laricettapervivereoggi
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La ricetta per vivere oggi
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Ingredienti: Servono, almeno due neuroni, un poco di memoria, cultura quanto possiamo (facendo del nostro meglio, ringraziando per ogni momento in cui, nonostante i mille impegni e le responsabilità, riusciamo a dedicare un po' di tempo ad una buona lettura), misericordia, amore e consapevolezza.
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laricettapervivereoggi · 7 months ago
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Il fenomeno dell’overtourism nella narrazione dei media contemporanei
Nell’osservare la ricorrenza di titoli sui giornali dedicati a questo tema ci accorgiamo che l’overtourism è uno dei fenomeni di questi anni in cui viviamo: questo fenomeno è visibile soprattutto nei luoghi al mondo di maggiore interesse turistico e l’Italia è una di queste destinazioni; le città d’arte italiane, bellezze paesaggistiche come la Costiera Amalfitana, le Cinque Terre, nonché la meritata fama della tradizione enogastronomica del Belpaese sono la motivazione per cui milioni di turisti da ogni angolo del mondo amano visitare l’Italia.
L’Italia è considerata una meta desiderata dagli amanti della Cultura e dell’Arte praticamente da sempre e questa epoca moderna, le cui radici storico-sociali sono nel Rinascimento, con la formazione in Europa degli Stati-Nazione nonché di un’arte e una cultura rinascimentale, ha visto sempre un pellegrinaggio verso le città italiane culla dell’arte.
Nel Settecento, ad esempio, le figlie e i figli delle più importanti famiglie aristocratiche europee completavano la loro educazione prima dell’ingresso in società (e quindi nelle responsabilità della vita adulta) con il Grand Tour; tra fine Ottocento e inizi ‘900 è cresciuto poi il numero dei tanti viaggiatori americani e britannici in visita nel nostro paese, moltissimi di loro appasionati d’arte o storici dell’arte. Come non ricordare ad esempio lo splendido saggio History of Painting in Italy, scritto dal critico d'arte britannico Jospeh Archer Crowe insieme a Giovanni Battista Cavalcaselle, 1864-66, scritto quando il contesto che circondava queste opere d'arte ammirate oggi da milioni di turisti era un'Italia animata dal pensiero risorgimentale. Oppure, il testo Florentine Painters of the Renaissance, pubblicato nel 1896, scritto dallo storico dell’arte Bernard Berenson e frutto degli studi fatti sulle opere conservate in Toscana, Umbria, Emilia Marche (e diffusamente in Italia settentrionale) e studiate sul posto a partire dal 1890.
La lista di grandi titoli che ancora oggi sono meravigliose letture scritte da tanti esperti stranieri nel passato è lunga e poi sono accadute molte altre cose.
Le attività umane corrispondono ai costumi e al contesto sociale, economico e politico di ogni epoca e il Turismo non è estraneo ovviamente a questa relazione. Nei decenni passati la maggior parte dei turisti stranieri in Italia era di origine europea e innanzitutto americana; oggi i numeri sono triplicati, complice il nuovo scenario pluralista della produzione industriale mondiale e della distribuzione delle ricchezze.
Tutto ciò dovrebbe essere un fenomeno positivo, perché significa che si è ampliato il target della clientela delle nostre aziende attive in questo settore e nel suo indotto, senza considerare il Valore Aggiunto determinato dall’accesso di ingenti capitali portati sul territorio iniettati nell’economia reale dai turisti attraverso, hotel, ristoranti, laboratori enogastronomici, taxi, negozi, souvenir, bookshop nei musei eccetera eccetera.
Ora, aprendo i titoli dei giornali che riportano le iniziative di protesta contro il fenomeno dell’overtourism e il moltiplicarsi degli appartamenti usati per affitti brevi è inevitabile concordare con la critica alla situazione attuale, ove ad esempio nei centri storici delle città più visitate d’Italia il numero degli appartamenti convertiti a questo nuovo uso è così alto che il tessuto sociale di quei quartieri è mutato e laddove ancora negli anni ottanta era possibile trovare un importante numero di cittadini di classe media, oggi la maggior parte degli appartamenti è convertita in affitti brevi per turisti, studi notarili, di avvocati, studi medici eccetera, nonché una minoranza di pochi, fortunatissimi che si possono permettere di abitare in aree così prestigiose.
Assistiamo quindi a una sorta nuovo ceppo della Gentrificazione.
Era prevedibile tutto questo? Si!
Si poteva fare qualcosa per mantenere nei quartieri dei centri storici un tessuto sociale inclusivo? Si!
Si sta facendo qualcosa per correggere gli effetti collaterali del nostro successo commerciale nel mercato del turismo?
Ma soprattutto, una ricetta fatta di demonizzazione del turista e applicazione cieca di norme liberticide della libera impresa o ipotizzabili contingentamenti agli ingressi pedonali nei centri storici (vedrete che ci arriveranno, è solo questione di tempo se gli diamo corda), aree archeologiche e musei come se non ci fosse un domani è veramente secondo noi una ricetta appropriata?
La cieca applicazione di norme liberticide sta a questo fenomeno come la ztl sta alla mobilità in macchina; in merito a quest’ultima infatti ci si domanda se chi ne disegna le mappe e le regole sappia quali difficoltà incontra una famiglia con dei bambini piccoli a prendere i mezzi pubblici, in qualsiasi orario, dalla periferia al centro, con un passeggino. O se hanno mai provato a godere del servizio del trasporto pubblico organizzando una passeggiata in centro con dei genitori anziani.
E, no: lasciare nonna a casa sempre, non è una risposta ricevibile! Abbiamo toccato un altro tema, è vero, ma le meschine difficoltà causate da una politica (e un potere) troppo distante dalla vita quotidiana dei cittadini vengono dalla stesso sonno della ragione!
Parlando degli appartamenti usati come affitti brevi, se ci deve essere una limitazione nel numero di questi, ebbene ci si augura verrà fatta sviluppando un calcolo progressivo come si fa per le tasse. Devono essere tutelati innanzitutto quelle famiglie che hanno ad esempio appena una seconda casa investita su quel mercato e dai cui incassi ricava sostentamento un nucleo familiare: in anni di costo della vita crescente non è ricevibile nulla che non parta da una premessa di questo tipo.
Voglio ricordare infatti a quanti pensano che questa questione non li riguarda perché abitano in aree lontane o meno vicine ad aree di interesse turistico che tutte le persone che lavorano negli hotel, che hanno un taxi o che lavorano nei musei nella maggior parte dei casi vivono in aree della periferia o dell’hinterland di una città e che gli stipendi di queste persone entrano in circolo innanzitutto in quei territori, quindi ad esempio il custode di un museo che fa fare i lavori a casa di mamma anziana in un paesino del Lazio o delle Marche paga la ditta che fa i lavori coi soldi guadagnati grazie al vituperato “overtourism” di cui sopra.
Sui numeri, si pensi ad esempio che il solo numero delle guide turistiche attive sul territorio nazionale può benissimo essere affiancato per volume ai dipendenti delle più grandi aziende attive in Italia (e quando parliamo di guide turistiche parliamo di professioniste che altrimenti dovrebbero trovare un impiego nell’organico del Ministero dei Beni Cultura ad esempio, il che vuol dire, che Dio benedica la licenza che gli permette almeno di guadagnare come guide turistiche perché nemmeno con due nuovi Piani Marshall saremmo in grado di coprire quei numeri con l’impiego pubblico)
Sicché, è importante che ogni iniziativa di controllo dell’overtourism non si traduca in una ricetta che causerà ulteriore depressione economica in questo paese!
Parliamo ora delle attività commerciali.
Sapete chi è ad avere difficoltà a sostenere l’affitto e le spese nei centri storici? Gli artigiani e, onestamente, in questa categoria mi sento di inserirci anche tutti quei concittadini che hanno fantasia, competenze e buona volontà e che hanno aperto un laboratorio, un negozio, un’attività commerciale che rende orgogliosi del prodotto fatto secondo la tradizione e con grandi competenze.
Non hanno invece difficoltà chi ricicla denaro sporco.
Non hanno difficoltà le holding e le catene.
La questione dell’overtourism è stata sollevata con le premesse sbagliate, ma possiamo prendere qualcosa di buono da questo errore: iniziamo a riservare gli spazi commerciali a chi vende la qualità e la cultura artigianale del nostro Paese. Lo Stato e il prelievo fiscale dovrebbe sostenere e premiare chi fa un prodotto di qualità e spostare il carico su chi fa altro (portando altresì un’inevitabile degrado). Si consideri anche che il turista vorrebbe trovare nel centro della città la “vetrina” di quanto abbiamo di meglio. Noi dobbiamo permettere alle aziende che fanno il grande prodotto Made in Italy di essere visibili sullo scaffale e nel negozio del centro storico.
Chi parla di overtourism senza mettere al centro delle proprie ricette il supporto all’iniziativa privata e l’inclusione sociale ed economica altro non è che una sirena il cui canto vuole solo farci naufragare contro una scogliera!
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