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19 Maggio 2018.
19 Maggio 2020.
Due anni.
Sono passati due anni. Ma in realtà è successo ieri. Per me è come se fosse successo ieri.Non è mai stata una cosa passata. Non sarà mai una cosa passata. Passa il dolore fisico di quel periodo, ma quando le guardi, quando le tocchi, certe cicatrici, fanno male, bruciano. Come se te le stessero aprendo e ci stessero mettendo del sale sopra.Non è una cosa che si può capire, nemmeno chi ci passa lo capisce fino in fondo. Semplicemente ci sono tanti perché e nessuna spiegazione.! Certe cose, te le porti dentro, ti perseguiteranno per sempre. Dopo tutto, ho odiato il mio aspetto. Quanto e come ero cambiata.. ed invece oggi so che sono il mio segnale distintivo. So che mi caratterizzano. Senza di loro non sarei io. Questo è un corpo che ha vissuto tanto ma che ancora tanto ha da vivere. Un corpo che è così fragile a tutto, ma che lotta ogni giorno, e che ce la fa! Ce la fa sempre! Prima non comprendevo come fosse possibile, come io non riuscissi mai a dire nulla, poi ho capito. Loro gridano per me. Gridano il mio silenzio, gridano il dolore al mio posto. #nonhodgkinlymphoma
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Ironizzando si potrebbero notare i peli sulle braccia, che all’epoca vietarono di togliere, quindi non mea culpa. Ma no, non è questo che voglio far notare.
Questa sono io.
Beh qualcuno potrebbe dire ‘eri tu’.
Si, perché è passato un anno e mezzo.
Io invece, uso ancora il verbo al presente, perché sono ancora io. Sono io tutti i giorni, sono io quando rido, sono io quando sto bene, ma sono io anche quando rivedo le mie cicatrici. Quelle non passano, sia fuori che ancora più vividamente dentro. Mi hanno dato sangue nuovo, un anno fa, come se potesse servire. Serve, è vero, a salvarti la vita, ma non serve a lavare via ciò che è stato.. quello no. Quello è radicato in ogni goccia di sangue, in ogni tessuto connettivo, in ogni cellula epiteliale, in ogni muscolo. Nel cuore.
Questa sono io.
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Non so precisamente cosa raccontare, forse di una vita, forse di un momento. Non posso prerogarmi la capacità di raccontare cose che non appartengono alla sopravvivenza, l’unico argomento che conosco. Non posso dare lezioni sulla vita, io che non ho mai capito come viverla davvero fino a quando un fulmine mi ha aperto gli occhi. Posso parlare di ferite, quelle si. Ne ho a milioni, ho sbagliato, sono caduta e mi sono rialzata.. forse a volte sono caduta senza sbagliare, perché qualcosa mi ha buttata a terra, ma a furia di cadere e rialzarmi ho imparato cosa sia l’equilibrio. Il mio equilibrio, che non è il vostro. Così come il mio dolore, i miei traumi. Tutto questo è il mio disordine equilibrato che ancora mi fa stare in piedi.
Questa sono io.
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