forsepoivengo
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Forse poi vengo
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Dialoghi embrionali
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forsepoivengo · 4 years ago
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"Buona notte. Se dormite tranquillo, lo dovete a me. Avrei potuto essere cattiva come le altre, ma non sarei stata più io, e se mi aveste amato per effetto della mia cattiveria, non è me che avreste amato. (Ma avrei potuto essere cattiva come le altre?)
Ho sempre preferito far dormire piuttosto che togliere il sonno, far mangiare piuttosto che togliere l’appetito, dare le idee piuttosto che far perdere la testa. Ho sempre preferito dare a togliere, a ricevere; dare — ad avere.
P.S. (Pensiero spontaneo). Il vero carnefice, quello del Medio Evo, quello che aveva il diritto di baciare la propria vittima, è quello che dà la morte, non quello che toglie la vita. Non è la stessa cosa. Pensateci".
Marina Cvetaeva, Le notti fiorentine
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forsepoivengo · 4 years ago
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Adriana: Chi è Milena? Scrittore: Nessuno lascia stare. È una ragazza che ho conosciuto molto tempo fa. Adriana: E la metti in un libro? Scrittore: Forse. Milena è una come tante altre. Adriana: Scommetto che te la sei portata a letto. Scrittore: Con tipi come lei, non è poi un problema. Adriana: Beh, si vede che le piacevi. Scrittore: Le piacevo? Si può darsi, ma il fatto è che le va bene tutto. È sempre contenta, non desidera mai niente, non invidia nessuno, è senza curiosità, non si sorprende mai, le umiliazioni non le sente. Eppure, povera figlia, gliene capitano tutti i giorni. Le scivola tutto addosso, senza lasciare traccia, come su certe stoffe impermeabilizzate. Ambizioni: zero. Morale: nessuna. Neppure quella dei soldi, perché non è nemmeno una puttana. Adriana: Che parole! Scrittore: Per lei ieri e domani non esistono. Non vive neanche giorno per giorno perché già questo la costringerebbe a programmi troppo complicati. Perciò vive minuto per minuto. Prendere il sole, sentire dischi e ballare sono le sue uniche attività. Per il resto è volubile, incostante, ha sempre bisogno di incontri nuovi e brevi, non importa con chi, con se stessa mai. Adriana: Milena sono io vero? Sono così? Una specie di deficiente? Scrittore: Ma no, al contrario, forse sei tu la più saggia di tutti.
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forsepoivengo · 4 years ago
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«Per lei ieri e domani non esistono. Non vive neanche giorno per giorno perché già questo la costringerebbe a programmi troppo complicati. Perciò vive minuto per minuto. Prendere il sole, sentire dischi e ballare sono le sue uniche attività. Per il resto è volubile, incostante, ha sempre bisogno di incontri nuovi e brevi, non importa con chi, con se stessa mai. »
- Io la conoscevo bene, Antonio Pietrangeli (1965)
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forsepoivengo · 4 years ago
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forsepoivengo · 5 years ago
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Italy in the 1980’s by Charles H. Traub.
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forsepoivengo · 5 years ago
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T. Scarpa
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forsepoivengo · 5 years ago
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Eduard Limonov
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forsepoivengo · 5 years ago
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forsepoivengo · 5 years ago
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Pasolini
Il pianto della scavatrice
I
Solo l’amare, solo il conoscere
conta, non l’aver amato,
non l’aver conosciuto. Dà angoscia
il vivere di un consumato
amore. L’anima non cresce più.
Ecco nel calore incantato
della notte che piena quaggiù
tra le curve del fiume e le sopite
visioni della città sparsa di luci,
scheggia ancora di mille vite,
disamore, mistero, e miseria
dei sensi, mi rendono nemiche
le forme del mondo, che fino a ieri
erano la mia ragione d’esistere.
Annoiato, stanco, rincaso, per neri
piazzali di mercati, tristi
strade intorno al porto fluviale,
tra le baracche e i magazzini misti
agli ultimi prati. Lì mortale
è il silenzio: ma giù, a viale Marconi,
alla stazione di Trastevere, appare
ancora dolce la sera. Ai loro rioni,
alle loro borgate, tornano su motori
leggeri – in tuta o coi calzoni
di lavoro, ma spinti da un festivo ardore
i giovani, coi compagni sui sellini,
ridenti, sporchi. Gli ultimi avventori
chiacchierano in piedi con voci
alte nella notte, qua e là, ai tavolini
dei locali ancora lucenti e semivuoti.
Stupenda e misera città,
che m’hai insegnato ciò che allegri e
feroci
gli uomini imparano bambini,
le piccole cose in cui la grandezza
della vita in pace si scopre, come
andare duri e pronti nella ressa
delle strade, rivolgersi a un altro uomo
senza tremare, non vergognarsi
di guardare il denaro contato
con pigre dita dal fattorino
che suda contro le facciate in corsa
in un colore eterno d’estate;
a difendermi, a offendere, ad avere
il mondo davanti agli occhi e non
soltanto in cuore, a capire
che pochi conoscono le passioni
in cui io sono vissuto:
che non mi sono fraterni, eppure sono
fratelli proprio nell’avere
passioni di uomini
che allegri, inconsci, interi
vivono di esperienze
ignote a me. Stupenda e misera
città che mi hai fatto fare
esperienza di quella vita
ignota: fino a farmi scoprire
ciò che, in ognuno, era il mondo.
Una luna morente nel silenzio,
che di lei vive, sbianca tra violenti
ardori, che miseramente sulla terra
muta di vita, coi bei viali, le vecchie
viuzze, senza dar luce abbagliano
e, in tutto il mondo, le riflette
lassù, un po’ di calda nuvolaglia.
È la notte più bella dell’estate.
Trastevere, in un odore di paglia
di vecchie stalle, di svuotate
osterie, non dorme ancora.
Gli angoli bui, le pareti placide
risuonano d’incantati rumori.
Uomini e ragazzi se ne tornano a casa
– sotto festoni di luci ormai sole –
verso i loro vicoli, che intasano
buio e immondizia, con quel passo blando
da cui più l’anima era invasa
quando veramente amavo, quando
veramente volevo capire.
E, come allora, scompaiono cantando.
Le ceneri di Gramsci (Garzanti, 2015)
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forsepoivengo · 5 years ago
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Caterina Saviane
[Mi fido di questa faccia]
Mi fido di questa faccia
ché come dice il nome FACCIA
di testa propria e vada – lunghi sentieri
ripida della vita – un bacio
costasse pure tre minuti in meno
più di una sigaretta fumata con il polmone pieno.
Piuttosto tu, Poesia?, dove l’hai speso
tutto questo tempo sui secondi sui rasoi
trascorsi come un fringuello sei
ché se non canta qui – neppure muore
(non come me – domani! – un fulmine dal Cielo)
dove sei stata agonizzàre altrove
questo tempo?
Tra gli sguardi inconcludenti della gente:
ti rido in faccia, dilatata dall’orrore.
Tu – tra la gente?, tu? – tra la noia del miracolo
di non essersi mai uguale – neppure il naso
(UN naso a caso – tranne il somigliarsi stolto
stretti nel pugno tutti: GENERE UMANO!)
Dove sei stata, adùncua, priva di me: s-facciàta?
a vacanzarti a zonzo? – tu che non sai il riposo
rimpinzarti parole, raviòli delle storie,
curiosa, tu, della Storia – la mia non più! –
quella di voi, di moda?, a trovare un niente
(chissà se vale cento – un niente – oppure niente).
Della folla alle persone, mescolata
a confonderti gli AMori colle serpi
l’AM.icizia al tanfo della folla – te ne sei andata
hai temuto avanti agli òri
prima di icizìa:
io AM, I’m, IO SONO !
Di donne – bargìglio pieno, come un tacchino
ma tu – che hai fatto mai, Poesia, mia-mia, che fai?
te ne vai-via?, – via vai?, di attese spente e perse
vedova della tua faccia – sospetta più che mai
galeotta di questa maschera – implastichivo
gonfiata nell’attesa innominata – fuori di grazia
come cappello tesa ad ascoltare il sesso
senza ascoltare dio!
E tu pure, quale emozione priva di me
tesa come corda di violino, quale emozione?
nella democrazia – savianarnente certa
ché il tuo posto (lacrima il braccio – lacrima
[dall’occhio)
è prenotato al mio cuscino – indolente insonne
tu segui il suo destino, sosia del mio – tranne il
[respiro.
Traversi la strada a un tratto – mi sfiorisci
colla violenza di una gomitata
ancòra banalizzata nel tap-tap, nel tuo “finta di
[niente”.
Rincaso su un altro foglio bianco
la speranza che m’ha sfiorata – s’apre come un
[lenzuolo
e sotto: L’UOMO, sempre lo stesso andàzzo-zombie
come seguire ronda di via del corso
facile, scolòri i quali – per inseguirti, cercare di
[spiegarti
e poi – facile andàzzo in bàsso.
“Non ho tempo. Prova a telefonare, prova a passare”,
quale vendetta – rendermi dea di questo cranio obeso
di respirare ansioso – a farci male tra due Poete sane
a farmi merda – ce n’é milioni lunghe le strade
e spezzi così – troia mondana! – le fibre d’una
[Poeta?
Come al fuso orario – ma quelle ben più salde d’un
[atleta!
(che senso ha?, dopo l’amore? – non riconoscerLO
[neppure?)
Pin occhi dietro gli occhi la Saviana
(che senso ha dopo l’amore?, confondere gli AM.ori
[colla gente?)
Oh, mia pupilla – dilatata dall’orrore! – non so
non so se poi sperare – sei tornata?
Mi sémpra già mestruo di sémbre – nomade usanza
brésa della Pastiglia appena: È GIÀ FRESCO
[SETTEMBRE?
Il verso sbrodolato, inverecondoscéne – non so
non so se poi fidarmi.
(Ce la farò – carogna!, SUD.ando l’estate che mi
[spetta –
sarà una fidanzata buona, senza fretta – mi adorerà
[nell’ombra
e tanto basti!)
Ma dove i NORD.òri delle ascelle milanesi, i patti
[estremi
ché stringemmo mani – io riluttante – tu focosa
imberbe femmina straniera di fiumi di parole
di minacce, inganni, in prestito la faccia di una donna
ce la farò, carogna! Nome di fregna.
Son là, attenti sull’attenti soldatini
(dietro l’apparente castità – una loquacità di febbre)
pronti a baccagliàre dalla fortezza del vocabolario:
“basta metterle giù – pescarli con distacco
giuste in fila – in.verso indiano – senza trucco,
però come uno scherzo. Spùtaci il sangue tu:
io me ne vado” – hai detto, ponzia pilàta.
(Sono sempre pazzi nostri – di chi di me
ci sputa il sangue) e intanto lenta – come lo spazio
del due sul rigo – miope libertà di un ordine bor¬ghese
che dura – quant’è dura! – il fotogramma del sorriso
come le sere in cui mia madre – usciva e mi lasciava sola.
Come lo spazio lenta – la noia di detestare il sole
(cui volgo la preghiera: di sera dopo sera
imbottirmi dell’allegria posticcia
di degradarmi al punto di gioire
di avere fatto divertire i nemici – tutti
tutti nemici di questo foglio bianco – gli si strappa
la risata, un dente di spìcciole parole
tintinnano alla cassa come soldi
si sgretolavano su quelle bocche inutili
col chiasso della distrazione.)
O tu!, Poesia – cui dedico la mia, senza paura:
o, tu!, poesia: fàlli capire, fàmmi capire,
réndimi l’afflato di te – còrva alle mie spalle
di leggéra pressione seduttrice
amor che a nullo amato amar perdona
sull’onda della mia pelle imploro che t’in.cutésse
fino allo spasmo, alla voglia che ci danno i baci
davvero dànno desolàrmi nell’esistenza senza umori
senza risucchi nel fondo – dànno davvero
questa lingua secca (eppure oltre la sintassi
saprebbe madidàrsi – ti godrebbe fino a risucchiarti
fino a quella carezza sotto cui si svela
il coraggio finalmente “ti amo Caterina”)
e poche ciance!
Dopo un anno io piango – io vesto l’odore
il tuo odore io: VESTO, abitàcolo
continuum de léggere parole – più di piume
senza levare polvere alle ali – senza toccare
la luce che le rimanda al vento – le farfalle
sono fiàti ché:
ché come dice il nome: fiàti
respiri e gridi – si solleva il cuscino com’un vivo
al polso che si placa, fiàta – oh, poesia
riprendi questo trono abbandonato – neppure
[emòttisi
catarri e fiàti: gridale tu al mondo intero
quello di sopra – quello giù sotto da svellàre innanzi
ancòra spazio due di righe d’avvenire – il coraggio
ché amor che a nullo amato amar perdona
ché se ne sta in agguato il Gatto al mondo intero –
e temo e tremano i capelli e si precipita di un crollo
senza fondo – cieco Tramonto.
Colà, Tramonto – ora del giorno! – cola tra i monti i
[grattacieli
ti assisterò con forza (anche oggi) – in gola
mi sparo un bloody-Mary come un colpo – nome di
[donna
nomade Poesia – rossa come una donna ti beverò nel fondo
wodka del sogno, anna ti sfonderò col pugno:
non sai cosa darei per pronunciarlo un giorno
il coraggio dell’aggettivo primo, vaginale
anna, primo rimorso del codice penale!
Saviane: SPÀRATI UN COLPO per la stanchezza
di mille piani a piedi – a piedi a piedi
per la fragilità del sesso – volgare come i gradini
sempre gli stessi, ripetitivi
per la stolidezza di sporche macchie sbronze
per il Tramonto – per rinunciarlo un giorno
per tutti i baci senza cauzione senza ritorno
per queste sigarette – mi hanno stancato anch’esse!
Tre minuti in meno e in meno e in meno
sempre più sconosciuti compongono le ore di
[AM.ore
i mesi i secolòndi di stipiti di porte:
io bacerò chiunque disperata
per rinunciare il giorno del Tramonto.
(Invece nò – sotto braccetto maria la sanguinària
vergine nome originale – puttana e un po’ banale:
risvòlto del mio viso e grido:
OGGI Ml VESTO MI VADO A INNAMORARE
mi àbito di nuovo – sento le brocche
i valentini i porcospini: oggi mi vesto
mi vado a innamorare, mi abito impermeabile
di bronzo di riàce!)
Donna Poesia riposi sul cuscino – perché
pure carogna io – tu senti davére compìto il mio di¬dàre.
Oggi mi vesto: mi vado a innamorare – io vengo
vado normale – io vengo non per parlarti
ma per parlar di te…
(Torni senza preannuncio – un pugno in pancia
ché come dice il nome: faccia
di testa propria e va, breve sentieri fiéra
della vita lungo – lungo le lingue i baci
d’una longevità ignorante bàciami nome di Donna
[in faccia
ché come dice il nome:
FACCIA DI TESTA PROPRIA: FACCIA!)
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forsepoivengo · 5 years ago
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ce n’ho abbastanza per comprarmi una bottiglia di vodka un chilo di arance un amburg il pane tondo una birra un pacchetto di marlboro. E poi mangio l’amburg col pane tondo tostato e bevo la birra e fumo la marlboro e poi spremo due arance con la vodka. E poi esco e incontro la più grande figa della mia vita con gli occhi verdi e le ciglia nere e la bocca rossa e le mani nervose e decidiamo cazzo di non fare nessun film di non scrivere nessuna stronzata di non recitare nessuna cagata e di non andare in campagna e di non occuparci della casa né della merda né dei capelli né dei comunisti. Io butto nel fiume il trench di mio fratello io compro i biglietti per la partita roma-river plate io raccolgo gli occhi nella spazzatura io accompagno mio figlio nel paradiso totale senza nessun pericolo né gas né elettricità né politica né bicchieri né coltelli né stanze di pavimento. E lei scompare come le ore e appare come le ore e me ne frego della pensione e me ne frego di morire me ne frego dei fascisti e dovunque mi sdraio sogno e ho sempre voglia di baciarla e gli alberi respirano e le nuvole di merda si spaccano e da dentro partono razzi luminosi e dovunque sono vivo e non ho nessuna paura né dei rinoceronti né dei serpenti né degli appuntamenti e butto via l’elmetto e esco dalla trincea delle spalle di piombo e mando affanculo tutti gli stronzi cagacazzi della terra e grido come un’arancia stellare e viaggio nella luce dell’ananas e cago cicche d’oro sulla faccia dei nazi-igienisti maledetti puliscicessi. Buttare via il tempo della vita a lucidare i bidè e conservare i bicchieri e sorridersi a culo sbarrato e invecchiare come i più stronzi prima di noi. Maledetti cagoni falsi e vigliacconi. lei apparirà. Bruciando i tampax dell’anima sanguinante. apparirà con gli occhi verdi e ciglia nere e bocca rossa anima luminosa come arcobaleno puro radice che spiega con tutta la chiarezza perché questa merda è merda e finirò di vivere la vita con la paura di vivere la vita.
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Victor Cavallo, ce n’ho abbastanza
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forsepoivengo · 6 years ago
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Elisa Ruotolo.
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forsepoivengo · 6 years ago
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Vittorio Bodini.
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forsepoivengo · 6 years ago
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Luigi Ghirri fotografato da Letizia Battaglia
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forsepoivengo · 6 years ago
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Francesca Woodman (American, 1958-1981) - Self-Portrait Talking to Vince
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forsepoivengo · 6 years ago
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Diane Arbus, Self Portrait
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forsepoivengo · 6 years ago
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Una vacanza.
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