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Facciamo i compiti
Lo studio e i compiti a casa dei nostri figli rappresentano spesso un problema per noi genitori, tanto che a volte diventano perfino un fertile territorio di scontro.
Riconoscete questi comportamenti?
Temporeggiare nel fare i compiti - rimandarli a più tardi - fantasticare ad occhi aperti sul libro - interrompere e frammentare lo studio con pretesti banali - opporsi apertamente - eseguire i compiti in modo frettoloso e impreciso.
Questi sono alcuni dei comportamenti che ci mettono in difficoltà. Spreco di tempo, ma anche di energie che non riescono ad essere canalizzate verso lo scopo.
In effetti, spesso per i ragazzi i compiti sono qualcosa che si deve fare perchè costretti, che sottraggono tempo al divertimento, mentre il loro fine è in realtà quello di consolidare l'apprendimento delle lezioni.
Ma, allora, in che modo possiamo intervenire?
LA MOTIVAZIONE
Uno degli aspetti fondamentali riguarda la motivazione allo studio. Spesso i bambini fanno i compiti e studiano per evitare figuracce, brutti voti, sanzioni dai genitori o, all'opposto, per competere, assicurarsi la stima dei compagni, degli insegnanti, dei genitori. Pur essendo motivazioni che producono effetti pragmatici sullo studio, provengono dall'esterno e, se ci riflettiamo un poco, potrebbero avere anche risvolti non del tutto positivi.
Mentre le motivazioni che hanno più forza sono quelle che provengono dall'interno della persona e nel caso dello studio è la motivazione alla conoscenza, alla scoperta di cose nuove, la leva che funziona.
IL METODO
In genere i bimbi preferiscono giocare e praticare sport e questo è fisiologico, naturale e sacrosanto. Per questo è importante suddividere il tempo dello studio e quello delle attività libere, facendo comprendere che la gestione del tempo, attuata in modo routinario, è una regola importante. E' bene quindi, suddividere l'orario pomeridiano in tempo per lo studio e tempo per il gioco e mantenere gli orari con fermezza.
Anche se all'inizio ci saranno difficoltà, avranno modo di rendersi conto da soli che così facendo le cose funzionano meglio. E' inoltre importante che il luogo dello studio sia tranquillo, ben illuminato, senza fonti di distrazione, come musica, televisione o play-station.
IL NOSTRO ATTEGGIAMENTO
Il nostro atteggiamento come genitori deve essere improntato al sostegno. Sedersi accanto al bambino, essere pazienti, comunicargli la nostra fiducia nelle sue capacità. Se sbaglia non mettiamogli etichette, non umiliamolo mai. Evitiamo di fornirgli soluzioni già confezionate, ma stimoliamolo, guidiamolo a trovarle in modo autonomo. In effetti, il compito di noi genitori è proprio quelllo di aiutare i figli a divenire autonomi.
Non sottovalutiamo mai l'importanza del dialogo, mettiamo impegno ad ascolarlo, prestando attenzione non solo alle sue parole, ma anche alle sue emozioni; se si sente compreso è molto probabile che si sblocchi.
Nello studio ascoltiamolo nella ripetizione delle lezioni, la reiterazione dei contenuti aiuta a fissare le nozioni.
Facciamo in modo che non impari "a pappagallo", stimoliamolo quindi alla curiosità, a chiedersi i perché, a fare collegamenti, incoraggiamo l'interesse. Aiutiamolo ad inquadrare meglio l'argomento. Se ancora non lo fa, insegnamoli a sottolineare le parole chiave e a fare schemi.
Sforziamoci di essere autorevoli (non autoritari!), assertivi e mai lassisti. . Dare l'esempio, poi, è fondamentale, cerchiamo di essere coerenti con le nostre parole.
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Speranza

Tra la vita e la morte c’è lei: la speranza.
Spesso siamo presi da tanti eventi che ci riempiono inutilmente le giornate e dimentichiamo quanto lei sia importante. Aspetta silenziosa nascosta nel nostro intimo nutrendosi dei nostri piccoli gesti, di sguardi, di sorrisi abbozzati. Vorrebbe saltare fuori ed aprirsi come un caldo plaid per avvolgerci teneramente, ma noi rifiutiamo tutto e tutti. La Speranza, nell’ antichità classica venerata come una divinità e rappresentata in piedi, con un bocciolo di fiore nella mano destra e la veste sollevata sul fianco sinistro. Come era bella questa capacità di visualizzare le cose che forse stiamo perdendo; indirizzare energie negative verso un’immagine scudo di bontà che annienterà le delusioni. Sono solo, galleggio in un oceano di solitudine. Vedo acqua in ogni direzione e un silenzio di morte che si avvicina. Non ricordo come sono arrivato fin qui, ma sento che la mia ancora di salvezza è la speranza. Non confondiamo la speranza con l’illusione, perché quest’ultima si basa su una errata valutazione, mentre la prima vuole che le cose vadano meglio. Una speranza attiva che si muove, qualche bracciata fiduciosa, nel mare della delusione, quando tutto non ha senso, quando il sole al mattino non sorge per me. Voglio vivere profondamente questa mia condizione cercando di esprimere in qualche modo come mi sento e sperando che in futuro le cose andranno meglio. Scrivere, ascoltare musica, giocare a tennis, cucinare, leggere; semplici gesti che mi mantengono in vita e mi danno un po’ di speranza.
Io non ne ho molta di speranza, ma la dividerei volentieri con un amico che voglia sperare con me. Un abbraccio a tutti. Non ne abbiamo mai abbastanza.

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Light Rain, 21°C
Via Bari, 14
Dovevo giocare a tennis, ma piove. Salta allenamento
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Se tutto fosse semplice

Non so voi, ma a me a volte capita di pensare che tutto sia semplice; forse in risposta alla confusione che ci circonda. Siamo dentro ad un frullatore che rende persone e cose mescolate insieme, spremendone i residui sentimenti. Pensiamo che le nostre vite siamo complicate, difficili sempre e comunque.
E se non fosse così? Se fosse tutto semplice e fossimo noi a vestirlo di una infrastruttura che non gli appartiene, a cercare di riverniciare tutto con infinite mani che aumentano la crosta della tela coprendo e annullando il messaggio puro iniziale. Voglio leggere gli avvenimenti in modo semplice, senza trovare l'inganno in ogni angolo, senza pensare che le persone siano fondamentalmente cattive e pronte a sbranarsi reciprocamente. Magari sarà anche vero, ma forse esiste un mondo che parte da noi ove le cose scorrono dolcemente e anche i comportamenti vengono interpretati in una luce positiva, ottimista.
Complicare le cose fa mangiare tanta gente e la burocrazia ne è un testimone gigantesco. Una montagna di norme scritte che non conosciamo e che non possiamo rispettare senza infrangerne delle altre, nello strenuo tentativo di vincere la medaglia del cittadino onesto; la classica medaglia di legno. La semplicità spaventa perché non va interpretata a proprio comodo, ma è quello che vuole essere, senza appigli per essere manipolata. Quindi cerchiamo sempre di lasciare le cose fumose, non definite, dette a metà in modo che ci sia sempre la possibilità di negare, di specificare, di confutare allegramente, dando del cretino a chi ha frainteso.
L'essere sinceri, diretti semplici costa fatica e non se ne vede la necessità in un mondo che esalta il contorto bollando il semplice come un ingenuo. Il semplice è visto come l'anarchico che non rispetta le regole o peggio come il sempliciotto che banalizza tutto per ignoranza e si nasconde dietro una sbandierata stupidità. Ad esempio la semplicità del contadino, il suo aderire ad i ritmi della natura è stato spesso oggetto di canzonature, ma anche in fondo di una punta di invidia. Come a dire, beato lui, ma non possiamo fare tutti così. L'uomo si riappropria di un'antica semplicità quando si rapporta con la natura, quando comprende di essere un abitante di questo pianeta assieme ad altri inquilini anche più numerosi di lui. Smettiamola di ritenerci i proprietari di questo pianeta e di saccheggiarlo senza ritegno.
Mi ha fatto impressione un documentario sulla sperduta isola di pasqua nel pacifico in cui veniva spiegato con una semplicità terrificante che le antiche popolazioni si sono autodistrutte arrivando al cannibalismo. Hanno abbattuto tutti gli alberi dell'isola condannandosi a non poter fuggire con barche da quella prigione e pensandoci è proprio quello che stiamo facendo su scala maggiore al nostro pianeta. Dove andremo se annientiamo la nostra casa?
Allargando lo sguardo la complessità ci divora e ci lascia impotenti davanti a questioni tanto più grandi di noi. Anche in programmazione si parla di metodologia KISS, cioè Keep It Simple, Stupid, cercare di mantenere il codice semplice, comprensibile a tutti. Mirevole è la metodologia introdotta da Guglielmo di Occam nel XIV secolo che parla appunto della semplicità come risposta da preferire. E' inutile fare con più ciò che si può fare con meno, ribadisce il frate inglese. Già allora si era compreso che l'abbondanza di tesi è dannosa rispetto a poche semplici e bastevoli a dare una spiegazione. Nella nostra società dell'abbondanza spesso risulta sacrificata la qualità e l'ansia di produrre crea tanti oggetti tutti uguali che ci seppelliscono sotto la loro inutilità.
Penso che le cose nascono semplici e siamo noi a renderle complesse, quindi per conoscere l'essenza delle cose occorre tornare alla semplicità del pensiero che si traduce in un atto di volontà che genera altra semplicità.
photo credit: Stuck in Customs via photopin cc
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Sono le 19:00 del 5 Dicembre 2001... Nasce l'universo Arianna

Non c'è niente di più potente che ti faccia capire come passa la vita, di avere dei figli. Perché quasi sempre riportiamo tutto a noi stessi, invece guardando la mia bimba che compie oggi undici anni, davvero mi rendo conto che la vita è prepotente e si fa strada in ogni modo.
Arianna è come il nucleo dell'universo prima del Big Bang, un'energia compressa infinita pronta ad esplodere. Il compito di noi genitori sarà proprio quello di togliere la sicura a questa bomba e gestire una inevitabile esplosione controllata. A lei non piacerà questo mio paragonarla ad una bomba, ma sa che le voglio bene e ce lo diciamo anche spesso ultimamente, a sorpresa nei momenti in cui fa più piacere dirlo e ascoltarlo. Completamente satura di emozioni, le manifesta in modo a volte anche aggressivo, ma conosco la mia saccobimba (non so come è nato questo nomignolo) e dopo la tempesta ritorna ad essere una tenerona. Ovviamente come si dice la vita cambia con i figli, ma dirlo è una cosa, viverlo è un'altra.
Ama la musica come me ed ha uno spiccato senso per ricordare canzoni anche in inglese, pronunciando parole inventate, ma che rispettano la melodia in modo impressionante. Ha fatto un paio d'anni di pianoforte e anche se adesso si è fermata per i troppi compiti della scuola media, penso che prima o poi ci chiederà di riprendere perché quando suona esprime parte di se e sarebbe un peccato non assaporare anche quel pezzetto della sua personalità. Mi sembra portata per lo sport e tutto ciò che richiede movimento e dinamismo. Pratica piscina da quattro anni e vederla nuotare tra le sue amiche come un pesciolino riempie il cuore.
Ha un bel caratterino, non si accontenta mai; è molto esigente con gli altri, spero impari presto ad esserlo prima con se stessa. Il suo essere così irrequieta e poco inquadrabile, mi fa bene sperare sulla sua futura capacità di gestire le dinamiche positive e negative della vita che verrà; potrà contare sempre sui suoi genitori.
Non posso esprimere un giudizio o peggio darle un voto perché l'unico giudice competente in materia sarà lei stessa e di sicuro sarà anche il più severo. Io sto cercando di essere all'altezza del mio ruolo di genitore anche leggendo molto su questi argomenti, ma quello che conta di più è essere se stessi e rispettare l'altro.
Stai anche tu collezionando delle esperienze, creandoti un vissuto che forma la tua personalità insieme a quelle doti innate, che dovrai scoprire.
Il mondo è migliore da quando sei nata.
Naso naso, dal tuo papà.
photo credit: ToniVC via photopin cc
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padre: Non permettere mai a nessuno di dirti che non sai fare qualcosa ... neanche a me! Ok? figlio: Ok padre: Se hai un sogno, tu lo devi proteggere, quando le persone non sanno fare qualcosa lo dicono a te che non lo sai fare, se vuoi qualcosa… vai lì e inseguila!
"La Ricerca Della Felicità" (2006) - Gabriele Muccino
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Astrazione

Il termine astrazione indica il procedimento mentale attraverso il quale si sostituisce un insieme di oggetti con un concetto, più generale, che descrive gli oggetti in base a proprietà a loro comuni. Si cerca di comprendere l'essenza di qualcosa che sperimentiamo, eliminando la zavorra alla comprensione che si identifica nei dettagli propri dell'oggetto esaminato. Andare al cuore della comprensione innalzando a simbolo delle singole rappresentazioni reali, per ricavarne un concetto quanto più generale possibile che funga da modello e riferimento intellettivo.
Si dice che i dettagli fanno la differenza, ma credo che a volte tendiamo ad identificare il dettaglio con il tutto e quindi dare una definizione assolutamente parziale ed inficiata dalla superficialità. Un dettaglio può arricchire la sostanza, ma non sostituirsi ad essa, altrimenti finirebbe per diventare esso stesso sostanza e quindi per assurdo relegare la sostanza originale a mero dettaglio. Quindi, non sapremmo più se stavamo cercando di conoscere il concetto o se invece ci interessava solo un dettaglio.
Direi che i dettagli vanno collezionati perché aiutano anche a definire l'oggetto di conoscenza in quanto ne rappresentano delle caratteristiche esplicitate, visibili; sono estrinsecazioni del nostro obiettivo da conoscere. Non basta cioè un dettaglio per definire il tutto, ma un insieme di dettagli ci aiutano a mettere meglio a fuoco la sostanza che vogliamo conoscere.
Il non dare troppo peso ad un dettaglio permette di non interrompere il nostro processo conoscitivo se incontriamo un dettaglio che si discosta molto dal nostro vissuto; si genererebbe una sorta di pregiudizio che inficerebbe l'intero processo. Capita infatti che per paura tentiamo di classificare cose e persone in modo rozzo, spietato, basandosi su pochi indizi magari anche non reperiti direttamente. Escludiamo dalle nostre attenzioni interi mondi che potrebbero aprirci a conoscenze profonde, perché pensiamo di bastare a noi stessi ed essere giudici assoluti.
Tuttavia non posso negare che a volte restiamo piacevolmente rapiti da dettagli apparentemente insignificanti che per noi diventano di un'importanza vitale. Nella mente scorrono preziosi fotogrammi di dettagli che andiamo raccogliendo nella nostra breve esistenza; quanti più ne abbiamo più sentiamo la pienezza del vivere.
Quando ci imbarchiamo in imprese che sembrano sovrastare le nostre forze, a volte basta notare quel dettaglio che alleggerisce il cuore, per ritrovare la gioia di vivere e continuare a crescere. E' come vagare per sentieri sconosciuti e trovare un cartello un po' nascosto ove distingui segni violenti di un coltello che ha inciso nel legno: "Ho fiducia in te".
Fai entrare questa frase dentro di te, falla poggiare sullo stomaco e gusta quel tepore che sa di porto sicuro, di casa, di buono; senti una voce che nasce da dentro ripeterti quelle parole, come una ninna nanna, una carezza che desideravi da tempo.
photo credit: Vermin Inc via photopin cc
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Perché scrivo

Da piccoli ci tuffiamo nell'agire quasi senza pensare, spinti dal cavallo a briglie sciolte dell'emozione. Gli adulti sono indulgenti con i bambini e le loro stramberie; c'è sempre un tenero sorriso per i piccoli ometti. Crescendo inizia il bombardamento che mira a ricevere giustificazioni per ogni cosa che facciamo; anche quando si è spinti da pura voglia di fare, di essere creativi. Io, intercettando queste domande più o meno velate di chi mi circonda, voglio ancora una volta guardarmi dentro, rovistare in me per trovare una pezza giustificativa al fatto che ogni tanto scrivo.
Per me scrivere rappresenta un modo per realizzare il mondo che mi scorre dentro; raccogliere qualche secchiata di acqua dal torrente impetuoso che mi possiede. E' come rallentare i sentimenti per viverli più a lungo, a mio agio, con i miei tempi. Quando sono dentro di me le emozioni sono forti, violente e a volte contraddittorie; non mancano però quelle sensazioni di serenità lunga e piatta come una spiaggia deserta. Cerco quindi di prendere un capo delle matasse interne e dipanarle sulla carta con la scrittura, un imbuto troppo stretto, che lascia passare poca cosa, brandelli. Spesso infatti sento il limite del mio scarso vocabolario, dell'inadeguatezza della mia lingua ad esprimere stati d'animo così cangianti che ritornano ad ondate successive in energia crescente.
Scrivo per allentare la pressione interna, per osservare quello che vomito, come un barbone che fruga nell'immondizia; cerca qualcosa di buono che sa esserci, ma a volte è difficile da trovare. Quindi scrivo per me, ma non voglio impedire ad altri di leggermi, perché sono al mondo e desidero rapportarmi per crescere e conoscermi meglio. Non ho un piano, non seguo una traccia, ma molteplici stimoli che traduco in parole, per come riesco, per la durata che mi aggrada. Flash, visioni, disegni mentali che vado scarabocchiando, sperando di trovare un senso e magari una struttura sia pure embrionale.
Negli anni inizio a comprendere che leggere molto mi aiuta ad interpretare meglio ciò che provo ed avere il coraggio di tradurlo in scrittura. Vista così la mia scrittura è come dei piccoli bocconi digeriti dei fieri pasti abbondanti di gustosi libri. Ci metto del mio, ma lo coloro con quello che vado leggendo e che conferma il mio essere stupendamente complicato. Mi sento speciale e l'unicità mi da garanzia di genuinità e gioia nello scoprirmi sempre nuovo.
Faccio il tifo per me, incoraggiandomi quando le cose prendono pieghe impreviste, ma non per questo meno stimolanti.
photo credit: Olivander via photopin cc
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Quanto Basta - QB

QB, un acronimo di Quanto Basta, lo vediamo spesso in cucina. Mi piace questa indicazione che cerca di dare un aspetto qualitativo ad un elenco di ingredienti indicati in modo quantitativo. Prendo spunto dal mondo culinario per calarmi nella nostra realtà sociale, con le dovute correzioni del caso, ovviamente.
Siamo abituati a valutare le cose e purtroppo anche le persone in termini quantitativi, perché così pensiamo di misurarli e in certo senso appropriarcene, comprenderli. Gli aspetti qualitativi e oserei dire sentimentali ci intimoriscono perché richiedono una valutazione personale che ci espone inevitabilmente al giudizio degli altri. Noi amiamo pensare e sperare di andare daccordo con tutti, per non ammettere che invece ciò è impossibile, almeno in maniera completa.
E se l'approccio giusto fosse proprio la filosofia del quanto basta, al secolo QB? Mi propongo di provare a non misurare le cose, non monetizzare tutto, non descrivere tramite unità di misura, ma attraverso i miei sentimenti, quello che provo nei confronti di cose e soprattutto persone. Se iniziamo a disporci all'ascolto delle nostre emozioni, suscitate dalla presenza di un soggetto animato o inanimato, scopriremo che le persone come le cose hanno il potere di trasmetterci delle sensazioni piacevoli oppure spiacevoli.
Non sto parlando di qualcosa di magico e non scomodo territori di conoscenza a me del tutto ignoti, ma avverto che gli stati d'animo possono essere trasmessi tra le persone o stimolati da oggetti.
Non vi è mai capitato di essere un po' nervosi e sentire la tensione dissolversi scambiando poche frasi con una persona a noi cara? Ho letto, in un testo di Daniel Goleman che esistono delle cellule celebrali dette specchio che riflettono appunto le attività di altre cellule analoghe di un altra persona vicina. Se la persona con cui parliamo è positiva, calma, in tempi più o meno brevi in base alla nostra disponibilità, subiremo una piacevole trasfusione di serenità che ci farà sentire pieni di voglia di vivere; una sensazione assolutamente da provare.
Resta da definire il QB, ma questo ci farebbe ricadere nell'errore che commettiamo quando valutiamo tutto con il nostro bilancino inflessibile. Il QB delle emozioni può variare enormemente in base ad innumerevoli variabili; inutile sforzarsi di contare anche quelle. Dobbiamo aprirci all'idea mentale di subire ed infliggere devastanti ed incontenibili esplosioni emotive che con l'aiuto della mente razionale potranno essere utilmente trasformate in sentimenti positivi che ci aiuteranno a vivere meglio, passata la tempesta emotiva.
Siete pronti a dichiarare guerra emotiva al mondo? Io mi sto attrezzando...
photo credit: Chicago Art Department via photopin cc
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Auguri

Ci sono giorni che scorrono in discesa, altri iniziano in salita. Le stagioni che cambiano quando vogliono e non quando lo dice il calendario. Feste sociali e religiose che scandiscono il tempo alla ricerca di quei riti ancestrali che cementavano la tribù esorcizzando la paura di vivere. Sui giorni si spalma quindi una melassa di routine che impasta tutto il sapore e uniforma i ricordi rapprendendo i pensieri progettuali.
Spunta l'alba di un giorno che non è come gli altri; possiede un significato preciso che ti coinvolge nel profondo e nella vita sociale. Oggi è il compleanno della persona che mi sta accanto ed io a lei. Il nostro viaggio prosegue da 17 anni e sono tante le esperienze fatte e chissà quante ne faremo ancora. Due universi si incontrano e condividono un progetto di famiglia, adoperandosi per nutrirla e proteggerla. Davanti alle indicazioni razionali che ci portano, o almeno dovrebbero, a prendere delle scelte, c'è la splendida disarmante voglia di stare insieme. Spostarsi nelle stesse stanze, cercarsi seguendo i rumori e gli odori, in un luogo conosciuto, sul nostro territorio di caccia. Che gioia scoprirsi seminudi un po' per caso, un po' per desiderio di piacersi e di piacere.
Auguri amore, quando siamo da soli possiamo spogliarci delle nostre insicurezze; abbracciarci semplicemente nel tepore delle lenzuola e assaporare ancora il gusto del buon vino rosso che ha colorato la nostra cena.
Siamo partiti in due e da 11 anni siamo in tre. Ogni giorno ammiro estasiato il volto rubicondo del nostro amore che dorme serena; a volte mi spiace doverla svegliare perchè è già ora di andare a scuola. La vita chiama anche lei svelandole la dolce fatica di crescere.
Non è mai un'arrivo, è sempre una tappa, una sosta per fare rifornimento di amore e ripartire con maggiore fiducia in noi stessi e nel progetto che stiamo vivendo.
photo credit: Aih. via photopin cc
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Il peso delle parole

Ascolto frasi da tante persone che mi circondano per legami sociali più o meno solidi, più o meno sinceri. Spesso le parole mi attraversano lasciando il loro significato dentro di me, come contenuto meramente informativo; il mio essere filtra il linguaggio cercando l'essenza degli ampi e spesso inutili giri di parole.
Sono una persona di provata stabilità emotiva e mi è capitato di saper controllare le mie emozioni anche in situazioni che avrebbero fatto perdere le staffe a chiunque; sul lavoro questa mia capacità mi è stata molto utile.
C'è però un limite alla mia capacità di assorbire frasi tirate fuori senza pensare; è quando mi sento offeso ingiustamente. Non sono una persona che rifugge dalle proprie responsabilità e anche se riconosco di essere molto critico, non ritengo di aver offeso mai nessuno.
Non sono capace di avere un pensiero contorto e proiettato a complicare le cose; mi sembra tutto molto semplice, quando non ci si vuole complicare la vita da soli. La vita per me è una continua scoperta, un'avventura che mi mette alla prova e affronto ogni evento con la tranquillità di contare sulle mie capacità e fare del mio meglio.
Cosa voglio allora? Vorrei qualche volta essere compreso e accettato per come sono, non spero di essere incoraggiato, sarebbe troppo, ma almeno non essere contestato e contrastato proprio da chi mi è più vicino. A volte basterebbe poco per farmi stare bene, ma sembra che anche quel poco me lo devo fabbricare sempre da solo.
Non so cosa imparare da queste sensazioni; forse ad essere meno sensibile? Mi sembra che il tetro obiettivo della società sia proprio quello di negarci la possibilità di arricchire ed esprimere il nostro mondo interiore. Dal momento che esisto non posso non dare fastidio a qualcuno, altrimenti sarei morto.
photo credit: redwood 1 via photopin cc
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In equilibrio

Come faccio a saper quando sto bene?
Se mi sento in equilibrio avverto di essere in un piacevole stato di benessere psico-fisico. E' chiaro che l'equilibrio presuppone un termine di paragone, ma in questo caso non c'è. Intendo dire che non sono in equilibrio rispetto a qualcuno o qualcosa, ma rispetto alle mie tensioni emotive.
Io definisco le tensioni emotive come delle scariche emotive che fungono da tiranti verso le mie decisioni, spingendomi in una direzione o nell'esatto opposto. Mi sento avvolto da tante fasce elastiche che mi possono proiettare nelle sensazioni più disparate, ma possono anche paralizzarmi se bilanciate eccessivamente.
E' curiosa e forse un po' cruda l'immagine di un uomo che è invischiato nella sua tela e a volte da predatore ne diventa preda. Mi rendo conto che sforno delle visioni da film horror, ma cercavo di tradurre in parole quella sensazione di tensione interiore che ci arreca tanto disagio emotivo.
L'equilibrio emotivo consente di sopportare grandi sciagure oppure gioire in modo composto, senza picchi in alto o in basso. Non dico che non si godano le emozioni, ma non permetto ad esse di avere il sopravvento scaraventandomi nel dominio animale del cervello rettile, che risponde a stimoli di puro istinto.
Io spesso ci riesco affogando la mia vita nella musica, quella buona, quella che cerco in modo selettivo; che si sente nello stomaco e fa vibrare il mio io. Ne riparliamo, la musica merita altri spazi.
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Incontri

Sono rimasto solo in sala di attesa dal dentista; è quasi ora di pranzo. Seduto rilassato con un libro in mano vedo trascorrere serenamente quasi 60 minuti.
Entra trafelata una donna di mezza età che inizia a rivolgermi la parola lamentandosi del fatto che era già la terza volta che tornava quella mattina...
Capisco che ha voglia di parlare e chiudo il libro per rispetto. Non faccio domande, la lascio parlare.
Viene fuori la storia di una donna rimasta celibe che assiste la madre ammalata in casa; è preoccupata perché l'ha lasciata da sola per venire qui.
Ha due fratelli, uno è morto in un incidente stradale e di recente un figlio maschio ha seguito la tragica morte del padre. E' molto scossa e nel racconto non riesce a trattenere delle lacrime che si fermano sulle guance segnate dalla sofferenza.
Purtroppo il rapporto con la cognata si è logorato, anche per il fatto che quest'ultima, con i figli del marito defunto (un ragazzo di 22 e una ragazza di 16), ha deciso di andare a vivere in un paese a 30 km di distanza. Questo impedisce alla donna di vedere i suoi nipoti con la frequenza che desidererebbe e ne soffre molto.
L'altro fratello della donna vive in Svizzera e ha perso la moglie da ormai 12 anni, ma non riesce a creare un legame forte con altre donne, pur avendo una compagna, che però non vive con lui. Ha anche lui 2 figli grandi, ma non conosco l'età.
La conforto con parole calde e calme, cercando di trasmettere un'energia positiva; mi pongo come orecchio che ascolta e abbraccia suoni e sentimenti che hanno riempito la stanza vuota.
Io sono rimasto seduto, lei è sempre in piedi controluce e gesticola un po' anche se cerca di frenare le mani, abbracciandosi ogni tanto al maglioncino verde scuro infeltrito.
Si apre una porta e una gentile ragazza dal camice verde chiama la signora; lei mi fa un breve cenno di saluto, che ricambio con un 'buona giornata', e scompare veloce nello studio del dottore.
Ritorna la quiete nella stanza, come se tutto fosse stato un sogno, uno slancio della mia fervida fantasia alimentata dalle continue letture.
Mi si dipinge un sorriso sulle labbra pensando a come nella vita possiamo avere degli incontri che ci mettono in relazione con gli altri, se solo sappiamo fermarci ed ascoltare.
Ogni momento è un'occasione per arricchire la selva di emozioni che coltiviamo nel nostro intimo e poter donare una parola, un gesto di conforto a chi come me, cerca la sua strada, tra timore e speranza.
photo credit: Julep67 via photopin cc
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Non mi interessa

Perché a volte diciamo questa frase?
Siamo in una fase di inedia intellettiva che annienta la nostra naturale curiosità e la voglia di apprendere per migliorarci.
Cosa scatena questo rifiuto? Credo dipenda anche da un' overdose di informazioni a cui siamo esposti con i media tradizionali (radio, televisione, cinema) e l'universo Web.
Mentre nei media tradizionali siamo fruitori passivi di palinsesti prestabiliti, nel web possiamo vagare dappertutto per scoprire presto che questa eccessiva libertà ci paralizza anche psicologicamente. Il nostro cervello ha bisogno di un prefiltro delle informazioni e spesso buttiamo tutto dentro in modo acritico, senza operare una scrematura salutare.
"Non mi interessa" è un grido di aiuto rivolto a chi complica la tecnologia e rende i contenuti sempre meno fruibili in modo semplice. Dobbiamo imparare ad apprendere alla nostra velocità di comprensione e non esporci a tempeste di notizie ormai tutte noiose e percepite come non interessanti.
E' importante però tenere viva la nostra disponibilità ad apprendere cose nuove, senza avere timore, ma anzi mettendoci in gioco come ad affrontare una piccola sfida intellettiva che ci vedrà comunque vincitori; ne usciremo un po' più saggi.
photo credit: VanessaO via photopin cc
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Riguardo i soldi

Non ho mai avuto un buon rapporto con i soldi, non so perchè. Lavoro e porto lo stipendio ogni mese a casa; un pasto caldo non manca mai...
Mi piace il fatto che ormai molte delle transazioni economiche avvengono tramite bancomat o carta di credito; non mi piace maneggiare denaro contante.
Il denaro mi dà l'idea del possesso ed è un concetto che mi infastidisce. Si pensa di poter comprare tutto con il denaro, soprattutto le persone: che tristezza.
Uso il denaro normalmente, ma non tengo traccia dettagliata delle mie piccole uscite, anche perché l'entrata è praticamente fissa.
Risparmio, ma senza assillo; se mi va di comprare una cosa in genere ci penso un po' su. Non sono istintivo, neanche negli acquisti, ma non per avarizia, quanto per la voglia di valutare con me stesso la bontà di un acquisto.
Per spese di piccolo importo non mi creo troppe paranoie se è una cosa funzionalmente utile che penso di usare frequentemente.
L'incertezza mi prende quando intendo acquistare qualcosa di relativamente costoso ( diciamo 500€ ) specialmente se ad alto contenuto tecnologico, perché va ad impattare sulla mia materia (sono ingegnere informatico) e mi piace valutare bene le caratteristiche prima dell'acquisto.
Se ci penso un po' mi viene sempre l'idea che in fondo non mi occorre nulla di nuovo; qualsiasi oggetto in più che possedessi, non aumenterebbe la mia felicità che vuole essere impostata sulla conquista di nuove e arricchenti relazioni.
Mi sento in questo un po' solo in una società che imposta tutto sul denaro e che scredita come stupidi o invidiosi chi non vuole uniformarsi a questo credo, non per opposizione sterile, ma semplicemente perché dentro sente di essere diverso.
photo credit: bernat... via photopin cc
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Sulla giusta strada

La vita è un viaggio che non abbiamo scelto, ma quasi tutti si augurano di trascorrerlo bene e il più a lungo possibile.
Il periodo storico è quello che ci capita, la tecnologia, tutto il resto fuori di noi.
C'è una costante che ci segue più di un'ombra ed è il nostro vero io; quello che vuoi ascoltare quando ti senti solo durante il viaggio.
Sei portato a guardarti attorno per cercare appigli visivi e affettivi; siamo fatti per stare in compagnia, ma iniziamo a conoscere meglio noi stessi.
Quando siamo sulla nostra strada ci sentiamo bene, facciamo le scelte giuste e ogni cosa ci conforta e fa il tifo per noi...
E' bello sentire che le gambe si muovono sicure, la testa dondola leggera, il tempo non è più un problema. Stiamo facendo quello che desideriamo veramente e avvertiamo la pienezza di chi ha imparato a nutrirsi di se.
Abbiamo timore, ma solo quando occorre per affrontare la prova: non prima aumentando l'ansia, non dopo a rimuginare per il pericolo scampato.
Qualunque cosa accada l'affronteremo con serena fermezza e voglia di andare avanti. La strada dobbiamo tracciarla noi, anche se a volte ci adagiamo e speriamo di delegare.
Non aspettarti da altri quello che solo tu puoi fare; è la tua vita e non puoi permettere che altri la vivano al posto tuo. La vita è un dono che non si regala avanti, si gode fino in fondo...
Tu, se ti ascolti, sai qual è la tua strada, quella giusta che conduce alla piena conoscenza di te.
Raccogli le esperienze nello zaino che porti sulle spalle: forse un giorno ti serviranno.
Buon Viaggio
photo credit: vgm8383 via photopin cc
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Pensare positivo

C'è un mare che ci travolge quando siamo in difficoltà:
sono i pensieri negativi.
Nel quotidiano sappiamo gestire le attività che l'abitudine ha reso familiari, ma appena si crea l'imprevisto ci lasciamo sorprendere da una tempesta di pensieri negativi che affollano la mente e ci fanno perdere lucidità nel prendere delle decisioni.
Si crea quindi un blocco come in un lavandino otturato ove l'acqua sporca si accumula e non fa che straripare se ne versiamo dell'altra.
I pensieri negativi ne producono altri e sale l'angoscia di non riuscire a risolvere la questione; si abbassa la nostra capacità critica e iniziamo ad ingigantire il potere negativo di questioni altrimenti facilmente risolvibili.
Sembra un circolo vizioso, ma c'è una via d'uscita molto semplice: pensare positivo.
Generare nel sistema un pensiero positivo, anche non attinente alla situazione specifica, ma che potrà portare uno squarcio nel velo di tristezza e immobilità che si sta formando lasciando campo libero ai pensieri negativi.
Anche i pensieri positivi hanno il potere di replicarsi e ingrossarsi portando un alleggerimento all'angoscia che opprime il cuore.
Aumenta la stima in noi stessi e quello che ci appariva insuperabile inizia a prendere dei confini più definiti e rientra nell'orizzonte del possibile.
Darsi tempo, non agire in preda al panico, porta ad attendere in maniera produttiva l'avvento di una pioggerellina di pensieri positivi che ci inzuppano di serenità e lavano da dosso la tristezza accumulata.
Circondiamoci di pensieri positivi e di persone positive che possano contaminarci con la loro voglia di vivere che spiana le montagne di difficoltà che spesso alziamo noi stessi, senza rendercene conto.
Impariamo a dividere i problemi, scomporli per renderli più comprensibili e saperli porgere ad amici fidati che sappiamo stimarli, come rocce misteriose di cui ignoriamo la provenienza.
Il confronto ci apre a nuove prospettive e arricchisce la comprensione di punti di vista differenti che sono armi formidabili per accerchiare e sconfiggere un problema.
photo credit: quinn.anya via photopin cc
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