jesuisladversaire
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ADVERSAIRE
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  cold and impenetrable, he hides his weaknesses behind a veil of apathy unknown to himself. in his heart, however, lies a sleeping child.  
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jesuisladversaire · 4 years ago
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ㅤㅤ( 𝐔𝐍𝐃𝐄𝐑𝐒𝐊𝐈𝐍 / 𝐄𝐏𝐈𝐒𝐎𝐃𝐄  2 )            
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             𝑡𝑟𝑢𝑡ℎ𝑠 𝑟𝑒𝑚𝑎𝑖𝑛 𝑝𝑒𝑛𝑑𝑖𝑛𝑔 .
Proteso fuori dalla finestra, Jordi contemplava la massa, spaventosamente uniforme, di persone che affollavano le strade della metropoli giapponese. Sporgendosi anche solo di qualche altro millimetro, avrebbe potuto perdere l’equilibrio, e ciò che più lo tormentava—il suo futuro—avrebbe trovato un finale: di colpo, sarebbe caduto direttamente dal cielo, schiantandosi a terra, nell’unico spazio vuoto, solamente a lui riservato, irrompendo in quella figura, così simmetricamente perfetta, composta da coloro che, sempre di fretta, scorrazzavano da una parte all’altra della strada---- sembrava poetico, e al contempo terribile, come una punta di colore, rovinosamente caduta dal pennello di pittore, andando a sciogliersi sulla tela, così formando una macchia proprio lì dove vi era meno bisogno. Forse quella era esattamente la metafora della sua vita. Forse avrebbe dovuto compiere quel passo, senza più voltarsi indietro--- poiché ogni qual volta accadeva, improvvisamente il volto di sua sorella si faceva spazio tra i suoi pensieri, diventando una vera e propria fissazione, e così diveniva sempre più difficile lasciarsi andare, sporgersi e dimenticare ogni cosa, persino la propria esistenza. Ma stavolta era deciso, quasi lo giurò tra sé e sé, socchiudendo gli occhi--- si riteneva abbastanza coraggioso da potersi fare del male, ma era troppo codardo per affrontare il suo addio alla vita. Ma anche stavolta qualcosa lo fermò: non si trattava di un pensiero, di un ricordo, tutt’altro; erano le braccia sottili di una donna, avvolte attorno al suo petto, con una forza tale che Jordi mai avrebbe potuto sospettare.
“Aiko.” Sussurrò il suo nome, chinando d’istinto il capo, quando percepì il respiro affannato della donna contro la sua nuca--- era rilassante, riusciva a calmarlo.  Vi erano voluti alcuni mesi insieme, prima di riuscire a trovare un equilibrio tra di loro: Jordi non amava il contatto fisico, ne era estremamente terrorizzato, mentre Aiko vi era abituata; dopotutto era una tatuatrice, aveva costantemente a che vedere con il corpo altrui. Fu esattamente con la sua conoscenza, con la sua capacità di interpretare i punti sensibili del corpo, che Jordi pian piano era riuscito ad abbandonare quell’ansia perenne, facendosi toccare da lei, lasciandosi andare tra le sue braccia, e viceversa. Erano bastati pochi minuti—il tempo che ella scendesse per fare compere—che Jordi, da solo, aveva già pianificato la sua fine, senza minimamente pensare a lei. La donna che, ancora in silenzio, stringeva sempre di più le braccia attorno al petto di Jordi. Quel silenzio era per lui la calma assoluta, il recupero di sé, del proprio corpo, di cui ora ritrovava senso e confini, solo poiché stretto, allacciato a lei-- la sua ancora. Eppure, in così poco tempo, era riuscito a tradirla, a contraddire ogni singolo progresso fatto. Forse anch’egli, come suo padre, era diventato un uomo capace di voltare le spalle alla donna che diceva di amare? Il solo pensiero lo convinceva sempre di più che avrebbe dovuto compiere quel passo, e quasi si rimproverò di non essere stato abbastanza veloce, tanto da farsi bloccare all’ultimo istante da lei. Non avrebbe voluto che Aiko lo vedesse, in quel momento di debolezza. Seguirono istanti di silenzio, all’apparenza interminabili, quando la di lei voce risuonò suave contro la sua pelle. “Jordi, tu puoi essere migliore di così.” Bastò poco, solo la sua voce probabilmente, più che le sue parole, a convincerlo. Molto lentamente, egli si girò cercando lo sguardo della donna. Non vi era più bisogno di toccarsi con le mani, con il corpo, dinnanzi alla potenza di certi sguardi, che lo rendevano – se possibile—ancor più vulnerabile.
“Aiko, voglio un altro tatuaggio. Proprio qui---” pronunciò, in un giapponese piuttosto scarso—si trovava lì a Tokyo solo da un paio di mesi, portandosi una mano sul collo, per indicarle poi con un dito il punto preciso, lì dove gli sembrava di percepire ancora il suo respiro caldo. La donna gli rivolse uno di quei sorrisi che dal loro primo incontro aveva completamente stregato Jordi, consapevole che quella loro conversazione sarebbe stata probabilmente una delle ultime. Non vi era modo più triste, ma al contempo poetico, tra di loro per dirsi addio, di un tatuaggio. Aiko era riuscita a donargli la capacità di aprirsi, di concedersi, nonostante le sue mille paure, i suoi mille ricordi infelici, propri di un’infanzia violenta e cupa, eppure Jordi non aveva ancora acquisito la capacità di badare a se stesso, costantemente legato agli altri—prima al suo migliore amico, Jeremias, poi a sua sorella, e dopo ancora ad Aiko. Quando avrebbe smesso di nascondersi dietro gli altri? Quando avrebbe imparato a viaggiare in solitudine, senza essere costantemente ossessionato dal desiderio di morte, dalla voglia di ricongiungersi con sua madre? Desiderava amarsi adesso; avrebbe viaggiato, conosciuto anche il mondo intero se possibile, ma per quella notte non ancora, per quella notte avrebbe amato solo e soltanto Aiko—non più la sua ancora, bensì il suo punto di partenza.  
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jesuisladversaire · 4 years ago
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ㅤㅤㅤㅤㅤ( 𝐔𝐍𝐃𝐄𝐑𝐒𝐊𝐈𝐍 / 𝐄𝐏𝐈𝐒𝐎𝐃𝐄 𝟏 )                               ⸻⸻⸻⸻ㅤㅤㅤㅤㅤ                        𝑡𝑟𝑢𝑡ℎ𝑠 𝑟𝑒𝑚𝑎𝑖𝑛 𝑝𝑒𝑛𝑑𝑖𝑛𝑔 . Correva l’estate del duemila dieci, quando Jordi, seduto su di una delle panchine in legno, sotto i portici di un casale di campagna, abbandonato ormai da tempo, ove era solito incontrarsi con il suo amico di infanzia, Jeremias, aspettava con visibile impazienza l’arrivo di quest’ultimo. Era trascorsa una settimana da quando, proprio su quella panchina, avevano deciso di dare vita ai propri sogni, ovviamente insieme, come era sempre stato e non avrebbe potuto essere altrimenti; entrambi ambivano a scrivere pagine di storia della musica e, per riuscirvi, in entrambi si era insidiata la convinzione che fosse necessario l’aiuto dell’altro. Così non nutrirono alcun dubbio, quando decisero di rincontrarsi qualche giorno dopo quella promessa-- o quell’accordo d’affari, come amava tanto definirlo Jeremias, per valutare il testo che Jordi aveva scritto, sognando così di incidere il loro primo singolo insieme. Jordi vi aveva lavorato incessantemente ogni giorno, riposandosi pressoché un paio d’ore a notte, soprattutto poiché all’idea di poter rendere pubblico un testo scritto da lui non riusciva a prender sonno, ne era decisamente troppo entusiasta. Così, durante l’attesa, egli continuava a rileggerlo, tenendo tra le mani il foglio ormai piuttosto consumato, mentre nei suoi occhi celestini, così chiari da lasciar trapelare qualsiasi sua emozione, spuntò un bagliore, una scintilla, come se quella sua canzone, o la musica, più in generale, fosse in grado di fargli dimenticare tutto il male che aveva visto e vissuto fino ad allora. Jeremias era in ritardo già di qualche minuto, ma Jordi non ci fece caso. Era abituato ad aspettarlo, e d’altra parte già immaginava che tipo di scuse avrebbe usato per giustificarsi, probabilmente qualche storia su una fantomatica ------ “ragazza, anche con amiche bellissime Jordi!” esclamò Jeremias, quasi completando i pensieri di Jordi, quando parve sbucare dal nulla. Lo conosceva decisamente bene, anche troppo, tanto che non riusciva mai a rispondergli che di quelle favolose ragazze di cui spesso si vantava, alla fine, lui non ne aveva vista neanche una al suo fianco. Così si limitò ad accennare un sorriso, sollevando le spalle come al suo solito--- alla fine, si sentiva in dovere di scusarsi con Jeremias, per il suo essere fin troppo diverso da lui, incapace di dargli man forte con le ragazze come invece avrebbe dovuto. “Lo immagino, Jer.” Rispose con fare sbrigativo, poiché, per quanto ciò potesse sembrare strano agli occhi di Jeremias, l’unica preoccupazione di Jordi era il loro singolo, piuttosto che qualche sua altra ragazza immaginaria. “Però adesso concentrati, okay? Leggi il testo che ho scritto, e vedrai che con questo avrai tutte le ragazze del mondo per te.” Ripensò a tutto il suo duro lavoro mentre lasciava il foglio, che ormai aveva letto e riletto abbastanza a lungo, tra le mani dell’amico. Non si era mai impegnato così tanto in qualcosa, e d’altro canto era grato a Jeremias per avergli dato la possibilità di scriverlo lui quel testo; così finalmente sentiva di aver trovato uno scopo. Ma accadde forse l’ultima cosa che Jordi si sarebbe potuto aspettare da quell’incontro. Dopo aver letto soltanto le prime strofe, sul volto di Jeremias si dipinse un’espressione quasi divertita e, al tempo stesso, amareggiata. “Ma cos’è questa roba?” Sbottò di colpo, accartocciando il foglio e lanciandolo per terra, chissà dove, tra l’erba alta che circondava il casale. “Non interesserà a nessuno questa roba. Se vogliamo diventare famosi, devi scrivere un fottuto pezzo d’amore!” Quelle parole, così aggressive, violente, tanto da fargli ricordare il clima che vigeva nella sua casa, lasciarono Jordi interdetto, quasi impaurito. Nella sua testa risuonava incessantemente il rumore della carta stropicciata, come se al tempo stesso qualcosa dentro di lui si fosse rotto, fosse stato buttato via, come spazzatura, insieme al suo testo. “Tu—tu mi avevi detto di scrivere una canzone. Non mi hai specificato l’argomento--- potevi dirmelo, insomma.” Cercò di difendersi, bofonchiando, mentre dentro di sé, tuttavia, già prendeva piede l’idea di essere in torto, di aver fallito anche in quello che avrebbe dovuto essere il suo sogno, l’unica cosa in cui si reputava davvero bravo. “Ah, beh, perdonami tanto se non te l’ho detto, ma mi sembrava abbastanza ovvio, soprattutto per un genio come te!” l’ironia sprezzante nelle parole di Jeremias sembrava avere la stessa crudeltà di una pugnalata, delle percosse che spesso suo padre gli rivolgeva quando tornava a casa, in quella casa che, un po’ per sdrammatizzare con gli amici, Jordi definiva degli orrori, pur sapendo che non si trattasse di una descrizione troppo distante dalla realtà dei fatti. Quel giorno l’aveva immaginato così tanto, aveva sperato di ricevere l’approvazione di Jeremias, almeno per una volta, un po’ della sua considerazione—eppure era avvenuto l’esatto contrario; era nato un litigio che non sembrava potesse avere fine, e infatti Jeremias continuò, con quel tono che paralizzò per qualche istante Jordi, così incredulo, incapace di reagire, proprio come a casa. “Ma sai, alla fine è colpa mia. Non potevo di certo aspettarmi che scrivessi un bel testo d’amore, dato che probabilmente non sai neanche com’è fatta una ragazza. Quindi lasciamo perdere--- l’accordo d’affari salta. Me lo scrivo da solo il testo.” E fu così che Jeremias gli voltò le spalle, lasciandolo solo, insieme alla luce del sole che volgeva al tramonto. Anche l’ultima strampalata idea di poter recuperare la sua canzone in quel momento appariva più difficile che mai.E intanto si convinceva sempre di più delle parole di Jeremias--- alla fine, lui, dell'amore cosa ne poteva sapere? Era abituato a tornare a casa al volgere della giornata, trovando sua madre con un occhio gonfio e l’altro pure, consapevole del fatto che sarebbe arrivato il suo turno, e sperava solo che sua sorella ritornasse il più tardi possibile, quando ormai loro padre sarebbe stato troppo stanco per fare del male anche a lei. Quella era la vita di Jordi, la sua normalità, nella quale non poteva esservi alcuna idea di amore.
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