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Greetings from the sisters in Asbury Park New Jersey (and now back in Milan)
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Ferrara.
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Blood Brothers against the wind...
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Tavor svanito e riemergono i ricordi.
Veniamo al vero motivo per cui siamo qui. Il concerto, che per set list doveva essere identico a quello di Ferrara e in effetti, salvo qualche sorpresa, è stato molto simile. Sulla carta appunto. Ma chi vende organi vitali per seguire il proprio vate sa perfettamente che anche a parità di scaletta un concerto non è uguale all'altro.
Bruce fa il suo show ma non manca mai l'interazione col pubblico, sa chi ha di fronte e sa come fare sua quella moltitudine compatta che soprattutto al nord alita di birra.
La band si comporta più o meno come a Ferrara, con Max Weimberg che fa mentalmente il segno della croce alla fine del concerto, come dire anche questa l'ho scampata.
Steve defilato, molto più sobrio da quando è magro. Presente ma in disparte, non è più il co-protagonista del tour The River ma è e rimane il nostro blood brother, ultimo nella presentazione della E Street band e primo per volume di applausi.
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Gary W Tallent deve rimanere là dietro per sempre, lui e i suoi 20 kg di peso, lui e i suoi immancabili occhiali scuri, lui e la certezza che la prima E Street esiste ancora, lui dietro ma sempre avanti.
Nils Lofgren potrebbe rinunciare alla voce su Darlington County, quanta fatica, e suonare di più. Per me il suo tocco morbido e flat rimane il numero uno delle tre chitarre, e non dimenticherò mai l'assolo di Because the Night a Basilea nell'88 in un botta e risposta straordinario con la Fender di Bruce.
E veniamo al figliol prodigo di stocazzo. Jake Clamons deve stare calmo, prendersi la scena alla fine del concerto quando gli altri della band escono composti è urticante. È migliorato ma rimane un personaggio inafferrabile, non si è ancora capito se vuole essere la parodia dello zio o un se stesso senza vita propria... sì, insomma, troppa enfasi per il ragazzotto.
Tutti gli altri ok, cori compresi, ma con l'acustica avversa del Parken stadium s'è capito poco. Purtroppo tante finezze si sono perse nel rimbombo generale, soprattutto nei Kitty's Back e Nightshift.
Nulla a che vedere con Ferrara, dove l'acustica a due passi dal palco era perfetta e davanti a noi c'era un'orchestra, non una rock band.
Distratta dall'appiccicume dei vicini molesti mi sono goduta poco le due nuove in lista, My Hometown e The River.
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Backstreets urlata con tutta la forza che ancora mi rimane per sopravvivere all'ultima strofa, senza più voce né fiato mordo parola per parola, guardo il cielo (che non c'è cazzo, lo stadio è coperto) cerco il palco, cerco appigli, scuoto la testa e getto lo sguardo a terra mentre al mio grido fa eco quello di Bruce che ancora una volta non ci salva e, anzi, ci affossa nelle backstreets per sempre.
Mi limo le unghie durante Mary's place e Wrecking Ball, domandandomi ossessivamente perché?, e in un attimo Badlands conferma il suo potere esplosivo anche qui nella terra dei vichinghi.
La chicca del concerto? Thunder road, sì la cantano tutti, sappiamo come funziona, come cresce, come avvolge, sappiamo che impugnerà la chitarra dopo Well I got this guitar and I learned how to make it talk... e invece parte Steve, 5 secondi di stupore! Il tempo di guardarsi con Teo e scoppiare a ridere. I fratelli di sangue fanno anche questo, si scambiano lo spazzolino.
La band si ritira. Finisce tutto. I'll see you in my dreams è dramma, ma qui non arriva come è arrivata a Ferrara. E forse la più grossa differenza tra questi due concerti è questa. In Italia ho visto un uomo molto più cupo, riflessivo, intimo, che ha parlato di vita e di morte dalla prima all'ultima nota. Che ci ha voluto parlare. Ci ha detto e ripetuto come un mantra che la morte non è la fine, ha aggravato le parole it's not the end, è entrato nelle vite di 80mila persone, ognuna con la propria storia e i propri fantasmi, ha strappato lacrime anche a chi lo vedeva per la prima volta, ha sconvolto i più critici, è passato dalla festa al funerale in pochi secondi e nessuno è pronto per questo! Ci ha sussurrato in un prato smisurato dove non volava una mosca. Il silenzio era spettrale, e le sue parole, aiutate per la prima volta da sottotitoli, entravano come una flebo a rilascio lento. Non c'era scampo a quella bomba di empatia. La connessione era totale anche se eravamo in un campo di fango e merda. Quando è indietreggiato e si sono riaccese le luci siamo rimasti immobili, con gli occhi ancora carichi di lacrime e terrore. Poi pian piano abbiamo trovato il coraggio di cercarci, tutti i nostri sguardi raccontavano la stessa emozione. Nessuno riusciva a parlare. Solo occhi che si cercavano e infine un abbraccio incredulo. Nessuno di noi si aspettava tanto
Ecco, questo è stato Ferrara.
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A Copenaghen, ho visto un Bruce molto sciolto, più allegro, divertito, con sipari di introspezione ma quella connessione e quell'intimità non c'è stata. Almeno non per me e non dove eravamo noi, a metà prato.
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Stamattina si torna all'aeroporto per la seconda volta e speriamo sia quella buona...voto per la metro, ma Elena ama gli autobus, come dire che le piacciono i ragni pelosi, e quindi autobus sia. Quando ferma chiediamo se si può pagare con carta. " No just cash"...e poi "Are u going to the airport? Ok come on up anyway".
Quindi saremmo a Napoli...con l'unica eccezione che il bus è effettivamente passato...ma la tipa? Cittadinanza onoraria subito!
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E poi le nostre nuove fanfriends, Giusy e Inga (dalla Finlandia), che girano l'Europa dietro a Bruce come due adolescenti...in prima fila al concerto dopo trafila per il bracciale PIT, dopo una notte in aeroporto e stamattina pronte per il concerto di Monza. 5 date in questo tour. Per fortuna c'è qualcuno più fuori di noi...Avremmo dovuto dirci goodbye ieri, ma la cancellazione del volo ha allungato la nostra strada insieme, na vera forza della natura!!!
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Causa bomba d'acqua a Malpensa ci cancellano il volo dopo 2 ore di attesa sull'aereo. Durante le quali la young sister imbottita di benzodiazepine non recepisce alcun messaggio. La trasportiamo in semincoscienza su e giù per l'aeroporto e poi in Hotel alle 2.45...credo abbia realizzato di non essere a Milano quando è suonata la sveglia stamattina. La prossima volta me la fanno imbarcare come bagaglio in stiva.
Ora però in modalità imprenditrice efficente.
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Concert memories
Oggi festeggiamo i 35 anni on the Road con Bruce. Sul palco degli adolescenti che (beati loro) ancora si divertono a lavorare...ma proprio si divertono, dev'essere na malattia. E quindi anche noi ci adolescentizziamo. Poi la mazzata e il nostro si fa serio e ci ammonisce con un paio di pillole di saggezza dolci-amare. Il senso della morte... sì proprio così che manco a un meeting su Schopenhauer. La morte di un amico di infanzia che allarga la visione della vita e ti esorta a vivere con tutta l'anima ogni attimo di questa vita here and now, sentimento accompagnato dalla percezione del last man standing, ultimo rimasto della prima band di adolescenti. E mentre sto per suicidarmi ecco un tributo alla sorella, simbolo "dell'uomo comune", quello cui la vita con le sue sorprese ha costretto a rinunciare ai sogni di gioventù. Che però saranno sempre dentro di lui, dentro il cuore. But after all this time we find we're just like all the rest, stranded in the park and forced to confess to...Hiding on the backstreets. Insomma cerca di vivere i tuoi sogni, se non ce la fai conservali nel cuore e non perdere tempo a guardare indietro. Don't waste your time waiting.
Vabbè tanto i vichinghi erano talmente 'mbriachi che tutto passava sotto fiumi di birra e shottini di alcool...
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Arrieccoce, da 35 anni. Prima e dopo.
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Popolo springsteeniano danese prima della sbornia colossale.
Davanti a noi due ragazzini e uno “zio” protettore hanno iniziato bene e finito malissimo. Litri di birra, qui si usano i cartoni da sei bicchierozzi, e shot di superalcolici venduti in pipette di plastica, hanno tirato fuori il peggio di loro. Il vecchio ha passato il concerto a guardare me e a prendermi la mano. Io smutandata ma lui gay, tutto abbastanza inspiegabile. Il ragazzino mi attacca bottone su My hometown e ci riprova su The river. From Italy for the Boss? Ohh amazing! Amazing un cazzo, girati e muto!
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Ci siamo spostati.
Uno lungo lungo e immobile, decisamente svizzero e sociopatico, ci è sembrato il vicino perfetto per la seconda parte del concerto.
Alla fine cantava e muoveva parti del corpo pure lui, con un certo imbarazzo.
Ma il top dei top è stato questo con il 10, e non quello di Maradona!
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Il bilancio sul pubblico è che i danesi non stanno zitti un secondo con l’aggravante dell’alcol.
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E finalmente siamo dentro!
Stadio gremito e coperto (!).
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Usanze danesi e dintorni.
Allo stadio arrivano tutti in bicicletta, le auto erano sì e no le stesse del parcheggio di Arcaplanet.
Niente porchettari! Nulla, praticamente ti trovi in un corridoio di fisiconi ordinati (ora) come se fossi a una processione della Madonna dei vichinghi.
E poi, niente bagarini! Ci assale il dubbio di essere arrestati ma tentiamo comunque un Hey, anyone’s looking for a ticket? I cristoni ordinati ce l’hanno già il ticket. Tento l’impossibile con un gruppo di runner attenpati solleticandoli con 3 ore di extra alle amento, coach Bruce Springsteen. Li mollo indignata all’unica risposta non udibile, who?
Vediamo poi due sciure in tenuta da yoga. A una brillano gli occhi, dice qualcosa in vichingo all’altra, vorrebbe ma si dice not ready for rhis, chiamano la terza che dev’essere la sciroppata del gruppo. A lei oltre a brillare gli occhi scende un filo di bava. Chiede quanto. Dico it’s a gift. Dice che non ha dietro il denaro. Dico it’a free capisci a me, e le spippolo perché Franco non è potuto venire. È incredula, brilla incalzata dalle amiche. Ci salutiamo dicendo che ci diveva una birra…
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Copenhagen pros:
Silenziosa
Niente smog
3 macchine
Le bici si fermano ai semafori rossi
Temperatura ottimale
Copenaghen cons:
Brutta è brutta
Niente verde
Tutti giovani che si muovono alla velocità dei nostri ottantenni col cappello
Noiosa come solo alcune città del nord...
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Cose che fai mentre aspetti il concerto a Copenaghen.
Cerchi di convincere l’unico che sa cantare a fare il busker sperando che Bruce improvvisi un duetto. Ma il look da proto rapper non convince il nostro.
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Trovi cose belle sul tetto di un silos e scopri di essere più pirla di un cinquenne.
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Te ne fotti della sirenetta e incensi il tuo lato ossessivo scattando centinaia di foto al suoermercato, solo alle lattine.
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Porti allo stremo sorella e artista sul traffico di una città dove ci sono più bici che auto. Oh, senti, qui son tutti rilassati e di rumore non ce n’è.
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Spe’ che arriviamo!
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