Non sono bella, sono soltanto erotica. (cit.) Sono quasi sempre troppo vecchia per [email protected]
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Foglietto trovato per terra.
Che qualcuno la suoni subito.
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O 6 troppo giovane, per me?
Troppo giovane per chiunque
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youtube
Ogni tanto mi ricordo che sapevo suonare il pianoforte anche senza uno spartito.
Cose semplici.
Le ascoltavo un paio di volte e le suonavo con facilità.
Adesso non più, ma ancora ascolto cose semplici da rifare.
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L’età fragile
Mentre scorrevo le dash mi è capitata sotto gli occhi la notizia che, con tutti i se e tutti i ma, pare che le singole persone potranno aver accesso all’adozione di bambini (ma solo non residenti in Italia, perché sia mai che qualche italico infante possa essere cresciuto soltanto da una persona) e sono stata felice. Il primo pensiero è stato di gioia per tutte le persone che non avrebbero mai avuto “diritto” di farlo. Ho scritto a Emanuele soltanto una frase “finalmente puoi farmi diventare zia” e mi sono commossa sola sola.
Poi il pensiero è sceso più in profondità fino a toccare la mia parte più nascosta. Ho iniziato a pensare che anche io potrei avere possibilità di adottare. E ci ho pensato a lungo, per quanto a lungo possa essere un ragionamento di mezz’ora con me stessa, a una possibilità del genere. Ho un lavoro, una casa e una macchina. Anche i debiti, ma li pago puntualmente.
Mi sono crogiolata nell’idea di me madre, a prendermi cura di un’altra persona totalmente dipendente da me. A crescere una vita.
Potrei farlo.
So farlo.
Certo.
Poi ho capito che non era tanto il desiderio di accudimento a spingermi, quanto quello che in futuro qualcuno avrebbe potuto accudire me. Mi sono spaventata per un pensiero tanto egoista quanto disperato.
Eccola l’età fragile.
È arrivata e non me ne sono accorta.
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Chi come me ha l’influenza da due settimane, ha probabilmente fuso la testata della macchina -la cui revisione era stata appena pagata - per andare a recuperare un cane investito (non recuperato perché chi avrebbe dovuto accalappiarlo è un coglione) e stamattina s’è svegliato con nausea e cagotto probabilmente per un virus intestinale?
Un inizio frizzantino.
Per fortuna c’è Magdona.

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Fatevi un regalo e leggete tutti i libri Kent Haruf

Kent Haruf, Le nostre anime di notte
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Progetti per il futuro: imparare il punto a croce e riprodurre questo biglietto per tutte le persone che amo.
Sogno per il 2025: licenziarmi e campare facendo ste meraviglie
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In questo periodo sto passando molte notti fuori e lontano da casa per lavoro. Le trasferte mi sono sempre piaciute, ma ultimamente sto incassando il colpo e ci arrivo stanca. Gli alberghi sono sempre dignitosi. Mai belli, ma puliti e spesso con i balconcini. La sera è bello tornare in una stanza in cui tutto è a posto; il bagno è pulito, il letto è rifatto, il posacenere è svuotato e le scarpe sempre allineate al muro. Io, che le scarpe le butto dove capita, gioisco sempre e penso che una volta a casa devo iniziare a metterle così. Mi godo la sensazione, per qualche giorno, di non dover occuparmi di niente, nemmeno dei pasti. Altre persone lo fanno per me e mi sta bene. Una sensazione nuova per una che ha mania di controllo. Sto facendo progressi, penso. Stare in terapia da cinque anni mi ha aiutato, penso.
Mi metto seduta per terra in balcone e fumo. E penso che l’anno scorso ero sempre in questa città lontana, mentre mia nonna aveva un ictus che l’avrebbe portata lentamente via da me in cinque mesi. Penso che da allora le trasferte le vivo con un senso di angoscia sotto traccia. Penso di non aver avuto l’occasione di vederla lucida perché ero in un posto lontano da casa a lasciare che altre persone si prendevano cura di me. E penso, come ovvio che sia, a tutto il non detto, a tutte le occasioni mancate, alle strade percorse e quelle abbandonate, al tempo che passa inesorabile, ai quarantacinque anni che si avvicinano. E penso che una figlia me la meritavo. Il pensiero di maternità sempre rifuggito perché troppo voluto mi attanaglia ora che, pur volendo, madre non posso essere più. E sì, una figlia me la meritavo proprio.

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Allora era quello con le Paciotti!
Ahahahha si, ma adesso dimmi, chi cazzo sei?
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Ma quello dell'arma nella scatola del dildo era Emanuele?
No, teso’, ma mica mi ricordavo di aver parlato di Emanuele
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Ma precisamente quando dite "metto questo post ma poi lo tolgo che mi vergogno" e non lo togliete, perché fate la premessa?
Ah boh. Semplicemente dimentico la maggior parte delle cose che faccio, se non importanti.
Detto questo, non c’era bisogno dell’anonimo e di darmi del voi.
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Cosa pensi del sesso anale
Sopravvalutato, teso’. Sopravvalutato.
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Io e la mia ossessione.
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Mi piace leggere le vite dei santi perché trovo siano la perfetta unione di horror e fantasia. In particolare, fatta eccezione per san Lorenzo e san Sebastiano, amo le vite delle sante, che sono sempre assurde. Riconducibili (e vorrei vedere) ai miti greci, queste donne, quando non psicolabili, molto spesso subivano l'ira di dio e degli uomini per colpe di altri. Espiavano peccati non propri. Si ribellavano. Morivano male. Diventavano sante.
A Palermo ho comprato un libro molto bello. Sante ragazze, di Ljubiza Mezzatesta, (cercatela) una donna fantastica, ingarellata sull'agiografia femminile. Lo sfoglio spesso, confronto le informazioni con quelle che conosco io, imparo nuove cose e leggo dei pezzi alle mie gatte che non comprendono moltissimo di quello che dico; così ho pensato di leggere per chi mi ascolta, il che, per il lavoro che faccio, è davvero una cosa buffa e a parti invertite, ma tant'è. Ho problemi con le erre e all'inizio del pezzo ce ne sono tantissime. Ho problemi con il respiro, perché fumo e non sono abituata a leggere ad alta voce. Ho problemi proprio nella gestione della mia voce, ma mi sono divertita tantissimo e sento di avere un futuro nei podcastahahahahah.
Evviva Santa Lucia. (l'immagine è Santa Lucia, sempre di Ljubiza Mezzatesta)
#sto post durerà pochissimo#perché già mi vergogno#ma sono cose che devo fare#santa lucia#Ljubiza Mezzatesta
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Siccome non ho più il senso della vergogna, vi racconto sto fatto.
Ieri sera sono andata a una serata rock per vecchi bacucchi nostalgici e, per la prima volta nella vita, ho messo un body contenitivo, trovato a 4 euro su una bancarella di panni usati, perché c’ho l’età, la panza e la consistenza di una panna cotta. È un bel body, tutto nero, di lycra, con le coppe preformate e la funzione push-up per le chiappe. Sembra un costume da mare degli anni 50. Sostiene quello che deve sostenere, contiene quello che vorrebbe sbrodolare fuori, funge da ferma collant, nel senso che è come quando mettete il secondo slip per non farle scendere, e protegge pancia e schiena dalle botte di freddo.
Tolto il fatto che ogni volta che mi muovevo di scatto, i bottoncini a pressione si sbottonavano, i collant scendevano e dovevo andare in bagno per rimettere tutto a posto, ho pensato con ricorrenza a uno scenario ipotetico. “Metti che uno ci prova e io ci sto, come cazzo me la tolgo sta guaina in cui sono entrata dopo due minuti di sudore e bestemmie?”. Motivo per cui ho ballato a occhi chiusi e ogni volta che qualcuno si avvicinava, mi appiccicavo al compagno della mia amica.
Ma se po campa’ così?
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Ieri ho visto il film di Paola Cortellesi. Da poco ho finito di leggere Ragazze elettriche di Naomi Alderman, dopo aver letto un po’ di cose di Margaret Atwood. Sto approfondendo lo studio dei miti greci. Diciamo quindi che sto parecchio carica di fomento rabbioso.
Oggi appare palese che Giulia Cecchettin sia stata ammazzata da quella merda dell’ex fidanzato, definito dai più “tutto sommato un bravo ragazzo. Magari un po’ geloso ma bravo”. Si prosegue a minimizzare, a giustificare, a incolpare le donne che si permettono di andare in giro con le cosce di fuori, addirittura da sole nella notte, e che si lamentano se incontrano i lupi.
Allora, mortaccivostra, io non solo continuo ad andare in giro con le cosce da fuori di notte da sola ma mi porto un taglierino e zaccagno la gente. Perché va bene essere sempre accort*, evitare “situazioni pericolose” (poi di grazia ci fate un elenco di situazioni pericolose e situazioni normali. Magari ce lo fa l’ennesimo uomo che vuole insegnarci a vivere), ma porcodio se al prossimo commento, alla prossima occhiata laida non richiesta, alla prossima mano sulla spalla con fare paternalistico, qualcuna caccia un coltello e inizia a tagliare cazzi come fossero zucchine, voglio leggere che “comunque è una brava donna. S’era solo rotta il cazzo”.
E invece di zaccagnare apparati genitali maschili, andiamo a manifestare contro la violenza sulle donne. Ma vi rendete conto di che cazzo vuol dire questa cosa? Andare a manifestare per sollevare una questione. Una manifestazione. Una cazzo su manifestazione partecipata soltanto da chi a queste cose è già sensibile e sensibilizzato. Sfilare mentre i tassisti avvelenati per le strade bloccate fischiano e urlano che siamo tutte troie. MA IO VE SFONNO LE MACCHINE E LE CAPOCCE.
Vorrei bruciare tutto, fare un casino di dio, e ho una rabbia dentro che mi spaventa e confonde i miei pensieri di donna ultra quarantenne. Questo perché mi riporta a galla tutte le occhiate, i commenti, le mani addosso che mi hanno fatto sbroccare negli ultimi trent’anni.
Sono millenni, MILLENNI, che affossate, incatenate, picchiate, bruciate, uccidete le donne e il perché è palese, ma sto senso di inferiorità che vi scatena la violenza fatevelo curare con terapia e psicofarmaci.
LI MORTACCI VOSTRA E DI CHI VI HA EDUCATO A ESSERE LA MERDA CHE SIETE.
Aggiornamento per me delle 19,26. Non appare più evidente. Giulia Cecchettin è stata ammazzata e il corpo è stato trovato. L’assassino è in fuga e i genitori dicono che è meglio che si costituisca per spiegare. PER SPIEGARE.
Diocane.
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