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Letture per Luglio. "Le estati (quasi) felici di Gustav Mahler". Sarò al lago e il libro di Piero de Martini racconta le vacanze di lavoro compositivo che Mahler trascorse tra il 1893 e il 1907 su due laghi austriaci. Le ultime quattro estati della sua vita, di cui però il libro non tratta, le avrebbe passate a Dobbiaco, in una villa non distante dal lago. Per completezza rileggerò il " Gustav Mahler" di Bruno Walter.
Come ogni anno d'estate rileggerò un classico " Doctor Faustus" di Thomas Mann, per rimanere in qualche modo in ambito musicale. Rileggere a distanza di molti anni un libro, per me è sempre una scoperta. È sempre un libro nuovo, perchè la memoria che ne ho conservata non toglie nulla al piacere della rilettura. Il libro è diverso perchè è diverso il lettore, che a venti anni vi trova, o vi cerca, alcune cose, mentre a quaranta altre diverse e cosi a sessanta.
Infine qualche romanzo meno impegnativo, comincio già ora con l'unico libro di Stefano Benni che non ho ancora letto " Di tutte le ricchezze". Una lettura da condividere.
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Sei seduta vicino al finestrino. Guardi fuori il paesaggio che corre. Nelle mani , posate in grembo, tieni un libro di cui non riesco a leggere il titolo. Hai un vestito semplice, estivo, che ti lascia scoperte le braccia ed anche un poco le gambe. È bianco e fa risaltare l'azzurro degli occhi. Ti guardo con prudenza, sono seduto di fronte a te, leggo il giornale, ma la mia attenzione è ai tuoi movimenti, minimi, le dita che scostano una ciocca dei capelli biondi, le gambe che si accavallano, il seno che si alza quando sospiri. Perchè sospiri ? A cosa pensi ? A chi pensi ? Mi torna alla mente una vecchia canzone di DeAndrè.
Siamo arrivati al lago. Il treno rallenta, ti alzi, prendi la borsa e prima di avviarti lungo il corridoio verso l'uscita mi guardi per un attimo. I nostri sguardi si incrociano. È un sorriso quello che ho visto ?
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È vero: di attenzione
ne ho poca. Nella mia testa
fatti, date, persone,
come vengono vanno. Tanti discorsi
li afferro a malapena, tanti nomi,
tante facce mi sfuggono.
Ma questo piede che mi hai messo in mano
vedi come lo tengo? Sono anni.
Una vita.
Mi si rivolta fra le dita
tiepido, buio, tutto da sapere;
mi scalcia, questo piede, dentro il cuore
come nella tua pancia
Cecilia,
Giovanni.
Umberto Fiori
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"Ma non si era mai soli. Tutta la spiaggia brulicava e vociava — per questo Clelia alla sabbia di tutti preferiva gli scogli, la pietra dura e sdrucciolevole. Nei momenti che si rialzava, scuotendo i capelli intontita e ridente, ci chiedeva di che cosa avevamo parlato, guardava chi c’era. C’erano amiche, c’era Guido, c’era tutta la compagnia. Qualcuno usciva allora dall’acqua. Qualche altro c’entrava guardingo. Guido col suo accappatoio di spugna bianca arrivava con sempre nuove conoscenze che ai piedi dell’ombrellone congedava. E poi saliva sullo scoglio e canzonava Clelia, e non entrava mai in mare......"
"...L’amico Guido diceva sempre che quello sciaguattio era il vizio di Clelia, il suo segreto, la sua infedeltà a tutti noi. — Non mi pare, — disse Clelia, — lo ascolto nuda e stesa al sole, e chi vuole ci vede. — Chi lo sa, — disse Guido. — Chi sa i discorsi che una donna come lei si fa fare dalla maretta. Immagino quello che vi dite prima, quando siete abbracciati."
La spiaggia. Cesare Pavese
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Quante volte ti ho vista in auto. Parcheggiata da qualche parte, che ti guardi nello specchio retrovisore, mentre mi parli, mentre io ti guardo le gambe.
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– Ti piace guardarmi mentre lo succhio così?
Torna a infilare la lingua nella cavità.
– Ti piacerebbe guardarmi succhiare il cazzo di un altro?
Le sue labbra spesse.
– Comunque sia, ti posso assicurare che la cosa mi farebbe un certo effetto.
La meccanica delle donne - Louise Calaferte
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Ho fatto a tua insaputa una tua foto, di schiena: cammini con i piedi nell’acqua sulla grande spiaggia di La Jolla. Hai cinquantadue anni. Sei meravigliosa. È una delle immagini di te che preferisco.
Andre Gorz - Lettera a D.
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Non c’è donna al mondo che non abusi del suo potere (Choderlos de Laclos, Les laisons dangereuses)
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Questa notte ti ho sognata. Tre sogni diversi collegati tra loro. Il primo è una specie di antefatto, abbiamo un appuntamento , sono in ritardo, voglio avvertirti, ma il mio cellulare non funziona. Il secondo, sono per strada e ti cammino dietro, tu ti volti per parlarmi, ma io sono concentrato su come cammini, su come si muove il tuo culo. Il terzo si svolge a casa mia (una casa sconosciuta) siamo insieme, ma ci sono altri, colleghi, amici. Da una parte voglio stare con te, hai un vestito leggero e trasparente che lascia vedere il seno, d'altra ho paura che ti vedano, che ci scoprano.
Ricordo solo questo.
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Le ragazze di Lodi, grandi, belle, con la loro pelle splendida e un appetito da uomo, quando son dritte possono essere molto più forti di quelle di Milano. Quando son dritte, oltre ai bei denti e ai begli occhi e alla gamba lunga e al capello magnifico, chiaro, hanno tanta terra, almeno un paio di migliaia di pertiche (quindici pertiche fanno un ettaro); e anche se un anno il foraggio è scarso, un altro anno il prezzo del grano è fissato un po' troppo basso, o il riso non rende, o se arrivano tutte insieme un bel po' di cartelle d'imposte di successione arretrate, male che vada si tratterà di rinunciare a cambiare l'Alfetta per l'estate, o di non prendersi un gattaccio nuovo per il prossimo St Moritz; ma l'attività delle centinaia di vacche e del caseificio annesso basta comunque a produrre un reddito ancora abbastanza soddisfacente.
Alberto Arbasino , La bella di Lodi
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Non è lo scopare in se. È lo scopare quella li, che fa la differenza. Quella che ti ha lanciato quello sguardo, quella che si è raccolta i capelli in una coda scoprendo il collo. Quella che al solo sentire la sua voce ti ecciti, anche se parla del tempo. Quella che ti ha sempre tenuto sulla corda. Quella che arrotola i capelli intorno al dito. Quella che ti ha scritto le sue fantasie. Quella di cui tu conosci i desideri piu nascosti. Scopare è scopare quella li
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