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Autocommiserazione e deliri.
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A volte non mi sento all’altezza della vita che mi è stata donata. Negli ultimi mesi il mio corpo è stato un mero contenitore vuoto. Non scrivo da tanto. Per me la scrittura è sempre stato un modo di far fluire le mie emozioni, ma attualmente è tutto molto piatto. Sicuramente non il tipo di appiattimento che potrei considerare uno stato di calma. Quest’estate è successa una cosa che qualche anno fa mi avrebbe completamente spezzata, e non ho battuto ciglio. Una persona a me molto vicina ha cercato di farla finita e io non ho provato nulla. Ho emulato le normali emozioni umane ma era tutto così piatto da non sembrare quasi vero, come se fossi in un videogioco e dovessi scegliere le opzioni di dialogo adeguate per completare la missione. Seppur questa cosa mi stranisca non mi altera, ma non ne capisco il motivo.
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Se qualcuno mi chiedesse se sono in grado di chiedere scusa risponderei di si. Ma se me lo si chiedesse su un livello più profondo dovrei spiegare, che non è facile per me. Chiedere scusa porta con sè una sensazione di totale umiliazione e fallimento, poichè così è sempre stato. Faccio una stronzata, mi scuso, e mi rannicchio a piangere nel rimbombo del silenzio della parte a me opposta. Il mio cuore necessita profondamente qualcosa che non può avere, delle rassicurazioni. Ditemi che non sono una persona orribile, ditemi che non mi odiate, vi scongiuro, vi supplico, vi imploro... ma non me lo dovete, nessuno me lo deve.
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Mi manca scrivere, ma ultimamente il tempo scorre in modo strano.
Guardo passivamente la mia vita accadere.
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Arde in petto una fiamma che non voglio e non posso spegnere.
La rabbia mi brucia il petto per ogni ingiustizia sulla quale nulla posso. Stringo i pugni e penso alla prossima mossa. Il mio sangue è militante e non ignorerò mai la sua natura. La passione della lotta non si può spiegare a chi riesce a vivere ignorando ciò che accade.
Il primo Giugno mi unirò in manifestazione per gridare a pieni polmoni per la libertà del popolo Palestinese. Il sette Giugno, se tutto va secondo i piani e i miei Compagni non interrompono la loro occupazione, mi unirò con la mia tenda agli studenti della mia regione. E' arrivata l'ora di dare fastidio alle istituzioni e farsi ascoltare.
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Vorrei solo stare bene. Stare davvero bene. Mi sembra quasi di essere seduta sotto ad un enorme, violenta cascata. L’acqua continua a cadere sulle mie spalle e sul mio capo e non riesco a muovermi. Io vorrei alzarmi ed andarmene, e godermi il continuo di questo viaggio, navigare in acque calme, ma più resto sotto a questo getto, più sento che le energie diminuiscono, e riesco solo ad osservare.
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Ho paura di dimenticare.
Vivo la mia vita un paio di anni alla volta, lasciando nell’oblio ricordi, emozioni, pensieri.
Certo, la mia memoria non fa schifo al punto di rimuovere completamente tutto ciò che mi accade, ma ciò che resta sono frammenti individuali scevri di qualsiasi emozione o colore.
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Come un vecchio carillon consumato, non ha importanza quanto io mi impegni. La ruota gira, e al posto della lieta, delicata melodia che dovrebbe formarsi nota dopo nota, continuo, giro dopo giro, a produrre sgradevoli e stonati suoni. Di ciò che faccio resta soltanto uno stridio inconcludente.
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Cerco di dare sempre il massimo, con nel cuore solo la speranza, di poter ricevere in dono almeno una briciola di affetto, di approvazione, di dolcezza. Cuore mio, perché non riesci a trovar pace nella solitudine? Cuore mio, perché il riflesso nello specchio ti rattristisce tanto? Cuore mio, perché sei così poco speranzoso? So che trasudi amore, seppur tu trovi difficile indirizzarlo, ricordati che quello è il tuo amore. Un giorno impareremo a gioire per quello che siamo in grado di provare, anche se questa bellissima luce dovesse restare inscatolata dentro a questo livido petto.
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La rabbia mi svuota sempre. Non esiste entusiasmo per nulla al mondo; non per il sole, non per gli amici, non per ciò che normalmente sarebbe in grado di svoltare il mio umore.
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Forse è vero che, inconsciamente, credo di non meritare amore.
E se non fosse solamente questo ad impedire agli altri di amarmi ma fossi effettivamente immeritevole? Odio dipendere così tanto da queste sensazioni. Mi è stato bene negli ultimi tempi, non sentire un effettivo interesse nei confronti di nessuno... ma sentire di nuovo un barlume di luce nel cuore mi ha ricordato quanto mi manca tutto ciò, e quanto io funzioni meglio quando questa lucina si accende. Ma come tutto, passa l'illusione e la luce si spegne, e mi ritrovo sola, chiusa in camera a scrivere e cercare inutilmente, scavando il collo con il dorso della mia mano, di sciogliere il nodo che mi brucia la gola.
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Non penso che mi deluda su un livello particolarmente profondo, che la mia ultima cotta mi percepisca come un amico. Quello che mi turba è che continuo a cascarci ogni singola volta. Incontro una persona, mi fa stare bene, sento una connessione e poi, come al solito, vengo sempre e solo percepita come una buona, anzi ottima, amica. Cosa c'è che non va in me? Perché questa domanda è così presente nella mia vita? Perché mi pesa così tanto? Vedo le persone intorno a me trovare l'amore, gioire, brillare, ed io puntualmente finisco o per non essere corrisposta, o per stancare le persone. Se non altro, ho sfruttato ogni minuto di buon umore dell'ultimo periodo per essere leggermente più funzionale del solito. Di contro posso dire addio alla mia quotidiana dose gratuita di dopamina.
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