Ho trentasette anni e sono grata di essere viva. Siamo vasti, vasti[...] Nature vaste. Sono un essere sociale ma non proprio socievole. //////////La voglia di baciarti in qualsiasi situazione,in qualsiasi posto,In mezzo a qualsiasi follaA metà di qualsiasi discorso Davanti a qualsiasi persona,A qualsiasi oraÈ estenuante.Sfiancante.Mi divora.Ti prego ,fa’ che non mi passi mai. Sofocle,Antigone
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Stati d’animo in 140 caratteri ;
Presente oggi come allora ! 🙌🏻.
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Ci sono sere in cui mi abbandono al rituale muto del ricordo, e ritorno lì: al corpo che cede, al tonfo che il mondo ha ignorato e che io porto inciso nella mente come una cicatrice invisibile.Scivolo piano verso la porta d’ingresso. Vedo i volti attoniti dei parenti, le bocche sature di parole pressoché inutili. I loro sguardi mi trapassano, cercano risposte, ma io sono altrove, in un tempo inverso .Mi vedo sul letto, rannicchiata in posizione fetale, le mani a sigillare le orecchie, il cuore quasi fermo, mentre la realtà -distante solo un giro di serratura -mi reclama, e io continuo a ignorarla, priva di voce, annichilita.Scorgo mia cugina: si dimena con tutto il corpo, singhiozza dentro il petto del marito. Mi chiede come faccia a non piangere.Ascolto immobile, muro tra i muri, assente, osservando senza vedere, cercando orientamento in una casa che non riconosco più come mia, riscritta nei suoi confini fisici e mentali.Poi, d’improvviso, sono nel bagno. A. sta vomitando l’anima, il dolore è incontenibile. Chiedo perdono -non so a chi, non so perché (forse a me stessa) -per aver violato erroneamente un momento tanto personale.Non crollo, perché sono svuotata, pur non avendo versato una sola lacrima.Al Duomo osservo la bara posizionata di fronte all’altare soltanto per un istante. Mi soffermo sul profumo dell’incenso per timore che i miei occhi si abituino all’orrore .Abbraccio i colleghi di mia madre a palpebre serrate, stringo mani, fotografie . Reggo il mondo. Divento Atlante.Tornata a casa, ripongo i suoi vestiti sul letto, nella speranza segreta che possa tornare a reclamarli.Continuo a rigirarmi la sua collanina di perle tra le dita, in seguito mi getto sotto la doccia gelata nel vano tentativo di tornare tra i vivi, di uscire dallo stato ipnagogico. Mi domando che luogo sia l’altrove se lo riscopro a un passo da me stranamente tangibile; e mentre l’acqua continua a scorrere […]poi non sento più[…].
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‘Cause we’re the masters of our own fate
We’re the captains of our own souls.
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[…] questo è il bene dell'essere dimezzato: il capire d'ogni persona e cosa al mondo la pena che ognuno e ognuna ha per la propria incompletezza. Io ero intero e non capivo, e mi muovevo sordo e incomunicabile tra i dolori e le ferite seminati dovunque, là dove meno da intero uno osa credere. Non io solo, Pamela, sono un essere spaccato e divelto, ma tu pure e tutti. Ecco ora io ho una fraternità che prima, da intero, non conoscevo: quella con tutte le mutilazioni e le mancanze del mondo. Se verrai con me, Pamela, imparerai a soffrire dei mali di ciascuno e a curare i tuoi curando i loro[…]
I.Calvino;Il visconte dimezzato.
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Provo ad avanzare un discorso e mi viene risposto che i paragoni posso anche lasciarli a casa, quando l’idea non mi ha sfiorato neanche lontanamente, perché l’insicurezza li divora.
Dovrei scrivere , sul serio, invece di sprecare parole. Certi ragionamenti può capirli soltanto chi sa ascoltare.
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Scendo di casa esausta per il caldo sperando di poter trovare ristoro in un locale poco distante da dove abito, e a metà percorso scopro che è in corso la novantesima processione del mese.
Ho mandato a quel paese il vigile che mi ha esortato a imboccare una strada contromano , sprovvista di segnaletica, senza sapere assolutamente nulla come qualsiasi altro collega della zona perché proprio non ne potevo più di girare a vuoto.
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La differenza tra me e chiunque sta nei dettagli. Mi fa male al cuore sentire certe affermazioni, purtroppo, perché non sono nata per voltarmi dall’altra parte con indifferenza né per augurare al prossimo quel che ho subito io. Sono per gli slanci , per le braccia spalancate tanto alla vita quanto agli esseri viventi ,umani e non. Detesto i proverbi.Odio chi si esprime per slogan . Mi dà ribrezzo la parola “educazione” e tutto quel che si arroga di rappresentare. Ho altre idee per la testa. Non faccio differenza tra la mia sofferenza e quella degli altri.Le mie ferite non le darei in sorte a nessun altro.
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Contatto diverse persone per l’acquisto di un obiettivo 18-200 e niente , incontrarsi di persona per verificarne l’effettivo funzionamento sta diventando un’impresa epica. Un tizio mi ha addirittura risposto “Scrivi troppo convint* per essere una ragazza. Non ti credo”
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Mi lascio carezzare dal vento tiepido di questa primavera che si mostra appena come un’intuizione vaga o un pensiero a metà. Non sa essere confine, né riesce a stare tra le ombre. C’è troppo sole: prima ancora che io possa comprenderla, si dissolve, diventa estate ,fuoco che brucia la pelle e incide i pensieri. Cerco tra le fronde degli alberi i ricordi di una vita passata a immaginare l’impensabile. Mi scopro grande, immensa come il cielo. Poi piccola: granello tra la sabbia. Colgo una foglia che mi si è posata accanto ;la porto al naso per percepirne l’odore. È smorta come fosse autunno ,profuma di resina. In questo periodo i platani sono bellissimi, mi incanta il modo in cui mutano corteccia e colore tra i contrasti del tempo. Chiudo gli occhi ,in un istante sono altrove. È inverno. Dall’ampia vetrata che dà sulla piazza, osservo la tormenta farsi più fitta. Un gruppo di bambini danza tra i fiocchi con le braccia spalancate. Apro la finestra offro il viso al gelo della sera. I lampioni si sono appena accesi, l’atmosfera ricorda vagamente quella di un sogno, somiglia a un film dimenticato. Sono a Mosca, forse , o in Germania. La nebbia nasconde i palazzi, cancella le tracce della civiltà, lasciandone intravedere soltanto i contorni. Siedo sul davanzale e osservo Noir -il gatto nero- venirmi incontro. Il telegiornale avverte che le temperature scenderanno sotto i -10gradi , ben al di sotto della norma e invita -per questo - alla prudenza. Sfoglio “Le notti bianche “ di Dostoevskij, mi soffermo su una frase in particolare “ Quello che prima ti sembrava impossibile, diventerà semplice , normale” .Penso a tutte le volte in cui ho respinto la normalità preferendo l’incanto. Torno al presente : le ciglia bagnate dalle prime gocce di pioggia , le palpebre che sbattono con insistenza come se i miei occhi non avessero conosciuto altro che la luce e ne fossero rimasti irrimediabilmente abbagliati. Cammino in punta di piedi , sospesa, ed è nuovamente giorno, giugno. Poco prima di pranzo.
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Cose belle : far sentire il proprio dissenso perché parlarne solamente non basta!
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Girare per i mercatini e cibarsi di frutta. ❤️
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« Vuole anche uno di questi?» mi domanda il barista indicando il pacchetto della foto.
« Cos… no. No grazie. »
« Ho visto che li stava fissando per questo le ho domandato se voleva acquistarne uno …»
È perché avevo letto “Trotskij” al posto di “Tronky” ma non potevo certo spiegarglielo…
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Qui a tener compagnia a un gruppo di perfetti imbecilli impegnati a brindare per qualsiasi idiozia ,quando vorrei soltanto abbassare la saracinesca , riprendere il libro di Cioran e vedere un film muto perché ne ho abbastanza delle parole.
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Stamattina i colleghi del lavoro hanno recuperato un video di mamma.Sullo sfondo si nota il cielo terso del golfo di Napoli -da lassù la vista è incantevole- e il terrazzo dove era solita recarsi per la pausa sigaretta. L’avrò rivisto almeno tre volte pensando che forse , da qualche parte, esiste una vita perfetta in cui è ancora in tempo per tornare a casa.
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