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M&M
Da fuori si sentivano delle voci che ridevano. Sembravano confuse, ma quella del mio padrone la riconosco sempre. Le altre erano femminili. Mi avvicino al portone. Mi fermo. Da dentro le voci sembrano ridere di qualcosa, divertite. Quasi sguaiate. Busso. Sento dei passi che si avvicinano al portone e la porta si apre. Il mio padrone, in camicia blu chiara e jeans viene ad aprirmi. “Ciao tesoro, ben arrivata” e mi bacia. Faccio due passi, nel corridoio e sul divano vedo una donna mora, con i capelli raccolti in uno chignon, con dei tacchi lucidi neri, delle calze ricamate di pizzo, una gonna molto stretta e un top nero, da cui un generoso decolleté si fa ampiamente notare. L’altra è bionda, capelli morbidi, lasciati cadere sulle spalle, un abito verde acqua, attillato e leggermente corto, da cui si intravede un reggicalze con delle calze color carne, un po’ luccicanti, e delle scarpe nude look, con suola rossa, chiaramente Loubotin. Saluto e mi metto a sedere sulla poltrona di fronte al divano dove il mio padrone è al centro delle due donne. Indosso delle calze color carne,senza niente sotto, con delle scarpe alta e tacco in acciaio. Una gonna nera stretta in vita e anche alta, con una camicetta bianca. Ho i miei occhiali da puttana col rossetto rosso. Il mio padrone ci offre un bicchiere di vino rosso. Noi familiarizziamo parlando del nulla, ma sento che sotto i miei collant, la mia figa inizia a sgorgare come un vaso lasciato sotto una fonte, inavvertitamente. Melissa e Matilde,questi i loro nomi, erano eccitanti e con labbra molto carnose. I capezzoli di entrambe, con seno naturale, si intravedevano dai loro vestiti. “Raccontagli chi sei Jil” mi ordina il mio padrone. Mentre sto per rispondere, il mio padrone mette una mano in mezzo alle gambe a Melissa, la bionda e lei le allarga per farla entrare, mentre Matilde inizia ad accarezzargli il cazzo. “ Sono la sua schiava “ rispondo con tono deciso e poi resto in silenzio. Matilde tira giù la cerniera e gli prende il cazzo in bocca, mentre Melissa, si fa fare un ditalino fortissimo; addirittura si appoggia con la schiena al bracciolo del divano, per allargare bene le gambe e permettere al dito medio di entrare bene. La puttana sotto il vestito verde acqua non ha le mutandine. Gli occhi del mio padrone sono incollati ai miei. La nostra è una complicità che non conosce gelosia. La mia figa sta impazzendo di gioia, perchè lui sta guardando me e sta facendomi eccitare così. Prende Matilde per i capelli, e le sbatte il viso sul cazzo. “ Succhia puttana, dai da brava succhialo tutto”. Che sia un’altra a prendere in bocca il cazzo del mio padrone mi infastidisce e mi eccita, perchè lui sbatte quella testa sul suo cazzo, ma guarda me. Melissa geme con quel dito medio spinto su e giù velocemente si dimena. Io ho la gonna strettissima e sento il mio liquido bagnarmi le cosce e colare giù. Il mio padrone smette di sditalinare Melissa, che si alza a sedere di nuovo, mentre alza la testa di Matilde. Il mio cazzo è bello duro adesso, lo vedo fiero, mentre il mio padrone se lo tocca con orgoglio. “Adesso vai” si rivolge a Melissa, indicandomi. Melissa viene verso di me a 4 zampe. Si avvicina ai miei tacchi, inizia a leccarmi i tacchi e le caviglie. Io non so che dire, fare, so solo che mi piace tantissimo. Mi lecca sinuosa come fosse una pantera dalla chioma di un leone. Mi sto eccitando da morire. Il mio padrone si sta tenendo in mano il cazzo, guardandomi, mentre Matilde ha iniziato a toccarsi le tette , fuoriuscite dal corpetto. La bionda mi fa alzare, mi fa voltare, mi apre la cerniera della gonna, e mi fa cadere per terra la gonna. Poi mi invita a sedermi di nuovo sulla poltrona. Mi allarga piano le gambe, ed inizia a leccarmi l’interno coscia, fino ad arrivare alla figa, bagnata fradicia. Inizia a leccare piano la mia figa, che si apre, dietro il nylon bagnato dei collant. Il mio padrone inizia ad aumentare l’intensità dei movimenti con la mano sul suo cazzo. Matilde si sta toccando la figa, da sopra le calze, a gambe aperte. “Strappale i collant” gli urla il mio padrone e Melisssa, con un colpo secco mi frantuma i collant sulla figa, lasciandola aperta e sgorgante. Su questa scena , Matilde, si abbassa le calze e inizia a saltare sul cazzo del mio padrone, che la scopa forte. La lingua di Melissa è divina, si muove splendidamente, tra piccole e grandi labbra e poi scende sui piedi,alzandomi le gambe e leccandomi le scarpe. “Guardati che cagna che sei, lurida troia, guardati” mi urla il mio padrone, mentre perfora la figa di Matilde che inizia ad urlare. Davanti a me in effetti c’è uno specchio dove vedo l’immagine mia e di Melissa riflesse e siamo bellissime. Se Melissa continua così, avrò un orgasmo potente come un esplosione di gas improvvisa, lasciato inavvertitamente acceso. E Melissa ha tutta l’aria di voler continuare. Addirittura le prendo la testa tra le mani e la spingo verso la mia figa bene. L’orgasmo arriva potente, improvviso, come una scheggia in un vetro limpido. Forte, intenso, in bocca di Melissa. Urlo forte, urlo, mi dimeno e Melissa continua a leccare più lentamente. Il mio padrone strattona via Matilde dal suo cazzo. Matilde si trova scaraventata sul divano, mentre Melissa si sta avvicinando, sempre a 4 zampe, verso il mio padrone. Completamente fradicia, mi avvicino a 4 zampe a Matilde. Le allargo le gambe ed inizio a leccarle la figa, che profuma del cazzo del mio padrone. Che odore meraviglioso, il suo cazzo dentro quella figa. Succhio lecco una figa, le allargo le labbra, la penetro con la lingua, dentro fuori, mentre la bionda sta offrendo il culo al mio padrone, che inizia a sculacciarla forte. “Sei una maestra con il cazzo, ma anche con la figa vedo che te la cavi bene, zoccola che non sei altro” mi dice, con il suo meraviglioso cazzo in mano, mentre fa il culo di Melissa rosso. La mora, guidata dalla mia lingua ha lo chignon oramai rovinato e sta gemendo sempre di più. Matilde gode, anche lei intensamente, con la figa. Le sue labbra si gonfiano tantissimo e mentre gode le infilo il dito medio dentro e impazzisce ancora di più. “Ragazze adesso potete andare, tenete, siete state bravissime” e il mio padrone gli butta sul tappeto 500€, dicendogli di raccoglierli a 4 zampe con la bocca. Io resto seduta per terra, godendomi la scena. E raccolti i soldi, si alzano, raggiungono la porta ed escono. “ Ti è piaciuto il mio regalo cagna?” “ Moltissimo mio padrone, moltissimo” “Lo sapevo che leccavi bene anche la figa, tu sei fatta per leccare e succhiare bene tutto quello che trovi. Adesso però il tuo padrone ti sfonda il culo” “ Non vedo l’ora mio padrone” e nel mentre gli porgo la visione del mio culo, con i collant strappati, come fosse il calice del nettare degli dei.
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Il Guinzaglio. Mi aveva comprato un guinzaglio.
Era in cuoio opaco, con degli inserti metallici. La catena che legava le due estremità faceva un tintinnio superbo.
Me lo aveva dato una sera in albergo, dove eravamo solo io e lui. E mi aveva dato la possibilità di godermi il suo meraviglioso cazzo, tutto per me. E lui si era goduto la mia figa, fregna come la chiama lui, oppure rosa quando le grandi labbra si emozionano tanto. Mi aveva dato il pacco, di aprilo a casa questo regalo e di seguire le istruzioni.
Il biglietto diceva:
“Guizaglio,color carne,vernice, pizzo, Hotel X, tra due giorni ora 21.00”
Quei due giorni sono passati.
Adesso sono nella camera 345 dell’hotel X vestita come my lord vuole.
Lo sto aspettando. Sono bagnata al pensiero di che cosa ha in mente, con la sua adorabile mente perversa. Sì ha esattamente una mente perversa, come piace a me, senza freni, senza vergogna, o perlomeno sulla vergogna abbiamo gli stessi gusti, anche sul bello.
Sento il meccanismo della chiave elettronica scattare nella porta e lui che entra.
Ha una camicia bianca, un jeans nero e degli stivaletti neri. Giacca nera.
Mi sorride, mi guarda, mi bacia e mi dice che vado benissimo vestita così. Gli piaccio col rossetto rosso.
Afferra il guizaglio e dalla poltrona su cui sono seduta con le gambe accavallate, mi fa scendere.
“Adesso iniziamo puttanella da 4 soldi”.
Inizio a camminare a 4 zampe, piano leggiadra, con lui che mi guida. Si siede sul letto, si apre i pantaloni e mi dice: “ Adesso me lo succhi un po’, succhiacazzi che non sei altro. Tu sei questo, una cagna succhiacazzi”
Non chiedo altro, mentre i collant color carne si iniziano a bagnare.
Sento la serratura della porta che scatta di nuovo, dei passi, lui che guarda verso la persona e mi dice di non voltarmi.
Io obbedisco come sempre. Continuo a succhiargli quel meraviglioso cazzo che hai in mezzo alle gambe, mentre sento una cerniera abbassarsi, qualcuno chinarsi e venire verso di me. Inizia a schiaffeggiarmi il culo velato dai collant, forte, ritmato, fino a che non diventa rosso. Io non ho la più pallida idea di chi sia. Ma mi sto eccitando. Una volta rosso, mi strappa bruscamente i collant e mi sbatte un cazzo ben duro nella figa. Io continuo a succhiare il mio padrone, con una dedizione, come fosse il mio Dio. Tutto in bocca con tanti mezzi soffocamenti. Qualcuno mi sta scopando forte, mi sbatte le palle sulla figa. Ed inizia a farmi godere.
“ Dovresti vederti . Sei una troia immensa. Guarda come ti piace il cazzo. E la cosa bella è che sei mia e ti godo quanto voglio”
Inizio a mugolare perchè il cazzo sconosciuto mi fa godere, soffocata dal suo cazzo che riempie la mia bocca. Esco con la bocca ed urlo in un orgasmo fortissimo, tanto che lui mi tappa la bocca.
“Zitta puttana, mica è finito qui”.
La serratura della porta scatta ancora. Il cazzo sconosciuto esce dalla mia figa.
Sento altri passi.
Lui si alza, va verso la sua borsa ed estrae qualcosa. Io continuo a tenere il volto fisso sul letto senza sapere cosa mi sta succedendo intorno, come da suoi ordini. Sento qualcosa che mi inizia a coprire gli occhi. E poi mi stringe la testa. Adesso sono bendata non vedo niente.
Sento la sua mano che afferra il guinzaglio e mi dice: “ Adesso ti porto un po’ a spasso, e visto che sei la mia cagna ti piacerà anche”.
Faccio qualche passo carponi, condotta dal mio padrone. Poi mi fermo sempre a 4 zampe e sento un cazzo che mi riempie la bocca d’improvviso. Sto impazzendo di piacere. Adoro queste sorprese del mio padrone. Inizio a leccare piano, le palle,il cazzo, lo sento duro.
“Adesso basta”- mi dice. Mi strattona via da questo cazzo e faccio qualche altro passo a carponi. Sento che un altro cazzo mi perfora la bocca.
“ Tieni puttana” sento una voce.
“ Non ti permettere di chiamarla puttana, io solamente posso dirle che lo è, se non ti è chiaro, ti togli dal cazzo subito” , chiarisce subito il mio padrone.
Io sto godendo come una matta dentro la mia testa. Sono a 4 zampe con una serie di cazzi da succhiare comandata dal mio padrone. Ho orgasmi continui nel cervello, per la nostra pervesione.
Continuo a leccare il secondo, con voglia e avidità perchè so che tu mi stai guardando e godi.
Mi strattona di nuovo e mi faifare ancora qualche passo in avanti e un terzo cazzo entra nella mia bocca.Ho una voglia di essere scopata che sto impazzendo. Sto per venire senza che nessuno mi tocchi la figa.
L’ultimo lo lecco e me lo sbatto subito in bocca. Sa di figa e di preservativo. Forse è quello che mi ha sbattuto prima. Non mi frega un cazzo, so che voglio farlo per far godere il mio padrone. Di loro non me ne frega un cazzo, penso solo a far godere lui.
Adesso sento le tre persone che si avvicinano l’un l’altra ed iniziano a turno a scoparmi la bocca.
Lui tira il guinzaglio per farmi stare a testa alta, mentre si posizioni dietro di me.
Me lo sbatte dentro ed inizia a scoparmi mentre mi lecco i 3 cazzi davanti a lui. Avida.
Soffoco urli perchè mi fa godere come la cagna che sono, e perchè sono piena di cazzo ovunque. Mi sputa nel buco del culo e me lo allarga con le dita.
Me lo lavora un po’, mentre succhio, e poi inizia ad entrare nel mio culo, che piano piano si allarga e accoglie my lord. Ho sempre pensato al culo come ad un abbraccio pieno di intimità ed unico.Quando godi lì dentro non ha eguali, molto spesso.
Mi schiaffeggia e mi dice che sono bravissima mentre il suo cazzo sfonda il mio culo,ora che è entrato come si deve. “ Succhia puttana, succhia, che tra poco prendi tanta sborra, succhia cazzo”
La prima fontana mi arriva in volto, forte calda, mi cade dal naso sulle labbra ed io godo. Il mio padrone sta impazzendo. La seconda mi arriva dopo 2 minuti, sulle tette, ed io sono ancora a raccogliere resti della prima. La terza arriva quasi in contemporanea della seconda, sul viso ancora. Sono piena di sborra che sto leccando.
Ma l’urlo di godimento del mio padrone, quello no, non ve lo racconto, perchè è unico e solo mio.
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Sentirlo dentro di me
Ti aspettavo. Come spesso accadeva. Seduta su una poltrona di pelle nella hall di un albergo. Mi piaceva. Sentivo la mia figa colare dentro i collant, e accavallavo le gambe, per sentirla meglio. Mi piacevano i miei tacchi,lucidi e neri come piacevano al mio padrone. Avevo già adocchiato un mezzo, ma aspettavo che lui entrasse dalla porta girevole. Ero pronta per il mio nuovo ordine. Il mio padrone entra, con i suoi occhiali da sole a goccia, la sua giacca e la sua camicia bianca. Si siede poco distante da me. Mi guarda. Si accarezza il Cazzo furtivo e mi guarda di nuovo. Gli accavallo le gambe. E poi mi alzo. Vado verso un tavolo, dove c'è seduto il mio mezzo in giacca e cravatta. "Mi scusi è suo il giornale?" Lui mi guarda, non capisce, ma intravede le mie tette dala scollatura e mi squadra da capo a piedi. È fatta. "Sì, è mio ma può prenderlo, se vuole può farmi compagnia." "Se non la disturbo, volentieri" Il mio padrone mi osserva, eccitato. Io mi siedo, piano, accavallando di nuovo le gambe, alzando lievemente la gonna, come se fosse un gesto spontaneo. Il mio mezzo incravattato apprezza e lo vedo dal gonfiore in mezzo alle gambe. Mi inumidìsco di continuo le labbra rosse con la lingua, mentre racconto qualche storia divertente al mio interlocutore. Posti che visito, viaggi fatti, qualche accenno al mio lavoro, mentre sotto l'occhio vigile del mio padrone, continuo a bagnarmi. "Non l'avevo mai vista qui" ed io non potevo dirgli che cambio albergo a seconda di quello che decide il mio padrone, e dunque gli dico che è la prima volta che vengo. Mentre bevo, faccio cadere una gocciolina sulla camicetta. I miei capezzoli diventano turgidi. Duri come un sassolini sulla spiaggia. Prendo la ciliegia del mio drink ed inizio a giocarci con la bocca mentre il mio mezzo parla. Mi squilla il cellulare, mi scuso e rispondo. "Sei la mia grande puttana, stai andando forte. Fammi vedere di più adesso". Il mio padrone mette giù il telefono. "Credo che mi giri un po' la testa, potrebbe accompagnarmi in bagno cortesemente" domando al mio pinguino incravattato. Lui mi accompagna. Il bagno è di lusso. Con un antibagno e una poltrona Luigi XVi in oro e pelle rossa. "Va tutto bene?" Mi chiede il mezzo con il suo cazzo gonfio ad altezza occhi. "Sì, va tutto bene adesso", mentre inizio a leccargli i pantaloni ad altezza del cazzo. Duro, gonfio. Con la bocca tiro giù la cerniera dei pantaloni. Il suo membro mi riempie la bocca in un attimo. Inizio a succhiare avidamente. La porta si apre. Entra il mio padrone e la chiude a chiave. Il mezzo si spaventa, ma glielo succhio talmente bene, che continua a godere. Ha la cappella rossa che mi perfora la gola. E col mio padrone presente è tutta un'altra cosa. Lo succhio avidamente perché più sarò brava più mi scopera' come merito. Il mezzo gode gode. Il mio padrone si avvicina e si tira fuori il Cazzo. "Adesso lo fai godere puttana che non sei altro, voglio vederti piena di sborra". Il mezzo è in estasi, non capisce niente guidato dalla mia bocca e della mie mani. Il Cazzo del mio padrone duro è la mia ispirazione. Il mezzo mi esplode in bocca, la sborra calda mi scalda,e la conservo in bocca per poi rivolgermi con il viso verso il mio padrone. Ha una voglia pazzesca, è contento. "Adesso levati dal cazzo", dice al mezzo, che ancora un po' incosciente di cosa gli è accaduto, esce dal bagno. "Fatti colare la sborra dalla bocca adesso", mi ordina. Ed io eseguo. Con un braccio mi strattona e mi alza dalla poltrona. Mi mette a 90, con cattiveria mi strappa le calze da dietro e mi ci sbatte il Cazzo. Mi prende i capelli, mi copre la bocca, e mi dice: " adesso ti premio con tanto cazzo dato bene". Inizia a sbattermi fortissimo. Si sente la figa bagnata che urla, più forte e ancora più forte. Urlo soffocata dalla sua mano. "Zitta puttanella" -mi sussurra- "se urli non ti scopo più" Godo come una matta. Con i suoi colpi di cazzo. Improvvisamente esce. Mi fa rivoltare e mi dice di mettermi a sedere. Inizia a schiaffeggiarmi col cazzo duro. E poi me lo sbatte in bocca, dove mi riempie e mi ordina di ingoiarlo. Tutto. Io estasiata non chiedo altro che obbedire e sentire il mio padrone dentro di me, in uno dei miei modo preferiti.
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A tua completa disposizione
Non sono maniaca dell'ordine, ma alcune cose fuori posto mi piace ordinarle alla mia maniera. E al mio padrone piace che lo faccia, come vuole lui. Lui mi dá degli ordini ed io devo obbedire. Perché per quanto mi piaccia essere punita, adoro anche quando mi premia, con regali speciali. L'ultima volta gli ho chiesto di portarmi in un posto, in un ristorante di lusso. Bellissimo. Fuori ha un tappeto rosso, in mezzo ha un parco bellissimo. All'entrata ha delle colonne, su cui ho immaginato di essere legata, lampioni e capitelli ovunque. E dentro un posto di classe, con camerieri che ti spostano la sedia e ti versano il vino. Un posto dove i bagni sono delle regge, e dove il mio padrone é ben conosciuto. Lui mi ha chiesto di vestirmi da puttana sotto e da donna sopra. Ed io ho eseguito. Ho sempre modi diversi per vestirmi da puttana, ma, secondo lui, sempre azzeccati. Devi esserlo dentro per vestirti, altrimenti risulti goffa, o ancora peggio Santa. È un luogo dove ci sono tanti uomini di affari a cena, distratti, presi dai loro discorsi. Quando entriamo, il maître saluta il mio padrone e ci fa accomodare. Mi guardo intorno e qualcuno ci guarda. Ci sediamo e il cameriere ci porta il menù. Per me rigorosamente senza prezzi. Il tavolo é apparecchiato di bianco, con posate d'argento e bicchieri di cristallo. Tutto è perfetto, quasi noioso. "Sei bellissima stasera, una puttana perfetta" mi dice. Io ringrazio e già mi bagno i collant. Ordiniamo. E poi riprende a parlare. "Adesso ordiniamo una bottiglia di vino rosso, e facciamo un Brindisi". Appena ci viene servito il vino, alza i calici e dice: " a quanto ci divertiremo stasera". Siamo seduti accanto e lui mi mette la mano in mezzo alle gambe. I collant son bagnati, lui lo sente e mi dice :" Sei davvero una puttana però" e la sua mano esce. "Adesso ti scegli uno in sala che ti piace ed inizi a guardarlo. È un ordine." Mi guardo in giro eliminando i tavoli di coppia, concentrandomi su quelli di soli uomini, di affari. Noto un uomo che inizia a guardarmi, che molto probabilmente ha visto il mio padrone che mi ha messo la mano in mezzo alle gambe. Accenna un sorriso. Affascinante, moro, con occhio verde. "L'ho trovato" gli dico. "Devi iniziare a guardarlo con aria da troia, più volte, e poi devi portarlo in bagno e prenderglielo in bocca" mi dice. Inizia questo gioco di sguardi, in cui lui mi guarda e il tramite ha già il cazzo duro da un pezzo, da quello che vedo. Ha una voglia di scoparmi che sta impazzendo. Senza dir niente, guardo il mio padrone, gli sorrido e vado verso il bagno. Lui mi sussurra: " sei la mia schiava muoviti". Il tramite si alza e mi succede. Entro nel bagno, che é una stanza grande bellissima, bianca, con quadri moderni e con due divani in velluto. Davanti il divano, 3 bagni da uomo. Entro in uno dei tre e l'uomo mi segue. Appena dentro, mi inginocchio e glielo prendo in bocca. Subito. Duro, turgido, di marmo. Come piace a me. Non diciamo una parola. Tiro fuori il cellulare e glielo porgo, dicendogli di riprendermi. Lui lo fa e mi dice:" Fammi godere puttana". Lui mi riprende ed io succhio tutto, lecco, ingoio, Lecco le palle, come piace al mio padrone. Poi so che lui sarà in sala ad impazzire. Continuo a succhiare. Il tramite gode, mi spinge la testa, mi spinge il cazzo in gola. Me lo sbatte sul viso, io godo, godo senza muovere un dito. Sono bagnata come il mare, vogliosa come la cioccolata, perché sto eseguendo un ordine. "Voglio tutta la tua sborra in bocca e sul viso" gli dico al chi "cazzo ti conosce e che me frega di te", e lui nemmeno il tempo di finire, mi esplode in viso. Getto di sborra nella bocca, negli occhi, mi lava il viso con la sborra. Ed io mi godo il momento. "Togliti dal cazzo adesso" gli dico. Lui esce, un po' basito, si lava al volo e torna al tavolo.Conto fino a 5 e la porta si apre. Riconosco i passi. Sblocco la serratura della porta del bagno dove sono chiusa e il mio padrone entra, mi trova ginocchiata ancora per terra, con il viso pieno di sborra. Mi guarda e mi dice:" sei stata bravissima, guarda come ti sei fatta riempire puttana." Mi aiuta ad alzarmi, poi mi spinge verso il muro, mi chiede il cellulare, apre il video, mi dice di appoggiare le mani al muro, mi alza la gonna. Non ne posso più. Ho solo voglia del suo cazzo. "Adesso ti do il premio, visto che hai fatto la brava schiava puttana". Mi strappa le calze con un colpo secco ed inizia a scoparmi, senza ritegno, come la peggiore delle sguattere. E a me non resta che godere, godere godere e ancora godere.
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Quando le scattava quel momento, non riusciva più a controllarsi.
Nessun freno era adatto a frenare quella macchina in corsa all’impazzata. Era come un fiume in piena che rompe gli argini e scorre veloce, portando via tutto, nel suo cammino.
La voglia che irrompeva dentro di lei era infinita,...
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La sera a cena non stava nella pelle. Ripensava a quelle parole lette. Ripensava alla sua eccitazione, alla potenza che un’emozione provoca nel corpo. E’ come una reazione a catena, che parte piano e poi occupa ogni cellula e nervo del tuo corpo. Trovare qualcuno che lo sostituisca mentalmente. Un...
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Non lo avevano mai fatto. Nelle loro fantasie però lo avevano immaginato più volte. “Lo hai mai fatto in due?” “No, tu?” “No,nemmeno io. Ma mi ecciterebbe da morire la cosa.” “Io con te lo farei” “Anche io” A lei l’idea di farlo con qualcuno, davanti a lui, le piaceva. Perché davanti a lui, sarebbe stato lui a dettare le regole. E lei avrebbe obbedito. Come una brava schiava puttana. “Mi piacerebbe andare in un locale di scambio, insieme a te” “Che puttana che sei. Dobbiamo farlo. Mi informo meglio e poi ci andiamo.” L’idea del locale la eccitava. Non c’era mai stata, e poter fare la troia per lui, le dava una sensazione di apoteosi sessuale. Il suo oggetto da far vedere. Se lo immaginava mentre la guardava, con il cazzo in bocca di qualche sconosciuto, e quando questo stava per scoparla, lui entrava in gioco, togliendola dalle braccia dello sconosciuto. Perché lui doveva fargli vedere come si deve scopare, come doveva essere sua, punirla per aver succhiato con gusto, un altro cazzo che non fosse il suo. Se lo immaginava mentre le strizzava le guace , la guardava con i suoi smeraldi, e le diceva ” Guarda che sei la mia troia, io sono il tuo padrone. Tu devi fare tutto quello che io dico” e se lo immaginava mentre lui le leccava i piedi, rivestiti di vernice nera e tacco a spillo, sopra le calze, mentre lei a gambe larghe lo sentiva dentro fino al cuore, quel cazzo gonfio. Immaginava poi che dopo averla scopata a dovere avrebbe smesso, ordinando allo sconosciuto di scoparla adesso, dopo che lui aveva finito. Il cambio della guardia non aveva paragoni. Ma a lei piaceva perché lui lo vedeva seduto in poltrona a guardarla. Sentiva le sue urla. Di piacere. Ogni tanto dalla poltrona si alzava per sbatterglielo un po’ in bocca. Questo immaginava se pensava ad una cosa a 3 con lui. Lui che comanda. Lui che la tiene per quel guinzaglio immaginario. Il finale però era la cosa più bella del tutto. Si vedeva sdraiata per terra. Esausta, appagata,col trucco colato, con i collant strappati, le scarpe in piedi, piena di gocce di gioia ovunque. Lui l’aveva riempita con potenza, senza regola, senza nessuna traiettoria,bastava che fosse ovunque. Lei che piano piano cercava ogni goccia da assaporare in bocca, con qualche banconota da 50€ sparsa qua e la per terra. Lui non le aveva detto nemmeno ciao.
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Arrivò il giorno. Uno scambio frenetico di parole aveva preceduto questo giorno. Parole dove lui la sfidava nel suo orgoglio. Le faceva capire che doveva farlo per non perderlo. Che lui avrebbe trovato un’altra puttana come lei. Lei sorrideva ogni volta che lui le scriveva questo, perché sapeva...
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Si ferma in autogrill. Si beve un caffè, anche se l’orario non é consono, ma le va. Si guarda intorno. Ha soli uomini. La guardano. Capelli sciolti, cappotto lungo, tacco di vernice alto, borsa nera abbinata alle scarpe. Le piace che la guardino, perché immagina lui,accanto a lei, che si eccita...
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L’ufficio era sempre stato un luogo dove lei voleva essere presa da lui. Sì, un ufficio un po’ barocco, con un grande tavolo. Lui che le strappa i collant con la riga, senza dirle niente, la piega ad angolo retto, sopra quel grande tavolo. Lì sopra la punisce come si deve, solo per aver sbagliato un accento, su una relazione che le aveva dato da svolgere. Più la sbatte e più si sente sua. Come l’incastro del puzzle. Non immagina posto più bello per il cazzo del suo padrone che la sua figa calda e mielosa. La sbatte forte senza ritegno, le tira i capelli. La tiene in pugno da dietro. La cavalca. Esce fuori perché vuole riempirla. É con la sua linfa vitale che le fa capire chi comanda. Come i cani che minano il loro territorio. Lui doveva far capire a lei che era la sua cagna.
Esausta al culmine della felicità, resta piegata sul tavolo, priva di forze, con la gioia di lui sparsa per la schiena. Lui nel frattempo è entrato in riunione da 5 minuti nell’ufficio accanto.
(Foto di Helmut Newton)
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Guidava in autostrada, come se fosse in preda di uno stato di trance. Ricordava la sua prima canna, ma la sensazione e lo stordimento erano più forti. Oltre all’emozione dentro,lasciava il cervello fluttuare dentro l’abitacolo della sua auto. “Ho finito” Solo un messaggio. Due parole. Il suo...
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Il pensiero di lei che glielo prendeva in bocca in ufficio, era uno dei ricorrenti. Lo voleva. L’ufficio rappresentava il luogo di potere. Lui il capo lei la schiava obbediente. Che lui scopa come sfogo, di nascosto. Oppure la sera quando lui se ne va. Il suo cazzo in gola che la riempie, morbido e duro al contempo. Una libidine deliziosa. Il suo miele come digestivo.
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A lei piaceva l’idea che il suo padrone la pagasse per finta. Le piaceva che dopo averla completamente ricoperta, come una fetta biscottata, del suo miele, lui le lanciasse delle banconote, come la più brava delle puttana. La sua.
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Le piaceva indossarle per lui. Perché lui le avrebbe leccate, le avrebbe godute, se le sarebbe guardate e trattenute per tutto il tempo che le sarebbe stato dentro. Sarebbero state la ciliegina sulla torta del loro orgasmo. E lei non vedeva l’ora di indossarle ancora, solo per vedere l’universo del suo padrone che sí induriva all’istante. Il loro orgasmo era l’insieme di una durezza morbida. Così le piaceva.
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Al tuo meraviglioso cazzo voglioso. Che da morbido diventa di marmo, caldo su cui poggiar la bocca, su cui far scivolar la lingua con gusto, mentre tu mio padrone, reclini la testa e chiudi gli occhi. Le vene del tuo cazzo le sento tutte dentro la mia bocca. Adoro essere la tua schiva, ma...
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Mi chiami ad colloquio. Mi dici di vestirmi con tailleur tacchi e collant con la riga. Mi apri la porta dell’ufficio, mi baci, mi dici “Siediti su quella sedia, davanti al tavolo. “ Io mi siedo e mentre tu chiudi la porta, ti sento prendere qualcosa dietro di me. Da dietro inizi a bendarmi,...
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