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Le ore pasquali
In occasione della santa Pasqua abbiamo pensato di fare cosa gradita ai nostri lettori mettendo a disposizione il testo, in slavonico ed italiano, delle Ore pasquali. Siamo certi che sarete clementi per la veste grafica modesta e per eventuali errori presenti nel testo ma se qualcuno durante l’imminente settimana luminosa ne trarrà giovamento allora gloria a Dio!
Il testo è a disposizione al seguente link:
Le Ore della Santa Pasqua
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Messaggio pasquale del Patriarca Kirill

Messaggio pasquale
di Sua Santità Kirill,
Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’
Ai membri dell’episcopato, del clero, ai monaci e alle monache
e a tutti i fedeli figli e figlie della Chiesa Ortodossa Russa.
“Quale grande amore ci ha dato il Padre
per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!” (1Gv 3,1)
Amati fratelli nell’episcopato, reverendi padri, venerabili monaci e monache, cari fratelli e sorelle,
Cristo è Risorto!
con queste parole gioiose e vivificanti vi saluto cordialmente, miei cari, e vi porgo i miei auguri in occasione della grande e salvifica festa della Pasqua.
La Chiesa, con le parole del grande dottore universale s. Gregorio il Teologo, chiama questo santo giorno festa delle feste e solennità delle solennità. E queste parole hanno un profondo senso spirituale, in quanto “la Pasqua supera tutte le solennità, non solo umane e terrene, ma anche di Cristo e celebrate per Cristo, nello stesso modo in cui il sole supera le stelle” (Sermone di Pasqua, 45). Nella gloriosa Resurrezione del Signore Gesù, che è l’evento più importante della storia della salvezza del genere umano, è contenuto il senso stesso e l’essenza profonda della nostra fede, cuore e forza del messaggio cristiano al mondo. Tutta la nostra predicazione di questi giorni è contenuta in tre parole: Cristo è Risorto! “Detto questo, che cosa potrei dire di pi��? Tutto è già detto”, esclama il santo metropolita di Mosca Filarete (Sermone nel giorno di Pasqua, 18 aprile 1826).
La storia dell’umanità dopo la caduta di Adamo è la storia della continua lotta del bene col male. Avendo disobbedito al Creatore, la prima coppia umana fece entrare nella propria vita e nel mondo il peccato e, con esso, la sofferenza e la malattia, la corruzione e la morte. Il peccato ha separato gli uomini da Dio, che non ha creato il male e non conosce menzogna. Nessun giusto ha saputo superare questa tragica divisione, colmare questo abisso spirituale, poiché le sole forze umane non bastano per questo. Perciò, come dice San Gregorio il Teologo, “ci è stato necessario un Dio che si incarnasse e morisse per rivivificarci” (Sermone di Pasqua, 45).
In altre parole, la Resurrezione di Cristo ha costituito un passo fondamentale verso l’eternità, grazie al quale è stata superata la limitatezza umana e soddisfatta la sete umana di unione con Dio. La Pasqua segna il trionfo dell’amore illimitato del Creatore per gli uomini, poiché “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3, 16).
Ma come festeggiare la Pasqua in un mondo oppresso dal dolore e dalla sofferenza, soffocato dalle guerre e dai conflitti, pieno di odio e risentimento? Come cantare “con la Sua morte ha calpestato la morte e a quanti giacevano nei sepolcri ha donato la vita”, quando la morte continua a essere la più evidente fine della vita terrena di ognuno di noi? La Pasqua non abolisce la reale presenza della morte nell’universo, ma il dolore umano e la tragedia della vita terrena sono stati vinti dal Signore Gesù Risorto che ha donato a noi, Suoi discepoli e seguaci, la speranza invincibile di raggiungere la vita eterna. La morte per noi cristiani non significa più una separazione definitiva, ma un incontro gioioso, l’atteso incontro con Dio.
Cristo, “primizia di coloro che sono morti” (1Cor 15, 20), ci ha mostrato l’unica via possibile per il superamento del peccato e della morte: è la via dell’amore. E questo amore siamo chiamati a testimoniare al mondo, prima di tutto con l’esempio della nostra vita, poiché da questo tutti sapranno che siamo discepoli del Signore, se avremo amore gli uni per gli altri (cf. Gv 13, 35).
L’amore, che secondo le parole di s. Paolo è il vincolo di perfezione (Col 3, 14), è la più alta e più grande virtù cristiana. Quando raggiungeremo l’eternità e potremo vedere lo stesso Signore, la nostra fede diventerà conoscenza e la speranza nella salvezza, per la misericordia di Dio, giungerà al compimento. Tuttavia l’amore “non avrà mai fine” (1Cor 13, 8) e non cambierà.
Il santo vescovo Ignatij Brjančaninov ha scritto in merito che “la perfezione nel cristianesimo consiste nell’amore perfetto per il prossimo” (Esperienze ascetiche, Sull’amore al prossimo). Ma cos’è l’amore perfetto? E’ un amore che arriva a essere amore per gli sconosciuti, per chi non ci vuole bene, perfino per i nemici. E’ un amore di sacrificio, che oltrepassa la comprensione umana perché non rientra nel quadro della logica abituale della nostra vita. Tale amore si può raggiungere con lo sforzo ascetico che ci ottiene la Grazia di Dio, la quale ci rende capaci di rispondere all’odio con l’amore, al male col bene.
E’ questo l’amore che Cristo ci ha manifestato, sopportando per la nostra salvezza terribili umiliazioni, la passione della croce e una morte tremenda. E’ da questo suo amore, che tutto vince e a tutto dà compimento, che gli inferi sono stati definitivamente sconfitti e le porte del cielo si sono spalancate per tutta l’umanità. In ogni contesto di vita siamo chiamati a ricordare che le forze del male, in realtà, sono illusorie e non così potenti, perché non possono competere con le forze dell’amore e del bene, la cui unica fonte è in Dio. Sforziamoci di ricordare che la miglior risposta e il miglior antidoto al peccato e alla menzogna è la nostra preghiera sincera che sgorga dalle profondità del cuore, innanzitutto la preghiera comunitaria, che eleviamo in chiesa durante le celebrazioni e in particolar modo la comunione col Corpo e il Sangue del Salvatore nel sacramento dell’eucarestia.
Provando oggi la grande gioia della Pasqua e contemplando con devozione e trepidazione Cristo Datore della vita, che si è rialzato dal sepolcro, condividiamo questo annuncio salvifico con vicini e lontani, affinché anch’essi possano vedere lo splendore ineffabile dell’amore di Dio e insieme con noi benedicano e glorifichino l’onorabilissimo e magnifico nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo.
La luce salvifica della Resurrezione di Cristo, che oltrepassa ogni intelligenza, rischiari sempre il cammino della nostra vita, illuminandoci e consolandoci, e ci renda partecipi e eredi del Regno dei cieli.
Rallegratevi ed esultate, miei cari, poiché
Cristo Dio è veramente Risorto!
+ Kirill
Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’
#Patriarca Kirill#Patriarca di Mosca e di tutta la Russia#Messaggio Pasquale 2016#Pasqua#Messaggio Pasqua 2016
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I venerabili Padri delle Grotte di Kiev

Sulle rive del fiume Dniepr (chiamato anche "Slavutych") a Kiev, la capitale dell'Ucraina, sorge il famoso Monastero delle Grotte in cui riposano le reliquie di molti santi. I resti mortali di questi santi riposano nelle Grotte di Sant'Antonio e in di San Teodosio, i due fondatori della comunità monastica.
I santi delle Grotte superiori sono onorati il 28 settembre, mentre quelli delle Grotte inferiori il 28 agosto. La sinassi di tutti i venerabili padri delle Lavra delle Grotte di Kiev è celebrata la seconda Domenica di Quaresima.
Non è possibile ricordare tutti i nomi di questo coro di santi, tuttavia proveremo di seguito a darne un elenco che lungi dall'essere esaustivo, testimonia però quanto questa terra di Kiev sia stata benedetta dal Signore.
Per le Grotte di sant'Antonio sono note due liste di santi padri. La prima lista è stata compilata dallo ieromonaco Melezio l'Orfano (si trova nell'Akathistnik di Kiev del 1764). La seconda, che si trova nei servizi in onore dei Padri delle Grotte di Kiev, è stata compilato da san Demetrio di Rostov.
Eccone alcuni:
Monaco Antonio, fondatore della Lavra (10 luglio)
Monaco Abramo, l'amante del lavoro (21 agosto)
Monaco Abramo, il Recluso (29 ottobre)
Monaco Agapito, anargiro (1 giugno)
Monaco Alessio, il Recluso (24 aprile)
Monaco Alipio, l'iconografo (17 agosto)
Martire Anastasio, diacono (22 gennaio)
Monaco Anatolio, il Recluso (3 luglio)
Monaco Areta, il Recluso (24 ottobre)
Monaco Atanasio, il Recluso (2 dicembre)
Igumeno Barlaam (19 novembre)
martiri Basilico e Teodoro (11 agosto)
Ieromonaco Damiano, il guaritore (5 ottobre)
Monaco Elia di Murom (19 dicembre)
Vescovo Efraim di Pereyaslavl (28 gennaio)
Monaco Erasmo, il vestito di nero (24 febbraio)
Martire Eustrazio (28 marzo)
Monaco Gregorio, iconografo (8 agosto)
Martire Gregorio, taumaturgo (8 gennaio)
Monaco Elladio, il recluso (4 ottobre)
Monaco Isacco, il recluso (14 febbraio)
Monaco Isaia, taumaturgo (15 maggio)
Monaco Geremia, il chiaroveggente (5 ottobre)
Monaco Giovanni, il digiunatore (7 dicembre)
Giovanni il gradito a Dio (29 dicembre)
Martire Giovanni, bambino (29 dicembre)
(Commemorato con i 14.000 neonati uccisi a Betlemme da Erode)
Monaco Giovanni, il sofferente (18 luglio)
Manaca Giuliana, Principessa di Olshansk (6 luglio)
Ieromartire Kuksha, Illuminatore della Vyati (27 agosto)
Vescovo Lorenzo, il recluso di Turov (29 gennaio)
Monaco Luca (6 novembre)
Monaco Macario (19 gennaio)
Monaco Marco, il becchino (29 dicembre)
Monaco Matteo, il chiaroveggente (5 ottobre)
Vescovo Mercurio di Smolensk (7 agosto)
Martire Mosè, l'ungherese (26 luglio)
Monaco Nettario, l'obbediente (29 novembre)
Monaco Nestore, il cronista (27 ottobre)
Monaco Nicola Svyatosha, principe di Chernigov (14 ottobre)
Monaco Nicodemo, il preparatore di prosfore (31 ottobre)
Igumeno Nikon (23 marzo)
Monaco Nikon (11 dicembre)
Vescovo Niphon di Novgorod (8 aprile)
Monaco Onesimo, il Recluso (4 ottobre e il 21 luglio)
Monaco Onesiforo, il confessore (9 novembre)
Monaco Onofrio, il silenzioso (21 luglio)
Monaco Pimen, il digiunatore (27 agosto)
Monaco Pimen, il molto sofferente (7 agosto)
Archimandrita Policarpo (luglio 24)
Monaco Procoro (10 febbraio)
Monaco Sava, gradito a Dio (24 aprile)
Monaco Sergio, l'obbediente (7 ottobre)
Monaco Simon, vescovo di Suzdal (10 maggio)
Monaco Sisoes il recluso (24 ottobre)
Monaco Spyridon, il preparatore di prosfore (31 ottobre)
Monaco Silvestro, il taumaturgo (2 gennaio)
Monaco Teofane, il digiunatore (11 ottobre)
Monaco Teofilo (29 dicembre)
Monaco Teofilo, il Recluso (24 ottobre)
Ieromonaco Tito (27 febbraio)
I dodici Architetti Maestri di Costantinopoli che dipinsero la chiesa del monastero della Dormizione della Santissima Theotokos (14 febbraio)
Nel servizio del 28 settembre è menzionato anche Sant'Efrem presbitero. Lo ieromonaco Atanasio Kalpophyisky ha scritto nel 1638, che il suo corpo incorrotto, rivestiti con i paramenti sacerdotali, si trovava di fronte alle reliquie di S. Elia di Murom. Lo Ieromonaco Atanasio cita anche St Eustazio che era un orefice prima di venire al monastero.
Nel Canone di Melezio l'orfano viene citato anche san Dionigi, Arcivescovo di Suzdal (26 giugno e anche il 15 ottobre). Il santo Gerarca vennearrestato dal principe lituano a Kiev dopo la sua consacrazione come metropolita di Mosca dal Patriarca di Costantinopoli. È morto il 15 ottobre 1384 e fu sepolto nelle grotte di Antonio.
Sempre lo ieromonaco Atanasio Kalpophyisky nel suo manoscritto del 1638 ricorda anche: san Geronimo, recluso e taumaturgo, l'anziano taumaturgo Meliado, il santo anziano Pergio e san Paolo, un monaco di notevole obbedienza.
I vecchi calendari ricordano anche i sacerdoti Melezio, Serapione, Filareto e Pietro mentre una lapide rinvenuta nelle grotte nel 1853 ricorda Teodosio, Teofilo e Giovanni. Quest'ultimo visse nel cavo di una quercia.
Il 28 agosto si fa memoria invece dei santi delle Grotte inferiori:
Igumeno Teodosio, il fondatore (3 maggio, 14 agosto 2 Settembre)
Monaco Agatone, taumaturgo (20 febbraio)
Archimandrita Acidino (1235)
Monaco Ammone (4 ottobre)
Vescovo Anfilochio di Vladimir, Volinia (10 ottobre)
Monaco Anatolio, il recluso (3 luglio)
Monaco Aquila, diacono (4 gennaio)
Monaco Arsenio, amante del lavoro (8 maggio)
Monaco Atanasio il recluso (2 dicembre)
Monaco Beniamino, il recluso (13 ottobre)
Monaco Cassiano il recluso (29 febbraio, 8 Maggio)
Anziano Daniele (14 ° secolo)
Ieromonaco Dionisio, il Recluso (3 ottobre)
Archimandrita Dositeo (+ 1218)
Anziano Eulogio (14 ° secolo)
Ieroschemamonaco Eutimio (20 gennaio)
Monaco Geronzio, il Canonarca (1 aprile)
Monaco Gregorio, il recluso (8 gennaio, 8 Agosto)
Schemamonaco Ilarione (21 ottobre)
Monaco Ipazio, il guaritore (31 marzo)
Archimandrita Ignazio (20 dicembre)
Monaco Isidoro, il recluso (secoli 12 ° 13 °)
Monaco Giuseppe, il sofferente (4 aprile)
Monaco Lorenzo, il recluso (20 gennaio)
Monaco Leonzio, il canonarca (1 aprile, il 18 giugno)
Monaco Longino, guardiano delle porte (16 ottobre)
Ieromartire Luciano, sacerdote (15 ottobre)
Monaco Macario, diacono (19 gennaio)
Monaco Mardario, il recluso (13 dicembre)
Monaco Martirio, il recluso (25 ottobre)
Monaco, Martirio, diacono (25 ottobre)
Monaco Mercurio, il digiunatore (4 novembre, 24)
Monaco Mosè, taumaturgo (26 luglio, 28)
Monaco Nestor, l'incolto (29 ottobre)
Monaco Paisio (19 luglio)
Ieromonaco Pambo, il recluso (18 luglio)
Ieromonaco Pancrazio, il recluso (9 febbraio)
Monaco Pafnuzio, il recluso (15 febbraio)
Monaco Paolo, l'obbediente (10 settembre)
Igumeno Pimen, il digiunatore (8 maggio, il 7 agosto)
Monaco Pietro, il recluso (4 ottobre)
Monaco Rufo, l'obbediente (8 aprile)
Schemamonaco Silvano (10 giugno, 10 luglio)
Schemamonaco Sisoes (6 luglio)
Monaco Sofronio, il recluso (11 marzo, 11 Maggio)
Monaco Teodoro, il silenzioso (17 febbraio)
Monaco Teodosio (Principe Teodoro) (11 agosto)
Arcivescovo Teofilo di Novgorod (26 ottobre)
Igumeno Timoteo (+ 1132)
Monaco Tito, il soldato (27 gennaio, il 27 febbraio)
Monaco Zaccaria, il digiunatore (24 marzo)
Monaco Zeno, il digiunatore (30 gennaio)
Infine ecco una traduzione del tropario e del contacio che si cantano nella seconda domenica di quaresima per ricordare la sinassi di questi santi padri.
Tropario della Sinassi dei venerabili Padri delle Grotte di Kiev. Tono II.
Scendendo nelle tombe e rinchiudendovi in esse, uccideste le passioni della carne e distruggeste gli inferi, diventando simili a Cristo Dio. Per questo ricevete dagli angeli le celesti corone.
Contacio della Sinassi dei venerabili Padri delle Grotte di Kiev. Tono VIII.
O tutti santi padri, moltitudine benedetta, fonti di molti miracoli e di miro, tesoro incalcolabile del Signore nascosto nella terra, non smettete di pregare Dio per noi. Vi cantiamo: gioite, perché siete luce per tutto il mondo.
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10 regole per la Grande Quaresima

1. Rallegratevi!
In questo tempo di Quaresima facciamoci guidare dalle parole del santo apostolo Paolo: “rallegratevi, pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie” (1Tes 5,16-18). Non angustiamoci per lo sforzo ascetico di questo santo tempo ma rallegriamoci per i frutti spirituali che vedremo nascere dal nostro cammino verso la luce pasquale.
2. Pregate incessantemente!
L’apostolo Paolo ci invita poi a pregare incessantemente. La Grande Quaresima è un tempo opportuno per curare maggiormente la nostra vita di preghiera. Proviamo a fare maggiore attenzione alle liturgie, leggiamo anche i testi se è possibile. Cerchiamo di rimanere fedeli alla nostra regola di preghiera aggiungendo la preghiera di sant’Efrem il Siro e dedicando ad essa un po’ più di tempo.
3. Pregate in chiesa
In Quaresima ci sono molte occasioni per pregare in chiesa oltre alla liturgia domenicale. Non perdiamo quest’occasione di ritagliare un po’ del nostro tempo per passare da una chiesa, non sempre è facile pregare a casa o sul posto di lavoro. Cerchiamo di non mancare alla preghiera del Grande Canone di Sant’Andrea di Creta e all’inno Akathistos.
4. Aprimi le porte del pentimento, Datore di vita!
“Aprimi le porte del pentimento, Datore di vita” ci fa cantare la Chiesa in Quaresima. Questo è tempo di pentimento e purificazione. Se non abbiamo intenzione di pentirci, di fare metanoia non facciamo lo sforzo ascetico, sarebbe solo una perdita di tempo e salute.
5. Conservate la vostra salute!
Lo sforzo ascetico del digiuno è sempre impegnativo. Se qualcuno ha problemi di salute non si cimenti senza aver parlato con il proprio padre spirituale. Dio e la Chiesa non saranno felici per eventuali ulcere o altri problemi di salute
6. Guardate al vostro piatto!
La “vanità del digiuno” è dietro l’angolo durante la Quaresima. Per prevenirla è bene guardare al proprio piatto e non soffermarsi a “controllare” gli altri. Ricordiamoci che sempre che non conosciamo le situazioni di ciascuno e le indicazioni dei loro padri spirituali.
7. Non di solo pane vive l’uomo
Non è bene passare la Quaresima a pensare al cibo e alle regole alimentari. Questo tempo santo non è una questione di dieta, ma un tempo per l’anima. Sta scritto: “non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4,4). Ecco, non concentriamoci sul cibo ma sulla Parola di Dio. Possiamo utilmente in questi giorni leggere la Sacra Scrittura, in particolare i santi Vangeli, e affiancare ad essa gli scritti dei Padri
8. Siate solleciti nel bene
Sarebbe importante spostare il nostro interesse dal contenuto del piatto degli altri alle persone che ci circondano. Il digiuno che pratichiamo dovrebbe sempre accrescere in noi l’amore per Dio e per il prossimo. Ricordiamoci il monito di Cristo: “quod superest date elemosinam”, ciò che è sulla tavola venga donato ai poveri. (cfr. Lc 3,11).
9. Vincete il rispetto umano
Padre Paisio invitava a non digiunare per spettacolo ma ricordava anche che oltre al rispetto per i vicini bisogna avere soprattutto rispetto per noi stessi e la nostra fede. Lo sforzo ascetico quaresimale è anche sforzo della volontà per vincere anche il cosiddetto rispetto umano: non c’è atto più servile che quello di ridurre e di costringere se medesimo alla necessità di conformare la propria religione al capriccio altrui. Un invito a gustare una fetta di torta, a un divertimento o mangiare un pezzo di pollo può essere gentilmente rifiutato anche con una buona scusa.
10. Andate a Cristo!
Andare incontro al Cristo risorto è la più importante regola quaresimale. La Sua compagnia è la cosa più grande che possiamo gustare in questo tempo santo: con il Signore cercheremo di superare i quaranta giorni di digiuno, con Lui andremo alla tomba di Lazzaro, poi entreremo con lui in Gerusalemme, con gli Apostoli parteciperemo all’ultima cena e infine saremo sotto la croce con la Madre di Dio e l'apostolo Giovanni. Saremo infine al sepolcro e gioiremo di trovarlo vuoto. E grideremo con tutto il cuore: Cristo è risorto!
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Sua santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ Kirill recita la preghiera di sant’Efrem il siro.
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Dichiarazione comune del Patriarca Kirill e del Papa Francesco

“La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi” (2 Cor 13, 13).
Per volontà di Dio Padre dal quale viene ogni dono, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, e con l’aiuto dello Spirito Santo Consolatore, noi, Papa Francesco e Kirill, Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, ci siamo incontrati oggi a L’Avana. Rendiamo grazie a Dio, glorificato nella Trinità, per questo incontro, il primo nella storia. Con gioia ci siamo ritrovati come fratelli nella fede cristiana che si incontrano per “parlare a viva voce” (2 Gv, 12), da cuore a cuore, e discutere dei rapporti reciproci tra le Chiese, dei problemi essenziali dei nostri fedeli e delle prospettive di sviluppo della civiltà umana.
Il nostro incontro fraterno ha avuto luogo a Cuba, all’incrocio tra Nord e Sud, tra Est e Ovest. Da questa isola, simbolo delle speranze del “Nuovo Mondo” e degli eventi drammatici della storia del XX secolo, rivolgiamo la nostra parola a tutti i popoli dell’America Latina e degli altri continenti. Ci rallegriamo che la fede cristiana stia crescendo qui in modo dinamico. Il potente potenziale religioso dell’America Latina, la sua secolare tradizione cristiana, realizzata nell’esperienza personale di milioni di persone, sono la garanzia di un grande futuro per questa regione.
Incontrandoci lontano dalle antiche contese del “Vecchio Mondo”, sentiamo con particolare forza la necessità di un lavoro comune tra cattolici e ortodossi, chiamati, con dolcezza e rispetto, a rendere conto al mondo della speranza che è in noi (cfr. 1 Pt 3, 15).
Rendiamo grazie a Dio per i doni ricevuti dalla venuta nel mondo del suo unico Figlio. Condividiamo la comune Tradizione spirituale del primo millennio del cristianesimo. I testimoni di questa Tradizione sono la Santissima Madre di Dio, la Vergine Maria, e i santi che veneriamo. Tra loro ci sono innumerevoli martiri che hanno testimoniato la loro fedeltà a Cristo e sono diventati “seme di cristiani”.
Nonostante questa Tradizione comune dei primi dieci secoli, cattolici e ortodossi, da quasi mille anni, sono privati della comunione nell’Eucaristia. Siamo divisi da ferite causate da conflitti di un passato lontano o recente, da divergenze, ereditate dai nostri antenati, nella comprensione e l’esplicitazione della nostra fede in Dio, uno in tre Persone – Padre, Figlio e Spirito Santo. Deploriamo la perdita dell’unità, conseguenza della debolezza umana e del peccato, accaduta nonostante la Preghiera sacerdotale di Cristo Salvatore: “Perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola” (Gv 17, 21).
Consapevoli della permanenza di numerosi ostacoli, ci auguriamo che il nostro incontro possa contribuire al ristabilimento di questa unità voluta da Dio, per la quale Cristo ha pregato. Possa il nostro incontro ispirare i cristiani di tutto il mondo a pregare il Signore con rinnovato fervore per la piena unità di tutti i suoi discepoli. In un mondo che attende da noi non solo parole ma gesti concreti, possa questo incontro essere un segno di speranza per tutti gli uomini di buona volontà!
Nella nostra determinazione a compiere tutto ciò che è necessario per superare le divergenze storiche che abbiamo ereditato, vogliamo unire i nostri sforzi per testimoniare il Vangelo di Cristo e il patrimonio comune della Chiesa del primo millennio, rispondendo insieme alle sfide del mondo contemporaneo. Ortodossi e cattolici devono imparare a dare una concorde testimonianza alla verità in ambiti in cui questo è possibile e necessario. La civiltà umana è entrata in un periodo di cambio epocale. La nostra coscienza cristiana e la nostra responsabilità pastorale non ci autorizzano a restare inerti di fronte alle sfide che richiedono una risposta comune.
Il nostro sguardo si rivolge in primo luogo verso le regioni del mondo dove i cristiani sono vittime di persecuzione. In molti paesi del Medio Oriente e del Nord Africa i nostri fratelli e sorelle in Cristo vengono sterminati per famiglie, villaggi e città intere. Le loro chiese sono devastate e saccheggiate barbaramente, i loro oggetti sacri profanati, i loro monumenti distrutti. In Siria, in Iraq e in altri paesi del Medio Oriente, constatiamo con dolore l’esodo massiccio dei cristiani dalla terra dalla quale cominciò a diffondersi la nostra fede e dove essi hanno vissuto, fin dai tempi degli apostoli, insieme ad altre comunità religiose.
Chiediamo alla comunità internazionale di agire urgentemente per prevenire l’ulteriore espulsione dei cristiani dal Medio Oriente. Nell’elevare la voce in difesa dei cristiani perseguitati, desideriamo esprimere la nostra compassione per le sofferenze subite dai fedeli di altre tradizioni religiose diventati anch’essi vittime della guerra civile, del caos e della violenza terroristica.
In Siria e in Iraq la violenza ha già causato migliaia di vittime, lasciando milioni di persone senza tetto né risorse. Esortiamo la comunità internazionale ad unirsi per porre fine alla violenza e al terrorismo e, nello stesso tempo, a contribuire attraverso il dialogo ad un rapido ristabilimento della pace civile. È essenziale assicurare un aiuto umanitario su larga scala alle popolazioni martoriate e ai tanti rifugiati nei paesi confinanti. Chiediamo a tutti coloro che possono influire sul destino delle persone rapite, fra cui i Metropoliti di Aleppo, Paolo e Giovanni Ibrahim, sequestrati nel mese di aprile del 2013, di fare tutto ciò che è necessario per la loro rapida liberazione.
Eleviamo le nostre preghiere a Cristo, il Salvatore del mondo, per il ristabilimento della pace in Medio Oriente che è “il frutto della giustizia” (Is 32, 17), affinché si rafforzi la convivenza fraterna tra le varie popolazioni, le Chiese e le religioni che vi sono presenti, per il ritorno dei rifugiati nelle loro case, la guarigione dei feriti e il riposo dell’anima degli innocenti uccisi. Ci rivolgiamo, con un fervido appello, a tutte le parti che possono essere coinvolte nei conflitti perché mostrino buona volontà e siedano al tavolo dei negoziati. Al contempo, è necessario che la comunità internazionale faccia ogni sforzo possibile per porre fine al terrorismo con l’aiuto di azioni comuni, congiunte e coordinate. Facciamo appello a tutti i paesi coinvolti nella lotta contro il terrorismo, affinché agiscano in maniera responsabile e prudente. Esortiamo tutti i cristiani e tutti i credenti in Dio a pregare con fervore il provvidente Creatore del mondo perché protegga il suo creato dalla distruzione e non permetta una nuova guerra mondiale. Affinché la pace sia durevole ed affidabile, sono necessari specifici sforzi volti a riscoprire i valori comuni che ci uniscono, fondati sul Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo.
Ci inchiniamo davanti al martirio di coloro che, a costo della propria vita, testimoniano la verità del Vangelo, preferendo la morte all’apostasia di Cristo. Crediamo che questi martiri del nostro tempo, appartenenti a varie Chiese, ma uniti da una comune sofferenza, sono un pegno dell’unità dei cristiani. È a voi, che soffrite per Cristo, che si rivolge la parola dell’apostolo: “Carissimi!… nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della Sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare.” (1 Pt 4, 12-13).
In quest’epoca inquietante, il dialogo interreligioso è indispensabile. Le differenze nella comprensione delle verità religiose non devono impedire alle persone di fedi diverse di vivere nella pace e nell’armonia. Nelle circostanze attuali, i leader religiosi hanno la responsabilità particolare di educare i loro fedeli in uno spirito rispettoso delle convinzioni di coloro che appartengono ad altre tradizioni religiose. Sono assolutamente inaccettabili i tentativi di giustificare azioni criminali con slogan religiosi. Nessun crimine può essere commesso in nome di Dio, “perché Dio non è un Dio di disordine, ma di pace” (1 Cor 14, 33).
Nell’affermare l’alto valore della libertà religiosa, rendiamo grazie a Dio per il rinnovamento senza precedenti della fede cristiana che sta accadendo ora in Russia e in molti paesi dell’Europa orientale, dove i regimi atei hanno dominato per decenni. Oggi le catene dell’ateismo militante sono spezzate e in tanti posti i cristiani possono liberamente confessare la loro fede. In un quarto di secolo, vi sono state costruite decine di migliaia di nuove chiese, e aperti centinaia di monasteri e scuole teologiche. Le comunità cristiane portano avanti un’importante attività caritativa e sociale, fornendo un’assistenza diversificata ai bisognosi. Ortodossi e cattolici spesso lavorano fianco a fianco. Essi attestano l’esistenza dei fondamenti spirituali comuni della convivenza umana, testimoniando i valori del Vangelo.
Allo stesso tempo, siamo preoccupati per la situazione in tanti paesi in cui i cristiani si scontrano sempre più frequentemente con una restrizione della libertà religiosa, del diritto di testimoniare le proprie convinzioni e la possibilità di vivere conformemente ad esse. In particolare, constatiamo che la trasformazione di alcuni paesi in società secolarizzate, estranee ad ogni riferimento a Dio ed alla sua verità, costituisce una grave minaccia per la libertà religiosa. È per noi fonte di inquietudine l’attuale limitazione dei diritti dei cristiani, se non addirittura la loro discriminazione, quando alcune forze politiche, guidate dall’ideologia di un secolarismo tante volte assai aggressivo, cercano di spingerli ai margini della vita pubblica.
Il processo di integrazione europea, iniziato dopo secoli di sanguinosi conflitti, è stato accolto da molti con speranza, come una garanzia di pace e di sicurezza. Tuttavia, invitiamo a rimanere vigili contro un’integrazione che non sarebbe rispettosa delle identità religiose. Pur rimanendo aperti al contributo di altre religioni alla nostra civiltà, siamo convinti che l’Europa debba restare fedele alle sue radici cristiane. Chiediamo ai cristiani dell’Europa orientale e occidentale di unirsi per testimoniare insieme Cristo e il Vangelo, in modo che l’Europa conservi la sua anima formata da due mille anni di tradizione cristiana.
Il nostro sguardo si rivolge alle persone che si trovano in situazioni di grande difficoltà, che vivono in condizioni di estremo bisogno e di povertà mentre crescono le ricchezze materiali dell’umanità. Non possiamo rimanere indifferenti alla sorte di milioni di migranti e di rifugiati che bussano alla porta dei paesi ricchi. Il consumo sfrenato, come si vede in alcuni paesi più sviluppati, sta esaurendo gradualmente le risorse del nostro pianeta. La crescente disuguaglianza nella distribuzione dei beni terreni aumenta il sentimento d’ingiustizia nei confronti del sistema di relazioni internazionali che si è stabilito.
Le Chiese cristiane sono chiamate a difendere le esigenze della giustizia, il rispetto per le tradizioni dei popoli e un’autentica solidarietà con tutti coloro che soffrono. Noi, cristiani, non dobbiamo dimenticare che “Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio” (1 Cor 1, 27-29).
La famiglia è il centro naturale della vita umana e della società. Siamo preoccupati dalla crisi della famiglia in molti paesi. Ortodossi e cattolici condividono la stessa concezione della famiglia e sono chiamati a testimoniare che essa è un cammino di santità, che testimonia la fedeltà degli sposi nelle loro relazioni reciproche, la loro apertura alla procreazione e all’educazione dei figli, la solidarietà tra le generazioni e il rispetto per i più deboli.
La famiglia si fonda sul matrimonio, atto libero e fedele di amore di un uomo e di una donna. È l’amore che sigilla la loro unione ed insegna loro ad accogliersi reciprocamente come dono. Il matrimonio è una scuola di amore e di fedeltà. Ci rammarichiamo che altre forme di convivenza siano ormai poste allo stesso livello di questa unione, mentre il concetto di paternità e di maternità come vocazione particolare dell’uomo e della donna nel matrimonio, santificato dalla tradizione biblica, viene estromesso dalla coscienza pubblica.
21. Chiediamo a tutti di rispettare il diritto inalienabile alla vita. Milioni di bambini sono privati della possibilità stessa di nascere nel mondo. La voce del sangue di bambini non nati grida verso Dio (cfr. Gn 4, 10).Lo sviluppo della cosiddetta eutanasia fa sì che le persone anziane e gli infermi inizino a sentirsi un peso eccessivo per le loro famiglie e la società in generale.Siamo anche preoccupati dallo sviluppo delle tecniche di riproduzione biomedica, perché la manipolazione della vita umana è un attacco ai fondamenti dell’esistenza dell’uomo, creato ad immagine di Dio. Riteniamo che sia nostro dovere ricordare l’immutabilità dei principi morali cristiani, basati sul rispetto della dignità dell’uomo chiamato alla vita, secondo il disegno del Creatore. 22. Oggi, desideriamo rivolgerci in modo particolare ai giovani cristiani. Voi, giovani, avete come compito di non nascondere il talento sotto terra (cfr. Mt 25, 25), ma di utilizzare tutte le capacità che Dio vi ha dato per confermare nel mondo le verità di Cristo, per incarnare nella vostra vita i comandamenti evangelici dell’amore di Dio e del prossimo. Non abbiate paura di andare controcorrente, difendendo la verità di Dio, alla quale odierne norme secolari sono lontane dal conformarsi sempre.
23. Dio vi ama e aspetta da ciascuno di voi che siate Suoi discepoli e apostoli. Siate la luce del mondo affinché coloro che vi circondano, vedendo le vostre opere buone, rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli (cfr. Mt 5, 14, 16). Educate i vostri figli nella fede cristiana, trasmettete loro la perla preziosa della fede (cfr. Mt 13, 46) che avete ricevuta dai vostri genitori ed antenati. Ricordate che “siete stati comprati a caro prezzo” (1 Cor 6, 20), al costo della morte in croce dell’Uomo-Dio Gesù Cristo.
24. Ortodossi e cattolici sono uniti non solo dalla comune Tradizione della Chiesa del primo millennio, ma anche dalla missione di predicare il Vangelo di Cristo nel mondo di oggi. Questa missione comporta il rispetto reciproco per i membri delle comunità cristiane ed esclude qualsiasi forma di proselitismo.Non siamo concorrenti ma fratelli, e da questo concetto devono essere guidate tutte le nostre azioni reciproche e verso il mondo esterno. Esortiamo i cattolici e gli ortodossi di tutti i paesi ad imparare a vivere insieme nella pace e nell’amore, e ad avere “gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti” (Rm 15, 5). Non si può quindi accettare l’uso di mezzi sleali per incitare i credenti a passare da una Chiesa ad un’altra, negando la loro libertà religiosa o le loro tradizioni. Siamo chiamati a mettere in pratica il precetto dell’apostolo Paolo: “Mi sono fatto un punto di onore di non annunziare il vangelo se non dove ancora non era giunto il nome di Cristo, per non costruire su un fondamento altrui” (Rm 15, 20).
25. Speriamo che il nostro incontro possa anche contribuire alla riconciliazione, là dove esistono tensioni tra greco-cattolici e ortodossi. Oggi è chiaro che il metodo dell’”uniatismo” del passato, inteso come unione di una comunità all’altra, staccandola dalla sua Chiesa, non è un modo che permette di ristabilire l’unità. Tuttavia, le comunità ecclesiali apparse in queste circostanze storiche hanno il diritto di esistere e di intraprendere tutto ciò che è necessario per soddisfare le esigenze spirituali dei loro fedeli, cercando nello stesso tempo di vivere in pace con i loro vicini. Ortodossi e greco-cattolici hanno bisogno di riconciliarsi e di trovare forme di convivenza reciprocamente accettabili.
26. Deploriamo lo scontro in Ucraina che ha già causato molte vittime, innumerevoli ferite ad abitanti pacifici e gettato la società in una grave crisi economica ed umanitaria. Invitiamo tutte le parti del conflitto alla prudenza, alla solidarietà sociale e all’azione per costruire la pace. Invitiamo le nostre Chiese in Ucraina a lavorare per pervenire all’armonia sociale, ad astenersi dal partecipare allo scontro e a non sostenere un ulteriore sviluppo del conflitto.
27. Auspichiamo che lo scisma tra i fedeli ortodossi in Ucraina possa essere superato sulla base delle norme canoniche esistenti, che tutti i cristiani ortodossi dell’Ucraina vivano nella pace e nell’armonia, e che le comunità cattoliche del Paese vi contribuiscano, in modo da far vedere sempre di più la nostra fratellanza cristiana.
Nel mondo contemporaneo, multiforme eppure unito da un comune destino, cattolici e ortodossi sono chiamati a collaborare fraternamente nell’annuncio della Buona Novella della salvezza, a testimoniare insieme la dignità morale e la libertà autentica della persona, “perché il mondo creda” (Gv 17, 21). Questo mondo, in cui scompaiono progressivamente i pilastri spirituali dell’esistenza umana, aspetta da noi una forte testimonianza cristiana in tutti gli ambiti della vita personale e sociale. Dalla nostra capacità di dare insieme testimonianza dello Spirito di verità in questi tempi difficili dipende in gran parte il futuro dell’umanità.
In questa ardita testimonianza della verità di Dio e della Buona Novella salvifica, possa sostenerci l’Uomo-Dio Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore, che ci fortifica spiritualmente con la sua infallibile promessa: “Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo Regno” (Lc 12, 32)! Cristo è fonte di gioia e di speranza. La fede in Lui trasfigura la vita umana, la riempie di significato. Di ciò si sono potuti convincere, attraverso la loro esperienza, tutti coloro a cui si possono applicare le parole dell’apostolo Pietro: “Voi, che un tempo eravate non-popolo, ora invece siete il popolo di Dio; voi, un tempo esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia” (1 Pt 2, 10).
30. Pieni di gratitudine per il dono della comprensione reciproca espresso durante il nostro incontro, guardiamo con speranza alla Santissima Madre di Dio, invocandola con le parole di questa antica preghiera: “Sotto il riparo della tua misericordia, ci rifugiamo, Santa Madre di Dio”. Che la Beata Vergine Maria, con la sua intercessione, incoraggi alla fraternità coloro che la venerano, perché siano riuniti, al tempo stabilito da Dio, nella pace e nell’armonia in un solo popolo di Dio, per la gloria della Santissima e indivisibile Trinità!
Kirill
Patriarca di Mosca
e di tutta la Russia
Francesco
Vescovo di Roma
Papa della Chiesa Cattolica
12 febbraio 2016, L’Avana (Cuba)
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Il Santo e Grande Concilio di Creta - Dossier

Il Santo e Grande Concilio: dove e quando
I Primati delle Chiese Ortodosse Autocefale, riuniti dal 21 al 28 gennaio a Chambesy vicino a Ginevra, hanno confermato la loro decisione di convocare il Grande e Santo Concilio della Chiesa ortodossa. Il Concilio si terrà dal 16 al 27 giugno nell'isola di Creta, a pochi chilometri dalla città costiera di Canea, nelle sale della moderna e accogliente Accademia Ortodossa. Assolutamente significativa sarà la Liturgia di Domenica 19 giugno, festa di Pentecoste, che verrà celebrata dai padri conciliari a Heraklion nella cattedrale di San Minas.
Creta tuttavia non è stata la prima opzione dei Primati, in precedenza era stata individuata come sede del Concilio la chiesa di Sant’Irene a Istanbul, l’antica cattedrale di Costantinopoli, dove ebbe sede il secondo Concilio ecumenico della Chiesa indivisa (nel 553) ma l’esplodere delle tensioni tra Mosca e Ankara per l’abbattimento del jet russo al confine con la Siria ha rimesso in discussione la scelta. Alla fine dopo varie proposte, tra cui il Monte Athos e Rodi, si è individuata l’isola di Creta la cui Accademia presenta una struttura assolutamente adeguata per i lavori conciliari.
Regole e temi del Concilio
A Chambésy i Primati delle Chiese ortodosse hanno approvato le regole procedurali del prossimo concilio panortodosso e i temi che questo sarà chiamato a discutere.
Le regole sono state condensate in 16 articoli e riguardano la convocazione del Concilio, la sua struttura, i poteri della presidenza e della segreteria, l'ordinamento dei lavori, l'approvazione dei testi, la presenza di osservatori delle Chiese non ortodosse. Fondamentale la scelta della regola del consenso, e non della maggioranza, sulle decisioni conciliari. Sul nostro blog è possibile consultare il testo in italiano del regolamento.
Bisogna però evidenziare che il patriarcato di Antiochia non ha firmato le regole sottoscritte da tutti gli altri delegati. La mancata firma da parte della Chiesa di Antiochia è piuttosto problematica perché di fatto l’assenza di questa chiesa invaliderebbe il Concilio. Per evitare questa situazione il Patriarca di Antiochia ha chiesto agli altri Primati di comporre il contrasto che lo oppone al Patriarcato di Gerusalemme per la nomina fatta da questo di un metropolita in Qatar, nomina che è considerata illegittima da Antiochia.
I Primati ortodossi riuniti a Chambésy hanno approvato i seguenti temi che saranno presentati al Concilio pan-ortodosso:
- l'autonomia delle Chiese e la maniera di proclamarla; - l'importanza del digiuno e la sua osservanza oggi; - le relazioni della Chiesa ortodossa con il resto del mondo cristiano; - la missione della Chiesa ortodossa nel mondo contemporaneo in ordine alla pace, alla libertà e alla fratellanza tra i popoli.
C’è però anche una bozza relativa al tema del “Sacramento del matrimonio e i suoi impedimenti” che è stata firmata dai capi delle delegazioni di tutte le Chiese locali ad eccezione della Chiesa ortodossa georgiana e della Chiesa ortodossa di Antiochia; il capo della delegazione della Chiesa di Antiochia ha espresso per iscritto il suo disaccordo con questo documento.
Non hanno passato l’esame dei vertici del mondo ortodosso, e dunque sono stati bocciate, le bozze che riguardavano i seguenti temi:
- l'autocefalia delle Chiese nazionali e il processo che la può attuare; - i "dittici", cioè l'ordine gerarchico tra le Chiese e il suo riconoscimento nelle celebrazioni liturgiche; - la fissazione di un calendario comune tra le Chiese ortodosse e in prospettiva tra tutte le Chiese cristiane, in particolare sulla data della Pasqua. Su quest'ultimo punto si è detto particolarmente contrario a discuterne il Patriarca di Mosca Kirill.
Informazioni e mitologia sul Concilio
Queste al momento le informazioni disponibili sul grande e santo Concilio di Creta. Presto, su disposizione dei Primati delle chiese ortodosse, saranno disponibili tutti i documenti per un ampio approfondimento e per favorire la discussione.
Favorire la massima diffusione delle notizie riguardanti il Concilio è importante per sfatare una certa mitologia che si diffonde in alcuni ambienti ortodossi che paventa un Concilio dell’anticristo pronto a sancire l'unione con i cattolici, l’abbandono del il vecchio calendario e la cancellazione della Quaresima.
Cos’è realmente il Santo e Grande Concilio
E’ importante precisare anche che il Concilio di Creta non sarà l’ottavo concilio ecumenico, per la Chiesa ortodossa l’ultimo sinodo ecumenico fu il settimo nel 787, che condannò l’iconomachia. Da allora non è stato più convocato nessun Concilio ecumenico anche se l’istituzionale sinodale ha continuato a caratterizzare la vita della Chiesa ortodossa.
Il Concilio panortodosso di Creta non prenderà decisioni di natura dogmatica ma affronterà questioni legate alla vita presente della Chiesa. Sarà soprattutto una straordinaria occasione per rafforzare la coscienza sinodale della Chiesa e testimoniare l’unità dell’Ortodossia.
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Regolamento del Santo e Grande Concilio

Il documento (qui in una nostra traduzione) è stato approvato dai partecipanti alla Sinassi dei Primati delle Chiese ortodosse locali del 21 – 28 gennaio 2016 a Chambesy, ad eccezioni de rappresentanti del Patriarcato di Antiochia.
Se ne dà pubblicazione su mandato della Sinassi dei Primati
Articolo 1 Introduzione
Per grazia della Santissima Trinità, il Santo e la Grande Concilio è un'autentica espressione della tradizione e della perenne prassi canonica della chiesa per il funzionamento del sistema di conciliare dell'Una, Santa, Cattolica e apostolica Chiesa. Il Concilio dovrà essere convocato da Sua Santità il Patriarca Ecumenico con il consenso del loro Beatitudini i Primati di tutte le Chiese ortodosse locali autocefale universalmente riconosciute. Esso è composto dai membri nominati dalle rispettive Chiese.
Articolo 2 La convocazione del Consiglio
La convocazione del Concilio sarà resa nota mediante lettere patriarcali del Patriarca ecumenico di tutti i Primati delle Chiese ortodosse locali autocefale, dove essi: 1) annunceranno il completamento della preparazione pre-Concilio e dei punti all'ordine del giorno del Concilio decisi a livello pan-ortodosso; 2) fisseranno la data e il luogo del Concilio, con il consenso delle loro Beatitudini i primati di tutte le Chiese ortodosse locali autocefale; 3) chiederanno alle Chiese ortodosse autocefale locali, in conformità con gli accordi panortodossi raggiunti alle riunioni delle loro Beatitudini i Primati, di nominare i loro rappresentanti al Consiglio;
Articolo 3 Partecipanti al Concilio
I membri del Concilio sono i gerarchi nominati da ciascuna Chiesa ortodossa autocefala come suoi rappresentanti: 1) il numero dei membri è stato fissato dall'Assemblea dei primati di tutte le Chiese ortodosse locali autocefale a marzo 2014 al Fanar; 2) le delegazioni possono essere accompagnate da consulenti speciali: clero, monaci o laici, ma il loro numero non può superare le 6 (sei) persone. Gli inviti sono anche estesi agli assistenti nel numero di 3 (tre) per ogni Chiesa ortodossa autocefala; 3) i consulenti speciali possono partecipare alle sessioni plenarie del Concilio senza diritto di parola e di voto, gli stessi possono assistere ai lavori del Segretariato del Concilio e delle commissioni conciliari con il diritto di parola e di esercitare le funzioni speciali loro assegnate; 4) Durante il Concilio, ogni Primate può avere con lui uno o, se possibile, due gerarchi - membri della delegazione della Chiesa. Considerate le sue numerose funzioni, il Presidente può avere due membri ed un segretario; tutti i consulenti sederanno dietro i loro primati; 5) Se è impossibile per il Primate di una Chiesa particolare locale partecipare al Concilio o ad una delle sue sessioni di persona, egli sarà sostituito da un altro Gerarca della sua Chiesa, secondo la prassi.
Articolo 4 Presidenza del Consiglio
La presidenza del Consiglio è esercitata 1) dal Patriarca Ecumenico. I primati delle altre Chiese ortodosse locali deve essere sistemati alla sua destra e sinistra secondo l'ordine dei dittici del Patriarcato ecumenico; 2) I membri delle delegazioni delle Chiese ortodosse locali devono sedersi secondo l'ordine dei dittici in luoghi loro assegnati nella sala riunioni del Concilio, con i consulenti speciali di ogni delegazione posti accanto a loro per facilitare la cooperazione;
Articolo 5 I poteri del Presidente
Il Presidente del Concilio provvede 1) a dichiarare l'apertura e la chiusura dei lavori del Concilio; 2) a collaborare con i Primati delle Chiese ortodosse autocefale per pianificare il lavoro sugli ordini del giorno del Concilio e per risolvere immediatamente qualsiasi questione di procedura o funzione del Concilio; 3) ad approvare il programma delle celebrazioni liturgiche che si svolgeranno nel corso del Concilio; 4) a guidare le discussioni a ogni sessione, facendo brevi osservazioni a seconda delle circostanze, al fine di garantire la massima coerenza delle discussioni con i compiti del Concilio: 5) a dare la parola ai membri del Concilio e garantire l'osservanza rigorosa e corretta e l'applicazione dei principi della presente procedura, al fine di garantire il buon progresso e giusto ordine dei lavori; 6) coordinare il lavoro del Segretariato del Concilio pan-ortodosso.
Articolo 6 Segretariato del Concilio
Il Segretariato del Consiglio è un organo pan-ortodosso e dunque: 1) è composto da un gerarca di ciascuna delegazione, nonché da una segreteria per la preparazione del Santo e Grande Concilio, che supervisiona il lavoro del Segretariato pan-ortodosso: 2) i membri del Segretariato sono assistiti nel loro lavoro da consulenti ad hoc: clero, monaci o laici che sono scelti tra i consulenti delle delegazioni delle Chiese ortodosse locali e devono sostenere il lavoro collettore del Segretariato pan-ortodosso . Il numero di questi consiglieri non può superare quello di due persone per ciascuna delegazione.
Articolo 7 Compiti del Segretariato del Concilio
I compiti del Segretariato del Consiglio sono i seguenti: 1) compilare i file con i materiali del riunioni preparatorie per la redazione dei testi sulle materie all'ordine del giorno del Concilio nelle lingue di lavoro ufficiali; 2) compilare il verbale delle sedute del Concilio; 3) aiutare nel lavoro durante le sessioni plenarie e le Commissioni del Concilio; 4) garantire la corretta organizzazione della traduzione simultanea della discussione del Concilio nelle lingue ufficiali; 5) istituire comitati speciali per la redazione immediata dei rapporti d'informazione del pubblico sullo stato di avanzamento del Concilio e per la preparazione del suo messaggio; 6) informare adeguatamente gli osservatori di altre chiese o confessioni cristiane, fornendo loro i file appropriati con i punti all'ordine del giorno del Concilioo; 7) risolvere immediatamente tutti gli altri problemi pratici o procedurali imprevisti.
Articolo 8 I lavori del Concilio
I lavori del Concilio iniziano e finiscono con la celebrazione della Divina Liturgia presieduta dal Patriarcato ecumenico con la partecipazione di tutti i Primati delle Chiese ortodosse autocefale e i loro rappresentanti, in conformità con i dittici del Patriarcato ecumenico; 1) Il Concilio si svolgerà sotto forma di sessioni plenarie e/o Commissioni del Concilio, secondo il programma elaborato dallo studio sui punti all'ordine del giorno i cui testi sono stati unanimemente approvati dalle Conferenze e riunioni del pan-ortodosso di pre-Concilio dai primati delle Chiese ortodosse autocefale; 2) non è possibile l'introduzione di testi o nuovi problemi che non sono stati approvati all'unanimità dalle conferenze e riunioni pre-Concilio dei primati pan-ortodossi, ad eccezione del Messaggio del Consiglio. Il progetto di esso sarà preparato da una speciale commissione pan-ortodosso una settimana prima della convocazione del Consiglio e sarà soggetto ad approvazione da parte delle Primati delle Chiese ortodosse; 3) con l'eccezione delle sessioni di apertura e chiusura, tutte le altre sessioni conciliari devono essere chiuse.
Articolo 9 discussioni
1) Le discussioni si svolgono nelle lingue ufficiali del Consiglio, vale a dire, greco, russo, francese e inglese, nonché l'arabo come lingua di lavoro. È prevista la traduzione simultanea; 2) gli argomenti devono essere considerati nell'ordine in cui sono proposte dall'ordine del giorno del Consiglio. Le Discussioni devono essere strettamente limitate al tema approvato per ogni sessione; 3) ogni intervento fuori tema deve essere vietato,, tranne per i casi in cui l'intervento è giustificato e riguarda una questione procedurale o personale; Pertanto, in questo caso, colui che chiede la parola dovrebbe indicare quale disposizione della Procedura è stata violata.
Articolo 10 La partecipazione dei membri nelle discussioni
La discussione al Concilio è libera, ma nessuno può parlare senza chiedere e ricevere un permesso del presidente del Concilio. 1) un membro del Concilio che desidera partecipare ad una discussione su un particolare elemento deve dare comunicazione scritta ad un membro competente della Segreteria del Concilio che fa l'elenco in ordine di priorità di coloro che desiderano parlare e lo presenta al Presidente del Concilio; 2) la durata di un intervento non può superare i 10 (dieci) minuti e in caso di una replica, se sono necessari chiarimenti e se il Presidente del Consiglio lo ritiene necessario o utile, essa non può superare i 5 (cinque) minuti. I primati delle Chiese ortodosse autocefale avranno il doppio del tempo a disposizione per i loro interventi; 3) tutte le controversie e tutte le dispute personali tra i membri del Concilio sono proibite in quanto non sono solo estranee, ma anche in contrasto con i compiti del Concilio.
Articolo 11 Gli emendamenti ai testi
Le proposte di modifica, le correzioni e le aggiunte ai testi all'ordine del giorno del Concilio sono formulati durante la discussione su ogni tema e approvati all'unanimità dalle Conferenze e riunioni dei Primati pan-ortodossi di pre-Concilio, così come il testo del Messaggio del Concilio che 1) dovrà essere presentato dalle delegazioni delle Chiese ortodosse alla Segreteria del Presidente per presentarli ad una sessione plenaria per la ratifica con decisione ufficiale da parte del Concilio; 2) l'approvazione degli emendamenti dopo la loro discussione è completata secondo la procedura stabilita di consenso di tutte le Chiese ortodosse autocefale. Ciò significa che non sono ammessi gli emendamenti che non sono stati approvati all'unanimità.
Articolo 12 Il voto e l'approvazione dei testi
La votazione sui risultati di una discussione, su un testo o su un punto all'ordine del giorno del Concilio 1) è effettuata dalle Chiese ortodosse autocefale, non da ogni singolo membro delle delegazioni rappresentate in seno al Concilio, in conformità con la decisione unanime della riunione dei Primati delle Chiese ortodosse; 2) il voto di una Chiesa al Concilio, non di un membro di una delegazione, non esclude la possibilità per uno o alcuni gerarchi della delegazione di una Chiesa particolare autocefala di prendere una posizione negativa nei confronti di modifiche introdotte o di un teso. Il disaccordo dovrà essere registrato nel verbale del Concilio; 3) la valutazione di tale disaccordo è un affare interno della Chiesa alla quale appartengono i gerarchi. La Chiesa può votare secondo il principio della maggioranza interna espressa dal suo Primate e per questo motivo dovrà essere accordato un luogo e un tempo necessario per l'esame di questo problema in seno alla delegazione.
Articolo 13 L'adozione e la firma dei testi
I testi approvati all'unanimità all'ordine del giorno del Concilio sono prodotti in quattro lingue ufficiali e sono ugualmente validi. Essi 1) devono essere siglati da tutti i Primati delle Chiese autocefale ortodosse in ogni pagina e in tutte le lingue ufficiali del Concilio e nella pagina finale firmati dal Presidente e tutti i membri del Concilio; 2) le decisioni del Concilio e il Messaggio del Santo e Grande Concilio sono inviati da lettere patriarcali del Patriarca Ecumenico ai Primati delle Chiese ortodosse autocefale che li portano a conoscenza dei loro Chiese. Questi documenti devono avere un'autorità pan-ortodossa.
Articolo 14 Partecipazione di osservatori
Gli osservatori di altre chiese cristiane o confessioni, nonché le organizzazioni inter-cristiane devono essere presenti alle sessioni di apertura e di chiusura del Consiglio, senza diritto di voto o di parlare.
Articolo 15 Preparazione delle Minute
Il verbale dei lavori del Concilio sarà trascritto e modificato in conformità con l'ordine stabilito per la pubblicazione nelle lingue ufficiali e inviato a tutti le Chiese ortodosse autocefale dal Commissione protocollo del Segretariato del Concilio pan-ortodosso nominata dai Primati di tutte le Chiese ortodosse autocefale.
Articolo 16 Informazioni per la stampa
1) su decisione del Presidente e con il consenso dei Primati delle altre Chiese ortodosse sarà nominata una Commissione conciliare composta di quattordici membri (uno per ogni Chiesa), assistitita da consiglieri speciali. La Commissione informerà regolarmente i mass media sullo stato di avanzamento dei lavori del Concilio; 2) solo quei giornalisti che sono debitamente accreditati presso il Segretariato per la preparazione del Santo e Grande Concilio potranno essere presenti alle sedute di apertura e chiusura del Concilio.
Chambésy, 27 Gennaio 2016
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Il Patriarca Kirill incontrerà il Papa di Roma Francesco

La Santa Sede e il Patriarcato di Mosca hanno la gioia di annunciare che, per grazia di Dio, Sua Santità Papa Francesco e Sua Santità il Patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Russia, si incontreranno il 12 febbraio p.v. Il loro incontro avrà luogo a Cuba, dove il Papa farà scalo prima del suo viaggio in Messico, e dove il Patriarca sarà in visita ufficiale. Esso comprenderà un colloquio personale presso l’aeroporto internazionale José Martí dell’Avana e si concluderà con la firma di una dichiarazione comune.
Questo incontro dei Primati della Chiesa cattolica e della Chiesa ortodossa russa, preparato da lungo tempo, sarà il primo nella storia e segnerà una tappa importante nelle relazioni tra le due Chiese. La Santa Sede e il Patriarcato di Mosca auspicano che sia anche un segno di speranza per tutti gli uomini di buona volontà. Invitano tutti i cristiani a pregare con fervore affinché Dio benedica questo incontro, che possa produrre buoni frutti.
Fonte: Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca
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Mai superare il campanile della Lavra delle Grotte di Kiev

L’imponente statua della Madre Patria (Батьківщина-Мати) è probabilmente uno dei simboli di Kiev.
Il monumento, progettato dallo scultore Yevgeny Vuchetich, fu costruito, con enorme impiego di denaro ed energie, come parte del Museo della Grande Guerra patriottica, dedicato alla guerra dell'Unione Sovietica contro la Germania nazista durante il secondo conflitto mondiale.
La statua venne inaugurata il 9 maggio 1981 da Leonid Il'ič Brežnev ma pochi sanno di un curioso intervento che portò al sostanziale accorciamento del monumento mediante la riduzione delle dimensioni della spada che la Madre Patria brandisce orgogliosa.
E’ una di quelle storie incredibili che le cronache ufficiali non hanno raccontato e che oggi non si trovano nelle guide ma che gli abitanti del quartiere Pechersk (delle Grotte) conosco e raccontano con un sorriso sulle labbra.
Era il 1980 e Rodina-Mat era in costruzione e da Mosca premevano perché si finisse al più presto per inaugurare il grandioso monumento sovietico che doveva svettare su Kiev. I lavori però si arrestarono all’improvviso: gli operai non riuscivano a posizionare gli ultimi pezzi e i tecnici cominciarono a temere per la tenuta complessiva del monumento visto che il terreno sotto franava. Un problema non da poco considerato che i vertici dell’Urss erano ansiosi di inaugurare e celebrare la meraviglia della tecnica edilizia sovietica!��
La cosa impensieriva non poco il primo segretario del Partito Comunista di Ucraina Volodymyr Shcherbytsky che, probabilmente più per paura della reazione di Brežnev che non per fede, decise di chiedere consiglio agli anziani della vicina Lavra delle Grotte di Kiev.
I padri della Lavra sorrisero alla richiesta del primo segretario e dissero risoluti che i lavori si erano arrestati perché il colosso sovietico superava in altezza il campanile della grande monastero delle grotte. La tesi dei padri venne confermata anche dall’allora metropolita di Kiev Filerete (Denisenko).
A Shcherbytsky non restò che riferire ai tecnici che intervennero accorciando la spada della Madre Patria che così non superò più in altezza la Lavra.
La statua ora era stabile e anche il cedimento del terreno si fermò.
Rodina-Mat venne inaugurata il 9 maggio 1981 dal Segretario generale del PCUS Leonid Brežnev. L’onore dei tecnici e degli operai sovietici era salvo e anche il primato della Lavra delle Grotte sullo skyline di Kiev.
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La straordinaria vita di madre Alipia di Kiev

Chi giunge allo splendido monastero di Goloseevo a Kiev non potrà fare a meno di notare come i pellegrini si dirigano speditamente verso un’umile sotterraneo ricoperto di piastrelle bianche che ricorda vagamente un locale ospedaliero. Non si tratta di una struttura medica, anche se lì vengono curati i corpi e le anime, ma del sepolcro di madre Alipia (Avdeyev).
Nessuno potrebbe immaginare che questo fiorente monastero un tempo fu reso una landa desolata dai bolscevichi e che quel luogo che custodisce le reliquie di madre Alipia un tempo fu l’umile dimora di questa straordinaria figura.

Se dal 1993 la vita spirituale è stata rinnovata e se questo luogo oggi è meta di pellegrinaggi da tutto il mondo il merito è senz’altro dello sforzo ascetico di madre Alipia che ha santificato e continua a santificare con la sua presenza questi luoghi.
Madre Alipia nacque nel 1905 nella regione di Penza in una famiglia di pii contadini e venne battezzata col nome di Agata. La sua giovinezza fu quella ordinaria di una giovane ragazza prima della rivoluzione ma fin da subito manifestò il suo amore per Dio e la pratica ascetica: la preghiera e il lavoro scandivano la sua vita, il tempo libero era dedicato alla lettura di libri di spiritualità e soprattutto al Salterio. Matushka Alipia in seguito disse: “una contadina che lavora nei campi, che fatica, e che glorifica Dio, sarà salvata”.
La folle rivoluzione bolscevica però spazzo via questa serenità. I genitori della dodicenne Agata vennero fucilati e la piccola rimase sola davanti al furore ateista che aggredì la chiesa ortodossa. In quei bui tempi anche il solo dirsi cristiani era una colpa, figurarsi se si tentava di condurre una vita pia. La giovane Agata, che amava frequentare i luoghi santi, venne presto imprigionata. Furono quegli anni ‘30 tempi di dura prigionia ma il Signore volle che Agata fosse rilasciata nel 1939 e cominciasse un altro periodo difficile da fuggitiva, senza documenti e senza casa. Poi la Seconda guerra mondiale con le sue atroci sofferenze e una nuova prigionia.
Dopo la guerra il Signore volle donare a questa grande anima una casa cristiana degna: la riaperta Lavra delle grotte di Kiev. I santi padri della Lavra, molti dei quali avevano sofferto persecuzioni e prigionia, divennero la famiglia di Agata.
L’igumeno della Lavra, l’archimandrita Kronid, divenne il padre spirituale della giovane e successivamente fu colui che la tonsurò monaca con il nome di Alipia. Alla Lavra, con la benedizione e la guida dell’archimandrita Kronid, lo sforzo ascetico di matushka crebbe di intensità ma sempre nel nascondimento.
Madre Alipia si dedicava a tutti i servizi e praticava la sua ascesi in segreto nella cavità di un albero non lontano dal posso di san Teodosio delle Grotte. Nulla nell’abbigliamento e nei servizi la distingueva dagli altri ma lei continua a rimanere fedele al suo monachesimo segreto per sfuggire ai frequenti controlli dell’ateo potere sovietico.

Dopo la morte dell’archimandrita Kronid, un altro anziano della Lavra divenne la guida di Matushka, lo schemonaco Damiano, un uomo dotato di molti doni spirituali.
Nel 1961 la Lavra venne nuovamente chiusa e ricominciò l’esilio di matushka Alipia. Scantinati fatiscenti e pieni di topi divennero la sua dimora e il lavoro edile fu la sua nuova attività ma ella rimase sempre fedele al suo monachesimo e alla sua ascesi che proseguì sempre più intensa tanto che non dormiva mai di notte ma continua a pregare incessantemente. La chiesa dell’Ascensione a Kiev divenne il suo punto di riferimento e fu lì che il popolo imparò a riconoscere in lei una vera folle di amore per Cristo: i suoi comportamenti apparentemente strani, la sua chiaroveggenza divennero segni inequivocabili per i credenti.
Il Signore portò Matushka nella zona ormai spopolata dove sorgeva il monastero Goloseevo. Lì madre Alipia stabilì la sua cella che divenne meta di pellegrinaggi da tutta l’Unione sovietica. Nella sua povera cella matushka Alipia riceveva dalla mattina alla sera, per tutti, fossero militari o alti funzionari o gente umile, c’era una preghiera, una parola di conforto e un pasto preparato da lei. Ci furono anche molti miracoli, soprattutto guarigioni, che però matushka cercava sempre di nascondere.
Fu proprio in questo periodo che matushka Alipia cominciò ad indossare di notte pesanti catene, esse simboleggiavano le pene dei suoi visitatori di cui lei si caricava nella preghiera. In breve esse diventarono numerose e pesanti tanto da ingobbirla.
L’eremita impensieriva le autorità sovietiche che sovente le facevano visita con la minaccia di demolire la sua cella o di internarla in un ospedale psichiatrico ma madre Alipia non si scoraggiò mai e perseverò nella sua preghiera e nel consolare e consigliare i pellegrini, predicendo il rifiorire del monastero di Goloseevo e la riapertura della Lavra delle Grotte di Kiev.

Madre Alipia più volte predisse la sua morte e si preparò piamente all’incontro con il suo Signore: nella sua ultima settimana di vita chiesa ad una donna di venire a leggere il Salterio per lei. Matushka si spense in un clima di preghiera il 30 ottobre 1988 mentre i solenni funerali si svolsero il primo novembre, in una bella giornata con grande afflusso di popolo e di clero.
Nel 2006 le reliquie di Madre Alipia, con la benedizione del metropolita Vladimir (Sabodan), sono state trasferite nel monastero di Goloseevo di cui in vita Matushka aveva predetto la ricostruzione.

Oggi migliaia di pellegrini di tutto il mondo accorrono al sepolcro marmoreo di Matushka Alipia che si trova nella cripta della cappella con cinque cupole che ora sorge nel luogo dove c’era la sua cella. E lì Matushka continua ad operare miracoli e guarigioni per tutti coloro che con fede e amore si accostano alle sue venerabili reliquie.
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Kupol icona del cielo

Per sette anni ho studiato teologia e ho avuto la fortuna di visitare molte tra le più belle chiese della cristianità ma solamente di recente ho avuto la grazia di capire il reale significato teologico della cupola. Sapevo, come scrisse il patriarca Germano, che "il Tempio è il cielo terrestre; negli spazi celesti Dio abita e passeggia” e che dunque la cupola è immagine del misterioso abbraccio umano-divino per il quale gli uomini si trovano uniti nella fraternità della Chiesa, ma solamente nello scorso mese di Gennaio il buon Dio ha voluto farmi fare esperienza viva di quanto avevo studiato conducendomi in maniera imprevista a Kiev e nello specifico nella chiesa della Natività della Beata Vergine Maria detta “Kupol” nel quartiere Pechersk. Forse è difficile credere che un italiano che sa poche parole di russo abbia potuto fare un'esperienza di questo tipo capitando per la prima volta in una chiesa di Kiev ma i sentieri di Dio sono misteriosi e questa volta sono passati da Kupol. La costituzione architettonica del tempio fa sì che chiunque arrivi si senta contemporaneamente abbracciato ed elevato: abbracciato nell'amore della Chiesa ed elevato da essa, nella preghiera e nei sacramenti, all'incontro con Dio. Questa è stata esattamente la mia esperienza.

Ho visto una struttura accogliente, calda a misura d'uomo e soprattutto di bambino! I bambini hanno infatti il loro spazio a Kupol, i loro giochi e anche un fasciatoio per i neonati proprio come a casa loro. La struttura rispecchia l'animo del rettore di questa chiesa l'arciprete Oleg Melnychuk, un sacerdote innamorato di Dio e dei suoi parrocchiani.

Padre Oleg mi ha accolto nella sua comunità come se fossi un parrocchiano di vecchia data: abbiamo condiviso la preghiera, la tavola, pensieri e idee. Sì anche le idee perché il rettore della chiesa della Natività della Beata Vergine Maria è anche uomo di studio e di impegno sociale. Non ho bisogno di accattivarmi la sua amicizia e dunque se dico che Padre Oleg è un sacerdote speciale, lo dico solo perché è vero perché ho potuto constatare che totalmente immerso nell'amore della Trinità che non può fare altro che trasmetterlo a tutti. La sua piccola chiesa domestica, matushka Alla e i figli Serafim, Misha e Maria, così come la sua comunità di Kupol ne sono la testimonianza.

Ho visto migliaia di cupole, da quella di san Pietro a Roma a quella di santa Sofia a Costantinopoli, ne sono rimasto certamente affascinato ma solamente la piccola cupola che sorge nel quartiere Pechersk di Kiev ha toccato in profondità la mia anima. Da quando sono tornato in Italia penso sempre allo straordinario Natale nella chiesa di Kupol, nelle mie preghiere ci sono tutti gli amici che ho conosciuto lì e nel mio portafoglio c'è il geniale libro di preghiere pieghevole inventato da padre Oleg ma soprattutto nel mio cuore c'è la speranza di tornare presto a Kiev per essere nuovamente a Kupol che per me è una vera icona del Cielo!
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Купол - икона небес

На протяжении 7 лет я изучал теологию и мне бы��а послана возможность посетить самые красивые христианские святыни но только недавно я по- настоящему понял значение купола. Я знал, как когда- то писал патриарх Герман :"Храм - это земные небеса; на небесах живет Господь", что купол объединяет под собой человеческо-божественное, под ним люди объеденены церковным братством. Только в январе этого года милостивый Господь решил ниспослать мне настоящее понимание того, что я изучал все это время приведя меня в Киев в храм в честь Рождения Пресвятой Богородицы Купол на печерских холмах. Наверное трудно п��верить, что итальянец, который знает четыре слова на русском языке может прожить подобный опыт в одной из церквей Киева. Но пути Господни неисповедимы и в этот раз они привели меня в Купол. Благодаря своему строению и архитектурным формам любой человек заходящий в храм чувствует себя окутанным любовью Храма и превознесенным в нем: в молитве и таинствах, во встрече с Богом.

Именно такими были мои первые ощущения. Уютный, теплый, созданный для людей и особенно детей! Именно для детей в Куполе отведен специальный уголок с играми, там имеется даже пеленальный столик для младенцев как дома.

Храм передает душу настоятеля храма - Протоиерея Олега Мельничука, священника любящего Бога и своих прихожан. Отец Олег принял меня в храме так как-будто я давно уже был его прихожанином: мы разделили молитву, стол, мысли и идеи. Да, именно так поскольку настоятель храма в честь Рождества пресвятой Богородицы человек ученый и социально активный. Отец Олег особенный священник.. он полностью погружен в любовь к Святой Троице и не делает иного как передает эту любовь всем окружающим. Его малый храм- его семья: матушка Алла, дети Серафим , Миша, Маша этому подтверждение.

Я видел сотни куполов - собор Святого Петра в Риме, святой Софии в Константинополе, они все прекрасны но только маленький Купол на Печерских Холмах затронул до глубины мое сердце. С тех пор как я возвратился в Италию, я постоянно вспоминаю об удивительном празднике Рождества Христова, который я встречал в Куполе и я молюсь о всех тех людях, которых я там встретил, и всегда со мной маленький молитвослов подаренный отцом Олегом, и, прежде всего, в моей душе надежда поскорей вернуться в Киев и снова посетить Купол который стал для меня иконой небес!
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Messaggio natalizio del Patriarca Kirill
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In questo si è manifestato l'amore di Dio per noi:
Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo,
perché noi avessimo la vita per lui.
(1 Gv 4:9)
Sacratissimi arcipastori, reverendi padri, onorati monaci e monache, cari fratelli e sorelle!
Da un cuore pieno di gioia per il Figlio di Dio incarnato, mi rivolgo a tutti voi congratulandomi con voi nell'occasione della luminosa e vivificante festa del Natale del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.
“Gloria negli eccelsi a Dio, e sulla terra pace, e tra gli uomini la benevolenza!” (Lc 2:14). Glorificando di anno in anno l'indicibile accondiscendenza del Salvatore nei nostri confronti,
Noi, come i pastori di Betlemme che hanno udito dall'angelo “una grande gioia, che sarà per tutto il popolo” (Lc 2:10), ci affrettiamo a vedere con gli occhi spirituali il Messia, la cui venuta hanno predetto i gloriosi profeti e che una gran moltitudine di uomini e donne ha atteso.
Ed ecco che l'Atteso da tutti i popoli, secondo le parole del profeta Aggeo (Ag 2:7) ha svuotato se stesso, prendendo forma di servo, facendosi simile agli uomini (Fl 2:7). Il Creatore dell'universo non sceglie per sé un palazzo imperiale, una dimora da sovrano di questo mondo, un castello da ricchi e da famosi. Non cerca neppure un luogo in un albergo. Il Figlio di Dio nasce in una grotta per bestie da soma, e da culla gli serve una mangiatoia per animali.
Che cosa può essere inferiore alla grotta e più umile delle fasce, tra le quali ha rifulso la ricchezza della divinità? Scegliendo per il mistero della nostra salvezza la povertà ultima (come dice l'Ipacoe della festa), Cristo non accetta intenzionalmente quei valori che sono considerati tanto importanti nel nostro mondo: il potere, la ricchezza, la gloria, la provenienza nobile e lo stato sociale. Ci propone un'altra legge di vita, la legge dell'umiltà e dell'amore, che vincono l'orgoglio e la cattiveria. In conformità con questa legge la debolezza umana, unita con la grazia di Dio, diviene quella forza, contro la quale nulla possono il potere e la sovranità di questo mondo. La forza di Dio non si manifesta nella grandezza terrena e nel benessere mondano, ma nella semplicità e nell'umiltà del cuore.
Secondo le parole del venerabile Serafino di Sarov, “il Signore cerca cuori pieni di amore per Dio e per il prossimo – ecco l'altare su cui gli piace stare… Figlio, dammi il tuo cuore, – dice il Signore – e tutto il resto te lo darò in sovrappiù, perché nel cuore dell'uomo può essere contenuto il regno di Dio” (Discorso sullo scopo della vita cristiana). Il Signore non si tiene lontano dai poveri e dai senza tetto, non disprezza quelli che hanno pochi soldi o un lavoro di scarso prestigio, e ancor più, non disprezza chi ha una disabilità fisica o una grave malattia. Tutto ciò in sé non avvicina né allontana l'uomo da Dio, perciò non deve provocarci tristezza o divenire causa di una disperazione mortale. Il Salvatore chiama noi stessi. Figlio mio! Figlia mia! Dammi il tuo cuore – così egli ci chiama (Prov 23:26).
La mirabile festa della Natività del Signore ci ricorda la necessità di seguire senza indugio Cristo, che è venuto perché l'uomo abbia la vita, e l'abbia in abbondanza (Gv 10:10) è che è la singola via retta e verità innegabile e vita vera (Gv 14:6). Che nessuno di noi si spaventi per le difficoltà che incontriamo in modo inevitabile, e che nessuno di noi si disperi per le prove che dobbiamo affrontare, poiché Dio è con noi! Dio è con noi e dalla nostra vita scompare la paura. Dio è con noi e noi otteniamo pace e gioia nell'anima. Dio è con noi e noi compiamo la nostra missione terrena con una forte speranza in lui.
Seguendo Cristo, l'uomo va contro alle forze di questo mondo. Non si sottomette alle tentazioni che incontra, e con determinazione distrugge gli ostacoli del peccato che si trova sul suo cammino. È solo il peccato che ci allontana da Dio e rende la nostra vita davvero amara. È il peccato che, bloccando la luce dell'amore divino, ci getta in numerose disgrazie e abbrutisce i nostri cuori nelle relazioni con le altre persone. Il peccato si vince solo per mezzo della grazia dello Spirito Santo, che ci è donata attraverso la Chiesa. La potenza di Dio accettata da noi, trasforma il nostro mondo interiore e ci aiuta a corrispondere alla volontà del Signore nel trasformare il mondo esteriore. Ecco perché quelli che si sono distaccati in un modo o in un altro dall’unità ecclesiale perdono la capacità di produrre frutti buoni nella verità, come un albero disseccato.
Vorrei rivolgere una parola particolare agli abitanti dell'Ucraina. Il conflitto fratricida che è comparso sulla terra dell'Ucraina non deve dividere i figli della Chiesa, seminando l'odio nei cuori. Un vero cristiano non può odiare né i vicini, né i lontani. “Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni” (Mt 5:43-45). Che queste parole del Salvatore diventino per tutti noi una guida nella vita e che la cattiveria e il disprezzo per gli altri non trovino mai un posto nella nostra anima.
Mi appello a tutti i figli della Chiesa ortodossa multietnica della Rus’ perché preghino in modo speciale per la fine quanto più rapida e piena della guerra in Ucraina, per la guarigione delle ferite del corpo e dell'anima provocate dalla guerra tra le persone. Chiediamolo a Dio con sincerità, sia in chiesa sia in casa. Preghiamo allo stesso modo anche per quei cristiani che vivono lontano dal nostro paese e che hanno sofferto in seguito a conflitti armati.
In questa notte di Natale piena di luce e nei giorni santi che verranno lodiamo e glorifichiamo il nostro Salvatore e Signore, che si è compiaciuto di venire nel mondo per il suo grande amore per gli uomini. Come i magi biblici, portiamo a Cristo il bambino divino i nostri doni: al posto dell'oro – il nostro amore sincero, al posto dell'incenso – la calda preghiera, al posto della mirra – la buona e sollecita attitudine verso i vicini e i lontani.
Mi congratulo ancora una volta con voi tutti, cari miei, nell'occasione della luminosa festa del Natale del Signore, così come del nuovo anno che inizia, augurandovi in preghiera la grande misericordia e generosità del signore Gesù, il portatore di molti doni.
+KIRILL, PATRIARCA DI MOSCA E DI TUTTA LA RUS’
Natività del Signore 2015/2016
Mosca
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Messaggi natalizi dei vescovi ortodossi in Italia
Di seguito i link ai messaggi natalizi dei vescovi ortodossi in Italia che seguono il nuovo calendario.

Messaggio di Sua Eminenza il Metropolita Gennadios Zervos, Arcivescovo Ortodosso d'Italia e Malta in occasione della Festa di Natale 2015

Messaggio natalizio Vescovo Siluan della Diocesi Ortodossa Romena d'Italia
#Messaggio Natale 2015#Vescovo Siluan#Diocesi Romena d'Italia#Metropolita Gennadios#Sacra Arcidiocesi Ortodossa d'Italia
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Messaggio del Patriarca Bartolomeo per il Natale
+ B A R T O L O M E O
PER GRAZIA DI DIO ARCIVESCOVO DI COSTANTINOPOLI
NUOVA ROMA E PATRIARCA ECUMENICO
A TUTTO IL PLEROMA DELLA CHIESA
GRAZIA, MISERICORDIA E PACE DA CRISTO SALVATORE
NATO A BETLEMME
Fratelli e Figli amati nel Signore,
La dolcezza della Santa Notte di Natale avvolge ancora una volta il mondo. E nel mezzo delle pene e delle sofferenze dell’umanità, della crisi e delle crisi, delle passioni e delle inimicizie, delle insicurezze e delle delusioni prevale con lo stesso fascino di sempre, reale e attuale come mai, il mistero della incarnazione di Dio, che ci spinge a “imparare la giustizia, noi abitanti della terra” (Is. 26,9), poiché “per noi oggi è nato un Salvatore” (Lc. 2,11).
Purtroppo, tuttavia, nella nostra epoca molti uomini pensano come quell’uccisore di bambini, Erode, quell’ignobile e spietato, e annientano il loro prossimo in svariati modi. La mente distorta dal proprio egocentrismo del dominatore di tale mondo, che viene personificata nel volto omicida di Erode, ha visto paradossalmente un pericolo per la propria esistenza, la nascita di un bambino innocente. E come modo più opportuno per proteggere il proprio potere mondano dal pericolo che gli ispirava – dal suo punto di vista – la nascita del bambino, ha scelto di annientarlo.
Per salvarsi dalle intenzioni omicide, il Bambino Gesù, di cui ne hanno parlato gli Angeli, fu obbligato a fuggire in Egitto, costituendo così, diremmo secondo la terminologia della nostra epoca, “un rifugiato politico”, unitamente a Maria, Sua Madre, la Santissima Madre di Dio e a Giuseppe suo sposo.
Nella nostra epoca, considerata come un’epoca di progresso, molti bambini sono costretti a diventare profughi, seguendo i propri genitori, per salvare la propria vita, vita che i loro molteplici nemici guardano con sospetto. Tale fatto costituisce una ignominia per il genere umano.
Perciò anche durante la Nascita del Bambino Gesù, il nostro vero redentore e Salvatore, dal Santissimo Trono Ecumenico, Apostolico e Patriarcale proclamiamo, che tutte le società devono assicurare una crescita serena dei bambini e rispettare il loro diritto alla vita, alla educazione e alla loro crescita sociale, che può essere loro assicurata dalla alimentazione e dalla istruzione nell’ambito della famiglia tradizionale, con base i principi dell’amore, della filantropia, della pace, della solidarietà, beni che il Signore incarnato ci offre .
Il Salvatore che è nato, chiama tutti ad accogliere questo messaggio di salvezza degli uomini. E’ vero che lungo la storia dell’uomo, i popoli hanno effettuato molte migrazioni ed insediamenti. Speravamo tuttavia che dopo le due guerre mondiali e le dichiarazioni sulla pace di leader ecclesiastici e politici e di organismi, le società odierne avessero potuto assicurare la convivenza pacifica degli uomini nei propri paesi. I fatti purtroppo deludono la speranza, in quanto grandi masse di esseri umani, difronte alla minaccia del loro annientamento, sono obbligati a prendere la via della migrazione.
Tale situazione creatasi, con l’onda continuamente crescente dei profughi, accresce la nostra responsabilità, quanti abbiamo ancora la benedizione di vivere in pace e con qualche comodità, a non restare insensibili davanti al dramma giornaliero di miglia di nostri fratelli, ma ad esprimere loro la nostra tangibile solidarietà e amore, con la certezza che ogni beneficenza verso di loro, giunge al volto del Figlio di Dio che è nato ed ha preso carne, il Quale non è venuto al mondo come un re, o come un dominatore, o come un potente, o come un ricco, ma è stato generato come un bimbo ignudo ed inerme, in una piccola stalla, senza un focolare, così come vivono in questo momento migliaia di nostri fratelli, ed è stato obbligato nei primi anni della Sua vita terrena a espatriare in una terra lontana, per salvarsi dall’odio di Erode. Potremmo dire, che la terra ed il mare bevono il sangue innocente dei bambini dei profughi di oggi, mente la anima insicura di Erode “ha ricevuto il giudizio”.
Questo divino fanciullo nato e portato in Egitto, è il reale difensore dei profughi di oggi, dei perseguitati dagli Erode di oggi. Egli, il Bambino Gesù, il nostro Dio, “si è fatto debole con i deboli” (1 Cor. 9,22), simile a noi, ai privi di forza, agli umiliati, a coloro che sono in pericolo, ai profughi. L’assistenza ed il nostro aiuto verso i perseguitati ed i nostri fratelli deportati, indipendentemente dalla razza, stirpe e religione, saranno per il Signore che nasce, doni assai più preziosi dei doni dei magi, tesori più onorabili “dell’oro, dell’incenso e della mirra” (Mt. 2,11), ricchezza spirituale inalienabile e unica, che non si rovinerà per quanti secoli passeranno, ma ci attenderà nel regno dei Cieli.
Offriamo dunque ciascuno di noi, quanto possiamo al Signore, che vediamo nel volto dei nostri fratelli profughi. Offriamo al piccolo Cristo partorito oggi a Betlemme, questi venerabili doni dell’amore, del sacrificio, della filantropia, imitando la sua benevolenza, e prosterniamoci a Lui con gli Angeli, i magi ed i semplici pastori, gridando “gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama” (Lc. 2,14), assieme a tutti i Santi.
La grazia e la copiosa misericordia del profugo Bambino Gesù, siano con tutti voi!
Natale 2015
Il Patriarca di Costantinopoli
Fervente intercessore presso Dio per tutti voi.
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Un nuovo vescovo per l’Italia
L’Italia ortodossa avrà un nuovo vescovo. A prendere la decisione il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa, riunito a Mosca sotto la presidenza del Patriarca Kirill, che ha scelto l'archimandrita Antoniy (Sevryuk).
Una decisione importante quella del Santo Sinodo della chiesa russa, un segno d’attenzione per la crescente realtà ortodossa italiana.
L'archimandrita Antoniy, già segretario dell'amministrazione delle parrocchie del Patriarcato di Mosca in Italia e rettore della chiesa di santa Caterina a Roma, è stato eletto vescovo di Bogorodsk, vicario del patriarca di Mosca e di tutta la Rus', e avrà il compito di prendersi cura delle parrocchie del Patriarcato di Mosca in Italia.
Il nuovo vescovo è nato il 12 Ottobre 1984 a Tver e si è formato all’Accademia teologica di San Pietroburgo. Tonsurato monaco nel 2009 ha poi ricevuto la chirotonia sacerdotale nel 2010, l’archimandrita Antoniy ha ricoperto numerosi incarichi all’interno della chiesa ortodossa russa e ha collaborato strettamente con sua santità il patriarca di Mosca. Dal 2011 si trova in Italia dove si è adoperato con zelo per la crescita della presenza della chiesa russa.
Il luogo dell'elezione e della chirotonia dell'archimandrita Antoniy all'episcopato non sono stati ancora fissati, sarà il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus' a sceglierli e a comunicarli.
Al nuovo vescovo gli auguri sinceri e la preghiera del nostro blog. AXIOS!
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