hateu-bitch
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αὐτάρκεια
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  Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa piacere così come sei! Quindi vivi, fai quello che ti dice il cuore, la vita è come un��opera di teatro, ma non ha prove iniziali: canta, balla, ridi e vivi intensamente ogni giorno della tua vita prima che l’opera finisca priva di applausi. (Charlie Chaplin)  
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hateu-bitch · 4 years ago
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Sono tornata qui anche se speravo di non averne più bisogno. Qui, stesso posto stesso sogno. Il dolore lo esprimo così; solo scrivendo. Non so parlare di nulla con nessuno, non so urlare il mio dolore in faccia alla gente e non so nemmeno ammettere che probabilmente stavolta sto toccando il fondo. Vorrei avere qualcuno con cui parlare così come sto parlando a me stessa; ma ogni mattina stessa storia, mi guardo allo specchio e mi ripeto che anche oggi sopravvivrò e che domani andrà meglio. Da brava procrastinatrice rimando tutto a domani da anni. Eppure ero una bambina così piena di sogni e speranze, così consapevole e decisa, testarda e coraggiosa. Chi mi ha distrutta? Cerco pezzi di me tra la gente, tra gli scheletri nell'armadio e i mostri del mio passato, ma non faccio altro che continuare a nuotare senza bombola d'ossigeno a metri e metri di profondità. Non vedo nulla, non sento nulla, non trovo nulla e inizia davvero a mancarmi l'aria. Vorrei un posto nel mondo, ricostruirmi, ripartire da me con tutti i miei pezzi incollati addosso seppur malamente. Vorrei tornare in me, ma ormai sono cambiata e non si torna indietro. Vorrei che mia madre non mi dicesse chiaramente di volersene andare di casa e che il mio ragazzo non mi lasciasse di punto in bianco tradendomi. Vorrei avere più sorrisi e meno cicatrici, più motivi per restare e meno per andarmene; aver avuto più carezze che schiaffi, più sorrisi che lacrime, più amore e meno dolore. Vorrei aiuto e vorrei saperlo chiedere.
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hateu-bitch · 5 years ago
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Noi esseri umani siamo la macchina perfetta, destinata a distruggere tutto ciò che incontriamo. Non rispettiamo chi c’era prima di noi, non consideriamo tutte quelle leggi invisibili e mai scritte che tutti dovrebbero conoscere. Il mondo è come una casa, una casa che prima del nostro arrivo era piena di verde e di colori, mano a mano che è iniziata la nostra evoluzione, il colore ha cominciato a scomparire a tendere al grigio, al fumo. Non ci pensiamo due volte a strappare un fiore. Ci basta vedere un prato per pensare subito “chissà quanto starebbe bene un palazzo proprio qui”. Non importa quanti animali muoiano per colpa nostra, quanti sistemi si spezzino a causa dell’esagerato desiderio di avere ciò che non si ha. L’uomo è questo, continua ricerca di potere, soddisfazione. Più una cosa è lontana più la si desidera, non importano i mezzi e le conseguenze. L’uomo vede tutto come una sfida, un modo per poter improntare la sua forza su tutto e tutti. Per dimostrare che niente e nessuno sarà mai al suo livello. Qualsiasi mare verrà prosciugato se necessario, qualsiasi montagna abbattuta, tutto potrebbe polverizzarsi da un momento all’altro. Non esiste l’accontentarsi di quel che si ha, non basta mai. Una lotta continua. Non importa quanti segnali d’allarme riceveremo dal nostro pianeta, la nostra voglia di sopraffare sarà sempre superiore.
In quanti abbiamo conosciuto una persona per pura “curiosità”?
Un giorno incontri qualcuno che ti affascina, ti attira, e ti limiti a questo, come sempre. Non importa chi o cosa abbia dentro, il primo obiettivo è di soddisfare la nostra curiosità.
Per me non fu così. Quando la incontrai vidi tutto quello che gli altri non erano in grado di vedere. Percepii i suoi dolori, percepii la paura che aveva soltanto guardandole gli occhi per pochi secondi. Una paura che non poteva passare con qualche abbraccio e carezza. Non sarebbero bastate le parole, e nemmeno gli sguardi. Lei aveva bisogno di altro. Aveva bisogno di tutto. Non sarebbero bastate le più potenti medicine, o tutti gli arcobaleni del mondo.
I suoi occhi mi parlarono, mi chiesero aiuto disperatamente. Mi lanciarono un grido che non puoi sentirlo con le orecchie, un grido che ti colpisce dritto al cuore. Un grido che prima di me, nessuno aveva provato ad ascoltare. Un grido così forte, lancinante, che mi maledissi ogni secondo per non aver incrociato prima quegli occhi. Per non aver potuto evitare tutti i dolori che le erano stati imposti.
Da quel giorno qualcosa in me cambiò. Io, che non avevo conosciuto niente se non la paura. Paura di essere guardata, perché so quanto possa essere perversa la mente umana. Paura di mostrare le mie debolezze, perché so quando le persone possano usarle a tuo discapito. Paura di tutto, paura di me. Convivevo con la consapevolezza che chiunque potesse essere in grado di usarmi, come aveva fatto lui. Lui che mi ha rubato tutto, senza guardarsi indietro, senza pensare a tutto ciò che mi avrebbe provocato.
A lei non importò. Non si limitò a tutti i cocci di anima che avevo perso strada facendo, non le importò se sarebbe stato difficile, se sarebbe morta anche lei insieme a me. Non si limitò alla consapevolezza di aver conosciuto solo una mezza persona. Una mezza in tutto.
Mise i suoi dolori da parte, e mi accudì come solo l’essere più delicato a questo mondo può fare. Ed io feci lo stesso. Le disinfettai il sangue che perdeva, e avrei voluto berlo pur di farlo scomparire.
Man mano che passava il tempo, le mani che mi avevano angosciata fino a quel momento, iniziarono a rimpicciolirsi. Diventarono così piccole da sentirle poco e niente, riuscivo a malapena a vederlo quel marchio che mi era stato messo. Grazie a lei. Grazie al suo amore, alla sua pazienza, alla sua calma. Non lasciò nulla al caso, voleva salvarmi, tirarmi fuori tutto il male che non meritavo, è così fece. Si imbattè in milleduecento muri, tunnel, mari pieni di squali. Non ebbe mai paura del mio dolore, m’insegnò che l’amore può guarire qualsiasi ferita.
Io con lei feci lo stesso. Le ripetei ogni giorno quanto fosse bella ai miei occhi, ci provai con tutta me stessa a farla fidare di me, e di lei. L’ho conosciuta orgogliosa, desiderosa di dimostrare quanto fosse forte. Come poteva immaginare che il dolore lo avevo sperimentato anche io. Che eravamo in due ad essere state tradite. Che io lo avevo percepito sin dal primo giorno.
Niente mi ha toccata più del suo dolore. Nessuna disgrazia, nessun pugno, nessuna mancanza. Curando il suo, riuscii a curarmi anch’io. Ci aggrappammo l’una a l’altra quasi fossimo destinate a custodire i reciproci cuori. Quando ricominciò a sorridere niente per me era più importante. Conobbi la felicita proprio in quel momento, quando realizzai che la tua persona la trovi se sai aspettarla. E non dovrà essere per forza l’amore della tua vita, la tua persona non sarà per forza chi sposerai. La tua persona è chi si rimbocca le maniche, chi non ha paura di soffrire, di morirci.
È la persona più forte che conosca, ed anche se lei pensa che la forte sia io, sappia che non è così. Che è grazie a lei ho ritrovato la serenità. Che grazie a lei ho abbandonato la voglia di morire.
Purtroppo il mondo è pieno di tentazioni, e arrivarono pure per me. La droga è la peggiore maestra, la più distruttiva. Ti insegna ad odiare, a mettere da parte le cose importanti.
Nemmeno in quel caso mi lasciò da sola. Nemmeno se quello che mi stavo provocando la uccideva, nemmeno se andava contro tutti i suoi principi. Lei restò, lei capì. Io ero troppo piccola per capire il danno che facevo, a me, e a lei. Mi odiai ogni giorno per il dolore che le diedi, per averla delusa. Se non ci fosse stata la sua voce, se non ci fossero state le sue braccia, io starei ancora naufragando tra le vie più buie della mia anima. Mi tirò fuori. Mi afferrò la mano mentre ero un peso morto, e non so come abbia fatto a rimettermi in piedi, di nuovo. Nonostante io avessi una storia cruda e quasi difficile da credere, non fu mai troppo per lei. È stata il mio drago, un fuoco che bruciò ogni demone mi girasse attorno.
Purtroppo dopo il sole arriva spesso la tempesta. In un modo o in un altro, la sentii sempre più lontana da me. E lì ricominciai il mio conto alla rovescia, attendendo che mi salvasse da lei stavolta. Da tutto quello che indirettamente mi provocava. Mi sono sentita sostituibile, non potrò dimenticarlo mai. Avrei lottato contro tutto ciò che poteva darle dolore, ma non era la decisione giusta. Dovevo lasciarglielo vivere, dovevo solo esserci, come aveva fatto lei. Nel mio piccolo, non sapevo di stare sbagliando. Non sapevo che proteggendola, l’avrei solo portata via da me. E via da me è andata per davvero.
Iniziarono giorni lenti, in cui il suo pensiero si faceva vivo sempre più spesso. L’amai anche in quel caso, in silenzio e da lontano. Chissà se l’ha mai sentito dentro questo amore. Quest’amore così strano che non ha parole per essere descritto. Così intenso, così bello.
Nessuno dopo di lei che abbia saputo combattere contro ciò che mi uccideva. Tutti si sono sempre fermati all’apparenza, una ragazza violenta e senza cuore. Una ragazza tutt’altro che ferita, solo arrabbiata. Nessuno dopo di lei seppe conoscermi, nessuno che abbia tenuto il mio cuore in mano a lungo.
Iniziai a colpevolizzarmi di ogni cosa, e in fondo, cercai di odiarla. Mi obbligai a pensare che tutto ciò io avevo vissuto, per lei non era stata la stessa cosa. Che io ero solo stata “una piccola parte” della sua adolescenza, un minuscolo frammento che non fa la differenza. Come potevo pensarlo, come potevo dopo che ero viva grazie a lei. Dopo che mi ha tirata fuori da una montagna di merda, e senza alcun obbligo se l’è presa pure in faccia, per me. Ne sono stata gelosa sempre, non me ne sono vergognata mai. Sfiderei chiunque a non esserlo dopo averla conosciuta a fondo, dentro. Ero consapevole che non avrei trovato nemmeno una bruttissima copia di lei, e che non avrei mai più vissuto tutto ciò.
A volte ci sono emozioni che non possono essere controllate o frenate, a volte il cuore ci porta a fare cose assurde.. senza pensarci. Come quando un ricordo si trasforma in un coltello, è possibile scacciarlo per far smettere il dolore? No, tutto il contrario. Più fa male, più il nostro cervello automaticamente non fa altro che ricordarlo. Rimasi intrappolata in un baratro per tanti mesi, con la paura costante che qualcuno potesse ferirla, e che io non fossi lì.
Mi odiai così tanto che non ebbi più rispetto di me. Non mi importò più della mia salute, della mia famiglia, e nemmeno delle persone che avevo intorno. Con nessuno mai riuscii ad essere quella che ero, nemmeno per un attimo. Non seppi dare più un consiglio, persi la capacità di ascoltare, di esprimermi. Diventai così tanto fredda con il mondo, da ritrovarmi sola, completamente. E non dico che fossi fiera di questo, ma niente poté più toccarmi. Imparai a bastarmi, a guardarmi le spalle da sola, a difendermi anche da chi voleva proteggermi. Tutte cose che prima di allora, io riservavo a lei, e lei a me. Ingoiai tanti di quei bocconi amari da non distinguerne più il sapore o la provenienza. La mia vita si trasformò in una serie di sequenze programmate, ripetute e ripetute.
All’inizio dell’anno scolastico 2017-18, incontrai una ragazza nuova a scuola. Non le chiesi mai neanche il suo cognome, avevo intuito più o meno che mi sarei riempita di problemi fino al collo. Eppure non mi importò. Parlammo 2 ore la prima volta, ricordo che mi parlò del brutto rapporto con i suoi genitori, e che abitava da sola. Ogni ricreazione ci vedevamo in bagno per farci le canne. Poi una mattina decidemmo di non entrare, e mi invitò a casa sua. Aver accettato rimane il rimorso più grande della mia vita. Arrivate non parlò nemmeno, prese una bottiglia di plastica, della stagnola e comincio a bucherellarla. Non avevo mai visto tutto ciò, nonostante la cocaina la conoscessi bene. Mi tornarono in mente le parole di mia cugina “non fumarla mai”. Trattenei quell’istinto, dentro di me sapevo che non dovevo farlo.. ma che avevo da perdere? Fumai anche io, non una, non due, bensì quattro volte. Ricordo il desiderio che mi restava nella gola ad ogni tiro, uno sballo che durava solo pochi secondi. Quel sapore misto tra amaro e fumo, brutto a dir la verità, ma che mi regalava 15 secondi di pace interiore. Da quel giorno iniziai a fumare anche da sola. Ogni notte mi ritrovavo in un fondo di letto con i dolori alle costole, alle scapole, alle vertebre, alla spina dorsale, al collo. Nessuno mi aveva parlato delle conseguenze, ed io ho creduto fosse troppo tardi. Ne ho fatto uso per due mesi circa, ma gli effetti collaterali si sono presentati già dopo il primo. Non ricordo un dolore fisico più grande, svegliarmi in pozze di sudore, ritrovarmi lividi sul collo perché nel sonno mi strozzavo senza accorgermene. Ho smesso di mangiare, e quelle poche ore che dormivo non mi davano quella sensazione di essermi riposata. Mi stavo perdendo, e dovevo ritrovarmi, se non volevo farlo per me, decisi di farlo per lei. Dissi a mia madre che volevo abbandonare la scuola, che non era il mio anno, che avevo bisogno di staccare. Ovviamente non ricevetti comprensione da nessuno, tutto il contrario, completa opposizione. Io non potevo stare più così, e le sputai tutta la verità in faccia, come avevo fatto due anni prima. Non so come abbia superato i successivi due mesi, era un continuo vomitare, piangere, disperarmi. In pochi si resero conto del mio malessere, ed io mi sentivo così sola.. avrei voluto chiedermi scusa duemila volta, a me e a lei. Poi magicamente il dolore svanì, ripresi a mangiare e mi gettai su trenta canne al giorno. Ebbi due ricadute, ma niente che il mio corpo semi distrutto non potesse gestire. Mi chiedo com’è che non sia morta. (Piccolo sfogo, mai confidato a nessuno).
Morale della favola, in pochi hanno la fortuna di trovare il pezzo di puzzle mancante, il tuo baricentro. Io fui tra questi. A prescindere da come siano andate le cose, resterà sempre lei, la mia lei. La mia canzone preferita, e il ricordo di una vita felice.
Non ti dimenticherò mai, amore mio.
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hateu-bitch · 5 years ago
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hateu-bitch · 5 years ago
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hateu-bitch · 5 years ago
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always you
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hateu-bitch · 5 years ago
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Forse è sempre stato il mio più grande difetto, così grande da aver sempre avuto il potere di mandarmi la vita a rotoli, ho sempre pensato troppo e non ho mai trovato il modo di uscire da questo loop incessante che sono i miei pensieri. Due sabati fa ero ubriaca, ma ubriaca davvero, come quelle ragazze nei film americani che non sanno controllare ciò che dicono e non ricordano nulla la mattina dopo. Però una cosa la ricordo bene, sono scoppiata a piangere e tra l'elenco di ciò che in questa vita mi ha distrutto ho sentito il bisogno di sottolineare che tu non ci fossi. Mi sono torturata il cervello per giorni chiedendomi perché l'avessi detto, se fosse stato un modo per sminuirti o tutto il contrario. Poi ho realizzato. Ho realizzato che in realtà non posso metterti in quella lista perché so di essere stata io ad averti distrutto. Ad aver lasciato riaffiorare i tuoi mostri e le tue paure, ad averti lasciato affogare tra i tuoi pianti, tra i dolori della mia assenza. E so che non mi darò pace finché non ti chiederò scusa. Mi sono sempre odiata, odiata tanto da permettere a chiunque venisse dopo di te di distruggermi, di togliermi tutto quello che avessi come fossero loro a meritarlo, quando in realtà è stato il modo più sbagliato di fare i conti di un prezzo che dovevo pagare a te. Un conto che, grazie a dio, qualcuno ha saputo ripagare al posto mio. Saperti felice mi fa bene, ma mi porterò sempre dietro il peso delle scuse che ti devo e non ti ho mai dato, delle lacrime che ho visto scendere e mai asciugato, delle cicatrici che mi hai lasciato vedere e che non ho mai saputo sanare. Meritavi più di così. Meritavi libertà, una storia urlata al mondo, una persona che ti lasciasse essere esattamente chi sei senza che ti facesse sentire quasi costretta ad essere migliore. Meritavi quello che hai. E sono fiera di te per aver sempre avuto le palle di amare anche quando faceva un male cane. Forse un giorno imparerò da te.
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hateu-bitch · 5 years ago
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hateu-bitch · 5 years ago
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“Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri.”
— Seguimi su Instagram @Gianlucadiigennaro 🌹
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hateu-bitch · 5 years ago
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sir i adore you
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hateu-bitch · 5 years ago
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è come se le persone fossero destinate a incrociarsi, a scavarsi avidamente a vicenda l’anima e a lasciarsi una volta averne ispezionato ogni cavità, ogni timore, ogni debolezza o peccato.
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hateu-bitch · 5 years ago
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c’è stato un momento che ho creduto di essere il tuo momento giusto.
gio evan.
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hateu-bitch · 5 years ago
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Simili quanto diversi, Forse per questo ci siamo persi.
— Gerald Daja
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hateu-bitch · 5 years ago
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sei cambiata così tanto,
e forse è giusto che sia così.
ma sei cambiata per ragioni sbagliate,
per persone sbagliate.
le delusioni
ti hanno sempre fatto questo effetto,
ti cambiano dentro,
e forse sei diventata
la persona giusta
grazie ad una persona
tremendamente sbagliata.
— sorrisi-di-cenere
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hateu-bitch · 5 years ago
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Cuorenero
@voglioesorriderosempre
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hateu-bitch · 5 years ago
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io che parlo piano per non inquinare tutto
io che alzo la voce solo quando sto distrutto
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hateu-bitch · 5 years ago
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Da quando sei andato via la mia vita è stata un continuo azzizzare; cercare di ricominciare dal nulla; partire da zero come non fossi mai esistita. Ricominciare con la prima parola, gattonare, poi i primi passetti con annesse cadute, poi i primi discorsi, il primo stupore che accompagna il riuscire a fare cose nuove; e poi ancora le risate per cose stupide, le prime uscite, qualcuno che per mano ti accompagna, i primi giri sulle giostre e il primo bacio al bimbo che ti piace. È il punto è proprio quello, che forse prima di te io vivere non sapevo cosa fosse, io ero sempre solo esistita. E lasciar andare te è stato come morire. Questo è sicuro. E perdonami se ancora non so camminare da sola. Provo a tentoni ad aggrapparmi, a riuscire ad andare, ad acquisire quella sicurezza che acquisiscono i bambini che dopo aver compiuto i primi passi senza cadere adesso si sentono i padroni del mondo. Ma non riesco ancora. Perdonami.
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hateu-bitch · 5 years ago
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Restava spesso in silenzio, era capace di riempirti di sorrisi  e contemporaneamente sprofondare in un senso di totale inquietudine. Nessuno riusciva a capirla, nessuno se ne rendeva conto.
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