giuliastefanelli
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Giuls
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giuliastefanelli · 7 years ago
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Il 2019 sarebbe dovuto essere il mio anno. Lo avevo promesso; “questo sarà il mio anno” mi dissi. Eppure siamo al 14 gennaio e ho capito di quanto la mia vita sia cambiata in esattamente 14 giorni. In un minuto, in quel minuto decisivo di cui ricordi solo il conto alla rovescia, la mia vita ha fatto un salto nel vuoto da un grattacielo alto un piano di troppo per poi trovarsi con la faccia a terra e il paracadute guasto. Stava andando bene. Avevo iniziato il salto ed ero sicura, per mesi avevo cucito il paracadute, avevo scelto i mageriali migliori, li avevo testati, protetti dal freddo, avevo scelto i colori adatti: colori non tropo sgargianti, ma colori adatti alla situazione: colori pastello. Per mesi avevo seguito tutorial su come si costruisce un buon paracadute, sulla sua giusta funzionalità, sull’assemblaggio e l’uso corretto, ma tutto questo in un minuto non è servito a nulla. Tutti i miei sforzi sono stati annullati da quel piano in più e forse il paracadute non era pronto a quei due metri non calcolati, a quei maledetti due metri di troppo. Quindi mi sono ritrovata con la faccia a terra e il corpo circondato da quella sottile sagoma bianca che si vede nei film intorno ai cadaveri, ma io ero viva e guardavoil cemento, le molecole, gli atomi. Ero lì, posso giurarlo. Ero lì ed ero viva, e allora perché non mi muovevo? Perché? La prima cosa che si fa quando si vede un cadavere spiaccicato al suolo è osservarlo, rimanerne scossi, urlare e poi coprire gli occhi ai bambini, tenerli sotto una bolla di cristallo perché non devono sapere cosa sta succedendo, “hanno ancora tutta la vita per vedere cose brutte” dicono.Subito dopo si copre il cadavere per timore di vederlo davvero, di riconoscerlo, di ricordare. Lo coprono e in quel momento: buio. Sotto il velo di plastica risuona il silenzio e non vedi nulla, senti varie voci sparse, suoni, rumori: le macchine che passano, la gente che parla, la sirena dell’ambulanza, ma senti tutto in silenzioso, come se avessi il silenzio attorno ai timpani, ma quel silenzio non fosse capace di isolare tutti i rumori intorno, allora li senti, ma come dentro una bolla da cui tu rimani fuori. La terza fase è chiudere il corpo in un sacco e portarlo nelle camere mortuarie. Ti strapazzano per bene, ti mettono in un sacco, poi in una macchina e poi su una barella, sbattendoti di qua e di la e io urlavo, “fatemi uscire!” dicevo, ma nessuno mi sentiva. Per tutti ero morta. Aprono il sacco sotto una luce potentissima e te la sparano in faccia fino a quando vorresti solo tornartene al buio. Ti aprono, ti chiudono, ti tagliano, solo per scoprire, per il gusto di sapere e quando ormai non hanno più domande ti buttano dove capita e ti ritrovi protagonista di un funerale con persone che recitano la parte sofferente di chi ti amava davvero e tu davanti a tutti rimani impassibile truccata e vestita come una bambola, attrice di un personaggio felice, tranquillo, sereno. Quando finisce tutto, le persone escono dalla chiesa, le telecamere si spengono e tutti cercheranno di vivere la loro vita felice al meglio perché avranno paura di fare la tua stessa fine, con la faccia a terra. Diranno: “si vive solo una volta, dobbiamo vivere l’attimo”, ma non sanno che è stato proprio in un attimo in cui il mio cuore ha cessato di battere. Ricordo le parole dette al funerale, “andrà in paradiso”, ma io ero là e dovevo scegliere, compilare banali moduli che avrebbero deciso la mia sorte. Mi impegnai per rispondere a tutte le domande con la rabbia che ho verso chi mi ha dato questa vita, perché non volevo guardarlo in faccia e far finta di essere grata. Pregai di andare all’inferno, pensai che al paradiso mi sarei sentita fuori luogo con tutta quella luce, i fiori colorati e il fresco della primavera. Ero abituata al caldo, al buio, al fuoco, alle tempeste acide inaspettate, alle torture. Perché Dio mi aveva dato tanta sofferenza? Trovavo più coerente Lucifero, quindi feci di tutto per scegliere lui.
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giuliastefanelli · 7 years ago
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Confusa e disperata
Possibile che io lo ami ancora?
Certo, “il primo amore non si scorda mai”, ma se questo detto fosse vero allora non sarei andata più avanti? Non l’avrei più superata?
Sono mesi che ripeto a tutti di averla superata e a volte lo penso davvero, ma ci sono attimi, giorni interi in cui mi rendo conto di non aver lasciato nulla al passato; arriva la nostalgia e mi bussa alla porta come una visita mensile per controllare che io non dimentichi nulla. Non sono pronta a cancellare le sue foto, i suoi messaggi. Sarei pronta a non parlargli più, se lui mi aiutasse in questo.
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giuliastefanelli · 7 years ago
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Ti diranno di volare
Ti diranno ciò che sei
Sarai solo bravo a sognare
Ma alla fine ti amerei
Forse urlerai
Distrutto da una vita infelice
Ma con me non cambierai
E di quella tua vita diventerei abitatrice
Urla ciò che vuoi
Sii con me ciò che sei
Ma non parlarmi di eroi
tutte le tue paure bacerei
Piuttosto raccontami storie
quelle divertenti
e ti donerò sorrisi accoglienti
che per noi saranno solo glorie
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giuliastefanelli · 7 years ago
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Il segreto è trovare quella persona che sa capirti, che è simile a te, al tuo modo di vedere le cose, pigra e ansiosa allo stesso modo, che non cerca di cambiarti, insomma che ti accetta per come sei perché fa esattamente schifo come te.
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giuliastefanelli · 7 years ago
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Sai,
Parli sempre troppo
e da come lo fai, sembri vantarti di tutto,
sembri saperne più degli altri.
Poi cammini troppo sicuro di te
come se ti sentissi un metro sopra tutti,
se non di più.
Ogni tanto giochi con la barba,
come per mostrarti saggio.
Spieghi sempre cose che nessuno sa
e ti vanti di saperle,
o forse te le inventi e basta.
L’ho sempre sospettato sai?
Fumi e non lasci respirare.
Ci provi e non lasci parlare.
Metti in difficoltà, chi di difficoltà ne ha già tante.
La tua migliore arte è l’incoerenza,
solo per poter manovrare le parole,
girare i fatti a tuo piacimento.
Ti credi bello,
intelligente
o forse solo troppo amato.
Ti chiamano “marpione”,
ti chiamano “cretino”,
ma sai che c’è?
Mi piace quando inizi a parlare
e ti si illuminano gli occhi di verde
come per vedere la natura che hai dentro.
Cammini senza paura
e dietro te ci starei per sempre,
mi fai sentire sicura.
E forse ci salirei con te
un metro sopra tutti,
ma perché solo un metro?
Facciamo due,
che tanto per esser visti male
forse è meglio non esser visti proprio.
E quando rifletti ti mordi la barba
e poi parli,
parli e la tua voce si diffonde
nella mia mente come un anestetico.
Passa per il cervello,
per le vene
e blocca il tempo.
Inventa ciò che vuoi,
accetterò la consapevolezza di parole false,
ma ci crederò comunque.
Fumi e ridi,
ridi e il fumo esce a scatti,
come se un po’ volesse restare intrappolato in te
come un abbraccio
in cui avvolgi i tuoi peccati
le tue tentazioni.
E butti ostacoli sul percorso
ridendo delle cadute altrui
solo per poi avere il gusto
di guarire le loro ferite.
E dipingi quadri confusi,
illumini le tue vittime
di parole contrastanti,
di sinonimi e contrari,
di colori freddi e subito dopo caldi,
le uccidi per poi portarle in vita.
Ti credi bello,
intelligente
o forse troppo amato.
Ti chiamano “marpione”
ti chiamano “cretino”
Cretino è chi
per propria insicurezza,
scambia l’insicurezza altrui
per narcisismo.
Si impegnò a innamorarsi di se stesso
per paura di amare gli altri.
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giuliastefanelli · 7 years ago
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diario di viaggio.
23.13
Ognuno dovrebbe sapere cos’ha nella testa. Un pensiero, una persona, un viaggio, un paesaggio.
Io no.
Ho solo vuoto. Ho male.
E tutto questo si espande e dal cervello passa al cuore, lo fa battere più forte. Perché è così che funziona, più cose ci passano attraverso, più lui batte e in questo caso è un controsenso perché passa solo vuoto; un vuoto che va a posizionarsi tra lo stomaco e le costole, li in mezzo e non si muove più. Poi la gola diventa carta vetrata e senti una strana sensazione dentro le narici, quasi un formicolio e poi un mattone tra la gola e la bocca, dove inizia la lingua.
Definisco il tutto come: Inizio.
Tutti definirebbero il tutto come FinE, ma non è la fine. La fine è quando ti tremano le mani, quando la testa scoppia e senti le gambe gelare; quando gli occhi si appesantiscono, ma tu ti sentì sollevato e poi ti svegli la mattina dopo e non provi nulla, solo spensieratezza.
Dimenticarsi il dolore provato è la fine e come ogni fine che si rispetti, spetta a tutti prima o poi.
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giuliastefanelli · 7 years ago
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Sono le 23.06
Vorrei poter dire di stare bene, ma non posso farlo.
So di essere ettichettata come la ragazza in cerca di attenzioni, non mi è mai piaciuta questa definizione, ma ora sono consapevole di esserlo e sono contenta. Se essere in cerca di attenzioni significa “cazzo vorrei sentirmi amata come io amo gli altri” allora si, mi piace essere questa ragazza e mi piace aver bisogno di sentirmi amata per stare bene con me stessa. Non credo di essere una brutta persona, penso invece di avere tante paure che mi portano ad avere il carattere che ho: un po’ ansioso, un po’ frenetico, un po’ aggressivo a volte, un po’ freddo; ma so voler bene. Solo chi sa come ci si sente a essere soli, sa come amare, ma il mondo odia chi ama troppo, il mondo lo ripudia chi ama troppo. Il mondo non sa amare chi ama.
Quindi che fa? Lo dico io che fa. Lo prende e lo mette da parte.
Vorrei tanto non avere ancora la voglia immensa di farlo. Di prendere tutto e tagliarlo. Vorrei non avere quella voglia che esplode dentro me.
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giuliastefanelli · 7 years ago
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“Spesso le persone più belle hanno il dolore negli occhi.”
- Arcangelo Caiazzo
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giuliastefanelli · 7 years ago
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“Spesso le persone più belle hanno il dolore negli occhi.”
- Arcangelo Caiazzo
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giuliastefanelli · 7 years ago
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Che posso dire? Come mi sento?
Sola.
Avete presente quella sensazione di abbandono? Quella sensazione di essere odiata da tutti? Come se nessuno volesse stare con te, come se nessuno volesse passare del tempo con te.
Mi sento perfettamente così.
Ho passato tutto l’anno a fare qualcosa per gli altri, o almeno mi è sembrato cosi, per poi trovarmi qua da sola.
Ho organizzato feste a sorpresa, comprato regali per i miei amici, rinunciato a week end in montagna con i miei amici per stare con una zia malata. Ho passato l’anno a pensare a come essere migliore nelle amicizie, a rinsanarle, a migliorarle... Ho passato l’anno così. Ora mi ritrovo qua senza nemmeno un’amico a chiedermi come sto davvero.
Non ho ricevuto nessun regalo dai miei “amici” ed era il mio compleanno. Anzi alcuni se ne sono pure dimenticati.
Sono sola.
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giuliastefanelli · 7 years ago
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Mi chiedo se stanotte il tuo desiderio sarà uguale al mio.
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giuliastefanelli · 7 years ago
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La sai qual è la definizione di follia?
Fare e rifare la stessa cosa e aspettarsi un risultato diverso.
The vampire diaries
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giuliastefanelli · 7 years ago
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Ho bisogno di un momento per dire che non sto bene, o forse per ammetterlo. Non sto bene perchè sono fragile e ho paura di tutto, ho paura che ammettere di essere un totale fallimento mi faccia sentire tale. Mi sento come se non fossi più io a parlare, a muovermi, a osservare. Ho paura che sia tutto finito. Vorrei tanto piangere ma non ci riesco, forse perchè in realtà non voglio farlo, forse perchè ho paura. Respiro profondamente e vivo la giornata evitando ogni cosa e poi penso che l’unica cosa che sto evitando sia tutto ciò che ho dentro. Scrivo senza la voglia di farlo, scrivo perchè ho voglia di parlare, di buttare tutto fuori, ma tanto so che non riesco a farlo perciò scrivo e riscrivo, leggo e rileggo ad alta voce, sperando che questo voglia dire buttare tutto fuori, andare avanti. Ma se non volessi andare avanti? Non voglio stare male, ma c’è sempre una piccola parte di me che ama il mio dolore e lo accetta, lo integra con i pensieri, con il mio corpo e ci si abitua e ha paura di estinguerlo, di eliminarlo, di farlo evadere. Ho ripetuto troppe volte oggi che sto bene anche quando non me lo chiedevano, anche quando in realtà volevano sapere altro, rispondevo ‘sto bene’, ma a quale domanda? Lo dico per convincermi, perchè dire ‘ sto bene, davvero ‘ mi fa sentire una persona migliore, altruista e rilassata, una di quelle persone che capiscono il dolore e lo accettano in modo coerente, ma per me accettare il dolore, la sconfitta, la rabbia.. non è mai stato coerente,, bensì distratt. Accetto tutto per finta, per far vedere al mondo he posso farlo e che posso essere forte , ma in fondo so che non è così.
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giuliastefanelli · 7 years ago
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sfogo
Immagino questo momento da anni ormai e sono le cose più banali che mi portano ansia:
come posso vestirmi?
gli piacerò?
di cosa posso parlare?
devo truccarmi?
ma la verità è che per me è sempre stato importante, ma ora ho dubbi.
Non voglio starci male e non voglio rischiare.
Ho paura che tutto questo possa cambiarmi e quindi voglio qualcuno li con me per affrontare tutto, qualcuno che mi appartenga, che non mi faccia cambiare. Qualcuno che fa parte di ciò che sono.
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giuliastefanelli · 7 years ago
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“Morirò di paura di disturbare.”
— (via ilragazzodel95)
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giuliastefanelli · 7 years ago
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Reprimo i miei sentimenti fino a non provare più nulla
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giuliastefanelli · 7 years ago
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Siate abbastanza forti da dimenticare chi vi ha dimenticato.
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