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ginger-pina · 6 months
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Premessa
Milo è un gatto che vive con la sua famiglia. Per ben due volte è riuscito a scappare buttandosi dal primo piano dal balcone di casa. La prima volta dopo tante peripezie i suoi umani sono riusciti a recuperarlo sporco, dimagrito e molto spaventato.
La seconda volta la fuga è durata poco. Non si è allontanato, ma è rimasto nel mio giardino perché ha incontrato  Carmelo, un gatto ancora cucciolo venuto chissà da dove, ma che si è  stabilito nel mio pezzetto di terreno dove già vive Paolina. Cosi ho immaginato il loro incontro.
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ginger-pina · 6 months
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ginger-pina · 6 months
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Carmelo e Milo i due gatti  turisti
“Ehi tu ra-gatto, perché ti nascondi?”
“Sono scappato, le mie umane mi cercano, le senti…?”
“Miloooo. Milo dove sei?”
“Perché scappi? Forse ti trattano male?”
“No, no, mi amano di un grande amore felino. Ma ho voglia di uscire, vedere gli altri pelosetti”.
“Vedo te sempre in giro e l'altro gatto che sta sempre sulla panchetta in pietra, lui si muove poco non si allontana mai”
“È una lei, si chiama Paolina… ed io sono Carmelo”!
“Lo sai  Milo, è la tua piccola umana che  mi ha scelto il nome”.
“Un giorno di qualche mese fa mi si avvicina, mi accarezza e mi sussurra: “Come sei grazioso, morbido, affettuoso, lo sai, ti ho scelto un nome: ti chiamerò Carmelo””!
“Ah, adesso ricordo: l’ho vista che ti accarezzava. Quel giorno ero affacciato al balcone di  casa mia”.
“Si si, anche la signora che pensa ai miei bisogni felini era in giardino ed ha visto e sentito Erica che ti parlava”.
Sorridendo le si avvicina.
“Ciao Erica: che nome hai dato al gattino rosso”?
“L’ho chiamato Carmelo…”
“Bene, ancora non ha un nome… sarà Carmelo per tutti”.
Per alcuni minuti  i due gatti, rimangono in silenzio, immersi nei loro pensieri felini.
Poi Milo sale sul muretto. Il suo sguardo si perde verso l'orizzonte per soffermarsi su di  un promontorio: per la sua posizione sembra fare un rispettoso inchino al mare…
“Mi piacerebbe andare lassù... miagola Milo”.
“Ah, d'accordo, ti accompagno. Ma è lontano. Gli umani lo chiamano: ”Belvedere“, un luogo dove le persone passeggiano, incontrano gli amici. Ci  sono molte panchine dove sedersi e guardare il mare e magari gustare un buon gelato da Cicciuzzo”.
Milo non sta nella pelliccia, ha voglia di vedere altro.
Troppe ore passate nel balcone di casa sua…
“A che ora ci vediamo?”
“Se questa escursione la facciamo di sera è meglio. Meno macchine meno pericoli…”
“Va bene. Ascolta, i miei i umani hanno ripreso a cercarmi”.
“Milo dove ti sei nascosto”?
“Mi dispiace farli preoccupare, ma ho voglia di vivere qualcosa di diverso. Mi  farò perdonare al mio ritorno”.
Arriva la sera, i rumori si affievoliscono. I due gatti sfrecciano veloci verso un’avventura che non dimenticheranno facilmente,  resterà indelebile nella loro memoria.
Corrono veloci, ecco che una lunga rampa di scalini si para davanti ai loro occhi.
“Miao, Carmelo, mai visti tanti scalini…”!
“È la via Roma. Tanti anni fa, quando c'erano poche macchine, era una strada molto frequentata dagli  umani che si spostavano da Termini alta a Termini bassa o viceversa”.
Improvvisamente Quattro gatti sbucano da una stradina laterale.
Uno di loro, un bel gattone dal manto  tigrato, quasi minaccioso sbarra loro il cammino…
“Ma chi siete ? Che volete”?
“A-micio tranquillo, siamo di passaggio”, miagola Carmelo, “siamo due gatti turisti! Non vogliamo occupare il vostro territorio”.
“Ah ecco, volevo ben dire, per avere questo territorio abbiamo combattuto e sofferto sette pellicce”.
“Noi abbiamo già una casa, il mio ami- gatto Milo ha voglia di sgranchirsi le zampe e  vivere qualche ora fuori dal  balcone di casa sua. Visitare la città”.
“Va bene allora, andate tranquilli, vi scortiamo fino alla fine della via Roma”.
Arrivati, il micio tigrato consiglia la strada da fare: ”Se prendete a destra, arrivate in piazza Duomo, una bella e grande Piazza con la cattedrale di San Nicola di Bari”.
“I termitani la chiamano La Matrice”.
“Grazie ra-gatto, per la tua gentilezza”.
“Prego, amici pelosetti, state attenti, occhi aperti…” 
Milo e Carmelo arrivati nella piazza si rincorrono felici, zampettando si fermano davanti  la Chiesa.
“Ma questa chiesa ha tre porte?” Chiede Milo.
“Si. Ci sono tre porte. Sul portale centrale si trova il beato Agostino Novello con angeli, opera di Filippo Sgarlata, uno scultore termitano”.
La porta laterale è aperta: i due gatti, incuriositi, entrano. Tanti affreschi, tanti quadri. Inebriati da tanta bellezza non si accorgono che un umano lì  sta  osservando un poco incredulo”.
“Che ci fanno due gatti dentro la chiesa…” esclama ad alta voce.
Spaventati, i due gatti si nascondono dietro una panchetta.
L‘umano fa il verso per chiamare i due gatti : ”..Non abbiate paura”, quasi sussurra”, la casa di Dio non è solo degli uomini, appartiene anche agli animali“ dice, avvicinandosi.
La voce dal tono dolce appartiene a lui, al parroco della Chiesa.
Si abbassa e accarezza i due gatti che cominciano a fare le fusa...
Nella stanza, entrando a destra dove riceve le persone, dalla borsa della spesa sul tavolo prende due pezzetti di formaggio e li porge ai due pelosetti che mangiano con voracità.
La passeggiata ha messo loro un certo languorino.
“Adesso dovete uscire. Devo chiudere la chiesa”, e fa ancora una carezzina sulle loro piccole teste.
Come se avessero capito (non ci sono dubbi, loro capiscono il linguaggio umano anche se qualche volta sembra di no, ma è una scelta felina per essere lasciati in pace) si avviano verso la porta  e prima di scomparire fuori dal sagrato, si girano, lo guardano, una scodinzolata la coda in segno di ringraziamento, e vanno via veloci.
Arrivati al Belvedere si soffermano ad ammirare il panorama: il Golfo fino alle isole Eolie e dall’altra parte la bellezza del Monte San Calogero e della Luna che lascia una stria luminosa sul mare, fino ad arrivare alla Rocca di Cefalù.
Adesso ti porto a visitare la villa Palmeri .
Nel silenzio della sera si immergono in mezzo a tutto quel verde.
Milo veloce va dove vivono le oche che cominciano a starnazzare..: ”Non le spaventare, avvicinati, ma con dolcezza”, miagola Carmelo.
Piano piano le povere oche, terrorizzate dell’irruenza di Milo, si calmano e scivolano silenziose in acqua.
“Che sono tutte queste pietre?“
“Sono resti romani”.
“Termini è una città che ha origini romane”.
“I romani erano grandi ingegneri: hanno costruito anche un acquedotto che si chiama Cornelio”.
“Dai Milo, usciamo”. Arrivati al piano Barlaci incontrano Maia, una gatta che appartiene a degli umani che fanno Gatto di cognome.
Maia è una bella gatta e i due maschietti vorrebbero approfondire la conoscenza, ma lei li esorta a tornare a casa, tra poco comincia ad albeggiare e i pericoli per i felini sono tanti.
Si dirigono di nuovo verso il Belvedere e cominciano a scendere attraverso una strada ombrata di pini, che si snoda in ampie curve, da cui il nome di Serpentina. Arrivati davanti al Grand Hotel delle Terme Milo chiede: ”Ma è una casa antica”?
“È un hotel dove sotto le mura sgorgano delle acque termali, un toccasana, una cosa eccezionale per chi  soffre di reumatismi, problemi respiratori e altre patologie. Per colpa dell'incuria di alcuni umani ne ha determinato la chiusura che oramai, purtroppo, si protrae da molti anni.
Uno sguardo ancora e…
“Forse è meglio rientrare, torniamo a casa”, esorta Carmelo.
Sono quasi le otto e i due gatti, arrivati nel cortile delle loro abitazioni, sfiniti ma felici di quella lunga passeggiata, si rifugiano sotto la grande pianta di gelsomino.
La piccola Erica, con lo zainetto sulle spalle, esce dal portone e, con la sua Mamma, si avvia per salire in macchina. Sta andando a scuola. Carmelo le va incontro e le si struscia tra le gambe, lei si abbassa per accarezzarlo ma Carmelo si allontana di qualche metro. Si ferma, si gira, la guarda intensamente, poi volge lo sguardo  verso la pianta di gelsomino, poi di nuovo la riguarda come se volesse invitarla e seguirlo. È così che Erica  capisce che le  vuole comunicare qualcosa. Gli va dietro e vede il suo Milo rannicchiato sotto la pianta di  gelsomino: ”Mamma, mamma, corri, c'è Milo", grida felice!
“Non gridare”, l'esorta sua madre, “si può spaventare e nuovamente scappare”.
Piano piano le due umane si avvicinano… Milo ha deciso che ormai è arrivato il momento di fare ritorno a casa. Si lascia prendere senza fare resistenza. Ha bisogno di un buon pasto, di una bella dormita e di tante coccole.
In braccio alla sua piccola, soffocato da tanti baci riesce per un attimo a volgere uno sguardo verso  Carmelo.
E gli dice “miao miao miaooooooo”.
Che gli avrà detto? Mah… Ogni umano che leggerà la storia, farà la sua traduzione…
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ginger-pina · 2 years
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Premessa
           Il 25 aprile la gatta Nuvoletta è volata sul ponte dell'arcobaleno
                     Era la gatta dei miei vicini di casa. I nostri giardini confinano e sono divisi solamente da una siepe. Spesso veniva nel nostro giardino così come Paolina, la mia gatta, va da loro: liberi di scorrazzare da un giardino all'altro.
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ginger-pina · 2 years
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Nuvoletta
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ginger-pina · 2 years
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La gatta Nuvoletta ed il 25 aprile
             Un tramonto sereno, una bella serata di primavera. Soffiava un venticello leggero e l’aria regalava profumo di zagara.
              Le rondini erano tornate e libere volteggiavano nel cielo.
               Anche i passerotti, in cerca di qualche mollica di pane, volavano da un albero all’altro sempre pronti a scappare per evitare un nuovo attacco di quei gatti che vivono con gli umani proprietari dei due giardini confinanti: Felix, Banny, Paolina, Fiocco, Nelson itinerante e, da poco, un gattino grigio chiamato Whisky per la sua andatura come se avesse bevuto un bicchiere di troppo.
               Ma per gli umani di uno dei due giardini oggi è un giorno triste.
               Un loro gatto, anzi una loro gatta, ha raggiunto il ponte dell'arcobaleno.
               Piangevano dispiaciuti sul povero corpo.
               Si chiamava Nuvoletta perché leggera come una nuvola priva di pioggia.
                Lei, la gatta, era molto snella: non aveva la pancia prominente come quella di Felix o di Paolina.
                A lei bastava un poco di umido, qualche croccantino, acqua fresca e un posto dove rilassarsi e crogiolarsi al sole.
                Arrivata la sera sulla vallata di San Girolamo, quando si accendono le prime luci, tutti i gatti angeli aspettano il momento più propizio per volteggiare liberi.
                Sono pronti ad accogliere la nuova arrivata: ”Nuvoletta“.
                “Miao, miao, uscite dai vostri giacigli, arriva la nuova angelo-gatta.”
                È Citty che miagola.
                Eccoli, ognuno di loro emana una luce propria: verde come gli smeraldi, azzurro come il mare quando è calmo, rosa confetto, giallo come il sole: sono i colori dell'arcobaleno!
                 Lazzaro, Rudolf, Matisse, Citty, Bonheur, Luna, Novanta; c’è anche il piccolo Ulisse e Nuvola. Si c’è Nuvola, la cugina di Luna, da qualche mese fa parte della brigata gattofila di San Girolamo e adesso Nuvoletta, la nuova arrivata.
                 Nuvoletta: ”Chi siete?”, chiede un poco timorosa guardando tutti quei gatti così luminosi.
                 Citty, il più anziano del gruppo, si avvicina e le porge la zampetta: ”Miao, sono Citty, non ti ricordi di me?”
                 “Non so, non mi sembra.” Nuvoletta si avvicina al gatto quasi a sfiorare i suoi baffi: “Adesso che ti guardo più da vicino… si, mi ricordo di te. Tante volte ti ho incontrato nel mio giardino.”
                  L‘umana di Paolina e Fiocco ti dava da mangiare…” Scruta gli altri angeli gatti. Loro la guardano e miagolando un sorriso: ”Miao, miao, Nuvoletta”, dice una vocina delicata. È lui, Ulisse, il piccolino che ha vissuto con lei, con Felix e Banny; ma già da tempo è volato sul ponte dell'arcobaleno.
             “Oh, Ulisse sei tu… che tristezza non vedere più miei umani, Benny e Felix. Non pensavo che potesse accadere così presto”.
              “Loro, i tuoi umani non ti vedranno, ma tu adesso sei un Angelo e continuerai a vederli”.
              “Vieni con me”. I due angeli gatto, leggeri, si avvicinano al balcone e attraverso il vetro vedono l ‘umana che in quel momento ancora piange con in mano una foto di Nuvoletta.
               E lei vedendo la sua umana soffrire comincia a miagolare con dolore.
                “Non essere triste, Nuvoletta, ci sono io con te e poi anche tutti loro,” indicando gli altri pelosetti: ”Sono tutti molto simpatici”.
               “Come faccio a non esserlo? Mi piaceva stare con i miei umani, con Felix e Benny. Anche se noi ragazze, qualche volta, non si andava molto d'accordo: beh, tra femmine qualche volta accade.”
               “Ra-gatti, forza, raggiungiamo gli altri.”
               “Sniff, sniff, che buon odorino che c’è nell'aria!” miagola Citty.
                “Odore di carne, carciofi, pesce… Oggi barbecue dappertutto. Perché proprio oggi?”
                 Matisse, il più acculturato del gruppo (beh, lui è un gatto pittore) spiega agli altri angeli gatti cosa sta a significare questa usanza.
                  ”Oggi è il 25 Aprile. Se guardate il calendario degli umani dice: Festa della liberazione!“
                   “Ma di cosa o da chi si liberano gli umani?” miagola Citty.
                   “Gli umani festeggiano la liberazione dalle truppe nazifasciste che avevano invaso l'Italia e la fine della 2° guerra mondiale che durava da più di 5 anni. Un dittatore tedesco molto crudele aveva tolto la libertà al popolo e faceva uccidere persone innocenti come gli ebrei, i rom, i gay… I fascisti italiani, anche loro    guidati da un dittatore, erano i loro alleati. Per fortuna sono stati cacciati, purtroppo con tanto spargimento di sangue.
                    “Sono stati cacciati da chi?” chiede Luna.
                    “Dagli eserciti degli americani, inglesi, ma anche tanti italiani, detti partigiani, che volevano una patria senza tiranni. Umani ed umane che hanno lottato per la libertà”.
                     “Anche le umane?”
                     “Si, hanno avuto un ruolo importante, curavano i feriti e contribuivano alla raccolta di indumenti e viveri. Infine, le umane, ebbero anche il ruolo di staffette partigiane, un compito pericoloso, perché consisteva nel reperire delle informazioni sul nemico”.
                      “Ma i gatti?”
                      “Anche loro hanno sofferto la fame. Tanti ne sono morti.”
                      “Ma basta con tutta questa tristezza… Arriva la nave… Ammirate il mare, la luna sta sorgendo. Abbracciamoci forte, prendete una zampetta e facciamo un girotondo.”
                        “Credo che i gatti siano spiriti venuti sulla terra. Un gatto, ne sono convinto, può camminare su una nuvola senza cadere (Jules Verne).”
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ginger-pina · 3 years
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Lola, nove anni fa...
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ginger-pina · 3 years
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Premessa
            È da tempo che non scrivo. Questo lungo periodo di incertezze mi ha tolto la voglia di farlo. Per fortuna non mi ha tolto la voglia di leggere. Questa storia che “impropriamente” chiamo favola, era stata abbozzata  tempo fa. Ricordo Elio (adesso è un ragazzo che frequenta la 3 media), ed i suoi pianti davanti il cancello della scuola dell'infanzia. La cane Lola vive ancora con la sua famiglia.
            Qualche giorno fa è venuto a mancare un caro amico. A lui piaceva leggere le mie “ favole" o i miei ricordi.
            Incontrandomi un giorno al supermercato mi disse: “Chi fai, spicciti, a casa, va scrivi, ca avi assai che non pubblichi nenti”. Allora caro Peppe dedico a te la storia di Lola. Non dimenticherò mai il tuo sorriso.
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ginger-pina · 3 years
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Lola oggi! E’ invecchiata pure lei: notate le sopracciglia bianche...
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ginger-pina · 3 years
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___ La cane Lola ___
            In una bella giornata di sole, quel sole siciliano del mese di settembre, caldo al punto giusto, accompagnato  da una brezza marina che fa respirare, tanti piccoli umani con le loro manine ben serrate in quelle delle loro mamme o di qualche papà si avviano verso il viale che porta al cancello  della  scuola.
            Qualche bimbo ancora non abituato alla vita scolastica piange, attaccato al braccio della mamma: ”Dai non piangere, vedrai che ti piacerà stare insieme agli altri bimbi”.
            “Non te ne andare… non mi lasciare” si lamenta il piccolo umano .
            “A te piace cantare, vedrai quante canzoncine imparerai e poi il nonno verrà a prenderti , ti farà fare una passeggiata alla villa Palmeri “.
            “Ma andrò sullo scivolo?”
            “Si certo , il nonno ti ci porta; adesso entra, altrimenti la mamma farà tardi al lavoro”.
            Con queste  parole la giovane mamma, cerca di convincere il suo piccolo.
            Finalmente, anche se a malincuore, il bambino  lascia la sua mano  e si  avvia dove c è ad attenderlo la maestra e tanti altri piccoli. Si guarda intorno un poco impaurito.
            La maestra: ”Dai bambini prendete per mano un compagnetto ed entriamo in classe”.
            Una piccola umana affianca Elio: ”Ciao, mi chiamo Viola e tu?”. “Io sono Elio”. “Ciao Elio, non essere triste, tra qualche  ora le nostre mamme verranno a prenderci , dai sorridi”.
             Da qualche giorno, nelle vicinanze  vive una cucciola di cane. Porta al collo un laccio sporco e con occhi imploranti cerca un contatto umano. Desidera tanto una casa, che qualche umano si accorga di lei o che le porti un pezzetto di treccina con lo zucchero, un pezzetto di pane o un biscottino. Fa di tutto  per  farsi notare con qualche piccolo bau bau. Ma nessuno  la degna di uno sguardo, anzi  qualche umano   la guarda infastidito.
            La giovane mamma si incammina verso la sua  macchina, ancora una volta si gira verso il cancello della scuola. Ultimo sguardo speranzoso verso il suo piccolo.
            Intanto la cucciola di  cane attratta dalla giovane signora  corre verso di lei, quasi si scontrano, l ‘umana le pesta una zampetta. “Mi stavi facendo cadere!”, esclama la giovane donna. I loro sguardi si incrociano. In un baleno la cucciola  capisce che sarebbe stata lei… la sua mamma umana. Legge nei suoi occhi tanto amore canino. La giovane signora si abbassa e l'accarezza: “Chi sei tu?”, mormora… Si guarda intorno e chiede: “Sapete di chi è questo cane?”.
            Il ragazzo che vende frutta risponde: “Mah…, da qualche giorno si aggira da queste parti, forse è stata abbandonata”.
            Prendimi, prendimi con te dicono i suoi occhi.
            Lei l'accarezza ancora, si avvia verso la macchina, la cane le va dietro, ancora uno sguardo intorno fiduciosa che  qualcuno reclami quel cane. Ma niente. Ad alta voce esclama: “Mi hai scelto. Vieni con me”. Apre lo sportello e lei, la cane, con un balzo è dentro la macchina e  vanno via insieme.
            Arrivate nella bella casa di campagna, la cucciola  scorge subito la presenza di  un cane bianco con qualche macchia nera. Si  incontrano, si odorano.
            “Bau bau, chi sei ?”, chiede il cane bianco con qualche macchia nera. “Non ho un nome, e tu?”. “Io mi chiamo Otto “. “Non ho un nome”, ripete e così dicendo guarda incuriosita.
            C’è un bel prato, una grande voliera con tanti canarini, un piccolo laghetto con dei pesci rossi e  una grande carpa, poi  dei gatti. Il primo istinto è quello di rincorrerli, ma viene richiamata.
            “Ma come funziona”, pensa. ���Non si rincorrono i gatti?”. “Mah, poi vedremo".
             Lei ancora non conosce le  regole da rispettare: nella casa di questi umani  i gatti e i cani vivono in perfetta armonia.
            Tornato da scuola il piccolo umano trova questa bella sorpresa.
             Animalista come i suoi genitori gioisce di questo bel regalo. Per lui un altro cane  vale meglio che cento giri sullo scivolo.
             L'accoglie con un sorriso, l’accarezza dolcemente. Lei, la cane, non abituata alle coccole scopre quanto può essere piacevole.
            Per la prima volta fa  un pranzo canino come si deve. Crocchette, acqua fresca, assaggia il suo primo biscottino, si rotola sulla terra fresca, si gratta la schiena mentre il piccolo umano le fa tante coccole. Lo lascia fare: é la prima volta che riceve coccole e non calci.
            “Mamma come la chiamiamo?”.
            “Adesso, lo decidiamo insieme”.
            Così scrivono su dei pezzetti di carta tanti nomi. La scelta cade su Lola, la chiameranno Lola.
            Bello, corto, le starà bene.
            Lavata , spazzolata , profumata … felice si addormenta al caldo  in una comoda cuccia in  quella  confortevole casa.
            Dicono che i cani sono i guardiani del fisico degli umani, mentre i gatti  sono i guardiani dello spirito.
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ginger-pina · 3 years
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Quadro di famiglia: mentre Pina racconta il suo Natale, Vincenzo lo immagina e lo disegna,,,
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ginger-pina · 3 years
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Introduzione
Per tutti noi sicuramente sarà un Natale diverso. Leggo qua e là, ascolto il tg, pareri contrastanti, chi critica la chiusura, invece chi dice che bisogna stringere, chi non mette la mascherina, chi ne mette due… A me dispiace non vedere le persone  care, la mia famiglia, i miei amici, ma capisco che la situazione non è bella. Mi auguro che tutto possa passare al più presto. Ma sicuramente per me non sarà un trauma se pranzerò da sola  con Vincenzo. Lui mi dice quando mi vede triste: “Passerà, l'importante è che le persone care stiano bene". È vero, mentre tanti ricordi quasi dimenticati bussano nella mia mente e nel mio cuore. Così ho deciso di scrivere per non dimenticare.
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ginger-pina · 3 years
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ginger-pina · 3 years
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Il Natale in Via San Salvatore
           Nei miei ricordi il Natale trascorso in via San Salvatore ha qualcosa di tenero e di magico.
           Sono ricordi che risalgono a tanti anni fa, ma sono scolpiti dentro di me, indelebili.
           Abitiamo in una casa che si innalza  su  tre piani. Al piano terreno c‘è una grande stanza, che funge da cucina soggiorno: i mobili non sono tanti  ma è molto spaziosa.
           Mio padre prepara un bellissimo presepe ed anche un albero, pieno di addobbi. Ogni anno lo arricchisce con qualcosa di nuovo: una pecorella, un cavallo, un’ochetta, un nuovo personaggio.
           In un primo tempo il presepe viene fatto su un mobile radio, l’albero viene appoggiato a terra, vicino a questo mobile.
           Come tradizione viene allestito la domenica che precede il giorno dell'Immacolata, l'8 dicembre.
           Novembre volge al termine…
           Seduti intorno al tavolo, la mamma aiuta  mia sorella Salvina.
           Deve imparare a memoria  una  poesia di Aldo Palazzeschi: “Rio Bo”.
           Io alle prese con un disegno e  mio fratello con le tabelline.
           Giovanna ha iniziato da poco a camminare, barcollante spinge un passeggino con sopra una bambola.
           La nostra concentrazione viene interrotta dal rumore di un motore che si ferma davanti la nostra porta. Una moto Ape con sopra una grande cassa  in legno, enorme, alta un  metro e mezzo e larga almeno il doppio. Due ragazzi aiutano Papà a scendere l'enorme cassa  ed anche una grande   borsa .
           Tutti sbalorditi all’unisono: ”Papà ma a cosa serve, ma che devi fare?”
           “Adesso vedrete”, ride sornione. Gli occhi grandi di un castano dorato, brillano.
           Su questa cassa costruiremo il nuovo presepe.
           Così domenica mattina, la prima domenica di dicembre, iniziamo.
           Prende la  borsa che aveva nascosto in un armadio, tanto piena che quasi scoppia.
           Comincia ad uscire carte stellate, muschio fresco, neve artificiale, luci che poi sono il suo forte. Lui è elettricista. Sembra la borsa di Mary Poppins.
           Lo guardiamo ancora con grande stupore : ”Quest'anno faremo un presepe che sarà l'orgoglio di via San Salvatore. Mettiamoci all'opera…”
           Si, il risultato finale è  un'opera di un grande ingegnere e di un architetto allo stesso tempo.
           Copre la cassa di carta azzurra, monta dei fili di ferro che vengono ricoperti di carta stellata formando un arco che sovrasta la cassa, ed ecco il cielo.
           Il muschio fresco viene sparso sul ripiano. Uno specchio dal taglio allungato  è il fiume che  scorre  limpido dalle montagne fatte di carta, di un marrone chiaro con sfumature di verde e beige, che va a sfociare in un  piccolo laghetto sempre un pezzo di specchio, ma stavolta di forma rotonda.
           Poi  la grotta, dove Gesù vedrà i suoi primi giorni di vita.
           In bella vista Maria e Giuseppe, che aspettano la nascita del loro bambino.
          Il bue e l'asinello che scalderanno Gesù.
          Il pastore con le pecore, il fabbro, la lavandaia, un altro pastore con la cornamusa.
           Il  24 sera, a mezzanotte, Gesù viene poggiato sulla culletta fatta di paglia.
           La stella cometa non può mancare. E poi la preparazione dell'albero, pieno di palline e di luci. La cassa è talmente grande che l'albero verrà messo dentro, sopra la cassa,  sotto il cielo, la cui punta  va quasi a toccare l'azzurro stellato.
           Ecco, quando finisce questa opera d'arte, rimaniamo incantati, quasi ipnotizzati  nell'ammirare tanta bellezza: “Papà, ma è bellissimo”
           Di pomeriggio dopo avere fatto i compiti prendo una sedia e mi immergo in quel paesaggio vivente. Tutto si anima. La lavandaia lava i panni sporchi sulla sponda del fiume. Mi sembra di sentire l'acqua scendere dalle montagne e riversarsi in quel fiume dalle limpide acque; il falegname prepara la culla per Gesù; il pastore munge il latte e prepara il formaggio; il fabbro batte il ferro per gli zoccoli dei cavalli. Tutto si anima, sento persino la cornamusa che suona “Astro del ciel”. Non esagero,  ma i vicini si fermano ad ammirare il capolavoro: la signora Lucrezia, Donna Ciccina, la signora Minasola, il signor Raimondi. Poi i bambini chiassosi di via San Salvatore, tutti dentro casa.  Mia madre, lei sempre molto ospitale, elargisce biscotti sport e gallettine Oro Saiwa: “Volete biscottini?”. Ricordo di un bambino che mangia tutto con voracità, in effetti lui è un poco su di chili e lo sarà anche da adulto.
           Quando traslochiamo in un'altra casa di via San Salvatore (dopo qualche anno trascorso in una casa di via Spucches, una via che incrocia via Salvatore) la tradizione continua. Il presepe e l'albero vengono allestiti,  ma non vi sarà più quella cassa, lo spazio non ci sarà più. Intanto nasce  la più piccola della famiglia. Adesso siamo in cinque… i figli.
           Il Natale ha sempre un significato particolare per noi. Con la nascita dei miei nipoti, Laura e dopo 8 mesi i due gemelli Roberta e Gianluca, il Natale ha sempre più il calore di una famiglia. Sotto l'albero facciamo trovare piccoli pensierini , un giocattolo, un maglione.
           Dopo alcuni anni arriva anche Francesco. Adesso sono 4 i nipoti e li ci fermiamo…
           Una volta sposata, il Natale diventa quasi una tradizione trascorrerlo a casa mia.
           Mio padre mi propone di fare albero e presepe.
Tranne  che per un breve periodo trascorso in una casa, nel quartiere Rocca Rossa, poi vado a vivere in un appartamento a pochi passi da via San Salvatore.
           Un salone molto grande mi permette di averli tutti a cena.  Mio padre mette le luci sull'albero, cura il presepe. Lo lascio fare. È lui il genio delle luci, è lui che fa le montagne, posiziona i personaggi. E i re Magi? Quelli li posiziona ancora molto lontano dalla capanna di  Gesù. Poi il 6 gennaio saranno spostati e messi davanti la capanna.
           Non manca una  giocata a tombola,  una passata di l'assu ca curri.
           Quando mio padre passa a miglior vita, almeno mi piace pensare che sia così, non ho più fatto il presepe né l'albero. Dopo alcuni anni, Rita mi regala  un presepe e un alberello di vetro che ogni anno metto su un tavolino per potere avere un simbolo di Natale ai quali, quest’anno, si sono aggiunti due ulteriori alberelli, uno regalatomi da Frè ed Eleonora ed uno ancora da Rita, ed un presepino regalatomi da Roberta.
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ginger-pina · 3 years
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ginger-pina · 3 years
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ginger-pina · 5 years
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Introduzione
                    Da qualche anno sono entrate a far parte del gergo comune parole come:
                    - Sovranista: neologismo che deriva dal sostantivo Sovrano. Secondo l'enciclopedia Treccani  si tratterebbe di una posizione politica che propugna la difesa o la riconquista della sovranità nazionale da parte di un popolo o di uno Stato. Non mi piace...
                   - Populista:  si intende  genericamente un atteggiamento che mira a rappresentare il popolo e le grandi masse ed a esaltante i valori positivi.  Potrebbe andare...
                    - Buonista: ostentazione di buoni sentimenti di tolleranza ma, ultimamente, usata sempre piu  come un insulto. Ma il termine mi è sempre piaciuto. Immagino persona o animale dotato di un buon carattere e altruista.
                   Qualche mese fa sono stata adottata da un gatto nero. La mia prima preoccupazione era che non litigasse con la mia gatta Paolina, anche perché lei non ha un buon carattere. Invece lui è un gatto tranquillo, generoso. Quando metto del cibo nel suo piatto e si avvicina un altro gatto, si mette da parte e lo lascia mangiare: ecco, lui è un gatto buonista.
                   Amici: aspetto il vostro parere...
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