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halinasmirnov-blog · 8 years ago
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𝑻𝒉𝒓𝒆𝒆 𝒎𝒐𝒏𝒕𝒉𝒔_____________19/09/2017.   La visita ginecologica era fissata per le cinque, in quello specifico giorno avrebbero saputo il sesso del loro bambino e Dominic per la prima volta l’avrebbe visto in tempo reale sul piccolo schermo della macchina per le ecografie. Le indossava dei leggings di jeans con su una semplice maglietta a mezze maniche nera con una stampa su, come sempre aveva i capelli sciolti e mossi in morbide onde, attorno a lei vi era il suo solito profumo al fiore di iris e ai piedi indossava delle scarpe particolarmente comode che si abbinavano al suo abbigliamento sportivo. Stava cominciando a evitare qualunque abito premesse sulla pancia se bene fosse ancora presto dato che la pancia si notava a stento. Attesero mezz’ora nella piccola sala d’aspetto dalle sedie ordinate e attaccate al muro, vi erano due donne con dei grossi pancioni prima di loro e Halina tra tutte era la più giovane. Si mise a conversare con una di loro nell’attesa e per quanto i matrimoni giovani non fossero una novità in corea del sud, quella donna ne rimase sorpresa che una ragazza di solo ventuno anni fosse incinta. Ben presto quella gentile signora vanne chiamata, dopo di lei toccava a loro, la russa strinse la mano del marito accarezzandone il dorso e volse gli occhi verso di lui con piccolo sorriso a volte lei sapeva che loro due non avevano bisogno usare le parole per comunicare. Toccò presto a loro e una volta entrata nello studio della ginecologa la dottoressa che era stata anche una sua professoressa e la guadò con un sorriso di chi sapeva di aver ragione, dato che l’ultima volta che si erano viste le cose erano decisamente diverse. Halina la fulminò con lo sguardo lanciandole un occhiataccia con quei severi occhi color ghiaccio, la dottoressa la ignorò letteralmente stringendo la mano a Dominic in un gesto di cortesia. «Immagino che lei sia il marito. Io sono la dottoressa Kim Minhoo, sono stata insegnante di sua moglie quando ha svolto un tirocinio qui, molto lieta di conoscerla. Ma non perdiamoci in chiacchiere siamo qui per vostro figlio. Halina, mettiti sul lettino.» Eseguì quanto detto dalla dottoressa, si stese sul lettino a cui accanto vi era la macchina per le ecografie. Non lasciò che la donna glielo dicesse, ma si scoprì il ventre poiché già conosceva la procedura e il fastidioso liquido freddo che avrebbe dovuto avere sulla pancia. Pochi minuti dopo la ginecologa era già; Spruzzò il gel sulla pancia e vi mise su il cursore della macchina a bene presto un immagine si delineò sullo schermo. «Oh, eccolo.. Cresce perfettamente. Pesa 4gr ed è 3,3 cm. Credo che sarà una bimba bella alta, ma del resto la mamma e il papà sono alti.» Gli occhi di Halina divennero luminosi come stelle cadenti, si incanto davanti a quello schermo che avrebbe guardato per ore e ore. Inoltre appena la dottoressa aggiunse quella frase gli angoli delle sue labbra si piegarono in sorriso che le fece spuntare due profonde fossette; la loro nocciolina era un bimba. Avvertì un emozione mai provata e il suo cuore si riempì di una gioia che le era sconosciuta, si voltò verso Dominic curiosa di vedere il suo viso e come stava reagendo alle parole della ginecologa. « Dominic Vasquez, altrettanto lieto di conoscere colei che ci svelerà il sesso del nostro bambino. » Le labbra si curvarono in un rigido sorriso, la sua mano destra strinse quella della dottoressa per suggellare la loro conoscenza, poi l'attenzione si spostò com'era giusto che fosse su colei che portava il frutto del sentimento nel suo ventre. Halina si stese sul lettino, la dottoressa preparò i ferri del mestiere e quando tutto fu pronto ed il gel steso sul pancino di Halina, allora la dottoressa Kim Minhoo cominciò il suo lavoro, spostando il cursore e premendo piano sul suo ventre così da avere delle immagini più nitide del feto. Nitide, forse per lei. Dominic, che s'era accostato al lettino in maniera tale da non intralciare il lavoro della ginecologa spostò nell'immediato lo sguardo sul display e ciò che vide ... beh, non vide proprio niente dal momento che non riusciva a riconoscere quale fosse la testa e quali fossero i piedi, eppure sapeva che qualunque cosa stesse guardando gli apparteneva a livello sanguigno. Vederlo su carta e vederlo muoversi in tempo reale era qualcosa di fondamentalmente pazzesco, un miracolo divino a cui stava incredibilmente assistendo. Sentiva il respiro mancargli, la mandibola irrigidirsi, sclera ed iridi pizzicare talmente travolgente era l'emozione di assistere attivamente alla crescita del suo bambino poichè era vero fossero le madri a nutrirlo e metterlo al mondo, ma era pur vero e possibile percepire l'intenso legame di sangue facendo le veci del papà. Poi, il punto di domanda perse le sue naturali curvature e rigido ed eretto mutò in un bel punto esclamativo: era una bambina, era una femmina. Inevitabile fu cercare il contatto con sua moglie, inevitabile fu pressare tre, poi quattro e infine cinque delle sue dita sul braccio della donna. Il suo stato d'animo era paragonabile ad un terremoto magnitudo dieci della scala richter e non seppe controllare tempestivamente, contro ogni pronostico immaginabile, il liquido cristallino della sua forte emozione fluire dagli angoli aguzzi dei suoi occhi. Vi portò la mano a coprirli, a tamponare quei ruscelli con i polpastrelli delle dita affinché potesse arginare lo straripamento; eppure non v'era nulla da nascondere, nulla di imbarazzante, quella era la gioiosa emozione di un futuro padre che viene a conoscenza del fatto che sarà una bambina a rendergli la vita migliore. Probabilmente quella fu la prima volta che vide Dominic piangere, ma quelle non era lacrime di tristezza quella era gioia liquida che scendeva dalle sue guance, quel momento era solo loro con la ginecologa che faceva da spettatrice alla creazione di una nuova famiglia. Quella donna aveva il dono di essere discreta, quindi le si avvicinò e la invitò ad afferrare il cursore con la mano sinistra. «Vi vado a stampare l’ecografia nella sala affianco. Sarò di ritorno tra cinque minuti, vi lascio il battito del bambino. » Vide la dottoressa attivare la modalità per sentire il battito. Si potè udire quel tum tum risuonare per tutta la stanza amplificato dalla macchina per le ecografie. Quando la ginecologa lasciò la stanza Halina si voltò verso Dominic per afferragli la mano in una salda presa. «Amore..Lo senti ? E’ il cuoricino della nostra piccina.» Lasciò che le lacrime colassero dal volto dell’uomo, non erano lacrime che andavano asciugate quelle. Ricordava un tempo quanto fosse privo di emozioni, poco empatico e ora lo vedeva persino piangere ciò assieme a quello che portava in grembo le diedero uno strano senso di felicità e appagamento. Quella esserino che portava in grembo, l’avevano fatto insieme ed era perfetto senza alcuna macchia. Prese la mano del marito e se la portò alle labbra, ne baciò il dorso infinite volte finchè non spostò la macchina, si pulì il ventre dal liquido ed al posto del cursore mise la mano di Dominic sulla sua pancia come a voler creare un collegamento tra lui e la bimba. Nessuno dei due aveva avuto un infanzia felice, nessuno dei due aveva un buon carattere ma certamente entrambi avrebbero fatto del loro meglio con quello scricchiolino. Halina sapeva che Dominic sarebbe stato un buon padre, avrebbe amato quella bambina forse anche più di lei. « Non riesco a credere di poterla ascoltare, è magnifico . . . non credo di essermi mai sentito così pieno prima d'ora. » Tutto ciò aveva dell'incredibile, dal poter udire il battito del cuore della piccola, alle lacrime che solcavano gioiosamente il volto del colombiano. Quella non doveva essere una nascita soltanto di una bambina, di una famiglia, quella aveva il potenziale d'essere la rinascita di Halina, la rinascita di Dominic, la colla a presa rapida che avrebbe rimesso in sesto i cocci rotti della loro anima sporcata. Poggiò la mano dapprima sul volto della russa, Dominic. Con gli occhi colmi di gioia palpabile le levigò dolcemente il volto raggiante, la sua pelle aveva la consistenza della seta tanto era liscia e piacevole da toccare, poi quella mano fu guidata ove il suo ventre un poco più rotondo del normale era stato appena ripulito dalla sostanza gel per le ecografie addominali. Non poteva ancora percepire i tipici calci o movimenti poichè la loro bambina era ancora troppo piccola, ma l'amore che provò soltanto nel poggiare quella mano su quel pancino fu abbastanza per far curvare in un bel sorriso le sue corpose labbra latine. Si chinò, Dominic. Si chinò per poggiarvici anche l'altra mano e poi adagiar le labbra che produssero un morbido e tenero schiocco sull'epidermide. Chissà se poteva sentirlo, si chiese. Probabilmente non aveva nemmeno le orecchie ancora. « Halina . . . » Le lacrime ormai avevano smesso di scivolare drastiche sulle gote, era rimasto un velo di gioia liquida a bagnargli gli occhi color carbone ed indirizzando gli stessi sul volto di sua moglie, una delle sue mani tornò ad incorniciarle il viso, l'altra rimase sul suo ventre, anche quando le labbra toccarono le compagne una, due, cinque volte, con ardore e sentimento. « Non smetterò mai di dire che questa ... questa è la cosa più bella che io e te potessimo fare assieme.
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halinasmirnov-blog · 8 years ago
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𝑷𝒐𝒊𝒔𝒐𝒏𝒊𝒏𝒈______𝟐𝟕/𝟎𝟖/𝟐𝟎𝟏𝟕.    Il rumore delle slot machine rimbombava nella grande sala da gioco del Seven luck con i suoi suoni  robotici e il tintinnare altisonante delle monetine che  si riversavano nei secchielli dei giocatori.Una donna dalla chioma di un caldo color cioccolato ondeggiava con movenze soavi tra quelle file piene di rumorose macchinette, i tacchi a spillo sembravano non dolerle e  l’abito nero che indossava un tripudio di trasparenze e tessuti intarmati si adagiava perfettamente alla sagoma flessuosa del suo corpo; Quella donna non era nient’altro che Halina con indosso il suo travestimento per quella sera.   Gli occhi chiari coperti da lenti color terra bruciata saettavano nella zona bar alla ricerca della sua preda che  quella sera sembrò non essere al bancone a prendere un drink come da abitudine, ma nonostante ciò non perse la calma e si andò ad accomodare su uno degli sgabelli girevoli  chiedendo un martini al barista. Scrutò attorno a se chiedendosi dove si sarebbe potuto andare a ficcare quel Anton Pavlovich Cechov, doveva trovarlo o il loro piano sarebbe andato a puttane e molto probabilmente entro fine serata si sarebbero trovati in una fossa.   Finalmente lo scorse tra la miriade di gente seduto a un tavolo da poker attorniato da altri russi come lui, tra le labbra sibilò a denti stretti. «Oh, cazzo.» Non poteva avvicinarlo in quel modo, troppa gente e troppi occhi puntati contro. Una scintilla le passò tra le sinapsi e le accese un idea; si dice che uno sguardo valga più di mille parole. Roteò sullo sgabello fino ad essere con la schiena contro il bancone, le gambe snelle si accavallarono tra di loro con uno stacco di coscia, una mano teneva il bicchiere contente il martini accostato con delicatezza alle labbra mentre un occhiata intensa come il calore di una brace fissava la figura snella del proprietario del casinò.Quel piano non era il massimo ed assolutamente improvvisato, ma se Anton era il pervertito descrittole da Dorian non l’avrebbe ignorata. Ci mise un po’ per accorgersi di lei, ma lo fece dedicandole un viscido sguardo compiaciuto che di tanto in tanto distoglieva per tornare alla partita di poker, ma una volta data la mano i suoi occhi tornavano insaziabili su di lei. Un uomo dall’aspetto affascinante quel Anton per quanto fosse di vent’anni più vecchio di lei, ma l’aspetto non era tutto e sapendo con che tipo di essere era costretta a filieratare di certo non faceva i salti di gioia. Il suo bicchiere era ormai vuoto, l’ attenzione di Anton era sua e quello fu il momento giusto per agire. Chiese al barista altri due martini, in uno dei due bicchieri cautamente  fece scivolare un veleno da lei preparato chiamato: Morte istantanea, agiva entro poche ore e il decesso avveniva per infarto. Nonostante fosse abile nella preparazioni di veleni, non ne aveva mai adoperato uno in prima persona poiché era stata costretta fin da ragazzina a imparare tali formulazioni per le precarie condizioni di suo padre che ormai con le mani tremanti non riusciva più a tenere le fiale tra le dita, quindi o apprendeva oppure la morte per entrambi a causa della bratva di cui anche Anton  faceva parte.Certo uccidere un uomo non era mai stato uno degli intenti di Halina, una parte di se si sentiva gravosa colpa sull’anima, ma l’altra sapeva che andava fatto per un obbiettivo più grande. Un sorriso si distese sulle labbra carnose della donna mentre  la cameriera a cui aveva chiesto di portare il drink serviva l’uomo, che afferrò immediatamente il bicchiere  che portasse verso di lei, la russa imitò il suo gesto e bevve in contemporanea ad Anton. Fu allora che lo vide alzarsi, lasciare la partita di poker e dirigersi verso di lei parlandole in coreano ma con un marcato accento russo. «Ho sempre creduto che tutte le coreane fossero donne timide. E’ la prima volta che una di loro mi offre un drink e cogliere con un solo sguardo la mia attenzione. » «Signore, io non volevo certo offenderla o essere sfacciata in alcun modo mi creda.» In quel momento Halina era volta contro il bancone, la sua attenzione era concentrata nel non farsi tradire dal proprio accento russo che faticava a non far notare poiché era uno degli accenti più difficili da far passere inosservato. Deglutì rabbrividendo quando avverti la mano di Anton sfiorarle i capelli e accostarsi  con le nocche al suo collo, quell’uomo non aveva mezzi termini e quando adocchiava qualcosa sembrava il tipo di persona che non perdeva tempo nel  prendersela. Maledì Dorian in tutte le lingue che conosceva  per aver ardito un simile piano però non poteva far crollare tutto proprio ora e quindi  si girò verso l’uomo per sfuggire  con eleganza  al suo viscido tocco. «No, al contrario quel che mi offende e il tuo comportamento del momento. Mi guardi come per dirmi “scopami adesso “ ed ora fai la ritrosa. » Se avesse potuto gli avrebbe sferrato un calcio nelle palle solo all'udire di tali parole, ma si limitò a recitare la propria parte. «Probabilmente non mi piace che qualcuno mi sfiori in pubblico, ma preferisco la privacy di una stanza.» Sul viso di Anton segnato da sottili rughe dell’età che avanzava si fece largo un sorriso perverso che scomparve molto presto, per un pallore che improvvisamente lo colpì. Lo vide appoggiarsi una mano in petto, stringere la camicia in una morsa e la fronte imperlarsi di sudore. Quell’uomo sarebbe morto senza rendersi neanche conto che uno dei suoi più grandi vizi, una donna gli aveva donato il sonno eterno. «Magari più tardi ti verrò a chiamare, aspettami.» «Si sente bene ?» «E’ tutto apposto, devo solo andare a riposare un po’ nel mio ufficio.» «Certo, si riguardi.» Mimò uno sguardo di finta preoccupazione mentre guardava l’uomo congedarsi.  Il veleno era andato ormai in circolo e il suo effetto si presentò prima del previsto. Halina apprese che quell’uomo si sarebbe  presto diretto nel suo ufficio, lo stesso dove Dorian stava recuperando quei documenti. Si alzò in fretta da quello sgabello, si diresse in bagno assicurandosi che non ci fosse nessuno e attivò l’auricolare nell’orecchio per chiamare Dorian e avvertirlo dell’arrivo imminente pericolo. «Dorian, rispondi cazzo..» Tentò più volte di mettersi in contatto con lui, ma sembrava non risponderle, dovette provare e riprovare, la sua ansia era a fior di pelle. Per la rabbia batté con forza  la mano  la mano contro la porta linea del bagno.Cominciò a pensare che avessero trovato Dorian, che gli fosse accaduto qualcosa, i suoi pugni si strinsero con forza finchè finalmente non sentì un fiato e la sua lingua corse nel rivelargli  che il pericolo era dietro l’angolo. «Dorian , il veleno ha cominciato a fare effetto. Anton, sta venendo lì.. Devi uscire.»  
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halinasmirnov-blog · 8 years ago
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𝐏𝐥𝐚𝐧__________𝟐𝟓/𝟎𝟖/𝟐𝟎𝟏𝟕.    La stanza in cui era situato lo studio di Dorian era illuminata solo da una  prorompente luce bluastra che veniva proiettata contro la parete bianca  da una lente tramite un  proiettore collegato al pc al pc sulla scrivania del russo. ;Accomodati entrambi dai lati opposti della scrivania che si trovava in quello studio, fissavano l’immagine riflessa sulla parete; la piantina del Seven Luck e in primo piano la  foto di un uomo caucasico di origini  senza dubbio siberiane.Gli occhi di Halina scrutarono affondo quel volto essendo certa che quella fosse la persona di cui Dorian le parlò la volta precedente, lo memorizzarono fino a vederselo davanti a palpebre chiuse.Lei aveva sempre avuto un ottima memoria visiva che le permetteva di catturare dettagli e ricordarli con minuzia. La voce di Dorian interruppe severa e con seriosa professionalità il silenzio creatosi nella camera per spiegare dettagliatamente ogni informazione  sottratta sul uomo della proiezione .   ‹‹ Lui è Anton Pavlovich Cechov. 49 anni. Longilineo, capelli biondi, occhi nocciola. Come puoi vedere.. ha una cicatrice sul sopracciglio ed un'altra sul labbro superiore. E' impossibile non notarlo con i suoi atteggiamenti da uomo del cazzo. Tende ad essere serio, ma basta ben poco per farlo sciogliere. Oltretutto, non regge molto l'alcol. Ho scoperto anche il suo drink preferito, ed è il Manhattan Dry. Ed ha la strana abitudine di recarsi puntualmente all'angolo bar del casinò, ogni Domenica sera.. intorno alle 21:00. Ha una spiccata passione per le donne, non per niente ha accettato volentieri l'incarico al Seven Luck: per il traffico di puttane. In sintesi è un figlio di puttana. ›› ‹‹ Ha una faccia di cazzo. Il solo pensiero di dover avvicinare un uomo del genere, mi disgusta. Tutto ciò è davvero necessario? Non puoi vestirti tu da donna e io faccio il resto? Staresti uno schianto, davvero. ›› ‹‹ Effettivamente, sono uno schianto a prescindere dal sesso. Ma non è questo il punto. Il punto è che conoscono perfettamente la mia faccia. E non potrei camuffarla più di tanto o avrei fatto tutto da solo. Tu dovrai soltanto avvicinarlo e fare ciò che ti ho chiesto. Io mi assicurerò da lontano che non ti accada nulla. ››    ‹‹ Come ti ho già detto ho in mente un modo molto pulito per dargli il sonno eterno. Da ciò che mi hai detto quest'uomo beve e molto e probabilmente si droga. In sintesi non conduce una vita sana ed, in più, è sulla soglia dei cinquant'anni. Quindi.. se avesse un infarto, non desterebbe alcun sospetto. Infatti, ho in mente di versare un veleno nel suo drink che inizialmente procura una leggera aritmia cardiaca e nel giro di un'ora causa l'infarto. Ma mi chiedevo.. è strettamente necessario che lui muoia? ›› ‹‹ Lui non è semplicemente un membro della Bratva o a capo del Seven Luck. Ho fatto delle ricerche sul suo conto e la sua fedina penale è tutto fuorché pulita, Halina. Omicidio, traffico di persone, pedofilia.. ti serve una motivazione migliore di questa? Il mio non è soltanto un capriccio. Non voglio semplicemente prendermi di nuovo il Seven Luck. Voglio che persone come lui muoiano. Ma adesso mi viene naturale chiederti, a mia volta, qualcosa: sei sicura di ciò che stiamo facendo? ›› Non era un assassina Halina, certo il suo passato era tutt’altro che pulito però solo e soltanto una volta le sue mani si era macchiate di sangue in prima persona. Del resto lei voleva divenire  un dottore, un chirurgo e  quelli come lei combattevano per la vita e non il contrario. Però era anche consapevole di aver compiuto una scelta, di dover fare qualcosa che andava fatta e non solo per vendetta ma per poter finalmente respirare senza temere che un giorno qualcuno possa irrompere nella propria via e distruggere tutto ciò che si creata intorno. Nonostante questo era sempre restia a privare un uomo della sua vita. Le parole di Dorian colpirono dove dovevano facendole comprendere che quell’anima era necessaria per il loro obbiettivo  e inoltre quell’uomo si era macchiato di crimini che la riempivano di ancor più disgusto di quanto espresso pochi minuti prima. Gli occhi dai freddi colori della terra in cui entrambi erano nati saettarono dall’immagine al viso di Dorian, lo guardarono con intensa fermezza e la voce altrettanto risoluta si palesò in una breve frase che non lasciava alcun dubbio.Era determinata nel fare ciò che avevano deciso insieme.     ‹‹ Sì, sono sicura. ›› ‹‹ Perfetto, allora, possiamo passare all'illustrazione del piano. ›› Mentre Dorian si apprestava a cambiare l’immagine che vi era in primo piano cambiandola con quella della piantina più nel dettaglio gli occhi della russa ricaddero sulla sua mano, su quel piccolo  anello dorato che portava all'annullare, lo toccò facendolo ruotare nervosamente attorno al dito mentre  la sua espressione si intristiva aggrottando le sopracciglia verso il basso. Non era solita mai mettere la fede eppure in quei giorni non riusciva a scollarla dalla mano. Con i discorsi che loro avevano intrapreso le venne spontaneo ripensare alla discussioni che ebbe con Dominic qualche giorno prima, ciò le provocò una piccola fitta al petto però non poteva farsi distrarre da ciò.Cercò di tornare attenta e affinare l’udito per immagazzinare le informazioni che Dorian aveva cominciato a esplicare sul piano da mettere in atto. ‹‹ Tu entrerai dalla porta principale, ovviamente. Preferirei che, comunque, tu indossassi una parrucca e delle lenti a contatto. Correresti meno rischi. Io, invece, utilizzerò l'entrata di servizio. E nel mentre che ti occuperai di Anton, io ne approfitterò per entrare nel suo ufficio e recuperare i documenti che attestano la proprietà del casinò. Ho pensato che tenerci in contatto possa risultare estremamente necessario, nel caso ci siano dei problemi. Quindi ho questi due auricolari, generosamente ceduti da ChangHyun. ›› Dopo il passaggio nelle sue mani di uno di quei piccoli auricolari che una volta dietro l’orecchio sarebbero stati praticamente invisibili ogni cosa era pronta per quella serata di Domenica 27 agosto.L’assassinio di Anton Pavlovich Cechov e il riprendere possesso del Seven Luck sarebbe stato solo l’inizio di atti ai danni della Bratva e del suo capo.
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𝑰 𝒅𝒐𝒏'𝒕 𝒌𝒏𝒐𝒘 𝒘𝒉𝒂𝒕 𝒊𝒕 𝒊𝒔__________𝟐𝟑/𝟎𝟖/𝟐𝟎𝟏𝟕.    Gli ultimi giorni di un soffocante agosto erano in vasi da un cielo carico di nuvoloni di pioggia, un temporale estive che si abbatteva con la sua potenza sulla città. La pioggia bussava ai vetri della sua camera da letto mentre il suo esile corpo era accovacciato con le ginocchia al petto, affondava in quel morbido materasso con lo sguardo vuoto e gli occhi segnati da profonde occhiaie che rendevano il suo sguardo ancor più spento.Tra le mani stringeva un libro che profumava ancora di nuovo “Organi interni e malattie legate al  malfunzionamento di quest’ultimi.”, lo teneva aperto su un pagina totalmente a caso e aveva letto, riletto  la prima frase almeno dieci volte senza concentrarsi   “L'embolia polmonare consiste nell'ostruzione di un vaso sanguigno che conduce il sangue dal cuore ai polmoni, per ossigenarlo.”Nonostante cercasse di concentrarsi sullo studio la sua mente era altrove e nella sua testa sentiva e risentiva una sola voce.“Non voglio vederti. Non voglio vederti adesso, non voglio vederti domani. NON VOGLIO VEDERTI ESANIME IN UNA BARA DI LEGNO SOLO PERCHE' ASSETATA DI SANGUE. NON VOGLIO VEDERE ANCORA UNA VOLTA IL TUO CORPO FERITO E DOVER ORGANIZZARE LE TUE FOTTUTE ESEQUIE. Me ne vado. Si. Me ne vado perchè non accetto che la mia donna mi abbia tenuto nascosto quanto fosse e quanto è in pericolo. Me ne vado perchè non mi è possibile tollerare il pensiero di te, che ti fai ammazzare. Vuoi così ardentemente perdere la vita? Fallo, ma con accanto il tuo adorato fratello che evidentemente è cieco quanto te per aver permesso alle tue mani di sporcarsi indelebilmente.”Quelle parole come lame affilate le trafiggevano la testa e il petto, le facevano avvertire il respiro pesante,  il cuore contrarsi in un aritmia instabile fastidiosamente dolorosa. Le mani sprimacciarono la carta del libro sotto di se, lo afferrarono e lanciarono con impeto verso il muro. Non aveva mai sentito un vuoto simile; l’aveva ferito e deluso di conseguenza ciò aveva fatto del male anche a stessa.Ciò che lui le disse, era il riflesso di qualcosa a cui lei pensava molto spesso ogni volta che lui andava a Medellin o semplicemente usciva di casa per lavorare solo che  lei non era solita esplicarlo poichè la vita che lui aveva scelto la conosceva e di certo non poteva obbligarlo a smettere. Temeva per lui e Dominic ora aveva paura per lei e per un uomo come lui ammettere solo tali timori era quasi in accettabile. Negare per non sentire era ciò che facevano..La porta della sua stanza si spalancò e la figura longoni di Soohyun si palesò con vassoio con una tazza di thè caldo, la sua bocca si spalancò e presa da una frenesia postò immediatamente ciò che portava e prese un asciugamano da uno dei cassetti.    «SEI TUTTA ZUPPA. MA COSA HAI FATTO LA DOCCIA VESTITA ? SEI GELIDA..Ti prenderai un raffreddore..» Ah, è vero era stata in terrazza a guardare la pioggia cadere. In alcune culture si credere che essere bagnati dalla pioggia purifichi corpo e mente, lei avrebbe voluto che lavasse via con se quegli inaccettabili sentimenti.  Si sentì scuotere tutta mente la donna cercava di asciugargli via l’acqua piovana che rendeva la sua pelle freddissima. «Che hai fatto ? Sono giorni che non mi dici che due parole e che ti comporti come uno zombie…» La voce uscì secca dalla sua gola e allontanò delicatamente la donna appoggiandole le braccia sulle spalle, si mise quella asciugamano a mo di cappuccio e gli disse. «Sai Soohyun, credo di avere l’embolia polmonare penso che morirò presto.» Dopo ciò si stese sul letto con tutta l’asciugamano e diede le spalle alla donna che la guardò con una faccia più che perplessa. Non era da Halina comportarsi in quel modo.Non aveva certo embolia lei, i suoi problemi erano di tutt'altro genere. «Che dice..Se hai quella andiamo in ospedale e andrà tutto bene.Mi dici che è successo ? Di cosa hai bisogno ?  » Soohyun era sempre stata una persona estremamente dolce, le accarezzò la schiena mentre la fissava amareggiata. Restò in quella posizione fetale Halina,  finchè non sentì la mano della cameriera toccarla e fece un gesto che mai prima di allora aveva fatto neanche nei giorni più bui, si volto verso la donna e avvolse le sue esili braccia attorno alla vita della donna si strinse al suo grembo e la voce bassa sussurrò. «Fa male.. Perché fa così male ? Non so come fare Soohyun, provo ad essere impassibile a fare quello che faccio ogni giorno, ma non passa.» «Halina, vuoi che chiami il dottore ? Che succede?» «Lo voglio, Soohyun. HO BISOGNO DI LUI. MI MANCA. Mi manca così tanto che non riesco a pensare ad altro che lo rivoglio vicino a me.Però non posso neanche tornare indietro su i miei passi. Non so che fare..fa troppo male…NON LO SOPPORTO TUTTO QUESTO, NON SO COS’E’ E NON LO SOPPORTO.» Scoppiò come un fiume in piena, disse quelle parole tra singhiozzi e lacrime, la sua voce era stridula e il suo corpo tremava. Spaventata da forti emozioni che in vent’anni non era mani riuscite a scalfire il suo cuore ed ora lo stavano riempendo  con un impeto che la fece implodere e lei cercava di resistergli imponendogli barriere e ignorandole con tutta se stessa. «Aigoo..Halina che devo fare ? Ti prego non piangere così..fai piangere anche me.» 〈 𝑷𝒆𝒓 𝒖𝒏𝒂 𝒎𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒕𝒓𝒐𝒑𝒑𝒐 𝒓𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒂𝒍𝒆, 𝒍’𝒖𝒏𝒊𝒄𝒐 𝒎𝒐𝒅𝒐 𝒑𝒆𝒓 𝒑𝒓𝒐𝒗𝒂𝒓𝒆 𝒊𝒍 𝒔𝒆𝒏𝒕𝒊𝒎𝒆𝒏𝒕𝒐 è 𝒇𝒊𝒔𝒔𝒂𝒓𝒆 𝒅𝒆𝒊 𝒄𝒐𝒏𝒄𝒆𝒕𝒕𝒊 𝒆 𝒂𝒄𝒄𝒆𝒕𝒕𝒂𝒓𝒍𝒊 𝒄𝒐𝒎𝒆 𝒕𝒂𝒍𝒊, 𝒏𝒆𝒈𝒂𝒏𝒅𝒐 𝒔è 𝒔𝒕𝒆𝒔𝒔𝒂, 𝒇𝒊𝒅𝒂𝒏𝒅𝒐𝒔𝒊 𝒑𝒐𝒊 𝒅𝒆𝒍 𝒎𝒐𝒎𝒆𝒏𝒕𝒐 𝒊𝒏 𝒄𝒖𝒊 𝒍𝒊 𝒉𝒂 𝒇𝒊𝒔𝒔𝒂𝒕𝒊. 𝑺𝒆𝒏𝒕𝒊𝒓𝒆 𝒐 𝒏𝒐𝒏 𝒔𝒆𝒏𝒕𝒊𝒓𝒆 è 𝒖𝒏𝒂 𝒍𝒐𝒕𝒕𝒂 𝒄𝒐𝒏𝒕𝒊𝒏𝒖𝒂 𝒑𝒆𝒓 𝒍’𝒆𝒔𝒊𝒔𝒕𝒆𝒏𝒛𝒂, 𝒅𝒐𝒗𝒆 𝒂𝒍 𝒑𝒓𝒊𝒎𝒐 𝒆𝒓𝒓𝒐𝒓𝒆 𝒄𝒂𝒅𝒆 𝒕𝒖𝒕𝒕𝒂 𝒍𝒂 𝒄𝒐𝒔𝒕𝒓𝒖𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆. 𝑴𝒂 𝒏𝒐𝒏 è 𝒊𝒍 𝒔𝒆𝒏𝒕𝒊𝒎𝒆𝒏𝒕𝒐 𝒍𝒂 𝒄𝒐𝒔𝒕𝒓𝒖𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆, 𝒒𝒖𝒆𝒍𝒍𝒐 è 𝒓𝒆𝒂𝒍𝒆, 𝒍𝒂 𝒔𝒊𝒎𝒖𝒍𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒓𝒊𝒈𝒖𝒂𝒓𝒅𝒂 𝒊𝒍 𝒍𝒂𝒔𝒄𝒊𝒂𝒑𝒂𝒔𝒔𝒂𝒓𝒆 𝒄𝒉𝒆 𝒈𝒍𝒊 𝒔𝒊 è 𝒇𝒐𝒓𝒏𝒊𝒕𝒐.〉
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𝐅𝐢𝐧𝐝𝐢𝐧𝐠_______𝟏𝟖/𝟎𝟖/𝟐𝟎𝟏𝟕.    Era seduta in terrazza su una sedia bianca in ferro battuto, le mani appoggiate su un piccolo tavolino del medesimo materiale della sedia stringevano un bicchiere contenente del thè freddo.I suoi occhi chiari scrutavano i palazzi della città mentre era in attesa di una determinata telefonata. Dorian le aveva chiesto di aiutarla a trovare quell’uomo di nome Alek  e  l’avrebbero fatto a costo di cercare in ogni angolo di quella metropoli. Aveva ordinato la sera precedente al figlio del capo della security di sua madre di prendere un gruppetto di uomini e setacciare la zona dell’aeroporto di Gimpo  e intorni  alla ricerca di un uomo  con una cicatrice  sulla guancia destra, con mancante l’indice dallo stesso lato e senza più neanche un unghia, sui 34 anni e alto 1,85 . Era preoccupata Halina,  la notte era già trascorsa e anche la mattinata le possibilità di ritrovarlo divenivano sempre minori. Certo, quella persona a lei non aveva fatto nulla e neanche l’aveva mai vista in faccia, ma Dorian era parte della sua famiglia e quando  lui aveva un problema quel problema diveniva anche il suo. Il telefono finalmente squillò e la donna prontamente rispose afferrandolo. «Dammi buone notizie piccolo Kang. » «L’abbiamo trovato.» «Perfetto. Allora qualcosa da tuo padre l’hai imparato.» «C’è un piccolo problema.. » Di improvviso in quella telefonata calò il silenzio, se quell’uomo fosse stato difronte ad Halina lo avrebbe incenerito con il solo sguardo. Aveva davvero poca pazienza in quel periodo. «Come sarebbe c’è stato un problema? UNA SOLA COSA TI AVEVO CHIESTO DI FARE.» «Non urli per favore…L’abbiamo trovato in un auto nei pressi dell’aeroporto difronte a una farmacia, probabilmente aveva intenzione di partire.Abbiamo cercato di prenderlo, ma lui naturalmente è fuggito.Lo avevamo quasi preso..ma è svenuto tra la folla e hanno chiamato un autoambulanza..    » «Non sei stato in grado di prendere un uomo ferito? Mi stai dicendo questo ?» «No signora..si signora.. Era complicato tra tutta quella gente.» «Qualcuno qui credo che dovrà fare parecchia corsa nei prossimi giorni. Ti sei almeno informato sull’ospedale in cui l’hanno portato? » «Al MizMedi Women's Hospital  295 Gangseo-ro, Naebalsan-dong, Gangseo-gu. Ci sto andando ora. » «Controlla ogni suo spostamento e metti due uomini alla sua porta per assicurarti che non fugga.Non fartelo scappare sta volta.» Attaccò praticamente il telefono in faccia a quel povero uomo per effettuare un’altra telefonata e informare chi di dovere; ✆Calling Dorian….
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halinasmirnov-blog · 8 years ago
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𝑭𝒂𝒕𝒊𝒈𝒖𝒆______________16/08/2017.    «Hai dormito tantissimo questo pomeriggio, ora sta tramontando il sole. Sono le otto..» «Mh..si ? Oddio è davvero tardi..» «Cos’è quella roba che hai sul tavolo ? » «Nulla di importante, non toccare niente per favore.Soohyun..ho fame.» «Ti preparato del pollo fritto.» «Sei fantastica. Sai cosa ti dico ? Inizia le tue ferie da domani. » «Ma non posso lasciarti sola tutti quei giorni. » «Tranquilla, me la caverò. Tu va e divertiti.» Era sempre particolarmente stanca Halina in quei giorni, aveva sbalzi d’umore che non si spiegava e che trovava particolarmente fastidiosi. Guardò  la cameriera con un sorriso bonario, lo sguardo particolarmente dolce. In realtà vi era un motivo ben preciso perché voleva che lei andasse in vacanza prima, ma non glielo avrebbe mai detto.   «Sembra che tu mi voglia cacciare..» «Ah, Soohyun accetta queste vacanze e basta non fare la difficile.Se hai un occasione dovresti coglierla non lamentarti.» Si alzò dal quel comodo letto con i muscoli intorpiditi, si alzò per dirigersi sulla scrivania e chiudere in un cassetto il trito di foglie secche di cicuta, una pianta particolarmente velenosa.   Preferiva che Soohyun vedesse il meno possibile di quella roba, non desiderava coinvolgerla in nulla.La vide fare un piccolo inchino con il capo nel mentre lei sorrise nuovamente. «Hai perfettamente ragione, perdonami.Sei particolarmente di buon’umore oggi.» «Forse hai ragione.»
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halinasmirnov-blog · 8 years ago
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𝐖𝐡𝐚𝐭 𝐲𝐨𝐮 𝐰𝐞𝐫𝐞_______𝟏𝟒/𝟎𝟖/𝟐𝟎𝟏𝟕.    «Halina, mi hai chiamato ? » «Si, mi porteresti le piante velenose che sono in terrazzo. » «Cosa ci devi fare ? » «Soohyun, fallo e basta per favore. Evita di farmi più domande possibili in questo periodo.» «Halina, tu sei cambiata terribilmente da quando ti ho conosciuta il novembre scorso. Prima eri quasi ingenua, ti lasciavi trasportare molto dalla tua impulsività ed eri molto più gentile.» Alle parole della cameriera, lei che stava leggendo attentamente un libro di chimica alzò lo sguardo sulla donna. Aggrottò la fronte e sospirò; aveva ragione Soohyun lei era molto cambiata. Però del resto chi sarebbe rimasto lo stesso dopo tutto ciò che aveva saputo e subito in quell’anno a Seoul. La vecchia se stessa non sarebbe sopravvissuta, schiacciata dal peso di quella vita. Le persone cambiano con il tempo, in bene o in male, forse il suo era stato un cambiamento che l’aveva portata più verso la seconda  facendola  sprofondare in un oscurità che le avrebbe dato solo tormenti, ma allo stesso tempo sapeva che l’avrebbe condotta  esattamente dove voleva essere. Se si desidera davvero qualcosa a volte si deve essere pronti a sacrificare qualcosa. Guardò per un minuto con i suoi occhi glaciali il viso della domestica coreana, le labbra si aprirono in sorriso  dalle line inquietanti e la voce vellutata e cordiale ignorò palesemente quanto detto prima dall’altra.Ordinò senza possibilità di replica e tornò con gli occhi sul quel libro a cui sembrava tanto interessata. «Portami le piante. Dopo per favore va a comprarmi dei coltelli ben affilati e due boccette, come quelle che si usano per le essenze. » «Halina.. C’è altro ? » «Mh, prendi anche un piccolo vaso con delle margherite. Fatto ciò ti pregherei di non entrare più nella mia stanza e se hai bisogno di me bussa sempre.» «Si, signora. » «Ah, Soohyun. Prendi qualche giorno di vacanza, credo che dovresti svagarti un po’ lavori sempre.» «Mio figlio ne sarebbe molto felice. Mi prenderò il prossimo weekend. » «Perfetto. Soohyun, un’ultima domanda.» «Si ?» «Tu non mi tradiresti mai, vero ? » «Mai. Hai fatto molto per me e ti sono debitrice oltre che affezionata.» «Bene. Ora va e prendimi quel che ti ho chiesto.» «Certo.» C’era qualcosa in cui la russa credeva fermamente; Si gentile con coloro che lo sono con te, fagli dei favori quando serve e loro non ti volteranno le spalle. Naturalmente ciò non funzionava con tutti, ma nel caso di Soohyun si era assicurata la sua fedeltà salvando lei e suo figlio dalla strada, non che a quel tempo  l’avesse fatto con un secondo fine ma quella spontanea gentilezza le era fruttata bene.Quando Soohyun chiuse la porta lasciandola sola Halina posò il libro che stava leggendo, si alzò  per andare verso la cabina armadio entrandovi dentro tra i molti vestiti che aveva accumulato, nell'angolo più buio sotto vecchi panni logori,  usati e stra usati, ricordi della sua vecchia vita di stenti lì sotto vi era una valigia in metallo con incise le iniziali C.H.; essa conteneva un piccolo laboratorio da chimico. Credeva che le sue mani ora bene curate, non avrebbero mai più toccato quelle cose che appartenevano a una vita che ormai non era più sua- Il passato a volte si mescola con il presente per creare un nuovo futuro.
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halinasmirnov-blog · 8 years ago
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halinasmirnov-blog · 8 years ago
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𝐀𝐦𝐚𝐳𝐞𝐦𝐞𝐧𝐭___________𝟎𝟗/𝟎𝟖/𝟐𝟎𝟏𝟕    «Sei qui tesoro. Choa ti ha dato un po’ della minestra di granchio che a preparato ? » «Si, devo  parlarti di una cosa. » «Cosa cara ?» Rimase per un attimo in silenzio a guardare sua madre, in quel momento le sembrò così fragile. Era palese che prendesse troppi farmaci per tenere quella lucidità mentale, ma si chiese se tutto ciò davvero le facesse bene ? A modo suo quella donna sembrava felice. «Quante pillole prendi ogni giorno ?» «Non preoccuparti, mio marito sta molto attento che non ne prenda troppe. » «Mi fa piacere che lui si occupi di te.» Non si fidava di un uomo che aveva sposato in circa sei mesi, ma alla fine sembra che lui amasse davvero sua madre. Del resto chi era lei per poter giudicare ciò.Sospirò profondamente mentre sua madre la guardava con i suoi occhioni scuri in attesa di ciò che doveva dirle. Posò il cucchiaio con cui stava mangiando nella ciotola ancora mezza piena ed alzò lo sguardo verso quello di sua madre, la donna le regalò un piccolo sorriso pieno di dolcezza. «Allora ? Dimmi, Halina.» «E’ vero che.. lascerai tutto a me ? » «Si. Vedi, non ho mai potuto darti nulla, ma quando morirò voglio che tu abbia ogni cosa che possiedo. Jong-ah erediterà da parte di suo padre, non ha bisogno anche dei miei averi.» Rimase a fissarla in silenzio e dopo tanto lesse il rimpianto nei suoi occhi, sua madre era spezzata ancora oggi da quell’abbandono costretto da suo nonno. Aveva fatto del male a lei, ma anche a sua madre. «Il nonno lo sa ? »   «No, non deve saperlo. Tanto quando succederà lui sarà già morto da un pezzo.» «Si spera.» Quel vecchio quanti anni avrà avuto ? una settantina ? o forse più eppure sembrava in ottima salute e per quanto non si debba pregare per la morte altrui le lo faceva ogni notte. Desiderava che quel vecchio perisse nel peggior modo possibile. Quando sarebbe stato sul letto di morte, Halina intendeva togliersi una bella soddisfazione nel dirgli che tutti i suoi averi sarebbero andati a lei. Ciò la fece sorridere  e gli angoli delle bocca si alzarono fino a tirare completamente le labbra, in un sorriso che brillava di vendetta. Quel pensiero venne interrotto da Jong-ah che entrò con il suo nuovo camioncino tre le mani far mostrarglielo. «Guarda Noona. Ti piace ? Me l’ha comprato il nuovo papà.» «Ma è bellissimo.» «Noona, quando torna Hyung ? Glielo voglio far vedere pure a lui.» Le saltò praticamente in braccio mettendosi sulle sue ginocchia e cominciando a giocare con quel camioncino sul top della cucina.Halina accarezzò delicatamente i capelli fini del bambino, nel mentre  la loro madre lo rimproverò facendo scappare alla russa una piccola risata. «Jong-ah, mi rovini il marmo della cucina. Va giocare in camera tua.» «NO NO. VOGLIO GIOCARE QUI.» «Jong-ah, ascolta la mamma o dico a Dominic che sei stato cattivo e lui non vorrà più giocare con te. » Il piccolo nano mise un broncio assurdamente carino, le guanciotte si riempirono e le labbra si esposero verso fuori, la mano lasciò il camioncino e il capo si scosse scuotendo la pettinatura a scodella, infine sospirò un va bene e scese dalle sue gambe. «Ok,  ma digli di tornare presto. Vado a giocare dillà.» «Glielo dirò.» Corse nuovamente via come il vento e quando Halina si voltò verso sua madre lei la stava guardando con un aria alquanto inquietante e smaliziata. «Oh, si digli di tornare presto che ci manca tantoo. E’ così una bella visione per gli occhi.» «MAMMA!!» «Su, non essere gelosa di una signora di mezza età. » «Figurati se lo sono. Ora vado.» «Da bacino alla mamma.» Quella donna era una cosa impossibile quando ci si metteva, ora doveva anche fare certi commenti ? Sarebbe stato meglio non farglielo vedere mai. Si alzò sbuffando da quello sgabello e girò lo sguardo verso di lei con gli occhi che tra un po’ le uscivano dalle orbite, cosa le aveva appena chiesto?  Per un figlio era normale dare un bacio alla propria madre, ma Halina non ci era affatto abituata. Eseguì quell'azione con una strana rigidità, nonostante ciò sua madre le sembrò felice e questo bastò per strappare un piccolo sorriso anche a lei.
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halinasmirnov-blog · 8 years ago
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𝐈𝐧𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚𝐭𝐢𝐨𝐧_______𝟎𝟖/𝟎𝟖/𝟐𝟎𝟏𝟕.    Era più di una settimana che Halina attendeva notizie dal signor Kang, uno degli uomini di cui si fidava di più. L’uomo che l’aveva aiutata in molteplici occasione e anche quella volta, stava spiando per lei suo nonno per sapere se fosse ancora in contatto con i russi.  Se ne stava seduta sulla terrazza a leggere una lettura leggere; un  libro che parlava del modo in cui moriva il corpo o per molte naturale e per altri fattori; corpi estranei, tumori, cancri, veleni etc . Immersa nella lettura non si accorse di uomo che Soohyun non le aveva annunciato. «Signorina Halina.» Chiuse di scatto il libro con l’utilizzo di una sola mano e lo appoggiò sul tavolino accanto a se congelando con lo sguardo quel giovane ragazzo. Dietro di lui la cameriera con il fiatone che annaspava un qualcosa. «Ho cercato di fermarlo, ma non mi ha dato ascolto.» «Mi manda qui il signor Kang. » Fece cenno a Soohyun di andare e  con un gesto della mano invitò il ragazzo a sedersi. Quella faccenda era strane e lui eccessivamente giovane, probabilmente aveva solo qualche anno in più di lei. «Il signor Kang non manda mai nessuno. » «Lo so, ma questa volta ha dovuto. Sta svolgendo il lavoro da lei richiesto, ma è molto difficile introdursi nella security del presidente. Lo tengono d’occhio dato che è nuovo.» «Quindi ha mandato te ? Un ragazzo ?  » «Lui si fida molto di me. Sa non avrebbe mandato una persona qualunque a informarla, sarebbe stato rischioso. Io sono suo figlio.» «Scommetto che un giorno vorresti prendere il posto di tuo padre e far parte della sicurezza scelta di mia madre.» «Si sa che ormai degli affari della signora si occupa lei.La signora non è sempre stabile mentalmente.» «Ora mia madre ha marito e se ne occuperà presto lui suppongo, oppure Jong-ah quando sarà grande.» «No, la signora ha lasciato ha lei questo tipo di faccende, non lo sa ?  » «Che ?  » «Se la signora dovesse morire a lei andrà tutto non al signorino Jong-ah o al marito..Non lo sapeva ? » «No..Perchè l’avrebbe fatto ? Ah, non importa dimmi perché sei qui. » Si sentì confusa dal gesto di sua madre, non se lo sarebbe aspettato da lei, ma ora aveva cose molto più importanti a cui pensare che gli eccettrici comportamenti di sua madre. «Per ora sappiamo solo questo; Suo nonno ha contatti ancora con i russi, gli ha anche fatto ottenere i permessi per costruire un grande centro commerciale che si ingenererà questa sera. Però sembra totalmente ignaro di tutto il resto, per qualche motivo i russi non gli hanno detto nulla riguardo quello per il quale la cercano. » «Quindi il vecchio bastardo sembra che non sappia nulla.Ottimo lavoro piccolo Kang.Di a tuo padre che lo ricompenserò il doppio per questo, naturalmente appena saprà altro digli di mandarti da me. » «Signorina, io sarei più grande di lei…Lo farò.» «Ah, piccolo Kang…Quando vieni qui, aspetta che Soohyun mi avvisi non essere così impulsivo. » «Lei ha un bel caratterino proprio come aveva detto papà.. Ed è anche molto bella.» «Hai capito quello che ho detto ? Non mi starai simpatico usando le lusinghe.» «Io ero sincero. Trovò davvero che lei sia splendida.Ora meglio che vada, la prossima volta aspetterò che la cameriera l’avvisi.» Le notizie che aveva appreso in quel momento le furono molto utile, le davano tempo e in quel caso il tempo era prezioso e avrebbe dovuto usarlo con cautela. In ogni caso trovava quel ragazzo stranamente buffo, era così rigido e si leggeva nei suoi occhi ogni menzogna o verità. Per miracolo Halina non gli scoppiò a ridere in faccia quando si abbassò a baciarle la mano con la fronte imperlata di sudore, segno che non sapeva come congedarsi. «Non sono la regina di Inghilterra, non devi baciarmi la mano per quanto sia un gesto galante. Va e basta. Ci vediamo presto e non far sciocchezze…. » «Si, signorina o dovrei chiamarla signora ?» «Oh, cielo..Va, ti prego. » Si mise una mano sulla fronte come per coprirsi gli occhi, il giovane ragazzo a differenza del padre le dava ben poca fiducia oltre a un gran mal di testa per il suo parlare estremamente in fretta.
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halinasmirnov-blog · 8 years ago
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𝐈 𝐝𝐢𝐬𝐚𝐩𝐩𝐨𝐢𝐧𝐭𝐞𝐝 𝐲𝐨𝐮____________𝟎𝟓/𝟎𝟖/𝟐𝟎𝟏𝟕.    Sentiva il corpo pesante, sembrava aver dormito il più del dovuto e aveva un grande cerchio alla testa  che sembrava farla impazzire. Lentamente aprì gli occhi  e si resoconto che era già sera, aveva dormito tutto il giorno. Una voce colse la sua attenzione, come sempre era Soohyun che la guardava con un sguardo eccessivamente preoccupato che la russa non sopportava affatto. Si mise seduta sul grande letto e la donna con un vassoio tra le mani le si avvicinò, quando parlò la sua voce le diede un profondo fastidio e la vista del cibo la  disgusto profondamente portando il capo a guardare altrove. «Ti ho portato da mangiare… Hai dormito tantissimo, stai bene ?» «E’ solo spossatezza per il troppo caldo. Non ho fame, portalo via per favore.» «Halina, sono giorno che lo dici.. Tuo padre era malato giusto ? Magari…. A volte certe cose sono genetiche.. Devi andare da un dottore.» Suo padre, era da così tanto che Halina non sentiva nominare da qualcuno suo padre. Il mese prossimo sarebbe stato un anno, un anno che lui  non c’era più eppure quel giorno in cui suo zio Nikolaji venne da lei per dirglielo lo ricordava così bene. Non riusciva a dimenticare il suo essere voluto morire da solo. Testardo fino alla fine suo padre..Chissà cosa avrebbe detto di lei vedendola oggi, era così cambiata. Si voltò verso la cameriera, lo sguardo che le rivolse fu gelido. «Esci, voglio stare sola. Non andrò in ospedale, non è nulla ti ho detto.» «Almeno dimmi cosa posso fare per te.» «Niente.. Non puoi fare nulla. Ti prego va via.» Le venivano in mente tutte le parole che suo padre le aveva detto prima di morire, una delle sue ultime telefonate avute nel agosto del 2016. Lei non aveva fatto nulla di quello che lui desiderava, anzi era finita sulla strada che lui aveva cercato di evitarle. «Halina, ma sta mal..» «ESCI HO BISOGNO DI RESTARE SOLA.» Urlò contro quella povera donna che non aveva colpe, le dispiacque poiché Soohyun era sempre solita preoccuparsi per lei. Aveva bisogno di restare lì sola con i suoi tormenti. Le decisioni che aveva preso erano decisioni ponderate di cui era più che sicura però sapeva anche che suo padre non sarebbe mai stato d’accorto, ciò l’addolorava ma quello che le era stato fatto a lei a lui non poteva restare impunito. Non poteva nascondersi per sempre come lui avrebbe voluto. Però vi era qualcosa che Halina desiderava più della vendetta, riportare le ceneri di suo padre in russia, ceneri che al momento aveva deposto in un cimitero di Seoul. Quello non era il suo luogo, non era il posto in cui lui avrebbe dovuto giacere e un giorno lo avrebbe riportato lì dove la neve copre tutto durante i gelidi inverni. 
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halinasmirnov-blog · 8 years ago
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         ▐ 𝓦𝓱𝓪𝓽 𝓷𝓮𝓮𝓭𝓼 𝓽𝓸 𝓫𝓮 𝓭𝓸𝓷𝓮.▐
Fai ciò che va fatto. Cresci in fretta perché non ti è stato permesso di essere bambina, vorresti giocare ancora con le bambole, ma non ti è concesso devi. Nella tua piccolezza devi essere grande, devi tenere lo sguardo con un un adulto perché nessuno lo farà per te, nessuno ti tenderà ma mano o si metterà davanti a te quando i lupi vorranno sbranarti. Un piccolo puntino in una vastità di mondo. Sei sola. Decidi tu se vivere o morire se valere qualcosa o essere il nulla. Ho sempre pensato che a questo mondo ci fosse di più di ciò che mi era concesso vedere, mi sono aggrappata a quella miserabile vita vissuta tra la sporcizia solo per avere di più, volevo di più molto di più. Vent’uno anni di stenti e di privazione possono rendere un essere umano davvero egoista, attaccato a ciò che ha, che ha ottenuto con la fatica e il sudore. Per questo io farò tutto ciò che serve, ogni cosa che va fatta per non farmi scivolare dalle mani quello che sono riuscita a ottenere fin ora, per non far si che ciò che sogno da una vita resti solamente tale. Spesso mi dicono che ricordo una micetta a me piace farglielo credere, con una gatta è facile avere a che fare; rivelargli segreti scomodi non da problemi, ma una tigre la temi e ne resti in guardia e non ti esponi per paura che ti divori.
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halinasmirnov-blog · 8 years ago
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𝑪𝒉𝒂𝒏𝒈𝒆________03/08/2017
 
Uno di fronte all'altra, accomodati rispettivamente su di una singola poltrona e un divano di una tonalità grigio perla, entrambi stringevano tra le mani due bicchieri di cristallo in cui era stato versato un ambrato liquido proveniente direttamente dalla collezione privata di Dorian. Non poteva essere altro che lo scotch Ardbeg Blasda, importato direttamente dalla Scozia e invecchiato trent'anni, nonché il preferito del russo. Fu quest'ultimo a dilaniare il silenzio ch'era calato nella stanza in cui flebili raggi lunari riuscivano a filtrare attraverso la vetrata alle spalle della donna.
‹‹ Dovevi dirmi qualcosa di importante, se non erro. ››
Le piccole mani di Halina accarezzavano il bordo della cristallina superficie di quel bicchiere; mentre i suoi occhi che possedevano i colori della terra in cui entrambi erano cresciuti, fissavano intensamente le iridi color terra bruciata dell'uomo che aveva davanti. In passato gli occhi di Dorian erano brillanti, risplendevano della luce di chi ha conosciuto l'amore, il calore di una madre, il benessere. Ma adesso di quella luce non ve n'era più traccia, totalmente spazzata via dall'oscurità che, ormai, avvolgeva la sua anima.
‹‹ Ti devo parlare della Bratva. ››
L'aria intrisa dalla ben nota quiete a precedere mutò in tempesta e assunse delle sfumature molto più dense, ricordando vagamente il rosso cremisi a scorrere nelle vene. Il solo udire quella parola aveva indotto un qualche meccanismo a scattare nella mente del russo ed, inevitabilmente, ogni singolo muscolo del suo corpo si irrigidì percettibilmente. Persino il taglio degli occhi si assottigliò in modo piuttosto minaccioso, ben propenso ad ascoltare ciò che la donna aveva da dirgli a riguardo.
‹‹ Cos'hai da dirmi, esattamente. ››
‹‹ Ti ricordi quando parlammo in quel lurido ristorante? Ti confessai che mio zio Nikolaij avesse rubato qualcosa in Russia. Beh, quel qualcosa ce l'ho io. ››
La preannunciata tempesta non tardò ad incombere in quella stanza le cui pareti iniziarono ad essere troppo strette, quasi soffocanti. Fu una tempesta che giunse in un modo totalmente inaspettato; aveva il sapore tagliente d'una moltitudine di cocci di cristallo. Gli stessi che soltanto qualche istante prima costituivano il bicchiere tra le mani di Dorian. Bicchiere, ormai, in frantumi a causa dell'eccessiva forza che il russo immise nel palmo ad avvolgerlo. Non si scompose minimamente, lui, lasciando semplicemente scivolare sul pavimento tutto ciò che restava di quell'oggetto; che stesse sanguinando, non sembrava sfiorarlo minimamente. L'attenzione di Dorian era totalmente riversata sulla donna dai capelli rossi che continuò a fissare intensamente. Ella aveva preferito prendersi una piccola pausa, probabilmente dovuta all'azione involontaria del maggiore; eppure, dalle labbra di Halina tornarono a colare fuori parole che Dorian avrebbe preferito non udire ma che, in un certo senso, sapeva già dove volessero andare a parare. La russa calò lentamente gli occhi sul pavimento e suoi cocci dipinti di rosso, deglutì  silenziosamente cercando di comporre bene le parole da far fuori uscire da quelle labbra rosso sangue. Ciò che aveva in mente avrebbe scatenato le ire di Dorian, ma la donna doveva pensare a un metodo per farsi che quella rabbia venisse incanalata nei giusti canali e portata dove lei voleva condurla.
‹‹ Adesso, loro, sanno che è in mio possesso e sono certa che verranno a cercarmi. A meno che non lo stiamo già facendo. ››
‹‹ Ti conosco abbastanza da sapere che non mi chiederesti mai aiuto. Quindi, dove vuoi arrivare. ››
Dorian aveva ragione, Halina non sarebbe mai andata a piangere da lui e chiedergli “Ho paura, proteggimi.” come quando era piccola, quel tempo era passato. Adesso non vi era spazio per sentimenti come la paura, ora voleva andare solo avanti e raggiungere gli obiettivi che si era prefissata. Usò una congettura per fargli intendere cosa desiderasse realmente, era certa che lui l’avrebbe colta.  
‹‹ Hai mai sentito parlare di Leonardo da Vinci? Era un genio, nato in Italia nel 1400. A quell'epoca tutti lo credevano un folle, ma lui disse: due debolezze che si sostengono una contro l’altra creano una forza. Ecco perché una metà del mondo, sostenendo l’altra metà, la rafforza. Lui voleva creare innovamento, ma le grandi personalità di quel tempo cercavano di ostacolarlo perché appunto lo consideravano un folle. Ma quando Leonardo trovò chi potesse aiutarlo a mettere in atto le sue invenzioni portò un grande cambiamento nel mondo. ››
‹‹ Se sei venuta qui per parlarmi di un cambiamento, esponilo senza troppi giri di parole. ››
Alzò gli occhi al cielo, appoggiò una mano sotto il mento e sospirò rumorosamente a quelle sue parole, a volte Dorian era proprio un caprone, rude senza la minima eleganza capace di farla spazientire con una sola semplice frase.
‹‹ Aah.. sei così poco poetico. Hai capito benissimo a cosa mi riferisco. Però sai anche che la Bratva non può scomparire totalmente, altrimenti gli equilibri che si sono venuti a creare in Russia, crollerebbero come un castello di carte. ››
‹‹ Se Leonardo da Vinci era un folle, tu sei totalmente fuori di testa. ››
‹‹ Folle. La Bratva ha raggirato mio padre, accecato il tuo di avidità. Ha costretto una madre ad abbandonare sua figlia, ha contribuito nel farmi e farti vivere una vita di merda. Ha trasformato te in quello che sei e ha ridotto mio padre ad un vegetale. E non dimentichiamo che abbia ucciso il tuo senza alcuna pietà. Ha torturato te e tua madre, ma come se non bastasse ti ha costretto a guard-.. ››
Il tono di voce utilizzato dalla giovane donna aumentò gradualmente, assumendo un timbro piuttosto elevato nel momento, senza rendersene conto inizio a parlare in russo. Le sue mani si strinsero sulla gonna che indossava, il viso dai dolci tratti si indurì facendo percepire con tutta la sua figura l’odio che si portava dentro, un odio che aveva cercato di controllare e domare fino alla lasciarlo andare, ma non vi era riuscita. Era troppo, quello che avevano fatto a chiunque tenesse, avevano  distrutto tutti suoi affetti e questo non poteva essere dimenticato. Iniziò ad elencare ogni possibile motivo per cui farla pagare a coloro che avevano distrutto ogni possibilità, per loro, di raggiungere anche soltanto un po' di serenità, di benessere o felicità. Sembrò particolarmente toccata Halina, quando rammentò il radicale cambiamento che Dorian aveva avuto nel corso degli ultimi anni. Dorian di cui quasi parve bloccarsi il respiro e non solo, quando sua madre venne citata. Nonostante le parole di ella si fossero arrestate prima che qualcosa di irreparabile venisse detto, bastò affinché un moto di rabbia montasse nel petto del maggiore; l'immagine di quella madre morente ancora fin troppo vivida nella sua mente frammentata, per poter ignorare quel che le avevano fatto.
Non continuò quella frase poiché ciò che voleva Halina non era ferire Dorian, lui le serviva al suo fianco per raggiungere un obbiettivo comune. Doveva convincerlo,  fargli comprendere che un cambiamento ormai era necessario e che se volevano una vera vendetta non ci sarebbe stata ripicca più dolce di quella che spodestare i signori dai loro troni costruiti sul sangue di centinaia di persone. Sembrava fatta di ghiaccio Halina, dopo quelle urla si era nuovamente raggelata ma dentro di se tremava di rancore.
‹‹ Vuoi che succeda ancora? Che la storia si ripeta infinite volte e che loro continuino ad agire indisturbati? Vuoi solo far da spettatore o vuoi iniziare a far parte del gioco, Dorian? ››
Tentò di reprimere la bestia a minacciare di venir fuori, di prendere il sopravvento. Ma l'unico modo per non permettere alle catene di spezzarsi, considerate le circostanze, fu senz'altro quello di rubare qualcosa che Halina aveva ancora tra le mani. Gli bastò semplicemente allungare il braccio destro e portare la mano ad afferrare bruscamente il bicchiere altrui, per poi berne il contenuto tutto d'un sorso, non appena tornò alla postazione precedente, affinché l'anima trovasse una sorta di equilibrio. Il sapore era così leggero e pulito, leggermente piccante che, unito all'aroma elegante con fumo di torba ad avvolgere note di varie spezie, riusciva a calmare percettibilmente il russo la cui espressione continuava ad essere glaciale.
‹‹ Io faccio già parte di questo gioco. Ma con te al mio fianco, so che la percentuale di vittoria è molto più alta. ››
V'era qualcosa adesso nelle iridi di Dorian; un barlume di pura follia che s'era insediato nella sua mente in seguito alle parole di Halina. Non fu poi così difficile comprendere dove, esattamente, ella fosse arrivata con quelle parole. Era maledettamente vero che la Bratva non potesse essere spazzata via, ma era anche vero che Sergej potesse venir spodestato dal suo trono, però. Quella consapevolezza giunse con la stessa impetuosità di un uragano, trascinandosi con sé ogni buon proposito di poter condurre, un giorno, una vita totalmente diversa; una vita in cui la crudeltà umana era soltanto un lontano ricordo - una vita che, però, Dorian non riusciva nemmeno ad immaginarsi, perché era una vita che non avrebbe mai desiderato davvero. Allora, si issò dalla morbidezza di quella poltrona, con ancora il bicchiere precedentemente rubato ad Halina nella mano destra; raggirò il divano, i passi calcolati, lenti e pericolosi quanto il veleno di una vipera. Fu quando poi si ritrovò alle spalle della giovane donna dai lunghi capelli fuoco, che le ginocchia di Dorian si flessero cosicché lui fosse appena accovacciato. Il capo, adesso, a pochi centimetri da quello altrui. Il mezzo sorriso compiaciuto a far capolino sulle sue labbra corpose a denotare che la rabbia vi fosse ancora, ma che, ormai, avesse intenzione di utilizzarla a suo favore. Lasciarsi soggiogare dall'ira non avrebbe mai portato a nulla di buono, lo sapeva. Halina era senz'altro l'unica persona in grado di convincere una volta e per tutte quell'anima bramosa di ottenere vendetta. Ella sapeva quali corde toccare, quando si trattava del russo. Lei lo vide in lui, la luce di chi voleva il potere, qualcuno che non voleva più essere la vittima ma il carnefice. Quando lui si mosse lei era come se avesse già compreso, le seguì attentamente con lo sguardo muoversi per quella stanza. Le parole che pronunciò l’uomo le accarezzarono l’orecchio in un piacevole sussurrò di vittoria facendole  increspare le labbra verso l’alto in un sorriso sadico sorriso di soddisfazione.
‹‹ Sei riuscita a convincermi, Halina. Facciamolo. ››
Lo sguardo che si scambiarono denotava quanto entrambi fossero maledettamente seri, quanto il desiderio di ribalta potesse essere alto per entrambi. Fu uno sguardo così maledettamente intenso da non esservi nemmeno bisogno che le successive parole venissero proferite. Eppure, Dorian ritenne necessario marcare il concetto, così da rendere reale e vivo quel che, non poteva ricordare, di aver tentato già in precedenza. Aveva fallito in precedenza, Dorian, ritrovandosi a fare i conti con un coma durato per più di un anno come punizione divina per aver osato troppo. Adesso entrambi non erano più soli, non sarebbe stato facile  lo sapevano, erano a conoscenza di ciò che rischiavano però insieme potevano mettere sotto scacco il re e divorarlo per vincere la partita avendo così la giustizia che nessuno avrebbe mai potuto dare
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halinasmirnov-blog · 8 years ago
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𝐀𝐧𝐞𝐮𝐫𝐲𝐬𝐦 𝐫𝐞𝐦𝐨𝐯𝐚𝐥________𝟐𝟖/𝟎𝟕/𝟐𝟎𝟏𝟕.   La grande luce sopra il lettino in ferro si accese illuminando la  sala operatoria adibita per l’intervento di neurochirurgia che il dottor Kang Dongsun avrebbe effettuato su Dorian. Il paziente era già sul tavolo operatorio, la testa tenuta dall'apposito marchingegni e gli infermieri che si adoperavano per sedarlo in modo che fosse tutto pronto una volta che lei e il dottore avrebbero concluso la fase di sterilizzazione lavandosi le braccia fino ai gomiti con gli specifici saponi. Prima di entrare due infermiere le fecero calzare il camice di colore azzurro, le inserirono i guanti sterili. Passò affianco al corpo dormiente di Dorian, gli getto una lieve occhiata di preoccupazione, congelando l’attimo dopo quei sentimenti poiché mentre assisteva il dottor Kang non poteva avere  distrazioni e sapere che gli avrebbe letteralmente aperto il cranio e sfiorato il cervello era una grande distrazione. La voce ovattata dalla mascherina risuonò nelle sue orecchie cogliendo la sua attenzione. «Inzi-. Perché il pazienze non è rasato ?» Halina sussultò e deglutì rumorosamente, sospirò da sotto la mascherina  e alzò gli occhi al cielo. Come si faceva a spiegare che il paziente era più cocciuto di un mulo. Quello che presto la russa avrebbe scatenato le ire di  Dorian nel momento in cui si sarebbe trovato una zona rasata in mezzo alla testa.   «Rasiamolo e sterilizziamo la zona di nuovo dopo. Lo farò io. » «Ma chi doveva rasarlo prima dell’operazione ?  » «Sorvoli su questo la prego..  » Il dottore da dietro la mascherina affinò lo sguardo nel guardarla in modo quasi sospetto, aveva l’aria di uno che aveva capito tutto. Lo vide quasi ridere sotto quel velo di carta. Rasò quel piccolo punto  in mezzo la testa, lasciò che le infermiere ripulissero tutto e lasciò il campo al dottore. «Bisturi e divaricatore. Smirnov, tieniti pronta ad aspirare.  »  Lo vide fare un taglio netto nel punto rasato della testa, il sangue iniziò a scendere a fiumi ma l’aspiratore rese il tutto più visibile. « Bisturi elettrico.Vede signorina, movimenti calmi e precisi al millimetro. Si fa un piccolo cerchio, si estrae la dura madre e ora aspiri per favore.  » Quell’uomo aveva un carattere insopportabile, pieno di se, ma si doveva ammettere che il suo lavoro lo sapeva fare. Muoveva quelle mani come se stessero danzando, ogni gesto che  compieva sembrava essere fatto con alcuno sforzo e ogni suo movimento era pienamente controllato. Seguì le sue direttive, studiò i suoi movimento con attenzione. Finchè non sentì il bip dell’ elettrocardiogramma suonare. «Dottore, la saturazione scende.. Che succede ? » «Ci è stata una rottura dell’aneurisma durante la dissezione.Cotonino e gelfoam.» Succedeva spesso che un aneurisma di rompesse nella fase di dissezione, l’aveva letto.Il dottore non sembrava particolarmente in pena, aveva messo la clip provvisoria e  mentre lei aspirava il sangue lui si occupava di riaggiustare il tutto. La cosa realmente che preoccupò Halina fu la lentezza del medico, se la clip provvisoria non veniva rimossa entro cinque minuti  si rischiavano lesioni lesioni ischemiche. Halina si sentì davvero impotente, nonostante fosse lì era tutto nelle mani dell’uomo accanto a se.Non parlò, non voleva rischiare di distrarlo  si mise semplicemente ad aspirare come le era stato chiesto fissando con il cuore in gola la situazione. Il dottor Kang ben presto tolse la clip provvisoria e mise quella fissa, Halina si sentì come se le fosse stato appena tolto un enorme macigno sulle spalle poiché ora aveva la consapevolezza che nulla sarebbe potuto andare storto. Avevano passato già tre ore lì, ormai l’l’orologio segnava le sei in punto e Kang si apprestava a saldare la dura madre tolta poco prima, ma quando venne il momento di mettere i punti la richiamò. «Mi hanno detto che è molto brava con ago e filo. Vuole chiudere lei ? Io le faccio vedere come si fa.Infermiera dia alla signorina un filo di seta 0.2.» «Perché non usare un naylon 0.1 ? E’ molto più sottile e lascia meno segni.  » «Sarà più difficile chiudere per lei.» «Non importa.» Dorian aveva già troppe cicatrici, voleva evitare ne avesse un’altra fin troppo evidente sulla testa. Non sopportava vederlo martoriato in quel modo, nella sua mente gli appariva sempre come quel ragazzino dolce che era quando giocavano insieme da bambini. Anche se in lui era rimasto poco e nulla di quel bambino. Non poteva proteggerlo dalle cicatrici che aveva dentro, ma quelle esterne poteva almeno renderle quasi invisibili. «Infermiera, nylon 0.1.Le faccio vedere come si fa.» Il dottore le si posizionò dietro pronto ad afferrale le mani per guidarle, ma Halina iniziò prima che lui potesse accostarsi.   «Si può togliere ? Mi leva l’aria.» «E’ davvero troppo brava per essere al primo anno. Perché non rivaluto l’opzione di venire a cena con me questa sera, potremo parlare del suo futuro. » «Ho un altro impegno, mi dispiace. Inoltre non sta bene che professore e alunna cenino di sera da soli, non crede ? Se vuole parlare del mio futuro lo possiamo fare anche qui. » Lo mise a tacere Halina e chiuse tutto bendando il cranio. Il dottore uscì dalla sala, ma lei rimase lì. Una infermiera le disse ingenuamente. «Ora può andare, qui ci pensiamo noi lei deve essere stanca non sta qui da tre ore e mezza.» «No, l’accompagno fino in camera e restò un po’  per controllare il post operatorio. Dopo magari andrò a farmi una doccia e tornerò poi.Ah, infermiera a informare chi è in sala d’attesa che è andato tutto bene. Il dottore era nervosetto quando è uscito da qui, scommetto che se ne è scordato. Inoltre dica che solo uno di loro può entrare in terapia intensiva.  »
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halinasmirnov-blog · 8 years ago
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𝐓𝐢𝐦𝐞 𝐭𝐨 𝐭𝐡𝐞 𝐭𝐢𝐦𝐞._______𝟐𝟒/𝟎𝟕/𝟐𝟎𝟏𝟕.
 
«Halina, sei in terrazza ?»
«Cosa c’è, Soohyun ? »
«Una lettera per te ? Arriva dal tuo vecchio indirizzo. »
«Dammi.»
 
𝓛𝓮𝓽𝓽𝓮𝓻:
 
Halina, mi dispiace poterti scrivere così poche righe ma non ho tempo. Hanno trovato il secondo uomo che ti mandai con i nastri, abbiamo tentato di tenerlo al sicuro però qualcuno ha cantato. Non sono certo di poterti assicurare che quella persona terrà la bocca chiusa, se parlerà come sai loro ti verranno a cercare.   Mi dispiace, non sono riuscito a mantenere ciò che ho promesso. Mia dolce Malyutka, ormai la mia sicurezza non è più importante ma la tua ancora lo è. Per tale motivo non posso venire da te o telefonarti, nonostante ciò ho bisogno che tu mi dica che stia bene quindi fa portare una lettera per me a questo indirizzo: 388 Samil-daero, Gwancheol-dong, Jongno-gu, Seoul, Corea del Sud. Qualcuno me la  recapiterà. Vorrei poterti nascondere nell’armadio di casa per non farti trovare come quando eri una ragazzina..
 
Ti voglio bene. Zio N.
 
Lo sguardo della donna dagli occhi di ghiaccio si perse tra i grattacieli che risplendevano sotto il cocente sole di seoul. La carta che teneva tra le mani venne stretta con forza fino a stropicciarla, il cuore pompava sangue al cervello con una velocità da poterlo sentire scorrere e far bruciare quel punto fino a farla implodere di rabbia. Era stanca Halina di scappare, nascondersi e  di temere il pericolo annidato dietro l’angolo. Stanca di essere strappata da ogni affetto perché così qualcun’altra aveva deciso per lei. Le unghie affilati affondarono nella carne fino a lacerarla, del sangue scivolò lungo il suo bianco polso mentre a denti stretti sussurrò.
«Portami della carta e una penna. Chiama il signor Kang e digli di sorvegliare mio nonno giorno  e notte. Deve riferirmi se qualcuno di strano gli si avvicina.»
«Halina, sanguini…»
«Taci e fai quello che ti ho chiesto.»
« Si, signora.»
Quando Soohyun le portò ciò che le aveva chiesto, nonostante la mancanza che provava verso suo zio gli scrisse poche frasi. In quel momento non si sentì di raccontagli i cambiamenti che vi erano stati nella sua vita in quei cinque mesi.
 
𝓛𝓮𝓽𝓽𝓮𝓻:
 
Zio Nikolaji, tu non hai fallito proprio in nulla.. Hai fatto del tuo meglio per mantenere la tua promessa, ma certe promesse non possono essere mantenute. Mi hanno sempre detto che la vendetta non porta a nulla, ne ero convinta io stessa eppure quel pensiero ancora oggi mi brucia le carni. Quando vedo mio nonno sorridente in televisione e penso a mio padre ridotto in cenere, mi rendo sempre più conto che questo mondo marcio è ingiusto con le persone buone. Ho sempre voluto somigliare a papà, lui era il mio esempio, ma di recente mi sono accorta che in certi aspetti non potrò mai essere come lui. Avrei così tante cose da raccontarti e vorrei farlo avendoti davanti. La mia decisione ora l’ho presa e non cambierò idea sta volta. Voglio che qualcosa in questo merdoso mondo cambi anche se di poco e sono pronta a dare il sangue per farlo. Non intendo più scappare o lasciare che tu mi protegga. Che vengano, io li aspetto.
 
Mi spiace...Ti voglio bene.
Halina.
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halinasmirnov-blog · 8 years ago
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𝕯𝖊𝖈𝖎𝖘𝖎𝖔𝖓𝖘______19/07/2017.
  «Dottor Kang Dongsun.»
«Signorina Smirnow perché è qui ? Posso aiutarla ? »
«Non sono qui per me, ma per conto di un’altra persona.»
«Sa che non posso parlare con lei di altri pazienti.»
«Lo so, ma lui è stato anche mio paziente. Conosco già ogni cosa della sua cartella clinica. »
«I tirocinanti che vengono dall’università sono tutti in vacanza, la facoltà e chiusa, i corsi sospesi e la prossima sessione d’esami è settembre. Dovrebbe riposare anche lei signorina.»
«Non vengo qui perché sono interessata a questa persona dal lato medico. Vede lui è come se fosse mio fratello. Mi preoccupa la sua salute.»
«Si sieda. L’ aneurisma del signor Pavlov non è eccessivamente esteso. Però va clippato al più presto poiché preme eccessivamente sul cervello.   »
«Non ha voluto farlo prima a causa delle sue condizioni ?   Un operazione al cervello è molto faticosa per un corpo e quello di Dorian era già affaticato dalle condizioni del suo corpo dopo il coma. »
«Esattamente. Sa signorina Smirnov, io l’ho osservata in questi mesi. Da quando a febbraio mise piede in questo ospedale. I tirocinanti della sua età fanno molti casini, ma lei pur essendo al primo anno non ha mai fatto errori.»
«I compiti che ci vengono assegnati sono molto semplici e all’università ho imparato bene ciò che dovevo.»  
«Non lo metto in dubbio. Però è come se lei sapesse di più di ciò che le è stato insegnato in questo anno. Probabilmente è solo una sciocchezza, lei è molto giovane e per sapere determinate cose avrebbe solo dovuto studiarle dalla prima adolescenza. Ma chi insegnerebbe a una bambina di tredicenni come si sutura o come si rimette in asse un osso distorto. »
«Lei ha molta fantasia dottore, complimenti. Però sono qui per parlarle del signor Pavlov, non delle mie capacità. Credo che la settimana prossima possa anche operarsi.»
«Ora fa il mio lavoro ? Decido io quando un paziente va operato, non lo scordi. Dica al signor Pavlov di venire qui il 27, il 28 mattina l’opereremo.»
«Sarà fatto. Ah, c’è un’altra richiesta che ho da farle; Mi piacerebbe vederla operare dottore, sempre se lei è d’accordo. Personalmente lo troverei molto utile per il mio percorso di studi.»
«Perché no. In questo periodo non c’è una grande affluenza di studenti e ho sempre adorato insegnare qualcosa di nuovo a giovani menti. A  giovedì mattina, signorina Smirnov. »
«Certamente. La ringrazio del suo tempo, dottore.»
Il dottor Kang era un brillante neurochirurgo, il tipo di medico che ha il sentore di essere un dio per quante vite salva all’anno. Un uomo che detestava essere contradetto, non avrebbe mai ascoltato le richieste di una paziente se non gli fossero state poste nel modo più opportuno in quello che più esaltava il suo ego. Se Halina gli avesse detto “Il signor Pavlov pretende di essere operato entro la prossima settimana e che io sia presente per osservare il tutto” quel neurochirurgo avrebbe rifiutato ogni richiesta probabilmente usando la scusa che in un ospedale non si fanno quel tipo di favoritismi. Ponendogli ciò con logica e accarezzando con le parole il suo ego invece aveva ottenuto ogni cosa senza il minimo sforzo. Uscì da quell’ospedale soddisfatta, felice che presto avrebbe visto un vero cervello dal vivo.
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halinasmirnov-blog · 8 years ago
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𝗧𝗵𝗲 𝗯𝗼𝗼𝗸 𝗼𝗳 𝗺𝗲𝗺𝗼𝗿𝗶𝗲𝘀__________𝟬𝟲/𝟬𝟳/𝟮𝟬𝟭𝟳   Entrò in quel ristorante chiedendo dell’uomo con il quale si doveva incontrare, gli occhi saettavano a destra e sinistra mentre una delle cameriere l’accompagnava al tavolo dove Dorian era già seduto, Halina era disgustata da quel posto. La donna se ne andò e lo sguardo di Halina si posò sul russo seduto al tavolo, l’istinto di non sedersi su una di quelle sedie fu grande, ma non poteva di certo restare alzata e così finì per sedersi a denti stretti. Non si appoggiò a nessuna superficie, si appoggiò le mani sul grembo e il suo corpo era tremendamente rigido per timore di venire a contatto con qualcosa di poco pulito. «Carino il posto.. Credo di sentirmi poco bene, possiamo fare presto ? » Lo guardò in viso con un sorriso quasi isterico, le tremò persino il labbro inferiore e abbassando gli occhi notò ripugnata delle macchie sulla tovaglia del loro tavolo. L’unico lato positivo era che in quella sala erano praticamente soli quindi qualunque cosa lui avesse voluto dirle avrebbe potuto farlo in tutta calma. A differenza di Halina, il russo si trovava piuttosto a suo agio in quel locale che, chiaramente, non ci teneva molto all'igiene. Non aveva sviluppato alcun rigetto per lo sporco, lui, nonostante, senza saperlo, avesse trascorso svariati anni della sua vita in uno scantinato tra l'odore di piscio e sguazzando nel suo stesso sangue. Se ne stava lì, beatamente accomodato contro lo schienale della sedia imbottita, le gambe leggermente divaricate al di sotto del tavolo e lo sguardo puntato oltre la vetrata al suo fianco. Attendeva, impaziente, l'arrivo della donna. Non era mai stato un uomo dedito alla pazienza, Dorian, nell'ultimo periodo se ne rendeva sempre più conto. Desiderava ottenere tutto e subito, per cui quella attesa, per quanto potè essere breve, lo infastidì alquanto. Per fortuna di Halina, ella giunse pochi minuti dopo di lui; potè osservarla uscire da quell'auto piuttosto costosa, parecchio simile a quella appartenente a Dorian. La scrutò con minuziosa attenzione; l'aveva trovata bellissima sin dal primo incontro in ospedale, seppur fosse anche maledettamente acida. Gli aveva rammentato un grande felino in differenti occasioni; dai movimenti sinuosi, indipendente e al tempo stesso, maledettamente pericolosa. Distolse lo sguardo dall'esterno soltanto quando ella sparì, chiaro segno che avesse varcato la soglia del modesto ristorante. Gli occhi vagarono, mentre il pollice andò a carezzare, senza che se ne rendesse conto, l'opale nera al suo dito — si trattava di un gesto privo di senso, sovrappensiero. Per quanto l'espressione di Dorian fosse maledettamente seria e priva di alcuna emozione, era curioso di sapere come Halina avesse potuto reagire a quel libro. Libro che fu ancora sul tavolo, quando ella sopraggiunse insieme alla cameriera che li lasciò nell'immediato. Notò sin da subito l'irrigidimento altrui, eppure non disse nulla a riguardo; preferì ignorare, quasi non fosse altro se un gioiello che Halina portava addosso, uno dei tanti. Semplicemente, si limitò a curvare l'angolo destro delle labbra verso l'alto, in un mezzo sorriso che sapeva di beffa e sì, anche un po' di arroganza. Sapeva mascherare bene i suoi veri pensieri, Dorian. « Non avremo fretta, stasera. Ci sono delle cose che vanno chiarite, partendo da questo. » Quel posto le urlava lerciume persino dalle posate appoggiate affianco al piatto e le parole di Dorian non la consolarono, anzi la fecero deglutire rumorosamente e lanciargli un occhiata avvilita mentre lo malediceva internamente. Sospirò ad alta voce e lo sguardò calò nuovamente sul tavolo dove era stato posto davanti a lei un libro dalla copertina ingiallita e gli angoli usurati dal tempo. La donna dalla chioma rosso fuoco prese tra le dita quel libro con uno sguardo divenne pragmatico, le sopracciglia si incurvarono verso l’alto e gli occhi divennero due piccole fessure mentre la mente veniva colta da una sensazione deja vu nel leggere il titolo di quello scritto. «Волшеб��ик Изумрудного города.» Come un soffio di vento la voce di Halina lesse il titolo di quel libro in russo che non era altro che il mago di oz. Lo aprì con delicatezza e cominciò a sfiorarne le pagine consumante con attenzione, nella sua mente si aprì come una porta che le aveva celato ricordi legati alla fine della sua infanzia e all’inizio dell’adolescenza. Aveva dimenticato Halina poiché ricordare a quel tempo le era troppo doloroso. Rimase in silenzio, la espressione dura con la quale spesso guardava Dorian o chiunque altro si abbassò, quella maschera di ghiaccio fatta per non far scalfire la tenera carne che si conservava al di sotto. Chiuse il libro e lo riappoggiò al tavolo accarezzane con la mano dalle dita esili la superficie. «Quando avevo dieci anni non sapevo leggere. Mio padre aveva un amico molto ricco, spesso andavano in casa sua a trovarlo. Lui aveva un figlio di pochi anni più grande di me, era un bambino gentile spesso gli chiedevo di leggermi delle favole. In quella casa avevano molti libri.. Questo libro era quello che più gli piaceva leggermi. Tutt’ora ricordo quasi a memoria l’intera storia.» Alla donna sfuggi un piccola risata isterica di quelle che si hanno quando si davanti a un paradosso o un momento che si ritiene assurdo. Si umettò le labbra e alzò i suoi occhi grandi avvolti da folte ciglia e tinti di azzurro artico solo per poterlo guardare, delineò i suoi lineamenti con lo sguardo e la mente fece il resto portandole alla memoria il volto di quel bambino adulto. I lineamenti certo erano più marcati, gli occhi incattiviti e privati d’anima dalla vita, che probabilmente come era stato per lei non gli aveva reso nulla facile. «Credevo fossi morto molto tempo fa, Dorian..» ‹‹ Questa frase l'ho sentita fin troppe volte, nell'ultimo periodo. Sarà che ho davvero nove vite. ›› Non riuscì a fare a meno di buttarla sull'ironia, considerato che lo facesse piuttosto spesso per smorzare atmosfere che non erano di suo gradimento. Non tollerava le cose smielate o minimamente sentimentali; il suo humor nero appariva sempre, in quelle occasioni a meno che non subentrasse direttamente il fastidio o, peggio, la rabbia. Per fortuna di Halina, poi, quel contatto non avvenne mai o seriamente, Dorian si sarebbe infastidito. Negli ultimi anni, seppur non lo ricordasse, aveva sviluppato un'intolleranza verso il contatto fisico improvviso o da lui definito futile - e quello, senz'altro, lo avrebbe ritenuto tale. ‹‹ Com'è che ci siamo persi di vista, Halina? ›› E lo chiese quasi sovrappensiero; come se quella domanda fosse colata fuori dalle labbra carnose senza che lui nemmeno lo volesse davvero. Sospirò, i suoi occhi si incupirono mentre la mente cercava le parole adatte, ma era davvero giusto dirglielo così ? Però lasciarlo in quel limbo non le sembrò il caso quindi volle porgergli figurativamente una mano. «Sto cercando di trovare il modo più adatto, ma non credo che esista. La tua famiglia è stata presa dalla bratva a causa di tuo padre e la sua sconfinata avidità.. Mio padre cercò di aiutarvi, ma quegli uomini non sentivano ragione e così finimmo per credere che foste tutti morti.. » Lo guardo per interminabili minuti negli occhi con un espressione terribilmente rigida. Halina stava collegando l’omicidio in ospedale, i vetri rotti e benché raramente avesse paura quella volta un brivido le attraversò la schiena comprendente che probabilmente chi aveva ucciso quel povero ragazzo era un sicario della mafia russa. Suo zio aveva rubato a quei vermi, lei custodiva gelosamente quel furto nascosto dove nessuno poteva trovarlo, ma nessuno ruba ai russi questo si sa. Si alzò in modo frettoloso, il suo corpo era rigido come un pezzo di legno. Se quelli avessero scoperto chi era lei ogni suoi piano di vita sarebbe andato in fumo, anche quello di incastrare al momento propizio il suo caro nonnino. «Dorian, io temo che loro ti stiano cercando. Devo andare, mi dispiace…» Suo padre. Dorian aveva totalmente rimosso il pensiero di suo padre. Sin da quando i suoi occhi erano tornati ad aprirsi su quel mondo; come se vi fosse un rigetto a livello viscerale, non si era mai chiesto che fine lui avesse fatto. Le parole di Halina riportarono in superficie ricordi che, per la prima volta in tre settimane, avrebbe preferito rimanessero ancora assopiti. Poté percepire l'emicrania, poco a poco, appropriarsi della sua mente, della sua tempia; iniziò a martellare incessamente, all'unisono con le immagini che in piccoli e brevi frammenti apparirono. Fu come rivivere tutto, ancora una volta, in terza persona; era come se stesse semplicemente guardando una di quelle vecchie pellicole. Cocci di passato scivolarono dinnanzi ai suoi occhi ad una velocità disarmante. Il dolore di venir trascinato via dalla sua famiglia, consapevole di ciò che lo attendeva. Il volto di sua madre rigato dalle lacrime. L'espressione atterrita di suo padre. Una casa in fiamme, la sua. Per quanto stesse tentando di apparire del tutto naturale, all'esterno, la fronte corrucciata e gli occhi leggermente assottigliati erano un chiaro segno che la vista iniziasse man mano ad offuscarsi. Chinò il capo, Dorian, affinché Halina non potesse rendersi conto di quel che realmente stava accadendo. No, non andava bene. Non andava affatto bene. Mascherò quell'intenso sospiro come se si trattasse semplicemente di uno sbuffo, come se fingesse di non essere minimante toccato dalle parole altrui, come se quelle immagini frammentate non avessero suscitato in lui il minimo sentimento. Eppure, l'odio cresceva. L'odio che, a braccetto con la rabbia, ormai affollava la sua vita, primeggiando su ogni altra cosa. Odiava chiunque avesse condotto la sua famiglia alla rottura. Adesso poteva soltanto immaginare come sua madre fosse morta e per mano di chi. No, lui non c'entrava niente. Era suo padre il vero artefice di tutto ciò. Inevitabilmente, senza che nemmeno se ne rendesse conto, la mano destra s'era chiusa in un ferreo pugno, fino ad infrangersi con potenza contro il ripiano del tavolo. ‹‹ Govn'uk. ›› Ringhiò quella parola, quell'insulto, a denti stretti; la lasciò colare fuori dalle labbra con una rabbia tale da accrescere l'emicrania già di per sé notevole. Pareva che più si avvicinasse alla verità, più quella diveniva ogni volta sempre maggiormente intensa. ‹‹ Tu devi dirmi tutto ciò che sai. ›› Il capo tornò ad issarsi e per quanto la vista fosse ancora poco chiara, nitida, lo sguardo che dedicò ad Halina lasciò denotare quanto odio potesse provare un singolo uomo. Le pupille diedero la sensazione di potersi incendiare da un momento all'altro. Necessitava di sapere se sua madre fosse realmente morta per mano di quei bastardi; voleva che le sue supposizioni potessero trovare conferma. Ed Halina pareva essere l'unica, fino a quel momento, a poterne sapere qualcosa in più a riguardo. Non l'avrebbe lasciata andare tanto facilmente. ‹‹ Sono stati loro a farmi finire in coma. Sarei dovuto morire in quell'incidente, eppure sono ancora. E' vero, mi stanno cercando, vogliono portare a termine il lavoro. Ma non ci riusciranno. Quindi siediti e continua a raccontare. ›› Dal tono di voce utilizzato, era chiaro che fosse categorico. Non avrebbe accettato una negazione, a quel punto. Per quanto stesse soffrendo, per quanto quel dolore fosse lancinante, avrebbe continuato ad insistere finché le maledette risposte non fossero giunte a lui. Sapeva essere molto testardo, Dorian; molto più di quanto quella donna dai capelli rossi potesse solo immaginare. Cercò di mascheralo Dorian eppure lei lo vide il suo dolore, il suo piegarsi le vene pulsare sulla fronte. Rimase lì alzata a guardarlo con i suoi occhi gelidi mentre lui la fissava con rabbia e dolore, un piccolo sorriso sadico si disegnò sulle labbra di Halina. Si rimise seduta davanti a lui con un espressione rigida in volto, il vedere Dorian così le fece scordare la pura e le ricordò l'odio che aveva per quegli individui. Apri la piccola borsa che aveva con sé, vi tirò fuori una piccola pillola chiusa nella sua confezione di plastica, la protese per di lui e gli diede. «Prendila, è un analgesico ti farà sentire meglio.» Alzò l'indice e chiamò la cameriera per farsi portare dell'acqua. Quando la donna torno con la bottiglia Halina l'aprì e gliela verso in un bicchiere. Lo sguardo raggelante della russa non lasciò Dorian un solo istante. «Io li voglio morti, Dorian. Vorrei vederli strisciare in una pozza del loro vomito, perdere sangue e chiedere pietà. Hanno ingannato mio padre, a causa loro si è ammalato ed è morto. Hanno preso te e tutta la tua famiglia. Certo la colpa è stata di tuo padre, ma trattare in quel modo tua madre...e te. Mio padre mi disse che vi avevano presi, sicuramente vi avrebbero torturati e uccisi. Eppure tu sei vivo dopo tutti questi anni...questo vuol dire solo che chissà in che modo ti hanno utilizzato per sette anni. Non lasciano qualcuno vivo per compassione. È tutto ciò che so.» Mentre parlava tremava, i pugni si erano andati a posare violentemente contro il tavolo facendolo tremare. Le mani si strinsero così forte che probabile le unghie si infioccarono nella carne, le narici si dilatarono e il tono di voce faceva trasparire tutti i suoi sentimenti negativi, così anche i suoi occhi che divennero come un mare di ghiaccio in tempesta.
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