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...appunti dal cuore della notte
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micheledapor · 4 years ago
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micheledapor · 4 years ago
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Ritrovarsi in Val del Restel
Vallarsa Notizie dicembre 2002
Dai lettori Michele Dapor
"Se due donne si prendono per mano la famiglia ritrova il tempo per riannodare la trama sottile dei ricordi.
Tela di ragno diafana e brillante, preziosa per quelle storie di vita vissuta che sole sanno ricreare un mondo".
La mia automobile parte fra i condomini di nuova costruzione; una rete metallica divide le vigne, le galline, i campi, da una parte, e le case dall'altra: grandi blocchi di cemento dai colori vivaci che si innalzano nel cielo terso e azzurro di marzo.
E' passato quasi un mese dal trasloco, ma lei non si è ancora abituata alla nuova casa. Il suo viso stanco e contorto dal segno di un fiacco sorriso, non riesce a nascondere uno stato di malinconia e di rassegnata tristezza. Le fessure della pelle rugosa e le pieghe dei capelli bianchi e appena scompigliati dal vento di primavera, nascondono la paura e l'angoscia di dover ricominciare qualcosa di nuovo, adesso, a quasi novant'anni.
Adesso che hai quasi un secolo di vita e la tua scorza, le tue ossa e la tua anima, dovrebbero essere incastonate ai sassi delle pareti della tua dimora, al legno del tuo letto, ai ricordi degli oggetti sopra la tua credenza; adesso che i rumori, gli odori ed ogni segreto custodito nella tua casa, ti dovrebbero coccolare, come quando eri bambina sul petto della mamma.
Adesso il vento soffia forte fra i pilastri di cemento, esce da questa città e ti porta via con me sulle tortuose salite della Vallarsa.
La nonna Barberina è seduta al mio fianco ed è contenta di venire a trascorrere una domenica dal nipote a Cumerlotti. Lungo la strada guarda fuori le foglie secche sospese nell'aria e sembra cercare un appiglio per togliersi i ricordi di torno.
Passiamo Albaredo , Foppiano e Zanolli, ma a Matassone i ricordi sembrano essere ieri e gli stati d'animo si riempiono di forti emozioni.
"In questa piazza giocavano i miei bambini, e a Rovereto c'era la guerra. Questo portico ci conduceva nella casa dove eravamo ospitati".
Ed i suoi occhi si gonfiavano degli umori che la vita le aveva caricato sulla schiena.
Mi vengono in mente ora quelle vicende narrate dalla nonna e del Francesco e del Tullio Dapor che avevano il mulino e macinavano il grano per la gente di questa valle. Salivano per queste frazioni con un motocarro, caricavano il grano, scendevano a Rovereto e risalivano con i sacchi di farina.
Più di una volta qualche vecchio della Vallarsa mi ha parlato di loro e più di una volta la nonna Barberina mi ha raccontato di quella mattina, fra gli anni quaranta e quarantacinque, in tempo di guerra, che il Francesco e il Tullio, assieme ai sacchi di farina, sul motocarro caricarono anche lei, i suoi quattro figli e la cognata Linda.
"Sulla salita di Albaredo ho fatto fermare il motocarro più di una volta perché avevo paura delle bombe, ma soprattutto del rumore che facevano prima di scoppiare."
Davanti a quel portico dove ora una segnaletica bianca e rossa indica il sentiero per Zugna ci siamo fermati ed io avrei voluto entrare per un momento nei suoi pensieri, nella sua mente colma di ricordi.
"Mia cognata Linda era straziata dal dolore, non si dava pace; credeva che suo marito Lamberto e il fratello Giuseppe fossero in fuga dai tedeschi e un giorno sarebbero tornati. Non si rassegnava alla volontà del destino che li aveva visti morire, assieme, sotto un grappolo di bombe da guerra. Non ne voleva proprio sapere".
Le donne a casa, a custodire, a tirare avanti i figli, la campagna, a dare un senso all'esistenza anche quando tuonano le bombarde sopra i tetti, a casa a soffrire e a piangere finché qualcuno viene a dirti che del tuo uomo hanno ritrovato solo i resti di un paio di scarpe in una buca vicino a Castel Dante.
Perché così era andata quella volta: erano lassù , forse su un dosso di prato, con la sigaretta in bocca, a guardare giù nella valle i bombardieri americani sganciare ordigni da guerra sul ponte di ferro che attraversa il Leno.
Come del resto avevano sempre fatto quando suonavano le sirene d'allarme: dal mulino di Lizzanella prendevano la piazza del paese e, dalla chiesa, su per le Grottole, fin sotto la casa degli Slaifer. Cinque minuti di strada forse, e poi la sicurezza di un posto tranquillo per osservare le tragedie della guerra, incoscienti che quel giorno la sorte li avrebbe colpiti a morte.
Le bombe infatti sganciate, per errore, alcuni secondi in anticipo, finirono a pochi metri dall'attuale Ossario dei Caduti, proprio sopra le loro teste, lasciando un enorme buca che ancora oggi si può vedere.
Di loro trovarono solo qualche pezzo di vestito e tanto dolore da lasciare in groppa di quelli che rimasero a vivere, ma soprattutto in groppa delle donne che adesso erano su in Vallarsa dove la guerra sembrava un po' più lontana e l'aria gelida della montagna sembrava far dimenticare la fame e il dolore per il Berto e il nonno .
Un giorno il Francesco, salito a Matassone, disse alla nonna che aveva visto suo marito Guglielmo, trasferito dai tedeschi sui monti di Ala, e che desiderava tanto rivederla.
Le mandava a dire che stava bene e che non si doveva preoccupare, ma soprattutto le mandava a dire che sarebbe venuto in Vallarsa a trovarla.
Il cielo terso della sera, come una cupola, sulle plumbee cresta rocciose riempiva, inevitabilmente, il cuore di malinconia.
Il monte Zugna dietro il paese sembrava una barriera insormontabile e un grande groppo alla gola, duro da mandar giù, si era tramutato in qualcosa di onnipresente; non se ne sarebbe più andato via.
Ogni tanto tornava su, gli ultimi anni della sua vita, sola a casa, mentre guardava fuori dalla nuova porta finestra, il suo paese, Lizzanella, sempre meno paese e sempre più città.
Il nonno sarebbe fuggito di notte e scendendo lungo i tovi della Val del Restel avrebbero potuto incontrarsi sull'attuale vecchia strada abbandonata.
Una notte fredda di primavera la nonna uscì così da quel portico e si incamminò verso Rovereto.
"Ero sola e avevo tanta paura. Lungo la strada non incontrai un' anima, ma i rumori del bosco mi spaventavano e mi facevano tremare le gambe.
Poi, quando sono arrivata in Val del Restel, ho cercato il mio Guglielmo, l'ho chiamato sottovoce, ho sfidato la paura entrando nel bosco, sopra la strada. Quando ho sentito alcuni rumori fra i rami, ho chiamato più forte.
Lui è uscito da chissà dove e mi è venuto incontro: non siamo riusciti a parlare, ci siamo abbracciati forte".
Il suo pianto l'avvolse fino a diventare qualcosa di unico, struggente sentimento di dolore; indelebile segno davanti ai suoi occhi, da quel secondo fino all'ultimo della sua vita, un sera di novembre di due anni fa.
La nonna Barberina mi ha sempre parlato bene della Vallarsa e di quella famiglia che gli aveva ospitati nella loro casa sotto il portico di Matassone.
Io ci passo davanti quasi ogni giorno perso nei mille pensieri che, mio malgrado, riempiono le giornate, senza nemmeno accorgermi di quel portico sotto le case, ma ogni tanto, quando il vento di marzo ritorna a spazzare le strade di queste frazioni, allora mi fermo e ripenso con nostalgia a quella domenica, alle sue storie e a quell'incontro in Val del Restel.
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micheledapor · 4 years ago
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La garanzia del calduccio delle mie serate d’inverno #legnadifaggio #forestwood
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