Tumgik
fathersmemories · 3 months
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Solo
Da qualche parte, ad un certo punto, ho sbagliato qualcosa. I sentimenti che hanno contraddistinto la mia giovinezza sono stati l'inadeguatezza e la solitudine. Così, ho cercato in tutti i modi di costruirmi delle certezze e, pensavo, un futuro. Non accettando né il mio aspetto, né la mia condizione, ho trovato prima nella scuola e poi nell'allenamento un rifugio. Anche se non sembra, per me erano due mondi molto simili: metodo, disciplina ed impegno. E credevo dovesse essere così per tutto il resto della vita, ma non era e non è vero. Conosco molte persone senza rimpianti e che tutt'ora si godono ogni giorno della loro esistenza senza adottare alcun metodo, senza alcuna disciplina e col minimo impegno. Quindi, qui, senz'altro, ho preso un grande abbaglio. Ma a me occorrevano delle regole; per non pensare, per non distrarmi, non abbandonarmi all'autocommiserazione ed all'apatia. La situazione familiare era una merda, quelle robe da periferia anni 80, con una casa in affitto senza acqua calda, madre a casa a sperperare soldi ed a dispensare dicerie e maldicenze, padre con due lavori e poco presente, mancanza cronica di soldi, tossici ammucchiati nei portoni, vicino di casa agli arresti domiciliari, litigi, bugie, eccetera, eccetera ed eccetera. Classico quadretto di degrado. Adolescenza coi vestiti il più delle volte smessi od acquistati dal presunto ricettatore di zona e con la faccia tempestata dall'acne. Sullo sfondo gli Eagles, gli ormoni e l'inarrivabile compagna. Ricordi di cui farei a meno. Poi la scuola finisce, mi diplomo bene e decido che non voglio fare l'università. Ad inizio anni 90 era ancora un'opzione valida e poi non vedevo l'ora d'andarmene. Così inizio a lavorare. Non ho mai smesso, ho fatto diverse cose senza mai risparmiarmi. Della posizione lavorativa non è che mi importasse molto, io volevo una casa, metterci dentro le cose a cui tenevo e non sentirmi mai più solo. Un mucchio di cazzate. Il resto non ha importanza. Non si sfugge da certi vuoti: una non-famiglia, la fretta di crescere, la libertà che non ho avuto, anzi, di cui mi sono privato. Certi vuoti non vanno riempiti, ma accettati. Bisogna bastarsi e non cercare di essere felici a tutti i costi. Eppure sarebbe stato così facile concedersi qualche svago in più, seguire l'istinto, non aver paura di sbagliare. Tanto di errori se ne fanno anche quando ci si impegna. Anzi! Invece io ho perseverato, mi sono accanito, aggrappato ai "principi": casa, famiglia, figli, lavoro, sacrifici. Vittima di un cliché, di una propaganda, una proiezione del buon senso, quello comune, che ho fatto mio, mancando del tutto nella realtà vissuta coi miei genitori. E poi? E poi, ti accorgi che nonostante i sacrifici, i traguardi, sei sempre solo, insoddisfatto e pure stanco di cercarla 'sta cazzo di felicità. Alla fine, sai che c'è? Voglio solo un po' di pace, allontanarmi, dimenticare, dimenticatemi, voglio stare solo.
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fathersmemories · 1 year
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Tumblr media
6 anni...
Si, beh, a volte scrivo
Poco
Per fortuna, forse
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fathersmemories · 1 year
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La vita se ne fotte
Intanto, bisogna essere consapevoli d'essere una variabile infinitesimale dell'universo e che la giustizia è un concetto inventato dall'uomo ed ignoto in natura (ma pure a parecchia gente, eh…).
Magari la fede può concedere qualche conforto. Forse. A me no.
Giusti e meritevoli, disonesti e mediocri, e tutta l'umanità di mezzo, non fa differenza. La vita è quello che ti capita e riesci a costruire nel tempo concesso.
Poche le certezze. Dal primo ricordo all'ultimo, perdite e sofferenze, ma anche bellezza e speranza.
È la classica metafora del bicchiere mezzo vuoto. Però, sai, il bicchiere si può anche riempire. Qualche volta. Se vuoi. Certamente, a starlo a guardare non si riempie da sé.
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fathersmemories · 1 year
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Le persone "rotte" le riconosci subito, dicono.
A volte no: rimangono ostinatamente ottimiste e sorridenti, sostenute da quel orgoglio e senso di responsabilità che non è la fottuta resilienza, ma un modo di reagire, ingannare la sofferenza e le persone che non meritano la verità od il fardello.
Resistono per qualcuno, da proteggere od a cui affidare, almeno, il proprio ricordo.
Senza persone per cui resistere, crollerebbero, si dissolverebbero.
La solitudine può essere una scelta, sentirsi soli è una malattia, forse peggio, non lo so, ma di sicuro è un vivere di merda.
É tutto qui: dare un motivo alle persone di esistere.
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fathersmemories · 2 years
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Il male di vivere
Io lo vedevo che non era felice, ma sapevo che sarebbe stato inutile chiedere quanto sperare che ne parlasse spontaneamente. Così pazientavo, cauto. Il dolore era una faccenda personale ed intima, un fardello che non poteva essere ceduto. Un giorno, però, mentre eravamo seduti sulla panchina del belvedere che dominava il golfo, senza alcuna premessa o pretesto, iniziò a parlare, con quel suo modo lento e le lunghe pause.
"Non sono felice." "Non mi interessa condividerne i motivi, né tantomeno ricevere conforto o solidarietà da qualcuno." "Sono deluso dalle persone, così come sono deluso dalle mie scelte."
"Vorrei trascorrere più tempo in solitudine, lontano dalla gente e dalle notizie del mondo, percorrere sentieri nel silenzio e nella natura, perdermi in distese e panorami senza voci, respirare, rallentare, catturare il momento, la pace, la bellezza." "Per resistere al non-senso della vita."
"Qual è il senso?" "Non sono un filosofo. Per me, il senso di tutto è qualcosa in cui credere, un obiettivo, un ideale, ambizioso, ma realistico." "Non importa quale sia: benessere, conoscenza, potere, notorietà, bellezza, amore, carità, … Ognuno si tenga stretto il proprio."
"Cosa ci allontana dal proprio obiettivo?" "Le proprie scelte, certo, ma anche le circostanze, tutto ciò che accade e non è sotto il nostro controllo, le scelte delle persone che ci accompagnano, in cui abbiamo creduto o di cui ci sentiamo responsabili."
"A volte non basta la determinazione e l'ambizione. Tutto cambia: noi stessi, le persone, le circostanze."
"Ci sono ancora le condizioni per perseguire il proprio obiettivo? Se non ci sono, abbiamo le risorse, la determinazione e l'ambizione di cambiare queste condizioni?" "A volte no."
"Questo è il male di vivere. Non credere e non sperare più."
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fathersmemories · 3 years
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Strade
A volte, credo di aver abbandonato la coscienza da qualche parte, lungo la vita, legandola stretta ad un ricordo e cercando di dimenticarmene.
Ma oggi, scorrendo la rubrica per gli auguri di rito, mi chiedo che fine hanno fatto tutte le persone incontrate, perse, sbiadite e come si fa a convivere, a volte sopravvivere, alle proprie scelte:
a tutte le volte in cui non potevano, a quelle in cui non volevamo, scegliere;
alle scelte sbagliate, ma anche a quelle giuste.
E per ogni scelta, ad ogni bivio, proseguire per una strada diversa.
Comunque, qualsiasi sia la strada che avete intrapreso, sebbene lontana dalla mia, vi auguro il meglio.
Buona vita.
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fathersmemories · 3 years
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Identità
Percepisco sempre più, in ogni confronto, una certa perdita di identità.
Vestiamo una proiezione di noi stessi, un avatar, che pensiamo possa soddisfare e superare i criteri di accettazione, di valutazione.
Nascondiamo quelle che riteniamo debolezze, ciò che riteniamo inadeguato al contesto, siamo "vittima" del nostro stesso giudizio, prima ancora di quello altrui.
Una sorta di premeditazione, ricerca, strategia che spesso di basa su assunzioni personali, non oggettive.
Perché?
Beh, trovo che in alcune situazioni sia corretto fare questo tipo di esercizio.
Molte persone sono prevedibili; sono talmente concentrate su se stesse, sicure, "vanitose" che è molto facile compiacerle e instaurare un clima di fiducia, rilassare le aspettative, essere accettati.
Non si tratta di venire meno ai propri principi, convinzioni: si può benissimo "eludere" la verità senza mentire.
Ovviamente, questo tipo di strategia può essere riservata solo a chi già non conosce le nostre "posizioni", i nostri valori, il nostro carattere.
È un modo conveniente di gestire le relazioni "ordinarie", tutti i rapporti che siamo tenuti a mantenere, ma di cui, spesso, faremmo volentieri a meno (in ambito professionale, ad esempio).
A me viene da ridere quando le persone dicono di essere sempre "se stesse" in ogni situazione.
Ma per favore!
Non sapete chi siete! Sapete chi pensate di essere, forse ciò che vorreste essere, non ciò che siete. Immaginate come siete percepiti dagli altri, ma ai più, la verità è, non importa nulla di voi, di me e di gran parte dell'umanità.
Il giudizio degli altri è edulcorato, alterato, adattato alla circostanza.
Da quando si nasce è così: si cerca prima di compiacere i genitori, poi gli amici, poi il partner, il capo-ufficio, il facoltoso cliente, ecc., nonostante la frustrazione, il disaccordo, la "distanza".
Le relazioni funzionano così.
Quindi, chi siamo noi, veramente?
Io, onestamente, non lo so, ma credo che siano i nostri difetti a qualificarci, molto più che i nostri pregi.
Credo che non bisognerebbe rinnegare ciò che ci piace e ci fa stare bene.
Credo che sia necessario passare più tempo con persone che accettano i nostri difetti e con cui condividere ciò che ci fa stare bene, lontano dal tutto il resto, da tutto quello che, altrimenti, ci condizionerebbe.
Bisogna imparare a distinguere le relazioni, erigere un confine tra quello che siamo e ciò che allestiamo per il resto del mondo.
Per non diventare solo quello che "dobbiamo" essere, mantenere un'identità.
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fathersmemories · 3 years
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Time Goes By
"Il problema non è invecchiare, ma accettare cos'è accaduto nel frattempo."
"Vivi, cerchi di capire cosa ti rende felice, cosa vuoi diventare, fai delle scelte e ti ritrovi a fare i conti con ciò che sei ora."
"Sei quello che volevi vedere riflesso nello specchio la mattina? Io, onestamente, non lo so.  Forse l'ho dimenticato cos'è che volevo."
"Ho commesso molti errori e, certamente, chissà quanti altri ne commetterò." "D'altronde, ognuno porta il proprio fardello e si sbriga le sue grane."
"Però no, anche se alcuni errori non smetteranno mai di tormentarmi, non è questo. Quello che mi biasimo, quello che mi tiene sospeso sul passato e mi fa scivolare in una vaga malinconia, sono tutte le esperienze negate, le opportunità non afferrate, la miopia nelle circostanze, i momenti persi. Si, insomma, tutto quello che si poteva fare, diventare, nel limbo tra l'adolescenza e l'età in cui vivere da adolescenti è patetico. Decidi tu qual è quest'età. Per me è passata da un pezzo."
"I campeggi a cui non sono andato, la ragazza che mi piaceva e che non lo saprà mai, i concerti mancati, gli amici persi per strada, quel lavoro a cui ho rinunciato, il coraggio che mi è mancato per cambiare città, paese. E quella sensazione che tutto è possibile, che c'è ancora una possibilità, i sentimenti amplificati, il dolore che ti strappa il petto, la gioia che ti lascia senza fiato, la solitudine come un mare d'inchiostro."
"Sono soddisfatto di quello che ho fatto e costruito finora, ma so che non potrò più fare o provare alcune cose."
"E un po', si beh, un po' mi gira parecchio il cazzo."
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fathersmemories · 3 years
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Dimenticare
"Non lo dimenticherò mai" è una promessa, o una minaccia, che costa poco, noiosa e, soprattutto, se mantenuta, è una condanna. Dimenticare richiede impegno, ma è senz'altro più efficace e liberatorio. Nella mia vita mi sono salvato dimenticando: i torti, gli errori, le persone. Dicono che sia importante ricordare, ma bisognerebbe imparare anche a dimenticare.
Mentre lo diceva, lo sguardo di mio padre affondava nel piatto di minestra, perdendosi. Rimasi col cucchiaio sospeso, la bocca aperta in un tempo fermo e immobile.
Mi guardò sorridendo, gentile e cauto. "Dai, mangia che si fredda!"
A questi momenti non mi sarei mai abituato, e avrei cercato di ricordarli per sempre, invece.
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fathersmemories · 3 years
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(via https://open.spotify.com/track/2agBDIr9MYDUducQPC1sFU?si=cmAlXu_QQJ_aIauFvIga3A)
Sempre come la prima volta.
Meraviglia.
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fathersmemories · 4 years
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Writing Therapy
A volte pensi di avere delle cose da dire o, meglio, da ricordare. Sono lì, appese, sospese, provvisorie, precarie, perché così è la vita, una successione di momenti e circostanze. Alcuni momenti, insomma, non vorresti lasciarli andare e allora scrivi, di fretta, sgrammaticato, usando troppe “e”, nel primo pezzo di carta che trovi, anche se stropicciata o unta, cercando di fotografare, imprimere quella sensazione, quel momento. Quando trattenevi il fiato, in silenzio, guardando i tuoi figli dormire, l’alba e il sole sopra le nuvole in montagna, il rumore dei sassi che rotolano sulla riva, trasportati dalle onde, il garrito delle rondini e il gracidio delle rane d’estate, come quando vivevi nella casa dei tuoi genitori, la birra ghiacciata appena versata nel bicchiere, il profumo di lavanda e camomilla tra i campi, di torta alle mele e cannella, di grigliata con gli amici, il vento sulla pelle usciti dall’acqua, il rumore della neve, della pioggia sui vetri, “Wish you were here” dei Pink Floyd, … Speri di poter fermare il tempo, un poco, e tornare a quel momento, risalire la corrente, recuperare l’emozione, la memoria, la lezione, il ricordo e il motivo per cui sei arrivato fin qui.
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fathersmemories · 5 years
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Un Tempo
Un tempo mi affezionavo a tutto, pure alle figurine doppie. È una sorta di istinto primordiale, credo, il desiderio di possedere qualcosa, idealizzarlo, sentirsi un po' speciali. Come con i cugini. I cugini che hanno sempre fatto di più e meglio del tizio di cui parlava l’amico di turno. Dei supereroi, i cugini. C’era sempre un cugino di cui vantarsi.
Però ci si affezionava più alla figurina, alla macchinina che al cugino, di solito. Il cugino era quello con cui vantarsi della macchinina, ecco. Un circolo delle vanità.
S’era stronzi, ma felici.
Beata ingenuità.
Quella figu e quella macchinina, chissà se ne avremmo trovata un’altra così, invece il cugino ci stava sempre, il cugino era un supereroe. I parenti, il parroco e Gianni del frutta e verdura ci sarebbero sempre stati. C’erano prima che nascessimo e ci sarebbero stati per i nostri figli, e per i figli dei nostri figli, e per i figli dei figli dei nostri figli, e, beh, avete capito. Si, insomma, il mondo non sembrava girare così veloce e abbondava di tempo e certezze.
E invece il tempo passa e le cose cambiano.
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fathersmemories · 5 years
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È la vita, bellezza
Davanti alla macchina, fuori dall'autogrill, D. fumava una sigaretta e osservava le macchine sfrecciare sull'autostrada. Ai bordi delle corsie, ciuffi d'erba e timidi fiori si piegavano ad ogni passaggio. Guardava quella scena inspirando lentamente, assorto e pensava che c'erano dei fiori bellissimi che crescevano ai bordi di quell'autostrada. Semi portati dal vento, chissà da dove, in quali circostanze.
Sfidavano l'asfalto e l'indifferenza, inconsapevoli della bellezza, della felicità e di tutto il resto del mondo. Esistevano e basta, senza un senso più profondo della sopravvivenza.
Le persone, però, pensava, hanno sempre bisogno di nutrire e dare un senso all'esistenza, alle emozioni.
E la bellezza è senza dubbio fonte di gioia, stupore, consolazione e rimpianto. Qualcosa per cui vale la pena vivere. A volte morire.
Il fiore, nonostante questo, non nutriva aspettative, non chiedeva, non aveva ambizioni, non si interrogava sul perché della sua esistenza. Veniva ignorato, spezzato, contaminato, divorato, calpestato, decomposto, moriva e un altro sarebbe cresciuto. Magari non proprio lì, forse un po' più in là.
In altre circostanze, avrebbe potuto fare felice qualcuno? Senz'altro sì.
La bellezza è ovunque, anche nei posti più improbabili, anche dove nessuno la può vedere. La bellezza è di chi la sa cogliere.
D. spense la sigaretta e salì in macchina. Alla radio stavano trasmettendo "Wish you were here". Sorrise in quel modo un po' triste che aveva di prendersi in giro e partì.
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fathersmemories · 6 years
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Oltre il Muro
"Ho deciso di allontanarmi da me, dalle note di una musica sbagliata, dai sentieri presi per caso, dai volti incontrati scappando, dalle illusioni, dal ciglio delle promesse, dal bianco, e dal nero.
Non si muore mai una sola volta, non si vive mai una sola vita.
Vedo negli altri quello che sono diventato, e quello che sono diventati: vedo me, la stessa distanza, a volte l'ombra di un ricordo, un riflesso.
Quando costruisci dei muri, lo fai per lasciare qualcosa fuori e tenerti qualcosa dentro.
È opinione comune che sia l'odio, il rancore ad avvelenare la ragione, a consumarci, la piaga della coscienza, il male da confinare, esiliare, rinnegare.
L'odio, il rancore… così sfacciato, immorale, scontato, così facile da giudicare e condannare. Il pretesto, la maschera perfetta. Pochi occhi indiscreti guardano oltre questo muro o, comunque, non abbastanza per vedere cosa nasconde. Nascondeva. Un tempo. Un dolore, una sofferenza, la disperazione …
Oltre il muro, ci sono i pezzi di quello che è rimasto; incompleto, fragile, sbagliato."
Un foglio, in un vecchio diario consumato.
Era da tempo che non salivo in soffitta a rovistare un po' tra i ricordi.
Mio padre parla poco, ogni tanto scrive, lo vedo. E gli piace lavorare il legno. Ma anche come muratore, non se la cava male.
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fathersmemories · 7 years
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Solo. Bastarsi.
Era uno di quei giorni d'Estate in cui la città si svuota, molti amici sono in vacanza ed il tempo sembra rallentare. Insomma: noia, pensieri e qualcosa che assomiglia alla solitudine. Basterebbe vincere la pigrizia, prendere un minimo di iniziativa, per arrivare in piscina od in spiaggia e sentirsi ancora parte di un'umanità; ma si finisce per accontentarsi di se stessi, delle proprie abitudini, dei libri, dei gradini di casa. "Che cosa fai qui?" Mio padre. "Niente! Mi riposo un po'. Sbrigo due cose, leggo... " "Perché non vedi se c'è qualcuno dei tuoi amici?" "Naaa... Non ci sono" "Allora vai a fartene degli altri!" … "Ma, no... sto un po' qui. Non mi va. Preferisco, stare da solo." … "Senti, non c'è felicità nella solitudine,   solo l'illusione di bastarsi,   di consolarsi con il ricordo di un momento."
"Qualcuno ti renderà felice e,   molto probabilmente,   non sarai tu."
"E qualcuno ti renderà infelice. " ... "Ecco,   molto probabilmente,   quello,   sarai tu."
Lo guardai, presi il portafoglio dal comodino ed uscii.
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fathersmemories · 7 years
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Salvare. Salvarsi.
Eravamo al mare, due figure indistinte su un molo, confusi tra le onde ed il cielo, come sparsi su una tavolozza con due soli colori. Stretti tra gli elementi, in silenzio, quasi intimiditi, quasi affascinati, sospesi. Senza preavviso, come sempre, mio padre disse: "Devi sempre essere sicuro di riuscire a tirarti fuori da guai ben più seri di quelli da cui cerchi di tirare fuori gli altri." Si fermò. Non ero sorpreso. Aggiunse: "Anche se sai nuotare, non vuol dire che riuscirai a salvare chi sta annegando." “E salvarti.” ... 
"Devi fartene una ragione." Si girò e ripercorse il molo. Rimasi immobile a guardarlo mentre si allontanava, deciso, con dignità. Corsi a raggiungerlo.  
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fathersmemories · 7 years
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Le Cose Sbagliate
Mio padre aveva le mani grandi, gli occhi sinceri e un po' tristi, e quel modo di parlare usando troppe "e". Mi guardò, smise di lavorare e disse: "Vedi, a volte capita di piantare un chiodo storto. E magari non ce n'hai altri. E allora che fai? Per drizzarlo, ti tocca darci dall'altra parte." Fece una pausa, allontanandosi nei ricordi. "E non l'avresti mai fatto se l'avessi piantato dritto". ... "Così è la vita figliolo: a volte, per raddrizzare le cose, ti tocca fare le cose sbagliate" Si voltò. "Ora vai a prendermi quella tavola laggiù", disse. E con questo, voleva dire che la pausa era finita.
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