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foroimage · 1 year
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L’immagine infedele
Ho passato lungo tempo a guardare le tue foto che ho quasi creduto che fossero reali.. inizia così uno dei brani della band new wave “The cure”.
Questa non è una recensione sul gruppo musicale né tantomeno si vuole percorrere la storia della new wave, quanto piuttosto questa frase ha un senso nell’ambito fotografico e nel mondo del digitale ha un suo peso.
Si tratta del cosiddetto Catfish. Col termine Catfish nel mondo del web si intende quell’utente che assume una falsa identità per adescare un altro utente.
A volte lo si fa per motivi frodali altre come esamineremo per puro piacere di essere un’ identità immaginaria.
Un narciso evoluto, Narciso è colui che si innamora della sua stessa immagine, mentre qui l’immagine è completamente falsata. L’immagine reale di un’altra persona viene rubata, e a quell’immagine si crea una nuova identità con nome, personalità, gusti.
Nel mondo del web, il rapporto di scambio e di relazione tramite immagine è molto più diffuso e facilitato, attenzione per i nostalgici o per i complottisti del web, questa modo di comunicare/ relazione veniva già praticata ai tempi della cosiddetta corrispondenza epistolare.
Il punto di questa riflessione è di come ci affidiamo all’immagine, quanto crediamo fedelmente e ciecamente la fotografia. 
È come se il fatto di essere nata da un processo puramente scientifico le conferisca pieno potere, piena rappresentazione assoluta del vero.
Eppure dietro alla macchina fotografia e ora allo schermo di un cellulare, c’è sempre qualcuno/a che sa assolutamente cosa vuole lasciare far vedere.
Esattamente e prepotentemente si può affermare che alla base di tutto c’è una volontà, un libero arbitrio, un lascia passare del proprio modo di vedere e/o di lasciarsi vedere.
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Siamo tutti vuoiyer , ci piace osservare le fotografie degli altri per dimostrarci che facciamo parte dello stesso mondo e a questo si aggiunge anche una forma di piacere.
La cosidetta bell’immagine ci invoglia ad osservarla e in alcuni casi anche a fantasticare.
Del resto la stessa playboy ha fondato il suo imparo sulle immagine delle cosidette conigliette avvenenti e provocatrici; solo con un’immagine è possibile cadere nella voglia dell’eros.
Nell’immagine trasferiamo tutti i nostri sentimenti anche quelli più nascosti, quelli che non oseremmo mai dire. È come se l’immagine accettasse per quello che siamo e lo fa in silenzio.
Ma a volte, come spesso accade, c’è un morso della mela che può essere fatale. Dietro all’immagine c’è una realtà completamente diversa.
Come nel caso del recente fatto di cronaca in cui un ragazzo conosce una ragazza online e si infatua, anzi perde la testa per questa ragazza giovane e carina. I due addirittura si dichiarano amore fidandosi solo delle immagine che i due si scambiano, eppure dietro all’innocente immagine della ragazza si celava un uomo di 64 anni…
Altro fatto sempre in epoca recente che ha fatto il giro del web, si tratta sempre di un Catfish questa volta l’immagine della ragazza non era stata rubata, come solitamente questa pratica prevede, piuttosto l’immagine viene costruita attraverso l’intelligenza artificiale, una serie di filtri abbastanza disponibili sui social trasformarono il volto di un uomo in una Kawai girl.
 “   È la menzogna veramente una cosa terribile? Non credo, è solamente un metodo che ci permette di moltiplicare la nostra personalità ” Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray,1891
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Trauma, 2021 ©Roberta Guarnera
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foroimage · 2 years
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Immergersi nella fotografia / Swimming MIND mostra di Egidio Liggera e Francesca Privitera a cura di Roberta Guarnera.
Questo Blog negli ultimi tempi è stato un pò silente, ma quando si tratta di fotografia ecco che ci facciamo sentire.
Si parla oggi della mostra Swimming MIND, mostra fotografica i cui protagonisti sono Egidio Liggera e Francesca Privitera a cura di Roberta Guarnera nello spazio FORO G gallery.
Una fotografia fresca quella di Egidio e Francesca, anche grazie alla loro maturità e alla loro voglia di mettersi in gioco e scrutare ciò che vedono in maniera diversa, soggettiva e soprattutto come il buon vecchio Pascoli docet, fanciullesca.
Swimming MIND è un immersione sul contemporaneo attraverso il linguaggio della fotografia, ecchè se ne dica la stessa fotografia è un arte giovane ed ha la capacità di evolversi.
Ricordiamo che essa è interpretazione della realtà, cattura la mutazione di ciò che ci circonda e chi solo sa osservare lo imprime nel tempo.
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Questo è ciò che fanno sia Egidio con il suo progetto “Packaging” e Francesca con il suo “Post-Aminiotica”.
Come sempre ci piace ricordare che la fotografia è di chi vuole osservarla e potete farlo fino al 6 Agosto in Via Lago Grande 43 B Ganzirri.
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foroimage · 3 years
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We have something to say. We leave a sign // HYPNOSIA. Mostra
Inizierà giorno 27 Dicembre la mostra che possiamo tradurre come: “Abbiamo qualcosa da dire. Lasciamo il segno e poi Hypnosia, in cui vedremo protagonisti Roberta Guarnera e Francesco Pirrone.
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Sarà una mostra multimediale-interattiva quella che si svolgerà fino al 31 Gennaio presso la FORO G gallery ( Via Lago Grande 43 B Ganzirri ). Il focus di questa esposizione è quello di entrare in contatto con gli artisti e di conseguenza con l’arte, spesso data per scontata. Qui si vuole ricordare dell’importanza dell’arte, del suo linguaggio universale e della sua presenza necessaria, perché fin da quando l’uomo può aver memoria, attraverso essa interpretiamo la realtà che ci circonda e la restituiamo in una nuova visione, impressione..
Fermarsi a riflettere, emozionarsi, percepire... in una società in movimento, ma ancora ferma a vecchie posizioni, dove tutto viene consumato. Qui viene data la libertà ad entrare in contatto con le proprie sensazione e lasciarle fisse in una tela bianca.
A ispirare tutto questo saranno le opere: il progetto Hypnosia e l’opera musicale “Maieutics” composta in esclusiva per questa mostra, ma che dal 29 Dicembre sarà disponibile su tutte le piattaforme di streaming. Per l’ascolto del brano si è scelto di fornire ai visitatori delle cuffie ( che verranno sanificate ogni volta l’utilizzo ) ma si invita per chi volesse ad utilizzare i propri auricolari al fine di ascoltare la musica che ha una forte componente spaziale che difficilmente potrebbe essere trasmessa dai diffusori.
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Hypnosia è un progetto nato nel 2014, una ricerca artistica di Roberta Guarnera che in occasione di quest’esibizione subirà un’evoluzione.
Secondo le normative regionali vigenti, sarà consentito l’ingresso a quanti muniti di Green pass (vaccino o tampone negativo effettuato 48 ore prima) e sarà obbligatorio l’uso della mascherina secondo l’attuale normativa anti-covid.
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Credits:
Video Maker : Santi Catanesi ©
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foroimage · 3 years
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Il dedalo dell’archivio / l’origine dell’eBook
È da molto tempo che non scrivo in questo Blog, rimasto un pò così silente e ricomincio a farlo con una bella notizia mia personale. 
L’idea di cominciare a scrivere di fotografia è nata tra il 2014/2015 e poi sempre più questa è diventata vera e propria passione, tanto da spingermi poi a creare un blog tutto mio, in cui si potesse fare luce sulla forte narrazione che possiede la fotografia.
Siamo nel periodo 2015/2016 ed in quell’anno incomincio a ricercare la contemporaneità della fotografia e di fatto diventa argomento della mia tesi; da lì ho sempre continuato a indagare il senso digitale, il luogo..il contenitore di quest’arte, la risposta rimane quasi sempre la stessa, sono i social network i nuovi raccoglitori delle nostre esperienze, delle nostre emozioni, dei nostri ritratti. Scambiamo e rendiamo pubbliche il nostro passato, presente e futuro.
Decido dunque che era anche giunto per me il momento di ridare a questa ricerca, una visione pubblica e concreta, farla diventare libro ed è grazie al contributo di un’agenzia editoriale indipendente di Roma , Re Artù edizioni, che questo mio lungo “pensiero” diventa libro. Un eBook nello specifico, perché come quel digitale di cui tanto parlo, torna e viene fruito nell’on-line.
Conservare o smarrire? Ricordare o dimenticare? Nell’era digitale, della ricerca frenetica e costante dell'incastrare l'esistenza in uno scatto, perfino a discapito del viverla, creare un archivio fotografico ha ancora la stessa valenza dei vecchi album fotografici, ovvero il tramandarsi della memoria? Il dedalo dell’archivio di Roberta Guarnera è un saggio che ci porta, in modo breve ma travolgente, a interrogarci sul confronto tra immagine e realtà, analogico e digitale, a inoltrarci nel labirinto del cambiamento della percezione individuale e collettiva del ricordo.
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 Vi presento : “Il dedalo dell’archivio” acquistabile su amazon ➤ https://amzn.to/3FWzpwc
La grafica della copertina : Irene Caltabiano ©
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foroimage · 3 years
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Le letture fotosensibili di FORO G gallery
Dopo una lunga attesa a causa del Covid-19 finalmente può prendere inizio il primo workshop di FORO G gallery.
Nei mesi precedenti si è avuto modo di conoscere la galleria, il suo concept. Come dichiarato dalla stessa artista e Owner, Roberta Guarnera ha conseguito una laurea specialistica in Fotografia.
Questa materia per lei molto cara, diventa per questo workshop l’elemento importante. Il titolo scelto per questo laboratorio di fotografia è “Letture fotosensibili” e l’obiettivo é quello di svelare, creare e realizzare delle fotografie che vengono ispirate, o che addirittura descrivono una parte di un brano, di un capitolo, o una frase del proprio libro preferito.
Del resto come si è sempre sostenuto in questo blog la fotografia è narrazione e questa sarà la giusta occasione per raccontare il proprio punto di vista.
Per maggiori dettagli visita il link qui sotto :
https://foroggallery.com/foro-lab-2/
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foroimage · 3 years
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Valentina Murabito / identità mutante.
Nell’immaginario collettivo il concetto di fotografia è associato ad un’azione quasi assoluta di cattura della realtà, sia analogica che digitale.
Per quanto ancora oggi alcuni artisti ( nello specifico alcuni pittori ) pensano allo stesso modo di Boudelaire che, agli albori della fotografia, affermò che questa non poteva né doveva essere arte, la fotografia dimostra la sua artisticità e la sua tendenza a non essere solo opera di natura scientifica.
Sa bene chi ha operato e opera ancora oggi in camera oscura di come è possibile “ri-scattare” e nonostante si sia arrivati quasi nell’immediato alla possibilità di riprodurre il negativo in positivo più volte, nella fase d’impressione e di fissaggio rimane sempre una traccia di chi ha guardato.
Ce lo dimostra Valentina Murabito nata a Giarre, dal 2009 vive tra Berlino e Catania e quest’anno ha ottenuto la cittadinanza tedesca. Il suo percorso artistico inizia nel 2004 con gli studi di grafica e fotografia presso l’Accademia di Belle Arti di Catania e nel 2008 vince due borse di studio della regione Sicilia e della Comunità Europea, che le consentono di studiare all’Accademia Moholy-Nagy di Budapest/Ungheria e realizzare il suo primo grande lavoro “Melankólikus”. Qui inizia un intenso periodo di sperimentazione stilistica nel campo della fotografia analogica, durante il quale Murabito inizia a indagare la natura e i limiti di questo mezzo espressivo. Questa ricerca di tipo sperimentale caratterizza tuttora il suo lavoro, il cui risultato estetico è un gioco sottile tra la “realtà” della fotografia e la “finzione” della pittura. 
L’artista siciliana è nota per le sue molteplici manipolazioni dello scatto analogico, prediligendo il bianco e nero. Sperimenta in camera oscura con luce, soluzioni chimiche e/o intervenendo manualmente  sul nitrato d’argento. Oltre ad essere presenti come in qualsiasi camera oscura: bacinelle, pinze, ingranditori, Valentina introduce  pezzi di stoffa , blocchi di cemento, lastre d’acciaio e grandissimi rulli di carta d’acquarello.
Il negativo diventa “materia prima” di trasfigurazione dell’immagine che si realizza, diventa duttile , si spezza  come terra secca o si scioglie provocando delle deformazioni.
L’artista ci dimostra quanto la chimica  appartenga alla natura e la fotografia ne diviene un prolungamento, una traccia del nostro passaggio. La modifica della stessa fotografia nella sua fisicità diventa un atto irripetibile, nega così una sua riproducibilità, la stessa che il filosofo Walther Benjamin considerava una minaccia per la stessa opera d’arte.
Lungo il nostro divenire e lungo il nostro percorso la traccia/impronta che lasciamo, determinano la nostra identità. Sulla pratica dell’identità che nell’era moderna e contemporanea subisce mutazioni, troviamo nella fotografia di Valentina Murabito una ricerca di questi “esseri intermedi”: di questi uomini / animali, di queste capre magiche con quattro corna, mettendo in dibattito contemporaneo il tema dell’identità.
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Ed ancora l’identità presuppone un legame con chi siamo e con il territorio. Nel caso di Bestiarum, l’artista riflette sul rapporto tra l’uomo e la natura, in un momento storico in cui il problema dell’ambiente non è più trascurabile. Tante delle sue fotografie di pecore o cavalli liberi sono state scattate sull’Etna, dove ha incontrato dei contadini che da 14 generazioni mungono oltre 2.000 animali a mano per non ferire le loro mammelle. Vivono e lavorano in sintonia con il loro bestiame, seguendo metodi naturali. Un mondo in estinzione, che si contrappone alla moderna industria alimentare e agli allevamenti intensivi.
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E poiché Giarre viene dichiarata ironicamente “Capitale dell’incompiuto” per tutti i suoi edifici incompiuti, ecco la ragione che spinge l’artista a utilizzare materiali contemporanei come acciaio, bitume/asfalto o cemento che seppelliscono la nostra terra.
Attualmente queste opere sono esposte nelle mostre personali al Museo Casa Gotica di Berlino e nelle sue gallerie di Monaco di Baviera e Berlino: 
"Valentina Murabito. Mythos und Magie" (mostra personale) 28 maggio - 3 luglio 2021 Galleria Ingo Seufert Schleissheimer Strasse 44, 80333 Monaco di Baviera 
"Bestiarium" (mostra personale) 15 settembre - 15 novembre 2021 (Berlin Art Week) Museo Gotisches Haus Zitadelle, Am Juliusturm 64, 13599 Berlino 
“Untitled” (mostra collettiva) 29 Giugno – 15 ottobre 2021 Galleria Johanna Breede Photokunst Fasanen Strasse 69, 10719 Berlino 
di Roberta Guarnera
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foroimage · 3 years
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La fotografia prende forma, arriva CHARTA : a Photo book Festival.
Nel mondo della fotografia, sparsi per il mondo, ci sono diversi festival fotografici, nel 2019 FORO imàge aveva riportato una visita, l’esplorazione di una giornata al  Photo London Fair.
Alcuni Festival li conoscete già; oggi un nuovo nome va menzionato ed il blog FORO imàge è lieta di farlo, è quello di Charta : a Photo book Festival.
Come suggerisce già il nome è un festival volto all’indagine del libro fotografico e dell’editoria indipendente. Dove? Molti penseranno che è qualcosa che potrà avvenire solo all’estero. Invece è molto più vicino di quanto voi crediate. È un Festival italiano ma con un approccio internazionale, lo stesso approccio che ha già dimostrato il suo direttore artistico Francesco Rombaldi, con Yogurt Magazine, piattaforma curatoriale che esplora i nuovi linguaggi della fotografia contemporanea e mediante la quale sta realizzando e promuovendo tale Festival.
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Charta sarà condivisione, formazione, approfondimento. Nel tentativo di offrire una mappatura di un’industria culturale attualmente in forte mutamento. E con l’intento di riportare a Roma un festival di fotografia contemporanea dal respiro internazionale. 
L’obiettivo (anche in termini di fotografia) è quello di creare un itinerario espositivo in diversi spazi nel cuore di San Lorenzo, l’art district di Roma. 
Il tema di questa prima edizione, “Demons” si propone di indagare tutte le declinazioni più oscure della condizione umana, dalle problematiche territoriali a quelle socioculturali, o più finemente psicologiche. Offrendo un punto di vista trasversale sulle criticità del contemporaneo. 
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Alle esposizioni di libri è accostato un ricco palinsesto di eventi: anteprime editoriali, workshops, installazioni, mostre. Letture portfolio con alcune tra le più importanti realtà editoriali del panorama internazionale (Mack, Overlapse, Postcart, Materia, Witty Books, Phmuseum, etc.) e un bookshop in cui saranno ospitate librerie fotografiche italiane ed europee, che promuoveranno i propri prodotti editoriali. 
Parallelamente il festival offre la possibilità di partecipare al Charta Dummy Award, concorso indirizzato a chiunque voglia inviare un libro fotografico inedito. Tra i dummies ricevuti verrà selezionata una shortlist che verrà esposta al festival. Il vincitore del Charta Dummy Award vedrà il proprio progetto sviluppato e pubblicato con una tiratura del valore di 5000 euro. 
Inoltre Charta : a photo-book festival è il vincitore di Strategia Fotografia 2020, intervento sostenuto dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. 
Le date che vedranno l’attività di questo festival saranno dal 17 al 25 Luglio 2021, Roma.
Dunque non rimane che segnarci tutto su agenda e/o su una foto se volete.
di Roberta Guarnera
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foroimage · 3 years
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La piaga nella fotografia
La fotografia non si presta solo a raccontare la realtà nuda e cruda ( del resto il foto-giornalismo nasce proprio per tale scopo ), ma anche l’imbecillità dell’uomo.
Sappiamo bene della potenza delle immagini, di come queste seguono gli eventi storici e posso influire sul nostro modo di interpretare e leggere il mondo; ci fanno immaginare, commuovere, sorridere persino spaventare, inorridire ed angosciare.
Sin dalla sua nascita siamo stati abituati ad osservare il processo degli eventi attraverso l’immagine, ma oggi siamo diventati meri consumatori più che spettatori, persino i cambiamenti storici e la morte vibrano negli schermi, ma si appiattiscono di emozioni.
Ciò è anche la conseguenza della piena democrazia della fotografia, che è ormai ben poco affidata a fotografi professionisti; tutte queste immagini non vengono più filtrate.
L’immagine diretta della morte di George Floyd ci allarma di una visione ormai scontata di odio e razzismo. La sua testa schiacciata dal ginocchio di un poliziotto e quest’ultimo si mostra all’obiettivo indifferente, mentre compie un omicidio.
Questa stessa immagine, che non avremmo più voluto rivedere, è stata privata di qualsiasi sentimento per diventare oggetto di burla, persino la  photo-op (ovvero photo-opportunity, occasione fotografica. È un termine del fotogiornalismo che indica i momenti simbolici e spettacolari allestiti attorno ai politici al preciso scopo di creare fotografie di effetto ) viene così “insultata” da coloro che del concetto di stare al mondo non hanno mai capito un cazzo.
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foroimage · 3 years
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La storia del polpo che cammina - REPORTAGE
Il ruolo principale della fotografia è quella di raccontare una storia, quella del reportage è fatta di fiducia ed empatia con il luogo e/o le persone.
Questa è una storia, che a parer mio emoziona e permettetemi di raccontarvela.
Oggi riguardavo e ri-fotografavo il mare, ad un certo punto un gentile pescatore si ferma lì vicino ad aspettare ed osservare la mia azione. Con buon calore mi dà il << buongiorno >> e come tutte le storie belle da tramandare mi invita ad aspettare l’arrivo di una barca che porta il polpo che cammina.
La sua voce si rende affettuosa come solo chi ha il piacere di narrare e trasmettere il proprio sapere; mi convinse che quello che stava succedendo era un evento assai raro, ed io che avevo il privilegio di poterla fissare, posso portarmi così la bellezza del mare.
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foroimage · 4 years
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La corona senza re-epilogo. La fotografia ai tempi del coronavirus
C’è una nuova abitudine nell’aria che è quella del silenzio.
Il traffico si è assopito, il rumore dei passi.
C’è però una nuova opportunità all’ascolto, il canto degli uccelli per esempio
e di quella natura che tanto abbiamo lavorato per trasformarla a nostra immagine e somiglianza e che adesso torna a farsi spazio, nel ritornare ad essere ciò che era.
C’è anche una nuova abitudine quella dell’abitare un luogo che è stato
costruito con l’amore: la casa. Luogo di ricordi, ma anche di riscoperta delle cose perdute e che adesso aspettano di trovare il giusto posto.
C’è una nuova conoscenza verso il prossimo, perchè non è mai assoluta o certa.
 Scoprire il reale significato di vicino, nella distanza e che quest’ultima è solo una metafora.
Un giorno verrà la pace e quel giorno noi tutti ne avremo colto il senso.
Tutto questo è ciò che pareva presaggire l’inizio della pandemia. Siamo nel mese di Dicembre, all’epilogo dell’anno, 2020.
Un anno che ha segnato parecchio il nostro vissuto.
Agli inizi del nuovo anno piomba una nuova pandemia, che ci ha portato a chiuderci in casa. Oltre all’angoscia e orrore, ha portato comunque ognuno alla riflessione.
La natura torna a farsi spazio, laddove le era stato negato. Vediamo le prime foto di animali selvatici, in tutto il globo, che circolano indisturbati nelle città, come segno di una gran manifestazione di libertà.
Compare anche una delle foto simbolo di quest’anno, quella dell’Himalaya, che finalmente si mostra, dovuta all’effetto di una diminuzione di inquinamento nell’aria, nella sua maestosa bellezza e che solo 30 anni dopo, gli stessi abitanti ne fanno conoscenza.
C’è anche quella del canale di Venezia, in cui l’acqua torna ad essere chiara e limpida. La stessa natura ci stava insegnando che eravamo noi stessi la vera pandemia.
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Riflettendo sempre sulla fotografia, proporrei che le venga riconosciuto il suo grande merito e momento glorioso. È  stato, e continua ad essere,  il medium più esplicativo nel narrare il 2020, ed anche il più sentito e prezioso mezzo di comunicazione.
Oltre agli scatti, gli screenshots diventano foto-ricordo di quei compleanni passati assieme, seppur in remoto.
Le fotografie diventano mera e propria terapia di gruppo, scattavamo per renderci positivi e presenti anche nella solitudine.
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© Giuseppe Stissi
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© Martina Melluso
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© Roberta Guarnera
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© Salvo Pappalardo
Da alcuni mesi qualcosa è cambiato anche nella fotografia, soprattutto nel rapporto con la natura, sembra che quel buon proposito, che la stessa natura ci stava facendo dono, l’avessimo già consumato.
Siamo a Dicembre, oggi le fotografie rappresentano l’albero di Natale dai più vivi colori, che raccontano di un natale diverso e certamente anche unico, chissà quale dono ci aspetta di dare e ricevere?...Soprattutto quali buoni propositi ci sentiamo adesso di fare.
La mia macchina fotografica è sempre pronta a catturare il nuovo mondo che ho deciso di osservare, nel bene e nel male.
di Roberta Guarnera
Credits:
https://www.thetimes.co.uk/article/himalayas-come-into-view-as-empty-roads-let-smog-clear-rgdlsmqks
https://www.thetimes.co.uk/article/himalayas-come-into-view-as-empty-roads-let-smog-clear-rgdlsmqks
https://www.theartnewspaper.com/news/venice-clean-coronavirus
Roberta Guarnera ( testo iniziale )
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foroimage · 4 years
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È il mio turno? Ritratto di una positiva in isolamento / Stefania Bonfiglio
Stefania Bonfiglio la conosco pochissimo, se non virtualmente, eppure sentendo la sua voce, tramite messaggio su Instagram, così pacata mi è suonata così sincera e familiare.
È stata la sua delicata e sincera fotografia a coinvolgermi ed a motivarmi nel contattarla ed istaurare un rapporto di confronto artistico molto piacevole.
Lei è inoltre l’autrice di Covid_Magazine una raccolta volta a raccontare il concetto di isolamento e restituire la bellezza dell’arte fotografica.
Oggi Stefania ci racconta del suo stato di salute e lo con sincerità. Il suo scatto ci insegna che la fotografia resta sempre un mezzo divulgativo oltre che ad emozionare.
Il mio augurio di pronta guarigione ed un abbraccio virtuale che contagia solo affetto.
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foroimage · 4 years
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La corona senza re - La fotografia contemporanea ai tempi del coronavirus.
Credo nei prossimi cinque minuti.
Credo nella storia dei miei piedi.
Credo nell’emicrania, nella noia dei pomeriggi, nella paura dei calendari, nella perfidia degli orologi.
Credo nell’ansia, nella psicosi, nella disperazione.
Credo nell’alcolismo, nelle malattie veneree, nella febbre e nell’esaurimento.
Credo nel dolore.
Credo nella disperazione.
Credo in tutti i bambini.
Credo nelle mappe, nei diagrammi, nei codici, negli scacchi, nei puzzle, negli orari aerei, nelle segnalazione d’aereoporto.
Credo a tutti i pretesti.
Credo a tutte le ragioni.
Credo a tutte le allucinazioni.
Credo a tutta la rabbia. Credo a tutte le mitologie, ricordi, bugie,fantasie,evasioni.
Credo nel mistero e nella malinconia di una mano, nella gentilezza degli alberi, nella saggezza della luce.
“Ciò in cui credo” di James G.Ballard
Credo che in questi mesi, quando il Covid-19 é “entrato” di prepotenza nel nostro  “quotidiano”, nel nostro linguaggio e con esso nel nostro modo di comunicare, la fotografia si è fatta portavoce del nostro nuovo modo di vivere. Inaspettatamente qualcosa si è interrotto, c’è stato come dire un’interferenza ed è proprio ciò che comporta il Virus.
Il coronavirus ha mutato principalmente il nostro modo di rapportarci alle cose, alle persone ed al tempo.
Si è raccontato qui su FORO imàge, come in altre piattaforme del rapporto della fotografia e del vivere dentro, barricati in casa e/o più semplicemente la interpretazione del virus stesso.
Questo articolo non vuole affrontare nuovamente le percezioni vissute durante il lockdown, quanto dell’atteggiamento della fotografia contemporanea nell’era del coronavirus.
Si potrebbe dire che la fotografia sia tornata ad essere più arte ed allo stesso tempo ha assunto un atteggiamento più scientifico. Un’attenzione verso la percezione del vissuto, al reale e con esso annesso anche la parte più umana, l’immaginazione, come evasione proiettata verso la natura, che per diversi mesi era stata negata.
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La fotografia si è resa ancora una volta più democratica, incoraggiando un pò tutti ad essere fotografi-artisti, accrescendo così quel concetto rivisato da Fontcuberta <<fotografo, dunque sono>>.
Volgarmente potrei affermare che siamo stati tutti un pò Nièpce, ovvero degli scrutatori, con le fotocamere, di quel mondo dalla finestra; che si é fatta “corpo” di speranze e di senso di patriottismo.
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Ma la fotografia oltre ad essere stata una fedele compagna per ingannare il tempo, ha comunque mantenuto il suo stato scientifico e divulgativo. 
Si parla tanto di questo virus tacito ed invisibile eppure la fotografia è stata l’unica capace e leale a renderci edotti dell’essenza e della forma di questo nostro nemico.
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Tornando al “credo”, credo che quanto più “oggi” la fotografia sia tornata al suo principio di rappresentare la realtà, documentando l’aspetto amaro, disastroso e disperato che questo maledetto Covid-19 porta con sè.
La fotografia ha un immenso potere ed è quello di comunicare e farci riflettere, cambia il nostro modo di fantasticare, ci rende più carne e vulnerabili, ci ravvicina alla morte. Attualmente è colorata dai toni più freddi e diventa metafora di quel respiro che viene a mancare, proprio una delle concause che questo microorganismo può comportare.
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L’immagine della mascherina diventa simbolo universale del 2020, ( e non si sa ancora per quanto tempo, ma ovviamente si spera che al più presto questa situazione possa concludersi ) di un mondo che sembra avere confini e barriere, ma piuttosto ci insegna che è proprio fragile come la natura dell’essere umano, che ha bisogno di contatto e che deve invece preferire il distacco. Quest’ultimo fa rumore alle nostre orecchie ed assume un senso sgradevole, eppure attualmente la nostra unica salvezza.
Credo a malapena nel genere umano, ma credo che un giorno possa riscattarsi e riscattare foto migliori.
di Roberta Guarnera
Credits:
Roberta Guarnera
Stefania Bonfiglio
Joseph Nicéphore Niépce
Wikipedia
The Guardian
https://www.quotidiano.net/esteri/coronavirus-mondo-numeri-1.5266744
Un medico esegue un tampone per il Covid-19 in India (Ansa)
https://milano.repubblica.it/cronaca/2020/04/02/news/coronavirus_cremona_foto_infermiera_fine_turno_positiva_guarita-252976064/
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foroimage · 4 years
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Apparteniamo ad unico PACKAGING // EGIDIO LIGGERA
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La crisi d’identità è un concetto filosofico abbondantemente già noto nel Novecento.
L’ostinazione al progresso tecnologico ed industriale, che hanno generato il mondo digitale, avrebbe snaturato quasi definitivamente l’identità umana.
Quando ero ancora piccola rimbombava il suono del termine “clonazione” sembrava qualcosa di sovrannaturale, troppo futuristico eppure di lì alla notizia della pecora Dolly clonata il passo è stato veramente breve.
Il nuovo millennio s’immaginava  come un’era in cui l’uomo conviveva con i robot, nel vero senso della parola, ne è un esempio un episodio  di “FUTURAMA” in cui il protagonista Fry ( che proveniva dal “presente” del 1999 e che ibernandosi, per errore, si scongela negli anni 3000 ) va alla ricerca di un appartamento in affitto con il suo amico Ben, che è per l’appunto un robot.
Ma c’è anche una visione opposta quella del robot ( in cui vediamo un’interpretazione impeccabile di Robin Williams ) che vuole trasformarsi in un essere umano, per conoscere il senso della vita, cogliendolo proprio con la morte. 
Questo tema che sembra essere solo cinematografico nel tempo, andando avanti negli anni duemila, si fa meno utopistico.
Iniziano le “connessioni” tramite internet e la telefonia mobile, che ad oggi, soprattutto gli smartphone si servono di impronte digitali e/o di riconoscimento facciale, insomma abbiamo letteralmente donato la nostra identità ai computer.
Qui interviene l’arte che non è solo l’esaltazione di bellezza, che segue canoni assoluti, quanto piuttosto l’esigenza dell’uomo  di interpretare la natura, ovvero, coglierne il suo decorso.
La fotografia contemporanea è un medium attivo, anche perchè è quella che che ha proprio risentito del processo di digitalizzazione.
Oggi siamo “Uno, nessuno e centomila”, abbiamo surrogato la nostra identità per vivere su internet; a questo vanno aggiunte altre due paroline “magiche” che sono il motore di tutto questo: Capitalismo e Globalizzazione.
Siamo diventati prodotti ( forse siamo veramente noi i robot ) pronti per essere “consumati”.
Questa introduzione vuole guidarvi nel progetto fotografico “PACKAGING” di Egidio Liggera.
Il titolo del progetto è abbastanza esplicativo nel descrivere il suo topic. Egidio che proviene dalla fotografia di moda, si serve di quest’ultima per trattare l’argomento di identità e prodotto; lo fa con uno stile magistrale in cui si serve del lettering, che dà il titolo alle immagini, in luogo della sigla brand o del payoff, proprio per enfatizzare il concetto di marketing che induce una persona ad acquistare... ( se stesso ) quel prodotto necessario a soddisfarlo.
“il prezzo da pagare è il compromesso della libertà d’essere”.
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Per vedere il progetto completo vai su: https://www.egidioliggera.com
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foroimage · 4 years
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Gli occhi ai sali d’argento/ Dalla negazione del colore all presa del colore.
Perchè per la fotografia in bianco e nero sentiamo questo senso di autenticità e nostalgia?
Eppure la realtà ci si presenta ai nostri occhi nelle sue più variegate sfumature di colore, inoltre s’è a lungo studiato affinchè l’ “occhio meccanico” potesse catturare al meglio la sua “essenza”, ma ci ostiniamo a mantenere questo legame chimico con l’assenza di colore.
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Forse perchè inconsciamente portiamo con la fotografia in bianco e nero una nuova visione con la realtà?
Dovuto al fatto che le prime sperimentazioni erano ai sali d’argento che determinavano questa resa.
Credo ci sia anche una negazione inconscia di ciò che conosciamo e che trova nella fotografia ( in bianco e nero ), un mistero ancora da sottoporre a verifica.
Senza ombra di dubbio il bianco e nero ha dominato la scena fotografica, eppure esistono numerosi esempi di fotografie a colori realizza già nell’Ottocento, anche se vedremo una migliore resa e duratura del colore non prima degli anni Trenta del Novecento.
Andiamo a ritroso e parliamo del procedimento determinante per la fotografia ovvero dal negativo a positivo che però non era applicabile alle prime pellicole a colori, per citarne una “KODACHROME”, un problema che verrà solo risolto nel 1941con l’avvento della “KODAKCOLOR”, che portò decisamente ad un’abbondante uso della pellicola a colori.
E quando sempre la KODAK nel 1947 produrrà la “EKTACHROME” dove il fotografo potrà sviluppare autonomamente i negativi a colori, si assisterà ad una crescita esponenziale di un impiego quotidiano della fotografia che diviene sempre più accessibile a tutti.
Questa rivoluzione cambia sia la storia della fotografia che il suo costume, ovvero ad una massificazione della fotografia ( a colori ) e sarà determinante per l’evoluzione dei giornali e pubblicità ( siamo negli anni 60′ e 70′ ) ed anche nella ricerca fotografica in cui ci si esprime solo attraverso il colore.
Tornando a quanto scritto nell’incipit ci furono molte resistenze da parte di quegli autori che consideravano la fotografia come una forma d’arte. A dir loro con l’impiego della fotografia a colori si dissacrava la stessa fotografia e così rendendola nuovamente ad essere una servile imitazione della realtà; ma come ben la storia della fotografia insegna, è che questo pregiudizio risiede ed accresce solo se si vuole negare la scelta e l’emozione provata da colui/ei nel scattare quel momento
Con questo non voglio criticare e/o demonizzare la fotografia in bianco e nero, anzi la mia vuole essere una riflessione neutrale, ma questo “linguaggio” che annulla il colore non rende la fotografia vera ed assoluta, è, a parer mio, ad oggi soprattutto una scelta stilistica e lascia, a chi guarda, di coglierne il mood.
La fotografia è libera e democratica perchè piena di sfumature, anche quella che erroneamente chiamiamo bianco e nero, perchè poi in realtà è una scala ( sfumatura ) di grigi.
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Fotografie di Roberta Guarnera ©
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foroimage · 4 years
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S/ confine ( Covid- 19 ) installazione fotografica temporanea
Il lockdown aveva accentuato il concetto di confini eppure solo grazie all’immaginazione è stato possibile evadere..
L’istallazione:
Fase A) 
la sovrapposizione di due immagini ( che alludevano al concetto di “percorre”, la velocità di un tempo che sembrava invece fermo ed il mondo attorno si muoveva ) stampata su carta A4.
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Fase B)
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Fase C)
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© Roberta Guarnera
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foroimage · 4 years
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Fotograf IA / Riflessioni sul rapporto tra fotografia ed Intelligenza artificiale.
FORO imàge è un blog che ho voluto creare proprio per argomentare di fotografia contemporanea, soprattutto su quella caratterizzata da una ricerca artistica e di pensiero.
Il fine è quello di creare una connessione tra arte fotografica e pubblico, quest’ultimo, a mio parere, saturo di immagini ( la maggior parte costruite per accaparrarsi i cosìdetti “Like” ).
Nelle settimane precedenti, infatti sono state pubblicate 3 articoli che riguardavano il rapporto tra fotografia ed Intelligenza artificiale.
Ho deciso dunque di racchiudere questi tre articoli in una raccolta, potrete infatti trovare allegato a questo articolo il link del PDF scaricabile.
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https://www.dropbox.com/s/6o3j76ou15ize80/PDF%20FOTOGRAF.I.A.pdf?dl=0
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foroimage · 4 years
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SINE DIE / la raccolta fotografica on-line di Fondazione OELLE
Ieri sera  è stato presentato al Four Points by Sheraton Catania ed anche attraverso il LIVE streaming su Facebook la piattaforma on-line che vede la raccolta delle fotografie del progetto “Sine Die”.
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Fondazione Oelle lancia a Marzo una call aperta a tutti gli artisti che operano nel mondo della fotografia, dal titolo “Sine Die”:
Obiettivo del progetto è quello di produrre una piattaforma on line che ospiterà un archivio fotografico costituito da foto selezionate attraverso un contest aperto a tutti. Il fondo fotografico diverrà utile per raccogliere da diverse angolazioni testimonianze di questi mesi terribili. 
Al termine della call, a cui hanno partecipato in molti, sono stati selezionati 120 fotografi, tra questi spiccano nomi di importante rilievo nel mondo della fotografia Italiana.
Come ieri sera spiegato da Carmelo Nicosia, direttore della Fondazione Oelle e direttore del dipartimento di fotografia dell’Accademia di Belle Arti di Catania,  “Sine Die”, ovvero senza termine, senza data, è un progetto nato proprio durante il periodo di quarantena da Covid-19, che ha colpito l’intero globo, in cui tutti eravamo a conoscenza della data di chiusura delle attività sociali e del distanziamento sociale, ma ignari della “data di scadenza” dell’intera situazione.
Proprio durante il periodo di quarantena, soprattutto dove il contatto tra persone era proibito, nasce l’esigenza di perpetuare una connessione (nel vero senso della parola) sociale; l’arte viene utilizzata come importante mezzo di trasmissione, così come la fotografia che, sin dalla sua nascita, si è resa compagna di emozioni, comunicazione e di documentazione.
Gli artisti selezionati, prendono parte a questa iniziativa per raccogliere le sensazioni e la loro “ripresa” del quotidiano.
Ecco il link per accedere alla raccolta: 
https://www.fondazioneoelle.com/sinedie/
di Roberta Guarnera
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