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La Fillossera
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Innesti di vino e cultura
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grauniverse-blog · 5 years ago
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La gran Botte di Heidelberg
Maestosa nella valle, gigantesca, sprofondava la rocca fatale lacerata dalle tempeste. Ma su quel titano senescente Il sole eterno versava la luce Che dà giovinezza
Così il poeta Friedrich Holderlin descrive le rovine del Castello di Heidelberg. La maestosa fortezza fu costruita nel corso dei secoli dai Principi Elettori del Palatino. Rasa al suolo durante la Guerra dei Trent’Anni e poi…
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grauniverse-blog · 5 years ago
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Le parole del vignaiolo: Ferdinando Principiano
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𝘓𝘢 𝘤𝘢𝘴𝘢 𝘪𝘯 𝘤𝘶𝘪 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘯𝘢𝘵𝘰 𝘦𝘳𝘢 𝘤𝘰𝘴𝘪̀ 𝘪𝘴𝘰𝘭𝘢𝘵𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘤𝘦𝘳𝘵𝘪 𝘪𝘯𝘷𝘦𝘳𝘯𝘪 𝘴𝘢𝘭𝘵𝘢𝘷𝘰 𝘭𝘢 𝘴𝘤𝘶𝘰𝘭𝘢 𝘱𝘦𝘳 𝘨𝘪𝘰𝘳𝘯𝘪, 𝘲𝘶𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘯𝘦𝘷𝘪𝘤𝘢𝘷𝘢 𝘵𝘢𝘯𝘵𝘰. 𝘎𝘪𝘰𝘤𝘢𝘷𝘰 𝘱𝘦𝘳 𝘰𝘳𝘦 𝘥𝘢 𝘴𝘰𝘭𝘰 𝘯𝘦𝘪 𝘣𝘰𝘴𝘤𝘩𝘪, 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘤𝘳𝘦𝘴𝘤𝘪𝘶𝘵𝘰 𝘶𝘯 𝘱𝘰’ 𝘴𝘦𝘭𝘷𝘢𝘨𝘨𝘪𝘰, 𝘦 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘯𝘢𝘵𝘶𝘳𝘢 𝘴𝘦𝘭𝘷𝘢𝘵𝘪𝘤𝘢 𝘮𝘪 𝘱𝘪𝘢𝘤𝘦 𝘵𝘳𝘢𝘴𝘮𝘦𝘵𝘵𝘦𝘳𝘭𝘢 𝘢𝘭 𝘮𝘪𝘰 𝘮𝘰𝘥𝘰 𝘥𝘪 𝘭𝘢𝘷𝘰𝘳𝘢𝘳𝘦, 𝘱𝘦𝘳 𝘳𝘪𝘵𝘳𝘰𝘷𝘢𝘳𝘦 𝘯𝘦𝘪 𝘮𝘪𝘦𝘪 𝘷𝘪𝘯𝘪 𝘨𝘭𝘪 𝘰𝘥𝘰𝘳𝘪, 𝘪 𝘴𝘢𝘱𝘰𝘳𝘪 𝘦 𝘭𝘦 𝘴𝘦𝘯𝘴𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘮𝘪𝘢 𝘪𝘯𝘧𝘢𝘯𝘻𝘪𝘢.
𝙁𝙚𝙧𝙙𝙞𝙣𝙖𝙣𝙙𝙤 𝙋𝙧𝙞𝙣𝙘𝙞𝙥𝙞𝙖𝙣𝙤
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grauniverse-blog · 5 years ago
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Arriva dagli USA il rap al nebbiolo Steven Paul Mcdonald, giovane Master Sommerlier di Houston, svestiti i panni da sommelier, ha indossato quelli da…
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grauniverse-blog · 5 years ago
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Le parole del vignaiolo: Walter Mattoni
ARSHURA significa “arsura” in dialetto ascolano, è un’arsura in un sacco di sensi. Il desiderio che ti viene quando nasci in campagna senza santi in Paradiso e ti devi guadagnare tutto. È arsura di vino, di vita, di donne…
Walter “Roccia” Mattoni
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grauniverse-blog · 5 years ago
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Le Langhe sono un luogo nel quale tornare: paesaggio, storia, tradizione compongono un mosaico di forme, colori, voci. Se volessimo tradurre in una immagine il patrimonio naturale e culturale delle Langhe questa sarebbe certamente una bottiglia di Barolo.
Nel nostro percorso di approfondimento di questa denominazione abbiamo scelto tre direttrici di scoperta: tempo, luoghi e rivoluzione. Il tempo nella bottiglia, il tempo fuori della bottiglia: la storia e la memoria. Il luogo, le Langhe, e i luoghi, ovvero le piccolissime porzioni di vigne da “camminare”. La rivoluzione degli anni ottanta con l’apertura al mercato internazionale compiuta dai Barolo Boys.
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Questo viaggio si è concretizzato in tre incontri e in quindici bottiglie degustate. Ognuna di queste bottiglie custodiva un racconto e tutte sono rimaste impresse nella nostra memoria. Una di quelle che più ha colpito tutti è stata l’annata 1947 del Barolo Gran Riserva delle Cantine Marchesi di Barolo.
Ci faceva piacere rendere partecipe Ernesto Abbona, Presidente e Amministratore Delegato delle Cantine dei Marchesi di Barolo, del racconto della nostra serata “Barolo: il tempo” che vedeva presente tra i protagonisti proprio il loro Barolo.
Dal nostro scambio di email e dalla risposta di Abbona è venuto fuori un racconto evocativo e ricco di spunti e suggestioni che abbiamo deciso di condividere e che vi riportiamo di seguito:
[…] Le confesso che non mi aspettavo tanto, così tanto e, soprattutto, in questo momento! Nel leggere il ‘verbale’ di questa strepitosa verticale di eccelsi millesimi di Barolo, con i Vostri commenti, vedere le foto delle bottiglie e dei bicchieri con Baroli ancora così intensamente colorati, ho provato un’emozione straordinaria… Peccato, solo, non sentire le Vostre voci e vedere le Vostre espressioni, i Vostri sorrisi. Sorrisi, certo, perché indubbiamente ve la siete goduta e … avete fatto benissimo!!! Questa occasione, così condivisa, Vi resterà sempre nel cuore, sì, nel cuore, come dicevano un tempo i greci ed i latini e come ancor oggi dicono tutti gli appassionati e gli innamorati.
Vista la Sua ‘sete’ di cultura e di informazioni (ne son certo, altrimenti non avrebbe postato proprio quella foto!), Le ‘giustifico’ la frase che appare sul pendaglio della nostra bottiglia: “Il Barolo…Va collocato verticalmente…” Oggi, certamente, verrebbe da pensare ad un consiglio errato, magari frutto dell’ignoranza… Io stesso, quando, all’inizio degli anni ‘80, ho incominciato ad occuparmi dell’Enoteca Storica, ho cercato di darmene una spiegazione. Purtroppo, mio Padre ed i miei ‘vecchi’ non c’erano già più da tempo.
Ma la risposta è stata più semplice del previsto: mi sono, infatti, ricordato di quando il buon Gino Veronelli era venuto a trovarci alla fine degli anni ’60: allora, mio Padre, mi mandò a prendere un Barolo Riserva del ’56. Lo stapparono e lo versarono in un decanter. Poi, dopo parecchio tempo – speso in convenevoli e discussioni sull’opportunità di riprendere a produrre Barolo con le menzioni Comunali, che a me, ragazzo, sembravano speciose ed eterne – finalmente lo versarono nei calici. Calici dal gambo alto, riccamente decorati ma, mica come quelli di oggi fini, sobri e … immensi!
Insomma, tra i tannini potenti e maschi, che venivano estratti durante lunghissime macerazioni in presenza di parecchi graspi perché le diraspapigiatrici non erano come quelle di oggi e il lavoro (rimontaggi, follature, travasi) era tutto manuale per cui tutto durava di più, mancando il tempo e sovente anche le forze; tra le estenuanti torchiature che dovevano estrarre tutto il possibile perché allora si faceva di tutto per non buttare via nulla. Aggiungi, ancora, un’acidità straordinaria, conseguente alle tecniche agronomiche ed al clima umido e rigido di quei tempi, ecco che, allora, era un gran bell’aiuto un più abbondante passaggio di aria (ossigeno) dal tappo di sughero per poter rendere il Barolo più fine, elegante e maturo!
Le allego la corrispondenza con Gino dove si cita il millesimo e l’articolo da Lui scritto sull’Espresso del 29 luglio 1994, dove narra il Suo apprendistato col Barolo.
Il discorso poi prosegue sulla storia del Barolo Riserva della Castellana, vino di cui abbiamo chiesto qualche informazione essendo entrati in possesso di una bottiglia del 1945.
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[…] Il Barolo Riserva della Castellana è stato proposto a partire dai primi anni ’40 in bottiglie champagnotte ‘schiacciate’. Sopra il tappo era posta la ceralacca timbrata a caldo ed erano confezionate in coppia all’interno di un prezioso volume in cartoncino rigido, rivestito internamente in raso. Era il ‘Barolo Riserva’ – ma veramente ‘Riserva’ – di quegli anni antichi: come potrà vedere dalla corrispondenza che Le allego, sulle tavole più raffinate si prediligevano millesimi molto datati, così, terminati gli anni tremendi dell’evento bellico, immagino, si pensò di creare una apposita prestigiosa confezione.
Negli anni ’60 la produzione è stata sospesa – mi sembra di ricordare – perché le bottiglie non avevano un contenuto conforme agli standard imposti dai nuovi (allora!) regolamenti europei (66 / 72 cl. Anziché 75 cl.)
La saluto cordialmente e mi auguro, passati questi brutti momenti, di poterla incontrare in cantina, a Barolo.
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Ringraziamo per gli auguri che ricambiamo ed estendiamo a tutti voi in questo momento così complicato.
Messaggio nella bottiglia: ecco cosa ci ha rivelato Ernesto Abbona di Marchesi Di Barolo Le Langhe sono un luogo nel quale tornare: paesaggio, storia, tradizione compongono un mosaico di forme, colori, voci.
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grauniverse-blog · 5 years ago
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I vini della libreria: Costa D'Amalfi Rosato 2018 Tenuta San Francesco
I vini della libreria: Costa D’Amalfi Rosato 2018 Tenuta San Francesco
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I falsi miti sul vino rosato sono ancora decisamente troppi e ingiustificabili dal nostro punto di vista.
A quanto pare anche Gianni Mura non amava il vino rosé che paragonava al punto e virgola nella scrittura. Il vino o è rosso o e bianco, meglio naturalmente il rosso, diceva.
Noi, al contrario, apprezziamo il rosato in tutte le sue innumerevoli sfumature e declinazioni: vino estivo e gioioso,…
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grauniverse-blog · 5 years ago
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Le parole del vignaiolo: Vittorio Graziano
Il Lambrusco deve avere come minimo 2 o 3 anni, fino a 6, quando raggiunge il massimo della bevibilità. Ma può durare anche decenni. Vuol dire che a quei tempi non era un vino stupido. Mentre adesso a gennaio è già pronto e fra un po’ sarà sugli scaffali prima della vendemmia.
Vittorio Graziano
 (Foto di Roberto Taddeo)
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grauniverse-blog · 5 years ago
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"Sapere di vino", il libro (introvabile) di Tachis ve lo regaliamo noi!
“Sapere di vino”, il libro (introvabile) di Tachis ve lo regaliamo noi!
Giacomo Tachis è stato per oltre trent’anni il direttore tecnico di Antinori. Membro dell’Accademia dei Georgofili e collaboratore di numerose riviste del settore vitivinicolo, è universalmente noto per aver creato tre tra i vini “Super Tuscan” più famoso al mondo: il Sassicaia, il Tignanello e il Solaia.
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“Sapere di vino”è un viaggio tra storia, filosofia, tecnica e luoghi del vino.  Pagine…
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grauniverse-blog · 5 years ago
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“Confesso che ho bevuto, mai però pero dimenticare” Gianni Mura Sport, vino e cibo perdono una grande firma. A queste grandi passioni Gianni Mura ha dedicato la sua vita con una scrittura sempre lontana dei classici clichè, raffinata e di sostanza.
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grauniverse-blog · 5 years ago
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Le parole del vignaiolo: Giuseppe Rinaldi E' amico del vino chi ne gode. Il vino vero è uno strumento che ti dà lucidità, benessere, ti fa raggiungere un alto livello di coscienza, ti fa ridere, ti fa piangere, ti accompagna al cibo.
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grauniverse-blog · 5 years ago
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Le parole del vignaiolo: Giovanna Morganti Nel giro dei "biodinamici" sono entrati molti produttori danarosi, pronti a fare un bel business, così certe associazioni da tempo assopite si sono riprese.
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grauniverse-blog · 5 years ago
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Metanolo: lo scandalo che cambiò per sempre la storia del vino italiano
Sono trascorsi molti anni dallo scandalo del Vino al Metanolo e, alcuni, soprattutto i più giovani, non lo ricordano più o non ne conoscono i dettagli. Era il mese di marzo del 1986 e quella tragedia segnò una svolta per il mondo del vino e per la società italiana.
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1986 – Carabinieri in un supermercato controllano che le bottiglie di vino non siano di provenienza delle aziende vinicole sotto…
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grauniverse-blog · 5 years ago
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La paura, l’attesa e la speranza Siamo "sospesi" e dobbiamo confrontarci con la solitudine, con l'incertezza, con la paura. Possiamo vivere questa attesa in molti modi.
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grauniverse-blog · 5 years ago
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Libri letti e riletti, per studio ma anche e, soprattutto, per piacere. Letture più o meno scorrevoli e impegnative ma decisamente ricche di stimoli e nozioni. Questa non è una classifica e neppure una lista esaustiva. Condividiamo con voi alcuni titoli che per un motivo o per l’altro hanno arricchito il nostro rapporto personale e professionale con il vino e la degustazione.
“Le vie del vino, il gusto e la ricerca del piacere” Jonathan Nossiter
Jonathan Nossiter è diventato noto a livello internazionale grazie al successo del documentario Mondovino del 2004.
Questo libro è un viaggio, anzi un album di viaggi, incontri, degustazioni tra cantine e piccole enoteche soprattutto francesi. L’aspetto più interessante che rende molto piacevole la lettura è la considerazione del vino come espressione culturale e mezzo per esplorare il complesso rapporto tra globalizzazione e omologazione del gusto ma anche quello più sottile tra potere e gusto. Nossiter è noto per essere un personaggio che prende posizione, tenetene conto quando vi confrontate con un suo libro o un suo film.
Capitolo preferito
Lavinia: il mondo di una multinazionale. Pagine piacevoli e stimolanti su due “mondi” diversi e complementari: Borgogna e Bordeaux.
“Il Piacere del vino”. Manuale per imparare a bere meglio. Slow Food Editore
Manuale snello e accessibile, un’ottima introduzione al mondo del vino e della degustazione. Poco più di 300 pagine scritte in modo chiaro, arricchite da utili immagini e infografiche. Il libro è articolato in un percorso centrale, prettamente didattico, che introduce il lettore alle tecniche di degustazione e in un percorso di approfondimento nel quale viene fornita una spiegazione scientifica a ciò che l’analisi sensoriale scopre. Un terzo percorso è quello nell’immaginario del vino e nelle sue relazioni con la gastronomia.
Capitoli preferiti
L’ambiente naturale. Sintesi efficace sulla situazione geografica, il clima, il suolo e i vitigni.
Il lavoro dell’uomo, ovvero il “sistema” vigna e la vinificazione.
Profumo, aromi e bouquet. Un piacevole approfondimento sul “lavoro del naso”, su come originano gli odori del vino e su come costruirsi una memoria olfattiva.
“Sapere di vino” Giacomo Tachis
Il più grande enologo italiano racconta la storia, la filosofia, la tecnica e i luoghi del vino. La lettura può essere impegnativa in alcuni passaggi, ma Tachis riesce a spiegare in maniera relativamente semplice anche argomenti tecnici complessi come la fermentazione malolattica o il delicato e intenso rapporto tra legno e vino. L’attenzione è concentrata soprattutto sui terroir a lui più cari, come la Toscana, la Sicilia, la Sardegna e le piccole isole del Mediterraneo. L’assunto di base di Tachis è che la scienza enologica può offrire un grande valore aggiunto all’arte del fare vino, ma solo se utilizzata con competenza e illuminata intelligenza.
Capitoli preferiti
Il vino e il suo genio. Piccolo e completo compendio sulla storia del vino.
La magia del legno. Analisi ricca di spunti sugli scambi che avvengono tra vino e legno durante l’evoluzione in botte e in barrique.
Il Tempo in una bottiglia. Storia naturale del vino. Ian Tattersall, Rob DeSalle
Ian Tattersall è uno dei più rinomati paleontologi al mondo, Rob DeSalle lavora per il Museum of Natural History di New York. “Di cosa è fatto il vino?” e “Perché lo beviamo?” Gli autori rispondono a queste domande facendo ricorso alla fisica, alla chimica, alle neuroscienze e all’antropologia. Lo stile divulgativo e vivace ne fanno un libro, certamente impegnativo in alcuni passaggi, ma molto piacevole da leggere e scorrevole. Il volume è corredato dalle illustrazioni realizzate da Patricia J. Waine.
Capitoli preferiti
Radici vinose. Il racconto della scoperta della più antica cantina di vinificazione, quella della grotta di Areni-1 in Armenia.
La malattia america. La storia completa della fillossera, dalla sua comparsa agli studi per comprenderne le fasi fisiologiche fino ai rimedi per debellarla.
“L’Invenzione della gioia. Educarsi al vino sogno, civiltà, linguaggio.” Sandro Sangiorgi
Questa opera meravigliosa racconta la passione per il “liquido odoroso” in tutte le sue molteplici espressioni e si pone l’obiettivo di educare al gusto. La lettura è impegnativa e richiede un partecipante attivo, disposto a confrontarsi con la ricchezza lessicale e l’approccio filosofico dell’autore che utilizza la parola e la scrittura come naturali prolungamenti della sensorialità. Per chi concepisce il vino come nutrimento dello spirito, affine alla poesia, alla letteratura e all’arte.
Capitoli preferiti
Tutti…. da leggere e rileggere.
(continua…)
Libri sul vino. Consigli di lettura (parte 1) Libri letti e riletti, per studio ma anche e, soprattutto, per piacere. Letture più o meno scorrevoli e impegnative ma decisamente ricche di…
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grauniverse-blog · 5 years ago
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Sulla stabilità del vino: le parole di Mario Soldati Dirò subito che mi considero anch'io, del vino, un amatore inesperto. È vero, i "viaggi d'assaggio" mi hanno istruito un pochino: ma il loro risultato più apprezzabile è stato di misurare, dopo anni di esperienze enologiche, quanto sia vasta ancora la mia ignoranza, e l'arte del vino quanto difficile.
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grauniverse-blog · 5 years ago
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Teroldego ovvero, secondo alcuni, “Tiroler Gold” Oro del Tirolo, ipotesi etimologica sul nome di questo vitigno trentino a bacca rossa supportata da atti notarili risalenti al 1480 che documentano come il valore di questa uva servisse da base per le transazioni commerciali.
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Grappolo di Teroldego
Il nome del vitigno non è completo se non si aggiunge alla parola Teroldego l’aggettivo Rotaliano, con riferimento al solo terroir d’elezione di questa uva che fuori dai 400 ettari coltivati nella Piana Rotaliana non ha trovato altre zone idonee al suo sviluppo.
In Trentino  il Campo Rotaliano nasce in tempi antichi per opera di un ghiacciaio che, irrompendo attraverso quello che oggi è il passo della Rocchetta, ha creato una piana circondata da un alto baluardo di pareti rocciose.
Quest’area ha caratteristiche podologiche uniche dovute ad un terreno leggero limoso-sabbioso poco profondo e di buona fertilità, ed alla presenza di imponenti montagne che, proteggendola dai venti freddi provenienti da Nord e trattenendo il calore estivo, creano le condizioni ideali per la maturazione delle uve. Il sistema di allevamento è quello tradizionale della pergola trentina.
Ma il vino Teroldego è conosciuto anche con un altro nome “Sangue di drago”. Sulla montagna che sovrasta Mezzocorona si ergeva una grande caverna. All’interno di questa, in epoca medievale, fu costruito il castello denominato corona di san Gottardo, i cui resti sono visibili ancora oggi.
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Castello di San Gottardo
Un giorno un drago trovò rifugio in questa grotta, terrorizzando gli abitanti del luogo con le sue razzie di cibo. Finalmente il Conte Firmian affrontò il drago e, con uno stratagemma, riuscì non soltanto a stanarlo dalla grotta ma anche a trafiggerlo nel ventre, unico punto debole del basilisco che aveva il resto del corpo ricoperto da scaglie ossee. Per mostrare il suo eroismo il Conte mozzò la testa al drago sollevandola al cospetto degli abitanti di Mozzacorona. Gocce di veleno colarono dalla testa mozzata del drago penetrando l’armatura del Conte e bruciandolo fino a farne cenere. Insieme al veleno il drago perse molto sangue. Da questo sangue nacquero le viti di Teroldego.
Tannini possenti, grande estratto e vibrante acidità fanno del Teroldego un vino complesso e longevo. È stato il primo vino trentino ad ottenere la denominazione di origine nel 1971.
  La leggenda del Teroldego Rotaliano Teroldego ovvero, secondo alcuni, "Tiroler Gold" Oro del Tirolo, ipotesi etimologica sul nome di questo vitigno trentino a bacca rossa supportata da atti notarili risalenti al 1480 che documentano come il valore di questa uva servisse da base per le transazioni commerciali.
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grauniverse-blog · 5 years ago
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Sono 13 le regioni tedesche (Anbaugenieten) nelle quali si può produrre l’Eiswein, nel 2019 per la prima volta in nessuna di queste si è avuta la temperatura di -7°C necessaria per produrre questo vino.
Come ha espresso Ernst Büscher del Deutschen Weininstitut (DWI) l’annata 2019 passerà alla storia per aver visto il fallimento a livello nazionale della vendemmia dei vini di ghiaccio. Se gli inverni caldi continueranno nei prossimi anni è probabile che un prodotto come l’Eiswein diventi ancora più raro di quanto già non sia.
Cosa sono gli Eiswein?
I vini di ghiaccio (icewine o eiswein in tedesco) sono dei vini da dessert ottenuti dalla vinificazione di grappoli raccolti ancora congelati dalla pianta.
Insieme alla Germania, sua terra d’origine, il principale produttore è il Canada, ma se ne producono anche in Austria e in Italia. In Germania, le aree di coltivazione primarie sono Mosel, Rheinhessen, Pfalz e Rheingau. In Canada è prodotto in Ontario, nella penisola del Niagara. In Italia lo troviamo (benché siano assai rari, a causa del clima più mite) in Trentino, Valle d’Aosta e sporadicamente nelle Langhe. Negli ultimi anni anche in remote regioni della Cina si è iniziato a produrre IceWine.
I vini di ghiaccio sono ottenuti soprattutto da vitigni a bacca bianca. In Germania l’uva che meglio si presta a questa tecnica è il Riesling, mentre in Canada si utilizza il Vidal, un incrocio tra Ugni Blanc e Rayon d’Or.
Oltre a questi due vitigni principali possono essere usate anche uve come Chardonnay, Chenin Blanc, Gewürztraminer, Kerner, Pinot Bianco, e in alcuni casi uve a bacca rossa come il Cabernet Franc e il Blaufränkisch.
La vendemmia per ottenere questa tipologia di vini avviene solitamente tra dicembre e febbraio. Durante questo periodo i grappoli vengono protetti con teli plastificati.
La vendemmia si svolge di notte o nelle primissime ore del mattino perché le uve devono essere pigiate ancora congelate. Il mosto che si ricava è estremamente concentrato, ricco di zuccheri (tra 180 e 320 g/l) e acidi, ma scarso in acqua.
Fonti
Comunicato stampa Deutschen Weininstitut (DWI)
BBC News
Cambia il clima e l’Eiswein non si fa Sono 13 le regioni tedesche (Anbaugenieten) nelle quali si può produrre l'Eiswein, nel 2019 per la prima volta in nessuna di queste si è avuta la…
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