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Io e quello che mi piace
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fedomancini · 6 years ago
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fedomancini · 6 years ago
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portone sotto casa. ore 12. qualche tempo fa. cerco la chiave per aprire la porta e si avvicina una ragazzetta.
lei: ma tu sei quello dello spot delle pennette integrali?
io: eh!
lei: me lo avevano detto che vivevi qui ma io nn ci potevo credere. nn dovresti abitare in centro? un attore mica puo vivere qui????
io: ..... lei: comunque complimenti sei proprio bravo... oddio sono cosi emozionata... tremo tutta!!! io: beh grazie mille. lei: ora che ti ho fatto i complimenti mi puoi dare il numero di Favino? io: ...... lei: puoi dirgli che lo amo tanto? io: mo gli mando subito un whatsapp!!!  
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fedomancini · 6 years ago
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fedomancini · 6 years ago
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fedomancini · 6 years ago
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fedomancini · 6 years ago
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metà maggio. milano. sveglia alle 5.30, doccia, colazione, pick up alle 8 per arrivare sul set intorno alle 9. tutto calcolato! decido di prendermela comoda e di non fare l'abbondante colazione che vorrei. scendo alle 7.40. chiedo alla signorina un caffe macchiato alla soia (non bevo latte). la bella signorina mi porta un cappuccino. le spiego che nn posso bere il latte. si scusa e mi dice che subito mi porterà il mio caffe. 7.45 la bella signorina mi porta un te. le chiedo il caffè. si scusa e dice che lo preparerà personalmente. sparisce. 7.53 signorina ma il mio caffe? lei: quale caffè? inizio a guardarmi intorno pensando ad un scherzo. 7.58 macchina. un'oretta dopo sul set chiedo il caffe che mi spetta di diritto. 😬 ma certo, te lo porto subito! sparisce. Lo chiedo ancora. nel frattempo vado al trucco e parrucco. arriva il caffe. felice! mi chiamano. di corsa. mi vogliono sul set. prove. il caffe lo lascio li. scena. luci. caldo. tanto. collega. certo hai una faccia un po provata... ma che lo vuoi un bel caffe? lo voglio si! magari... e che ce voleva... 😄 
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fedomancini · 6 years ago
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Teniamoci stretti che c’è vento forte che ci porta via teniamoci stretti facciamoci stretti bellezza mia abbracciamoci coi bracci 
aggambiamoci con le gambe
 addentiamoci
 annodiamo i nostri capelli ai nostri capelli
 incastriamoci le dita dei piedi
di amoci le mani 
guardiamoci senza mai dimenticarci di guardarci
 dentro gli occhi
 c’è un vento così forte
 che ci porta via 
teniamoci stretti che c’è vento forte 
ancoriamoci 
l’una all’altro 
l’altro all’una
 finché non calma 
e se non calma
 perché potrebbe non calmare - bada - potrebbe 
se ci molliamo
 saremo scaraventati via lontano
 sarà poi difficile trovarci 
forse impossibile
 dimenticheremo le nostre voci
 le nostre facce 
dimenticheremo ciò che ci piaceva dirci e farci
 dunque 
teniamoci stretti 
che c’è vento forte 
bellezza mia 
ti tengo stretta 
mia unica bellezza
 che tu mi tieni
ed io sia maledetto
sia maledetto io, non dio
 se mollo 
questa presa 
di salvezza.
guido catalano
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fedomancini · 6 years ago
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Il provino di Henry Thomas per ET
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fedomancini · 6 years ago
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fedomancini · 6 years ago
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La foto di una giovane Carrie Fisher che, seduta su uno sgabello, dietro le quinte di un teatro, guarda la madre Debbie Reynolds, che è sul palco. La scattò nel 1963 Lawrence Schiller, che aveva 26 anni ma si era già fatto conoscere per alcune sue foto fatte a Marilyn Monroe. Schiller – che poi è diventato regista e produttore cinematografico, e ora ha 80 anni – ha spiegato al New York Times che scattò la foto al Riviera Hotel di Las Vegas, dove Reynolds si stava esibendo e che mostra una scena che già prima di quella foto gli era capitato di notare: la figlia che guardava con grande ammirazione la madre che stava facendo uno spettacolo in cui ballava e cantava.
Schiller ha spiegato di aver visto Fisher, che allora aveva sei anni, arrampicarsi da sola sullo sgabello e di aver poi capito che quello era l’istante giusto per fotografare quel momento, simile ad altri che aveva già visto ma forse più significativo: «L’immagine è lì e la macchina fotografica è una spugna fatta per assorbire il momento». Schiller ha però spiegato che scattare quella foto non fu facile come potrebbe sembrare: per far sì che fossero a fuoco sia la madre che la figlia serviva la corretta apertura del diaframma e andava scelto il giusto obiettivo (uno grandangolare, con una lunghezza focale di 28 millimetri) e un tempo di esposizione lento, perché era un ambiente poco luminoso. Schiller scattò la foto con una Leica.
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fedomancini · 6 years ago
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“Ho capito che ero nata attrice. Avevo solo deciso di diventarlo nella culla, tra una lacrima di troppo e una carezza di meno. Per tutta la vita ho urlato con tutta me stessa per questa lacrima, ho implorato questa carezza. Se oggi dovessi morire, sappiate che ci ho rinunciato. Ma mi ci sono voluti tanti anni, tanti errori.
Anna Magnani
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fedomancini · 6 years ago
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la linea verticale
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fedomancini · 6 years ago
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Capestrano, workshop di una settimana con Elio Germano... quanta bella gente 
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fedomancini · 6 years ago
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Musicisti, Artisti, gente di teatro sono fra le persone più forti e coraggiose sulla faccia della terra. In un solo anno affrontano il rifiuto quotidiano da parte delle persone in misura maggiore di quello che gli altri vivono in un’intera vita. Ogni giorno affrontano la sfida finanziaria di vivere uno stile di vita freelance, la mancanza di rispetto della gente che pensa che dovrebbero trovarsi un lavoro vero, e la loro stessa paura di non lavorare più in futuro. Ogni giorno, devono ignorare la possibilità che la visione a cui hanno dedicato la propria vita sia un sogno irrealizzabile. Con ogni nota, opera o performance espongono se stessi, emotivamente e fisicamente, rischiando critiche e giudizi.... Ogni anno che passa, molti di loro guardano come i loro coetanei raggiungono gli obiettivi di una vita normale - la macchina, la famiglia, la casa, i risparmi. Perché?? Perché gli artisti sono disposti a dare la loro intera vita ad un solo momento, a quella melodia, a quella frase, a quell'accordo o a quell'interpretazione che toccherà l’anima del pubblico. Gli Artisti sono persone che hanno assaporato il succo della vita in quel momento cristallino in cui hanno fatto uscire il loro spirito creativo e hanno toccato il cuore di qualcun altro. In quell'istante erano più vicini alla magia, a Dio e alla perfezione di quanto chiunque altro avrebbe mai potuto. E nei loro cuori, sanno che dedicarsi a quel momento vale più di mille vite intere.
David Ackert, L.A. Times
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fedomancini · 6 years ago
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La vita è fatta di piccole felicità simili a minuscoli fiori. Non è fatta solo di grandi cose, come lo studio, l’amore, i matrimoni, i funerali. Ogni giorno succedono piccole cose, tante da non riuscire a tenerle a mente né a contarle, e tra di esse si nascondono granelli di una felicità appena percepibile, che l’anima respira e grazie alla quale vive. 
Banana Yoshimo
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fedomancini · 6 years ago
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Rallentamento alle 7,45 sul lungotevere. Stavolta è una carovana del cinema che fa manovra, un set in arrivo. La gente maledice, urla: "andate a lavorà". Io invece non urlo, non maledico, cerco tra quelle persone che aprono i camion, scaricando abiti e stativi, qualcuno che conosco. Non manca mai un cenno, un sorriso da lontano. In quel villaggio c'è di tutto. Tra le ragazze piccoline che si sbracciano, facendo volteggiare braccialetti e pacchetti di sigarette da 10 per indicare il parcheggio a camion enormi, tra le sarte che stirano sul marciapiede del lungotevere Ripa come se fosse casa loro, tra gente che sintonizza radio, stampa scene, prepara caffè, c'è la più sorprendente umanità che io conosca. Non tanto perchè il nostro lavoro è - come molti dicono - il più bello del mondo: ci sono lavori più indispensabil, che decidono della vita e della morte delle persone. Ma è che tra quei due estremi che sono l'anarchia entropica di alcuni set, o l'organizzato plotone di una troupe militarizzata, c'è una umanità meravigliosa. Tutti coalizzati per difendere il sogno di una persona sola - il regista - o la fragilità nuda degli attori. Lavorando con accappatoi, tagliando peli del naso, coprendo occhiaie e insegne dei negozi, nutrendo animali di scena, dipingendo muri, spostando divani, convincendo gli indecisi, dissetando gli accaldati, sfamando quelli a dieta, visitando gli infermi, supplicando i vigili, spostando i curiosi, trattando per amori in avvio o separazioni in corso, trascurando visite mediche o traslochi, tra scambi di antibiotici, Oki, pomate per gli strappi muscolari e Prozac, En, Oscillococcinum e lenti a contatto, tra scatoloni e cavi pesanti come il piombo, stanno lavorando come un organismo pazzo ad un altro organismo ordinato: una storia. Zingari e zingare, in missione per conto dei fratelli Lumière, santi protettori del fotogramma, illusi a fin di bene: che quel pezzo di vita non finirà mai, che quelle settimane davanti a loro saranno infinite, che non ritroveranno più case, famiglie, amori, la strada di casa. E invece, dopo qualche settimana, invece che in vacanza sono orfani, disoccupati che si aggirano alla ricerca di una nuova avventura. Coloro che sembravano indispensabili ogni mattina stanno invece sfumando. Difficile ricordare esattamente chi c'era in quel film che t'era sembrato sempre il più difficile, il più caotico, il più affratellato. E quando il film esce, ti domandi se davvero c'eri anche tu lì dentro. Vai a vedere se sei nei titoli di testa o di coda, se è venuto meglio o peggio di come pensavi, e se quella pettinatura ha resistito, se quella scena difficile è stata tagliata o no, se è valsa la pena rischiare la pelle su una autostrada, su una barca che affonda, o perdere il sonno per la causa invece di pensare alla vita. Una volta incontrai Bernardo Bertolucci, avevo appena terminato il mio primo piccolissimo film, e lui addirittura "L'Ultimo Imperatore". Io ero morto, per dieci settimane di riprese in Maremma, e lui fresco come una rosa, dopo due anni di avventure rocambolesche in Cina. Come fai? Gli ho chiesto. E lui: "non devi pensare di essere strappato alla vita, quando fai un film. Quella E' la tua vita". Voglio qui dire grazie a tutte le ragazze e tutti i ragazzi, da 0 ai 100 anni, che ancora si dannano per difendere questo mestiere. Che hanno appena cominciato, o che lo fanno da tanto tempo, da prima dell'avvento del digitale. Quando non si sapeva che il materiale di consumo più rilevante un giorno non sarebbe più stata la pellicola, ma le cialde del caffè e le bottigliette da mezzo litro. Grazie alle vostre generosità, alla vostra passione, che possa ripercuotersi sulle vostre vite randagie, e renderle belle e perfette, come riuscite ogni giorno a rendere perfetta anche la giornata di set più incasinata con la vostra generosità, con la vostra passione, con il vostro amore per i film.
Daniele Luchetti
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fedomancini · 6 years ago
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Federico Mancini, l’attore dal trolley sempre pronto di Antonio Agosta
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