Don't wanna be here? Send us removal request.
Text
. ▿▿▿ John Murphy & Alexandra Yuna Carter
O7.O3.2O19
↳ 𝑝𝑟𝑜𝑚𝑝𝑡, terza stagione.
↳ Polis
Il summit con altri clan terrestri aveva trattenuto Lexa e di conseguenza, Titus durante tutta la serata del giorno prima ━ inoltre, l'addestramento di Titus per i giovani natblida erano entrambi eventi che avevano aiutato John a scappare dal cuore della città con tutto il tempo di cui aveva bisogno per studiare i vicoli nascosti ed i turni delle guardie terrestri. Clarke non gli aveva mentito, al contrario di ciò che probabilmente avrebbe fatto lui: pure la mappa che gli aveva fornito, disegnata rozzamente con pittura di guerra, si era rivelata utilissima. Sostanzialmente, il suo compito numero uno ora come ora era uscire da Polis ed informare il Campo Jaha del background terrestre ━ e soprattutto, dire a Raven di lavorare sui file criptati. John non credeva affatto che scavare nel passato li avrebbe aiutati a vincere la guerra, pure se quel passato celava importanti segreti. Era un tipo pragmatico, ed ormai la gente attorno a lui l'aveva capito. Nei tentativi di fuga, in ogni caso, si guardava attorno nella speranza di poter vedere anche una breve parvenza di Emori ━ la propria identità celata da un cappuccio in modo tale che le guardie od i seguaci di Titus non lo potessero riconoscere ; tuttavia, di Emori neanche l'ombra, e John doveva rassegnarsi all'idea di Clarke che l'andava a cercare. John s'era comunque promesso che sarebbe tornato a Polis per trovare la terrestre di cui s'era infatuato, per poi portarla via da quel covo di serpi: non era mancata fiducia nei confronti di Clarke, semplicemente era convinto che la bionda non l'avrebbe cercata con lo stesso suo fervore. Clarke poteva fare a meno di Emori, era questa la verità. Dunque, la stessa Griffin gli aveva detto che non sarebbe fuggito da solo ━ poteva sempre farlo, ma gli era stato consigliato di intercettare un'altra ragazza del suo popolo e scappare insieme. John aveva sempre tifato per l'individualità, eppure lui stesso doveva ammettere che in due era più sicuro: uno poteva coprire le spalle dell'altro, insomma ━ proprio egli, ora che era divenuto un ricercato, necessitava di un aiuto. Il rendezvous con Alexandra Carter era programmato all'ora di pranzo in delle rovine presenti in città, a quell'orario ipoteticamente deserte. John dovette confermare quell'ipotesi una volta giunto lì, già in trepidante attesa della sconosciuta: chissà come avrebbe fatto a riconoscerla, fra i tanti volti familiari dell'Arca.
0 notes
Text
𝑹𝒂𝒗𝒆𝒏 & 𝑱𝒐𝒉𝒏 # 𝑺𝒖𝒓𝒗𝒊𝒗𝒊𝒏𝒈𝑨𝑼 21.12.2018 ore 04.30 p.m. Café / New York
L’invito di John ha lasciato Raven senza parole, pochi ragazzi si sono realmente interessati a lei nel tempo, lo ha conosciuto dopo l’incidente e totalmente a caso, non sa neanche cosa lui abbia in mente. Da quando si sono conosciuti, appena un mese, si sono tenuti in contatto. Nonostante le apparenze spigolose sembra un bravo ragazzo, alle volte sembra tutt’altra persona ma dopotutto chi sono io per criticare? Ognuno è frutto del proprio passato e nessuno può criticare come / ognuno di noi / lo affronta. Giusto? Non sa se definire quello un appuntamento ma sa che potrebbe anche sbagliarsi di grosso motivo per cui, nonostante il dannato tutore tenta di vestirsi un po’ meglio del solito. Vestito e calzamaglia? Da provare. Indossato il vestito semplice e casual color blu notte e le calze che ha trovato si sente ridicola ed indossa una maglia dei Queen, nera, e un paio di pantaloni morbidi e mimetici, non è elegante ma molto comodo. Si può essere fortunati a tal punto da scoprire che il luogo dell’incontro è vicino casa? Evidentemente si, Raven è felice di non dover arrivare paonazza per lo sforzo o pensare di far tardi per la mancanza della completa mobilità. La castana odia con tutta se stessa questa situazione e sente un gioco rotto di cui alla fine ti liberi. Verso le quattro si finisce di preparare / lava i denti, pettina, indossa collata, orecchini e anellino, trucco leggero e pronta ad andare / e da una manata sulla propria fronte quando pensa ‘vai, più veloce della luce’, prendendosi per stupida. Non può dare un calcio al muro perché o cade o si ammazza il piede quindi evita. Chiusa la porta e iniziato a camminare impiega venti minuti, il doppio del normale, per arrivare al luogo designato, stanchissima per l’andamento veloce che ha voluto sperimentare. Giunta a destinazione entra nel locale e guardandosi intorno intravede il ragazzo dalle iridi azzurrine che fissa il telefono e i capelli castano/biondino, riconosce il giovane e si avvicina finendo per liberarsi da una stampella ed indicare la sedia davanti a lui, tra le due sedie un minuscolo tavolino.
“salve, forestiero, è libero?”
Ridacchia salutando nel suo modo assurdo per ottenere l’attenzione del giovane prima di sorridere e fissarlo con attenzione. Nonostante la stanchezza sia visibile sul suo viso tenta sempre di non pensarci troppo.
“Grazie per l’invito, stare a casa mi annoia troppo e a lavoro non posso tornare per un po’.”
0 notes
Text
puntate
2x01 ━ nel campo degli ex-100, John entra nella navicella dove vi è Raven, ferita dallo stesso. Lui cerca di aiutarla, dicendole che lo fa perché non vuole morire da solo. I due si confidano e Murphy dice la verità sulla sua storia: il padre è stato lanciato nello spazio per aver rubato delle medicine per il figlio malato, e più tardi la madre è morta alcolizzata ━ dicendo al piccolo John che è stato lui ad uccidere suo padre. Più tardi, Kane, Abby e gli altri raggiungono il campo e li salvano: Raven non dice loro che è stato Murphy a spararla. Bellamy invece cerca di arrivare alle mani con lui. Kane arresta i due giovani e riaccompagna tutti al nuovo campo, soprannominato "Campo Jaha". Murphy passa prima un po' di tempo in infermeria. 2x02 ━ Imprigionati, Bellamy e Murphy hanno un confronto e Murphy dice che ha rivelato informazioni ai terrestri dopo ben tre giorni di torture, nonostante i 100 l'abbiano picchiato e impiccato. All'improvviso vengono liberati per andare a cercare Clarke ed il resto dei ragazzi, e Murphy viene portato a stento con loro perché conosce l'accampamento dei terrestri dove è stato. Finn è contrario. Abby libera Bellamy e Murphy e li arma ( non Murphy ), per farli partire con Finn, Sterling e Monroe per cercare i sopravvissuti dei 100, contro il volere di Kane, che preferiva attendere. 2x03 ━ I ragazzi trovano un gruppo di terrestri che raccoglie le cose dei 100. Scoprono che uno di loro ha l'orologio del padre di Clarke, ed indagano catturandolo. Dopo la cattura e le minacce di Finn, non concludono niente. Discutono sull'ucciderlo o meno: è Murphy a proporlo, in quanto se il terrestre parlasse, loro potrebbero essere in pericolo più avanti. Il discorso diviene inutile perché Finn gli spara. 2x04 ━ Bellamy, Murphy ( è ferito ad una gamba e chiede di non correre ), Finn, Sterling e Monroe si imbattono in una stazione dell'arca schiantata, dove trovano una superstite amica di Sterling. Sterling non ci pensa due volte e cerca di salvarla, perdendo la vita. Tutti gli altri, incluso Murphy, si danno poi da fare per salvare la ragazza, pure sotto attacco dei terrestri ( frecce ) riuscendo nell'intento. Più tardi spunta Octavia, che li salva. Finn vuole andare a cercare Clarke nonostante i feriti, così parte: Bellamy, avendo ri-acquisito la fiducia in Murphy, lo manda con Finn munendolo di un fucile. 2x05 ━ Murphy e Finn sono ad un villaggio di terrestri. Finn è ostinato e crede che alcuni dei 100 siano in quel villaggio e vuole uccidere gli abitanti. Murphy si mostra apertamente contrario, ma lo segue. Di notte creano un diversivo ed incendiano le provviste del villaggio, per poi confrontare il capo: nessuno dei 100 si trova lì. La mattina dopo, Finn trova delle giacche appartenenti ai delinquenti ; Murphy continua a minacciare i terrestri, ma rimane contrario ad ucciderli. Parlano di Delano, il terrestre che avevano catturato giorni prima. Mentre Murphy lo incita ad andarsene, guarda Finn che assassina quelli che stanno cercando di fuggire. Poi Octavia, Bell e Clarke compaiono. 2x06 ━ Clarke e Finn parlano ad un tavolo, irrompe Murphy che annuncia loro che sono stati "graziati" dai loro crimini. Fa delle battute. Murphy non è graziato da Clarke ma non ne risente. 2x07 ━ 2x08 ━ Murphy cerca di sollevare il morale di Finn, invano. Clarke incolpa Murphy per non aver fermato Finn dall'uccidere i 18 abitanti del villaggio. Murphy risponde che se proprio vuole incolpare qualcuno, quella è se stessa: Finn era alla ricerca di Clarke. Al vecchio accampamento dei 100, Raven e Bellamy escogitano un modo per salvare Finn: lei ha invitato Murphy, pensando che un fucile in più avrebbe fatto comodo. Lui la tranquillizza dicendo che Finn se la caverà. Più tardi arriva Clarke ferita e Murphy non esita ad aiutare Bellamy nel farla riprendere. Arrivano dei terrestri, Murphy propone di attaccarli subito, solo che viene ingannato: Raven lo ha invitato solo perché anche lui era al villaggio. Può consegnare lui con il nome di Finn, e lui le dice che è un’ “infame maledetta”. Raven dice che se vogliono un colpevole, consegneranno Murphy, gli punta il fucile e lui le si avvicina dicendo di andare al diavolo. Clarke lo difende dicendo che è uno di loro, e pure Finn. Murphy è ancora abbattuto, ma esegue gli ordini per difendere la navicella. 2x09 ━ 2x10 ━ Murphy è mostrato durante la riunione fra skaikru e trikru, sta bevendo. Qualche attimo dopo, un guerriero lo minaccia facendogli notare che è stato a guardare quando il villaggio è stato massacrato. Murphy aggredisce il guerriero, ma vengono entrambi fermati da Markus, che gli intima di fermarsi; Murphy protesta perché non ha fatto niente, è stato solo provocato. Alla fine sembra lasciar perdere, ma il guerriero lo minaccia di nuovo, dicendo che brucerà. La sua rissa, ne scatena altre. John è stato punito e sta pulendo il pavimento, salvato da Jaha per non fare i lavori forzati. Dice apertamente che è contrario ai terrestri. Jaha rivela che l’ha salvato perché conosceva il figlio e vuole andare alla sua tomba ; Murphy inizialmente rifiuta, poi accetta perché può avere una pistola. Nel bosco, Jaha cerca di mostrarsi empatico verso John, ma lui gli fa notare che non è il figlio di nessuno proprio per colpa sua. In un altro momento, Murphy gli racconta quello che è successo a Wells, sempre per colpa del padre: aggiunge che niente di tutto ciò sarebbe successo se Jaha non li avesse mandati sulla Terra. “Camp “you” is that way” dice poi. “Nessuno da qualcosa aspettandosi di non avere nulla in cambio.” dice. Jaha gli dice che è cinico. Hanno una conversazione animata perché hanno idee diverse, e John dice che nonostante tutto viene ancora trattato come feccia. Jaha gli parla della città della luce, ma lui non gli crede. La mattina dopo, un gruppo di fedeli seguono Jaha: John è poco convinto all'inizio, ma poi si unisce a loro. 2x11 ━ 2x12 ━ 2x13 ━ Murphy si trova con jaha nella Dead Zone, ed al contrario di molti scettici lui decide di seguirlo. Incontrano Emori, che è a corto d'acqua ma può portarlo alla città della luce. Murphy bisticcia con uno che non vuole darle l'acqua. “Touch me again and i'll end you in a non criminal way” John le da l'acqua e sorride. Dopo, parlano durante la passeggiata e John le chiede come mai è lì. Lei gli rivela la mano deforme, e lui dice che è una cose piuttosto badass. Emori li tradisce, ma prima sussurra a John che la meta è a nord. John non ci pensa due volte e parte, dicendo che non si tratta di fede, ma che non ha ben altro da fare. 2x14 ━ Intanto, in mezzo al deserto, Jaha e i suoi proseguono la ricerca della Città della luce, seguendo un drone che li porta in riva ad un bacino d'acqua. John dice che Emori aveva ragione. 2x15 ━ 2x16 ━ Jaha e i suoi sono sulla barca e vengono attaccati da un mostro quindi il comandante decide di sacrificare due uomini per salvarsi insieme a John e insieme raggiungono la terraferma. Continuando a seguire un drone, Jaha arriva in una casa dove incontra l'ologramma di una misteriosa donna, mentre John si rifugia in un faro con una dimora sotterranea disabitata. 3x01 ━ Nel frattempo, Murphy esce dal bunker in cui era rinchiuso e si reca nella villa in cui incontra Jaha e A.L.I.E. Murphy si rifiuta di prendere parte alla missione di Jaha, ma decide di lasciare l'isola insieme a lui quando scopre che Emori fa parte dell'equipaggio della nave. 3x02 ━ Frattanto, mentre Otan passeggia con Jaha, Emori e Murphy uccidono Gideon e rubano lo zaino di Jaha. Vengono tuttavia raggiunti da Jaha e Otan, che sembra aver subito un lavaggio del cervello, e decidono di fuggire in barca. Jaha e Otan recuperano lo zaino e si ritrovano nella Città della Luce, dove incontrano Gideon e A.L.I.E., che rivela loro che nessuno può morire nella Città della Luce. 3x03 ━ 3x04 ━
0 notes
Text
𝐄𝐒𝐓𝐑𝐀𝐓𝐓𝐎 𝐑𝐎𝐋𝐄 ; #surviving ❝ Una parte di lui voleva sapere sul serio il conteggio dei sopravvissuti, la vivibilità del nuovo accampamento — qual era la storia di quella ragazza, che pareva abbastanza addolorata con la frase detta attimi prima — eppure era rimasto in silenzio, poiché più vedeva quel posto, più dava ad esso del provvisorio. Non sapeva più se per egli ci sarebbe stato un luogo come lo era stato l'Arca, tempo addietro — talmente tanto addietro che pareva ormai, una vita precedente. ❞
0 notes
Text
↷〔ᴀᴜ〕 ʀᴀᴠᴇɴ & ᴊᴏʜɴ #surviving 10-15-18 8 pm ↻ ˋ Stai cercando di farmi venire un infarto? ˊ
Raven si concesse una lunga risata, mentre si avvicinava al ragazzo, a quell'amico improbabile che ormai faceva parte della sua vita. Non riusciva ad immaginarne una senza John, senza quel suo continuo chiederle come stava, come se la sua salute fosse di primaria importanza per lui. Si chiese, la giovane americana, se anche lei si preoccupasse tanto per l'amico ma non riuscì a darsi una risposta.
< No Murphy.. Ci riesci benissimo anche da solo! >
Gli accarezzò gentilmente una guancia per poi posare quella stessa mano sulla sua spalla. Era stanca eppure non riusciva a dire di no ad un'uscita con lui.
< Ti ho solo chiesto se mi accompagni a sparare! Non ti ho chiesto di scalare l'Everest con me senza corda. >
__-
Sollevò gli occhi al cielo, evidentemente sull'orlo della disperazione. Raven era simpatica, ogni tanto gli strappava un sorriso con una frequenza maggiore rispetto ad Emori, ma le sue battutine infastidivano un poco John. Poi però, si doveva anche ricordare che lei non sapeva / niente / dell'artefice del suo incidente & degli sforzi di John di starle vicino, per cui lasciò la cosa andare. Semplicemente, era ignara di molte cose. « Umpf. Simpatica. » e non sapeva come accogliere le sue falangi sulla propria guancia, era un effetto ed un gesto sempre intimo per John. « Mi sa che sarò costretto a seguirti anche quando deciderai di scalare l'Everest senza corda. »
0 notes
Text
𝓣ʜᴇ ғɪʀsᴛ ᴄᴀsᴜᴀʟᴛʏ ᴏғ ᴡᴀʀ ɪs 𝙄 𝙉 𝙉 𝙊 𝘾 𝙀 𝙉 𝘾 𝙀 . ( gif :﹫eddiesbrocks )
0 notes
Text
ℳonologue, earth, 215O. Ch’egli mancasse di tatto in una maniera quasi spaventosa, lo sapeva fin troppo bene ━ John Murphy, che tesseva il tempo facendo rimbalzare una pallina. In tutta onestà, lui al laboratorio di Becca non era di alcuna utilità, anzi ; se si trovava ancora lì era per le persone a cui teneva e per la ricerca di una soluzione disperata al Praimfaya. Apparteneva a quella categoria di persone che lottavano al fine di sopravvivere: in precedenza, avremmo potuto aggiungere "qualunque ne fosse stato il costo" ma non questa volta. Il John che faceva compagnia a Raven in quell'attimo era più morbido. I tratti, i bordi più evidenti della sua personalità erano ancora duri, non del tutto smussati ━ le ferite ancora aperte ed i sensi di colpa poco esplorati gli causavano ancora qualche battuta cattiva. Assisteva Raven nelle simulazioni che stava affrontando ━ principalmente perché la salute di lei stava peggiorando a causa delle schifezze che ALIE le aveva lasciato nel cervello ; stava facendo il babysitter, sì, ma non si poteva dire che non gl'importasse affatto della ragazza. Come abbiamo ribadito, non era più / quel / John. « Missione fallita. » « E che cavolo. » il tedio di Murphy, tuttavia, stava raggiungendo l'apice ━ non sapeva quante altre volte il computer aveva pronunciato le precedenti parole. « Troppo lavoro e niente svago rendono Raven una ragazza noiosa. » ouch, la noia lo rendeva proprio inopportuno. Inutile dire che Raven doveva aver udito tutto, grazie agli auricolari che entrambi indossavano. La vide uscire furiosa dallo shuttle, e forse da lì John si rese conto di aver sbagliato qualcosa. Per l'ennesima volta nella sua vita. « Tutto bene, Raven? » « Ne ho abbastanza delle tue stupide battute! » stava urlando, sembrava proprio frustrata ━ così, all'improvviso. « Perché non ti calmi?! » « Sei solo un miserabile rifiuto umano. Abby è un'idiota a fidarsi di te. » lo sguardo che portava era glaciale, oltre che ricolmo d'odio: stava toccando piano piano, i tasti dolenti di John ed era così ch'egli non riusciva più a guardarla negli occhi ━ mentre un tonfo cominciava a farsi sentire nella sua gabbia toracica. La lasciò continuare, e stavolta respirava molto più pesantemente. « Sei una sanguisuga, Murphy! Prosciughi le persone e prendi tutto quello che riesci così da poter sopravvivere. » la stava odiando, o non si sarebbe potuto spiegare il modo con cui riuscì di nuovo a reggere il suo sguardo. Aveva detto tutto ciò che non doveva dire, quanto bastava per renderlo di nuovo una bestia. Calma, ma pur sempre una bestia. « Almeno non ho problemi mentali come te, Raven. » occhio per occhio, ed era così che Murphy risolveva ogni sua complicazione. Non aveva ancora imparato, però, che ciò non lo portava da nessuna parte ━ sebbene avesse riconosciuto ogni singola schifosa colpa che Raven gli aveva assegnato. Non passò molto prima che un celere schiaffo raggiunse la guancia di lui, ed un « TI ODIO! » ripetuto più volte ed a squarciagola dalla Reyes. Tuttavia, lui non reagì affatto: incassò ogni colpo e lasciò che gli facesse del male. Dopotutto, lui ne aveva fatto di più a lei. ( . . . ) « Raven ha bisogno di te, John. E' stata lì dentro a lungo. » era Luna a parlare. Il ragazzo aveva cercato di distrarsi il più possibile affinché non potesse più risentire le parole velenose di Raven, nella sua testa. Ricordava di come lei non si era affatto scusata, dopo essere stata calmata dalla sanguenero. « Presente che zoppica un po', vero? Quella è colpa mia. Già. » confessò, e dell'amarezza poteva essere percepita nella sua voce. Si sentiva in colpa, per davvero ━ e ciò gli faceva male. Da lì in poi s'era susseguito un discorso morale fra i due. « So cosa significa odiare sé stessi, John. ( . . . ) Sono stata cresciuta come un'assassina, sono diventata tale. Se io ho trovato la pace. . . anche tu puoi. » Lui la guardò quasi teneramente. « La pace è sopravvalutata. Chi combatte, sopravvive. »
0 notes
Text
|| 29/09/2018 ;; Luogo: Polis ;; Protagonisti: Clarke &John || Clarke era riuscita finalmente a lasciare le mura di Polis per recarsi ad Arkadia, per riunirsi alla sua gente dopo aver contenuto la minaccia degli Azgeda. Eppure era proprio la sua stessa gente - o meglio il loro attuale leader Pike - a costringerla a far ritorno di nuovo a Polis. Ancora una volta, quando tutto sembrava sistemato, la tregua tra i popoli si rivelava una semplice "utopia". E la Wanheda era davvero stanca di tutto questo. E soprattutto, era molto ferita dalla persona che meno di tutte avrebbe sospettato: Bellamy Blake. Egli infatti l'aveva ammanettata per consegnarla a Pike, come se una prigioniera. E la bionda sapeva cosa avrebbe comportato la sua cattura: un'esecuzione. Per questo, grazie ad Octavia, era fuggita di nuovo, ritornando nella città terrestre. Ancora una volta alle orecchie della bionda giunsero notizie disastrose circa la loro alleanza con i terrestri: Pike aveva appena conquistato un territorio dei Trikru; fortunatamente la gente del villaggio era stata avvisata in tempo da Octavia, ed un nuovo spargimento di sangue era stato evitato. Tuttavia le tensioni non diminuivano, e il capo del villaggio aveva chiesto a Lexa di essere vendicato. Fortunatamente la Heda sembrava essersi pienamente convinta della parole della bionda, ovvero che non sempre al sangue doveva seguire altro sangue. Ed era questa nuova politica di Lexa ad alimentare ulteriormente le tensioni e l'astio terrestre verso il popolo del cielo. Clarke non era ben vista dal braccio destro, non che mentore, della Heda: Titus. Quest'ultimo la metteva sempre alla prova, avendo perfettamente intuito la sua forte influenza - e forse amicizia - con la comandante. Ed una delle tante prove era stata quella di consegnare a Clarke un "dono" proveniente dal principe Roan come segno di rispetto per la Coalizione: il soldato Emerson, l'ultimo uomo del Popolo della Montagna. In una prima istanza Clarke avrebbe voluto ucciderlo, ma aveva poi capito che la colpa che imputava a lui in realtà era la sua: aveva deciso di lasciarlo vivere, dunque, e questa punizione sarebbe stata molto peggiore rispetto alla semplice e fin troppo risolutiva morte. Insomma, la permanenza a Polis - la seconda permanenza per essere più precisi - non era priva di "sorprese". Era notte, e tra qualche ora sarebbe sorto di nuovo il Sole e un nuovo giorno. Per i Terrestri non sarebbe stato un giorno qualsiasi, ma quello in cui si celebrava l'Ascensione della loro Heda; di conseguenza sarebbe stato un giorno importante per Lexa. Clarke non riusciva a prendere sonno, per questo aveva deciso di lasciare la propria stanza, vagando per la Torre di Polis. Ovviamente doveva farlo in maniera completamente silenziosa e sfuggente, non poteva di certo che le Guardie di Lexa la vedessero e fraintendessero le sue intenzioni. La bionda infatti voleva semplicemente conoscere meglio quel luogo, ma senza alcun doppio fine. Scese delle scale, di cui non aveva la ben che minima idea di dove portassero, incuriosita da quella parte della struttura che non aveva mai visto. La prudenza ovviamente era essenziale e per questo, nascosto sotto i suoi vestiti, aveva con sè un pugnale.
La luce fioca delle torce irradiavano di poco il viso esausto di John, tetramente inclinato di lato alla ricerca del sonno ━ il tutto rappresentato in una scena a dir poco glaciale, in quanto le fiamme ancora accese proiettavano ombre inquietanti, e tra queste, il corpo torturato di John nell'oscurità. Egli era rimasto fedele a sé stesso ed a Emori ━ o non avrebbe presentato rivoli di sangue da ferite ancora fresche, laceramenti sul busto nudo causati dalla frusta di Titus ; era ancora / lui /, tristemente già abituato alla torture dei terrestri da quando ancora si parlava dell’accampamento dei cento. Allora nessuno gli aveva creduto, aveva appreso di essere solo, che non avrebbe avuto più nulla da perdere ; erano questi i motivi per cui aveva risposto a Titus con tono visibilmente sarcastico e con dell'ironia, più e più volte ━ come se sapeva che non avrebbe perso più nulla. Aveva detto tutto quel che sapeva del chip ━ ma anche quello non era sembrato abbastanza ; ligio a proteggere la propria immagine e la ragazza che lo aveva accompagnato, aveva cominciato sul serio a pensare che la sfortuna era diventata la sua migliore amica. Da quand'era stato abbandonato a sé stesso dal sacerdote ( od almeno, gli era parso tale ) John aveva tentato di divincolarsi e di liberarsi dalla stretta delle corde che lo legavano alla scomodissima sedia ━ riuscendo pure ad allentarle. Ma era anche stanco, dolorante e nervoso ━ motivi per cui anche il sonno venne a bussare alla sua porta. Non era facile però, schiudere gli occhi alla ricerca della serenità ━ quando le proprie ferite bruciavano più del diavolo, create apposta non troppo profonde per mantenerlo in vita. Poteva contare solo su ciò, infatti: secondo Titus, lui sapeva più di quel che asseriva, motivo fondamentale per mantenerlo vivo. Ragione molto triste su cui contare, tralaltro ━ ma John era appunto un sopravvissuto e si stava solo comportando da tale. Le palpebre schiuse tornavano ad aprirsi una volta uditi dei passi, a spalancarsi dopo aver riconosciuto i crini biondi di Clarke. Imbavagliato, John poté solo mugugnare qualcosa ━ ma il ragazzo non era stato mai così contento di rivedere Clarke Griffin, e si vedeva.
___
Le scale stavano portando la bionda verso quelli che probabilmente erano i sotterranei della struttura, visto l'oscurità dei corridoi. Poche candele infatti illuminavano il pavimento e solo dopo numerosi passi Clarke trovò una stanza illuminata lievemente, con la porta socchiusa. La curiosità della Wanheda fu tale che vi si avvicinò ad essa, lentamente e cercando di fare il minor rumore possibile; avvicinò successivamente l'orecchio per percepire l'eventuale presenza di persone al suo interno, ma non sentiva nulla. E così, dopo essersi guardata attorno, Clarke decise di entrare. Quello che trovò davanti ai suoi occhi la lasciò letteralmente stupita, con le labbra leggermente schiuse per lo stupore. Imbavagliato ad una sedia, fisicamente provato da delle torture, vi era John Muɾphy, uno dei cento con il quale la bionda aveva avuto attriti fin dal loro arrivo sulla Terra. Con passo svelto, si precipitò a liberarlo. - Shh, shh... non fare rumore, ti libero subito. Disse, cercando di districare a mano i nodi delle corde; non riuscendoci, estrasse dai suoi stivali il piccolo coltello che portava sempre con sè, liberandolo definitivamente. Con occhio abbastanza esperto da medico, Clarke osservò le sue ferite, sincerandosi che nessuna fosse troppo debilitante. - Da quanto stai qui? Chi ti ha ridotto così? Chiese, cercando di capirci qualcosa. Solo in un secondo momento i suoi occhi si focalizzarono sugli interni di quella stanza: dipinti sul muro di una storia, un rottame dell'arca e simboli sacri dei Terrestri. Che tipo di stanza era? Ovviamente la bionda lo avrebbe scoperto, era solo questione di tempo.
__
Calmandosi, aveva smesso di divincolarsi quando Clarke aveva pronunciato quelle parole, pronta a liberarlo dalla stretta delle corde. Indubbiamente, John non avrebbe mai potuto pensare all'arrivo di Clarke come una consolazione ━ ma stavolta lo era. Le loro diatribe parevano sfumate ormai, grazie ai diversi percorsi che un po' tutti avevano intrapreso. Murphy sapeva che era una delle poche persone con del sale in zucca che aveva incontrato, e difatti sperava avrebbe appreso che i vecchi scontri appartenevano a differenti problemi, risalenti a mesi prima. Se non un anno. Per nulla sorpreso del coltello di Clarke celato negli stivali, la guardò mentre tagliava le funi. « Un paio di giorni, è difficile dirlo. Non avevo nessuna concezione del tempo qui. » aveva detto, apertamente seccato. Di giorno, quella sorta di camera pareva ancora una caverna ━ irradiata unicamente dalle torce. Ed il numero dei pasti datogli era davvero infimo, per cui poteva misurare i giorni dalle dormite fatte. Erano state a malapena due. « Sembrava un sacerdote, pelato e cocciuto come il diavolo. » il tono era rabbioso, era evidente che John voleva ricambiare ciò che il tizio gli aveva fatto. Notò Clarke mentre guardava le sue ferite, e non poteva fare a meno di chiederle: « Come sto messo? » ; non gli sembrava di aver perso molto sangue. « ( . . . ) Terrificante, vero? Per quel sacerdote, questa è una sorta di stanza sacra. Si vede che non ci capiscono niente di tecnologia. » dicendo questo, rammentava di cosa l'uomo gli avesse chiesto, sull'IA, sulla tredicesima stazione...
____
- Hai conosciuto Titus, allora. Mi sta col fiato sul collo da quando ho messo piede qui a Polis, o meglio... quando mi ci hanno trascinata. Rispose, venendo dunque a conoscenza che John si trovasse a Polis per puro caso. In maniera inevitabile, la bionda si domandò perchè lo avessero portato proprio nel cuore della civiltà dei Terrestri, essendo lui uno dei pochissimi Skaikru non solo a non aver conosciuto Lexa di persona ma che anche era assente durante la battaglia contro il Popolo della Montagna. Sicuramente la Wanheda avrebbe scoperto il perchè, essendo una persona molto determinata a capire i problemi e risolverli. - Non sono profonde, dovrai solo disinfettarle ma guariranno tranquillamente, lo stesso per gli ematomi, anche se ci metteranno di più a confronto. Storse il naso, alzandosi finalmente dalla posizione accucciata che aveva assunto per slegare quello che neanche lontanamente poteva definire amico, acquisendo nuovamente la posizione eretta. Con premura, nascose subito il coltello, perchè appunto non poteva fidarsi di una persona come Murphy. Per quanto la bionda lo stesse aiutando, non poteva dimenticare tutto quello che le aveva fatto passare durante i primi giorni sulla Terra. Quindi, avrebbe comunque mantenuto la guardia alzata in sua presenza. - Una stanza sacra, mh? Domandò, come a chiedere conferma sull'aver capito bene le sue parole. In effetti la stanza era piena di candele e di disegni verso i quali la Wanheda si ritrovò immediatamente attratta al punto di avvicinarsi molto per osservarli attentamente. Raccontavano una storia senza ombra di dubbio, della prima Heda sicuramente; eppure c'era qualcosa di strano in essa, qualcosa che non tornava nella mente della bionda. - Hai la minima idea di cosa trattino queste rappresentazioni? Chiese, cercando di iniziare a fare ordine tra i pezzi di un nuovo puzzle da risolvere. Di nuovo.
____
« Dunque questo qui è bravo solo a crearci problemi. Lo terrò a mente. » aveva commentato alla risposta di Clarke, per nulla sorpreso dalle nuove informazioni a lui giunte. Inizialmente aveva aggrottato la fronte perché non capiva come mai quel sacerdote potesse avere problemi con Clarke ━ ma era un tassello di ciò che si era perso e che gli mancava, senza aggiungere il fatto che, pensandoci, anche Clarke poteva aver benissimo creato problemi. Non sarebbe stata la prima volta. « Grazie. Almeno non è così grave da non poter fuggire da questa città. » adocchiava le proprie ferite, causate dalla frusta di Titus, con una certa attenzione che prima non aveva avuto guardandole. Gli faceva male tutto, ma l'ostinazione a liberarsi dalla stretta delle corde era stata più forte ━ per cui non si era guardato più di tanto. Ed era a petto nudo, sanguinante e sudato. Non gli era sfuggito, intanto, il movimento frettoloso e cauto di Clarke con il coltello. Ovviamente sarebbe stato un buon affare, ma Murphy non era la persona che Clarke probabilmente ricordava ━ per cui, egli aveva al massimo roteato gli occhi. Doveva capirla, non si vedevano da tempo. « Più di una stanza sacra, Clarke. » non le aveva fatto compagnia nell'ammirare la stanza, anzi, n'era piuttosto annoiato in quanto l'aveva vista per giorni. Intanto, si stava massaggiando i polsi ━ ricordandosi dell'unica conversazione tranquilla avuta con il sacerdote, a proposito del chip, e della tredicesima stazione. « Te lo dico perché per noi è l'ABC. Ti ricordi della storia della tredicesima stazione? Quella che non si è mai voluta agganciare? Beh, quello è un guscio di salvataggio di Polaris ━ lo stanno trattando come un diamine di monumento. Ma non è tutto. Il sacerdote, Titus, non ne voleva sapere di questa storia all'inizio ━ quando ha visto che io avevo la storia che gli mancava. Lo vedi quel disegno? E' il fungo atomico. Ma quella donna . . . pare sia stata la loro prima comandante. »
____
Man mano che Murphy parlava, spiegandole quei disegni, piccoli tasselli di un puzzle immaginario cominciarono ad unirsi nella mente della bionda, creando una vaga immagine di come potesse essere iniziata la "religione" dei Terrestri; un culto che con estremo ardore rispettavano e lodavano, per il quale uccidevano, morivano e si sacrificavano. Clarke volse il capo nella direzione del resto di Polaris e vi si avvicinò, per poterlo osservare da vicino, per poterlo toccare e rendere concreta la storia che fin da piccoli veniva impartita loro su Polaris e sul perchè e sul come le stazioni fossero divenute l'Arca. Difatti il rottame mostrava anche il nome della navicella, sebbene alcune lettere fossero bruciate; Polis, ecco cosa si leggeva ed ecco perchè la città portava lo stesso nome. Lodare un qualcosa venuto dal cielo, un paradosso talmente assurdo a cui la Wanheda faticava a credere nonostante le tangibili prove situate nella stanza. Forse sua madre, o Kane, conoscevano qualche dettaglio, e la bionda doveva per forza saperlo per capire l'intera situazione. Magari Murphy l'avrebbe potuta aiutare. Forse. - Quella donna potrebbe essere qualcuno che è riuscito a scappare prima la stazione saltasse in aria?! Domandò, ma non cercava una risposta, già la sapeva. Con le spalle rivolte verso il ragazzo, la bionda cominciò a meditare su diverse cose, su possibili piani da attuare e su come venire a capo della faccenda. Quella donna rappresentata sul muro doveva essere per forza una di loro, non c'era altra spiegazione logica. - Assurdo, eppure deve essere così. Forse Kane o mia madre hanno più informazioni... o meglio-- Raven potrebbe scoprirlo tramite i file criptati che ci sono nei nostri computer.... Cambiò posizione, volgendo ora le spalle verso il rottame spaziale. Dunque, si avvicinò nuovamente a John, con passo deciso e cercando il suo sguardo. - Devi aiutarmi a scoprire qualcosa di più, se Raven è ad Arkadia, devi fare ritorno al campo. Se riusciste a fornirmi maggiori dettagli su Polaris, posso insediarmi ancora di più nella mentalità dei Terrestri, avvicinarmi di più a Lexa, ed impedire la guerra. Il tono di Clarke era deciso, sebbene alcune sfumature della sua voce tradissero questa sua sicurezza rivelando delle note di agitazione e timore. Pike non si sarebbe arrestato fino a che non avesse ucciso tutti i terrestri, Lexa non sarebbe rimasta pacifica ancora per molto e dunque Clarke non poteva accontentarsi di questo così precario equilibrio in cui si trovavano tutti. Doveva agire, e anche alla svelta.
___
Alla domanda della giovane, Murphy aveva fatto spallucce ━ non perché non gl'importasse, ma perché fondamentalmente non lo sapeva. Inevitabilmente, aveva posato di nuovo lo sguardo sulla donna posizionata sotto il fungo atomico. « ( . . . ) Per Kane e Abby non saprei. Ma conterei su Raven od un informatico che possa criptare i file. » aveva detto con tono piatto, senza far capire che non avrebbe più contato su Kane e Abby in generale. Inoltre, ricordarsi di Raven gli aveva causato una smorfia, in quanto al solo pensiero riaffioravano ricordi spiacevoli.
Quando Clarke poi si volgeva verso di lui con tutto il corpo ━ allora doveva aspettarsi una richiesta. Che non aveva tardato ad arrivare, e che John non gradiva ; infatti, non aveva neanche esitato a mostrare la sua posizione a riguardo. « Non ci torno in quel campo. E che sono, un messaggero? » il tono era chiaramente stizzito, nonostante quella potesse essere un'occasione per redimersi e tornare in una comunità. Non lo faceva per cattiveria, ma perché aveva la testa altrove. « Devo trovare Emori, non so cosa le hanno fatto. . . » era divenuto sinceramente preoccupato, la voce ridotta ad un sibilo. Non sapeva neanche se Clarke lo poteva udire. « I tuoi obiettivi sono nobili Clarke, ma se non trovo la mia amica ed un passaggio sicuro io non vado da nessuna parte. Se un seguace di Titus mi becca mi ammazza. » si era sbarazzato del chip, ora nelle mani del sacerdote, ma la sua faccia e le ferite erano ora l'indizio più visibile.
___
Come aveva anche per un secondo potuto pensare di contare sul suo aiuto? Del resto era sempre John Murphy, non significavano nulla i mesi passati dall'ultima volta che aveva avuto a che fare con lui, sperando che il tempo lo avesse aiutato a maturare un po'. Però allo stesso tempo non si aspettava che egli si preoccupasse per un'altra persona. Chi poteva mai essere questa Emori? Il suo nome le giungeva nuovo alle proprie orecchie, e neanche sua madre e Kane ne avevano fatto menzione quando l'avevano potuta aggiornare più o meno su tutto quello che stava accadendo ad Arkadia. - Murphy, sono mesi che mi trovo qui a Polis, so come muovermi-- e quindi come farti uscire di qui senza essere visto. Ma se rimani per questa Emori, ti uccideranno, e le tue ferite parlano piuttosto chiaramente a riguardo. Disse schiettamente, senza peli sulla lingua. Nonostante la vita da eremita, alcune caratteristiche della vecchia Clarke si erano conservate perfettamente integre. - Se questa Emori è a Polis, posso facilmente trovarla senza dare nell'occhio. Ormai Lexa si fida di me. Se me la descrivi, la cerco io per te e le disegno una mappa per farti raggiungere ad Arkadia. E se scoppia la guerra, non sarà comunque al sicuro la tua amica. La bionda sperava di essere riuscita a far leva su quel dettaglio personale di John al punto di convincerlo ad aiutarla. Avrebbe fatto / di tutto / per impedire questa maledetta guerra, anche diventare aiutare Murphy nonostante tutto quello che aveva causato a lei e ai suoi amici.
____
Nonostante Clarke stesse elencando tutte le conoscenze che aveva in merito alla zona di Polis, Murphy continuava a guardarla come se gli stesse proponendo qualcosa di improbabile. Doveva però, ammettere che aveva ragione: i terrestri, a quanto pare, erano ostili pure a Polis ( che novità, peraltro ) e lui non sarebbe soprvvissuto con quelle ferite e soprattutto, con quella faccia. Doveva ricordarsi che il gruppo che l'aveva catturato per Titus poteva benissimo essere in circolazione. « Io non . . . » non sapeva però, se dirle di Emori. Non si fidava di Clarke al cento per cento, per questo era rimasto interdetto. E se la tradisse? E se abbandonasse Emori solo perché lui facesse la sua parte nel piano della bionda? Grugnì, decidendo poi cosa dirle, in maniera chiara e coincisa. « Emori è una forestiera. Non viene da Polis, ma dalle dune. Non so dove sia, ma era con me quando ero stato catturato. Ha. . . » si stava davvero sforzando, Murphy, consapevole però di poterla trovare fornendo a Clarke queste informazioni. « Ha una malformazione ad una mano. Per quanto lei cerchi di nasconderla, si vede eccome. E poi, ha un tatuaggio sulla faccia. Spero che tu non la lasci indietro, Griffin. » cercava di non minacciarla, poiché quello di Clarke era un biglietto di sola andata per fuggire da quella città piena di psicotici.
___
Clarke prestò attenzione ad ogni singola parola pronunciata dalle labbra di John; era una giovane donna di parola, e dunque avrebbe mantenuto la promessa fatta al ragazzo. Avrebbe trovato la sua amica Emori, l'avrebbe fatta uscire da Polis indisturbato e indicatole l'accampamento di Arkadia, in modo da potersi ricongiungersi con Murphy. Protrasse in avanti il braccio, con la mano aperta per sancire con il suo "amico" il patto. - Affare fatto. Disse, e attese che il ragazzo contraccambiasse il gesto, ufficializzando dunque il tutto. Se ognuno dei due avesse tenuto fede al patto e portato avanti la propria parte, entrambi ne avrebbero guadagnato. Stretta la mano del ragazzo, Clarke si ricompose. - Stasera Lexa terrà un summit con altri terrestri, e domani mattina Titus è di turno per addestrare i giovani natblida... quindi non verrai ulteriormente torturato. Disse, per poi avvicinarsi a una vecchia pergamena appoggiata a quello che sembrava una specie di tavolo; affianco vi era l'inchiostro che i Terrestri usavano per disegnarvi sulla loro pelle i simboli del clan di appartenenza. Arrangiandosi quindi con poco, Clarke disegnò una mappa che successivamente diede a Murphy: rappresentava una delle vie nascoste di Polis dal quale si poteva uscire indisturbati. - Tra qualche ora, con la notte fonda, segui questa mappa e sarai fuori da Polis. Domani mattina organizzerò con Lexa (Alexandra) una passeggiata fuori, in modo che sia assente anche lei, oltre a Titus, e si accorgeranno della fuga quando ormai sarai molto lontano da Polis. Fai comunque attenzione, c'è del marcio anche tra i terrestri stessi. E la bionda diede qualche altro consiglio a Murphy, prima di congedarsi: se avessero notato la sua assenza, entrambi sarebbero stati in serio pericolo, più di quanto già non lo fossero. - Ci rincontreremo. Non potè far a meno di rivolgergli quelle ultime parole; d'ora in poi la sorte di Murphy era esclusivamente nelle sue mani. Ma qualcosa in lei le suggeriva che se la sarebbe cavata, in qualche modo. Murphy se la cavava sempre.
FINE
0 notes
Text
▿▿▿ John Murphy & Xylia Singh 14.O9.2O18 ↳ 𝑓𝑙𝑎𝑠𝘩𝑏𝑎𝑐𝑘, seconda stagione. ↳ Campo Jaha ; roleplay meme "L’amore ci rende deboli" Non aveva avuto neanche il tempo di esaminare la nuova casa della sua gente, la gente dell'Arca ━ ch'era stato trascinato immediatamente in quella che doveva essere l'infermeria. Il suo pessimismo gli aveva chiaramente detto che quel posto non sarebbe durato più di tanto ━ almeno finché i terrestri sarebbero stati in giro. Inoltre, non aveva più nessuno sull'Arca da molto tempo, per cui non s'era neanche sprecato a guardare in giro, per cercare qualche faccia amica ━ il viso livido di dolore e la gamba ferita non gli avevano consentito neppure una qualche battuta all'udire il nome del campo: Campo Jaha. E perché mai il Cancelliere ( che aveva ucciso suo padre ed un / sacco / di altra gente ) doveva disturbarsi nell'essere così narciso? Sia chiaro, John non sapeva alcunché di quel che era successo, eccetto che le stazioni avevano deciso di approdare sulla Terra. Prima o poi, qualcuno gli avrebbe dato i dettagli. O forse no. A John, in tutta sincerità, importava solo fino ad un certo punto ; voleva solo un quadro chiaro della situazione. ( . . . ) "L'infermeria" aveva un aspetto rozzo ━ inospitale, con i cavi elettrici sradicati dal soffitto ed una luce flebile supportata dai raggi solari provenienti da una finestra. Erano le prime cose che osservava mentre veniva ricucito da Abby, sia in volto che sulla gamba ━ pensando, fondamentalmente, a niente: avrebbe avuto tutto il tempo di farlo appena sarebbe stato rinchiuso in cella con Bellamy. Una volta terminate le cure, comunque, si era accorto che non era solo, in quella stanza: Abby e Jackson si erano allontanati da un po', lasciandolo con una pezza satura di disinfettante. « L’amore ci rende deboli. » aveva detto la sconosciuta. « Problemi in paradiso? » John stava ridendo. Non l'aveva degnata di uno sguardo, stava ancora tastando i punti sulla sua faccia. « Comunque vero, caspita. Ed il cielo è blu. »
Dopo tutti quegli anni era riuscita ad arrivare sulla terra, il suo desiderio più grande si era finalmente avverato, ma purtroppo non era affatto come se lo era immaginato. Sangue, morte, rancore... Un'esplosione di avvenimenti che avrebbe di certo voluto accantonare e la presenza dei terrestri non facilitava affatto le cose. Era al fianco di Bellamy durante la battaglia, si era battuta bene, riuscendo ad eliminare ogni terrestre che le era capitato davanti, per sua sfortuna però uno di loro era stato talmente veloce da riuscire a ferirla poco prima di accasciarsi al suolo. Non riusciva a muoversi, il pugnale era conficcato nella sua coscia ed inoltre la quantità di sangue che stava perdendo era decisamente troppa. Era riuscita a mettersi al riparo strisciando per qualche metro sul terreno, sentiva le urla dei suoi compagni che stavano continuando la battaglia ed infine un enorme botto seguito da un silenzio tombale. Xylia non sapeva cosa fosse successo esattamente, ma la sua vista si fece appannata perdendo così completamente i sensi. [...] Gli occhi della ragazza si spalancarono all'istante e con uno scatto alzò il busto ritrovandosi seduta. Strizzò immediatamente gli occhi sentendo un forte fitta alla gamba. Quando gli rilasso fece qualche respiro profondo osservando il luogo in cui si trovata, le sembrava di averlo già visto, sembrava l'arca. Passarono pochi minuti e la porta si aprì mostrando davanti ai suoi occhi una figura amica: Jackson. L'aiutante della dottoressa Griffin diede un ultima controllata alla sua gamba che era stata disinfettata e curata, molto presto sarebbe potuta tornare a camminare come prima, ma doveva assolutamente riposarsi e riprendere le forze, aveva perso parecchio sangue. Il ragazzo sfruttò quei pochi minuti per parlare di quello che era successo, di come forerò riusciti ad arrivare sulla terra e di come disgraziatamente sua madre ed altri uomini non fossero stati ritrovati. Xylia a quelle parole si rimise stesa su quella piccola branda strizzando gli occhi. Aveva avuto seriamente troppe divergenze con sua madre nell'ultimo periodo, non poteva credere che non l'avrebbe mai più rivista, come anche probabilmente non avrebbe più rivisto la giovane Evanthia. Era sola non aveva nessuno al suo fianco, ma doveva essere forte, cercare di tenere le proprie emozioni a bada. Era colpa dei propri pensieri se era stata colpita la notte prima, aveva paura che la sua compagna scomparsa fosse lì, tra quella gente che li stava attaccando con tanta ferocia. Si portò le mani sul volto ed istintivamente le tornarono alla mente delle parole che aveva letto su un libro diversi anni prima: L'amore rende deboli. Ripenso attentamente a quella frase, così da ripeterla persino ad alta volte, più e più volte, non rendendosi conto di non essere più sola nella stanza. Ripensò a sua madre, che dopo la morte del padre non era più tornata se stessa, era cambiata e probabilmente perché stava soffrendo, come lei in quel misero istante. I suoi innumerevoli pensieri si fecero lentamente scuri e successivamente scomparirono sentendo un'altra voce. Era Murphy, quel ragazzo che aveva causato decisamente troppi danni, danni che avevano fatto del male a moltissimi ragazzi. Lo osservò con disprezzo e successivamente si girò dall'altro lato riflettendo su quello che era successo nei giorni precedenti, si era comportato male, ma gli altri non erano stati affatto meglio di lui.
___
Quel che molti non riuscivano a capire — ad immaginare e comprendere subito, era che il ragazzo dai capelli corvini aveva subito ben tre giorni di torture senza dire alcunché ai terrestri, prima di cedere dal dolore e rivelare le informazioni sul campo dei 100. Si era sforzato nel cercare uno spiraglio di luce, di pace — al fine di non vendere i propri compagni di disgrazia, nonostante tutto il male che loro non avevano esitato a fargli alla minima cosa che sbagliava. Eppure anche lui era umano e come tutti gli essere umani — voleva sopravvivere. John aveva visto la faccia del tradimento e dell'ingiustizia, ed a momenti, nei suoi peggiori incubi, quei concetti divenivano / la stessa / cosa, un'unica faccia. Per cui sì — aveva già perso speranza nel genere umano a tal punto di non dovere alcuna spiegazione a nessuno. Presto l'avrebbero rinchiuso insieme a Bellamy, anch'egli colpevole nell'aver sparato ad una guardia sull'arca, nell'aver aggredito Murphy non appena lo aveva visto vivo e vegeto fuori dalla navicella. La pura verità era che lì nessuno era innocente, tutti erano colpevoli, a modo loro. Per cui l'occhiata di disprezzo lanciata dalla giovane non lo aveva toccato minimamente, anzi. Il ragazzo poi aveva alzato le sopracciglia e sospirato rumorosamente in una reazione stizzita, intervenendo subito dopo. « Okay okay. » non aveva smesso di passarsi il disinfettante sulle ferite, intanto. « Chiudiamola qui, qualunque siano i tuoi problemi con l'amore devono essere parecchio grossi. Che ne dici di dirmi invece cosa mi sono perso? E perché il campo si chiama Jaha? »
___
Rimase distesa su quella sorta di letto, in totale silenzio cercando di liberare la mente da tutti quei ricordi che erano tornati più forti che mai. Strinse con forza un pugno, mentre l'altra mano era impegnata a sorreggerle leggermente il suo capo. Avrebbe tanto voluto alzarsi ed allontanarsi il più possibile da quel posto, ma non poteva, non sapeva dove andare ed inoltre la gamba le stava facendo decisamente troppo male. Non riusciva a comprendere con esattezza perché si sentisse così male emotivamente, certo la perdita di Evanthia era stata di certo un brutto colpo che l'aveva tormentata ormai da diversi giorni, ma forse quello che era venuta a sapere di sua madre, la stava lentamente prosciugando dall'interno. Le voleva bene, o almeno, glielo aveva voluto fino alla morte del padre, quando essa perse completamente la testa, non ritornando più in se stessa. Allentò la presa permettendo così di far tornare del colore originario le nocche, che erano diventate giallastre a causa della terribile stretta, che le aveva riservato alcuni segni delle unghie sul palmo. Fece alcuni respiri profondi, per ritrovare nuovamente un sentimento di pace con se stessa ed in seguito, si girò in direzione del ragazzo pronta a rispondere alle sue domande. Sapeva veramente poco di quello che era successo, infondo le avevano riferito solo ed esclusivamente lo stretto necessario. Alzò lentamente il busto per mettersi seduta, mentre una smorfia di dolore apparve sul suo viso, la ferita sembrava essere medicata correttamente, ma il dolore appariva implacabile. “ Non è che io sappia molto... ma credo che il campo abbia questo nome perché è in onore del cancelliere: Thelonious Jaha. “ Spiegò voltandosi nella sue direzione con ancora un'espressione dolorante sul volto.
___
Murphy aveva automaticamente aggrottato la fronte, l'espressione chiara ed evidente del dubbio era visibile sulla sua faccia. La ragazza sembrava davvero saperne poco e niente — e nell'ipotesi, John aveva intuito fosse una delle sopravvissute, ma di quale stazione non lo sapeva. Non l'aveva mai vista sull'Arca. Non riusciva a capire, comunque. Jaha era morto? « Il sommo cancelliere non è più tra noi? » chiese molto ironicamente, perlopiù perché a John la notizia non gli avrebbe fatto né caldo né freddo. Quel bastardo aveva deciso di giustiziare il padre, solo perché quest'ultimo voleva salvare la vita di suo figlio. Ma quello era un capitolo troppo buio e rabbioso per John, per cui la sua psiche non andò oltre con i ricordi dal sapore amaro. Ebbene sì, anche lui aveva avuto problemi con l'amore. In questo caso, con quello ricevuto. « Non mi dispiacerebbe. » ammise, decidendo di continuare il discorso di prima. Detto questo, non aveva aggiunto altro. Una parte di lui voleva sapere sul serio il conteggio dei sopravvissuti, la vivibilità del nuovo accampamento — qual era la storia di quella ragazza, che pareva abbastanza addolorata con la frase detta attimi prima — eppure era rimasto zitto, poiché più vedeva quel posto, più dava ad esso del "provvisorio". Non sapeva più se per egli ci sarebbe stato un luogo come lo era stato l'Arca, tempo addietro — talmente tanto addietro che pareva una vita precedente.
___
Ascoltò le sue parole con un espressione sorpresa, espressione che cambiò all'istante ripensando e quello che sera successo sull'arca. Molti dei ragazzi che erano scesi per primi sulla terra, insieme a lei, avevano avuto una storia passata orribile, e quindi era quasi del tutto ovvio, che alcuni ragazzi andassero contro il cancelliere, le regole sulla stazione ero atroci e allo stesso tempo rigide, inflessibili, ma erano necessarie per garantire agli abitanti più tempo per sopravvivere. Si leccò lentamente il labbro inferiore, che era ancora lievemente impregnato di sangue, e successivamente facendo una lieve smorfia iniziò a parlare. “ Mi è stato riferito che probabilmente è ancora vivo, ma non ha molto tempo a disposizione... l'ossigeno nello spazio sta per esaurirsi completamente... “ Spostò lo sguardo sulla propria gamba accarezzandosi la fasciatura con lentezza, le faceva male ma cercava di non pensarci troppo. “ È rimasto nello spazio per dare la possibilità a tutti gli altri di raggiungere la terra, quindi credo che il capo si chiami così per questa ragione... “ Ritirò lentamente la mano decidendo di stendersi nuovamente sul lettino. “ Molti genitori si sono salvati... ma mia madre a quanto pare non c'è riuscita... “ Disse con un filo di voce fissando il soffitto lievemente distrutto sopra di lei.
__-
John restava ancora accigliato. Perché? Perchè la ragazza stava parlando a spezzoni ━ e soprattutto, parlava come se John ne potesse sapere qualcosa. Non sapeva assolutamente / nulla / ━ appena aveva messo piede nel campo aveva parlato e bisticciato solo con Kane e Bellamy ━ se non pure qualcuno degli adulti che l'aveva scortato lì. Adesso si rendeva conto di come loro, dell'Arca, stessero vivendo una dimensione diversa da quella che stava vivendo John. Loro avevano un'altra storia di sopravvissuti ━ così come John ne aveva tutt'altra. Erano due fili più o meno paralleli che, semmai si sarebbero incontrati, avrebbero avuto bisogno di più punti d'incontro, di maggiori dettagli. Di un pizzico di umanità, anche. Che John, però, aveva poco. « Adesso si spiega tutto, finalmente. » una volta giunte tutte le informazioni di cui aveva bisogno, lui aveva risposto così. Non poteva biasimare la ragazza, era ferita e probabilmente non aveva tutti i tasselli della storia dei cento. « Beh, buon per lui. Con tutte le vite che ha ucciso, era il minimo che potesse fare. » aveva commentato così, poiché per i più futili dei crimini, molte famiglie erano state rovinate per colpa di Jaha. Anche quella di Murphy. S'era voltato poi, verso la ragazza. L'era morta la madre, ed a quanto pare quella era stata la storia di molte delle persone giunte dall'Arca sulla terra. « Ecco perché hai detto quella frase. L'amore ci rende deboli, no? Mi dispiace, comunque. » lui invece avrebbe voluto che la madre fosse morta fin dal principio, ecco.
___
Sentendo quelle parole Xylia non poté fare a meno di sospirare. Odiava quello che era successo, quello che aveva portato così tanti ragazzi alla reclusione, quello che aveva portato lei stessa alla prigione: un semplice e dannato libro. Il cancelliere Jaha non aveva ucciso alcun membro della sua famiglia, però aveva condannato la sua vita quando era ancora una semplice bambina, costringendola a venire in cella per decisamente troppi anni. Dopo tutto quel tempo trascorso tra quelle quattro mura, si era totalmente convinta che sarebbe morta al compimento dei suoi diciotto anni, ma le fu data una secondo possibilità, a lei ed a tutti gli altri. “ John... “ Si fece sfuggire quel nome. Non lo conosceva, ma con quello che aveva fatto, con quello che aveva provocato tra i cento, il suo nome poteva benissimo considerasi conosciuto. “ Che fine hanno fatto gli altri cento? Purtroppo durante la battaglia... “ Si accarezzò ancora una volta la coscia a fatica. “ Ho perso i sensi... “ Disse cercando di sviare il discorso nato delle ultime parole del ragazzo. Le era morta la madre, certo... ma il suo cuore soffriva per un’altra grande ferita.
___
John Muɾphy John aveva volto il capo verso la ragazza appena ella aveva pronunciato il suo nome ; era sorpreso, certo ━ ma quella sorpresa svanì dopo che il ragazzo aveva compreso le mille ragioni per cui l'altra poteva conoscerlo. Da allora, da quell'esatto momento, si era reso conto che lei faceva molto probabilmente, parte dei cento. I suoi tratti erano molto comuni, solo l'acconciatura la distingueva. Eppure, John non era stato abbastanza fra loro ━ troppo impegnato ad essere torturato dai terrestri.
« Sono spariti. Catturati, forse dai terrestri. » chissà cosa pensava la ragazza, di lui. Di certo, pochissimi sapevano che John aveva cercato di resistere alle torture pur di non vendere i suoi "compagni" di viaggio. Non l'avesse mai fatto ━ era finito per essere odiato lo stesso. Ad ogni modo, non si lasciò sfuggire il movimento della ragazza verso la sua coscia. Forse era stata ferita in battaglia?
« Non so come, ma alcuni si sono salvati ━ nei boschi. Bellamy, Finn, Monroe e pochi altri. ( . . . ) Raven l'ho trovata nella navicella. » quelli ch'erano stati con lui nella strada verso il campo Jaha, erano infatti, pochissimi.
« Anche tu sei scappata in tempo? » Gestire ___________ Xylia Singh Xylia Singh “ Spariti? Ma io ho sentito l’esplosione... come è possibile? Dovrebbero essere tutti salvi! “
Rispose con tono leggermente sorpreso. Non aveva amici lì, ma la notizia la scosse particolarmente. Stava seriamente iniziando a pensare che la sua mente si stesse prendendo gioco di lei e se quello che credeva fosse successo, fosse solo una menzogna?
Fece un respiro profondo, cercando di riprendere il controllo dei propri pensieri.
“ Non ricordo molto... “
Aggiunse con un filo di voce decidendo di mettersi nuovamente a sedere per guardarlo con più facilità.
“ Ma ho combattuto lontano dalla navicella, ero da sola e come ho detto ho perso i sensi... e quando ho aperto gli occhi c’era la dottoressa Griffin ed altri uomini che mi stavano portando qui. “
Spiegò Xylia cercando di non pensare al dolore che stava provando in quell’istante, voleva camminare uscire da quel luogo, ma probabilmente al momento le era impossibile. Gestire ___________ John Muɾphy John Muɾphy « Appunto. Dovrebbero essere salvi, e si tratta di tutti quelli che erano rimasti / nella / navicella, se ci pensi. Quelli che sono rimasti fuori, Bellamy eccetera, sono scappati. Perché? Non si sa. »
Ma non aveva senso, allora perché Raven, rimasta nella navicella, non era stata catturata? Anche John non sapeva gran parte della storia.
Quando la ragazza si mise a sedere ━ John la guardò per un attimo: no, non ricordava di averla vista, per cui l'aggiunse alla lista delle facce nuove e ascoltò la sua versione dei fatti.
« Hai combattuto lontano dalla navicella, come Bellamy, Finn, Monroe e altri. E' normale che siate salvi. » aveva risposto, con una certa noncuranza. Il mistero, sicuramente, rimaneva quel che era capitato a coloro che più di tutti, stavano al sicuro.
« ( . . . ) Pensavo fossi una di quelli arrivati con l'Arca. Non mi ricordo di te, fra i cento. » aveva ammesso, sincero come sempre. Ed intanto, disinfettava le ferite, mostrando qualche volta, delle smorfie di dolore. 1 ___________ Xylia Singh Xylia Singh " Non so esattamente cosa fosse successo, non ho visto assolutamente nulla, ma se il piano di Raven è andato a buon fine... i terresti dovrebbero essere stati tutti carbonizzati. Quindi forse Bellamy si è allontanato per non rimanere colpito dall'esplosione... "
Disse la ragazza ripensando a quel momento, non che ricordasse granché, ma rammentava quello che aveva sentito da Bellamy insieme a quello che avevano in mente di fare.
" Sarò anche salva... ma sarei potuta morire... "
Commentò accarezzandosi ancora una volta la gambe sperando che magari le passasse il dolore il più velocemente possibile, si era distratta e tutto per colpa di quella dannata ragazza.
" Sono una dei cento quanto te, solo che a differenza tua sto da parte e non faccio tanto il gradasso. "
Aggiunse infine la ragazza. Non aveva assolutamente intenzione di provocarlo, aveva solo fatto una lieve considerazione, infondo da quello che aveva visto, erano due persone alquanto differenti.
" Solo una curiosità... che diavolo ti è successo? "
Domandò vedendolo particolarmente mal ridotto, molto di più di come l’aveva ricordato l’ultima volta, quando era stato torturato dei suoi stessi compagni, evento in cui Xylia si era, con tutta se stessa, rifiutata di partecipare. ____________ John Muɾphy John Muɾphy « Mh, si forse hai ragione. » ammise, inclinando la testa di lato con una certa superficialità. Quelli che s'erano allontanati lo avevano fatto per un motivo ━ ma era strano comunque, perché se v'erano altri terrestri nei paraggi, avrebbero preso loro, non quelli dentro la navicella. Domande su domande su domande. « Il piano di Raven ha funzionato, comunque. Non l'hai visto? » domandò con un sorriso: Raven era terribile, ma geniale come persona.
« La mia teoria è che un altro gruppo di terrestri li ha catturati appena gli altri sono usciti dalla navicella. » cambiò la pezza pregna di disinfettante sostituendola con un'altra.
« Scusami? Il gradasso? Io sono stato torturato per / tre / giorni cercando di non rivelare informazioni su di voi! Se vi avessi voluti morti, avrei parlato sin dal primo minuto! » era così stanco John, di essere incolpato per cose che non aveva fatto. Voleva proprio vedere come resisteva quella tizia dopo averle staccato tutte le unghie dei piedi e mani, e pestata fino alla sofferenza pura.
« Sono mal ridotto perché, appunto, prima della battaglia sono stato catturato dai terrestri. Voi non mi avevate più accolto nel campo. » 1 _____________ Xylia Singh Xylia Singh “ No... non sono riuscita a vedere assolutamente nulla... “
Scosse lentamente il capo stringendo maggiormente la presa su quella sorta di lettino.
“ John, forse mi sono espressa male... io non ce l’ho con te. Ho detto gradasso semplicemente perché tu ti sei fatto notare, hai provato ad ottenere il comando fra di noi e non puoi negarlo. Io sono stata in silenzio, completamente in disparte. “
Spiegò lentamente cercando di dare una motivazione sensata. Non aveva nulla contro di lui, anzi aveva cercato di opporsi a quello che le avevano fatto, ma senza alcun risultato, avrebbe di certo rischiato di fare la sua stessa fine, se non peggio. Era da sempre stata una ragazza magra, se non magrissima. Agile quasi in tutto, ma la sua resistenza a volte era quasi inesistente.
“ In ogni caso... potresti aver ragione. Anche se la vedo assurda come teoria... “
Rispose massaggiandosi lentamente i gomiti e successivamente alzò lo sguardo nella sua direzione.
“ ... perché ti sei fatto torturare per noi? Ti abbiamo fatto del male... hai per caso capito di aver sbagliato? “
Domandò cercando di comprendere al meglio. Aveva fatto delle scelte stupide, come anche lei, come chiunque all’interno di quella dannata navicella. Era umano, sbagliano tutti, tutti quanti. 1 ____________ John Muɾphy John Muɾphy « Ma come non sei riuscita a vedere nulla? / Quanto / eri lontana dalla navicella? Devo presumere parecchio lontana, visto che non sei stata abbrustolita come gli altri. »
Tuttavia, quando la giovane aveva tentato di spiegarsi meglio, John aveva annuito. Anche se, "gradasso" rimaneva ancora una parola che non gradiva.
« Vero, ho fatto tutto ciò. Ad ogni modo forse era meglio se me ne stavo al mio posto, eravate proprio ingrati. » aveva schioccato con la lingua, con un'espressione di disappunto. « Beh ━ se vuoi un consiglio: fatti notare. Soprattutto ora che sei una sopravvissuta. » e per John, il pensiero dei sopravvissuti valeva molto più di qualcuno che aveva condotto la propria vita in maniera tranquilla. I Terrestri, che ormai s'erano adattati, per lui non erano sopravvissuti ━ ma semplici autoctoni.
« Mh, tu hai qualche ipotesi? Ci sono solo terrestri qui. O almeno così sembra. » nessuno di loro sapeva infatti, di Mount Weather. Neanche John.
« Uff. » grugnì. non voleva fare il sentimentale, ma doveva darle una risposta se voleva essere compreso. « L'accampamento che avevamo costruito cominciava a sapere di . . . / casa /. Eravamo tutti coetanei, con un nemico in comune e soprattutto...eravamo tutti nella stessa barca. Tanto valeva quel poco di comfort che avevamo creato. E comunque tutti avevano già sbagliato esiliandomi e impiccandomi. Io mi sono solo adattato a degli stronzi. » 1 ____________ Xylia Singh Xylia Singh “ Ero veramente lontana dagli altri, avevamo fatto una sorta di tunnel, alcun portavano anche in luoghi abbastanza lontani dal centro dell’accampamento. Sarebbe stato seriamente un problema se i terrestri avessero scoperto l’esistenza di quei passaggi o anche se non fossero stati difesi a dovere… “
Spiegò la situazione. Lei non voleva fare del male a nessuno, ma in quel preciso momento l’unica cosa che le interessava era l’amica scomparsa, doveva assolutamente ritrovarla. Ascoltò con attenzione le parole del ragazzo e successivamente non poté fare a meno di sospirare. Le dispiaceva davvero molto per quello che gli avevano fatto, lei non c’entrava, ma non poteva agire in suo favore… infondo anche lui aveva fatto cose sbagliate, alquanto…
“ Grazie del consiglio, ma dubito che lo farò… non mi piace stare al centro dell’attenzione. In ogni caso no, non ho proprio idea di dove siano finiti gli altri, ma ho la strana sensazione che presto lo scopriremo… “
Spiegò nuovamente e poco dopo si posò una mano sul volto, le si stavano chiudendo gli occhi, forse si era sforzata troppo e il suo corpo faticava a sopportare tutto questo.
“ Adesso che sono presenti anche gli altri abitanti dell’arca… non ho la minima idea di come andrà a finire tutto questo… “
Rispose con un filo di voce e successivamente fu costretta a stendersi a causa di un giramento di testa improvviso. Era debole ed iniziò a sbattere le palpebre velocemente cercando di tenerle aperte il più possibile.
“ Scusa John… ma sto sentendo il forte bisogno di riposare… “
Riuscì a sussurrare poco prima di chiudere gli occhi. Si era stranamente fidata di lui, sperava solo di non pentirsene.
___
Annuiva, fissando il vuoto, mentre l'ondata di informazioni lo travolgeva come avevano fatto gli eventi ; d'altronde, lui ne aveva fatto una questione di abitudine. « Sì, infatti è stato meglio tenerli nascosti, quei passaggi. » le parole di Xylia erano soltanto quelle di un'altra sopravvissuta nelle orecchie di John, solo che stavolta egli non vedeva davvero l'ora di ascoltare le versioni degli altri. « Dormi pure. Io me ne devo andare da qui. » "prima che mi rinchiudino" voleva concludere, ma non lo disse per non suscitare ulteriori sospetti ━ ed intanto stava osservando l'infermeria fatta a baracca per notare vie d'uscita o armi da celare. La luce che penetrava attraverso un panello chiuso, l'odore metallico del proprio sangue, una guardia dal viso scorbutico fuori dalla porta. Forse l'idea di evadere era fuori questione. « Neanche io ho la minima idea di come andrà a finire tutto questo. » stavolta sussurrava, rivolgendo le parole più a sé stesso che a una Xylia in procinto di dormire.
___
FINE
RIASSUNTO: Da una frase casuale di Xylia, scaturisce una seria conversazione tra i due ex-delinquenti: John, prima della battaglia al campo dei 100, è stato rapito e torturato dai terrestri, quindi sa ben poco dell'arrivo del resto dell'Arca. Xylia sembra sapere qualcosa in più, infatti gli spiega perché il campo si chiami così e che fine abbia fatto Jaha ; John inoltre comprende che lei è, come lui, una dei sopravvissuti alla battaglia fuori dalla navicella, e che è stata 'miracolata' rispetto a chi è stato abbrustolito. John le spiega invece chi è sopravvissuto e come, portandoli entrambi a fare teorie sulla fine che abbiano potuto fare il resto dei ragazzi scomparsi. Credono che siano stati catturati dai terrestri, quando la verità è che sono nelle mani di Mount Weather.
0 notes
Text
John Muɾphy
ha condiviso un
link
.
14 settembre alle ore 21:51
▿▿▿ John Murphy & Adɾienne Taɾèn Gɾant 14.O9.2O18 ↳ roleplay meme “ Non ho paura. ” ↳ territorio costiero compreso fra la casa di Becca / ALIE & la stazione petrolifera ;
John non s'era allontanato più di tanto dall'imponente casa dove ora risiedeva ALIE ; Jaha era lì ━ e Murphy lo avrebbe benissimo lasciato in quel posto, per quanto valeva. E per lui, valeva pochissimo: Thelonious lo aveva abbandonato in un bunker con nient'altri che sé stesso ━ mentre l'ex-cancelliere faceva i comodi dell'intelligenza artificiale. Il Delinquente aveva avuto poi modo di esprimersi in maniera colorita riguardo la situazione, ma non bastava: la casa gli era servita per lavarsi ( grazie al cielo v'erano / delle docce! / ) e per radersi ━ il che lo aveva fatto vacillare davanti ad uno specchio, non riconoscendosi più ━ tuttavia, non riusciva più a rimanere lì dentro. Le fandonie che / purtroppo / udiva da parte di ALIE e Jaha erano micidiali, per cui aveva contato nell'allontanarsi, almeno per qualche ora. ( . . . ) « Non hai paura di questa?! Oh ━ beh, dovresti averne. » la terrestre che aveva proferito quelle parole, appena John le aveva puntato istintivamente la revolver contro, pareva essere sola ━ eppure Murphy non cessava di guardarsi attorno. Era quasi ironico il modo in cui si aggrappava a quella pistola ━ la stessa con cui, nemmeno un giorno prima, voleva togliersi la vita. Lui, per esempio, di quell'arma aveva paura eccome. « Sei da sola? Il motivo per cui sei qui? » gli alberi parevano ancora spogli di intrusi ━ anche alla sua sinistra, dove finiva la vegetazione e si intravedeva il mare.
____________
Una mano era posizionata sull'elsa della propria spada mentre l'altra si era alzata, quasi a voler mostrare le sue vere intenzioni. Non si trovava lì, per far del male a quella persona, non ne aveva alcun motivo o bisogno. Si era unita a Luna, proprio per quel motivo. Voleva vivere senza dover per forza combattere o far del male alle persone.
« Sì, sono da sola. Sono Tarèn e sono una terrestre, ma non amo particolarmente combattere, quindi puoi abbassare quell'arma, anche perchè non potrei rispondere al tuo attacco. — In ogni caso . . . no, non ho paura della tua arma. Solamente un vigliacco sparerebbe ad una persona disarmata. Ho ancora un po' di fiducia nelle persone, non farmi cambiare idea. »
La mano, che prima si era posata sull'elsa si sposta e si sistema lungo il fianco, così da mostrare ancora una volta al ragazzo le sue intenzioni.
« Tu? Sei da solo o mi devo aspettare qualche sorpresa? »
___
Quando la terrestre gli disse ch'era da sola ━ a John sembrava gli stesse dicendo la verità. Eppure, il corpo del ragazzo rimaneva ancora in allerta: si poteva dire che era stato ingannato più volte e non voleva ricadere nuovamente nel tranello ━ le cattive abitudini, insomma. La tizia pareva non avere intenzioni ostili, e forse questo gli avrebbe fatto comodo ━ per cui Murphy aveva abbassato la pistola, mentre un sorriso sghembo iniziava a stamparsi sulle labbra. Stranamente, la terrestre non era bellicosa ed aveva pure del sale in zucca. « Sì, sono / decisamente / da solo. » il suo tono di voce faceva intendere quel concetto come un evento molto positivo, un'accidentalità fortuita. « Se non lo fossi, vorrei spararmi proprio adesso. Proprio con questa. » così dicendo, agitò la revolver ormai abbassata al livello della coscia, la canna argentea che puntava il terreno. Ovviamente, quelle parole si riferivano a nient'altri che Thelonious e la sua amica immaginaria ━ accostati da, indubbiamente, il loro percorso mistico verso la Città di Luce.
___
Capisce il /comportamento/ del ragazzo. Lei non era una skaikru, quindi capiva il suo "non fidarsi" di lei. Al suo posto forse avrebbe fatto lo stesso, quindi non dice nulla e resta nella stessa posizione, non volendo allarmare o far scattare il giovane. Il gesto del ragazzo però , la sorprende e un piccolo sorriso si forma sulle labbra, quando lo vede abbassare la pistola. « Ottimo. » Risponde, anche se non capisce bene cosa vuole dire. « Non faccio parte dei Trikru, ma sto in un posto sicuro con mia figlia, quindi non capisco bene cosa stai dicendo, anche se ammetto di aver sentito qualcosa. --- Comunque, sei davvero da solo? Cioè sì, ma perchè? Perchè non sei con gli altri Skaikru? » Probabilmente la risposta era semplice, dopotutto anche lei non stava con gli altri terrestri, ma aveva preferito seguire Luna e il suo popolo, gente calma che evitava le battaglie inutili e le guerre, che non facevano altro che ammazzare inutilmente le persone. Perchè non potevano tutti vivere sulla Terra in modo normale, senza problemi?
___
L'ombra di una risata faceva inevitabilmente la sua comparsa ━ esattamente dopo aver appreso che la terrestre non era una Trikru ( ossia la stessa tribù che l'aveva torturato & causato danni ai cento appena giunti sul suolo terrestre, insomma ), che aveva una figlia ( e quindi era ancora più probabile che non l'avrebbe uccisa in nessun caso ) e soprattutto, dopo la domanda "Perchè non sei con gli altri Skaikru?". John come poteva riassumere il tutto? « Sarei molto curioso di sapere cosa hai sentito. » non riusciva ad immaginare come dei terrestri, vivendo in maniera parecchio rudimentale, potessero anche solo parlare di tecnologia od addirittura, di ALIE stessa. Ma di nuovo, dubitava altamente conoscessero i dettagli, per cui la domanda era suonata parecchio sghemba. « E' una storia troppo lunga, comunque. Diciamo che continuo a fare scelte sbagliate ━━ tipo seguire un pazzo nel deserto, lo stesso che mi ha portato a sfiorare la morte di così poco, per cercare una diamine di città che non esiste. »
___
Abbassa lentamente le mani, così da lasciarle scivolare lungo ai fianchi. Aveva deciso di abbassare la guardia, forse si sbagliava e stava per cacciarsi in guai molto grossi, ma aveva un buon presentimento. « Ho sentito delle persone parlare di questa città, quando ancora viaggiavo assieme a mio marito, poi lui . . . è morto e io ho cercato un posto sicuro con mia figlia. » Passa una mano fra i capelli e tenta di concentrarsi sulle parole sentite diverso tempo prima. « Ricordo, che era legata ad una cosa . . . la . . . tecno qualcosa. Tecnolo . . . gia? Può essere? Sono pur sempre una terreste, non sono molto informata. Però sono brava ad ascoltare, quindi se ne vuoi parlare . . . è il vantaggio di essere la madre di una bambina chiacchierona. Però, non ti dirò mai dove si trova il posto in cui sto. Mi dispiace, ma non posso rischiare così tanto. »
___
A John non sfuggì il movimento rilassato delle mani della terrestre, che avevano deciso di scivolare ancora più giù, abbandonando una posizione di allerta. John non lo avrebbe mai fatto, questo era certo, eppure vedere quella piccolezza lo tranquillizzò un poco. Si vedeva che la giovane non era barbarica come molti altri terrestri. « Mi spiace per tuo marito. » il tono di voce era visibilmente piatto, però gli sembrò la cosa più giusta da dire ━ prima di chiedere informazioni che servivano solo a lui. Inevitabilmente, a John era sfuggito un lieve sorriso, poiché tutte le nozioni che quella donna gli stava dando, la rendevano / così / umana. Era una cosa che John aveva avuto modo di vedere pochissimo sulla terra. « Non mi interessa sapere il posto in cui stai. Comunque sì ━━ hai fatto bingo. . . la tecnologia. Un po' diversa da come la potresti mai immaginare, a quanto pare la città di Luce di cui anche tu hai sentito nominare ━ è tutta qua dentro. » aveva detto con tono velenoso, puntando con l'indice la propria testa. « Un abbaglio, praticamente. »
__
« Anche a me, ma non potevo nulla contro quel gruppo di mietitori. Sono comunque riuscita a salvare mia figlia. » Era vero, ma era anche vero, che continuava a soffrire per suo marito, anche se non lo dava mai a vedere. Di solito succedeva la notte, quando Faye dormiva e lei aveva tutto il tempo del mondo per pensarci e per incolparsi per la morte del marito. « Non conosco molto questa tecnologia in realtà, ma ho sentito questa città, sì. ━━ Dentro . . . la testa? E come funziona? » Sono cose /nuove/ per lei, ma viveva su quella Terra e in un certo senso erano cose che riguardavano anche lei . . . o meglio riguardavano Luna. E lei era il suo braccio destro, quindi doveva stare attenta ed informarsi di queste cose, per poi riferirle tutto nei minimi dettagli.
___
« Una fortuna aver fatto fuori i mietitori, eh? » la domanda era retorica, ma John ricordava tutto ━ della battaglia, degli sforzi fatti per arrivare ad un compromesso con Mount Weather, dei mietitori. A quanto pareva, erano stati più un problema per i terrestri che per gli Skaikru. « Mangi un chip ━ e succede la magia. E' un'illusione, non è una città reale. A quanto ho sentito e visto, non c'è dolore nella città di Luce. Un mare di cazzate. » per quanto potesse essere vero, per quanto stesse rischiando di fare pubblicità a questa cosa abominevole ━ senza dolore nessuno sarebbe cambiato, maturato, nulla. Lui stesso non sarebbe stato quello che era. « Ma se non si presentano Jaha e la sua amichetta ALIE alle vostre porte facendo da sponsor, potete stare tranquilli. Non è una cosa imposta, grazie a dio. »
___
Inizia a camminare in modo distratto e lento, tentendo comunque d'occhio il ragazzo e continuando ad ascoltare il suo discorso, sempre più strano per i suoi gusti. « E' una cosa da pazzi. Il dolore serve a renderci più forti . . . » Però ammette, che le piacerebbe non provare più dolore per la perdita del marito. Difatti, si ferma per un istante, persa fra i suoi pensieri, ma poi si riprende e ricompone, scuotendo la testa. « E' sbagliato, ma temo di non poter fare nulla, se non proteggere la mia gente e il mio . . . leader. » Aggiunge, senza fare nomi, non voleva dire il nome di Luna, non era comunque affar suo. Una volta terminata la frase, poggia la schiena contro il tronco di quell'albero, continuando a guardare il ragazzo.
___
« Esatto. » forse era la prima volta che sorrideva così spontaneamente ad una terrestre ━ ma ciò che lei aveva detto non solo aveva significato per John, era anche la verità. Il dolore lo aveva resto più forte, figuriamoci se rendeva forti anche i terrestri, che osavano farsi del male per un sacco di occasioni, a partire dai rituali e dai duelli. « Io ti ho detto semplicemente quello che sta succedendo. Se Jaha e Alie si presentano alle vostre porte, sapete cosa / non / fare. » aveva ammesso, scrollando le spalle. Non erano comunque fatti suoi, se quelle persone decidevano stranamente di optare per il chip. « Ma se vuoi un consiglio, non prendere quello schifo. Sta rendendo le persone più disumane di quanto non dovrebbe ━ rendendo ridicolo lo scopo di quel chip. ( . . . ) Cavolo, quella stronza ha pure distrutto il mondo. » l'ultima frase l'aveva detta a voce più flebile, mentre anch'egli sceglieva di poggiarsi su un tronco.
___
« E ti ringrazio per avermi aggiornata. E' stato molto carino da parte tua. Sono una terrestre e hai voluto comunque aiutarmi . . . dovrebbero essere tutti come te. Dico davvero . . . » Sorride in modo lieve, posando per un istante il suo pensiero sulla figlia. Lei di certo non doveva prendere quella cosa, era suo compito proteggerla e l'avrebbe fatto al costo della propria vita. « Non ho intenzione di prendere nulla e comunque è una mia scelta vero? Non obbligano le persone a prenderla, giusto? Questa . . . strana pastiglia intendo. »
___
« Sisi . . . cosa non si fa pure di non rimettere il mondo nelle mani di ALIE. » aveva detto in maniera sarcastica e sorriso lievemente, ma solo per pura cortesia. Non lo aveva detto per essere bravo e prezioso. Aveva il terrore di una seconda apocalisse, in verità. Ancora peggio se essa doveva consistere nella sparizione di ogni emozione negativa - che, seppur spiacevole, era sempre umana. « Sì, è pur sempre una tua scelta . . . fino ad un certo punto, credo? Non obbligano, però ALIE è incredibilmente maligna fino al midollo di plastica che si ritrova. Ed anche intelligente. Se non riuscirà con le buone, fidatevi che troverà un modo stronzo per raggirarvi. E' la stessa intelligenza artificiale che ha distrutto il mondo. »
___
Si morde nuovamente la guancia, quando sente le parole del giovane e si ferma un istante a fissare il vuoto davanti a sè. Quella cosa non le piaceva, non le piaceva per nulla e doveva impegnarsi per proteggere la figlia, Luna e le altre persone che vivevano assieme a lei su quella stazione petrolifera. « Quel / con le cattive/ non mi piace per nulla. Forse devo tornare dal mio popolo e avvisarli di questo possibile problema o meglio . . . pericolo. » Passa una mano dietro alla propria nuca e lascia uscire un sospiro dalle labbra. « Non ho trovato quel posto sicuro, per vederlo morire davanti ai miei occhi, per colpa di una persona così cattiva. »
___
« Ovvio. Fa' pure. Io direi pericolo, comunque. » aveva fatto spallucce, cercando di rendere la cosa meno pesante. Ci credeva che l'amico di Becca s'era suicidato nello stesso bunker dov'era stato perché il mondo stava finendo a causa della loro creatura. « Avvisali e non fateli entrare. Anche se scommetto questa pistola che si dirigeranno a Polis. Ti preoccupa? » Aveva chiesto, siccome la giovane pareva più turbata e preoccupata per il suo clan. « Beata te che hai trovato un posto sicuro, comunque. » lui invece, stentava a trovarlo, ancora nomade in quella terra.
___
« Posso chiedere, se posso far entrare anche te, ma come ti ho detto noi non combattiamo. Devo parlarne con il mio /superiore/. Non decido io. » Risponde, scostando una ciocca di capelli dal viso, poi sorride e annuisce, decidendo di mostrare quel suo lato /debole/. « Sì, sono preoccupata. Soprattutto per mia figlia. Temo di dover tornare dal mio popolo, ma l'offerta è valida. Però prima devo chiedere, non posso farti entrare di mia volontà. » Aggiunge con tono lievemente dispiaciuto. Ci teneva a portarlo con se, ma doveva essere sicura delle intenzioni del giovane ragazzo, non poteva rischiare.
__-
Il sorriso amaro sembrava farsi spazio fra le sue labbra, all'udire l'invito della terrestre. Non tutti erano accoglienti come lei ━ anzi, arrivavano ad essere così territoriali da far male. « Forse è meglio di no. Non so quanto io possa essere adatto alle comunità, ma apprezzo. » ed era vero, fin'ora non aveva fatto molto né sull'Arca, nè all'accampamento dei cento e né al campo Jaha. « Ne terrò conto, comunque. In bocca al lupo, per te e . . . tua figlia, immagino. » faceva spallucce, mentre si arrendeva all'idea di essere segregato in una comunità di nuovo. Doveva ancora figurare cos'era meglio per lui, esplorare la strada della solitudine magari. Dell'essere nomadi, forse con qualcuno al proprio fianco. Tuttavia, se ne sarebbe ricordato ; ora sapeva a chi chiedere o dove andare in caso cambiasse idea. Dopotutto, poteva ritrovare la terrestre nell'area del faro. « Ci si vede in giro. » detto ciò, volgeva il proprio corpo verso il faro ━ per poi iniziare ad incamminarsi, da solo, come sempre.
___
RIASSUNTO: John si è allontanato dall'edificio di ALIE per distaccarsi un po', ancora scosso dopo essere stato rinchiuso nel bunker per giorni. Nel bosco, incontra Adrienne e nonostante siano entrambi armati e nemici, decidono di non attaccarsi e scambiarsi informazioni. John, soprattutto, la avvisa della minaccia che rapprensenta ALIE e che quest'ultima potrebbe giungere al loro villaggio per lavargli il cervello. Adrienne dice pure a John che è disposta a chiedere soggiorno per lui in caso lui rinunci alla vita da nomade.
0 notes
Text
▿▿▿ John Murphy & Daniel Luke Marshall 24.O9.2O18 ↳ 𝑓𝑙𝑎𝑠𝘩𝑏𝑎𝑐𝑘, seconda stagione. ↳ Campo Jaha ; roleplay meme “ Credi che per te le regole siano diverse? ” Più John passava il tempo lì — più ricordava di come non fosse adatto alle comunità. L'Arca era stata casa sua fino ad un certo punto, l'accampamento degli altri 99 delinquenti scesi sulla Terra assieme a lui ( più Bellamy ) era un costante ricordo di ingiustizie subite e traditori — il Campo Jaha infine, aveva costituito problemi di recente, un vero peccato poiché aveva creduto di aver trovato un posto decente. La disputa fra lui ed un terreste ( che l'aveva per giunta provocato ) gli era costata una punizione —— quel ch'era certo, era che John Murphy se ne sarebbe stato per i fatti suoi con la faccenda dei terrestri arrivati da poco, se non fosse stato stuzzicato dispettosamente. Con tutte le buone intenzioni, lui sapeva bene che erano giunti lì per addestrarsi "in pace" con il popolo del cielo al fine di sconfiggere Mount Weather — eppure, John sapeva anche che non erano dei santi. A rissa conclusa ( difatti, con la sua erano scaturite altre diatribe nella stanza, fra altri presenti ) Daniel Marshall gli aveva rivolto quelle parole — ed il giovane dai capelli corvini non aveva esitato a controbattere prontamente. « Oh no, non lo credo affatto. » a Murphy non piacevano le regole, questo era risaputo. Però le rispettava ugualmente, quando si parlava della sua sopravvivenza. « Credo siano un optional, infatti. » e sorridendo in maniera strafottente, faceva intendere che non si era pentito di quel che aveva iniziato pochi attimi prima.
0 notes
Text
▿▿▿ John Murphy & Raven Reyes 15.O9.2O18 ↳ 𝑓𝑙𝑎𝑠𝘩𝑏𝑎𝑐𝑘, seconda stagione. ↳ Campo Jaha ; roleplay meme “ Avrei dovuto ucciderti quando avevo l’occasione. ” John si fermò, solo per restituirle un'occhiata glaciale. Se non fosse per il fatto che era stato punito per aver iniziato una rissa con un terrestre ( da aggiungere ch'era stato pure provocato ) e stesse pulendo il pavimento al posto dei lavori forzati ( ciò, incredibilmente per lui, grazie all'aiuto di Jaha ) ━ John Murphy non si troverebbe neanche lì, in quella stanza piena di cianfrusaglie da ingegneri. Anzi, starebbe il più lontano possibile da Raven ━ in quanto lei stessa non aveva esitato a volerlo consegnare ai terresti al posto di Finn, qualche giorno prima: la fortuna aveva voluto stare dalla parte di John, con Finn stesso, Bellamy e Clarke a difenderlo. Persone da cui non si sarebbe / mai / aspettato di essere difeso ━ mentre l'unico individuo con cui si era confidato ed aperto sembrava più che disposto a venderlo. Come se la loro conversazione privata, il suo aiutarla mentre era ferita ed a sua volta, lei che lo difendeva dicendo ad Abby che poteva essere stata sparata da / chiunque / ━ fossero stati tutti inutili. Occasioni di redenzione da parte del ragazzo buttati come se fossero stati rifiuti ━ l'attimo stesso che lei aveva rivelato di volerlo consegnare. L'amarezza ed il rancore erano già parte di John da molto tempo ━ eppure non così tanto come quando veniva tradito in quel modo. « Stessa cosa. » aveva risposto velenosamente, non riuscendo neanche più a provare dispiacere guardando la gamba di Raven, danneggiata da egli stesso, e la protesi che la circondava.
Osserva Murphy con attenzione quando pronuncia quelle parole, velenose è vero ma non del tutto vere. Tutto ciò che sta accadendo è dettato dalla rabbia dell’aver perso una gamba, una ferita non solo fisica ma anche psico-emotiva e quelle difficilmente guariscono in fretta. L’espressione di Raven è ancora segnata dal dolore alla gamba, dolore che le ricorderà sempre che la convinzione secondo cui è meglio fidarsi della gente è sbagliato. La gente pur di sopravvivere farebbe di tutto e questo lei lo ha capito da quando è giunta sulla terra, da quando ha conosciuto Murphy. “Non nutrivo dubbi a riguardo, Murphy, so che lo avresti fatto. Pur di sopravvivere ci uccideresti tutti.” Erano parole dure e fredde nonostante il senso di dolore che prova dentro ma deve nasconderlo, sopprimerlo, non è questo quello che la farà sopravvivere, ne è certa. “Saremmo anche potuti andare d’accordo ma hai scelto di spararmi e se ti dicessero di scegliere lo rifaresti, chiamiamo entrambi i casi sopravvivenza. Le persone come te trovano sempre il modo di sopravvivere.
_____
« Metti a freno la lingua, uccellino [ ndr. 'Raven', corvo = volatile ], speravo avessimo scambiato due paroline piene d'empatia nella navicella. » e come dimenticarselo. Murphy le aveva rivelato tutto quel ch'era accaduto alla sua famiglia, tutte quelle cose brutte ━ fino alla morte dei propri genitori. Si era aperto, confidato con Raven come non aveva fatto con nessuno. E lei l'aveva risparmiato nonostante il danno alla gamba. « Però poi mi volevi consegnare ai terrestri al posto di Finn. » era abituato alle parole dure di qualcuno, eppure non nascondeva che gli dispiaceva che Raven avesse cambiato così idea su di lui. « Non credo che lo rifarei. » silenzio tombale. L'aveva ammesso, nonostante il tono freddo. « Anche le persone come te, tradendo ogni decisione presa da Clarke e consegnandomi subito ai terrestri. E' stato davvero poco carino. »
0 notes
Text
▿▿▿ John Murphy & Ontari Ekdıkıtıkós 15.O9.2O18 ↳ roleplay meme “ Non ho bisogno di un babysitter. ” ↳ Polis ;
“ Sicuramente sì, visto come ti comporti ” ma John si astenne nel dirlo ━ non conoscendo quanto permalosa potesse essere quella donna. Vedere un volto diverso da quello di Titus, che l'aveva torturato al fine di ricavare informazioni su quel chip, era un sollievo fino ad un certo punto. La donna doveva essersi rivolta per forza a Titus con quelle parole ━ poiché John non poteva fare un granché in quel momento, legato come un cane. « Ne sei proprio sicura? » probabilmente quella domanda gli era scaturita dalla bocca nel modo più spontaneo possibile ━ ma era così che John Murphy sdrammatizzava anche la più terribile delle sue situazioni.
0 notes