bene, ho ancora tempo te ne prego.
Divorami.
Deformami fino all'orrore,
Perchè non te?
Perchè non te, in questa città e in questa notte, tanto simile alle altre al punto di rendersi irriconoscibile.
Te ne prego.
é pazzesco che tu abbia una bella pelle.
Hiroshima Mon Amour  1959
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exvotomaexdata · 2 years ago
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Schivare reticolati, ossessionati da un deserto di sabbia
tenebroso ritorna a quel giorno
sorrido per come ero.
sorrido guardando il mio portagioie
quanta bigiotteria che mi sembrava oro.
G.
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exvotomaexdata · 2 years ago
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Ultimo brindisi
Bevo a una casa distrutta, alla mia vita sciagurata, a solitudini vissute in due e bevo anche a te: all'inganno di labbra che tradirono, al morto gelo dei tuoi occhi, ad un mondo crudele e rozzo, ad un Dio che non ci ha salvato.
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exvotomaexdata · 2 years ago
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Hai mai letto Colazione da Tiffany di Truman Capote?
E la storia di una come tutti noi.
A Sangue Freddo, lo preferisco anche al Dottor Zivago di Boris Leonidovic Pasternak.
Ma in sostanza la colazione preferisco farla da me, da te o da lui.
In silenzio, magari guardandoti, nudo si, come il teatro sperimentale, che poi non sperimenta nulla, è sempre la stessa cosa.
È il dopo colazione che è importante.
Teatralità e magnificenza sprecata.
G.
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exvotomaexdata · 2 years ago
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Era lì senza bene e senza male
aspettava il bene e il male,
aspettava nella stasi
bene o male calcolava
quanto tempo le restava
come rompere l’attesa
di questo persistere
in un’idea stanziale
che vuole sistemarsi in penitenza
eterna paura di esistere, pure
sapeva di non essere immortale.
Patrizia Cavalli
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exvotomaexdata · 2 years ago
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Verró, anzi no.
Ciao
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exvotomaexdata · 3 years ago
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exvotomaexdata · 3 years ago
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exvotomaexdata · 3 years ago
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“E’ un amore impossibile” – mi dici.
“E’ un amore impossibile” – ti dico.
Ma scopri che sorridi se mi guardi,
e scopro che sorrido se ti vedo.
“Di notte” – tu confessi – “io ti penso… Ti penso giorno e notte, e mi domando se stai pensando a me, mentre ti penso.
… La società, le regole, i doveri… ma tremi quando stringo le tue mani.”
“Meglio felici o meglio allineati?”
– Ti chiedo.-
E il tuo sorriso accende il giorno, cambiando veste ad ogni mio pensiero.
“Questo amore è possibile” – ti dico.
“Questo amore è possibile” – mi dici.
(Sesto Aurelio Properzio, Assisi, circa 47 a.C. – Roma, 14 a.C.)
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exvotomaexdata · 3 years ago
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Se chiudo gli occhi
Sento l’odore delle tue labbra
La sera che mi mandasti via dalla tua vita
Tornai a casa
Mi buttai sul letto e non piansi come poi feci nei giorni a venire
Ma mi raccolsi io e il residuo di quelle labbra
Le cerco ancora
Le annuso, forse le ho davvero, le trattengo tra il logorio del mio cuore e nella bellezza del ricordo di te.
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